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RILEGGERE IL CENTRO STORICO:
Per una scuola di formazione territoriale
Lunedì 14 dicembre ore 17.45
IL CENTRO STORICO:
L’EVOLUZIONE, IL RILANCIO E LA SUA RETE COMMERCIALE
(Alessandro Cavo – Vice Presidente Vicario Ascom Confcommercio Genova)
CENNI SULL’EVOLUZIONE STORICA E INTERVENTI PER IL RILANCIO
L’avvio dell’industrializzazione ha interessato molte città.
Il Centro Storico sperimenta dalla fine dell’Ottocento l’abbandono che il tempo trasforma in
decadenza e degrado. Oggi, nell’epoca post-industriale, esso conosce una nuova fase di sviluppo
ed una inversione di tendenza.
Antichi sestieri: Pré a ponente, Maddalena al centro e Molo a levante.
Nel corso del 1900: devalorizzazione innescata dalla mancanza di qualsiasi intervento di
manutenzione edilizia
Anni Cinquanta e Sessanta del 1900 la città di Genova rafforza la sua vocazione industriale e
diviene uno dei vertici del triangolo industriale italiano. Centro storico abbandonato. Fuggono i
vecchi abitanti e scompaiono le attività commerciali spesso collegate all’attività portuaria,
risentono della perdita di rilevanza del porto storico a favore di quello di Sampierdarena e cercano
nuove localizzazioni a seguito del formarsi di un’immagine negativa della città vecchia.
Nasce idea vicoli del centro come un’area a sé stante
Insediamento delle fasce più marginali e problematiche della popolazione.
Anni 70: nel centro antico poche famiglie di origine genovese per lo più anziane e povere, poi
immigrati e marginali alla ricerca della sopravvivenza. Tessuto urbano degradato fisicamente e
socialmente che favorisce lo sviluppo di attività illegali e di microcriminalità.
Anni ’80: carenze del patrimonio abitativo sia sotto profilo igienico-sanitario che dei servizi. Metà
degli anni Ottanta, va assumendo maggiore consistenza il nuovo flusso immigratorio
proveniente dai Paesi extraeuropei.
Centro Storico degli anni Ottanta e dei primi Novanta definito quasi come area off-limits. Spaccio e
consumo di droga, concentrazione di immigrati extracomunitari, a gravi carenze sul piano delle
infrastrutture e dei servizi
Nasce il movimento degli abitanti.
Fine anni Ottanta: inizia stagione di azioni pubbliche volte a riqualificare il Centro Storico e a
restituirgli il ruolo di nucleo vitale della città. Le problematiche non sono risolte ma vengono
realizzate intense trasformazioni. Palazzi ristrutturati e una nuova popolazione giovane e
“colta” che sceglie il Centro Storico come luogo di residenza. Avviene un rilancio del tessuto
commerciale con l’insediamento in alcune aree di numerose attività con particolare riferimento
al settore culturale e alla ristorazione.
Area orientale (macro area Molo): trasformazioni più intense, nuova popolazione appartenente
alla classe media più consistente. Il tessuto commerciale ha conosciuto un profondo
rinvigorimento attraverso l’insediamento di nuove attività con funzione ricreativa e di svago.
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Area centrale (macro area Maddalena) presenta particolari criticità. Oggi presenta innumerevoli
laboratori artigianali artistici. Situazioni problematiche e conflittuali nelle zone interne legate
allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione.
Area ponente (marco area Pré): tradizionale zona contrabbando e prostituzione. Oggi ha forte
presenza di popolazione immigrata con predominio attività commerciali etniche.
Stagione del rilancio da fine anni ’80:
Necessità superare la crisi industriale grazie alla rivitalizzazione economica della città e con
particolare attenzione al centro storico.
Logica dell’iniziativa pubblica da stimolo per iniziativa privata: lavori di ristrutturazione di
edifici, strade, piazze.
Anni di lavoro per cogliere tutte le opportunità di finanziamento, da quelle comunitarie a
quelle nazionali e regionali: Expo del ’92, il G8 e Genova a Città della Cultura Europea per il
2004.
Miglioramento offerta culturale e conseguente miglior posizionamento nella gerarchia
urbana, nazionale ed internazionale.
Interventi di recupero del tessuto edilizio: partendo da salita del Prione e via del Colle, il
restauro di Palazzo Ducale, l’insediamento della Facoltà di Architettura e il recupero della Chiesa del
Chiostro di Sant’Agostino
1992: Riconversione del Porto Antico grazie ad accordo tra Istituzioni. Ristrutturazione
dell’esistente e riconversione degli usi a esso associati. (es Magazzini del Cotone). Inserimento
Facoltà di Economia nel quartiere Scio della Darsena.
1995: Porto Antico S.p.A delinea funzioni area: cultura, tempo libero, ricerca scientifica e tutela
dell’ambiente
2001 “vertice G8”: Il Centro Storico e il waterfront trasformati e nasce maggior raccordo fisico tra
i due poli. Intervento più importante è in via San Lorenzo, pedonalizzazione e esecuzione opere di
pavimentazione e illuminazione. Facciate restaurate con decorazioni.
2002: il Piano della città con attenzione al Centro Storico riconoscendo in quest’area una
nuova centralità urbana soprattutto con riferimento alla costruzione di una rinnovata
immagine turistica e culturale di Genova
L’insediamento dell’Università ha innescato un processo di recupero delle abitazioni e di
rivitalizzazione e riqualificazione del tessuto commerciale. Si attiva progetto di ricambio
sociale nelle zone di San Donato, Sarzano e Porta Soprana.
2004: “Genova 2004” dotazione di attrattive per il turismo culturale attraverso il restauro
del patrimonio architettonico esistente e la riorganizzazione del sistema museale
Concentrazione su impatti economici dell’evento in termini d’aumento dei flussi turistici grazie a
lavoro sinergico di influenza su opinione pubblica locale, nazionale e internazionale. Restauro
di numerosi edifici dall’elevato valore storico-artistico: i Palazzi dei Rolli (ora Patrimonio Mondiale
dell’Umanità dell’Unesco), riqualificazione via Balbi-Cairoli-Garibaldi.
Micro progettualità complessa ed integrata: Finanziamenti di derivazione comunitaria
(programma Urban II), nazionale (Pru, Prusst, Contratti di Quartiere, Programma Innovativo in
Ambito Urbano, Programma Sperimentale di Recupero) e regionale (Programmi Organici di
Intervento, Programma Sperimentale di Recupero, Accordo di programma Quadro “Riqualificazione
urbana” Pré. Tali programmi hanno permesso di intervenire nelle zone del Carmine, della Darsena e
di Porta Soprana, di Piazza delle Erbe, via Giustiniani, Pré e Ghetto e Vigne. I finanziamenti europei
giungono nel Centro Storico di Genova attraverso il programma Urban II. L’area di intervento
interessa il nucleo antico con l’obiettivo di renderlo di nuovo il nucleo vitale della città con l’obiettivo
di aumentarne la qualità della vita e l’interesse turistico. Sotto il profilo del rilancio
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urbanistico e commerciale di particolare rilievo è il progetto Urban realizzato nell’ambito di Piazza
dei Truogoli di Santa Brigida.
L’incubatore d’imprese. Presenza nella zona di Pré della sede dell’Incubatore di Imprese, (legge
266/1997) che da strumenti ai comuni per sostenere le imprese nelle aree degradate. Nel centro
storico persegue la rivitalizzazione del tessuto economico e commerciale dell’area nonché
la riqualificazione sociale e urbana del centro antico. Risanamento dei locali commerciali delle piante
basse e l’apertura di nuove attività.
2007, Piano di Sviluppo Locale per la Maddalena: siglato da Sindaco e Prefetto con obiettivo
della riqualificazione dell’area e quindi il miglioramento delle condizioni di sicurezza e vivibilità.
Coinvolti il Comune, la Camera di Commercio, Municipio I, Facoltà di Architettura, il CIV e
l’Associazione Sestiere della Maddalena.
Obiettivi sono il rafforzamento e lo sviluppo della presenza di imprese innovative, il recupero
dell’immagine e dell’identità della zona, la valorizzazione del patrimonio urbanistico.
DINAMICA DEMOGRAFICA
Forte diminuzione della popolazione che ha fatto perdere alla città in quarant’anni circa
250.000 abitanti accompagnata da un profondo invecchiamento della popolazione.
Declino di Genova dovuto a calo fisiologico simile ad altre città ma anche declino del modello di
sviluppo economico e sociale locale della città stessa (deindustrializzazione, fine industria di
Stato ecc..).
Nel Centro Storico la perdita di popolazione negli ultimi 30 anni è stata di molto inferiore
rispetto a quella sperimentata dalla città nel suo complesso. L’immigrazione è stato un fattore di
ripopolamento.
In particolare negli anni Novanta si assiste a un’inversione di tendenza in cui mentre la città
perdeva abitanti, il centro storico ne guadagnava.
Dopo le nuove perdite di inizio millennio, il centro storico guadagna nuovamente popolazione
con una crescita importante fino ad attestarsi nel 2008 a oltre 25.500 unità.
Le varie ondate di immigrazione hanno avuto ricadute importanti prima del nord Africa e poi
dall’America Latina.
In un contesto di perdita della popolazione, il Centro Storico ha sperimentato fasi alterne di
crescita e decrescita presentando comunque una dinamica complessiva di crescita.
In termini di età, e di conseguenti potenzialità di consumo, va notato che il Centro Storico vanta da
tempo una maggiore presenza di popolazione sotto i 40 anni. Tale andamento è dovuto da
un lato all’afflusso di migranti e dall’altro ad un cambiamento sociale della popolazione
che vede ad esempio la presenza di studenti e giovani alla ricerca del fascino della vita nei vicoli.
Da notare inoltre l’elevato livello d’istruzione che nella città vecchia risulta essere aumentato
maggiormente rispetto a quello riferito alla città nel suo complesso e la forte
professionalizzazione (con alta percentuale di imprenditori e liberi professionisti) degli abitanti
che caratterizza la struttura socio-professionale del quartiere.
Il Centro Storico, in termini di popolazione, si presenta dunque come realtà dall’elevato capitale
culturale.
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LA RETE COMMERCIALE
La dinamica evolutiva del tessuto commerciale del centro storico si è sviluppata in maniera
fortemente connessa con l’evoluzione storica dei suoi interventi di rilancio, con le
tipologie di questi interventi e con l’evolversi della situazione demografica sia sotto il profilo
quantitativo che qualitativo.
Rispetto alla distribuzione e organizzazione del tessuto commerciale del centro antico si posso
individuare elementi di continuità e elementi di discontinuità.
Storicamente il commercio unitamente alle arti ed ai mestieri hanno, nella storia,
caratterizzato il centro storico di Genova come quello di molte altre città. L’artigianato
tradizionale e le botteghe specializzate al dettaglio nascevano per rispondere alla esigenze
della cittadinanza ed alle richieste del mercato. Coincidendo il perimetro del centro storico
con quello dell’intera città tutte le tipologie di merce e di servizi vi si potevano trovare.
Genova inoltre, vista la sua caratteristica legata alla presenza del mare e del porto, ed alla sua
spiccata vocazione mercantile, ha visto concentrarsi nel suo centro antico un commercio molto
differenziato e fiorente che oltre a rispondere alle esigenze della cittadinanza si affacciava sul
mediterraneo come luogo di smercio e lavorazione di merci e prodotti di ogni tipo: dalle spezie
ai tessuti, dai dolciumi ai cappelli, dai preziosi alle osterie e agli alimentari di ogni tipo. Sono note le
denominazioni di molte vie della città che richiamano le attività storiche e che ancora ci possono
dare un’idea del brulicare di attività da cui il centro storico era animato.
In un passato più recente una delle principali trasformazioni che il centro storico ha subito è
strettamente legata alla vocazione industriale che la nostra città ha assunto. Dagli anni
Cinquanta e Sessanta, infatti Genova è diventata uno dei vertici del triangolo industriale
italiano.
A partire dalla fine degli anni cinquanta si cominciano a manifestare effettivi fattori di degrado
resi evidenti dall’assenza di manutenzione edilizia ed urbana e dall’emergere di una marginalità
sociale che diventa sempre più grave con il passare del tempo: tutto ciò contribuisce a formare
un’immagine negativa del Centro Storico.
Il degrado crescente porta ad espellere i residenti più tradizionali che tendono a spostarsi in
altre zone della città ritenute più attraenti o che se non altro possono vantare il valore aggiunto
del “nuovo”.
Con l’allontanamento dei vecchi abitanti e lo spostamento del porto produttivo si vanno
diradando fino quasi a scomparire le attività commerciali spesso collegate all’attività
portuaria oltreché alle esigenze quotidiane della popolazione.
Anche in termini commerciali si verifica quindi una perdita di rilevanza del porto storico, e della sua
area angiportuale, in favore di quello di Sampierdarena e si cercano nuove localizzazioni abitative
e nuovi assi commerciali “fuori porta”.
Genova, ed in particolare il suo centro antico, proprio per la sua vocazione marinara e mercantile
sono sempre state caratterizzate dalla presenza di popolazione straniera sia in termini stanziali
che in termini di passaggio e fruizione.
In quest’ottica anche il tessuto commerciale ha sempre espresso una parte delle sue
potenzialità e delle sue contraddizioni e criticità in risposta alle diverse richieste ed esigenze
delle etnie presenti.
In particolare a partire dagli anni ‘70 in poi quando si è verificato il fenomeno dell’immigrazione
di massa proveniente dal sud Italia prima, dal nord Africa poi e dall’est Europa ancora
successivamente da un lato il tessuto commerciale ha adeguato la propria offerta in relazione alla
nuove tipologie di consumo, dall’altro è purtroppo esploso e poi si è incancrenito il fenomeno del
contrabbando e dell’abusivismo commerciale più in generale. Al fianco di negozi con le più
varie provenienze culinarie si sono verificate realtà come veri e propri “mercatini” di contrabbando
che hanno per lunghi anni interessato ad esempio l’area di Porta Soprana.
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Con l’inizio degli anni novanta si manifesta un fenomeno di controtendenza grazie all’importante
stagione di interventi pubblici e di scelte politiche di valore (Facoltà di architettura, Facoltà di
Economia, Expo del ’92, il G8 e Genova a Città della Cultura Europea per il 2004.)
Si verifica un processo di riavvicinamento della popolazione che da uno stampo più
spiccatamente alternativo matura e si evolve nell’interesse e nell’afflusso di nuovi abitanti tra cui
giovani coppie e intellettuali che scelgono il centro storico proprio per i valori che rappresenta.
Da quelli storico culturali a quelli logistici e ludici. Vivere nel centro storico assume addirittura un
particolare fascino per un popolazione variegata e rappresentante di un elevato capitale culturale.
Sotto il profilo commerciale iniziano a diffondersi attività economiche a servizio di questa
nuova popolazione, che ovviamente manifesta le sue esigenze.
La rete commerciale si orienta nuovamente e si verifica lo sviluppo di una fitta rete di locali di
intrattenimento, che cominciano a fiorire diventando meta privilegiata della popolazione giovanile,
e più in generale di attività culturali di grande o piccola dimensione e caratterizzazione. Dalle
gallerie d’arte alle botteghe artigiani col recupero di antichi mestieri fino alle sedi di diverse
associazioni culturali.
Sono tuttavia moltissime le contraddizioni che ancora oggi il centro storico vive. Si tratta di una
realtà composita, molto variegata, in cui le tensioni e la molteplicità delle forze e dei percorsi ne
rendono un contesto molto differenziato da zona a zona.
Si può individuare una sorta di area “centrale” (anche in senso sociale) organizzata intorno ai suoi
assi pedonali principali portati in luce sia dal recupero strutturale e urbanistico sia dall’affermarsi
di una varietà nell’offerta dei servizi commerciali che, pur con le sue difficoltà e incertezze mantiene
un livello di flussi consistente: via San Luca e Fossatello, Via Luccoli, Piazza S. Matteo, Piazza
Banchi, via San Lorenzo, Piazza delle Erbe.
Al di fuori di tale area si verificano realtà in cui il degrado fisico è tuttora evidente e richiama con
sé alcune componenti di rischio e di marginalità sotto il profilo sociale. Si tratta di “zone
retrostanti”, a volte anche molto prossime rispetto alle arterie considerate attualmente come
“principali”. Ne sono alcuni esempi l’area di Via dei Giustiniani, via San Bernardo e la zona delle
Vigne.
Possiamo quindi individuare nel centro storico un territorio carico di criticità, contraddizioni e
tensioni e tuttavia gravido di sempre nuove iniziative, potenzialità e possibilità.
In quest’ottica un ruolo particolare all’evoluzione delle rete commerciale possiamo
riconoscerlo ad alcune specifiche tendenze e specificità, sviluppatesi in questi ultimi anni, tra
cui l’etnicizzazione delle rete commerciale, lo sviluppo del fenomeno della cosiddetta
“movida”, la realtà e l’azione dei Centri Integrati di Via, la rete delle botteghe storiche, le
azioni di coordinamento rispetto all’accoglienza turistica e all’afflusso dei crocieristi, i patti
d’area.
ETNICIZZAZIONE DELLA RETE COMMERCIALE
Per quanto riguarda il primo tema il termine etnicizzazione, sebbene forse non sia sociologicamente
corretto, può rendere l’idea di quel fenomeno di proliferazione di aperture di realtà
commerciali da parte di gruppi etnici tra loro omogenei con tipologie commerciali omogenee
che interessa diverse aree del centro storico.
La zona di via San Luca ad esempio è interessata da una graduale diffusione di esercizi che
propongono un assortimento merceologico indistinto e di bassa qualità spesso gestito da
famiglie di origine orientale.
La zona intorno a via San Donato e Piazza delle Erbe è interessata dalla forte presenza di esercizi
alimentari gestiti da famiglie di origine pakistana che spesso tengono aperta la loro attività in orari
notturni, la zona di via Pré e della Maddalena hanno una forte presenza di attività gestite da famiglie
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sudamericane ed africane.
Queste attività se da un lato contribuiscono alla creazione di una rete di esercizi di vicinato assortita
ed in grado di offrire orari di servizio ampi e differenziati tuttavia con la loro distribuzione
concentrata in alcune realtà, la forte connotazione etnica della loro frequentazione e in diversi
casi la bassa qualità dei prodotti offerti non riescono a restituire alla città un vero e proprio
effetto di rivitalizzazione diffusa e di integrazione sociale allargata. Bensì rischia di crearsi una sorta
di ghettizzazione commerciale che si accompagna in diversi casi a fenomeni di illegalità più o meno
celata o conclamata.
Indubbiamente la differenziazione etnica sia della popolazione, che della frequentazione e della
proposta commerciale rappresentano un importantissima risorsa ed un valore di grande rilievo per
una città europea come la nostra. Tuttavia si tratta di fenomeni che necessitano di essere
accompagnati da una stagione di politiche pubbliche volte alla promozione
dell’integrazione da un lato ed al contrasto netto dell’illegalità dall’altro.
MOVIDA
Il fenomeno della cosiddetta “Movida” rappresenta un caso tipico dell’evoluzione degli ultimi anni
dell’offerta di commercio e servizi presente nel centro storico.
A seguito del processo di riavvicinamento della popolazione al centro storico, e della nuova
amalgama sociale e culturale che a partire dagli anni Novanta si è prodotta nell’area dei caruggi, il
tessuto commerciale ha subito un’evoluzione spiccatamente orientata alla soddisfazione dei nuovi
bisogni.
Fiorisce un’ampia rete di locali di intrattenimento e di attività culturali che attraggono un
forte frequentazione soprattutto da parte di giovani e studenti universitari che si danno
appuntamento fisso nei fine settimana ed in alcune serate settimanali.
Il fenomeno della “movida” ha portato alla riqualificazione di intere porzioni del centro storico di
cui un esempio evidente è Piazza delle Erbe. Dopo anni di parziale abbandono dovuto anche alla
persistenza dei resti dei bombardamenti della guerra, l’area si è popolata di bar e locali in grado di
offrire adeguata risposta alla richiesta dei giovani.
Se per molti anni la movida è stata salutata come un importante processo di recupero e
rilancio dell’area storica della città attraverso la presenza, l’illuminazione ed il presidio offerto
dalle attività commerciali, recentemente sta incontrando un periodo di chiaroscuro dovuto
all’assenza di un percorso di accompagnamento ed indirizzo del fenomeno da parte delle istituzioni e
a conseguenti fenomeni di deriva che si verificano.
Se da un lato l’importanza di aver rivitalizzato una vasta area del centro storico, che
prevalentemente riguarda l’antica macro area del Molo, rimane l’esito principale di un fenomeno che
diversamente avrebbe lasciato i vicoli al buio, dall’altra parte l’eccessiva accentuazione di alcune
caratteristiche come il consumo di alcool tra i giovani, l’abbassamento dell’età media della
frequentazione e la diffusione di un fenomeno commerciale parassitario come quello dei negozi
alimentari di vicinato, che trovano nella vendita di grandi quantità di alcolici a basso costo la loro
unica ragione di esistere, rappresentano segni evidenti di un meccanismo che rischia di
incepparsi e ritorcersi su se stesso.
La presenza di numerosi bar e luoghi d’incontro attraendo molta popolazione dall’esterno,
soprattutto nelle ore notturne, anche alla luce dei segnali evidenziati, genera una potenziale
competizione per l’utilizzo dello spazio e la creazione di nuove tensioni nell’area anche nei
confronti degli abitanti e dei residenti.
Da alleanza per il rilancio dell’area antica della città, attraverso la sua rivitalizzazione commerciale, si
rischia di passare a contrapposizione sul tema della garanzia della tranquillità e del riposo notturno
degli abitanti.
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E’ evidente come la lettura di una movida come fenomeno deleterio per la qualità della vita del
centro storico è una lettura fuorviante e non solo semplicistica. Tuttavia ciò si genera per
l’assenza di una politica pubblica di accompagnamento, promozione, regolamentazione,
e per certi aspetti di repressione, di cui proprio la movida ha estremo bisogno e che le
Associazioni degli operatori economici e i Centri Integrati di Via chiedono da tempo a gran voce.
I CENTRI INTEGRATI DI VIA
I Centri Integrati di Via sono un altro importantissimo fenomeno che il commercio genovese
ha saputo produrre ed esprimere a partire dalla fine degli anni ‘90 fino ad oggi.
L’esperienza dei Centri Integrati di Via rappresenta il più importante esempio a livello italiano,
riconosciuto e apprezzato dalla Comunità Europea, di come sia possibile attivare, attraverso forme
di collaborazione pubblico-privata, percorsi in grado di realizzare “centri commerciali naturali”
migliorando gli standard complessivi di attrazione e competitività delle imprese presenti in una
determinata area.
Il percorso, ormai ultradecennale dei CIV, rappresenta in maniera ormai unanimemente riconosciuta
la più estesa, capillare, articolata e forte realtà di aggregazione territoriale delle piccole
e medie imprese a livello internazionale.
Attualmente, solo sul Comune di Genova si contano una settantina di consorzi CIV di cui un’ampia
rappresentanza è proprio costituita dalla realtà attive nel centro storico.
Gli operatori del centro storico hanno infatti deciso nel corso degli ultimi anni di unirsi all’interno di
diverse realtà che coprono quasi tutta l’area della città antica a partire da Via Prè fino ad
arrivare a Piazza Sarzano.
A titolo non esaustivo, tra le realtà più attive possiamo citare il CIV Genovino (Piazza delle Erbe e
dintorni), il CIV Vivere Santa Brigida (Piazza dei Truogoli di Santa Brigida), il CIV Meridiana (via
Garibaldi e dintorni), il CIV Loggia di Banchi (via San Luca e via Fossatello), il CIV San Lorenzo, il
CIV Maddalena, il CIV Borgo di Pré, il CIV Balbi Principe – le vie della storia (Via Balbi e dintorni), il
CIV San Bernardo.
Partendo dalle importanti opere di riqualificazione che si sono succedute negli ultimi anni, i CIV
hanno voluto avviare un processo complessivo di rivalutazione e rilancio in cui svolgono un
ruolo importante non solo per salvaguardare il prezioso tessuto delle vecchie botteghe ma in
generale anche per un’efficace azione di rivitalizzazione commerciale a 360 gradi: intervenire sulle
criticità del territorio e valorizzarne le potenzialità rappresenta un elemento qualificante in
grado di imprimere un carattere unico ed irripetibile al suo tessuto commerciale ed
urbanistico contraddistinguendolo esso stesso come un prodotto attraente (dal vendere
prodotti sul territorio al vendere un territorio come prodotto).
Un percorso inedito ed allo stesso tempo complesso e molto ambizioso come quello dei CIV ha
ovviamente dovuto affrontare momenti di slancio alternati ad altri di stagnazione.
Le cosiddette fasi storiche dei CIV, succedutesi in alcuni “passaggi generazionali”, hanno
gradualmente aggiunto conquiste determinanti per il consolidarsi e l’irrobustirsi del cammino degli
stessi: i consorzi hanno inizialmente ottenuto consistenti finanziamenti pubblici europei e regionali,
progressivamente si sono ritagliati un importante ruolo di interlocutori nei confronti delle
istituzioni e ancora hanno elaborato azioni di animazione urbana e marketing territoriale
coordinato.
Oggi ci troviamo di fronte ad un momento in cui si profila l’opportunità di un nuovo salto di
qualità ad una grande nuova prospettiva.
I CIV, oltreché lo strumento ideale per mettere in pratica ed ottimizzare alcune strategie di
innovazione distributiva che possono conferire un valore aggiunto al commercio e per concepire e
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predisporre investimenti comuni per migliorare la sicurezza, l’arredo urbano del territorio, si
esprimono con risultati sempre più sorprendenti anche sul fronte dell’animazione urbana.
L’attuale fase di ulteriore crescita dei CIV vede, sempre di più, nel rapporto con le Istituzioni un
momento cardine sia per quanto concerne le azioni congiunte finalizzate alla valorizzazione
della città sia per ciò che riguarda azioni territoriali in merito alle scelte strategiche delle
Amministrazioni locali.
Tali azioni si sono concretizzate, ad esempio, negli ultimi anni in una ricchissima serie di eventi
che hanno potuto contraddistinguere Genova ed il suo centro storico come città modello sotto il
profilo dell’animazione urbana, frutto di una sinergia pubblico-privata, in grado di
richiamare visitatori non solo fuori dal Comune di Genova ma anche fuori Liguria (le notti bianche
degli scorsi anni ne sono solo alcuni importanti esempi).
La calendarizzazione di una ricchissima serie di eventi e momenti di animazione urbana e
commerciale dei quartieri hanno infatti permesso di distinguere il nostro centro storico come un
laboratorio di creatività urbana di primo piano in grado di richiamare turisti e consumatori a livello
extra-regionale.
Gli eventi realizzati, in questi anni in città e nel centro antico, da parte dei CIV hanno coperto
tutto l’anno sia concentrandosi attorno ai periodi delle festività tradizionali che arricchendo il
proprio calendario di un’ampia azione di animazione urbana che coinvolge tutti i mesi
dell’anno: eventi natalizi, grande festa di capodanno, quelli in occasione del periodo dei saldi
invernali ed estivi, il Carnevale, gli eventi legati alla festa degli innamorati, feste primaverili, feste
estive, le edizioni della Notte Bianca, gli eventi legati al Salone Nautico internazionale, la
collaborazione al trekking urbano ed al ghost tour sono solo alcuni esempi.
Gli eventi non si contano ed abbracciano le più diverse tipologie di manifestazione: dalle
mostre d’auto e moto d’epoca ai concorsi a premi, dalle lotterie ai concerti e rassegne musicali, dalla
festa dei nonni e dei bambini alle sagre della focaccia ed alle feste del cioccolato, dagli sbarazzi e
“spaccaprezzi” ai mercatini tematici (antiquariato, prodotti tipici e biologici), dal teatro agli artisti
itineranti ai babbi natale e alle befane, dalle sfilate alle esposizioni artistiche, dalle mostre
fotografiche alle serate gastronomiche come le “magnifiche tavolate”.
Diversi eventi sono nati a corollario di manifestazioni maggiori attorno alle quali i CIV hanno
costruito un contorno di animazioni in grado di amplificare l’impatto dell’evento principale alla
costruzione e realizzazione del quale hanno concorso direttamente diversi soggetti tra cui in primo
luogo le istituzioni locali.
Tuttavia, l’iniziativa di animazione urbana dei Centri Integrati di Via, non si è certo limitata
all’implementazione dei grandi eventi che hanno coinvolto tutta la città. Sono stati moltissimi gli
eventi sorti proprio dalla specifica iniziativa dei consorzi e in più di una circostanza la
creatività, le idee, le forze, le capacità espresse sono state tali da coinvolgere la città in senso ampio
trasformando alcune porzioni del territorio comunale in teatro di eventi di grande respiro.
I consorzi di operatori commerciali hanno dunque ampiamente dimostrato e continuano a
dimostrare di aver capito l’importanza di donare al nostro centro storico un appeal ed
un’attrattività quotidiana che l’animazione urbana può contribuire a creare in maniera
determinante. Tuttavia, a fronte di questo impegno diventa necessario dare senso al proprio lavoro
attraverso il raggiungimento di un rapporto di maggiore e più equilibrata reciprocità con
le Istituzioni ed in particolare con il Comune di Genova.
Se sono già molti i passi avanti fatti grazie al coordinamento con le istituzioni ed in particolare
l’Amministrazione Comunale, anche grazie alla sottoscrizione ed attivazione di specifici documenti
di intesa, è sempre più importante che gli enti proseguano un importantissimo operato in termini di
sostegno e sviluppo verso un processo di sinergia pubblico privata più unico che raro come
quello dei CIV.
Sono ormai più che tangibili, infatti, i risultati ottenuti in termini di riqualificazione e
rivitalizzazione commerciale di cui sono stati protagonisti i CIV e che hanno visto una costante
azione sinergica tra il pubblico ed il privato sia per lo sviluppo di importanti progetti di
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trasformazione dei quartieri della città che sul piano del miglioramento della vivibilità, della fruibilità
e della sicurezza quotidiane dei quartieri elevando i livelli di socializzazione e di qualità residenziale.
Il caso di Piazza dei Truogoli di Santa Brigida rappresenta proprio un esempio emblematico di
come, pur tra mille difficoltà, grazie ad un’azione integrata tra pubblico e privato sia stato
possibile recuperare una piazza ed un area del centro storico che versavano in condizioni di
degrado allarmanti dove lo spiaccio e le attività illecite imperavano e dove il degrado ambientale era
un fattore caratterizzante.
Gli interventi dell’Amministrazione pubblica nel recupero del patrimonio abitativo hanno
rappresentato un elemento importantissimo per il rilancio dell’area insieme alla progettazione ed
all’insediamento di una serie di piccole e medie imprese del commercio e dei servizi che si
sono consorziate per programmare un’azione congiunta e duratura di presidio, di promozione e di
valorizzazione del territorio.
Il progetto del CIV dei Truogoli di Santa Brigida prosegue, ormai da anni, in un opera di
rivitalizzazione commerciale e culturale dell’area attraverso la costruzione di un fitto
calendario di manifestazioni culturali e commerciali ed attraverso un continuo operato
volto all’elevazione della soglia di sicurezza e della qualità urbana della zona, anche grazie
al dialogo e all’interazione con le istituzioni, che, seppure prosegua nell’incontrare difficoltà e
momenti di stagnazione, continua ad essere un importante elemento di propulsione e vitalità
dell’area garantendone una fruibilità che contrasta con le incursioni provenienti anche dal mondo
dell’illegalità.
Tuttavia tutto l’operato dei CIV deve confrontarsi quotidianamente con una serie di criticità sul
territorio per la risoluzione delle quali è sempre più imprescindibile avviare una collaborazione
sinergica con l’Amministrazione Comunale.
Su molti aspetti troppo spesso si sono riscontrate grandi difficoltà che hanno rischiato di
minare la fiducia degli operatori sull’utilità dei sacrifici e dell’attività propositiva che hanno
contraddistinto in questi anni la loro operatività.
Un ulteriore importante percorso da sviluppare riguarda la valorizzazione dell’impatto sul
valore immobiliare delle riqualificazioni delle rispettive aree di riferimento che i CIV sono in grado
di produrre.
Uno degli elementi più significativi è rappresentato dai grandi punti in comune tra le esigenze
degli operatori e quelle dei cittadini; i CIV molto spesso si sono trovati ad individuare insieme ai
cittadini elenchi di priorità comuni sempre mirati al miglioramento della qualità della vita e alla
valorizzazione dell’area in cui le imprese operano e sulla quale cittadini e residenti lavorano o
abitano.
Gli importanti investimenti attuati hanno anche valorizzato l’intero patrimonio immobiliare delle
singole aree ed hanno quindi fornito ulteriori spunti sui soggetti da coinvolgere nei futuri progetti.
Un orizzonte di sviluppo molto importante in questo senso sarebbe l’impegno delle
Amministrazioni nell’offrire un supporto per coinvolgere anche i privati proprietari
immobiliari. Nei nuovi bandi potranno essere premiati quei progetti integrati che
prevedono, oltre agli investimenti del Comune per la riqualificazione urbana e dei Consorzi per la
rivitalizzazione commerciale, anche quelli dei privati proprietari immobiliari, ad esempio con
riferimento al rifacimento delle facciate dei palazzi.
Con i CIV siamo, quindi, con crescente evidenza, di fronte ad una realtà che considera ed applica in
maniera integrata lo sviluppo economico ed i processi sociali e conoscitivi presenti in una
comunità. Questo approccio nasce dalla consapevolezza che i comportamenti e le istituzioni
economiche sono talmente “incassati” nelle relazioni sociali e nell’urbanistica cittadina
che il considerarli indipendentemente sarebbe un grave errore.
L’azione dei CIV si propone infatti di vincere la sua sfida perché persegue e crea benefici comuni
essendo la sua azione economica non separabile dalla più vasta rete delle relazioni sociali
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e dal contesto territoriale. In questa configurazione lo scambio sociale naturale assume un
valore economico, oltreché culturale, e contraddistingue un territorio in modo irripetibile.
La sfida di una nuova tipologia distributiva e la sua innovazione riuscita sono la scintilla e la
conseguenza per credere in una vittoria sociale in termini di qualità urbana, vivibilità, fruibilità,
sicurezza oltreché di capacità attrattiva del territorio che veda il commercio come protagonista
assoluto.
E’ sempre più evidente come i CIV siano ormai uno strumento in cui trova incarnazione concreta e
vincente quel momento di raccordo tra le tradizioni e le potenzialità del territorio (contesto
socio-territoriale), i soggetti operanti in esso (tessuto imprenditoriale, residenziale ed
associativo), ambiente istituzionale e politico (contesto decisionale, amministrativo e
finanziario) e necessità di innovazione (prospettive future) di cui il tessuto urbano delle nostre
città e dei nostri borghi ha imprescindibile ed improcrastinabile bisogno.
Pur nel momento di forte crisi economica e finanziaria e nonostante alcune problematiche in termini
di supporto istituzionale, prosegue quindi con forza la progettualità dei consorzi che continuano a
manifestare vitalità creativa, capacità progettuale e volontà di investimento, oltreché
nell’animazione territoriale, anche e soprattutto nella riqualificazione e nella rivitalizzazione
commerciale del territorio.
La grande partecipazione da parte di tutte le categorie economiche, operatori in sede fissa
o mobile, mostra, in maniera evidente, la presa di coscienza da parte degli operatori
dell’importanza del ruolo che essi svolgono all’interno di un progetto di rilancio della città.
Tuttavia, è necessario che l’impegno che i CIV profondono per animare la città venga corrisposto
sotto il profilo di un rapporto di maggiore e più equilibrata reciprocità con le Istituzioni ed
in particolare con il Comune di Genova.
Ci riferiamo in particolare all’attenzione che riteniamo indispensabile venga riservata ai consorzi da
parte dell’Amministrazione Comunale in merito ad un loro reale partecipazione nelle scelte
urbanistiche, nella pianificazione commerciale, nel rilancio dei centri storici e delle periferie
oltreché al proseguire di un percorso di sburocratizzazione che diventa sempre più indispensabile
per la sopravvivenza stessa dei consorzi.
Il problema principale è la persistenza, in alcuni ambienti istituzionali, di una visione
fortemente riduttiva dei CIV che purtroppo, al momento, continua ad interpretarli
principalmente e monodirezionalmente come agenzie volontaristiche di promozione ed
animazione della città.
La richiesta rivolta alle Istituzioni è di considerare e supportare i CIV, attraverso il
coinvolgimento delle associazioni di categoria, come interlocutori e partner con cui dialogare
per tutte le questioni di rilievo urbanistico: riqualificazioni, mobilità e accessibilità dei quartieri,
segnaletica commerciale, manutenzioni dell’arredo urbano.
I Centri Integrati di Via, per la loro carica fortemente innovativa, rappresentano dunque un
processo importantissimo carico di potenzialità, ma anche percorso da criticità e
tensioni, e vedono ben descritta la loro peculiarità attraverso la definizione di esperienze tanto
magmatiche quanto chiaroscurali.
Evidentemente ciò accade proprio per la loro stessa natura, per gli obiettivi di fondo che si
prefiggono e per lo spirito che incarnano. La continua analisi, presenza, evoluzione, proposta,
sperimentazione, ricerca di progettualità e valori di fondo che li identificano ne fanno infatti
soggetti tanto delicati e fragili quanto potenti e sorprendenti.
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I PATTI D’AREA
Un ulteriore strumento di grande rilevanza rispetto alla programmazione commerciale ed
urbanistica del territorio e rispetto al ruolo dei CIV è rappresentato dai Patti d’Area.
Su iniziativa delle associazioni di categoria la Regione Liguria ha fatto suo lo strumento dei patti
d’area che prevede la possibilità che nei centri storici o centri storico commerciali e in particolari
aree perimetrate, possano essere stipulati i "patti d'area o contratti di quartiere" tra
Regione, Comune, camere di commercio, associazioni di categoria del commercio,
consorzi d'imprese, proprietari degli immobili collocati nei centri storici attraverso i quali si
possa effettuare una vera riqualificazione commerciale e territoriale in senso ampio.
Il Patto d’Area consiste nella stipula di un protocollo d’intenti innovativo che ha come obiettivo
di instaurare una sinergia pubblico-privato (Regione, Comune, Camera di Commercio, Associazioni di
Categoria, Consorzi di imprese e Proprietari di immobili) per la tutela e lo sviluppo dell’offerta
commerciale e distributiva delle aree di maggior pregio e dei centri storici.
Nella stesura del Patto d’Area la Regione ha un ruolo di coordinamento dei diversi tavoli lavoro, il
Comune introduce agevolazioni per incentivare il recupero degli immobili, la Camera di Commercio
realizza analisi e attività propedeutiche all’individuazione delle priorità e i CIV, con il supporto delle
Associazioni di Categoria, elaborano proposte e progetti per valorizzare l’area in cui il Patto ha i suoi
effetti.
Con la stipula del Patto, oltre ad agire su temi quali, ad esempio, gli affitti degli immobili e il
loro calmieramento o il contenimento delle imposte locali o ancora il miglioramento
dell’offerta, è possibile far convogliare e assegnare eventuali finanziamenti regionali e/o
comunitari qualora si rendessero disponibili le relative risorse.
Da qui l’azione di sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni per la stipula dei Patti, ma
anche e soprattutto per convogliare risorse, e nei confronti di proprietari immobiliari e possibili
investitori sul territorio in cui il CIV – e il Patto – opera.
Previsti al Paragrafo 2, Lettera B) Nuova programmazione commerciale ed urbanistica in materia di
commercio al dettaglio, i patti d’area rappresentano un innovativo strumento finalizzato

Alla valorizzazione dei Centri storici e Centri storici e commerciali;

Al miglioramento della qualità della vita, della vivibilità e dell’accessibilità in tali
ambiti;

All’utilizzo di immobili chiusi da molti anni soprattutto nei piani terra di tali ambiti
territoriali anche a causa dei canoni d’affitto troppo elevati;

Alla risoluzione dei problemi legati alla desertificazione dei centri storici con
conseguenti problematiche anche legate alla sicurezza e all’ordine pubblico;
Per quanto riguarda il centro storico di Genova è stato attivato il patto d’area di Prè nel quale
peraltro rientra l’area di Piazza dei truogoli di Santa Brigida.
L’obiettivo prioritario del Patto d’area di Prè è la salvaguardia dell’area sotto il profilo della
legalità e il rilancio del quartiere genovese che come tutti sappiamo è ancora in uno stato di
preoccupante degrado.
Il Patto di Prè ambisce ad impegnare il Comune di Genova nell’attivare anche specifiche
misure di sostegno finanziario per le piccole e medie imprese che si insediano nel territorio per
valorizzarne a pieno le potenzialità. L’impegno del Comune si prevede anche sotto il profilo
dell’individuazione di propri locali da affittare a prezzo calmierato e nella riduzione delle
imposte.
Di rilievo è il coinvolgimento diretto della Prefettura che si è impegnata a condividere e
coordinare con le altre istituzioni ed il territorio le proprie azioni di contrasto alla
illegalità e di tutela della legalità oltre alla pianificazione di specifici servizi congiunti di controllo.
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Il patto esplicita inoltre una serie di tipologie commerciali compatibili ed altre incompatibili
con il territorio sempre nell’ottica di un contrasto dell’illegalità e di un rilancio turistico dell’area.
Il patto d’area di Prè è recentemente diventato attuativo e non è ancora possibile vedere le sue
ricadute sul territorio.
Se sotto il profilo giuridico la forza e la tenuta del patto è ancora da testare a fondo, rimane il
fatto che rappresenta un importante strumento per provare a governare un territorio in
grande difficoltà ragionando in maniera sinergica con tutte le istituzioni e le realtà
competenti e presenti.
LE BOTTEGHE STORICHE, LA LORO ATTRATTIVA TURISTICA E IL
COORDINAMENTO PER L’ACCOGLIENZA TURISTICA
Un altro importante elemento che interessa il tessuto commerciale genovese e che riguarda in
particolar modo l’area del nostro centro antico è rappresentato dalla realtà della Botteghe
Storiche.
La nostra città ha saputo infatti conservare nel tempo un importantissimo patrimonio di
botteghe storiche che oltre ad essere una parte integrante ed attiva del suo tessuto commerciale,
rappresenta un fattore di spicco all’interno del panorama dell’attrazione ed dell’offerta
turistica della nostra città.
Le botteghe storiche ed i loro itinerari rappresentano un’esperienza unica ed irripetibile che
sottolinea il valore del commercio come fattore qualificante, distintivo e differenziante molto
distante da quell’idea di artificialità rappresentata dai mall uguali in tutto il mondo.
A partire dal 2011 Soprintendenza, il Comune, la Camera di Commercio e le Associazioni di categoria
del commercio e dell'artigianato di Genova, si sono fatti soggetti promotori e custodi dell'Albo delle
Botteghe storiche con la finalità di conservare, censire, tutelare, tramandare le tipicità e
le unicità rappresentate dalle botteghe.
Possono ottenere la qualifica di Bottega Storica gli esercizi commerciali ed artigianali che:
-
abbiano almeno 70 anni di attività
-
possiedano almeno tre degli elementi essenziali come di seguito indicati, conservati in misura
non inferiore al 70%.
a) gli elementi architettonici, esterni e interni:
insegne di vetrine e ingressi, pavimenti, decorazioni, rivestimenti, banconi e arredi in marmo
o pietra, scale di struttura tipica, infissi e arredi non rimuovibili in metallo, vetrate
b) gli arredi, mobilio di servizio connesso alla fruizione commerciale:
porte, vetrine e insegne, armadi, tavoli, espositori, banconi in legno, sedie, specchiere,
scaffali, librerie, tendaggi, lampadari e lampade, tappeti
c) le attrezzature, elementi necessari all’esercizio dell’attività:
strumenti di ogni genere utilizzati nella lavorazione, preparazione e vendita di prodotti,
vasellame, oggetti in vetro, cristallo e metallo, posateria, tovaglie e relativo corredo,
strumenti e macchine da calcolo e da misura
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Costituiscono inoltre elementi per l’assegnazione della qualifica:
d) i documenti:
manoscritti, stampe, immagini in qualsiasi supporto e tecnica, conservati presso il locale
ovvero, in caso di delicatezza o rarità, visibili dagli studiosi ed eventualmente esposti in
riproduzione, che attestino la continuità dell’attività specifica del locale da almeno 70 anni, la
eventuale frequentazione di personaggi illustri o legami con la storia e la letteratura
e) il contesto storico- ambientale:
l’ambiente edilizio e urbanistico connesso al locale, sia relativamente all’edificio in cui si
trova, sia per quanto riguarda la zona circostante, considerato in un’area collegata al
contesto di fruizione della bottega e relativa sia alle vicinanze sia agli accessi significativi.
Tale contesto deve mantenere qualità ambientale di rilievo e
non avere subito
trasformazioni tali da rendere non recuperabile la struttura tradizionale del tessuto urbano
Per quanto riguarda i punti a e b, sono considerati storici elementi architettonici e arredi databili a
più di 50 anni, laddove la loro qualità progettuale complessiva e lo stato di conservazione risultino di
eccezionale interesse.
Ai locali la cui attività dati da oltre 70 anni, ma non presentino altre caratteristiche richieste, può
essere concessa la qualifica di Locale di tradizione, con eventuale sistemazione di insegna
identificativa.
I locali di realizzazione e/o arredo di recente datazione, ma che presentano eccezionale qualità
progettuale o decorativa, possono essere riconosciuti quali Esercizio di interesse culturale.
Le botteghe storiche della città di Genova si concentrano principalmente proprio nell’area del
centro storico e sono molti i mondi per poterle visitare seguendo uno degli itinerari del
girobotteghe studiato dalle Istituzioni e dalle Associazioni di categoria.
È oggi possibile partecipare ai tour organizzati dalla Camera di Commercio oppure organizzarsi
liberamente seguendo la localizzazione delle imprese sul territorio ed approfondendo la loro storia
attraverso il sito dedicato www.botteghestorichegenova.it
È possibile scegliere fra diversi itinerari tematici dall’itinerario a tema “dolce” all’itinerario a tema
“salato”, dall’itinerario a tema “stile” a quello “arti e mestieri” e “speziali” oppure tra diversi tour
caratterizzati da una maggiore contestualizzazione storica ed urbanistica come “Genova tra
Otto e Novecento: le vie e le piazze dello shopping”, “Ripa e Sottoripa: arte e mercatura sulla “Ripa
Maris”, “I quartieri fuori le mura: argenti e perle al cioccolato” , “Piazzette e caruggi : artigiani e
speziali dal Medioevo a oggi”, “Le strade Nuove: in “bottega” nel “Siglo de los Genoveses” .
L’esperienza delle botteghe storiche rappresenta un valore enorme che la nostra città sta
imparando a conservare e promuovere e testimonia di un settore che sa conservare le proprie
tradizioni e i propri valori pur sapendo rinnovarsi quotidianamente per sapere stare al passo
con i cambiamenti del mercato e dei consumi.
Le botteghe storiche sono sopravvissute a guerre mondiali, crisi e riprese economiche senza tuttavia
diventare semplici monumenti ma coltivandosi come realtà vive ed in continuo aggiornamento.
Da questo punto di vista, ancora una volta, il commercio si pone di fronte al centro storico ed alla
nostra città come un forziere colmo di valori e potenzialità in grado di indicare la strada di
un’identità profonda dalla quale è possibile ripartire per una politica di richiamo turistico
sempre più forte che mantenga comunque una caratterizzazione di autenticità e di particolarità
della sua offerta in grado di calamitare un interesse esteso ma pure sempre culturalmente
connotato.
Il tessuto commerciale genovese, con particolare riferimento alla sua area centrale ed al suo
centro storico, ha saputo inoltre intraprendere altre importanti azioni volte ad alimentare e
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rispondere alla crescente domanda di consumo turistico che, per fortuna, la nostra città sta
ricevendo.
Un’azione di grande rilievo e di assoluta novità per quanto riguarda il contesto genovese è stata
svolta dal coordinamento sempre attivo tra Associazioni di categoria e Camera di
Commercio che ha portato ad una importantissima opera di coinvolgimento e di adesione da
parte degli operatori commerciali rispetto alle aperture straordinarie delle attività in alcuni
giorni festivi, in particolare nei ponti primaverili, e nei momenti di affluenza da parte dei turisti
crocieristi.
Assoluti protagonisti sono stati gli operatori della ristorazione, i bar e i locali del centro storico
che hanno voluto aderire con numeri rilevanti ed inediti a questo tipo di operazione di
accoglienza turistica.
I nostri locali del centro storico hanno garantito in diverse occasioni un’apertura capillare ed un
servizio diffuso in grado di rispondere ad ogni esigenza del turista e offrendo al visitatore
l’immagine e la realtà concreta di una città aperta, viva, accogliente e organizzata.
L’esperienza dell’accoglienza turistica festiva, di crocieristi e non solo, rappresenta ormai un
meccanismo virtuoso che ogni anno il tessuto commerciale vuole mettere in campo e ampliare
per potenziare sempre di più l’immagine di Genova come città accogliente ed in movimento
nel panorama dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale.
Il tessuto commerciale dell’area più antica della città anche in questo caso ha trovato in sé le
risorse per proporsi come un motore non solo economico ma anche, e soprattutto culturale,
in grado di rilanciare la nostra città sotto ogni aspetto rovesciando, se necessario, anche alcuni
pregiudizi che la volevano chiusa ed inospitale.
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