Tecarterapia - cooperativa futuro solidale cura prevenzione
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Tecarterapia - cooperativa futuro solidale cura prevenzione
La tecarterapia Tecarterapia Fisioterapia e riabilitazione La tecarterapia serve ad eliminare il dolore percepito dal paziente sin dalle prime sedute. L'impiego della tecar è molto utile nelle terapie riabilitative per il recupero di distorsioni, lesioni tendinee, tendiniti, borsiti, esiti di traumi ossei e legamentosi, distrazioni osteoarticolari acute e recidivanti, artralgie croniche di varia eziologia, nelle patologie muscolo scheletriche come contratture, stiramenti e strappi muscolari, miositi, patologie a carico delle capsule articolari, processi artrosici, lombalgie e sciatalgie, come indubbia è la sua utilità nei programmi riabilitativi post chirurgici, in particolare dopo interventi di artroprotesi. tec arterapia Tecar, per la capacità di ridurre significativamente i tempi di riabilitazione e recupero, ha trovato le sue prime applicazioni nel mondo dello sport: centinaia di squadre professionistiche la utilizzano per permettere agli atleti di recuperare in tempi brevi e consentire allenamenti senza interruzioni per incidenti, edemi o problematiche da sovraffaticamento. Grazie ai risultati sul campo e numerosi studi clinici, il passo dalla medicina sportiva al centro fisioterapico è stato breve, fino a diventare una star della fisioterapia, proposta in un numero crescente di ambulatori e centri. La Tecarterapia è una terapia semplice e non invasiva: sollecita fortemente i meccanismi cellulari e incrementa l’attivazione dei naturali processi riparativi e antinfiammatori, agendo anche sugli strati più profondi. Grazie ai due sistemi, capacitivo e resistivo, la sua azione si può indirizzare alle fasce muscolari e ai sistemi vascolare e linfatico, o più in profondità su tendini, articolazioni, legamenti, cartilagini e tessuto osseo. È possibile effettuare l'applicazione immediatamente dopo un trauma o nella fase acuta di un processo infiammatorio, garantendo così buoni risultati in tempi molto rapidi; il dolore diminuisce sensibilmente già dalla prima seduta, e si può associare alla terapia manuale o ad altre tecniche riabilitative. La Tecarterapia è particolarmente indicata per patologie riguardanti ginocchio, spalla, anca, caviglia, mani, colonna vertebrale, patologie dolorose infiammatorie osteoarticolari e muscolari, quali artrosi, lombalgie e sciatalgie, integrando l'intervento terapeutico nelle patologie osteoarticolari e muscolari cute e croniche. Grazie ai risultati sul campo e numerosi studi clinici, il passo dalla medicina sportiva al centro fisioterapico è stato breve: come spesso accade, si è rapidamente diffusa nella pratica comune, fino a diventare una protagonista della fisioterapia, grazie alla possibilità di essere utilizzata immediatamente dopo un trauma o durante la fase acuta di un processo infiammatorio, garantendo buoni risultati in tempi molto rapidi; essa è infatti uno strumento di notevole efficacia nel trattamento precoce di patologie dovute a eventi traumatici o problemi infiammatori, esercitando un'azione antidolorifica e curativa, capace di accelerare la naturale reazione riparativa e antinfiammatoria che l'organismo stesso metterebbe in atto, in tempi molto più lunghi. Il paziente avverte immediatamente un sollievo dal dolore che si traduce, in pratica, in una guarigione più rapida. Anche nella flebo-linfologia l'utilizzo della metodica Tecar® si sta sempre più diffondendo, grazie alla sua azione di drenaggio emolinfatico molto efficace, di ripristino del microcircolo e ossigenazione tissutale. Non ha effetti collaterali e può essere associata senza problemi ad altre terapie, come la terapia manuale. La stimolazione dei tessuti produce già dalla prima applicazione una sensibile diminuzione del dolore, incrementa la circolazione sanguigna, aumenta la tensione di ossigeno nella zona trattata, genera una vasodilatazione, riduce le contratture muscolari, facilita il riassorbimento degli edemi. La Tecar è in grado di trattare con efficacia e in tempi brevi le patologie riguardanti ginocchio, spalla, anca, caviglia, colonna vertebrale, mani e muscoli, come pure le patologie dolorose infiammatorie osteoarticolari e muscolari quali artrosi, lombalgie e sciatalgie; infatti, in funzione della problematica da trattare, l'azione può essere prevalentemente mirata alle fasce muscolari, al sistema circolatorio e linfatico, o si può esercitare più in profondità e dunque su tendini, articolazioni, legamenti, cartilagini e tessuto osseo. Ogni seduta di Tecarterapia ha una durata media di 20 minuti e, in genere, per un ciclo completo di cura, sono necessarie da 5 a 10 sedute. Il meccanismo d’azione: come funziona la Tecar ? A livello microscopico la cellula è come una pila elettrica, all'interno della membrana ha carica negativa e all'esterno positiva, la differenza di potenziale energetico deve avere un valore fisso in base al tipo di tessuto, ad esempio nel muscolo è di – 90 mV. A causa di un evento infiammatorio o traumatico questa differenza può diminuire fino a - 20/30 mV, provocando un cattivo funzionamento della cellula che ostacola la guarigione. La Tecar Terapia accelera i processi riparativi delle cellule grazie all’attività stimolante esercitata sul potenziale di membrana cellulare, contribuendo così a una notevole riduzione dei tempi di recupero. Il funzionamento della macchina si basa sulla generazione di un campo magnetico ad elevata frequenza; in commercio si trovano macchinari con frequenza compresa tra 0,45 mhz e 1,2 mhz. T ec arterapia La Tecar sfrutta l'effetto del condensatore sul corpo umano, induce nel tessuto delle correnti di "spostamento" prodotte da un movimento alternato di cariche elettriche tramite ioni (molecole con una carica positiva o negativa). Un altro effetto che la macchina può produrre è l'iperemia, cioè l'aumento del flusso sanguineo nei tessuti che si stanno trattando, utile soprattutto per sbloccare articolazioni rigide dopo una lunga immobilizzazione, una contrattura, uno strappo muscolare e su alcune giunture del corpo La temperatura più alta all'interno della cellula comporta un aumento del metabolismo, cioè: un maggior afflusso di sostanze nutritizie e ossigeno all'interno e di cataboliti (sostanze di scarto) all'esterno. Il calore generato è di provenienza endogena, infatti è la conseguenza della resistenza del tessuto allo spostamento di ioni (atomi con carica positiva o negativa) nella cellula, causato dall'effetto condensatore della Tecar. L'alta frequenza della corrente alternata erogata permette al tessuto corporeo di scaldarsi in profondità senza contrarre i muscoli, come avviene invece con l'elettroterapia (Tens, Correnti di Kotz). A livello vascolare agisce riequilibrando la permeabilità di capillari e membrane cellulari, inoltre stimola la liberazione delle stazioni linfonodali sovraccaricate da scorie. Quando si utilizza l'elettrodo resistivo si produce un incremento termico maggiore nei tessuti con una concentrazione minore di acqua, quindi ossa, tendini, tessuto adiposo e guaina del muscolo; viceversa l'elettrodo capacitivo lavora nei tessuti molli ad alto contenuto di acqua: muscoli. Cariche elettriche: la Tecar terapia deve la sua affidabilità e la sua efficacia al trasferimento di energia biocompatibile verso i tessuti patologici; questo induce dall’interno del tessuto stesso quelle che vengono chiamate correnti di spostamento grazie ad un movimento alternato di cariche elettriche sotto forma di ioni che costituiscono l’essenza di ogni substrato biologico. correnti naturali: la generazione della corrente, come spiegato, non avviene per emissione e quindi non è presente per contatto diretto ma come movimento di attrazione e repulsione delle cariche naturali sotto forma ionica. Quindi la terapia agisce in profondità senza che l’epidermide sia attraversata da una emissione di energia diretta. dissipazione: la dissipazione dell’energia nelle normali macchine fisioterapiche, come gli ultrasuoni, marconi o TENS, nell’80% si perde nei primissimi micron dell’epidermide determinando un surriscaldamento superficiale ed una conseguente inefficacia a livello profondo. Con la tecnica Tecar e la sua modalità di funzionamento, l’energia possiede una curva di degrado molto simile al modello di dissipazione ideale permettendo una terapia efficace fino agli strati più profondi. Come viene utilizzata? Ci sono tanti modelli di Tecar che variano in base alla frequenza, alla potenza, al tipo di materiali utilizzati ecc. Nella pratica si appoggia un elettrodo passivo, "piastra", a contatto con il corpo del paziente, poi si lavora con un secondo elettrodo sulla zona da trattare, questo deve essere guidato manualmente dal fisioterapista . La piastra serve perchè per il passaggio di corrente è necessario creare una differenza di potenziale tra due punti. In base alla patologia, il terapista deciderà se utilizzare il circuito Resistivo o quello capacitivo oppure entrambi. Modalità capacitiva e modalità resistiva per agire su tutti i tessuti Tecar può lavorare in due modalità: la modalità capacitiva e la modalità resistiva, attraverso due diversi tipi di elettrodi. Nella modalità capacitiva si utilizza una serie di elettrodi rivestiti da un particolare materiale isolante ceramizzato. L'azione si concentra in prossimità dell'isolante, quindi nella zona sottostante l’elettrodo mobile e soprattutto a livello dei tessuti molli come ad esempio le masse muscolari, e il sistema vascololinfatico . Nella modalità resistiva, utilizzando elettrodi non rivestiti, quindi non isolati, la concentrazione di cariche e quindi l’effetto biologico si verifica nei tessuti a più alta resistenza (in pratica i tessuti a minor concentrazione d'acqua) che si interpongono tra l’elettrodo mobile e la piastra di ritorno, vale a dire ossa, articolazioni, tendini, legamenti, cartilagini, etc. A seconda, perciò, della modalità con cui si lavora (capacitiva o resistiva) vi è la possibilità di agire in modo selettivo su tutti i tessuti biologici, sia quelli più superficiali sia quelli più profondi. I tre e ffe tti indotti da Tecar ® nel tessuto: microcircolo, vasodilatazione, temperatura Gli effetti biologici prodotti a livello dei tessuti da Tecar sono sostanzialmente tre: 1. incremento del microcircolo 2. vasodilatazione 3. incremento della temperatura interna. Gli effetti sono, in funzione del livello energetico adoperato, cioè a basso, medio o alto livello: un aumento dell'attività metabolica con aumento della produzione di ATP (e quindi una velocizzazione della riparazione), un aumento della circolazione ematica e del drenaggio linfatico (e quindi una migliore ossigenazione dei tessuti e il riassorbimento degli edemi), un aumento della temperatura endogena. Come conseguenza, Tecar produce una riduzione del dolore per azione controirritante o per liberazione di endorfine, un aumento dell’estensibilità del tessuto collagene per riduzione della viscosità, una riduzione degli spasmi e contratture muscolari per ridotte attività degli efferenti secondari, una più rapida e completa dissociazione dell’ossigeno dell’emoglobina con maggiore disponibilità, che si accompagna a riduzione dell’energia di attivazione di importanti reazioni chimiche metaboliche, una vasodilatazione con aumento del flusso ematico locale che contribuisce al rifornimento di ossigeno e di sostanze nutritive e alla asportazione di cataboliti, una velocizzazione del riassorbimento di raccolte emorragiche. La scelta del livello di trasferimento energetico a cui lavorare quindi, dipende dall’effetto che si desidera ottenere dalla patologia e dall'obiettivo terapeutico. Per ottenere una diminuzione del dolore, ossia un effetto sedativo-antalgico, bisognerà lavorare a livelli di potenza bassi, in atermia, come pure se la zona si presenta infiammata e gonfia per la presenza di un edema, per aumentare il flusso emolinfatico favorendo il processo di riassorbimento ed una più rapida risoluzione. Lavorando ad alti livelli energetici si ottiene, invece, un miglioramento del trofismo muscolare e un rilassamento dei muscoli contratti dovuti all’aumento della vasodilatazione sia superficiale sia profonda. Alcune tra le patologie più frequentemente risolte con la Tecarterapia Lesioni traumatiche acute Contratture Stiramenti e strappi muscolari Esiti di traumi ossei e legamentosi Postumi di fratture Deficit articolari Artropatie da malattie autoimmuni Rachialgie Mialgia Cervicalgia, Cervicobrachialgia Lombalgia, Lombosciatalgia Sindrome della cuffia dei rotatori Sindrome da conflitto sub-acromiale Periartrite Capsulite retrattile Epicondilite, Epitrocleite Sindrome del tunnel carpale Stiloidite radiale Rizoartrosi Coxalgia Coxartrosi Patologie adduttori Gonartrosi Tendinite rotulea Cisti di Backer Distorsione tibio-tarsica Tendinite achillea Borsite Fascite plantare, Metatarsalgia l linfodrenaggio manuale è un massaggio che viene praticato per favorire la circolazione della linfa ed il deflusso di liquidi organici e tossine ristagnanti, favorendo il riassorbimento degli edemi (gonfiori) e rilassando le fibre muscolari. Linfodrenaggio e cellulite La cellulite o lipoedema di solito si manifesta sulle gambe e sui glutei delle donne, ed uno dei trattamenti frequentemente utilizzati per contrastarla, è la tecnica del drenaggio linfatico manuale. Il linfodrenaggio (di cui una tecnica molto utilizzata è il linfodrenaggio manuale di V odder) è un messaggio utilizzato nel trattamento della cellulite perché spinge i liquidi linfatici accumulati sotto la pelle (drenaggio linfatico o effetto drenante), con le relative tossine, attraverso i vasi linfatici favorendone l'eliminazione e al tempo stesso rilassandone le fibre muscolari. Infatti il risultato del linfodrenaggio è di facilitare il drenaggio della linfa, riducendo l'edema provocato dalla cellulite. Tecnica di esecuzione del linfodrenaggio Il Linfodrenaggio manuale è un massaggio che va eseguito secondo una particolare manualità, per facilitare la circolazione ed il drenaggio della linfa, rispettando la direzione del flusso della linfa verso i linfonodi. Solitamente il linfodrenaggio manuale non provoca ne arrossamento della cute ne è d oloroso, e viene eseguito dal medico estetico o dal fisioterapista purchè esperti nella manualità. La durata del trattamento è variabile a seconda del tipo di paziente e dell’edema (gonfiore) che presenta. La massoterapia è ad oggi uno dei più diffusi trattamenti fisioterapici, praticato sulla superficie corporea del soggetto – che rimane solitamente passivo – allo scopo di migliorarne la circolazione sanguigna ed il trofismo dei tessuti, di favorire l’eliminazione delle scorie metaboliche e dei deposit i di grasso corporeo, di restituire mobilità agli arti compromessa da lesioni muscolari. Il massaggio, praticato sui tessuti molli (pelle, sottocutaneo, legamenti, tendini e muscoli) cerca di restituire, tramite un’azione rilassante o tonificante a seconda delle situazioni terapeutiche, la normale mobilità e lunghezza delle strutture lese, compromessa non solo da affezioni traumatiche (quali ad esempio a contratture), ma anche da affezioni reumatiche, circolatorie o nervose. La massoterapia trova infatti impiego in reumatologia, dermatologia e in traumatologia grazie alla facilitazione del riassorbimento di ematomi ed edemi, condotta tramite un’azione di miglioramento del microcircolo locale, associata con un migliore ritorno venoso, la stimolazione dei rece ttori nervosi e la facilitazione della rimozione dei cataboliti. l Neuroma di Morton nonostante il nome non è un vero neuroma è semplicemente l’aumento di volume di un nervo sensitivo interdigitale , solitamente quello passante nel terzo spazio intermeta tarsale, provocato da uno stimolo irritativo cronico di natura meccanica, che causa la crescita di tessuto cicatriziale fibroso intorno al nervo stesso, subito prima della sua biforcazione alla radice delle dita. Il termine neuroma e’ assolutamente improprio in quanto il suffisso “oma” indica una condizione tumorale del nervo, in questo caso assolutamente inesistente, trattandosi esattamente di una “fibrosi perineurale”, cioe’ la formazione di tessuto cicatriziale fibroso causata dalla continua frizione sul nervo delle adiacenti ossa metatarsali e del legamento intermetatarsale profondo, che a livello del terzo spazio sono più mobili rispetto ad altre parti del piede I fattori che sembrano contribuire al neuroma di Morton sono: - I tacchi alti, indossare scarpe con tacchi alti o scarpe strette. - Alcuni sport. La partecipazione ad attività sportive ad alto impatto come il jogging o la corsa possono esporre i piedi a traumi ripetuti. - Deformità del piede. Persone che hanno calli, dita a martello, piedi piatti o eccessiva flessibilità sono a più alto rischio di sviluppare il neuroma di Morton. cura pe r il ne uroma di Morton Te rapia ad onde d'urto per il Ne uroma di Morton Il nervo così ispessito trasmette tipiche sensazioni dolorose. Nelle prime fasi, i pazienti con il neuroma avvertono dolore all' avampiede con senso di bruciore o di formicolio. I pazienti riferiscono di avvertire un sassolino nella punta del piede. Col progredire della malattia, tali sensazioni diventano più specifiche, con bruciore costante che si irradia alla punta delle dita. Durante la deambulazione, i pazienti possono sentire la necessità di togliere le loro scarpe per avere un po' di sollievo. In passato per questa patologia si ricorreva generalmente alle infiltrazioni locali e all’intervento chirurgico. Le infiltrazioni locali sono spesso solo momentaneamente vantaggiose se non inefficaci e l’intervento chirurgico presenta una forte invasività non scevro di complicazioni ed effetti collaterali (può provocare una leggera diminuzione della sensibilità della cute nella zona interessata dall'intervento e problemi nel movimento ). Le onde d’urto hanno invece il vantaggio di eliminare il tessuto cicatriziale fibroso e stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni , in assenza di invasività e pericoli per il paziente. EFFETTI DELLE ONDE D'URTO Elim inazione del te ssuto cicatriziale fibroso Incre m ento del m etabolismo e della microcircolazione Aum e nto dell’eliminazione della sostanza P Dim inuzione della te nsione muscolare he cos'è? La fascia plantare è una spessa aponeurosi (tessuto connettivo fibroso) detta anche legamento arcuato, che origina dal calcagno e si inserisce su tutte le falangi prossimali. Decorre lungo la volta longitudinale interna del piede sorreggendola. La Fascite plantare è l'infiammazione dell'origine del legamento arcuato (entesite), può avvenire per microtraumi ripetuti o persovraccarico funzionale. Le cause di questa patologia possono essere la retrazione del tendine d'achille o alterazioni anatomiche come il piede piattoo cavo, retropiede valgo e piede pronato. Se l'appoggio del piede non è corretto può causare una tensione abnorme sulla fascia plantare predispondendola all'entesite. Molti sportivi soffrono di fascite, soprattutto chi pratica atletica leggera, calcio, tennis e basket. E' più facile che ne soffra un amatore rispetto ad un professionista sia per le calzature che per la velocità nella corsa, infatti la corsa lenta può causare l'infiammazione acuta dell'aponeurosi plantare. I soggetti più colpiti sono adulti sovrappeso e sportivi. te rapia ad onde d'urto per la fascite plantare te rapia per la fascite plantare Quali sono i segni e i sintomi? Il dolore si sente appoggiando il peso corporeo o durante il movimento di flessione dorsale del piede, ossia sollevare la punta. Si avverte nella regione calcaneare mediale, ma nei casi più gravi può spingersi anteriormente fino alle dita del piede. Il dolore plantare porta ad un appoggio del piede squilibrato che può causare una postura viziata in stazione eretta e la conseguenza è la lombalgia o cervicalgia. Tra le cause della Fascite Plantare per gli sportivi ci sono le calzature oltre ad un cattivo appoggio del piede. Nella diagnosi differenziale bisogna tenere conto di altre patologie che possono dare risultati simili come lo sperone calcaneare, la borsite sottocalcaneare, l'intrappolamento del nervo abduttore del quinto dito, la gotta (se il dolore è bilaterale) e una frattura. Gli esami di laboratorio che si effettuano sono la radiografia per escludere le fratture, i test reumatici per patologie come la gotta e l'elettromiografia che evidenzia l'eventuale intrappolamento di un nervo. La diagnostica per immagini non può, però, sostituire un approfondito esame clinico da parte del medico. Qual'è la terapia più adatta? La fascite plantare, al pari delle tendiniti, va affrontata e curata prima possibile perché se cronicizza potrebbero essere necessari alcuni mesi per guarire. Per gli sportivi è fondamentale il riposo, se si continua a gareggiare ed allenarsi si rischia di peggiorare la situazione. Chi soffre di dolore al piede modifica il modo di camminare zoppicando o appoggiando il peso solo all'esterno, questo può portare tensioni in altre parti del corpo e causare gonalgia, dolore all'anca e alla schiena, quindi il problema va affrontato prima possibile. L'utilizzo di una tallonetta morbida che attutisce l'appoggio a terra generalmente non è risolutiva. Di notte il piede rimane in una posizione di flessione plantare, quindi il tricipite surale (polpaccio) e la fascia plantare rimangono in accorciamento e il paziente al mattino accusa un forte dolore; alcuni specialisti consigliano un tutore notturno che tenga il piede in flessione dorsale. Durante il giorno è necessario eseguire lo stretching del gastrocnemio e del soleo perchè la retrazione di questi muscoli è una delle cause di infiammazione. Se queste terapie non avessero successo, ci sono due possibilità: Le onde d'urto, dolorose, ma efficaci L'opzione chirurgica, è molto rischiosa e ci sono molte controindicazioni, inoltre può non essere risolutivo. EFFETTI DELLE ONDE D’URTO Incre m ento del m etabolismo e della microcircolazione Ne ovascolarizzazione dei legamenti Dim inuzione della te nsione muscolare La Spina o Sperone calcaneare è una neoformazione ossea benigna situata nella zona inferiore del tallone. Questa formazione ossea ha la punta rivolta verso le dita, e si trova generalmente nella parte infero-mediale del calcagno, il dolore che si avverte è di tipo puntiforme. È causata dall'infiammazione dell'inserzione della fascia plantare sul tallone con conseguente deposito di sali di calcio. A lungo termine questo accumulo di sali di ossidato di calcio a livello del tallone porta alla formazione della Spina calcaneare. cura pe r lo sperone calcaneare te rapia ad onde d'urto per la spina calcaneare Durante la giornata i pazienti soffrono di più al mattino scendendo dal letto, dopo essere stati seduti per molto tempo oppure la sera dopo aver camminato molto o essere stati molto in piedi. Il dolore viene avvertito come una fitta molto intensa che obbliga a zoppicare, ma in circa mezz'ora sparisce, per ripresentarsi alla fine giornata. Va sottolineato che alcuni soggetti hanno la spina calcaneare, ma sono asintomatici cioè non avvertono dolore, si stima una percentuale intorno al 30%. Le onde d’urto in un primo momento eliminano l’accumulo di Sali di ossidato di calcio, successivamente rigenerano il tendine d’inserzione. Le onde d’urto quindi evitano l'intervento chirurgico di asportazione della spina calcaneare che tra l’altro è rischioso è ha scarse possibilità di guarigione. La soluzione chirurgica infatti, di questi casi, spesso non da risultati soddisfacenti al contrario delle onde d'urto che sono risolutive. EFFETTI DELLE ONDE D'URTO Elim inazione dei fibroblasti calcificati Ne ovascolarizzazione dei legamenti Aum e nto della produzione di collagene Incre m ento del m etabolismo e della microcircolazione Aum e nto dell’eliminazione della sostanza P Dim inuzione della te nsione muscolare Sindrome del tunnel carpale A cura del Dott. Giuseppe Palumbo COS'E' LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE ? La Sindrome del Tunnel Carpale è la neuropatia più frequente ed è dovuta alla compressione del nervo mediano al polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale. COS'E' IL TUNNEL CARPALE? Il tunnel carpale è un canale localizzato al polso formato dalle ossa carpali sulle quali è teso il legamento traverso del carpo, un nastro fibroso che costituisce il tetto del tunnel stesso,inserendosi, da un lato, sulle ossa scafoide e trapezio e dall'altro sul piriforme ed uncinato (ossa del carpo della mano). In questo "tunnel" passano strutture nervose (nervo me diano), vascolari e tendinee (tendini muscoli flessori delle dita). QUALI SONO LE CAUSE ? I sintomi della sindrome del tunnel carpale sono causati dalla compressione del nervo mediano. Il nervo mediano ha due funzioni principali: condurre dalla mano al cervello le sensazioni fisiche come il tatto del pollice , indice, medio e metà del dito anulare, e condurre segnali nervosi dal cervello alla mano che consentano principalmente di muovere il pollice. La compressione del nervo mediano può interrompere questi segnali nervosi , riducendo il il senso del tatto e la capacità di movimento della mano. Il tunnel carpale, attraverso il quale passa il nervo, per sua natura non può espandersi e qualsiasi condizione che causi un aumento di pressione all’interno del tunnel può comportare una pressione sul nervo. Nel tempo l’aumento di pressione all’interno del tunnel carpale può ridurre anche il flusso di sangue al nervo (condizione clinica conosciuta come ischemia del nervo), con conseguente perdita della funzionalità del nervo. La compressione del nervo mediano si verifica generalmente quando le strutture che avvolgono i tendini (guaine sinoviali) si infiammano aumentando il volume e la pressione all’interno del tunnel carpale. Esistono altri fattori che possono contribuire allo sviluppo di una sindrome del tunnel carpale: Movimenti ripetitivi. Le persone che eseguono movimenti ripetitivi con i polsi e le mani hanno una maggior probabilità di sviluppare la sindrome del tunnel carpale . Persone che svolgono determinate attività lavorative come la manifattura, l’assemblaggio su catena di montaggio, fruttivendoli, violinisti e falegnami hanno una predisposizione a sviluppare la sindrome del tunnel carpale. Alcuni hobby e sport che utilizzano movimenti ripetitivi della man o possono anche causare la sindrome del tunnel carpale come golf, il lavoro a maglia e il giardinaggio. Attualmente non è chiaro se l’utilizzo della tastiera del computer possa avere un ruolo nel provocare la sindrome del tunnel carpale, saranno necessarie ulteriori ricerche scientifiche. Lesioni o traumi. Una distorsione o una frattura del polso possono causare l’aumento del volume e della pressione nel tunnel carpale aumentando il rischio della sindrome del tunnel carpale. Anche movimenti stressanti della mano e del polso possono causare un trauma , come ad esempio le forti vibrazioni causate da macchinari pesanti o utensili elettrici. Gravidanza. Le donne in gravidanza a causa dei cambiamenti ormonali e della ritenzione idrica hanno un rischio maggiore di sviluppare una sindrome del tunnel carpale, in particolar modo durante gli ultimi mesi. Nella maggior parte dei casi la sindrome scompare dopo il parto. Menopausa. I cambiamenti ormonali che si instaurano durante la menopausa possono aumentare il rischio di sviluppare la sindrome del tunnel carpale . Inoltre in alcune donne in postmenopausa alcune strutture del polso aumentano di volume e possono comprimere il nervo mediano. Specifiche condizioni mediche. Persone affette da diabete, ipotiroidismo, edema ( eccesso di liquidi nei tessuti del corpo), lupus (una condizione in cui il sistema immunitario attacca i tessuti sani ), obesità (in particolare nei giovani ), linfedema (nelle pazienti che hanno subito una mastectomia e che hanno sviluppato successivamente un linfedema) e artrite reumatoide hanno maggiore predisposizione a sviluppare la sindrome del tunnel carpale. I fumatori inoltre con la sindrome del tunnel carpale di solito sviluppano sintomi peggiori e guariscono più lentamente. te rapia ad onde d'urto per il tunnel carpale cura pe r il tunnel carpale QUALI SONO I SINTOMI? I sintomi più comuni della sindrome del tunnel carpale sono l’intorpidimento, il formicolio e il dolore alla mano. Questi sintomi prevalgono nelle prime tre dita della mano (pollice, indice, medio e parte dell’anulare) e compaiono tipicamente durante il sonno o al momento del risveglio ma possono essere scatenate da particolari posture o attività manuali come il cucito , la g uida o sostenendo un peso. I pazienti riferiscono che scuotendo l’arto, cambiando nella posizione, massaggiandolo o talvolta immergendolo in acqua fredda riescono a migliorare la sintomatologia. Quando il disturbo progredisce, la sensazione di intorpidimento può divenire costante. Il dolore successivamente può irradiarsi anche all’avambraccio e alla spalla, sintomi definiti “irritativi”. Se la patologia si aggrava o si cronicizza possono comparire perdita di sensibilità delle dita , perdita di forza della mano in particola modo quella deputata al movimento di opposizione del pollice (vedi sezione Anatomia) e atrofia dei muscoli tenari ; sintomi definiti “deficitari. I pazienti possono talvolta notare una presa più debole, una diminuzione della destrezza manu ale ed una tendenza a far cadere gli oggetti. Questi sintomi sono imputabili alla riduzione della sensibilità o alla debolezza nella presa in opposizione del pollice alle dita lunghe. Nel corso degli anni la sindrome del tunnel carpale tende ad aggravarsi anche se può rimanere stazionaria nel tempo in alcuni casi. I periodi invernali generalmente aumentano i sintomi della malattia, mentre nei periodi estivi questi tendono a rendersi meno evidenti. E' SEMPLICE LA DIAGNOSI? Quando il paziente riferisce formicolio (parestesie) e/o dolore, spesso irradiato all'avambraccio, prevalentemente notturno o mattutino, la diagnosi di Sindrome del Tunnel Carpale è ritenuta la più probabile. Tuttavia è importante far effettuare l'esame obiettivo neurologico e l'esame EMG/ENG (elettromiografico/elettroneurografico). L'esame obiettivo neurologico valuta la forza, i riflessi osteotendinei , la sensibilità e può avvalersi di tests clinici. QUAL'E' L'EVOLUZIONE ? Solitamente in assenza di trattamento o di cambiamento dell'attività lavorativa, la Sindrome del Tunnel Carpale tende ad aggravarsi negli anni. Tuttavia in alcuni pazienti rimane stazionaria nel tempo. L'esperienza clinica dimostra che durante i periodi freddi la sintomatologia si esacerba e migliora durante i periodi caldi, pur non modificandosi la gravità della patologia. CURA DELLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE La terapia della Sindrome del Tunnel Carpale può essere : Riposo: in caso di attività lavorative considerate a rischio , sarà necessario le proprie abitudini ed evitare l’utilizzo di alcuni strumenti musicali o strumenti vibratori. Le attività che causano i sintomi devono essere modificate o interrotte se possibile. Bisogna cercare di evitare movimenti ripetuti della mano, afferrare pesante, l’utilizzo di strumenti vibranti, ed i lavori che mantengano il polso piegato verso il basso ( flessione) o verso l’alto ( estensione). Tutori: si tratta di tutori di polso in posizione neutra in modo da ridurre la pressione all’interno del canale . Si consiglia generalmente il loro utilizzo durante la notte alleviare l’intorpidimento o durante l’attività lavorativa diurna. Terapia medica: Potrebbero essere prescritti anti-infiammatori per diminuire l’infiammazione delle guaine sinoviali; complessi vitaminici ( Vit B6 , acido alfalipoico) o neurotrofici per supportare lo stato di sofferenza del nervo. Infiltrazioni: alcuni medici propongono una iniezione di cortisone nel tunnel carpale . Questo farmaco è usato per ridurre infiammazione delle strutture contenute all’interno del tunnel carpale. È tuttavia una manovra a rischio in quanto sono stati attribuiti danni al nervo attribuiti al cortisone o ad una lesione meccanica diretta Abitudini: Modificare alcuni abitudini come smettere di fumare, perdere peso (se si è in sovrappeso) e e ridurre l’assunzione di caffeina possono migliorare la sintomatologia. Chirurgia. L’intervento chirurgico consiste nel fare un’incisione più grande (di circa 2 -4 cm) nel palmo della mano sopra il tunnel carpale e tagliando il legame nto per liberare il nervo. Con questa tecnica il chirurgo ha la visione diretta su tutte le altre strutture che passano nel canale del carpo e permette l’esplorazione del nervo mediano in tutto il suo decorso, non solo all’interno del canale . Onde d’urto. Attualmente la possibilità di trattare l’epicondilite con le onde d’urto ha completamente modificato l’approccio a questa malattia, permettendo di solito una rapida attenuazione del dolore (in genere dopo 2-3 sedute a distanza di 7-10 giorni) ed una precoce rieducazione funzionale che prevede esercizi di stretching, rinforzo muscolare isometrico ed eccentrico prima e successivamente concentrico, fino al progressivo ritorno alla normalità. EFFETTI DELLE ONDE D’URTO Elim inazione dei fibroblasti calcificati Ne ovascolarizzazione dei legamenti Aum e nto della produzione di collagene Incre m ento del m etabolismo e della microcircolazione Aum e nto dell’eliminazione della sostanza P Dim inuzione della te nsione muscolare