Luglio 2010 - Albidona Ieri Albidona Oggi

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Luglio 2010 - Albidona Ieri Albidona Oggi
Confronti
ANNO VI - N. 7 - LUGLIO 2010
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
DISTRIBUZIONE GRATUITA
Il fondo
I nodi vengono sempre al pettine
Siamo ormai sotto ferragosto e, in un’estate che
batte la fiacca come non si
era mai visto, tutto si ferma. Almeno per una decina di giorni. Ora si pensa a
un po’ di relax e i problemi,
come avviene nella scuola, sono rimandati tutti a settembre. Sia
a livello nazionale che locale.
In ambito nazionale, come era facile
immaginare, i nodi stanno venendo al
pettine e così, tra infedeltà, tradimenti e
prese di distanza, sta per finire mestamente l’era di Berlusconi e del
berlusconismo. Era inevitabile e abbastanza prevedibile perché il tempo è
sempre galantuomo.
E sta per finire senza rimpianti da parte
di nessuno, tranne che dei tifosi più
ostinati, perché in questi oltre 15 anni di
monarchia assoluta, nessuno di noi,
poveri mortali, si è accorto del benessere che lui ha ostinatamente ostentato a
parole e mai determinato nei fatti. Tranne che per sé e per quelli come lui.
Di questo lungo e inutile periodo di
regno resteranno gli aborti di alcune
riforme, come quella scolastica, molte
leggi ad personam come quella della
riduzione della tassa di successione,
(che serviva a lui), quella sulla diffusione
del digitale terrestre, (che serviva al fratello), quella che ha aumentato l’IVA a
danno di Sky (dal 10 al 20%) (per favorire Mediaset) e poi la legge sulle
rogatorie internazionali per coprire gli
spostamenti illeciti di denaro, la
depenalizzazione del falso in bilancio, la
legge Cirami, il lodo Schifani, l’ex Cirielli,
la legge Pecorella per l’inappellabilità di
alcune sentenze, il lodo Alfano, il processo breve… e ancora il reiterato tentativo di fare altre leggi e altre riforme per
aumentare l’impunità propria e quella
dei suoi compagni di merende, alcune
già incassate ed altre, come quella sulle
intercettazioni, sulla Giustizia, sulla modifica della Costituzione, sul federalismo
fiscale (per compiacere Bossi), abortite
finora per merito dei Finiani e di Fini che
ha dimostrato di non essere incollato a
tutti i costi né alla poltrona, né al posto di
comando. Perché Fini, nel decadente
panorama politico attuale, di destra e di
sinistra, è l’unico statista di una certa
levatura, con un alto senso dello Stato e
rispettoso delle istituzioni, capace nel
passato di determinare una svolta storica nel Movimento Sociale di Almirante,
capace oggi di tenere testa all’attuale
premier e destinato a succedergli se tutti
gli altri partiti saranno in grado di agevolarne il percorso senza agitare il banale
di Pino La Rocca
pretesto che è stato fascista. A cominciare dall’inconcludente PD.
Da settembre in poi comunque ne vedremo delle belle e l’autunno 2010 si
annuncia abbastanza tribolato per il grande Cavaliere con molte macchie e molti
peccati che qualcuno ha definito “un
morto che cammina” e a cui, avendo
perso prima Casini e poi Fini, come
amico fidato è rimasto solo Bossi. Che
se ne serve fino a quando gli serve.
Autunno che, trasferendoci in casa nostra, si presenta altrettanto problematico
anche per Mariano e i suoi, perché dopo
le feste, le luminarie, i lustrini, i fuochi
pirotecnici e le notti in bianco di un agosto fiacco e senza turisti (per colpa della
crisi ma anche perché Trebisacce non
attira più nessuno), arriveranno al pettine nodi cruciali, che dovranno essere
sciolti da settembre in poi.
Nodi di importanza vitale per l’esecutivo
comunale, per la sua credibilità e per il
suo futuro, quali il problema delle peContinua a pag. 2
Ospedale - La "Perlustrazione" della Commissione Regionale
La commissione regionale presieduta
da Nazareno Salerno visita l’Ospedale
di Trebisacce ”Guido Chidichimo”, il grande malato dell’Alto Jonio. Accompagnato da un corteo di medici, paramedici,
sindacalisti, sindaci ed impiegati, tutti
rigorosamente in fila come nel film del
dottor Terzilli, interpretato da Alberto
Sordi, ha ”perlustrato” la struttura
ospedaliera in lungo ed in largo, registrando ogni cosa, tra cui la più semplice: il ”Chidichimo” sta collassando ed il
poco o molto che riesce ad “offrire” è
merito di tanti dipendenti che si sacrificano quotidianamente. La commissione
vuol sapere tutto; ogni tanto si blocca, e
con la stessa, in perfetta sincronia, la
processione che la segue, mentre i pazienti aspettano il proprio turno al Pronto
Soccorso. Arriva altra gente; la lista d’attesa si allunga a dismisura, mentre nei
corridoi risuonano i passi della sfilata. La
commissione calatosi perfettamente nei
panni della star, ha un sorriso per tutti,
ma la standing ovation non arriva. Consapevoli della grave situazione sanitaria
Giuseppe Corigliano
calabrese ed in conseguenza dell’appello lanciato dai medici, dalle associazioni e dai sindaci dell’alto jonio i membri
della commissione, hanno poi partecipato ad un incontro svoltosi presso la
sala delle conferenze del “Chidichimo”
per ribadire le direttive regionali e ridimensionare i disastri nel settore sanitario. Andare oltre le colorazioni politiche
ed agire in osmosi con tutti gli operatori
sanitari, con i cittadini, con i sindaci e le
associazioni. E’ stato l’incipit dell’intervento del presidente Salerno che ha
rimarcato le intenzioni dell’attuale governo regionale di affrontare le difficoltà
che ogni ospedale vive da anni. E’ neContinua a pag. 2
Sottotiro
Gravi problemi
e vaghe risposte
I sindaci di Villapiana e di
Trebisacce potevano fare a
meno di litigarsi per la questione della Piscina. La faccenda
delle Pescherie di Trebisacce
può essere pure chiarita, senza
fare altri litigi. Ci sono altre
cose gravi che incombono: la
questione ambientale che riguarda tutta la Sibaritide e l’Alto Jonio. Meno male che, di
tanto in tanto, sentiamo i sindaci di Cassano e di Cerchiara:
“forse le ferriti” della
Sibaritide saranno rimosse”,
ma sono anni che ascoltiamo
questa canzoncina. Si gioca alla
tela di Penelope anche per la
Centrale a carbone.
(il Sagittario)
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Confronti
- N. 7 - LUGLIO
DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA
I nodi vengono
sempre al pettine
scherie, diventato ormai ineludibile, il
problema del Concorso dei Vigili per
colmare una lacuna indegna per una
cittadina moderna ed evoluta come
Trebisacce, il problema del Bando Europeo sui rifiuti, destinato, se andrà in
porto, a far voltare pagina in un settore
che finora ha mostrato gravi carenze e
criticità e poi lo sbandierato inizio di
qualche opera pubblica che lasci il segno e che vada al di là della semplice
ordinaria amministrazione.
Opere pubbliche di cui il buon Mariano
parla da tempo e che, a furia di parlarne,
gli sembra di vederle lì già pronte per la
fruizione pubblica. Opere che, per il bene
di un paese che è fermo al palo da anni,
vorremmo vedere realizzate anche noi e
che invece restano in una realtà virtuale,
tanto che a vederle realizzate ci vuole
una bella fantasia.
E’ lecito comunque guardare al futuro
con fiducia, come fa Mariano, ma per
essere buoni amministratori ci vuole l’ottimismo della ragione, non quello del
cuore.
Sappiamo che, agitando questi problemi sotto ferragosto, rischiamo di rovinare le ferie all’amico Mariano e ai tifosi di
Berlusconi. Se lo abbiamo fatto, perdonateci, perché non l’abbiamo fatto apposta. E comunque tanti a auguri di buon
ferragosto a tutti i nostri lettori.
Pino La Rocca
DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA
Ospedale - La "perlustrazione"
della Commissione regionale
cessaria un’assunzione di responsabilità e comportamenti chiari, da parte anche della minoranza, per fronteggiare la
fase iniziale densa di criticità, ormai storiche, per le quali, occorrono proposte e
azioni concrete. L’obiettivo è quello di
restituire dignità ai cittadini utenti ed al
personale sanitario, nell’ottica dell’efficacia e della funzionalità del sistema e
prevedendo in tempi brevi una valida
risoluzione. Non sono stati ancora decisi
interventi specifici per l’Ospedale di
Trebisacce nell’ambito del nuovo piano
sanitario regionale. Intanto la sanità regionale è un tema che fa discutere e che
interessa indifferentemente tutti. Purtroppo la catastrofica situazione in cui versa
crea ansia e sfiducia verso le strutture
locali, carenti soprattutto dei servizi minimi di assistenza. Una situazione drammatica, perché non si conoscono ancora
con precisione i debiti, nonostante l’impegno assunto a garantire il diritto alla
salute a tutti i cittadini. I tagli ci saranno
con l’attuazione del piano di rientro, che
speriamo non terrà conto delle appartenenze politiche, né dei campanili, ma
dovrebbe creare un modello di sanità
valida. Almeno questo si spera.
Giuseppe Corigliano
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
Il convegno di Rocca
Il mare che unisce
Vincenzo Filardi
Promosso dall’Amministrazione
provinciale di Cosenza, si é tenuto
nei locali del Parsifal di Rocca Imperiale, il convegno “Il mare che unisce”, per dare seguito all’associazione delle province di Cosenza, Matera, Taranto e Lecce, che si era costituita due anni fa a Trebisacce.
Per come dichiarato dai convenuti, i
due anni trascorsi, interessati da scadenze e impegni elettorali, sono serviti agli associati per conoscersi e
per impostare il lavoro. Presenti quasi
tutti i sindaci dell’Alto Jonio, i Presidenti e gli amministratori delle
quattro province, funzionari dei settori interessati, un funzionario del
Ministero degli Esteri, il consigliere
regionale Mario Franchino. Ha preso la parola il sindaco di Rocca Imperiale Ferdinando Di Leo, che ha
ringraziato per la scelta del suo paese, ha evidenziato il carattere operativo dell’iniziativa, che fa sentire il
suo territorio non marginale, di confine , ma cerniera, snodo importante
tra aree diverse. Hanno parlato i consiglieri provinciali della zona, Mundo, Ranù e Melfi, e dopo i saluti di
rito hanno evidenziato la necessità di
una programmazione che tenga conto delle potenzialità e vocazione dei
territori, uniti da storia,cultura , economia, usi e costumi, per scongiurare una nuova ondata migratoria.
Hanno messo in risalto la necessità
di porre attenzione allo spopolamento delle aree interne, denunciando la
carenza di valide ed efficienti infrastrutture. Bisogna sfatare, é stato il
ritornello, il luogo comune che dipinge i nostri territori sempre e solo
assistiti. Sono intervenuti poi i tecnici delle varie amministrazioni provinciali che hanno illustrato gli aspetti
legislativi dei problemi da affrontare
dichiarando indispensabile ai fini del
successo chiarezza d’idee ed unità
d’intenti, superando vecchi ed inattuali campanilismi. Il rappresentante del Ministero degli Esteri ha illustrato nei dettagli un’iniziativa di
collaborazione già in atto con la Tunisia, la quale favorisce con una legislazione d’avanguardia e finanziamenti consistenti le collaborazioni
con l’estero.
Unanime é stata la denuncia della
finanziaria 2010 che penalizza tutti
gli Enti locali ed il Sud in particolar
modo. L’accesso al fondi comunitari europei é impedito dal mancato
finanziamento della quota nazionale. Agli enti regionali, provinciali e
locali vengono delegate sempre nuove funzioni, ma invece di assegnar
loro nuove risorse vengono tagliate e
ridotte in modo rilevante quelle già
in godimento.
Intervenendo i vari rappresentanti
delle province, hanno tutti evidenziato la necessità di unità d’intenti,
l’importanza di portare avanti concretamente le iniziative per fare sistema, ponendo i problema di carenza di lavoro al primo posto, l’esigenza di migliorare i collegamenti, di
aver cura dell’ambiente, ponendo
l’esigenza che venga fatto spazio
nelle decisioni anche agli operatori
privati. Esternata la necessità di darsi scadenze, veniva proposto l’on.
Mario Oliverio quale presidente dell’associazione.
Oliverio, accettando solo a condizione che si faccia a rotazione, ogni
sei mesi, ribadisce il momento delicato che l’Italia attraversa, sia per
motivi obiettivi di natura internazionale, sia per scelte politiche del governo di destra, che favoriscono il
Nord e penalizzano il sud, tassano i
meno ambienti e favoriscono i ceti
alti. Occorre quindi essere più presenti, più vicini alle piccole realtà..
Successivamente, Oliverio ha illustrato le realtà e le potenzialità del
territorio che si affaccia sul golfo di
Taranto, col mare, l’entroterra culturale e umano, le tradizioni, i valori
ambientali, facendo anche riferimento ai problemi attuali: erosione delle
Foto V. Filardi
coste, minaccia rappresentata dalla
centrale a carbone di Rossano e del
sito di Scanzano. Ha prospettato per
il prossimo autunno un incontro con
le comunità locali, con le associazioni confindustriali e con le forze
sociali. Ha accennato all’opportunità rappresentata dal Parco del Pollino, il più grande del meridione d’Italia, di alto valore paesaggistico, con
un accordo di programma da riprendere.
Complimentandosi per la partecipazione e per la qualità dei contributi,
il presidente della Provincia di Cosenza ha dichiarato che “ questa sera
si parte con il percorso delle vie del
mare, nella certezza che si possa
avviare per i nostri territori un percorso virtuoso verso uno sviluppo
con a centro l’uomo”.
Ospedale: la FIALS contro Caputo
“Sono cambiati gli equilibri politici regionali ma nella sostanza non è cambiato
nulla: si procede nella stessa logica di
favorire le aree politicamente più forti,
mentre la cosiddetta periferia è condannata a subire le solite angherie da parte
di una politica cieca a sorda verso le reali
esigenze dei territori”.
E’ la reazione della Fials (sindacato autonomo lavoratori della sanità) alle
esternazioni dell’on. Caputo che, secondo le testuali parole della Fials, “ricorrendo alla solita politica del campanile, vuole imporre nell’area dell’ex Asl n. 3 la
politica del più forte, proponendo la
smobilitazione del personale dei presidi
ospedalieri di Cariati e Trebisacce per
puntellare gli ospedali di Rossano e
Corigliano. Una proposta, questa, che –
secondo il segretario aziendale della Fials
Antonio Paolino - offende e mortifica
interi comprensori che, riponendo la loro
fiducia in taluni esponenti politici, si vedono ingannati e traditi nei propri diritti.
Invece di procedere nella stessa logica
dei loro predecessori, - ammonisce
Paolino – si vadano a scovare le vere
ragioni del deficit, ad iniziare dagli
imboscamenti che nel corso degli anni
hanno sottratto personale alle divisioni
ospedaliere per parcheggiarlo dietro le
scrivanie, per finire
all’enorme mobilità
passiva verso Puglia
e Basilicata prodotta da una politica
sanitaria miope e ottusa che finora ha
pensato solo ad accentrare i servizi
piuttosto che a valorizzare le strutture di
confine come l’ospedale di Trebisacce.
Ma tutto questo forse importa poco a
chi è interessato soprattutto al tornaconto elettorale”. Ci-
tando poi il recente caso della neonata
morta e seguito di un parto non andato a
buon fine, Paolino aggiunge: “Il recente
caso di malasanità che a tutti i costi si
vuole attribuire all’ospedale di
Trebisacce, con campagne diffamatorie
e denigratorie, graveranno sulle coscienze di chi si rifiuta di ascoltare gli appelli di
quanti difendono l’importanza strategica del “Chidichimo” in un territorio vasto
e disarticolato che lo stesso Scopelliti,
recandosi nei giorni scorsi a San Lorenzo Bellizzi, ha potuto toccare con mano…
Chi decide – secondo il segretario della
Fials – il più delle volte non conosce il
territorio e viene ingannato da dati falsificati, come quelli trasmessi alla Commissione Sanità che, come ha confermato lo stesso presidente Salerno nella
sua visita al “Chidichimo”, non combaciano con quelli attinti direttamente sul
campo… Un politico con la “P” maiuscola, - conclude Paolino – piuttosto che
fare arringhe polistiche, denuncerebbe
alla Magistratura chi ha chiuso i reparti
nel “Chidichimo” provocando la disgrazia di cui tutta la stampa nazionale ha
parlato e facendo lievitare la mobilità
passiva a 9 milioni di euro in un anno”.
(p.l.r.)
Il Saraceno è bello, manteniamolo pulito
foto: Pino Genise
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ALto
DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA
- N. 7 - LUGLIO
jonio
Le giornate gramsciane Così è, se vi pare
Mario Brunetti: “La questione meridionale
d'Italia
è scomparsa dal dibattito politico” La retorica del 150° per l'UnitàGiusepe
Rizzo
Foto V. Filardi
Si sono svolte a Plataci il 24 u.s. le
giornate degli itinerari gramsciani, con
tema: “Il passato pesa sul presente”.
Dopo il saluto, il sindaco avv. Franco
Tursi, accennando al ruolo di protagonisti degli arbereshe nel Risorgimento, ha
lanciato la proposta di farne studiare la
lingua, per evitare che scompaia con la
loro cultura.
L’on. Mario Brunetti, animatore di queste giornate, intervenendo, ne ha illustrato lo svolgimento, chiarendo che una
prima parte che doveva svolgersi
all’Unical, è stata rinviata per la chiusura
dei corsi. Ha poi ricordato il prof. Baratta,
da poco scomparso, protagonista di queste giornate nel passato. Brunetti ha poi
denunciato la scomparsa dal dibattito
politico attuale della Questione meridionale, sempre in evidenza in queste giornate, mentre essa è sempre attuale e
sempre più grave, per come evidenziato
nell’ultimo rapporto Svimez. Richiamandosi al dibattito attuale nella pubblicistica
su tesi contrapposte, accennando alle
questioni storiografiche del secolo scorso sull’argomento, ha illustrato l’opera
del Collegio di S.Adriano di S.Demetrio
Corone, per la diffusione dell’Illuminismo
e quale fucina di patrioti.
Sono intervenuti poi i vari relatori che
hanno dato vita quasi ad un seminario
sull’argomento che non è possibile riportare neanche in sintesi e che si potrà
apprezzare e godere solo con la stampa
e pubblicazione degli atti: Vito Teti, Giovanni Mazzei, l’ass.prov. Maria Francesca Corigliano, Rocco Pangaro.
Ha chiuso i lavori l’assessore alla Cultura della Regione Calabria Mario Caligiuri,
che riprendendo le tematiche della trattate ha auspicato una fase nuova nella
politica che unisca all’impegno culturale
anche iniziative economiche partendo
dalle nostre potenzialità per portarle a
sviluppo. Un plauso a chi fa vivere queste meritorie iniziative nel nostro mondo
asfittico, nell’auspicio che esse riescano
a vivificare la nostra vita quotidiana e a
radicarsi nelle realtà locali, con iniziative
alle quali certamente gli organizzatori
sapranno dar vita.
Vincenzo Filardi
Un giornale nato per far conoscere i
problemi del territorio, per rilanciare un
centro sinistra più unito e più impegnato,
per fare cultura non cortigiana, ma per
riscoprire le radici e per far parlare chi
non ha voce, diffondendo le cose tenute
nascoste, anche per “invidia. In campo
culturale, per esempio, perché sempre i
“maggiori” ? Devono avere voce, soprattutto i giovani e quelli che scrivono in
dialetto.
E in politica, come stiamo ? Mentre
scriviamo, il telegiornale della Calabria
annuncia un altro sconcerto: se è vera la
faccenda degli impianti eolici, dove sono
coinvolti ex governatori, noti ma già chiacchierati esponenti del litigioso PD (ex
comunista) e finanche un ex
ambientalista, proviamo la stessa tristezza che 150 anni fa dovette sopportare il
giornalista del “Bruzio” Vincenzo Padula,
nella sua famosa lettera a Garibaldi (Caro
Peppe). Padula, che oggi sarebbe contro la demagogia del 150° dell’Unità d’Italia, credeva a una nuova politica e alla
soluzione della “Questione meridionale”, ma rimase fortemente deluso. Ora,
pare che il 150° dell’unità si stia preparando con la vecchia retorica e anche
con molto spreco di pubblico denaro.
Il malcontento serpeggia da tempo. Dobbiamo “stare zitti” per non scomodare gli
amici?
Raccontiamo solo la situazione dei nostri paesi. In tutti i comuni ci sono
delle anomalie assurde
e fratricide: non c’è solo
lotta tra maggioranza e
minoranza ma ci sono
anche aspri contrasti all’interno della
stessa
maggioranza:
vedi
Montegiordano,
Amendolara,
Trebisacce, Albidona.
I nostri “amici” si offendono se citiamo i
“problemi”. I santini delle elezioni regionali di marzo hanno fatto già grazie e
miracoli: ci sono state assunzioni per via
direttissima, ma i nostri rappresentanti
dell’opposizione cosa hanno fatto ? Invece di protestare per queste azioni
antidemocratiche e clientelari, “avrebbero” chiesto un colloquio riservato, facendo capire che anch’essi (i
centrosinistri) “avrebbero” dei figliocci
da collocare, seppure in un posto precario o provvisorio.
Non coinvolgete Confronti. Questa è solo
una mia opinione personale. Ma invito al
dibattito aperto e libero quelli che hanno
a cuore i problemi della nostra terra.
Altrimenti, è inutile fare un giornale. Con
buona pace del "non mollare" di Antonio
Gramsci.
Zio Alessandro: eppure volevamo Il ritorno del lupo: sbranate cinque pecore nel bosco di Lagoforano
festeggiare i tuoi 100 anni!
Alessandria del Carretto - Alessandro Napoli
è stato un lavoratore forte e paziente; riuscì a
superare le prove più tristi della sua vita: perse
prima la moglie e poi la giovane figlia. Un uomo
legato alla famiglia, ai parenti, agli amici, al
paese. Sapeva riscoprire le nostre vecchie radici; ci raccontava storie e tradizioni popolari
ormai scomparse. Indimenticabile quella lunga
intervista che facemmo insieme al prof. Riccardo
Michelini (dell’università di Urbino) sulla festa
della “pita”. Nello scorso mese di maggio, all’università di Cosenza, ebbe la grande gioia di
assistere alla laurea del suo adorato nipote
Foto giu/ri
Paolo. In una bellissima tarantella dei ragazzi,
egli accompagnò la zampogna col suo vecchio
tamburello. Eravamo tutti sicuri di festeggiare il
suo centenario, ma zio Alessandro se n’è andato in silenzio, a 99 anni di età. Condoglianze per
tutta la famiglia. (nella foto, zio Alessandro
mentre taglia la torta per la laurea del nipote
Paolo Napoli-Cosenza, 24.5.2010) (giu/ri)
Salviamo il lupo, ma pensiamo anche al pastore
Sono lupi: i pastori conoscono la tattica e
lo stile di questi animali: il lupo agisce
quasi sempre di notte e nel massimo
silenzio. Invece, il cane randagio o inselvatichito abbaia ed’è ancora più violento; si avventa anche contro l’uomo. I lupi,
quando assaltano una mandria, sono
certamente stremati dalla fame. Di giorno stanno nelle tane e nei boschi più fitti,
di notte salgono sulle alture e tendono
l’orecchio nel più vasto orizzonte lunare.
Hanno l’udito acutissimo, sentono la campanella, il leggiero belato di una capra e
anche lo starnuto di una pecora. Sono
ormai certi della preda da sorprendere;
si mettono in cammino e arrivano in
branco silenzioso, si avventano veloci
sul gregge e scannano alla gola più di un
capo. Trascinano in posti più sicuri l’animale da sbranare; le altre bestie scannate restano ancora vive, muoiono quando
finisce il sangue.
Una notte di fine luglio i lupi che sono
scesi dal Pollino hanno provocato gravi
danni al bestiame di Antonio Adduci, in
località Viscigli di Alessandria: gli hanno
sbranato cinque o sei pecore. I danni
sono stati accertati dall'autorità municipale di Alessandria e anche con una
documentazione fotografica del bestiame rimasto ucciso. Se un pastore perde
cinque pecore ha avuto un gravissimo
Foto di Antonio Arvia
danno che sconvolge il già magro bilancio familiare e scoraggia l’isolato
allevatore del Pollino, dove la pastorizia
e i suoi prodotti caseari sono quasi finiti.
Speriamo che le autorità del Parco Nazionale del Pollino provvedano a risarcire i danni subiti dagli allevatori. Ma si
dovrebbe pensare anche a dare da mangiare alla specie protetta del lupo: si
parlava di carne da lasciare nei vari punti
del Parco. Altri tre lupi sono stati avvistati
tra Oriolo e S. Giorgio Lucano, e due
mesi fa hanno sbranato altro bestiame in
Albidona.
(gr)
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ALto
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jonio
Il Sud visto dal Nord. E viceversa
Agli inizi del mese di luglio ho realizzato
finalmente un viaggio che avevo in mente da anni: mi sono recato per qualche
giorno a Venezia con alcuni obiettivi ben
precisi: fare visita innanzitutto a due
amici di vecchia data, (Franco De Vita e
Mimmo Greco), per vedere di persona
che cosa fanno a Venezia i due miei
amici; ritornare dopo diversi anni, (circa
40) nella città più suggestiva del mondo
e constatare in modo diretto il miracolo
economico realizzatosi negli ultimi anni
nel cosiddetto nord-est d’Italia. Quel nordest, soprattutto Veneto, che dopo la guerra veniva chiamato la Calabria del nord,
nel quale, per intenderci, regna la Lega
di Bossi che da anni predica il famigerato
federalismo fiscale come pretesto per
responsabilizzare “i terroni”, ma in realtà
come espediente per fare cassa e per
spingere il meridione sempre più verso
l’Africa.
Dev’essere terribile, dicevo agli amici
che confermavano, vivere da meridiona-
li in un contesto geografico intriso di
razzismo e di invidia verso l’intelligenza
e la genialità dei cosiddetti terroni che,
dovunque si mettono, …fanno tenere la
luce a tutti. Ecco perché Bossi, tra le sue
varie e pittoresche uscite, voleva eliminare la concorrenza meridionale dai con-
corsi pubblici che si tengono nel nordItalia. Altro che Calabria, oggi nel Veneto,
certo anche per merito della sua classe
imprenditoriale, intraprendente e non
“scroccona”, la ricchezza si tocca con le
mani, tanto che il Veneto sembra essere
una propaggine dell’opulenta Lombardia. Ovviamente con gli stessi pregi a gli
stessi difetti.
Nella mia breve visita agli amici e parlando con loro, soprattutto con Franco De
Vita, mi sono infatti reso conto che l’assillo costante e prioritario di gran parte di
quegli imprenditori, è quello di fare grana
in quantità industriale e di eludere le
tasse, ricorrendo ad ogni escamotage
possibile. Ecco perché, mi sono detto,
votano per la Lega e per il PDL che
proteggono gli evasori fiscali, che continuano a spremere sempre i produttori di
reddito fisso, tassabile alla fonte e che
periodicamente fanno un condono per
sanare tutte le pendenze accumulate
dagli evasori.
Con il concetto che Lega e PDL hanno
dello Stato e quindi del sistema fiscale
italiano, diventa una gara, una vera e
propria goduria evadere o eludere le
tasse ed evitare quindi che gli “sghei” del
nord finiscano ad un sud sempre più
povero e derelitto. Ho visitato, tra l’altro,
San Donà di Piave, un paese del circondario di Venezia-Mestre dove ero stato
circa 20 anni orsono: allora era solo un
paese agricolo, come un paese della
Calabria, con una infrastrutturazione limitata. Oggi San Donà di Piave, dove
vive un altro trebisaccese “illustre” (il dr.
Nicola Corigliano, per lunghi anni primario otorino) non si riconosce. Sembra un
sobborgo di Milano, il risultato di un
autentico miracolo economico. E così gli
di Pino La Rocca
altri paesi del circondario di Mestre, che
oggi fa circa 300mila abitanti.
Il paradosso è che, nonostante la ricchezza si tocchi con mano, la Lega continua a lamentarsi ed a predicare la
secessione da un sud sempre più morto
di fame.
Sul viaggio, sulle esperienze maturate in
quei pochi giorni, potrei scrivere un libro,
ma per non tediare ho preferito essere
conciso ed evitare tante altre considerazioni. Ma non posso non accennare a
quello che fanno i due vecchi amici che,
come tantissimi meridionali trapiantati
per lavoro al nord, fanno onore al paese
d’origine e alle radici alle quali restano
saldamente ancorati.
Franco De Vita per anni è stato funzionario dell’Ufficio delle Entrate di VeneziaMestre ed ora, avendo scelto la quiescenza anticipata, svolge l’attività di avvocato, con un proprio studio legaletributario a Mestre, potendo mettere a
frutto, tra l’altro, la lunga esperienza e la
competenza maturata nel settore.
Un’esperienza ed una competenza visibilmente apprezzata e valorizzata in una
regione che, lasciatemelo dire, ha grande capacità di fare impresa e di fare
soldi, ma che è fondamentalmente tanto
arrogante quanto ignorante. Il giudizio
ovviamente non è… erga omnes.
Sono stato inoltre a trovare, come gradito ospite, il mio caro amico ingegnere
Greco (per gli amici Mimmo) che, nonostante i suoi impegni di lavoro, mi ha
riservato una giornata intera, portandomi in giro per tutta Venezia con la sua
barca (un motoscafo con tanto di pilota).
A partire dall’isola di Sacca Sessola,
detta isola delle rose, una delle isole
artificiali più grandi (18 ettari) della laguna di Venezia, che un tempo ospitava un
grande sanatorio. Su quell’isola, acquistata originariamente dalla Cit, l’impresa
edile di Mimmo Greco sta realizzando da
alcuni anni, per conto di proprietari tedeschi, un complesso alberghiero a “5stelle”, di grandezza e lusso avvenieristico,
destinato ad accogliere eventi e congressi di carattere internazionale, come
la Mostra del Cinema di Venezia. Si
tratta di un’opera faraonica, qualcosa di
straordinario, che si può giustificare solo
con il fascino immortale che l’icona di
Venezia esercita nel mondo. Nel cuore
della laguna di Venezia, alle spalle dell’isola della Giudecca, un altro paesano
si fa dunque onore e tiene alto il nome di
Trebisacce. Un trebisaccese che, da
amante del mare, a Venezia vive nel suo
habitat preferito, ma Mimmo Greco, come
del resto Franco De Vita, rimangono
saldamente ancorati al loro paese, tanto
che entrambi fanno la spola, con ogni
mezzo, per tenere i contatti con il paese,
con la famiglia e con i vecchi amici. Tra
cui il sottoscritto. Che ha apprezzato
molto la loro ospitalità.
***
Foto di Pino La Rocca
PER I PAESI DELL’ALTO JONIO
Mentre scendevo da Cerchiara, prima di raggiungere Palazzo della Piana, ho visto l’ulivo
secolare nel terreno di Micuzzo Acampora,
l’ottimo ristoratore dell’autentica cucina biologica. E’ una pianta meravigliosa; Mimmo
Acampora, dopo aver fotografato il “saettone”
che si dissetava nella vasca, ha ripreso anche
questo nobile “patriarca”. Paura e umana pietà
a Villapiana: l’uomo trovato morto nel bagno
della stazione di Sibari era padre di quattro
figli, risiedeva in questo comune e forse aveva
anche qualche problema di disagio fisico ed
esistenziale. Ad Amendolara trovo molte
notizie: c’è sempre polemica tra il sindaco
Melfi e l’opposizione di Rotondò; si è arrivati
addirittura alla carta bollata per un manifesto
attribuito all’opposizione. Melfi lo ritiene diffamatorio. Ma alla fine la querela è stata già
ritirata: secondo l’accusa, si tratta di “esternazioni esagitate”.
L’albero del Sel, ovvero il gruppo di sinistra di
Nicki Vendola, nasce proprio in Amendolara?
Nell’Alto Jonio vi hanno aderito gli ex rifondatori comunisti Vincenzo Mastrota (di Villapiana), GP. Schiumerini (di Trebisacce), Marco
Calcagno (di Francavilla) e lo stesso Mario
Melfi, sindaco e consigliere provinciale che
abbandona la vecchia Margherita e anche il
PD. Il consigliere regionale Aiello è ancora
indeciso se lasciare Rifondazione. Intanto,
Damiano Gagliardi cerca di riorganizzare Rifondazione Comunista. L’Albero Sel è stato
festeggiato all’Hotel “Grillo”, dove hanno par-
Silvio Lombardi, anche dal sindaco
Franco Calotta e dal
consigliere Alfredino
Acciardi. I professori Osvaldo Pugliese
e Vincenzo Toscani
hanno parlato della
famiglia Giannettasio.
Ritorno verso Roseto Capo Spulico e
mi dicono dell’originale iniziativa di colUn altro patriarca della Piana di Cerchiara
laborazione tra la Cia
(Confederazione itaFoto Domenico Acampora
tecipato anche il presidente del gruppo Giu- liana Agricoltori) e l’Associazione dei Pensioseppe Giudiceandrea, l’ex verde Gino Marrel- nati locali. A Montegiordano e mi rendo conto
lo e l’on. Cento: politica, musica e un ottimo delle bravate dei soliti insensati e criminali
piatto del “Grillo”. Lungo la fiumara Ferro c’è dell’ambiente: sono andate in fiamma una
caldo rovente; ad Oriolo, la morte del dott. ventina di ettari della bella pineta che costegSilvio Alfredo Lombardi ha colpito tutta la co- giava la SS 106 jonica e lo scalo di Montegiormunità. Qui si svolgerà una gara podistica dano. C’è ancora qualche maretta nell’amregionale per ricordare il giovane consigliere ministrazione comunale, guidata dal sindaco
comunale Pasquale Liguori, scomparso un Francesco Lamanna: tema della discordia è la
gestione del verde nel lungomare e dintorni. I
anno fa.
Avvenimento di rilievo è stata la visita di Maria quattro consiglieri della minoranza sostengono
Graciella Giannettasio, ministro della Repub- che il bando sarebbe stato irregolare, ma proteblica argentina e vice governatore di Buenos sta anche Rifondazione Comunista, che fa parAires, figlia dell’emigrato Vincenzo. Apparte- te della maggioranza. Rif.ne dice che la gestionente al “Fronte democratico della vittoria”, ne poteva essere affidata ai disoccupati del
era stata ricevuta, oltre che dal compianto luogo. Comunque, il bando è stato annullato.
Ciccio Scaliero
Un’altra buona notizia la trovo a Rocca Imperiale: la Calabria settentrionale e la Lucania
meridionale saranno congiunte da cinque chilometri di lungomare comune, tra Rocca e
Nova Siri Scalo.
Salgo verso Canna e apprendo che si torna a
parlare dell’odissea del centro disabili di Canna: è ormai chiuso.
In Albidona si sente odore di salsiccia, di peperoni e patate fritte; il sindaco Salvatore Aurelio,
e il presidente della Pro Loco Ciccio Salvatore e
l’assessore al turismo e spettacolo Pinuccio
Salandria hanno stilato un programma comune
per la bella estate, dedicata anche agli emigranti. Si discuterà anche di “prevenzione del tumore”. Ancora popolata la festa della Madonna
della Pietà del 5 agosto: ho visto che l’incanto
delle offerte è pure abbastanza ricco e con tutti
i prodotti tipici locali, anche un porcellino. Seguiranno le feste della Madonna del Càfaro nella
vallata della Potente, e di San Rocco.
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- N. 7 - LUGLIO
A L T O
J O N I O
Cerchiara: Grotta delle Ninfe Lusiadi Albidona – Il sito di Franco Middonno
Acqua “santa” che finisce a mare
Foto di Pino La Rocca
Arriva l’estate e Cerchiara si pone al
centro dell’attrazione turistica, affidandosi alle sue proverbiali “sette bellezze”
tra cui la mitica Grotta delle Ninfe, apprezzata per le sue calde acque termali,
che diventa meta di frotte di turisti provenienti dalle spiagge per trascorrere una
giornata diversa, immersi nel verde della
lussureggiante macchia mediterranea e
nelle calde acque sulfuree della Caldana.
Davanti alla suggestiva grotta delle Ninfe Lusiadi, che secondo l’antica leggenda era l’antro nascosto che custodiva il
talamo della mitica dea Calipso, è stata
realizzata una grande piscina di acqua
calda (30°C), le cui qualità terapeutiche
erano già note agli antichi Sibariti che le
frequentavano assiduamente. All’interno della stessa grotta, ormai interdetta
all’afflusso dei turisti per non compromettere l’equilibrio dell’eco-sistema naturale, si formano fanghi dalle accertate
proprietà terapeutiche. Da alcuni anni il
complesso termale è stato ristrutturato e
adeguato a rigorose norme igienico-sanitarie e la stessa gestione, che per
lunghi anni è stata affidata alla famiglia
Carlomagno, è passata direttamente al
comune che non lesina energie e risorse
per renderlo sempre più bello e accogliente. Peccato però che le preziose
acque della Caldana, dopo aver svolto il
loro… compitino nella piscina, vengano
dirottate nel torrente Caldanello dove
prendono la via del mare senza essere
compiutamente valorizzate. E’ da anni
infatti che si parla della realizzazione di
un complesso termale tale da poter diventare una grande risorsa economica
ed occupazionale per il comune e per i
tanti cerchiaresi che per trovare lavoro
sono in giro per l’Italia e per il mondo. Di
recente si è parlato di una proposta per
far decollare finalmente la “Grotta delle
Ninfe”. L’ha presentata il movimento
politico-culturale “Liberamente”. “L’idea
progettuale – si legge nella proposta –
prevede due aspetti strettamente
correlati tra loro: la gestione dell’esistente e la realizzazione del parco termale
“Grotta delle Ninfe”. Lo sviluppo termale
a Cerchiara – si legge ancora nella proposta – non può infatti fermarsi alla gestione, pur necessaria, dell’attuale impianto. Mentre si gestisce l’esistente sostiene Liberamente - nulla impedisce
di collegare i due aspetti formulando un
“bando-concorso di idee” per la realizzazione di un parco termale, con progettazione a carico dei proponenti, incaricati
peraltro di trovare le risorse necessarie
per la realizzazione del parco stesso”.
Se n’è parlato per lo spazio di un mattino.
Poi, anche su questa proposta è calato
il sipario e le acque medicamentose
della Caldana, che in altri posti avrebbero avuto ben altro destino, continuano
mestamente il loro viaggio verso il mare.
Albidona ieri, Albidona oggi. L’ideatore e
fondatore rag. Franco Middonno, nella
presentazione del sito parla di “recupero
delle nostre radici e della nostra memoria storica e popolare”. Infatti, vi propone
notizie di attualità, storia, tradizioni, documentazione fotografica di Albidona del
passato e Albidona di oggi. C’è molta
cultura varia. Nel sito sono inseriti anche
alcuni video riguardanti vecchie cose
Al mio paese (Albedòna) ci sono i topi
di campagna, i topi di città e anche i topi musicanti
Purtroppo, al mio paese, dove ci vogliamo tutti un bene pazzo e dove i governanti sono sempre in perfetta armonia
nel lavoro amministrativo, ci sono i topi
di campagna e i topi di città. Questi ultimi
arrivano da fuori, con le grosse auto
blindate. Una volta, le nostre case erano
affumicate e sgangherate, tutte
“sgarrupate”, direbbero i ragazzi del prof.
Marcello D’Orta, ma erano piene di prosciutti, lardo, soppressate, salsiccia, formaggio, “pedali” di olio, granai e
“cannizze” di grano, orzo e biada, botti e
fiaschi di vino e cassoni di frutta secca.
I topi squittivano, facevano delle furibonde corse sulle tavole del soffitto, fruga-
Parco Nazionale del Pollino?
Non deve essere un illustre sconosciuto
vorranno avventurarsi nel viaggio, non
Civita: Ponte del Diavolo
Foto Pino Genise
Quello che seguirà, non vuole essere
assolutamente uno scritto costruito artificiosamente per alimentare o sollevare
polveroni. Vuole essere semplicemente
un piccolo contributo da chi è straordinariamente conquistato da quell’immenso
oceano verde che sembra non finire ma.
Un contributo, pur se non richiesto, d
stimolo per chi si occupa della gestione
del “sistema” parco. Parco ancora tutto
da costruire, possibilmente, con la partecipazione di tutte quelle persone che
più virtuale, ma reale del Parco Nazionale del Pollino.
Per le popolazioni del Pollino, l’istituzione dell’area protetta rappresenta sicuramente un’opportunità da non sprecare.
Vanno messi in movimento energie e
meccanismi tali affinché l’area protetta
decolli definitivamente. Con l’istituzione
del Parco sono sorte pure iniziative finalizzate ad attività turistiche e ricreative.
Attività dedite soprattutto al turismo rurale ed escursionistico. Attività facilitate da
un paesaggio quasi fiabesco, nonché di
grande interesse naturalistico e
paesaggistico. Uno degli ultimi paradisi
naturali del Bel Paese. Vent’anni. Sono
gli anni trascorsi dalla istituzione ufficiale
da parte del Ministero dell’Ambiente della Repubblica italiana. Vent’anni ? Una
verità. Ora è tempo di bilanci. Bilanci che
comunque vanno fatti. In origine si poteva tranquillamente affermare che c’era il
Parco ma non la testa. Oggi, l’esatto
contrario: c’è la testa ma non il Parco.
Parco quale soggetto/oggetto denominato “Parco nazionale del Pollino”. Tant’è che sorge il dubbio: “Ma il Parco esiste
veramente, o continua ad essere un’illusione che tarda a materializzarsi ?“.
Ma quanta gente consoce l’area protetta
del paese, che va giustamente e meticolosamente indagato, per far conoscere
ciò che era ancora inedito e nascosto.
L’aspetto pregevole di questo lavoro è la
partecipazione al “plurale”; Franco
Middonno ha chiesto e ottenuto la collaborazione delle varie parti sociali, politicheFoto
e culturali
giu/ri della nostra comunità, il
che significa che il paese vuole stare
unito.
Leonardo Tufaro
più vasta d’Europa dell’Appennino
calabro/lucano ? Soprattutto a quanti è
chiaro il concetto di area protetta ? I
numeri non incoraggiano affatto, nonostante un pur sensibile aumento di coloro
che sanno del parco. I grandi numeri
restano un miraggio. L’istituzione di un
parco, nella fattispecie il Parco del Pollino,
dovrebbe migliorare la qualità della vita
delle popolazioni che vivono nell’ambito
territoriale di un parco. Ma così finora
non è stato per le popolazioni del luogo.
Per esempio:non esistono dati ufficiali su
quanti posti di lavoro diretti abbia prodotto l’istituzione dell’Ente Parco. Soprattutto quali interessi partecipativi ha prodotto nelle popolazioni locali. Dopo tanti
anni,nonostante i pur lodevoli sforzi, non
esiste ancora un comune agire tra l’Ente
Parco e gli Enti locali.
Bisogna far ripartire il progetto Parco
Nazionale del Pollino. Riappropriarsi dello
spirito originario e far conoscere il Parco
in ambiti sempre più vasta. Convincere
sempre più gente a visitare l’area protetta per ritrovare i ritmi perduti con la natura
e con se stessi.
Buone vacanze a tutti i frequentatori del
Parco Nazionale del Pollino.
vano nelle dispense e saltavano dal granaio alla cassa del pane. Spesso se la
cavavano col gatto e con la serpe, che
era pure di casa.
Ora vi racconto anche dei topi musicanti:
una sera d’inverno sono giunti in una
solitaria masseria di contrada Pantano,
perché sapevano che una povera vedova aveva un porcello di 43 chili. Era oltre
la mezzanotte: per non far sentire i lamenti del porcello, uno dei loschi tipacci
si mise a suonare l’organetto; gli altri
tenevano il porcello per i piedi e per il
muso. Il topo più sanguinario prese il suo
coltellaccio e scannò la sfortunata
bestiola, anche se a Natale l’avrebbero
uccisa proprio i suoi padroni.
I topacci misero i quarti di carne nel
bagagliaio e si diressero verso il paese.
La mattina dopo, i vicini di campagna
sentivano la vedova che piangeva…il
porco rubato. I vicini erano convinti che
quel suono di allegro organetto notturno
fosse una normale serenata …alla vedova!
Comunque, i topi continuano a rubare.
L’altra notte hanno preso di mira Pasquale, la cui piccola mandria viene colpita in ogni festa religiosa. Lo scorso
anno, tra la Madonna della Pietà e la
Madonna del Càfaro, gli rubarono un
montone.
Invece, nel centro abitato, senza dimenticare le due tentate rapine alle Poste, i
topi erano certamente di fuori (... i topi di
città), arrivarono con una lussuosa Alfa
147 e tentarono di trovare qualcosa in un
appartamento, ma questa volta i topi
dovettero scappare senza formaggio e
senza salsiccia.
(zu’ Pepp)
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- N. 7 - LUGLIO
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
A L T O
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Oriolo: la dolorosa perdita I Murales di Montegiordano
di Silvio Lombardo
All’improvviso e prematuramente è venuto a mancare
nei giorni scorsi Silvio Alfredo Lombardo, vice-sindaco di
Oriolo, di professione medico veterinario dell’Asp, dirigente politico storico della sinistra, persona molto
benvoluta da tutti per il carattere schietto e cordiale,
stroncato da un infarto fulminante all’età di soli 55 anni.
La comunità di Oriolo e l’amministrazione comunale si
sono strette attorno alla sua famiglia in un momento così
Foto F. Lofrano
difficile per testimoniare il cordoglio e la stima innanzitutto
per la persona e poi per l’amministratore. In suo onore
tutto il paese si è fermato osservando una giornata di
lutto cittadino proclamato dal sindaco Franco Colotta e un mare di gente ha
partecipato commossa ai suoi solenni funerali, officiati nella Chiesa Madre San
Giorgio Martire dal parroco don Nicola De Luca. “Abbiamo perduto il nostro faro, una
guida affidabile e lungimirante, – ha detto il sindaco Colotta nel suo discorso funebre
- un uomo che nel corso della vita ha fatto dell’amore per il proprio e per la propria
gente la sua fede e la sua ragione di vita”. Tantissimi i messaggi di cordoglio indirizzati
al sindaco Franco Colotta da tutta la Calabria. Tra questi citiamo quello del consigliere
regionale di IDV Mimmo Talarico: “Ho avuto modo di conoscere Alfredo Lombardo
molti anni fa e nel corso del tempo ne ho apprezzato le qualità umane e politiche. La
sua personalità generosa e onesta caratterizzata dal tratto gentile si è distinta in tutte
le fasi della storia della sinistra cosentina… Ci mancherà l’esempio di un uomo
altruista, di un amministratore serio, di un politico illuminato e di un professionista
competente”. Alla famiglia, all’amministrazione comunale ed alla comunità di Oriolo,
le condoglianze più sentite da parte della Redazione di Confronti, di cui Alfredo era
un convinto sostenitore. (p.l.r.)
Manifestazioni estive, le cose più consigliabili
I film di Frammartino e Graziano
Radicazioni di Alessandria.
A Trebisacce, tornate a vedere l’ultima
commedia dell’Albero della memoria (E’
tutt nu rravuòte): la prima rappresentazione è stato un grande successo.
Certamente, Montegiordano diventa sempre più bella: non solo per i
suoi abitanti ma anche per i forestieri. E’ stata una visita frettolosa ma
siamo rimasti incantati a guardare i
murales del centro storico. Si richiamano alla memoria, alle tradizioni e
alla storia della nostra gente: “quiss
è a casa d’u mìdiche Ndoni”, “Quist
iè a casa’ i Mingh u Bannitòre”, e
poi, la scala degli innamorati e soprattutto la riproduzione di alcune
lettere di emigranti. Non possiamo
che congratularci con gli autori: l’artista Franco Lateana, l’ins. Ida
Salerno e la giovane Patrizia D’Amore. Torneremo a parlare di questi
splendidi murales di Montegirodano.
Foto Pino Genise
Estate di Alessandria: Radicazioni,
sport, feste religiose e sagra dello stufato
Certamente, per chi vuole rilassarsi, vanno bene anche le serate canore e gastronomiche, ma c’è pure chi aspetta l’estate
“intelligente”, quindi sono consigliabili il
teatro di Eduardo De Filippo alla Portella
di Oriolo, il film sull’emigrazione di Marco
Ottavio Graziano ad Amendolara, il film
di Michelangelo Frammartino “Le quattro volte” ad Alessandria. Saranno presenti i registi dei due film. Vale la pena
seguire l’incontro con gli emigranti dell’Argentina e la poesia dialettale a San
Lorenzo Bellizzi, le serate culturali del
Musagete da Farncavilla Marittima a
Trebisacce, la festa del peperoncino in
quasi tutti i paesi dell’Alto Jonio, un dibattito culturale con i professori Giuseppe Trebisacce e Cesare Pitto a Nocara,
ma soprattutto le tre giornate di
Le tre giornate di Radicazioni
(Festival delle culture tradizionali) si
svolgeranno dal 20 al 22 agosto: concerti, arte e musica nel cuore del
Pollino, artisti in strada, teatro, maschere e marionette, pittura murale,
fotografia, stand enogastronomici, di
artigianato e strumenti tradizionali.
Mentre l’Amministrazione comunale
e il Comitato feste sta svolgendo
manifestazioni sportive, gastronomiche e religiose. L’arte del vino, la
gara al peperoncino,l’assaggio del
miglior vino e le feste religiose della
Madonna dello Sparviere, di S.
Rocco, S. Vincenzo Ferreri e la Madonna del Carmine. Per lo sport, il
finale del torneo di calcetto Memorial
“Giuseppe Arvia”, un giro di bici in
montagna. E<per la cultura e le tradizioni popolari locali, lo spettacolo
musicale e una mostra fotografica,
la proiezione di “La gente dell’albero” di Angelo Maggio, Arturo Lavorato e Felice d’Agostino. Per i buongu-
stai, grande attesa per la sagra dello
stufato di vitello, preparato dai maestri della cucina alessandrina.
Sulla rivista Apollinea, un interes-
sante articolo di Tullio Masneri: Culto
dell’albero tra Amendolara e Alessandria del Carretto enotrie.
Apollinea, anno XIV, n,4-luglio-agosto 2010, pp.26-29.
SS 106 jonica e strade interne
Nonostante il caldo torrido di agosto e
il traffico abbastanza intasato, si continua a correre a velocità incontrollata.
A Roseto, due giovani motociclisti sono
Disagio postale
Disagio postale a macchia d’olio.
I giornali ne parlano tutti i giorni,
da Cariati alla Sibaritide, dal Tirreno allo Ionio: la maggior parte
degli impiegati è in ferie; quei
pochi che restano sono sopraffatti dal lavoro e dalla folla. Il computer va in tilt e i poveri vecchi non
possono pagarsi la pensione, né
si può chiedere un documento
tramite posta elettronica.
andati a sbattere contro un’auto in
sosta e hanno riportato gravissime ferite. Insomma, lo stiamo sentendo da
anni: “La 106 non è una strada “garantita”. Ha discusso della sicurezza stradale anche l’Amministrazione provinciale, ma siamo sempre nel pericolo e
nella precarietà. Speriamo che dopo le
parole si veda qualcosa di concreto.
E le strade dei paesi interni ? Per le 42
curve pericolose della TrebisacceAlbidona il primo finanziamento della
Provincia è arrivato cinque anni fa; lo
scorso anno si era iniziato a sopprimere una sola curva (quella di Rosaneto),
ma i lavori sono fermi da mesi, e dopo
l’aumento dei prezzi, lo stanziamento
del primo lotto, forse non basta nemmeno per fare un muro di sostegno.
(gr)
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trebisacce e dintorni
L’Osservatorio cittadino Auguri, Capitano La Rocca
Le notizie del
mese di luglio
sono belle, brutte e pure serie e
curiose. Comincio con i giovani
emergenti:
Domenico
Brunetti, difensore della squadra di calcio
trebisaccese Geos Sporting andrà giocare col Lecce per il campionato nazionale Giovanissimi. Mentre Antonietta
Vito, del liceo classico “Alessi di Turi”,
con il tema “La furia della natura” è la
prima classificata nel premio letterario
“Maria Gaetana Geraci”.
E’ il prof. Antonio Miniaci il nuovo presidente del Rotary Club Trebisacce-Alto
Jonio; succede a Loredana Latronico e
sarà in carica per due anni. Il Rotary
porta avanti iniziative umanitarie di solidarietà, anche nel Terzo mondo.
E’ già iniziato il “Festival del mare”, il
sindaco Bianchi riduce le spese, non ci
sarà il solito e “grande” cantante di fama
nazionale. Si faranno conoscere, invece, le tradizioni locali, l’Albero della memoria si esibirà in altre rappresentazioni
teatrali.
State attenti, nelle case di periferie e
nelle vicinanze di orti, aiuole e giardini: il
gracidare del rospo annuncia la pioggia,
la biscia e l’aspide vanno trovando
frescura,l a vipera può attorcigliarsi attorno alla pianta di pomodoro o sotto il
fico; e il cervone, quello che noi chiamia-
mo serpe entra in casa anche di notte,
percorrendo i vicoli del paese: è in cerca
di uova e di topi, quindi è un ottimo
operatore ecologico. Hanno fatto bene
gli amici che hanno stanato il rettile che
si era rifugiato in un catasta d legno:
invece di ucciderlo, sono andati a portarlo in aperto terreno, ma potrebbe tornare
sul luogo del … delitto !
Ha avuto un buon seguito il convegno
sui problemi pediatrici al Miramare Hotel
Palace.
Alcune bagnanti fanno questa gentile
richiesta: perché non si è provveduto,
come si è fatto invece per la spiaggia di
108, a spianare le piste d’accesso tra il
grande pietrame della spiaggia e l’acqua
marina ?
E’ stato affisso il solito manifesto color
verde-chiaro, firmato dalla opposizione.
E’ stato definito “irriguardoso”, forse perché porta questo titolo”: “incapace”. S
legge che il sindaco Bianchi, nel bando
di concorso per la gara d’appalto per i
rifiuti avrebbe escluso una ditta partecipante. Il primo cittadino di Trebisacce
risponde che la minoranza potrebbe
essere anche accusata di “turbativa
d’asta”, perché “quella ditta non è stata
esclusa ma dovrà completare la documentazione richiesta”.
Il vicesindaco Mandaglio, che è anche
assessore alle politiche sociali, propone
un progetto per le donne
extracomunitarie presenti a Trebisacce.
Potrebbero essere adibite nelle scuole,
almeno per otto mesi lavorativi.
(Orazio e Pancrazio)
Il 31 luglio scorso, nella chiesa della
Riforma in San Marco Argentano, Massimo Larocca, capitano dell’Esercito, figlio del nostro Direttore Responsabile,
ha coronato il suo sogno d’amore portando all’altare la gentile Nina Husakovic,
di nazionalità bosniaca, conosciuta durante una delle sue missioni all’estero. Il
rito religioso, officiato da don Alessio De
Stefano, si è concluso sul sagrato della
Chiesa con il caratteristico “ponte di sciabole” formato da sei colleghi-ufficiali,
sotto il quale hanno fatto passare gli
sposi tra gli applausi dei presenti. Massimo e Nina hanno poi dato appunta-
T R I B U N A
mento agli invitati nella sala ricevimenti
di “Palazzo del Capo” in Cittadella del
Capo. Agli sposi ed ai genitori gli auguri
più affettuosi da parte della redazione di
Confronti.
L I B E R A
Mariano ed i trebisaccesi
Elezioni amministrative 27/28 maggio 2007: tutto
è pronto, la nostra ridente cittadina è chiamata alle
urne per eleggere il nuovo sindaco. Due le liste:
”Trebisacce libera” con candidato a sindaco l’architetto Mariano Bianchi e “Un domani europeo”
guidata dal Dr. Rocco Soldato. Come ormai avviene da tempo, se ne sono dette di tutti i colori,
anche quelli che oggi provano ad imparentarsi. Io
ero molto indeciso. Alla fine ho votato per la lista
che ha vinto anche perché mi affascinava lo
slogan ”Riprendiamoci il sogno, la storia, il futuro”,
mentre la lista avversaria si presentava come la
continuità. Una continuità che non mi convinceva.
Tre anni dopo la vittoria della lista capitanata dal
“Sindaco” Mariano, qualcuno dei suoi amici si è
addirittura trasferito sull’altra sponda e oggi fa
parte della Minoranza, tanto che i numeri della
Maggioranza si sono assottigliati. Nonostante tut-
to Mariano continua a portare avanti il suo mandato, anche se tra mille difficoltà e imboscate. Questa situazione però, anziché indebolire l’amministrazione come in molti erano portati a pensare,
l’ha rafforzata, grazie soprattutto alla squadra
degli assessori rimasti fedeli. La burrasca sembra
essere alle spalle e penso comunque che il mandato di Mariano vada a buon fine. Per quanto mi
riguarda sono sempre stato fin dall’inizio favorevole alle iniziative dell’amministrazione comunale
in carica, anche se molte promesse non sono
state ancora realizzate. Io comunque resto
fiducioso e credo che entro i prossimi due anni
quei progetti verranno realizzati. Solo così noi
sostenitori del sindaco Mariano potremo finalmente dire che non abbiamo sprecato il voto e
vedere Trebisacce crescere e riprendere il suo
ruolo nell’Alto Jonio. Giuseppe Angiò
Angelo Malatacca Segretario Il “ponte serpente” della Pagliara e
regionale di Italia Nostra
quelli che hanno la memoria corta
Il presidente della Sezione “Alto Jonio” di
Italia Nostra, architetto Angelo
Malatacca, è stato eletto Segretario del
Consiglio Regionale di Italia Nostra che
sabato 17 luglio, nel corso dell’assemblea regionale tenutasi a Cosenza tra i
rappresentanti delle Sezioni calabresi
dell’associazione, ha rinnovato i suoi
organismi direttivi eleggendo il presidente e la giunta esecutiva che dureranno in carica per i prossimi tre anni. “Si
tratta – così si legge in una nota redatta
all’interno della Sezione di Trebisacce
che come è noto va da Rocca Imperiale
a Cassano Jonio ed a Civita – di un
significativo riconoscimento al dinamismo del suo presidente e più in generale
all’ottimo lavoro svolto dalla Sezione di
Trebisacce sorta solo da pochi anni”. Nel
corso della stessa assemblea, sentita la
relazione del presidente uscente sulle
attività svolte nel corso degli ultimi tre
E' venuto a mancare improvvisamente Alfredo Pignanelli decano
dei "Barbieri" di Trebisacce, nonché appassionato di musica e virtuoso di chitarra e mandolino. Alla
moglie, al figlio Rocco, ai familiari sentite condoglianze.
anni, i rappresentanti delle sezioni
calabresi di Italia Nostra hanno
riconfermato nella carica di presidente
l’architetto Carlo Di Giacomo, riconoscendo ed apprezzando la sua competenza ed il suo operato ed eletto quali
vice-presidenti Cosimo Caccamo e Alessandro Ciliberto e come tesoriere
Domenico Maio.
I pensionati della
“San Giovanni Bosco”
Congratulazioni per il lungo lavoro educativo svolto con dedizione nella nostre
scuole; auguri per un meritato riposo.
Vanno in pensione i docenti scuola
dell’infanzia: Concetta Bartucciotto e
Rosa De Paola; della scuola
primaria:Filomena Granato-Teresa Lizzano-Liberata Longo, Domenica Middonno, Rosa Ripoli, Filomena Rossi,
Vittoria Petta e Lorenzo Giovazzino.
Va pure in pensione Sebastiano Indraccolo, del DSGA.
Per una maggiore informazione, visitate anche il sito della scuola:
www.scuolatrebisacce.altervista.org
Gli abitanti del quartiere Pagliara continuano a denunciare l’inquinamento acustico sul grande cavalcavia della fiumara
che porta questo nome. L’Anas, su sollecitazione di Oliverio, è intervenuta ma
vorrebbe mettere solo “l’asfalto
fonoassorbente” che in ogni caso non
risolve il problema della sicurezza. Insomma, la gente della Pagliara comincia
a non capirci più niente. Più che i forti
rumori dei tir che passano sul quel ponte
che sovrasta le case, temono infatti altri
gravissimi pericoli: e se precipita qualche grosso autocarro? Le case
sottostanti diventerebbero una grande
frittata! O una bistecca di vitella!
Quelli che hanno la memoria corta han-
no dimenticato le furibonde polemiche,
certi articoli di giornale e anche gli
ingiustificati silenzi, degli anni ’70: la
supestrada e il “ponte serpente” li hanno
voluti gli speculatori dei suoli edificatori,
grandi proprietari di uliveti e di terreni
agricoli.
La superstrada doveva andare più a
monte, sotto Mostarico e Pozzicello:
sarebbe servita anche alla vicina
Albidona. Si dice che pure a Trebisacce
c’è ancora gente che non ha casa, ma il
mercato dei suoli ha fatto la fortuna dei
“benestanti” di ieri e di oggi. E anche dei
mercanti della politica. Per la superstrada
da rifare, forse ha ragione il sindaco di
Plataci: più a monte! (girizzo)
Giuseppe Tucci e Salvatore Capraro:
due lavoratori e padri di numerosa famiglia
Giuseppe Tucci proveniva da Alessandria del Carretto e lavorò la terra sin da
bambino. Affrontò il sacrifico di far crescere ben dodici figli, anche essi onesti e
laboriosi. Salvatore Caprara amava i suoi dieci figli e anche le capre, che gli fecero
compagnia per tutta l’esistenza, perché anche egli, proveniente dalla Lucania,
dovette sudare per i suoi dieci figli.
Se è vero che i morti sentono e vedono, Giuseppe e Salvatore saranno
certamente rimasti assai consolati di vedere la loro bara attorniata non solo dai
parenti e dagli amici ma soprattutto per il pianto degli amatissimi figlioli. (giu/ri)
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Confronti
- N. 7 - LUGLIO
TREBISACCE
E
Dal Bastione al pontile,
dal Saraceno alla Pagliara
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
DINTORNI
C’era una volta
(Ciò che in questi ultimi tempi
accade a Trebisacce)
“La pernice canta / il tempo si guasta”
Ho visto piangere una giovane signora che vendeva ortaggi al Mercato coperto ed
è stata derubata di una cassetta di peperoni. Suo marito sta a zappare e irrigare i
campi, dalla mattina alla sera. Non voglio fare razzismo, ma certi turisti scorrazzano
per gli agrumeti, per gli orti e per i nostri frutteti.
A Lungomare e via Lutri è ormai rischioso passeggiare con la propria moglie o con
la ragazza del cuore. Potreste essere importunati da qualche piccolo Ganimede, e
poi,… poi, ci potrebbe scappare anche qualche coltellata di striscio. Ma uno di questi
andò a sghignazzare pure nei pressi della Chiesa madre di San Nicola di Mira.
Cortesemente
di attenersi al galateo e al senso civico, costui avrebbe
fotoavvisato
La Rocca
continuato a disturbare, dando vita all'ennesima lite.
Il mare è pulitissimo, almeno verso la Torre, ma la spiaggia la sporcano i bagnanti
scostumati e gli incivili. Io, dopo il bagno, mi sdraio sulla sabbia e leggo libri e
giornali; un marito premuroso allontana le zanzare e i tafani dalle rosee spalle della
sua signora. Ma ho visto un piccolo segnale di civiltà: lungo la spiaggia ho trovato
delle “plachette” levigate dove qualcuno ha scritto:” il mare è bellissimo; teniamolo
pulito, perché il mare è di tutti”.
I miei compaesani non hanno proprio cosa inventare; invece di dire al sindaco che
bisogna controllare il traffico e la “monnezza” che butta il cittadino o incivile,
raccontano la storiella della notte bianca del 19 agosto: guarda caso, cade proprio
con la festa di San Mariano, il santo protettore del nostro sindaco! Nella curva della
bretella che sale dall’ospedale alla Panoramica un vecchio televisore dorme su un
materasso da oltre dieci giorni. E’ ora di svegliarlo. Possibilmente prima che finisca
l’estate!
Mio nipote non si chiama Ciccillo, ma Pinillo. Mio nipote, quando va a passeggio,
è sempre lui a spingere la carrozzella del bambino, mentre la moglie fuma la
sigaretta.
Oh, le solite cretine che guidano col cellulare tra l’orecchio e la bocca.
Ci sono pure gli incivili con la televisione accesa ad alto volume, fino alle due di
mattino. I bar fanno chiasso oltre la mezzanotte.
Il tempo non si presenta benevole dalle nostre parti. La nostra gente è ancora legata
alla propria terra e alle sue tradizioni (.. che non sono sempre superstizioni popolari):
le previsioni metereologiche sono più esatte e veritiere di certi sondaggi commissionati da certe parti politiche. Anche a Trebisacce si crede ancora alla “ffàscina”,
alla ”magarìa”, ai “magàri” e anche ai preveggenti che hanno la “cùglia” (l’ernia,
detta anche “pernice”). Il vecchio zi’ Michele ne ha una (la cùglia) proprio ingombrante ma è più esatta dell’orologio della televisione. Se gli provoca acutissimi dolori,
zi’Michele dice:”ragazzi, il tempo si guasta”. Il nostro vecchio “cugliuto” passa dalle
previsioni del tempo a quelle della politica: sono in preparazione strani matrimoni!
L’ex assessore Pinuccio Tarsitano è rientrato in seno alla maggioranza, la quale ha
approvato pure il bilancio. Però, gli amici dell’architetto Pinuccio, che hanno
organizzato il partito di Casini, dissentono e dicono che loro “non hanno poltrone
da difendere”.
Ma Pino Tarsitano continua a collaborare con altre iniziative fatte proprie anche dal
sindaco: a Trebisacce ci vuole una “Casa accoglienza” per ospitare categorie sociali
più deboli e bisognose.
(zu’ Rucch)
Albidona ricerca fotografica
V. Filardi
Così iniziavano le favole della nostra infanzia, ascoltate nelle lunghe
serate invernali, vicino al focolare.
La TV era di là da venire. Ma questa, nonostante il titolo, non è una
favola: vuole essere una riflessione
personale sull’attuale realtà della
nostra comunità.
Trebisacce era un piccolo centro
sulle rive dell’Jonio, piccolo di
estensione e di anime, anche rispetto ai centri abitati dell’interno del
nostro comprensorio, all’inizio del
‘900. L’arrivo della ferrovia e, successivamente, della rotabile, con il
generale sviluppo delle marine, ne
hanno incrementato l’espansione e
l’economia, esaltando l’orgoglio
degli abitanti. Ma il fiore all’occhiello della nostra comunità era ed
é l’ospitalità, l’apertura ai “forestieri” e la tranquillità. Trebisacce
era un’isola felice, dove non si verificavano quasi mai fatti di sangue e
molto rari erano anche gli episodi di
violenza. L’ambiente urbano era
raccolto e ci si conosceva tutti. Gli
usci delle case o erano aperti o chiusi con la chiave nascosta sotto la
pietra o in un buco del muro.
Con la crescita, lo sviluppo ed il
progresso sono sorti i problemi. Oggi
la “tranquillità” di un tempo resta
un vago ricordo. Non poteva essere
diversamente. Non ci riferiamo solo
al traffico caotico e ingovernabile,
ai motociclisti fracassoni, agli automobilisti indisciplinati e a volte anche ineducati; ai pedoni insofferenti. Negli ultimi tempi si verificano
spesso episodi di rissosità, che solo
per fortuna si sono risolti in modo
non grave.
Il problema é che da noi non c’é più
il controllo del territorio. La popolazione numerosa impedisce o rende difficile una conoscenza diretta,
ridotto ai minimi termini l’organico
della Caserma dei Carabinieri, trasferita quella della Finanza, in forse
quella della Polizia stradale, inesi-
stente da diversi lustri il
corpo dei Vigili urbani,
spariti da anni
i vigili notturni, non poteva
essere diversamente. La
realtà non può
essere che quella che é.
E assistiamo, oltre a quanto detto,
indifferenti anche ai tanti “traffici”
strani come se non ci riguardassero,
facendo come lo struzzo, che di
fronte al pericolo infila la testa sotto
la sabbia. Occorre che ci diamo una
mossa. Che la ormai “mitica” società civile, che spunta ipercritica
verso altri soggetti istituzionali, solo
a determinate scadenze come ad orologeria, si faccia parte diligente per
far sì che la convivenza civile ritorni a modelli e parametri più …”
civili”. Bisogna darsi da fare per
esigere che le varie istituzioni si
riprendano e garantiscano il territorio, collaborando con esse, perché
gli avvenimenti che si verificano
riguardano tutti e non solo gli addetti ai lavori. Dai piccoli ai grossi,
dai lievi ai gravi.
E per finire, una digressione e un
invito ai genitori, in particolare a
quelli con figli adolescenti: la “navigazione” sul web é interessante
ma pericolosa. Gli episodi vari verificatesi negli ultimi anni nella nostra rea1tà ai quali é stata messa la
sordina (lo struzzo), devono farei
riflettere e vigilare. L’orco e/o il
lupo possono essere tra noi. Possono essere tra i nostri amici e conoscenti, all’apparenza seri e bravi.
Ma la curiosità, il nuovo non attirano solo i ragazzi e i bambini. Iniziato quasi per scherzo un “viaggio”
potrebbe lentamente far affiorare in
noi il mister Hyde nascosto. La banalità del male, non é una scoperta
di questi giorni.
Recapiti di Confronti
Foto giu/ri: Albidona anni ’80:
chi rattoppa e chi prepara i mazzetti di camomilla
Rivolgersi a questi indirizzi:
Vincenzo Filardi, Via Alfredo Lutri, 99, tel.0981.51106;
Contributo per Confronti;
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Giuseppe Rizzo, Via Fosso Fiorentino n.10
tel. 0981.500192 - Trebisacce (Cs)
Confronti
Pagina
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
OPINIONI
E
Verrà un giorno
A trent’anni dalla prematura scomparsa
di mio padre, conservo ancora intatti,
dentro di me, tutti i suoi insegnamenti.
Ho continuato a vivere, infatti, perseguendo i miei obiettivi, nel rispetto di
quei valori fondamentali che lui mi ha
trasmesso: la fede, la famiglia, l’amore
per il prossimo, la pace, la dedizione al
lavoro.
A mia volta, ho passato questo testimone ai miei figli, esortandoli a non perdere
mai di vista questi principi, rassicurandoli, nei momenti di scoraggiamento,
inevitabili di fronte ad un’ingiustizia, certa che fare il proprio dovere fosse garanzia di equità e preludio ad un inevitabile
riconoscimento dei propri meriti.
Mi accorgo, però, e la cosa costituisce
per me una grande sofferenza, di non
essere più credibile, perché, oggi, assistiamo a tante scorrettezze, messe in
atto in vari contesti lavorativi, in particolare quello della pubblica amministrazione, che è quello in cui opero.
Da alcuni anni, incalza, infatti, uno strano fenomeno: si registra un sempre
maggior numero di docenti che, dopo
tanti anni di lavoro prestato con serietà,
responsabilità e competenza, si vede
estromesso dalla sua sede di titolarità e
non soltanto per le già consistenti conseguenze di riforme varie. Ultima quella
della Gelmini.
Si constata infatti un aumento
esponenziale di docenti che, complice il
sistema sanitario, di eccessiva manica
larga, usufruiscono della L. 104/’92. E mi
perdoneranno quelli che ne hanno veramente titolo. Certo, sorprende che questi docenti siano, quasi sempre, gli ultimi
in graduatoria e, in alcuni casi, ricorrano
a questa legge provvidenziale cambian-
di Zoila Le Voci
do ogni anno motivazione. Allora mi chiedo se non sarebbe auspicabile predisporre opportune ispezioni, a tutti i livelli,
per arginare tale fenomeno e non cadere
nel ridicolo. Ci sono scuole in cui, nelle
graduatorie di istituto, compaiono il 50%
dei docenti in servizio; di cosa ‘soffre’
l’altro 50%?
Per non parlare di chi non accetta la
propria soprannumerarietà e mette in
atto varie strategie per spazzare come
Attila il più piccolo filo d’erba. Cosa e a
chi importa, se a farne le spese è persona ignara di tutte queste oscure trame?
Gli uni e gli altri si servono di bei tessuti
esistenti, per altri usi, sul mercato e li
consegnano ad abili sarti, dalle mani
esperte, che sanno cucire loro addosso
abiti all’apparenza perfetti, ma che nascondono sapientemente il difetto.
C’è da chiedersi dove trovino, gli uni e gli
altri, il coraggio di guardarsi allo specchio, di camminare a fronte alta, di continuare ad entrare in classe e guardare
gli alunni negli occhi, di avere l’ardire di
riempirsi la bocca di vuota retorica usando paroloni come educazione, legalità,
correttezza, amicizia e come facciano a
dormire sonni tranquilli.
Gli uni e gli altri possono continuare ad
utilizzare tutte le leggi che vogliono, per
il proprio tornaconto, senza che sussistano i necessari presupposti. Pensino
pure “Mors tua, vita mea”.
Come fra Cristoforo, di fronte alla prepotenza di Don Rodrigo, non resta che
alzare la mano verso il cielo e dire:
“Verrà un giorno…!” Sì, perché la giustizia non è di questo mondo, ma c’è e sarà
terribile.
Riflessione sul sacerdozio e sul sacerdote
Si è concluso l’11 giugno l’Anno Sacerdotale. Vorrei perciò spendere qualche
parola proprio sul sacerdote e sul sacerdozio.
Il Concilio Vaticano II ha sottolineato
ripetutamente che il sacerdozio di Cristo, che viene partecipato ai battezzati,
ha una duplice dimensione: una dimensione di offerta ed una di mediazione.
Ciò comporta che nella Chiesa ci sia un
“sacerdozio comune” (fondato sulla dimensione dell’offerta) ed un “sacerdozio
ministeriale” (fondato sulla dimensione
della mediazione). Il sacerdozio “comune” è quello che viene comunicato a tutti
nel giorno del battesimo: tutti i battezzati
costituiscono l’unico popolo sacerdotale. Perciò laici, preti, consacrati … tutti
hanno ricevuto il sacerdozio comune.
Tutti, cioè, sono chiamati ad offrire la
propria vita in unione all’offerta di Cristo
sulla Croce. In una parola: sono chiamati
alla santità.
Tutti, nessuno escluso. Il prete, perciò,
come qualunque altro battezzato è chiamato a vivere santamente principalmente
non perché è prete, ma perché è cristiano.
A servizio del sacerdozio comune, poi, il
Signore ha voluto il sacerdozio
“ministeriale”. Questo viene conferito,
con il sacramento dell’ordine sacro, a
coloro che il Signore ha chiamato attraverso il discernimento della Chiesa. Il
sacerdozio “ministeriale” non è un grado
più elevato del sacerdozio “comune”,
Nel libro di Antonio Gerundino, uno spaccato storico del ‘700
altre note storiche per i giornali), sul clero,
sulle chiese, cappelle e cappellanie, sulle
commende religiose, e sulle famiglie nobili di Amendolara settecentesca.
Il libro è presentato da Mario Spizzirri,
dell’Istitututo per la storia del Risorgimento italiano, e dal prof. Giovanni Mazzei.
Dopo aver letto il Catasto onciario di
Gerundino e i libri di altri autori dell’Alto
Jonio, ci chiediamo perché i nostri amministratori (e i nostri assessori alla cultura)
fanno finta di ignorare queste “fatiche”
culturali. Eppure, chi fa l’attore e il cortigiano si fa acquistare scatoloni di romanzucoli e di poesiole che non leggono nemmeno le lettrici del rosa. (g.rizzo)
Leggete e diffondete
Lacanna, Lamanna, Nupieri, Oriolo, Santagada, Tarsia, Cuccaro, Pagano, Maschera, Tucci.
Certamente interessanti anche le notizie
storiche del monastero dei Domenicani
(sul quale lo stesso Gerundino ha scritto
- N. 7 - LUGLIO
DIBATTITI
Il guaritore ferito
Il Catasto onciario di Amendolara
Antonio Gerundino è il ricercatore e storico del silenzio. Senza cortigianeria e senza la prezzolata pubblicità, riscopre e
propone documenti che arricchiscono la
conoscenza del nostro territorio, la nostra
cultura, le nostre memorie. La maggior
parte dei nostri amministratori comunali
non conosce il proprio Catasto conciario,
eppure è stato fatto in tutti i Comuni del
Regno di Napoli e ci offre una documentazione piuttosto dettagliata ed esauriente della situazione demografica ed economica del proprio paese. L’ha voluto re
Carlo III di Borbone, verso la metà del
1700, certamente per una ragione di controllo fiscale dei suoi regnanti, ma contiene dati certamente esatti sulle nostre
piccole comunità.
Quello di Amedolara è stato redatto un po’
più tardi degli altri, nel 1852. E’ diviso in tre
parti. Cenni storici su Amendolara, Trascrizione dell’Onciario, Analisi demografica.
Oltre ai grafici e alle tavole esplicative dei
dati economici e demografici, ci sono
diverse foto in bianco e nero che riguardano la vecchia Amendolara.
Alcuni cognomi delle famiglie amendolaresi esistono ancora oggi: Grisolia, Bartolino, Corigliano, Corrado, Di leo, Ferraro,
9
Confronti
la voce libera
dell'Alto Jonio
Don Michele Munno
ma è propriamente a servizio di questo. Si noti,
infatti, che la parola
“ministeriale” significa precisamente “di servizio”. Attraverso il sacerdozio
ministeriale, infatti, il Signore sostiene ed accompagna i fedeli
con la grazia della Parola e dei Sacramenti.
Questa considerazione, forse un po’ tecnica, mi serve per sottolineare il fatto che
il Vangelo non deve essere vissuto solo
dai preti, ma da tutti. Il prete è chiamato
ad essere santo come tutti i battezzati.
Certo, il rischio, a questo punto, potrebbe essere – e a volte accade – quello di
una “dissociazione”, di una
“schizzofrenia”. Infatti, se chi annuncia il
Vangelo e celebra i Sacramenti non si
impegna perché Parola e Sacramenti
interpellino principalmente la propria
esistenza, si assisterebbe ad una sorta
di “recita” e il deterioramento spirituale
ed umano ne costituirebbe l’ultima spiaggia. Perciò, in ragione del ministero, la
chiamata alla santità diventa più esigente per coloro che sono stati costituiti nel
sacerdozio ministeriale.
Ma nessuno può esimersi dal vivere il
Vangelo perché il ministro “predica bene
e razzola male”. Il prete è fondamentalmente un uomo, come tutti gli uomini.
Con grandezze e miserie. Sante aspirazioni ed irrefrenabili passioni.
Ma guai a piangere su sé stessi! Proprio
la grazia del ministero costituisce “l’uscita di sicurezza” del prete. Nel momento
in cui questi distoglie lo sguardo dalle
proprie ferite per piegarsi a medicare e
fasciare le ferite dei fratelli, nel momento
cioè in cui il ministero inizia a colorarsi di
donazione e gratuità avviene anche la
guarigione … il “guaritore ferito” inizia a
sperimentare che le sue ferite promanano
la luce della Risurrezione, si trasformano in feritoie di speranza, di consolazione, di comprensione, di ascolto, di benevolenza, di pazienza, di umiltà … Perciò
non lasciamoli soli i nostri preti! Soprattutto preghiamo per loro! …
Ed i preti non si scoraggino, ma ricerchino anch’essi il “Guaritore Ferito” per
eccellenza, che è “venuto non per i sani
ma per i malati”, che è “venuto a cercare
ciò che era perduto” … se i calli inizieranno a formarsi anche sulle loro ginocchia
(sulle nostre ginocchia), come certamente si formarono su quelle dell’umile parroco di Ars – di cui tanto si è scritto e parlato
in quest’anno – vedranno anch’essi che
la gente li ricercherà non perché sono
bravi, sanno ben parlare, sono simpatici,
ma perché vorrà trovare la “Fonte” che
continuamente permette al cuore del prete di batter d’amore per i fratelli e di
consumarsi per essi, come una candela,
fino all’ultima goccia di cera.
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Confronti
- N. 7 - LUGLIO
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
CULTURA
In occasione delle riprese del film
documentario “IN CALABRIA”
Milano accoglie affettuosamente
la scrittrice Pina Basile
Vittorio De Seta a San Lorenzo Bellizzi
di Piero De Vita
Vittorio De Seta è ancora
più vicino all’Alto Jonio.
Oltre al famoso cortometraggio “I Dimenticati” del
1959, girato interamente
ad Alessandria del Carretto, il regista di origine calabrese ferma l’obiettivo della sua telecamera anche a
San Lorenzo Bellizzi.
Infatti nel film documentario del 1993, dal titolo “ IN
CALABRIA”, nel contesto
dell’opera, lo sguardo attento del Maestro fissa alcuni momenti dell’ambiente sanlorenzano. In fase di
montaggio seleziona solo
taluni particolari. Ne utilizAlessandria del Carretto, 9 Agosto 2009
za quelli che rientrano orIl regista De Seta con i redattori di Confronti
ganicamente nel discorso
attinente la documentazioa dire che cosa la gente deve fare. Si
ne storico-antropologica del luogo, di riprende ciò che succede. Sono rimasto
quella Calabria a misura d’uomo e lega- sempre molto rispettoso, con un coeffita alle tradizioni.
ciente forte di improvvisazione. A San
IN CALABRIA è girato su pellicola di 16 Lorenzo Bellizzi, un paese con strade
mm, per una durata complessiva di 83 larghe anche un metro, siamo arrivati in
minuti; circa cinque minuti di riprese un giorno di pioggia. A me è piaciuta
riguardano proprio San Lorenzo Bel- quella pioggia. Così abbiamo comincializzi: i primi fotogrammi si soffermano to a girare, due ore, tutti bagnati. Poi, ci
sul campanile del paese (immagine-sim- sono venuti a dire che stavano uccidenbolo), sull’acqua piovana che batte in- do un maiale. Ci siamo andati con la
cessantemente sulle case e scorre tra i cinepresa fradicia, con tre lampade da
vicoli, stretti e solitari, tra le antiche pie- 500 watt che avevamo dietro. Hanno
tre. Vi sono primi piani significativi del capito che non volevamo barare, si è
metodo usato da De Seta ovvero “far instaurata un’intesa e le donne si sono
parlare” le cose senza sovrapposizione fatte riprendere anche da vicino. Quedi ulteriori linguaggi. In ultimo, alcune sto è il documentario: la non previsione.
bellissime sequenze, effettuate all’inter- Montato, sembra tutto armonico, studiano di un magazzino, seguono un gruppo to: la pioggia, il maiale, la musica. Qualfamiliare alle prese con il rito dell’uccisio- che volta, rivedendolo, ci casco anch’io.
ne del maiale: uomini e donne, in armo- Dopo quarant’anni, non è che impari, ti
nia, impegnati nella selezione dei vari ritrovi sempre lì a improvvisare.”
pezzi. Tra i sanlorenzari sono riconoscibi- Questa intervista è riportata a pag.79,
li Teresa La Froscia, Campolongo Giu- del libro LA FATICA DELLE MANI. Scritti
seppe, Pittelli Pietro, Antonio “Ruggìro” e su Vittorio De Seta (a cura di Mario
altri. Per quanto breve, è un bel documen- Capello), collana Real Cinema, Feltrito sul nostro paese. Di questo evento nelli, 2009.
poco si è detto o scritto. Quando ho visto Il film-documentario è un rapporto sulle
le immagini, ho provato una forte emozio- trasformazioni della nostra regione, in
ne e mi sono commosso. La scelta di De cui convivono arcaiche testimonianSeta di affidare, ad ambienti di San Loren- ze, mestieri tradizionali, consuetudini,
zo Bellizzi, profondi significati culturali e canti, socialità e progetti di modernizzacondizioni umane mi fa pensare alla felice zione del territorio calabrese. Vi sono
coniugazione tra l’abitare poeticamente sequenze relative alla costruzione del“un luogo” e l’essere “umanità”, contem- l’autostrada SA-RC, dell’Unical, di imporaneamente nella storia e oltre la sto- pianti industriali, di cantieri, di grossi
ria. Dunque, assonanze e dissonanze mezzi per movimento terra e quant’altro
con i tempi della modernità incombenti.
ovvero tutto ciò che doveva rappresenNel corso di una intervista al nostro tare il nuovo, lo sviluppo, il progresso.
Regista, ( registrata nell’agosto 1999 a Dell’intero documentario-film e dei proSellia Marina), il noto critico cinemato- blemi che solleva, torneremo nei numeri
grafico Goffredo Fofi, pone questa do- successivi del giornale. Merita una rimanda: “Si sente specie in IN CALA- flessione più particolareggiata. Intanto
BRIA, una sintonia profonda con il mon- invito gli amici di San Lorenzo Bellizzi
do raccontato, un rispetto per la realtà e e gli amministratori ad un momento di
i tempi della gente, un’apertura all’espe- valorizzazione di questo passaggio cirienza, alla conoscenza (…)”. Cosi ri- nematografico e dell’ interesse di De
sponde De Seta: “Non si può andare lì Seta per il paese.
L’arrivo a Milano -15 giugno2010- della
prof.ssa Pina Basile per un’ occasione culturale che l’ha vista protagonista, è iniziato
in modo molto fascinoso. La prima tappa è
stata la visita al Duomo dove la prof.ssa ha
assistito alla S. Messa.
Successivamente, programmata a tamburo battente, è proseguita al Teatro ”La Scala” per assistere all’opera “Faust” di Charles
Gounod, tratta dall’omonimo romanzo di
Goethe.
L’indomani l’incontro culturale! La parrocchia di San Francesco di Paola, la FEIACC
e il Circolo Calabrese di Milano hanno invitato la prof.ssa Basile a presentare il suo
ultimo libro “San Francesco di Paola e il suo
tempo”. Il simposio si è tenuto presso la
Sala Tiepolesca (IV piano) della Parrocchia
San Francesco di Paola in via
Montenapoleone, 22, Milano: è iniziato con
i saluti di Mons. Cecilio Rizzi, parroco della
Chiesa di San Francesco di Paola di Milano, il quale ha tessuto elogi sulla semanticità
della pubblicazione. E’ proseguito con la
relazione del Sindaco di Alessandria del
Carretto, dott. Vincenzo Gaudio che ha
portato i saluti di tutta la cittadinanza
alessandrina, ringraziando la prof.ssa Basile
per la sua eccelsa produzione letteraria,
nonchè per la sua ultima fatica: “San Francesco di Paola e il suo tempo”. Il dott.
Gaudio ha salutato tutti i presenti, i tanti
milanesi e molti calabresi.
Si sono succeduti poi i relatori prof. Cataldo
Russo, scrittore, e il dott. Amedeo Vilardo,
Presidente della Federazione Italiana Associazioni e Circoli Calabresi, la moderatrice Prof.ssa Giusy Vazzana, Presidente
Circolo Calabrese di Milano : vari ed interessanti tutti gli interventi.
La prof.ssa Basile ha raccontato la vita di
San Francesco di Paola e il suo tempo,
dando modo ai presenti di conoscere particolari prodigi e fatti storici di grande importanza. Infatti, il Santo Calabrese ha conosciuto e ha dato consigli a diversi Re, ha
conosciuto personalmente il Papa Sisto IV.
E’ stato sottolineato l’ importante ruolo diplomatico che frate Francesco ha avuto nel
corso del ‘400 . La sala è stata fin dall’ inizio
gremita, erano presenti milanesi, campani
e calabresi, tra quest’ ultimi una folta rappresentanza di alessandrini, che ha manifestato affetto e stima a Pina Basile. Il libro
ha suscitato interesse nei presenti, i quali
hanno atteso pazientemente per avere l’autografo e la dedica dalla scrittrice.
Il Circolo Calabrese di Milano ha strappato
all’Autrice la promessa di un ritorno per
un’altra presentazione letteraria; resta da
concordare solo la data, visti gli innumerevoli impegni della Professoressa.
Era presente in sala anche la presidente del
Circolo Calabresi di Verbania, la quale ha
invitato la nostra agiografa a presentare
San Francesco di Paola anche in Piemonte, sulle sponde del meraviglioso Lago
Maggiore, la data è prevista per il prossimo
autunno. La giornalista dott.ssa Caterina
Sacco, dopo aver intervistata la scrittice
Basile, l’ha invitata a presentare-nel mese
di Agosto-“San Francesco di Paola“ nel suo
paese natio: Amato, in provincia di
Catanzaro.
La dott.ssa Giusy Vazzana, presidente dell’associazione Calabresi di Milano, a fine
presentazione, ha offerto una degustazio-
ne di prodotti tipici calabresi, molto apprezzata dai
presenti.
La studiosa, dopo
l’ultimo successo
per la presentazione del libro e
l’affetto ricevuto
da parte di tutti i
corregionali e
non, è ripartita per
Salerno, dove lavora presso l’Università di
Fisciano, ma con il cuore colmo di gratificazione e di gioia per quanto ricevuto in termini di successo letterario e di affetto.
L’occasione è stata gradita anche perché
ha offerto a noi alessandrini, l’opportunità di
incontrarci e di trascorrere piacevolmente
un pomeriggio culturale e una serata divertente tra ricordi, risate e tanto buon umore,
in una nota pizzeria del centro di Milano.
Avv. Mimma Covelli
Consigliere Comunale Alessandria del Carretto
Nascono le scuole
“Penny Wirton” in Calabria
Da ormai qualche anno, lo scrittore Eraldo Affinati,
uno dei massimi rappresentanti della nostra letteratura, dirige a Roma la scuola “Penny Wirton”. Si tratta
di uno spazio didattico interamente rivolto agli stranieri residenti, o in temporaneo soggiorno, in Italia. Le
scuole sono attivate col volontario contributo di uomini e donne che intendono insegnare gratuitamente la
nostra lingua: neolaureati, docenti in pensione, docenti in attività, cultori della lingua italiana, persone in
grado di condividere le proprie conoscenze.
Cosa si impara alla “Penny Wirton”? Si impara a
conoscere l’italiano: a leggere, a scrivere, a comprendere. Per effetto delle attuali normative in tema di
immigrazione, è necessario apprendere la lingua
italiana per sperare in un impiego o nell’inserimento,
sempre più difficile, in una società non ancora pronta
a rapportarsi con l’Altro. Ma alla “Penny Wirton” si
impara anche a raccontare la propria cultura e a
confrontarsi con ciò che crediamo diverso da noi.
A Roma, la “Penny Wirton” sta sperimentando un tipo
di scuola in piccoli gruppi, senza classi, attraverso
una proposta formativa organizzata su livelli diversi e
fondata sul contatto diretto tra insegnanti e studenti.
Agli studenti viene fornito il materiale didattico lezione
per lezione. I docenti sono impegnati a coadiuvare
costantemente, senza ricorrere alla lezione frontale,
i discenti.
Abbiamo pensato, con Eraldo Affinati, al quale ci lega
un sodalizio intellettuale e una condivisione di intenti,
di iniziare un percorso didattico anche in Calabria. Gli
eventi di Rosarno ci insegnano che oggi è necessario
e urgente. A partire dai prossimi mesi, le scuole
apriranno le attività a Vibo Valentia, Mormanno,
Trebisacce. Riteniamo particolarmente significativo
che si realizzi, nella nostra regione, un momento di
dialogo con le culture altre: abbiamo il bisogno, per
nostra stessa storia e origine, di riabilitare un’idea di
mondo non esclusiva, scevra da inutili fanatismi, per
nulla eurocentrica o affetta da sterili nazionalismi.
Con la speranza di poter offrire il servizio gratuito di
insegnamento della lingua italiana a partire da settembre anche a Trebisacce, ci auguriamo, per ora, di
raccogliere adesioni volontarie da coloro i quali fossero interessati a condividere un’esperienza di docenza – lo ripetiamo – del tutto gratuita. Cerchiamo
persone in grado di insegnare, con professionalità e
spirito di abnegazione, la lingua italiana. Le lezioni si
svolgono per due ore a settimana.
Per
informazioni,
scrivere
a
[email protected] o telefonare a Marco Gatto, responsabile “Penny Wirton” nel Mezzogiorno, al 340.340.67.24, o a Francesco Mangone
0981/57231-TrebisacceSi possono raccogliere ulteriori notizie visitando il sito
di Eraldo Affinati alla pagina http://www.eraldoaffinati.it/
pennywirton.asp Giuseppe Corigliano
Confronti
Pagina 11 - N. 7 - LUGLIO
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
CULTURA
Dai nostri emigranti
Dal professor Alejandro Jorge Arvia (La Plata Argentina)
Il Professore Alejandro scrive ad Ettore Angiò: Caro Ettore,
grazie per il tuo messaggio e-mail e la copia del mensile CONFRONTI di Maggio.
Auguri ai direttori e alla redazione di CONFRONTI per l’eccellente lavoro che si osserva su ogni nuovo mensile. Con l’ultimo
mensile abbiamo avuto un grande piacere sapere della laurea di
tuo figlio Antonio. Auguri da nostra parte per Antonio e tutti voi.
Come curiosità, c’è qualche relazione tra la sua tesi con la ricerca
archeologica del Prof. Renato Peroni?.Io ricordo sempre la visita che, nel 1963, io ho
fatto a un gruppo di archeologi che lavoravano su una antica città della Magna Grecia.
Credo che il nome de questa città ero Polidoro o Palidoro. L’ho ricordato dopo aver
letto la bibliografia del Prof. Peroni in CONFRONTI. Grazie a tutti voi. Un grande
abbraccio. Alessandro
Circolo degli albidonesi in Argentina:
Giuseppe Lizzano, nuovo presidente
Una lettera del presidente uscente Ciccio Napoli: É da tempo che non ci sentiamo.
Sono stato molto impegnato con il mio lavoro e con Circolo.
A maggio, oltre la festa di San Michele, ci sono state le elezioni
al Circolo e si é presentata una sola lista, formata dalla gente che
ha lavorato con me e con il Presidente Giuseppe Lizzano che era
stato Vice-Presidente, dal 2008.
Dopo quattro anni, mi sono ritirato dal Consiglio di Amministrazione, per dare posto ai più giovani come per altro avevo
promesso nel 2006. Giuseppe Lizzano (Lloll‘) é un uomo in
gamba.
Io seguirò ad aiutarlo, specialmente nell´area di cultura e nei rapporti con le istituzioni
italiane a Buenos.Aires. come anche con le istituzioni in Italia, specialmente per
Albidona, (Comune, Pro-Loco, Banca e l‘Altra Cultura). Non ho scordato la ricerca
Tina Lasco Nicoloso: la poesia
del silenzio e della speranza
Un nostro caro amico mi fa leggere un
libriccino di poesie di Tina Lasco Nicoloso
(Ed. Cristinziano). Porta un titolo che
può sembrare gozzaniano: “Forse che la
rosa ...”. Qualcuno, bene ingaggiato nel
“commercio editoriale” e nelle “amicizie
alte”, potrebbe dire che un libro ha successo non solo per la firma di chi lo scrive
ma anche per il suo mecenate e per la
Casa editrice che lo stampa. Figurati se
vuoi pubblicare a proprie spese e con un
piccolo editore o in una sconosciuta tipografia di periferia ! Si sa pure che certi
premi letterari sono pilotati e concertati
tra amici, o tra i filistei della cultura; il
povero poeta deve atteggiarsi pure a
suddito del protettore che chiede spesso
il proprio tornaconto.
Io ho letto queste poche poesie di Tina
Lasco Nicoloso; non faccio il critico ma il
semplice lettore di cose belle. I suoi versi
sono scorrevoli e mi sembrano sgorgati
dal cuore, ma sono stato attirato soprattutto dalla tematica e dall’ispirazione: la
donna, la propria sofferenza, la donna
emarginata, la donna sensibile e amante della cultura, dell’arte. La donna che
soffre nel parto ma è consapevole di
portare la luce e un’altra vita. Nonostante qualche nota di sofferta solitudine, la
poesia di Tina Lasco Nicoloso ci mostra
anche la stella della speranza di un
“nuovo giorno”.
sull’anarchico Giuseppe Falabella di Albidona. Un caro e forte saluto per gli amici del
mensile Confronti.
Francesco Napoli
Quella zolla di terra natìa che si porta in Argentina
(La morte di Francesco Napoli -Ncìcch’a mònaca)
Un giorno è giunto dall’Argentina, il medico Giuseppe Napoli (Pino) e sua moglie
foto giu/ri
Rosalia, i quali mi chiesero di
accompagnarli con il mio vecchio fuoristrada in una delle
più impervie contrade di
Albidona, proprio dove suo
padre Michele aveva trascorso la sua durissima infanzia,
prima della grande emigrazione. Qui, viveva ancora un
suo cugino, Francesco Napoli, detto Ncìcch’a mònaca, perché l’avo di sua moglie
Francesca era stato un monaco smonacato che si sposò a 62 anni di età ed ebbe pure
due figlie Caterina e Vittoria. I due cugini (il dott. Pino e Francesco) non si
conoscevano, ma appena si sono guardati in faccia, si sono abbracciati con grande
affetto e commozione. Dissero, tutti e due, che “è il sangue che pulsa e fa conoscere
subito una persona che non hai mai visto ma che è pure della tua stessa famiglia”.
Poi, un bel bicchiere di vino in quella modestissima casa di campagna, una foto
ricordo con tutta la famiglia Napoli, e anche uno strano ricordo da portarsi in
Argentina. Il dottor Napoli, disse al cugino Francesco: “portami nella casupola dove
visse mio padre". Francesco lo accompagnò tra i folti lentischi, fece un po’ di largo
con le mani e disse, ancora commosso: “la casa di tuo padre era qui, ma ora c’è rimasto
solo qualche pezzo di pietra”. Il dottor Napoli si curvò al suolo e baciò la terra paterna;
poi staccò una piccola zolla di creta e la ripone in una busta per portarsela in Argentina.
Francesco " a mònaca" è morto qualche mese fa, ma suo cugino Giuseppe conserva
ancora quella zolla di terra.
(G. Rizzo)
Il libro del dott. Napoli
Il 2 giugno scorso, presso la facoltà di Medicina di Buenos Aires, è stato presentato
il libro del dottor Giuseppe Napoli, docente associato dell’università argentina. Ecco
il titolo: Colpo-cito istologico del collo uterino. Congratulazioni e auguri. Ne parleremo
dopo aver letto quest’opera scientifica.
Voglio fare pure io qualche domanda sull’Ospedale “Chidichimo”
Qualcuno crede ancora all’ultima “speme”
“Buongiorno”
Oggi è uguale a ieri
Domani uguale a oggi
Il cielo lo stesso cielo
La luce la stessa luce
La pioggia la stessa pioggia.
Ma se il telefono squillerà
e all’altro capo la tua voce dirà :
“Come sta la mia musa ? Buongiorno!”
Allora il giorno sarà davvero
un bel giorno. Un nuovo giorno.
Nemmeno Scopelliti farà miracoli. Qualcuno ha esultato leggendo l’articoletto
dove si dice che “forse l’Ospedale
Chidichimo aprirà i battenti” e vedendo la
Commissione “tecnico-sanitaria” che la
sera del 28 luglio è arrivata all’Ospedale.
Quella “politica” è giunta alcuni giorni dopo.
I “commissari” hanno visitato gli ospedali
a rischio di Cariati, Lungro e Trebisacce.
Per l’ospedale di Trebisacce la Commissione non avrebbe trovato “cose negative”.
Il sindaco Bianchi ha detto che “il Chidichimo
non teme controlli”. E’ intervenuto anche il
presidente della Provincia Mario Oliverio,
esprimendo questo parere: “Il Chidichimo
si può salvare solo con lo sblocco del
potenziamento della sua struttura”.
Una delle Commissioni forse ha scritto
anche una relazione, ma non è stata an-
cora pubblicata. I “sudditi” del piccolo regno Alto Jonio si chiedono: “quei muratori
che hanno screpolato qualche pezzo di
muro, dicendo di approntare le sale operatorie e poi hanno fatto perdere le loro
tracce, chi li ha mandati, chi li ha ricevuti,
chi li ha visti ? Erano marziani ?”. Noi lo
chiediamo ai medici e ai dirigenti del
“Chidichimo”, ma ci raccomandiamo soprattutto ai nostri “politici”, i quali non meritano di essere processati per “scarso
rendimento”. I nostri “loieriani” e
“petramaliani” non potevano fare prodigi.
Non potevano far risuscitare il morto. Ma
per i “marziani” potrebbero fare almeno
qualche breve “interrogazione”. E un altro
comunicato stampa ! Noi, “brava gente”,
crediamo ancora all’ultima “speme” !
(girizzo)
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Confronti
- N. 7 - LUGLIO
Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
CULTURA
Cerchiara: un piccolo ricordo per Padre Antonio Rugiano
L’apostolo della fede e del sociale
Foto giu/ri
Il 24 luglio scorso sono salito a
Cerchiara, insieme ad alcuni amici ed
ho visto che la piazzetta sottostante la
chiesa di San Pietro era piena di gente.
C’erano anziani, donne, giovani e anche qualche faccia di lavoratore dei
campi. Di solito, gli incontri “culturali”
sono quasi sempre vuoti.
In questo rione di Cerchiara era nato,
nel 1927, Antonio Rugiano, un uomo
che incontrai a San Lorenzo Bellizzi,
molti anni fa. Lo dissi “moderno e sportivo”, perché lo trovai vestito di jeans e
con scarpe di tela. Era secco nel fisico,
pacato e affabile nella discussione. Era
proprio il monaco Rugiano, morto prematuramente il 13 di agosto 1992. Anche se con ritardo, l’hanno voluto ricordare nel suo paese natìo.
La signorina Cersosimo, presidente dell’Associazione “Gli amici di Padre
Rugiano”, ha tracciato il suo curriculum:
nasce a Cerchiara, studia dai Minimi di
Paola, presta servizio nei conventi di
Confronti
Mensile di attualità, politica
e cultura dell'Alto Jonio
Pietrapaola, Cosenza e Paterno
Calabro, parroco di San Lorenzo, professore di religione nelle scuole medie
e superiori, i suoi studi di teologia, i
corsi che tenne anche nella diocesi di
Cassano. Antonio Rugiano: povero e
senza pretese. La relatrice ha citato
anche la “sofferenza” di questo straordinario religioso della nostra terra. Il
sindaco Antonio Carlomagno, dopo aver
letto la motivazione dell’intitolazione
della piazzetta, ha detto, senza retorica, che “Antonio Rugiano ha elevato il
tenore morale e sociale della nostra
comunità”.
Una piccola piazza, una piccola lapide:
tutto, per non tradire la semplicità di
questa persona, perché Padre Rugiano
era un religioso votato verso l’uomo e
verso Dio.
Il sindaco di San Lorenzo, Pietro
Scarivaglione ha ricordato che Padre
Antonio fece il parroco di San Lorenzo,
dal 1979 al 1992: “Ti invitavano la sua
figura e il suo dialogare; non posso
dimenticare i suoi ottimi rapporti con
noi, con i giovani e con tutta la popolazione. Indimenticabili anche le sue citazioni in latino. La sua vita fu semplice:
Direttore Responsabile
Pino La Rocca
Per Confronti
Direttore
Vincenzo Filardi
Per chi vuole il nostro recapito:
c.c.p.: 99020992, con la dicitura
“per Confronti-titolare prof. Vincenzo Filardi”.
Redazione:
Ettore Angiò (Fotografia e cultura)
Francesco Carlomagno
Pasquale Corbo
Giuseppe Corigliano
Nicola Franchino
Franco Lacanna
Franco Lofrano
Rosario Sangineto
Nardino Troiano
Stampa: Tipolitografia Jonica - Trebisacce
Casella Postale n. 75 - Trebisacce (Cs)
La responsabilità delle opinioni
espresse è degli autori
Reg. Trib. Castrovillari n. 3/2004 del 16/12/2004
Per i collaboratori. Confronti va
in tipografia agli inizi del mese; gli
articoli devono arrivare in redazione, dal 25 alla fine del mese precedente. Non devono superare la cartella dattiloscritta, usare corpo 12
word, interlinea 1. Spedire, tramite
posta elettronica, a:
[email protected];
[email protected];
[email protected]
Padre Antonio era una persona umile e
di alta moralità”. Anche don Peppino
Ramundo, parroco di San Pietro, ha
ricalcato la “semplicità” del personaggio, tracciando la più obiettiva biografia
di Padre Antonio: “poteva andare dai
Minori cappuccini, ma scelse i Minimi di
San Francesco di Paola”.
Don Peppino ricorda anche un altro
vecchio sacerdote di Cerchiara: don Giuseppe Rimoli, perché “la memoria non
deve restare morta, ma va agita”. Don
Ramundo ha detto un’altra cosa importante, facendo capire che un prete impegnato può essere facilmente trascinato in varie strumentalizzazioni, ma
padre Rugiano era sacerdote e morì
sacerdote. Sacerdote dalla vita povera”.
Ha aggiunto che lo ricordò così anche
l’ex vescovo Andrea Mugione.
Il prof. Luigi Niger, fraterno amico del
monaco di San Francesco da Paola, l’ha
definito “uomo di pace ma soprattutto
combattente; Padre Rugiano amava l’arte, la musica di Guccini e De Andrè.
Amava anche la fotografia, faceva lunghe camminate. La sua fu una vita umile, forse anche disordinata: era uomo
colto; sì, aveva una grande cultura”.
Niger ha parlato dei tre aspetti di Padre
Rugiano: la memoria, il pensiero, la speranza.
La memoria è il recupero del passato
che deve essere collegato al presente;
il pensiero deve essere libero e plurale,
perché il pensiero unico rappresenta la
morte. La speranza: nonostante tutto, le
cose possono cambiare”.
Il dottor Leonardo Larocca, un altro grande amico, ha ricordato il suo arrivo a San
Lorenzo, quando il monaco Rugiano lo
fermò e gli disse: “io sono prete e prego,
tu sei medico e usi il bisturi; ci batteremo
tutti e due per la gente di questo paese”.
Larocca sottolinea il suo alto senso della libertà: la libertà è responsabilità. E
per la sua ubbidienza: “Padre Antonio
ha sempre ubbidito”.
Don Luigi Risoli, attuale parroco della
Piana di Cerchiara ed ex curato di San
Lorenzo, legge un messaggio del parroco don Anatoly, che si trova nel Veneto,
e poi aggiunge brevi ricordi personali.
Seguono alcune testimonianze di cittadini cerchiaresi. Il sindaco Carlomagno
si dice soddisfatto dell’afflusso della
gente, perché Padre Rugiano meritava
veramente questo ricordo. Devo aggiungere che anche quest’anno, nonostante la travolgente crisi economica
che ci costringe a ridurre le spese per il
giornale e per un libro che vorremmo
acquistare, qualcuno continua a pubblicare grandi manifesti a colore che annunciano la bella estate con serate canore e degustazione di prodotti tipici
(...che non sempre tali). Non può mancare il solito faccia a faccia con l’autore
“organico” e si fa passare tutto per cultura. Certamente, non può fare a meno
della passerella politica.
La manifestazione per Padre Antonio è
stata semplice ma ricca di messaggi.
Nelle rupi e nelle grotte di Cerchiara
vissero gli antichi eremiti: Pacomio e
altri asceti. Occorrono dei punti di riferimento. Si possono trovare anche nei
nostri piccoli paesi. Ha fatto bene il prof.
Niger a parlare di speranza: “giovani,
nonostante tutto, ce la possiamo fare”.
(Giuseppe Rizzo)
Foto giu/ri I sindaci di Cerchiara, Carlomagno
e di S. Lorenzo Bellizzi Scarivaglione
L'estate a San Lorenzo Bellizzi
Per questa estate potrete visitare il
Museo fotografico “Come eravamo”, curato da Nicola Zuccaro, e la
mostra di pittura. Potrete assistere, oltre alle funzioni religiose delle
feste locali, anche alla serata di
poesia dialettale, al Palio di Sant’Anna, all’incontro-ricevimento
degli emigrati sanlorenzani di
Alberti (Argentina) e alla serata sul
dialetto di San Lorenzo, con
declamazione di poesie in vernacolo (Nì vidìm’ stasìra nnanta a
cappeddra)” con gli interventi del
prof. Fausto Cozzetto (Unical), il
sindaco Pietro Scarivaglione, il
dott. Leonardo Larocca, Domenico
Cerchiara, Domenico Agrelli e i
proff. Gianni Mazzei e Piero De
Vita.Pasquale Lamitella proietterà le sue belle fotografie. Nella
mostra di pittura esporranno i
maestri Mimmo Canonico, Lorenzo Gugliotti ed Ernesto Maria De
Angelis. Interverrà lIspettore Francesco Fusca.