Luglio 2010 - Albidona Ieri Albidona Oggi
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Luglio 2010 - Albidona Ieri Albidona Oggi
Confronti ANNO VI - N. 7 - LUGLIO 2010 Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura DISTRIBUZIONE GRATUITA Il fondo I nodi vengono sempre al pettine Siamo ormai sotto ferragosto e, in un’estate che batte la fiacca come non si era mai visto, tutto si ferma. Almeno per una decina di giorni. Ora si pensa a un po’ di relax e i problemi, come avviene nella scuola, sono rimandati tutti a settembre. Sia a livello nazionale che locale. In ambito nazionale, come era facile immaginare, i nodi stanno venendo al pettine e così, tra infedeltà, tradimenti e prese di distanza, sta per finire mestamente l’era di Berlusconi e del berlusconismo. Era inevitabile e abbastanza prevedibile perché il tempo è sempre galantuomo. E sta per finire senza rimpianti da parte di nessuno, tranne che dei tifosi più ostinati, perché in questi oltre 15 anni di monarchia assoluta, nessuno di noi, poveri mortali, si è accorto del benessere che lui ha ostinatamente ostentato a parole e mai determinato nei fatti. Tranne che per sé e per quelli come lui. Di questo lungo e inutile periodo di regno resteranno gli aborti di alcune riforme, come quella scolastica, molte leggi ad personam come quella della riduzione della tassa di successione, (che serviva a lui), quella sulla diffusione del digitale terrestre, (che serviva al fratello), quella che ha aumentato l’IVA a danno di Sky (dal 10 al 20%) (per favorire Mediaset) e poi la legge sulle rogatorie internazionali per coprire gli spostamenti illeciti di denaro, la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge Cirami, il lodo Schifani, l’ex Cirielli, la legge Pecorella per l’inappellabilità di alcune sentenze, il lodo Alfano, il processo breve… e ancora il reiterato tentativo di fare altre leggi e altre riforme per aumentare l’impunità propria e quella dei suoi compagni di merende, alcune già incassate ed altre, come quella sulle intercettazioni, sulla Giustizia, sulla modifica della Costituzione, sul federalismo fiscale (per compiacere Bossi), abortite finora per merito dei Finiani e di Fini che ha dimostrato di non essere incollato a tutti i costi né alla poltrona, né al posto di comando. Perché Fini, nel decadente panorama politico attuale, di destra e di sinistra, è l’unico statista di una certa levatura, con un alto senso dello Stato e rispettoso delle istituzioni, capace nel passato di determinare una svolta storica nel Movimento Sociale di Almirante, capace oggi di tenere testa all’attuale premier e destinato a succedergli se tutti gli altri partiti saranno in grado di agevolarne il percorso senza agitare il banale di Pino La Rocca pretesto che è stato fascista. A cominciare dall’inconcludente PD. Da settembre in poi comunque ne vedremo delle belle e l’autunno 2010 si annuncia abbastanza tribolato per il grande Cavaliere con molte macchie e molti peccati che qualcuno ha definito “un morto che cammina” e a cui, avendo perso prima Casini e poi Fini, come amico fidato è rimasto solo Bossi. Che se ne serve fino a quando gli serve. Autunno che, trasferendoci in casa nostra, si presenta altrettanto problematico anche per Mariano e i suoi, perché dopo le feste, le luminarie, i lustrini, i fuochi pirotecnici e le notti in bianco di un agosto fiacco e senza turisti (per colpa della crisi ma anche perché Trebisacce non attira più nessuno), arriveranno al pettine nodi cruciali, che dovranno essere sciolti da settembre in poi. Nodi di importanza vitale per l’esecutivo comunale, per la sua credibilità e per il suo futuro, quali il problema delle peContinua a pag. 2 Ospedale - La "Perlustrazione" della Commissione Regionale La commissione regionale presieduta da Nazareno Salerno visita l’Ospedale di Trebisacce ”Guido Chidichimo”, il grande malato dell’Alto Jonio. Accompagnato da un corteo di medici, paramedici, sindacalisti, sindaci ed impiegati, tutti rigorosamente in fila come nel film del dottor Terzilli, interpretato da Alberto Sordi, ha ”perlustrato” la struttura ospedaliera in lungo ed in largo, registrando ogni cosa, tra cui la più semplice: il ”Chidichimo” sta collassando ed il poco o molto che riesce ad “offrire” è merito di tanti dipendenti che si sacrificano quotidianamente. La commissione vuol sapere tutto; ogni tanto si blocca, e con la stessa, in perfetta sincronia, la processione che la segue, mentre i pazienti aspettano il proprio turno al Pronto Soccorso. Arriva altra gente; la lista d’attesa si allunga a dismisura, mentre nei corridoi risuonano i passi della sfilata. La commissione calatosi perfettamente nei panni della star, ha un sorriso per tutti, ma la standing ovation non arriva. Consapevoli della grave situazione sanitaria Giuseppe Corigliano calabrese ed in conseguenza dell’appello lanciato dai medici, dalle associazioni e dai sindaci dell’alto jonio i membri della commissione, hanno poi partecipato ad un incontro svoltosi presso la sala delle conferenze del “Chidichimo” per ribadire le direttive regionali e ridimensionare i disastri nel settore sanitario. Andare oltre le colorazioni politiche ed agire in osmosi con tutti gli operatori sanitari, con i cittadini, con i sindaci e le associazioni. E’ stato l’incipit dell’intervento del presidente Salerno che ha rimarcato le intenzioni dell’attuale governo regionale di affrontare le difficoltà che ogni ospedale vive da anni. E’ neContinua a pag. 2 Sottotiro Gravi problemi e vaghe risposte I sindaci di Villapiana e di Trebisacce potevano fare a meno di litigarsi per la questione della Piscina. La faccenda delle Pescherie di Trebisacce può essere pure chiarita, senza fare altri litigi. Ci sono altre cose gravi che incombono: la questione ambientale che riguarda tutta la Sibaritide e l’Alto Jonio. Meno male che, di tanto in tanto, sentiamo i sindaci di Cassano e di Cerchiara: “forse le ferriti” della Sibaritide saranno rimosse”, ma sono anni che ascoltiamo questa canzoncina. Si gioca alla tela di Penelope anche per la Centrale a carbone. (il Sagittario) Pagina 2 Confronti - N. 7 - LUGLIO DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA I nodi vengono sempre al pettine scherie, diventato ormai ineludibile, il problema del Concorso dei Vigili per colmare una lacuna indegna per una cittadina moderna ed evoluta come Trebisacce, il problema del Bando Europeo sui rifiuti, destinato, se andrà in porto, a far voltare pagina in un settore che finora ha mostrato gravi carenze e criticità e poi lo sbandierato inizio di qualche opera pubblica che lasci il segno e che vada al di là della semplice ordinaria amministrazione. Opere pubbliche di cui il buon Mariano parla da tempo e che, a furia di parlarne, gli sembra di vederle lì già pronte per la fruizione pubblica. Opere che, per il bene di un paese che è fermo al palo da anni, vorremmo vedere realizzate anche noi e che invece restano in una realtà virtuale, tanto che a vederle realizzate ci vuole una bella fantasia. E’ lecito comunque guardare al futuro con fiducia, come fa Mariano, ma per essere buoni amministratori ci vuole l’ottimismo della ragione, non quello del cuore. Sappiamo che, agitando questi problemi sotto ferragosto, rischiamo di rovinare le ferie all’amico Mariano e ai tifosi di Berlusconi. Se lo abbiamo fatto, perdonateci, perché non l’abbiamo fatto apposta. E comunque tanti a auguri di buon ferragosto a tutti i nostri lettori. Pino La Rocca DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA Ospedale - La "perlustrazione" della Commissione regionale cessaria un’assunzione di responsabilità e comportamenti chiari, da parte anche della minoranza, per fronteggiare la fase iniziale densa di criticità, ormai storiche, per le quali, occorrono proposte e azioni concrete. L’obiettivo è quello di restituire dignità ai cittadini utenti ed al personale sanitario, nell’ottica dell’efficacia e della funzionalità del sistema e prevedendo in tempi brevi una valida risoluzione. Non sono stati ancora decisi interventi specifici per l’Ospedale di Trebisacce nell’ambito del nuovo piano sanitario regionale. Intanto la sanità regionale è un tema che fa discutere e che interessa indifferentemente tutti. Purtroppo la catastrofica situazione in cui versa crea ansia e sfiducia verso le strutture locali, carenti soprattutto dei servizi minimi di assistenza. Una situazione drammatica, perché non si conoscono ancora con precisione i debiti, nonostante l’impegno assunto a garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini. I tagli ci saranno con l’attuazione del piano di rientro, che speriamo non terrà conto delle appartenenze politiche, né dei campanili, ma dovrebbe creare un modello di sanità valida. Almeno questo si spera. Giuseppe Corigliano Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura Il convegno di Rocca Il mare che unisce Vincenzo Filardi Promosso dall’Amministrazione provinciale di Cosenza, si é tenuto nei locali del Parsifal di Rocca Imperiale, il convegno “Il mare che unisce”, per dare seguito all’associazione delle province di Cosenza, Matera, Taranto e Lecce, che si era costituita due anni fa a Trebisacce. Per come dichiarato dai convenuti, i due anni trascorsi, interessati da scadenze e impegni elettorali, sono serviti agli associati per conoscersi e per impostare il lavoro. Presenti quasi tutti i sindaci dell’Alto Jonio, i Presidenti e gli amministratori delle quattro province, funzionari dei settori interessati, un funzionario del Ministero degli Esteri, il consigliere regionale Mario Franchino. Ha preso la parola il sindaco di Rocca Imperiale Ferdinando Di Leo, che ha ringraziato per la scelta del suo paese, ha evidenziato il carattere operativo dell’iniziativa, che fa sentire il suo territorio non marginale, di confine , ma cerniera, snodo importante tra aree diverse. Hanno parlato i consiglieri provinciali della zona, Mundo, Ranù e Melfi, e dopo i saluti di rito hanno evidenziato la necessità di una programmazione che tenga conto delle potenzialità e vocazione dei territori, uniti da storia,cultura , economia, usi e costumi, per scongiurare una nuova ondata migratoria. Hanno messo in risalto la necessità di porre attenzione allo spopolamento delle aree interne, denunciando la carenza di valide ed efficienti infrastrutture. Bisogna sfatare, é stato il ritornello, il luogo comune che dipinge i nostri territori sempre e solo assistiti. Sono intervenuti poi i tecnici delle varie amministrazioni provinciali che hanno illustrato gli aspetti legislativi dei problemi da affrontare dichiarando indispensabile ai fini del successo chiarezza d’idee ed unità d’intenti, superando vecchi ed inattuali campanilismi. Il rappresentante del Ministero degli Esteri ha illustrato nei dettagli un’iniziativa di collaborazione già in atto con la Tunisia, la quale favorisce con una legislazione d’avanguardia e finanziamenti consistenti le collaborazioni con l’estero. Unanime é stata la denuncia della finanziaria 2010 che penalizza tutti gli Enti locali ed il Sud in particolar modo. L’accesso al fondi comunitari europei é impedito dal mancato finanziamento della quota nazionale. Agli enti regionali, provinciali e locali vengono delegate sempre nuove funzioni, ma invece di assegnar loro nuove risorse vengono tagliate e ridotte in modo rilevante quelle già in godimento. Intervenendo i vari rappresentanti delle province, hanno tutti evidenziato la necessità di unità d’intenti, l’importanza di portare avanti concretamente le iniziative per fare sistema, ponendo i problema di carenza di lavoro al primo posto, l’esigenza di migliorare i collegamenti, di aver cura dell’ambiente, ponendo l’esigenza che venga fatto spazio nelle decisioni anche agli operatori privati. Esternata la necessità di darsi scadenze, veniva proposto l’on. Mario Oliverio quale presidente dell’associazione. Oliverio, accettando solo a condizione che si faccia a rotazione, ogni sei mesi, ribadisce il momento delicato che l’Italia attraversa, sia per motivi obiettivi di natura internazionale, sia per scelte politiche del governo di destra, che favoriscono il Nord e penalizzano il sud, tassano i meno ambienti e favoriscono i ceti alti. Occorre quindi essere più presenti, più vicini alle piccole realtà.. Successivamente, Oliverio ha illustrato le realtà e le potenzialità del territorio che si affaccia sul golfo di Taranto, col mare, l’entroterra culturale e umano, le tradizioni, i valori ambientali, facendo anche riferimento ai problemi attuali: erosione delle Foto V. Filardi coste, minaccia rappresentata dalla centrale a carbone di Rossano e del sito di Scanzano. Ha prospettato per il prossimo autunno un incontro con le comunità locali, con le associazioni confindustriali e con le forze sociali. Ha accennato all’opportunità rappresentata dal Parco del Pollino, il più grande del meridione d’Italia, di alto valore paesaggistico, con un accordo di programma da riprendere. Complimentandosi per la partecipazione e per la qualità dei contributi, il presidente della Provincia di Cosenza ha dichiarato che “ questa sera si parte con il percorso delle vie del mare, nella certezza che si possa avviare per i nostri territori un percorso virtuoso verso uno sviluppo con a centro l’uomo”. Ospedale: la FIALS contro Caputo “Sono cambiati gli equilibri politici regionali ma nella sostanza non è cambiato nulla: si procede nella stessa logica di favorire le aree politicamente più forti, mentre la cosiddetta periferia è condannata a subire le solite angherie da parte di una politica cieca a sorda verso le reali esigenze dei territori”. E’ la reazione della Fials (sindacato autonomo lavoratori della sanità) alle esternazioni dell’on. Caputo che, secondo le testuali parole della Fials, “ricorrendo alla solita politica del campanile, vuole imporre nell’area dell’ex Asl n. 3 la politica del più forte, proponendo la smobilitazione del personale dei presidi ospedalieri di Cariati e Trebisacce per puntellare gli ospedali di Rossano e Corigliano. Una proposta, questa, che – secondo il segretario aziendale della Fials Antonio Paolino - offende e mortifica interi comprensori che, riponendo la loro fiducia in taluni esponenti politici, si vedono ingannati e traditi nei propri diritti. Invece di procedere nella stessa logica dei loro predecessori, - ammonisce Paolino – si vadano a scovare le vere ragioni del deficit, ad iniziare dagli imboscamenti che nel corso degli anni hanno sottratto personale alle divisioni ospedaliere per parcheggiarlo dietro le scrivanie, per finire all’enorme mobilità passiva verso Puglia e Basilicata prodotta da una politica sanitaria miope e ottusa che finora ha pensato solo ad accentrare i servizi piuttosto che a valorizzare le strutture di confine come l’ospedale di Trebisacce. Ma tutto questo forse importa poco a chi è interessato soprattutto al tornaconto elettorale”. Ci- tando poi il recente caso della neonata morta e seguito di un parto non andato a buon fine, Paolino aggiunge: “Il recente caso di malasanità che a tutti i costi si vuole attribuire all’ospedale di Trebisacce, con campagne diffamatorie e denigratorie, graveranno sulle coscienze di chi si rifiuta di ascoltare gli appelli di quanti difendono l’importanza strategica del “Chidichimo” in un territorio vasto e disarticolato che lo stesso Scopelliti, recandosi nei giorni scorsi a San Lorenzo Bellizzi, ha potuto toccare con mano… Chi decide – secondo il segretario della Fials – il più delle volte non conosce il territorio e viene ingannato da dati falsificati, come quelli trasmessi alla Commissione Sanità che, come ha confermato lo stesso presidente Salerno nella sua visita al “Chidichimo”, non combaciano con quelli attinti direttamente sul campo… Un politico con la “P” maiuscola, - conclude Paolino – piuttosto che fare arringhe polistiche, denuncerebbe alla Magistratura chi ha chiuso i reparti nel “Chidichimo” provocando la disgrazia di cui tutta la stampa nazionale ha parlato e facendo lievitare la mobilità passiva a 9 milioni di euro in un anno”. (p.l.r.) Il Saraceno è bello, manteniamolo pulito foto: Pino Genise Confronti Pagina 3 Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura ALto DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA DALLA PRIMA PAGINA - N. 7 - LUGLIO jonio Le giornate gramsciane Così è, se vi pare Mario Brunetti: “La questione meridionale d'Italia è scomparsa dal dibattito politico” La retorica del 150° per l'UnitàGiusepe Rizzo Foto V. Filardi Si sono svolte a Plataci il 24 u.s. le giornate degli itinerari gramsciani, con tema: “Il passato pesa sul presente”. Dopo il saluto, il sindaco avv. Franco Tursi, accennando al ruolo di protagonisti degli arbereshe nel Risorgimento, ha lanciato la proposta di farne studiare la lingua, per evitare che scompaia con la loro cultura. L’on. Mario Brunetti, animatore di queste giornate, intervenendo, ne ha illustrato lo svolgimento, chiarendo che una prima parte che doveva svolgersi all’Unical, è stata rinviata per la chiusura dei corsi. Ha poi ricordato il prof. Baratta, da poco scomparso, protagonista di queste giornate nel passato. Brunetti ha poi denunciato la scomparsa dal dibattito politico attuale della Questione meridionale, sempre in evidenza in queste giornate, mentre essa è sempre attuale e sempre più grave, per come evidenziato nell’ultimo rapporto Svimez. Richiamandosi al dibattito attuale nella pubblicistica su tesi contrapposte, accennando alle questioni storiografiche del secolo scorso sull’argomento, ha illustrato l’opera del Collegio di S.Adriano di S.Demetrio Corone, per la diffusione dell’Illuminismo e quale fucina di patrioti. Sono intervenuti poi i vari relatori che hanno dato vita quasi ad un seminario sull’argomento che non è possibile riportare neanche in sintesi e che si potrà apprezzare e godere solo con la stampa e pubblicazione degli atti: Vito Teti, Giovanni Mazzei, l’ass.prov. Maria Francesca Corigliano, Rocco Pangaro. Ha chiuso i lavori l’assessore alla Cultura della Regione Calabria Mario Caligiuri, che riprendendo le tematiche della trattate ha auspicato una fase nuova nella politica che unisca all’impegno culturale anche iniziative economiche partendo dalle nostre potenzialità per portarle a sviluppo. Un plauso a chi fa vivere queste meritorie iniziative nel nostro mondo asfittico, nell’auspicio che esse riescano a vivificare la nostra vita quotidiana e a radicarsi nelle realtà locali, con iniziative alle quali certamente gli organizzatori sapranno dar vita. Vincenzo Filardi Un giornale nato per far conoscere i problemi del territorio, per rilanciare un centro sinistra più unito e più impegnato, per fare cultura non cortigiana, ma per riscoprire le radici e per far parlare chi non ha voce, diffondendo le cose tenute nascoste, anche per “invidia. In campo culturale, per esempio, perché sempre i “maggiori” ? Devono avere voce, soprattutto i giovani e quelli che scrivono in dialetto. E in politica, come stiamo ? Mentre scriviamo, il telegiornale della Calabria annuncia un altro sconcerto: se è vera la faccenda degli impianti eolici, dove sono coinvolti ex governatori, noti ma già chiacchierati esponenti del litigioso PD (ex comunista) e finanche un ex ambientalista, proviamo la stessa tristezza che 150 anni fa dovette sopportare il giornalista del “Bruzio” Vincenzo Padula, nella sua famosa lettera a Garibaldi (Caro Peppe). Padula, che oggi sarebbe contro la demagogia del 150° dell’Unità d’Italia, credeva a una nuova politica e alla soluzione della “Questione meridionale”, ma rimase fortemente deluso. Ora, pare che il 150° dell’unità si stia preparando con la vecchia retorica e anche con molto spreco di pubblico denaro. Il malcontento serpeggia da tempo. Dobbiamo “stare zitti” per non scomodare gli amici? Raccontiamo solo la situazione dei nostri paesi. In tutti i comuni ci sono delle anomalie assurde e fratricide: non c’è solo lotta tra maggioranza e minoranza ma ci sono anche aspri contrasti all’interno della stessa maggioranza: vedi Montegiordano, Amendolara, Trebisacce, Albidona. I nostri “amici” si offendono se citiamo i “problemi”. I santini delle elezioni regionali di marzo hanno fatto già grazie e miracoli: ci sono state assunzioni per via direttissima, ma i nostri rappresentanti dell’opposizione cosa hanno fatto ? Invece di protestare per queste azioni antidemocratiche e clientelari, “avrebbero” chiesto un colloquio riservato, facendo capire che anch’essi (i centrosinistri) “avrebbero” dei figliocci da collocare, seppure in un posto precario o provvisorio. Non coinvolgete Confronti. Questa è solo una mia opinione personale. Ma invito al dibattito aperto e libero quelli che hanno a cuore i problemi della nostra terra. Altrimenti, è inutile fare un giornale. Con buona pace del "non mollare" di Antonio Gramsci. Zio Alessandro: eppure volevamo Il ritorno del lupo: sbranate cinque pecore nel bosco di Lagoforano festeggiare i tuoi 100 anni! Alessandria del Carretto - Alessandro Napoli è stato un lavoratore forte e paziente; riuscì a superare le prove più tristi della sua vita: perse prima la moglie e poi la giovane figlia. Un uomo legato alla famiglia, ai parenti, agli amici, al paese. Sapeva riscoprire le nostre vecchie radici; ci raccontava storie e tradizioni popolari ormai scomparse. Indimenticabile quella lunga intervista che facemmo insieme al prof. Riccardo Michelini (dell’università di Urbino) sulla festa della “pita”. Nello scorso mese di maggio, all’università di Cosenza, ebbe la grande gioia di assistere alla laurea del suo adorato nipote Foto giu/ri Paolo. In una bellissima tarantella dei ragazzi, egli accompagnò la zampogna col suo vecchio tamburello. Eravamo tutti sicuri di festeggiare il suo centenario, ma zio Alessandro se n’è andato in silenzio, a 99 anni di età. Condoglianze per tutta la famiglia. (nella foto, zio Alessandro mentre taglia la torta per la laurea del nipote Paolo Napoli-Cosenza, 24.5.2010) (giu/ri) Salviamo il lupo, ma pensiamo anche al pastore Sono lupi: i pastori conoscono la tattica e lo stile di questi animali: il lupo agisce quasi sempre di notte e nel massimo silenzio. Invece, il cane randagio o inselvatichito abbaia ed’è ancora più violento; si avventa anche contro l’uomo. I lupi, quando assaltano una mandria, sono certamente stremati dalla fame. Di giorno stanno nelle tane e nei boschi più fitti, di notte salgono sulle alture e tendono l’orecchio nel più vasto orizzonte lunare. Hanno l’udito acutissimo, sentono la campanella, il leggiero belato di una capra e anche lo starnuto di una pecora. Sono ormai certi della preda da sorprendere; si mettono in cammino e arrivano in branco silenzioso, si avventano veloci sul gregge e scannano alla gola più di un capo. Trascinano in posti più sicuri l’animale da sbranare; le altre bestie scannate restano ancora vive, muoiono quando finisce il sangue. Una notte di fine luglio i lupi che sono scesi dal Pollino hanno provocato gravi danni al bestiame di Antonio Adduci, in località Viscigli di Alessandria: gli hanno sbranato cinque o sei pecore. I danni sono stati accertati dall'autorità municipale di Alessandria e anche con una documentazione fotografica del bestiame rimasto ucciso. Se un pastore perde cinque pecore ha avuto un gravissimo Foto di Antonio Arvia danno che sconvolge il già magro bilancio familiare e scoraggia l’isolato allevatore del Pollino, dove la pastorizia e i suoi prodotti caseari sono quasi finiti. Speriamo che le autorità del Parco Nazionale del Pollino provvedano a risarcire i danni subiti dagli allevatori. Ma si dovrebbe pensare anche a dare da mangiare alla specie protetta del lupo: si parlava di carne da lasciare nei vari punti del Parco. Altri tre lupi sono stati avvistati tra Oriolo e S. Giorgio Lucano, e due mesi fa hanno sbranato altro bestiame in Albidona. (gr) Pagina 4 Confronti - N. 7 - LUGLIO ALto Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura jonio Il Sud visto dal Nord. E viceversa Agli inizi del mese di luglio ho realizzato finalmente un viaggio che avevo in mente da anni: mi sono recato per qualche giorno a Venezia con alcuni obiettivi ben precisi: fare visita innanzitutto a due amici di vecchia data, (Franco De Vita e Mimmo Greco), per vedere di persona che cosa fanno a Venezia i due miei amici; ritornare dopo diversi anni, (circa 40) nella città più suggestiva del mondo e constatare in modo diretto il miracolo economico realizzatosi negli ultimi anni nel cosiddetto nord-est d’Italia. Quel nordest, soprattutto Veneto, che dopo la guerra veniva chiamato la Calabria del nord, nel quale, per intenderci, regna la Lega di Bossi che da anni predica il famigerato federalismo fiscale come pretesto per responsabilizzare “i terroni”, ma in realtà come espediente per fare cassa e per spingere il meridione sempre più verso l’Africa. Dev’essere terribile, dicevo agli amici che confermavano, vivere da meridiona- li in un contesto geografico intriso di razzismo e di invidia verso l’intelligenza e la genialità dei cosiddetti terroni che, dovunque si mettono, …fanno tenere la luce a tutti. Ecco perché Bossi, tra le sue varie e pittoresche uscite, voleva eliminare la concorrenza meridionale dai con- corsi pubblici che si tengono nel nordItalia. Altro che Calabria, oggi nel Veneto, certo anche per merito della sua classe imprenditoriale, intraprendente e non “scroccona”, la ricchezza si tocca con le mani, tanto che il Veneto sembra essere una propaggine dell’opulenta Lombardia. Ovviamente con gli stessi pregi a gli stessi difetti. Nella mia breve visita agli amici e parlando con loro, soprattutto con Franco De Vita, mi sono infatti reso conto che l’assillo costante e prioritario di gran parte di quegli imprenditori, è quello di fare grana in quantità industriale e di eludere le tasse, ricorrendo ad ogni escamotage possibile. Ecco perché, mi sono detto, votano per la Lega e per il PDL che proteggono gli evasori fiscali, che continuano a spremere sempre i produttori di reddito fisso, tassabile alla fonte e che periodicamente fanno un condono per sanare tutte le pendenze accumulate dagli evasori. Con il concetto che Lega e PDL hanno dello Stato e quindi del sistema fiscale italiano, diventa una gara, una vera e propria goduria evadere o eludere le tasse ed evitare quindi che gli “sghei” del nord finiscano ad un sud sempre più povero e derelitto. Ho visitato, tra l’altro, San Donà di Piave, un paese del circondario di Venezia-Mestre dove ero stato circa 20 anni orsono: allora era solo un paese agricolo, come un paese della Calabria, con una infrastrutturazione limitata. Oggi San Donà di Piave, dove vive un altro trebisaccese “illustre” (il dr. Nicola Corigliano, per lunghi anni primario otorino) non si riconosce. Sembra un sobborgo di Milano, il risultato di un autentico miracolo economico. E così gli di Pino La Rocca altri paesi del circondario di Mestre, che oggi fa circa 300mila abitanti. Il paradosso è che, nonostante la ricchezza si tocchi con mano, la Lega continua a lamentarsi ed a predicare la secessione da un sud sempre più morto di fame. Sul viaggio, sulle esperienze maturate in quei pochi giorni, potrei scrivere un libro, ma per non tediare ho preferito essere conciso ed evitare tante altre considerazioni. Ma non posso non accennare a quello che fanno i due vecchi amici che, come tantissimi meridionali trapiantati per lavoro al nord, fanno onore al paese d’origine e alle radici alle quali restano saldamente ancorati. Franco De Vita per anni è stato funzionario dell’Ufficio delle Entrate di VeneziaMestre ed ora, avendo scelto la quiescenza anticipata, svolge l’attività di avvocato, con un proprio studio legaletributario a Mestre, potendo mettere a frutto, tra l’altro, la lunga esperienza e la competenza maturata nel settore. Un’esperienza ed una competenza visibilmente apprezzata e valorizzata in una regione che, lasciatemelo dire, ha grande capacità di fare impresa e di fare soldi, ma che è fondamentalmente tanto arrogante quanto ignorante. Il giudizio ovviamente non è… erga omnes. Sono stato inoltre a trovare, come gradito ospite, il mio caro amico ingegnere Greco (per gli amici Mimmo) che, nonostante i suoi impegni di lavoro, mi ha riservato una giornata intera, portandomi in giro per tutta Venezia con la sua barca (un motoscafo con tanto di pilota). A partire dall’isola di Sacca Sessola, detta isola delle rose, una delle isole artificiali più grandi (18 ettari) della laguna di Venezia, che un tempo ospitava un grande sanatorio. Su quell’isola, acquistata originariamente dalla Cit, l’impresa edile di Mimmo Greco sta realizzando da alcuni anni, per conto di proprietari tedeschi, un complesso alberghiero a “5stelle”, di grandezza e lusso avvenieristico, destinato ad accogliere eventi e congressi di carattere internazionale, come la Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di un’opera faraonica, qualcosa di straordinario, che si può giustificare solo con il fascino immortale che l’icona di Venezia esercita nel mondo. Nel cuore della laguna di Venezia, alle spalle dell’isola della Giudecca, un altro paesano si fa dunque onore e tiene alto il nome di Trebisacce. Un trebisaccese che, da amante del mare, a Venezia vive nel suo habitat preferito, ma Mimmo Greco, come del resto Franco De Vita, rimangono saldamente ancorati al loro paese, tanto che entrambi fanno la spola, con ogni mezzo, per tenere i contatti con il paese, con la famiglia e con i vecchi amici. Tra cui il sottoscritto. Che ha apprezzato molto la loro ospitalità. *** Foto di Pino La Rocca PER I PAESI DELL’ALTO JONIO Mentre scendevo da Cerchiara, prima di raggiungere Palazzo della Piana, ho visto l’ulivo secolare nel terreno di Micuzzo Acampora, l’ottimo ristoratore dell’autentica cucina biologica. E’ una pianta meravigliosa; Mimmo Acampora, dopo aver fotografato il “saettone” che si dissetava nella vasca, ha ripreso anche questo nobile “patriarca”. Paura e umana pietà a Villapiana: l’uomo trovato morto nel bagno della stazione di Sibari era padre di quattro figli, risiedeva in questo comune e forse aveva anche qualche problema di disagio fisico ed esistenziale. Ad Amendolara trovo molte notizie: c’è sempre polemica tra il sindaco Melfi e l’opposizione di Rotondò; si è arrivati addirittura alla carta bollata per un manifesto attribuito all’opposizione. Melfi lo ritiene diffamatorio. Ma alla fine la querela è stata già ritirata: secondo l’accusa, si tratta di “esternazioni esagitate”. L’albero del Sel, ovvero il gruppo di sinistra di Nicki Vendola, nasce proprio in Amendolara? Nell’Alto Jonio vi hanno aderito gli ex rifondatori comunisti Vincenzo Mastrota (di Villapiana), GP. Schiumerini (di Trebisacce), Marco Calcagno (di Francavilla) e lo stesso Mario Melfi, sindaco e consigliere provinciale che abbandona la vecchia Margherita e anche il PD. Il consigliere regionale Aiello è ancora indeciso se lasciare Rifondazione. Intanto, Damiano Gagliardi cerca di riorganizzare Rifondazione Comunista. L’Albero Sel è stato festeggiato all’Hotel “Grillo”, dove hanno par- Silvio Lombardi, anche dal sindaco Franco Calotta e dal consigliere Alfredino Acciardi. I professori Osvaldo Pugliese e Vincenzo Toscani hanno parlato della famiglia Giannettasio. Ritorno verso Roseto Capo Spulico e mi dicono dell’originale iniziativa di colUn altro patriarca della Piana di Cerchiara laborazione tra la Cia (Confederazione itaFoto Domenico Acampora tecipato anche il presidente del gruppo Giu- liana Agricoltori) e l’Associazione dei Pensioseppe Giudiceandrea, l’ex verde Gino Marrel- nati locali. A Montegiordano e mi rendo conto lo e l’on. Cento: politica, musica e un ottimo delle bravate dei soliti insensati e criminali piatto del “Grillo”. Lungo la fiumara Ferro c’è dell’ambiente: sono andate in fiamma una caldo rovente; ad Oriolo, la morte del dott. ventina di ettari della bella pineta che costegSilvio Alfredo Lombardi ha colpito tutta la co- giava la SS 106 jonica e lo scalo di Montegiormunità. Qui si svolgerà una gara podistica dano. C’è ancora qualche maretta nell’amregionale per ricordare il giovane consigliere ministrazione comunale, guidata dal sindaco comunale Pasquale Liguori, scomparso un Francesco Lamanna: tema della discordia è la gestione del verde nel lungomare e dintorni. I anno fa. Avvenimento di rilievo è stata la visita di Maria quattro consiglieri della minoranza sostengono Graciella Giannettasio, ministro della Repub- che il bando sarebbe stato irregolare, ma proteblica argentina e vice governatore di Buenos sta anche Rifondazione Comunista, che fa parAires, figlia dell’emigrato Vincenzo. Apparte- te della maggioranza. Rif.ne dice che la gestionente al “Fronte democratico della vittoria”, ne poteva essere affidata ai disoccupati del era stata ricevuta, oltre che dal compianto luogo. Comunque, il bando è stato annullato. Ciccio Scaliero Un’altra buona notizia la trovo a Rocca Imperiale: la Calabria settentrionale e la Lucania meridionale saranno congiunte da cinque chilometri di lungomare comune, tra Rocca e Nova Siri Scalo. Salgo verso Canna e apprendo che si torna a parlare dell’odissea del centro disabili di Canna: è ormai chiuso. In Albidona si sente odore di salsiccia, di peperoni e patate fritte; il sindaco Salvatore Aurelio, e il presidente della Pro Loco Ciccio Salvatore e l’assessore al turismo e spettacolo Pinuccio Salandria hanno stilato un programma comune per la bella estate, dedicata anche agli emigranti. Si discuterà anche di “prevenzione del tumore”. Ancora popolata la festa della Madonna della Pietà del 5 agosto: ho visto che l’incanto delle offerte è pure abbastanza ricco e con tutti i prodotti tipici locali, anche un porcellino. Seguiranno le feste della Madonna del Càfaro nella vallata della Potente, e di San Rocco. PUBBLICITÀ GRATUITA Confronti Pagina 5 Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura - N. 7 - LUGLIO A L T O J O N I O Cerchiara: Grotta delle Ninfe Lusiadi Albidona – Il sito di Franco Middonno Acqua “santa” che finisce a mare Foto di Pino La Rocca Arriva l’estate e Cerchiara si pone al centro dell’attrazione turistica, affidandosi alle sue proverbiali “sette bellezze” tra cui la mitica Grotta delle Ninfe, apprezzata per le sue calde acque termali, che diventa meta di frotte di turisti provenienti dalle spiagge per trascorrere una giornata diversa, immersi nel verde della lussureggiante macchia mediterranea e nelle calde acque sulfuree della Caldana. Davanti alla suggestiva grotta delle Ninfe Lusiadi, che secondo l’antica leggenda era l’antro nascosto che custodiva il talamo della mitica dea Calipso, è stata realizzata una grande piscina di acqua calda (30°C), le cui qualità terapeutiche erano già note agli antichi Sibariti che le frequentavano assiduamente. All’interno della stessa grotta, ormai interdetta all’afflusso dei turisti per non compromettere l’equilibrio dell’eco-sistema naturale, si formano fanghi dalle accertate proprietà terapeutiche. Da alcuni anni il complesso termale è stato ristrutturato e adeguato a rigorose norme igienico-sanitarie e la stessa gestione, che per lunghi anni è stata affidata alla famiglia Carlomagno, è passata direttamente al comune che non lesina energie e risorse per renderlo sempre più bello e accogliente. Peccato però che le preziose acque della Caldana, dopo aver svolto il loro… compitino nella piscina, vengano dirottate nel torrente Caldanello dove prendono la via del mare senza essere compiutamente valorizzate. E’ da anni infatti che si parla della realizzazione di un complesso termale tale da poter diventare una grande risorsa economica ed occupazionale per il comune e per i tanti cerchiaresi che per trovare lavoro sono in giro per l’Italia e per il mondo. Di recente si è parlato di una proposta per far decollare finalmente la “Grotta delle Ninfe”. L’ha presentata il movimento politico-culturale “Liberamente”. “L’idea progettuale – si legge nella proposta – prevede due aspetti strettamente correlati tra loro: la gestione dell’esistente e la realizzazione del parco termale “Grotta delle Ninfe”. Lo sviluppo termale a Cerchiara – si legge ancora nella proposta – non può infatti fermarsi alla gestione, pur necessaria, dell’attuale impianto. Mentre si gestisce l’esistente sostiene Liberamente - nulla impedisce di collegare i due aspetti formulando un “bando-concorso di idee” per la realizzazione di un parco termale, con progettazione a carico dei proponenti, incaricati peraltro di trovare le risorse necessarie per la realizzazione del parco stesso”. Se n’è parlato per lo spazio di un mattino. Poi, anche su questa proposta è calato il sipario e le acque medicamentose della Caldana, che in altri posti avrebbero avuto ben altro destino, continuano mestamente il loro viaggio verso il mare. Albidona ieri, Albidona oggi. L’ideatore e fondatore rag. Franco Middonno, nella presentazione del sito parla di “recupero delle nostre radici e della nostra memoria storica e popolare”. Infatti, vi propone notizie di attualità, storia, tradizioni, documentazione fotografica di Albidona del passato e Albidona di oggi. C’è molta cultura varia. Nel sito sono inseriti anche alcuni video riguardanti vecchie cose Al mio paese (Albedòna) ci sono i topi di campagna, i topi di città e anche i topi musicanti Purtroppo, al mio paese, dove ci vogliamo tutti un bene pazzo e dove i governanti sono sempre in perfetta armonia nel lavoro amministrativo, ci sono i topi di campagna e i topi di città. Questi ultimi arrivano da fuori, con le grosse auto blindate. Una volta, le nostre case erano affumicate e sgangherate, tutte “sgarrupate”, direbbero i ragazzi del prof. Marcello D’Orta, ma erano piene di prosciutti, lardo, soppressate, salsiccia, formaggio, “pedali” di olio, granai e “cannizze” di grano, orzo e biada, botti e fiaschi di vino e cassoni di frutta secca. I topi squittivano, facevano delle furibonde corse sulle tavole del soffitto, fruga- Parco Nazionale del Pollino? Non deve essere un illustre sconosciuto vorranno avventurarsi nel viaggio, non Civita: Ponte del Diavolo Foto Pino Genise Quello che seguirà, non vuole essere assolutamente uno scritto costruito artificiosamente per alimentare o sollevare polveroni. Vuole essere semplicemente un piccolo contributo da chi è straordinariamente conquistato da quell’immenso oceano verde che sembra non finire ma. Un contributo, pur se non richiesto, d stimolo per chi si occupa della gestione del “sistema” parco. Parco ancora tutto da costruire, possibilmente, con la partecipazione di tutte quelle persone che più virtuale, ma reale del Parco Nazionale del Pollino. Per le popolazioni del Pollino, l’istituzione dell’area protetta rappresenta sicuramente un’opportunità da non sprecare. Vanno messi in movimento energie e meccanismi tali affinché l’area protetta decolli definitivamente. Con l’istituzione del Parco sono sorte pure iniziative finalizzate ad attività turistiche e ricreative. Attività dedite soprattutto al turismo rurale ed escursionistico. Attività facilitate da un paesaggio quasi fiabesco, nonché di grande interesse naturalistico e paesaggistico. Uno degli ultimi paradisi naturali del Bel Paese. Vent’anni. Sono gli anni trascorsi dalla istituzione ufficiale da parte del Ministero dell’Ambiente della Repubblica italiana. Vent’anni ? Una verità. Ora è tempo di bilanci. Bilanci che comunque vanno fatti. In origine si poteva tranquillamente affermare che c’era il Parco ma non la testa. Oggi, l’esatto contrario: c’è la testa ma non il Parco. Parco quale soggetto/oggetto denominato “Parco nazionale del Pollino”. Tant’è che sorge il dubbio: “Ma il Parco esiste veramente, o continua ad essere un’illusione che tarda a materializzarsi ?“. Ma quanta gente consoce l’area protetta del paese, che va giustamente e meticolosamente indagato, per far conoscere ciò che era ancora inedito e nascosto. L’aspetto pregevole di questo lavoro è la partecipazione al “plurale”; Franco Middonno ha chiesto e ottenuto la collaborazione delle varie parti sociali, politicheFoto e culturali giu/ri della nostra comunità, il che significa che il paese vuole stare unito. Leonardo Tufaro più vasta d’Europa dell’Appennino calabro/lucano ? Soprattutto a quanti è chiaro il concetto di area protetta ? I numeri non incoraggiano affatto, nonostante un pur sensibile aumento di coloro che sanno del parco. I grandi numeri restano un miraggio. L’istituzione di un parco, nella fattispecie il Parco del Pollino, dovrebbe migliorare la qualità della vita delle popolazioni che vivono nell’ambito territoriale di un parco. Ma così finora non è stato per le popolazioni del luogo. Per esempio:non esistono dati ufficiali su quanti posti di lavoro diretti abbia prodotto l’istituzione dell’Ente Parco. Soprattutto quali interessi partecipativi ha prodotto nelle popolazioni locali. Dopo tanti anni,nonostante i pur lodevoli sforzi, non esiste ancora un comune agire tra l’Ente Parco e gli Enti locali. Bisogna far ripartire il progetto Parco Nazionale del Pollino. Riappropriarsi dello spirito originario e far conoscere il Parco in ambiti sempre più vasta. Convincere sempre più gente a visitare l’area protetta per ritrovare i ritmi perduti con la natura e con se stessi. Buone vacanze a tutti i frequentatori del Parco Nazionale del Pollino. vano nelle dispense e saltavano dal granaio alla cassa del pane. Spesso se la cavavano col gatto e con la serpe, che era pure di casa. Ora vi racconto anche dei topi musicanti: una sera d’inverno sono giunti in una solitaria masseria di contrada Pantano, perché sapevano che una povera vedova aveva un porcello di 43 chili. Era oltre la mezzanotte: per non far sentire i lamenti del porcello, uno dei loschi tipacci si mise a suonare l’organetto; gli altri tenevano il porcello per i piedi e per il muso. Il topo più sanguinario prese il suo coltellaccio e scannò la sfortunata bestiola, anche se a Natale l’avrebbero uccisa proprio i suoi padroni. I topacci misero i quarti di carne nel bagagliaio e si diressero verso il paese. La mattina dopo, i vicini di campagna sentivano la vedova che piangeva…il porco rubato. I vicini erano convinti che quel suono di allegro organetto notturno fosse una normale serenata …alla vedova! Comunque, i topi continuano a rubare. L’altra notte hanno preso di mira Pasquale, la cui piccola mandria viene colpita in ogni festa religiosa. Lo scorso anno, tra la Madonna della Pietà e la Madonna del Càfaro, gli rubarono un montone. Invece, nel centro abitato, senza dimenticare le due tentate rapine alle Poste, i topi erano certamente di fuori (... i topi di città), arrivarono con una lussuosa Alfa 147 e tentarono di trovare qualcosa in un appartamento, ma questa volta i topi dovettero scappare senza formaggio e senza salsiccia. (zu’ Pepp) PUBBLICITÀ GRATUITA Pagina 6 Confronti - N. 7 - LUGLIO Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura A L T O J O N I O Oriolo: la dolorosa perdita I Murales di Montegiordano di Silvio Lombardo All’improvviso e prematuramente è venuto a mancare nei giorni scorsi Silvio Alfredo Lombardo, vice-sindaco di Oriolo, di professione medico veterinario dell’Asp, dirigente politico storico della sinistra, persona molto benvoluta da tutti per il carattere schietto e cordiale, stroncato da un infarto fulminante all’età di soli 55 anni. La comunità di Oriolo e l’amministrazione comunale si sono strette attorno alla sua famiglia in un momento così Foto F. Lofrano difficile per testimoniare il cordoglio e la stima innanzitutto per la persona e poi per l’amministratore. In suo onore tutto il paese si è fermato osservando una giornata di lutto cittadino proclamato dal sindaco Franco Colotta e un mare di gente ha partecipato commossa ai suoi solenni funerali, officiati nella Chiesa Madre San Giorgio Martire dal parroco don Nicola De Luca. “Abbiamo perduto il nostro faro, una guida affidabile e lungimirante, – ha detto il sindaco Colotta nel suo discorso funebre - un uomo che nel corso della vita ha fatto dell’amore per il proprio e per la propria gente la sua fede e la sua ragione di vita”. Tantissimi i messaggi di cordoglio indirizzati al sindaco Franco Colotta da tutta la Calabria. Tra questi citiamo quello del consigliere regionale di IDV Mimmo Talarico: “Ho avuto modo di conoscere Alfredo Lombardo molti anni fa e nel corso del tempo ne ho apprezzato le qualità umane e politiche. La sua personalità generosa e onesta caratterizzata dal tratto gentile si è distinta in tutte le fasi della storia della sinistra cosentina… Ci mancherà l’esempio di un uomo altruista, di un amministratore serio, di un politico illuminato e di un professionista competente”. Alla famiglia, all’amministrazione comunale ed alla comunità di Oriolo, le condoglianze più sentite da parte della Redazione di Confronti, di cui Alfredo era un convinto sostenitore. (p.l.r.) Manifestazioni estive, le cose più consigliabili I film di Frammartino e Graziano Radicazioni di Alessandria. A Trebisacce, tornate a vedere l’ultima commedia dell’Albero della memoria (E’ tutt nu rravuòte): la prima rappresentazione è stato un grande successo. Certamente, Montegiordano diventa sempre più bella: non solo per i suoi abitanti ma anche per i forestieri. E’ stata una visita frettolosa ma siamo rimasti incantati a guardare i murales del centro storico. Si richiamano alla memoria, alle tradizioni e alla storia della nostra gente: “quiss è a casa d’u mìdiche Ndoni”, “Quist iè a casa’ i Mingh u Bannitòre”, e poi, la scala degli innamorati e soprattutto la riproduzione di alcune lettere di emigranti. Non possiamo che congratularci con gli autori: l’artista Franco Lateana, l’ins. Ida Salerno e la giovane Patrizia D’Amore. Torneremo a parlare di questi splendidi murales di Montegirodano. Foto Pino Genise Estate di Alessandria: Radicazioni, sport, feste religiose e sagra dello stufato Certamente, per chi vuole rilassarsi, vanno bene anche le serate canore e gastronomiche, ma c’è pure chi aspetta l’estate “intelligente”, quindi sono consigliabili il teatro di Eduardo De Filippo alla Portella di Oriolo, il film sull’emigrazione di Marco Ottavio Graziano ad Amendolara, il film di Michelangelo Frammartino “Le quattro volte” ad Alessandria. Saranno presenti i registi dei due film. Vale la pena seguire l’incontro con gli emigranti dell’Argentina e la poesia dialettale a San Lorenzo Bellizzi, le serate culturali del Musagete da Farncavilla Marittima a Trebisacce, la festa del peperoncino in quasi tutti i paesi dell’Alto Jonio, un dibattito culturale con i professori Giuseppe Trebisacce e Cesare Pitto a Nocara, ma soprattutto le tre giornate di Le tre giornate di Radicazioni (Festival delle culture tradizionali) si svolgeranno dal 20 al 22 agosto: concerti, arte e musica nel cuore del Pollino, artisti in strada, teatro, maschere e marionette, pittura murale, fotografia, stand enogastronomici, di artigianato e strumenti tradizionali. Mentre l’Amministrazione comunale e il Comitato feste sta svolgendo manifestazioni sportive, gastronomiche e religiose. L’arte del vino, la gara al peperoncino,l’assaggio del miglior vino e le feste religiose della Madonna dello Sparviere, di S. Rocco, S. Vincenzo Ferreri e la Madonna del Carmine. Per lo sport, il finale del torneo di calcetto Memorial “Giuseppe Arvia”, un giro di bici in montagna. E<per la cultura e le tradizioni popolari locali, lo spettacolo musicale e una mostra fotografica, la proiezione di “La gente dell’albero” di Angelo Maggio, Arturo Lavorato e Felice d’Agostino. Per i buongu- stai, grande attesa per la sagra dello stufato di vitello, preparato dai maestri della cucina alessandrina. Sulla rivista Apollinea, un interes- sante articolo di Tullio Masneri: Culto dell’albero tra Amendolara e Alessandria del Carretto enotrie. Apollinea, anno XIV, n,4-luglio-agosto 2010, pp.26-29. SS 106 jonica e strade interne Nonostante il caldo torrido di agosto e il traffico abbastanza intasato, si continua a correre a velocità incontrollata. A Roseto, due giovani motociclisti sono Disagio postale Disagio postale a macchia d’olio. I giornali ne parlano tutti i giorni, da Cariati alla Sibaritide, dal Tirreno allo Ionio: la maggior parte degli impiegati è in ferie; quei pochi che restano sono sopraffatti dal lavoro e dalla folla. Il computer va in tilt e i poveri vecchi non possono pagarsi la pensione, né si può chiedere un documento tramite posta elettronica. andati a sbattere contro un’auto in sosta e hanno riportato gravissime ferite. Insomma, lo stiamo sentendo da anni: “La 106 non è una strada “garantita”. Ha discusso della sicurezza stradale anche l’Amministrazione provinciale, ma siamo sempre nel pericolo e nella precarietà. Speriamo che dopo le parole si veda qualcosa di concreto. E le strade dei paesi interni ? Per le 42 curve pericolose della TrebisacceAlbidona il primo finanziamento della Provincia è arrivato cinque anni fa; lo scorso anno si era iniziato a sopprimere una sola curva (quella di Rosaneto), ma i lavori sono fermi da mesi, e dopo l’aumento dei prezzi, lo stanziamento del primo lotto, forse non basta nemmeno per fare un muro di sostegno. (gr) Confronti Pagina 7 Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura - N. 7 - LUGLIO trebisacce e dintorni L’Osservatorio cittadino Auguri, Capitano La Rocca Le notizie del mese di luglio sono belle, brutte e pure serie e curiose. Comincio con i giovani emergenti: Domenico Brunetti, difensore della squadra di calcio trebisaccese Geos Sporting andrà giocare col Lecce per il campionato nazionale Giovanissimi. Mentre Antonietta Vito, del liceo classico “Alessi di Turi”, con il tema “La furia della natura” è la prima classificata nel premio letterario “Maria Gaetana Geraci”. E’ il prof. Antonio Miniaci il nuovo presidente del Rotary Club Trebisacce-Alto Jonio; succede a Loredana Latronico e sarà in carica per due anni. Il Rotary porta avanti iniziative umanitarie di solidarietà, anche nel Terzo mondo. E’ già iniziato il “Festival del mare”, il sindaco Bianchi riduce le spese, non ci sarà il solito e “grande” cantante di fama nazionale. Si faranno conoscere, invece, le tradizioni locali, l’Albero della memoria si esibirà in altre rappresentazioni teatrali. State attenti, nelle case di periferie e nelle vicinanze di orti, aiuole e giardini: il gracidare del rospo annuncia la pioggia, la biscia e l’aspide vanno trovando frescura,l a vipera può attorcigliarsi attorno alla pianta di pomodoro o sotto il fico; e il cervone, quello che noi chiamia- mo serpe entra in casa anche di notte, percorrendo i vicoli del paese: è in cerca di uova e di topi, quindi è un ottimo operatore ecologico. Hanno fatto bene gli amici che hanno stanato il rettile che si era rifugiato in un catasta d legno: invece di ucciderlo, sono andati a portarlo in aperto terreno, ma potrebbe tornare sul luogo del … delitto ! Ha avuto un buon seguito il convegno sui problemi pediatrici al Miramare Hotel Palace. Alcune bagnanti fanno questa gentile richiesta: perché non si è provveduto, come si è fatto invece per la spiaggia di 108, a spianare le piste d’accesso tra il grande pietrame della spiaggia e l’acqua marina ? E’ stato affisso il solito manifesto color verde-chiaro, firmato dalla opposizione. E’ stato definito “irriguardoso”, forse perché porta questo titolo”: “incapace”. S legge che il sindaco Bianchi, nel bando di concorso per la gara d’appalto per i rifiuti avrebbe escluso una ditta partecipante. Il primo cittadino di Trebisacce risponde che la minoranza potrebbe essere anche accusata di “turbativa d’asta”, perché “quella ditta non è stata esclusa ma dovrà completare la documentazione richiesta”. Il vicesindaco Mandaglio, che è anche assessore alle politiche sociali, propone un progetto per le donne extracomunitarie presenti a Trebisacce. Potrebbero essere adibite nelle scuole, almeno per otto mesi lavorativi. (Orazio e Pancrazio) Il 31 luglio scorso, nella chiesa della Riforma in San Marco Argentano, Massimo Larocca, capitano dell’Esercito, figlio del nostro Direttore Responsabile, ha coronato il suo sogno d’amore portando all’altare la gentile Nina Husakovic, di nazionalità bosniaca, conosciuta durante una delle sue missioni all’estero. Il rito religioso, officiato da don Alessio De Stefano, si è concluso sul sagrato della Chiesa con il caratteristico “ponte di sciabole” formato da sei colleghi-ufficiali, sotto il quale hanno fatto passare gli sposi tra gli applausi dei presenti. Massimo e Nina hanno poi dato appunta- T R I B U N A mento agli invitati nella sala ricevimenti di “Palazzo del Capo” in Cittadella del Capo. Agli sposi ed ai genitori gli auguri più affettuosi da parte della redazione di Confronti. L I B E R A Mariano ed i trebisaccesi Elezioni amministrative 27/28 maggio 2007: tutto è pronto, la nostra ridente cittadina è chiamata alle urne per eleggere il nuovo sindaco. Due le liste: ”Trebisacce libera” con candidato a sindaco l’architetto Mariano Bianchi e “Un domani europeo” guidata dal Dr. Rocco Soldato. Come ormai avviene da tempo, se ne sono dette di tutti i colori, anche quelli che oggi provano ad imparentarsi. Io ero molto indeciso. Alla fine ho votato per la lista che ha vinto anche perché mi affascinava lo slogan ”Riprendiamoci il sogno, la storia, il futuro”, mentre la lista avversaria si presentava come la continuità. Una continuità che non mi convinceva. Tre anni dopo la vittoria della lista capitanata dal “Sindaco” Mariano, qualcuno dei suoi amici si è addirittura trasferito sull’altra sponda e oggi fa parte della Minoranza, tanto che i numeri della Maggioranza si sono assottigliati. Nonostante tut- to Mariano continua a portare avanti il suo mandato, anche se tra mille difficoltà e imboscate. Questa situazione però, anziché indebolire l’amministrazione come in molti erano portati a pensare, l’ha rafforzata, grazie soprattutto alla squadra degli assessori rimasti fedeli. La burrasca sembra essere alle spalle e penso comunque che il mandato di Mariano vada a buon fine. Per quanto mi riguarda sono sempre stato fin dall’inizio favorevole alle iniziative dell’amministrazione comunale in carica, anche se molte promesse non sono state ancora realizzate. Io comunque resto fiducioso e credo che entro i prossimi due anni quei progetti verranno realizzati. Solo così noi sostenitori del sindaco Mariano potremo finalmente dire che non abbiamo sprecato il voto e vedere Trebisacce crescere e riprendere il suo ruolo nell’Alto Jonio. Giuseppe Angiò Angelo Malatacca Segretario Il “ponte serpente” della Pagliara e regionale di Italia Nostra quelli che hanno la memoria corta Il presidente della Sezione “Alto Jonio” di Italia Nostra, architetto Angelo Malatacca, è stato eletto Segretario del Consiglio Regionale di Italia Nostra che sabato 17 luglio, nel corso dell’assemblea regionale tenutasi a Cosenza tra i rappresentanti delle Sezioni calabresi dell’associazione, ha rinnovato i suoi organismi direttivi eleggendo il presidente e la giunta esecutiva che dureranno in carica per i prossimi tre anni. “Si tratta – così si legge in una nota redatta all’interno della Sezione di Trebisacce che come è noto va da Rocca Imperiale a Cassano Jonio ed a Civita – di un significativo riconoscimento al dinamismo del suo presidente e più in generale all’ottimo lavoro svolto dalla Sezione di Trebisacce sorta solo da pochi anni”. Nel corso della stessa assemblea, sentita la relazione del presidente uscente sulle attività svolte nel corso degli ultimi tre E' venuto a mancare improvvisamente Alfredo Pignanelli decano dei "Barbieri" di Trebisacce, nonché appassionato di musica e virtuoso di chitarra e mandolino. Alla moglie, al figlio Rocco, ai familiari sentite condoglianze. anni, i rappresentanti delle sezioni calabresi di Italia Nostra hanno riconfermato nella carica di presidente l’architetto Carlo Di Giacomo, riconoscendo ed apprezzando la sua competenza ed il suo operato ed eletto quali vice-presidenti Cosimo Caccamo e Alessandro Ciliberto e come tesoriere Domenico Maio. I pensionati della “San Giovanni Bosco” Congratulazioni per il lungo lavoro educativo svolto con dedizione nella nostre scuole; auguri per un meritato riposo. Vanno in pensione i docenti scuola dell’infanzia: Concetta Bartucciotto e Rosa De Paola; della scuola primaria:Filomena Granato-Teresa Lizzano-Liberata Longo, Domenica Middonno, Rosa Ripoli, Filomena Rossi, Vittoria Petta e Lorenzo Giovazzino. Va pure in pensione Sebastiano Indraccolo, del DSGA. Per una maggiore informazione, visitate anche il sito della scuola: www.scuolatrebisacce.altervista.org Gli abitanti del quartiere Pagliara continuano a denunciare l’inquinamento acustico sul grande cavalcavia della fiumara che porta questo nome. L’Anas, su sollecitazione di Oliverio, è intervenuta ma vorrebbe mettere solo “l’asfalto fonoassorbente” che in ogni caso non risolve il problema della sicurezza. Insomma, la gente della Pagliara comincia a non capirci più niente. Più che i forti rumori dei tir che passano sul quel ponte che sovrasta le case, temono infatti altri gravissimi pericoli: e se precipita qualche grosso autocarro? Le case sottostanti diventerebbero una grande frittata! O una bistecca di vitella! Quelli che hanno la memoria corta han- no dimenticato le furibonde polemiche, certi articoli di giornale e anche gli ingiustificati silenzi, degli anni ’70: la supestrada e il “ponte serpente” li hanno voluti gli speculatori dei suoli edificatori, grandi proprietari di uliveti e di terreni agricoli. La superstrada doveva andare più a monte, sotto Mostarico e Pozzicello: sarebbe servita anche alla vicina Albidona. Si dice che pure a Trebisacce c’è ancora gente che non ha casa, ma il mercato dei suoli ha fatto la fortuna dei “benestanti” di ieri e di oggi. E anche dei mercanti della politica. Per la superstrada da rifare, forse ha ragione il sindaco di Plataci: più a monte! (girizzo) Giuseppe Tucci e Salvatore Capraro: due lavoratori e padri di numerosa famiglia Giuseppe Tucci proveniva da Alessandria del Carretto e lavorò la terra sin da bambino. Affrontò il sacrifico di far crescere ben dodici figli, anche essi onesti e laboriosi. Salvatore Caprara amava i suoi dieci figli e anche le capre, che gli fecero compagnia per tutta l’esistenza, perché anche egli, proveniente dalla Lucania, dovette sudare per i suoi dieci figli. Se è vero che i morti sentono e vedono, Giuseppe e Salvatore saranno certamente rimasti assai consolati di vedere la loro bara attorniata non solo dai parenti e dagli amici ma soprattutto per il pianto degli amatissimi figlioli. (giu/ri) Pagina 8 Confronti - N. 7 - LUGLIO TREBISACCE E Dal Bastione al pontile, dal Saraceno alla Pagliara Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura DINTORNI C’era una volta (Ciò che in questi ultimi tempi accade a Trebisacce) “La pernice canta / il tempo si guasta” Ho visto piangere una giovane signora che vendeva ortaggi al Mercato coperto ed è stata derubata di una cassetta di peperoni. Suo marito sta a zappare e irrigare i campi, dalla mattina alla sera. Non voglio fare razzismo, ma certi turisti scorrazzano per gli agrumeti, per gli orti e per i nostri frutteti. A Lungomare e via Lutri è ormai rischioso passeggiare con la propria moglie o con la ragazza del cuore. Potreste essere importunati da qualche piccolo Ganimede, e poi,… poi, ci potrebbe scappare anche qualche coltellata di striscio. Ma uno di questi andò a sghignazzare pure nei pressi della Chiesa madre di San Nicola di Mira. Cortesemente di attenersi al galateo e al senso civico, costui avrebbe fotoavvisato La Rocca continuato a disturbare, dando vita all'ennesima lite. Il mare è pulitissimo, almeno verso la Torre, ma la spiaggia la sporcano i bagnanti scostumati e gli incivili. Io, dopo il bagno, mi sdraio sulla sabbia e leggo libri e giornali; un marito premuroso allontana le zanzare e i tafani dalle rosee spalle della sua signora. Ma ho visto un piccolo segnale di civiltà: lungo la spiaggia ho trovato delle “plachette” levigate dove qualcuno ha scritto:” il mare è bellissimo; teniamolo pulito, perché il mare è di tutti”. I miei compaesani non hanno proprio cosa inventare; invece di dire al sindaco che bisogna controllare il traffico e la “monnezza” che butta il cittadino o incivile, raccontano la storiella della notte bianca del 19 agosto: guarda caso, cade proprio con la festa di San Mariano, il santo protettore del nostro sindaco! Nella curva della bretella che sale dall’ospedale alla Panoramica un vecchio televisore dorme su un materasso da oltre dieci giorni. E’ ora di svegliarlo. Possibilmente prima che finisca l’estate! Mio nipote non si chiama Ciccillo, ma Pinillo. Mio nipote, quando va a passeggio, è sempre lui a spingere la carrozzella del bambino, mentre la moglie fuma la sigaretta. Oh, le solite cretine che guidano col cellulare tra l’orecchio e la bocca. Ci sono pure gli incivili con la televisione accesa ad alto volume, fino alle due di mattino. I bar fanno chiasso oltre la mezzanotte. Il tempo non si presenta benevole dalle nostre parti. La nostra gente è ancora legata alla propria terra e alle sue tradizioni (.. che non sono sempre superstizioni popolari): le previsioni metereologiche sono più esatte e veritiere di certi sondaggi commissionati da certe parti politiche. Anche a Trebisacce si crede ancora alla “ffàscina”, alla ”magarìa”, ai “magàri” e anche ai preveggenti che hanno la “cùglia” (l’ernia, detta anche “pernice”). Il vecchio zi’ Michele ne ha una (la cùglia) proprio ingombrante ma è più esatta dell’orologio della televisione. Se gli provoca acutissimi dolori, zi’Michele dice:”ragazzi, il tempo si guasta”. Il nostro vecchio “cugliuto” passa dalle previsioni del tempo a quelle della politica: sono in preparazione strani matrimoni! L’ex assessore Pinuccio Tarsitano è rientrato in seno alla maggioranza, la quale ha approvato pure il bilancio. Però, gli amici dell’architetto Pinuccio, che hanno organizzato il partito di Casini, dissentono e dicono che loro “non hanno poltrone da difendere”. Ma Pino Tarsitano continua a collaborare con altre iniziative fatte proprie anche dal sindaco: a Trebisacce ci vuole una “Casa accoglienza” per ospitare categorie sociali più deboli e bisognose. (zu’ Rucch) Albidona ricerca fotografica V. Filardi Così iniziavano le favole della nostra infanzia, ascoltate nelle lunghe serate invernali, vicino al focolare. La TV era di là da venire. Ma questa, nonostante il titolo, non è una favola: vuole essere una riflessione personale sull’attuale realtà della nostra comunità. Trebisacce era un piccolo centro sulle rive dell’Jonio, piccolo di estensione e di anime, anche rispetto ai centri abitati dell’interno del nostro comprensorio, all’inizio del ‘900. L’arrivo della ferrovia e, successivamente, della rotabile, con il generale sviluppo delle marine, ne hanno incrementato l’espansione e l’economia, esaltando l’orgoglio degli abitanti. Ma il fiore all’occhiello della nostra comunità era ed é l’ospitalità, l’apertura ai “forestieri” e la tranquillità. Trebisacce era un’isola felice, dove non si verificavano quasi mai fatti di sangue e molto rari erano anche gli episodi di violenza. L’ambiente urbano era raccolto e ci si conosceva tutti. Gli usci delle case o erano aperti o chiusi con la chiave nascosta sotto la pietra o in un buco del muro. Con la crescita, lo sviluppo ed il progresso sono sorti i problemi. Oggi la “tranquillità” di un tempo resta un vago ricordo. Non poteva essere diversamente. Non ci riferiamo solo al traffico caotico e ingovernabile, ai motociclisti fracassoni, agli automobilisti indisciplinati e a volte anche ineducati; ai pedoni insofferenti. Negli ultimi tempi si verificano spesso episodi di rissosità, che solo per fortuna si sono risolti in modo non grave. Il problema é che da noi non c’é più il controllo del territorio. La popolazione numerosa impedisce o rende difficile una conoscenza diretta, ridotto ai minimi termini l’organico della Caserma dei Carabinieri, trasferita quella della Finanza, in forse quella della Polizia stradale, inesi- stente da diversi lustri il corpo dei Vigili urbani, spariti da anni i vigili notturni, non poteva essere diversamente. La realtà non può essere che quella che é. E assistiamo, oltre a quanto detto, indifferenti anche ai tanti “traffici” strani come se non ci riguardassero, facendo come lo struzzo, che di fronte al pericolo infila la testa sotto la sabbia. Occorre che ci diamo una mossa. Che la ormai “mitica” società civile, che spunta ipercritica verso altri soggetti istituzionali, solo a determinate scadenze come ad orologeria, si faccia parte diligente per far sì che la convivenza civile ritorni a modelli e parametri più …” civili”. Bisogna darsi da fare per esigere che le varie istituzioni si riprendano e garantiscano il territorio, collaborando con esse, perché gli avvenimenti che si verificano riguardano tutti e non solo gli addetti ai lavori. Dai piccoli ai grossi, dai lievi ai gravi. E per finire, una digressione e un invito ai genitori, in particolare a quelli con figli adolescenti: la “navigazione” sul web é interessante ma pericolosa. Gli episodi vari verificatesi negli ultimi anni nella nostra rea1tà ai quali é stata messa la sordina (lo struzzo), devono farei riflettere e vigilare. L’orco e/o il lupo possono essere tra noi. Possono essere tra i nostri amici e conoscenti, all’apparenza seri e bravi. Ma la curiosità, il nuovo non attirano solo i ragazzi e i bambini. Iniziato quasi per scherzo un “viaggio” potrebbe lentamente far affiorare in noi il mister Hyde nascosto. La banalità del male, non é una scoperta di questi giorni. Recapiti di Confronti Foto giu/ri: Albidona anni ’80: chi rattoppa e chi prepara i mazzetti di camomilla Rivolgersi a questi indirizzi: Vincenzo Filardi, Via Alfredo Lutri, 99, tel.0981.51106; Contributo per Confronti; Pino La Rocca, Via S. Martino, n. 5 – tel.0981.51554; Giuseppe Rizzo, Via Fosso Fiorentino n.10 tel. 0981.500192 - Trebisacce (Cs) Confronti Pagina Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura OPINIONI E Verrà un giorno A trent’anni dalla prematura scomparsa di mio padre, conservo ancora intatti, dentro di me, tutti i suoi insegnamenti. Ho continuato a vivere, infatti, perseguendo i miei obiettivi, nel rispetto di quei valori fondamentali che lui mi ha trasmesso: la fede, la famiglia, l’amore per il prossimo, la pace, la dedizione al lavoro. A mia volta, ho passato questo testimone ai miei figli, esortandoli a non perdere mai di vista questi principi, rassicurandoli, nei momenti di scoraggiamento, inevitabili di fronte ad un’ingiustizia, certa che fare il proprio dovere fosse garanzia di equità e preludio ad un inevitabile riconoscimento dei propri meriti. Mi accorgo, però, e la cosa costituisce per me una grande sofferenza, di non essere più credibile, perché, oggi, assistiamo a tante scorrettezze, messe in atto in vari contesti lavorativi, in particolare quello della pubblica amministrazione, che è quello in cui opero. Da alcuni anni, incalza, infatti, uno strano fenomeno: si registra un sempre maggior numero di docenti che, dopo tanti anni di lavoro prestato con serietà, responsabilità e competenza, si vede estromesso dalla sua sede di titolarità e non soltanto per le già consistenti conseguenze di riforme varie. Ultima quella della Gelmini. Si constata infatti un aumento esponenziale di docenti che, complice il sistema sanitario, di eccessiva manica larga, usufruiscono della L. 104/’92. E mi perdoneranno quelli che ne hanno veramente titolo. Certo, sorprende che questi docenti siano, quasi sempre, gli ultimi in graduatoria e, in alcuni casi, ricorrano a questa legge provvidenziale cambian- di Zoila Le Voci do ogni anno motivazione. Allora mi chiedo se non sarebbe auspicabile predisporre opportune ispezioni, a tutti i livelli, per arginare tale fenomeno e non cadere nel ridicolo. Ci sono scuole in cui, nelle graduatorie di istituto, compaiono il 50% dei docenti in servizio; di cosa ‘soffre’ l’altro 50%? Per non parlare di chi non accetta la propria soprannumerarietà e mette in atto varie strategie per spazzare come Attila il più piccolo filo d’erba. Cosa e a chi importa, se a farne le spese è persona ignara di tutte queste oscure trame? Gli uni e gli altri si servono di bei tessuti esistenti, per altri usi, sul mercato e li consegnano ad abili sarti, dalle mani esperte, che sanno cucire loro addosso abiti all’apparenza perfetti, ma che nascondono sapientemente il difetto. C’è da chiedersi dove trovino, gli uni e gli altri, il coraggio di guardarsi allo specchio, di camminare a fronte alta, di continuare ad entrare in classe e guardare gli alunni negli occhi, di avere l’ardire di riempirsi la bocca di vuota retorica usando paroloni come educazione, legalità, correttezza, amicizia e come facciano a dormire sonni tranquilli. Gli uni e gli altri possono continuare ad utilizzare tutte le leggi che vogliono, per il proprio tornaconto, senza che sussistano i necessari presupposti. Pensino pure “Mors tua, vita mea”. Come fra Cristoforo, di fronte alla prepotenza di Don Rodrigo, non resta che alzare la mano verso il cielo e dire: “Verrà un giorno…!” Sì, perché la giustizia non è di questo mondo, ma c’è e sarà terribile. Riflessione sul sacerdozio e sul sacerdote Si è concluso l’11 giugno l’Anno Sacerdotale. Vorrei perciò spendere qualche parola proprio sul sacerdote e sul sacerdozio. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato ripetutamente che il sacerdozio di Cristo, che viene partecipato ai battezzati, ha una duplice dimensione: una dimensione di offerta ed una di mediazione. Ciò comporta che nella Chiesa ci sia un “sacerdozio comune” (fondato sulla dimensione dell’offerta) ed un “sacerdozio ministeriale” (fondato sulla dimensione della mediazione). Il sacerdozio “comune” è quello che viene comunicato a tutti nel giorno del battesimo: tutti i battezzati costituiscono l’unico popolo sacerdotale. Perciò laici, preti, consacrati … tutti hanno ricevuto il sacerdozio comune. Tutti, cioè, sono chiamati ad offrire la propria vita in unione all’offerta di Cristo sulla Croce. In una parola: sono chiamati alla santità. Tutti, nessuno escluso. Il prete, perciò, come qualunque altro battezzato è chiamato a vivere santamente principalmente non perché è prete, ma perché è cristiano. A servizio del sacerdozio comune, poi, il Signore ha voluto il sacerdozio “ministeriale”. Questo viene conferito, con il sacramento dell’ordine sacro, a coloro che il Signore ha chiamato attraverso il discernimento della Chiesa. Il sacerdozio “ministeriale” non è un grado più elevato del sacerdozio “comune”, Nel libro di Antonio Gerundino, uno spaccato storico del ‘700 altre note storiche per i giornali), sul clero, sulle chiese, cappelle e cappellanie, sulle commende religiose, e sulle famiglie nobili di Amendolara settecentesca. Il libro è presentato da Mario Spizzirri, dell’Istitututo per la storia del Risorgimento italiano, e dal prof. Giovanni Mazzei. Dopo aver letto il Catasto onciario di Gerundino e i libri di altri autori dell’Alto Jonio, ci chiediamo perché i nostri amministratori (e i nostri assessori alla cultura) fanno finta di ignorare queste “fatiche” culturali. Eppure, chi fa l’attore e il cortigiano si fa acquistare scatoloni di romanzucoli e di poesiole che non leggono nemmeno le lettrici del rosa. (g.rizzo) Leggete e diffondete Lacanna, Lamanna, Nupieri, Oriolo, Santagada, Tarsia, Cuccaro, Pagano, Maschera, Tucci. Certamente interessanti anche le notizie storiche del monastero dei Domenicani (sul quale lo stesso Gerundino ha scritto - N. 7 - LUGLIO DIBATTITI Il guaritore ferito Il Catasto onciario di Amendolara Antonio Gerundino è il ricercatore e storico del silenzio. Senza cortigianeria e senza la prezzolata pubblicità, riscopre e propone documenti che arricchiscono la conoscenza del nostro territorio, la nostra cultura, le nostre memorie. La maggior parte dei nostri amministratori comunali non conosce il proprio Catasto conciario, eppure è stato fatto in tutti i Comuni del Regno di Napoli e ci offre una documentazione piuttosto dettagliata ed esauriente della situazione demografica ed economica del proprio paese. L’ha voluto re Carlo III di Borbone, verso la metà del 1700, certamente per una ragione di controllo fiscale dei suoi regnanti, ma contiene dati certamente esatti sulle nostre piccole comunità. Quello di Amedolara è stato redatto un po’ più tardi degli altri, nel 1852. E’ diviso in tre parti. Cenni storici su Amendolara, Trascrizione dell’Onciario, Analisi demografica. Oltre ai grafici e alle tavole esplicative dei dati economici e demografici, ci sono diverse foto in bianco e nero che riguardano la vecchia Amendolara. Alcuni cognomi delle famiglie amendolaresi esistono ancora oggi: Grisolia, Bartolino, Corigliano, Corrado, Di leo, Ferraro, 9 Confronti la voce libera dell'Alto Jonio Don Michele Munno ma è propriamente a servizio di questo. Si noti, infatti, che la parola “ministeriale” significa precisamente “di servizio”. Attraverso il sacerdozio ministeriale, infatti, il Signore sostiene ed accompagna i fedeli con la grazia della Parola e dei Sacramenti. Questa considerazione, forse un po’ tecnica, mi serve per sottolineare il fatto che il Vangelo non deve essere vissuto solo dai preti, ma da tutti. Il prete è chiamato ad essere santo come tutti i battezzati. Certo, il rischio, a questo punto, potrebbe essere – e a volte accade – quello di una “dissociazione”, di una “schizzofrenia”. Infatti, se chi annuncia il Vangelo e celebra i Sacramenti non si impegna perché Parola e Sacramenti interpellino principalmente la propria esistenza, si assisterebbe ad una sorta di “recita” e il deterioramento spirituale ed umano ne costituirebbe l’ultima spiaggia. Perciò, in ragione del ministero, la chiamata alla santità diventa più esigente per coloro che sono stati costituiti nel sacerdozio ministeriale. Ma nessuno può esimersi dal vivere il Vangelo perché il ministro “predica bene e razzola male”. Il prete è fondamentalmente un uomo, come tutti gli uomini. Con grandezze e miserie. Sante aspirazioni ed irrefrenabili passioni. Ma guai a piangere su sé stessi! Proprio la grazia del ministero costituisce “l’uscita di sicurezza” del prete. Nel momento in cui questi distoglie lo sguardo dalle proprie ferite per piegarsi a medicare e fasciare le ferite dei fratelli, nel momento cioè in cui il ministero inizia a colorarsi di donazione e gratuità avviene anche la guarigione … il “guaritore ferito” inizia a sperimentare che le sue ferite promanano la luce della Risurrezione, si trasformano in feritoie di speranza, di consolazione, di comprensione, di ascolto, di benevolenza, di pazienza, di umiltà … Perciò non lasciamoli soli i nostri preti! Soprattutto preghiamo per loro! … Ed i preti non si scoraggino, ma ricerchino anch’essi il “Guaritore Ferito” per eccellenza, che è “venuto non per i sani ma per i malati”, che è “venuto a cercare ciò che era perduto” … se i calli inizieranno a formarsi anche sulle loro ginocchia (sulle nostre ginocchia), come certamente si formarono su quelle dell’umile parroco di Ars – di cui tanto si è scritto e parlato in quest’anno – vedranno anch’essi che la gente li ricercherà non perché sono bravi, sanno ben parlare, sono simpatici, ma perché vorrà trovare la “Fonte” che continuamente permette al cuore del prete di batter d’amore per i fratelli e di consumarsi per essi, come una candela, fino all’ultima goccia di cera. Pagina 10 Confronti - N. 7 - LUGLIO Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura CULTURA In occasione delle riprese del film documentario “IN CALABRIA” Milano accoglie affettuosamente la scrittrice Pina Basile Vittorio De Seta a San Lorenzo Bellizzi di Piero De Vita Vittorio De Seta è ancora più vicino all’Alto Jonio. Oltre al famoso cortometraggio “I Dimenticati” del 1959, girato interamente ad Alessandria del Carretto, il regista di origine calabrese ferma l’obiettivo della sua telecamera anche a San Lorenzo Bellizzi. Infatti nel film documentario del 1993, dal titolo “ IN CALABRIA”, nel contesto dell’opera, lo sguardo attento del Maestro fissa alcuni momenti dell’ambiente sanlorenzano. In fase di montaggio seleziona solo taluni particolari. Ne utilizAlessandria del Carretto, 9 Agosto 2009 za quelli che rientrano orIl regista De Seta con i redattori di Confronti ganicamente nel discorso attinente la documentazioa dire che cosa la gente deve fare. Si ne storico-antropologica del luogo, di riprende ciò che succede. Sono rimasto quella Calabria a misura d’uomo e lega- sempre molto rispettoso, con un coeffita alle tradizioni. ciente forte di improvvisazione. A San IN CALABRIA è girato su pellicola di 16 Lorenzo Bellizzi, un paese con strade mm, per una durata complessiva di 83 larghe anche un metro, siamo arrivati in minuti; circa cinque minuti di riprese un giorno di pioggia. A me è piaciuta riguardano proprio San Lorenzo Bel- quella pioggia. Così abbiamo comincializzi: i primi fotogrammi si soffermano to a girare, due ore, tutti bagnati. Poi, ci sul campanile del paese (immagine-sim- sono venuti a dire che stavano uccidenbolo), sull’acqua piovana che batte in- do un maiale. Ci siamo andati con la cessantemente sulle case e scorre tra i cinepresa fradicia, con tre lampade da vicoli, stretti e solitari, tra le antiche pie- 500 watt che avevamo dietro. Hanno tre. Vi sono primi piani significativi del capito che non volevamo barare, si è metodo usato da De Seta ovvero “far instaurata un’intesa e le donne si sono parlare” le cose senza sovrapposizione fatte riprendere anche da vicino. Quedi ulteriori linguaggi. In ultimo, alcune sto è il documentario: la non previsione. bellissime sequenze, effettuate all’inter- Montato, sembra tutto armonico, studiano di un magazzino, seguono un gruppo to: la pioggia, il maiale, la musica. Qualfamiliare alle prese con il rito dell’uccisio- che volta, rivedendolo, ci casco anch’io. ne del maiale: uomini e donne, in armo- Dopo quarant’anni, non è che impari, ti nia, impegnati nella selezione dei vari ritrovi sempre lì a improvvisare.” pezzi. Tra i sanlorenzari sono riconoscibi- Questa intervista è riportata a pag.79, li Teresa La Froscia, Campolongo Giu- del libro LA FATICA DELLE MANI. Scritti seppe, Pittelli Pietro, Antonio “Ruggìro” e su Vittorio De Seta (a cura di Mario altri. Per quanto breve, è un bel documen- Capello), collana Real Cinema, Feltrito sul nostro paese. Di questo evento nelli, 2009. poco si è detto o scritto. Quando ho visto Il film-documentario è un rapporto sulle le immagini, ho provato una forte emozio- trasformazioni della nostra regione, in ne e mi sono commosso. La scelta di De cui convivono arcaiche testimonianSeta di affidare, ad ambienti di San Loren- ze, mestieri tradizionali, consuetudini, zo Bellizzi, profondi significati culturali e canti, socialità e progetti di modernizzacondizioni umane mi fa pensare alla felice zione del territorio calabrese. Vi sono coniugazione tra l’abitare poeticamente sequenze relative alla costruzione del“un luogo” e l’essere “umanità”, contem- l’autostrada SA-RC, dell’Unical, di imporaneamente nella storia e oltre la sto- pianti industriali, di cantieri, di grossi ria. Dunque, assonanze e dissonanze mezzi per movimento terra e quant’altro con i tempi della modernità incombenti. ovvero tutto ciò che doveva rappresenNel corso di una intervista al nostro tare il nuovo, lo sviluppo, il progresso. Regista, ( registrata nell’agosto 1999 a Dell’intero documentario-film e dei proSellia Marina), il noto critico cinemato- blemi che solleva, torneremo nei numeri grafico Goffredo Fofi, pone questa do- successivi del giornale. Merita una rimanda: “Si sente specie in IN CALA- flessione più particolareggiata. Intanto BRIA, una sintonia profonda con il mon- invito gli amici di San Lorenzo Bellizzi do raccontato, un rispetto per la realtà e e gli amministratori ad un momento di i tempi della gente, un’apertura all’espe- valorizzazione di questo passaggio cirienza, alla conoscenza (…)”. Cosi ri- nematografico e dell’ interesse di De sponde De Seta: “Non si può andare lì Seta per il paese. L’arrivo a Milano -15 giugno2010- della prof.ssa Pina Basile per un’ occasione culturale che l’ha vista protagonista, è iniziato in modo molto fascinoso. La prima tappa è stata la visita al Duomo dove la prof.ssa ha assistito alla S. Messa. Successivamente, programmata a tamburo battente, è proseguita al Teatro ”La Scala” per assistere all’opera “Faust” di Charles Gounod, tratta dall’omonimo romanzo di Goethe. L’indomani l’incontro culturale! La parrocchia di San Francesco di Paola, la FEIACC e il Circolo Calabrese di Milano hanno invitato la prof.ssa Basile a presentare il suo ultimo libro “San Francesco di Paola e il suo tempo”. Il simposio si è tenuto presso la Sala Tiepolesca (IV piano) della Parrocchia San Francesco di Paola in via Montenapoleone, 22, Milano: è iniziato con i saluti di Mons. Cecilio Rizzi, parroco della Chiesa di San Francesco di Paola di Milano, il quale ha tessuto elogi sulla semanticità della pubblicazione. E’ proseguito con la relazione del Sindaco di Alessandria del Carretto, dott. Vincenzo Gaudio che ha portato i saluti di tutta la cittadinanza alessandrina, ringraziando la prof.ssa Basile per la sua eccelsa produzione letteraria, nonchè per la sua ultima fatica: “San Francesco di Paola e il suo tempo”. Il dott. Gaudio ha salutato tutti i presenti, i tanti milanesi e molti calabresi. Si sono succeduti poi i relatori prof. Cataldo Russo, scrittore, e il dott. Amedeo Vilardo, Presidente della Federazione Italiana Associazioni e Circoli Calabresi, la moderatrice Prof.ssa Giusy Vazzana, Presidente Circolo Calabrese di Milano : vari ed interessanti tutti gli interventi. La prof.ssa Basile ha raccontato la vita di San Francesco di Paola e il suo tempo, dando modo ai presenti di conoscere particolari prodigi e fatti storici di grande importanza. Infatti, il Santo Calabrese ha conosciuto e ha dato consigli a diversi Re, ha conosciuto personalmente il Papa Sisto IV. E’ stato sottolineato l’ importante ruolo diplomatico che frate Francesco ha avuto nel corso del ‘400 . La sala è stata fin dall’ inizio gremita, erano presenti milanesi, campani e calabresi, tra quest’ ultimi una folta rappresentanza di alessandrini, che ha manifestato affetto e stima a Pina Basile. Il libro ha suscitato interesse nei presenti, i quali hanno atteso pazientemente per avere l’autografo e la dedica dalla scrittrice. Il Circolo Calabrese di Milano ha strappato all’Autrice la promessa di un ritorno per un’altra presentazione letteraria; resta da concordare solo la data, visti gli innumerevoli impegni della Professoressa. Era presente in sala anche la presidente del Circolo Calabresi di Verbania, la quale ha invitato la nostra agiografa a presentare San Francesco di Paola anche in Piemonte, sulle sponde del meraviglioso Lago Maggiore, la data è prevista per il prossimo autunno. La giornalista dott.ssa Caterina Sacco, dopo aver intervistata la scrittice Basile, l’ha invitata a presentare-nel mese di Agosto-“San Francesco di Paola“ nel suo paese natio: Amato, in provincia di Catanzaro. La dott.ssa Giusy Vazzana, presidente dell’associazione Calabresi di Milano, a fine presentazione, ha offerto una degustazio- ne di prodotti tipici calabresi, molto apprezzata dai presenti. La studiosa, dopo l’ultimo successo per la presentazione del libro e l’affetto ricevuto da parte di tutti i corregionali e non, è ripartita per Salerno, dove lavora presso l’Università di Fisciano, ma con il cuore colmo di gratificazione e di gioia per quanto ricevuto in termini di successo letterario e di affetto. L’occasione è stata gradita anche perché ha offerto a noi alessandrini, l’opportunità di incontrarci e di trascorrere piacevolmente un pomeriggio culturale e una serata divertente tra ricordi, risate e tanto buon umore, in una nota pizzeria del centro di Milano. Avv. Mimma Covelli Consigliere Comunale Alessandria del Carretto Nascono le scuole “Penny Wirton” in Calabria Da ormai qualche anno, lo scrittore Eraldo Affinati, uno dei massimi rappresentanti della nostra letteratura, dirige a Roma la scuola “Penny Wirton”. Si tratta di uno spazio didattico interamente rivolto agli stranieri residenti, o in temporaneo soggiorno, in Italia. Le scuole sono attivate col volontario contributo di uomini e donne che intendono insegnare gratuitamente la nostra lingua: neolaureati, docenti in pensione, docenti in attività, cultori della lingua italiana, persone in grado di condividere le proprie conoscenze. Cosa si impara alla “Penny Wirton”? Si impara a conoscere l’italiano: a leggere, a scrivere, a comprendere. Per effetto delle attuali normative in tema di immigrazione, è necessario apprendere la lingua italiana per sperare in un impiego o nell’inserimento, sempre più difficile, in una società non ancora pronta a rapportarsi con l’Altro. Ma alla “Penny Wirton” si impara anche a raccontare la propria cultura e a confrontarsi con ciò che crediamo diverso da noi. A Roma, la “Penny Wirton” sta sperimentando un tipo di scuola in piccoli gruppi, senza classi, attraverso una proposta formativa organizzata su livelli diversi e fondata sul contatto diretto tra insegnanti e studenti. Agli studenti viene fornito il materiale didattico lezione per lezione. I docenti sono impegnati a coadiuvare costantemente, senza ricorrere alla lezione frontale, i discenti. Abbiamo pensato, con Eraldo Affinati, al quale ci lega un sodalizio intellettuale e una condivisione di intenti, di iniziare un percorso didattico anche in Calabria. Gli eventi di Rosarno ci insegnano che oggi è necessario e urgente. A partire dai prossimi mesi, le scuole apriranno le attività a Vibo Valentia, Mormanno, Trebisacce. Riteniamo particolarmente significativo che si realizzi, nella nostra regione, un momento di dialogo con le culture altre: abbiamo il bisogno, per nostra stessa storia e origine, di riabilitare un’idea di mondo non esclusiva, scevra da inutili fanatismi, per nulla eurocentrica o affetta da sterili nazionalismi. Con la speranza di poter offrire il servizio gratuito di insegnamento della lingua italiana a partire da settembre anche a Trebisacce, ci auguriamo, per ora, di raccogliere adesioni volontarie da coloro i quali fossero interessati a condividere un’esperienza di docenza – lo ripetiamo – del tutto gratuita. Cerchiamo persone in grado di insegnare, con professionalità e spirito di abnegazione, la lingua italiana. Le lezioni si svolgono per due ore a settimana. Per informazioni, scrivere a [email protected] o telefonare a Marco Gatto, responsabile “Penny Wirton” nel Mezzogiorno, al 340.340.67.24, o a Francesco Mangone 0981/57231-TrebisacceSi possono raccogliere ulteriori notizie visitando il sito di Eraldo Affinati alla pagina http://www.eraldoaffinati.it/ pennywirton.asp Giuseppe Corigliano Confronti Pagina 11 - N. 7 - LUGLIO Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura CULTURA Dai nostri emigranti Dal professor Alejandro Jorge Arvia (La Plata Argentina) Il Professore Alejandro scrive ad Ettore Angiò: Caro Ettore, grazie per il tuo messaggio e-mail e la copia del mensile CONFRONTI di Maggio. Auguri ai direttori e alla redazione di CONFRONTI per l’eccellente lavoro che si osserva su ogni nuovo mensile. Con l’ultimo mensile abbiamo avuto un grande piacere sapere della laurea di tuo figlio Antonio. Auguri da nostra parte per Antonio e tutti voi. Come curiosità, c’è qualche relazione tra la sua tesi con la ricerca archeologica del Prof. Renato Peroni?.Io ricordo sempre la visita che, nel 1963, io ho fatto a un gruppo di archeologi che lavoravano su una antica città della Magna Grecia. Credo che il nome de questa città ero Polidoro o Palidoro. L’ho ricordato dopo aver letto la bibliografia del Prof. Peroni in CONFRONTI. Grazie a tutti voi. Un grande abbraccio. Alessandro Circolo degli albidonesi in Argentina: Giuseppe Lizzano, nuovo presidente Una lettera del presidente uscente Ciccio Napoli: É da tempo che non ci sentiamo. Sono stato molto impegnato con il mio lavoro e con Circolo. A maggio, oltre la festa di San Michele, ci sono state le elezioni al Circolo e si é presentata una sola lista, formata dalla gente che ha lavorato con me e con il Presidente Giuseppe Lizzano che era stato Vice-Presidente, dal 2008. Dopo quattro anni, mi sono ritirato dal Consiglio di Amministrazione, per dare posto ai più giovani come per altro avevo promesso nel 2006. Giuseppe Lizzano (Lloll‘) é un uomo in gamba. Io seguirò ad aiutarlo, specialmente nell´area di cultura e nei rapporti con le istituzioni italiane a Buenos.Aires. come anche con le istituzioni in Italia, specialmente per Albidona, (Comune, Pro-Loco, Banca e l‘Altra Cultura). Non ho scordato la ricerca Tina Lasco Nicoloso: la poesia del silenzio e della speranza Un nostro caro amico mi fa leggere un libriccino di poesie di Tina Lasco Nicoloso (Ed. Cristinziano). Porta un titolo che può sembrare gozzaniano: “Forse che la rosa ...”. Qualcuno, bene ingaggiato nel “commercio editoriale” e nelle “amicizie alte”, potrebbe dire che un libro ha successo non solo per la firma di chi lo scrive ma anche per il suo mecenate e per la Casa editrice che lo stampa. Figurati se vuoi pubblicare a proprie spese e con un piccolo editore o in una sconosciuta tipografia di periferia ! Si sa pure che certi premi letterari sono pilotati e concertati tra amici, o tra i filistei della cultura; il povero poeta deve atteggiarsi pure a suddito del protettore che chiede spesso il proprio tornaconto. Io ho letto queste poche poesie di Tina Lasco Nicoloso; non faccio il critico ma il semplice lettore di cose belle. I suoi versi sono scorrevoli e mi sembrano sgorgati dal cuore, ma sono stato attirato soprattutto dalla tematica e dall’ispirazione: la donna, la propria sofferenza, la donna emarginata, la donna sensibile e amante della cultura, dell’arte. La donna che soffre nel parto ma è consapevole di portare la luce e un’altra vita. Nonostante qualche nota di sofferta solitudine, la poesia di Tina Lasco Nicoloso ci mostra anche la stella della speranza di un “nuovo giorno”. sull’anarchico Giuseppe Falabella di Albidona. Un caro e forte saluto per gli amici del mensile Confronti. Francesco Napoli Quella zolla di terra natìa che si porta in Argentina (La morte di Francesco Napoli -Ncìcch’a mònaca) Un giorno è giunto dall’Argentina, il medico Giuseppe Napoli (Pino) e sua moglie foto giu/ri Rosalia, i quali mi chiesero di accompagnarli con il mio vecchio fuoristrada in una delle più impervie contrade di Albidona, proprio dove suo padre Michele aveva trascorso la sua durissima infanzia, prima della grande emigrazione. Qui, viveva ancora un suo cugino, Francesco Napoli, detto Ncìcch’a mònaca, perché l’avo di sua moglie Francesca era stato un monaco smonacato che si sposò a 62 anni di età ed ebbe pure due figlie Caterina e Vittoria. I due cugini (il dott. Pino e Francesco) non si conoscevano, ma appena si sono guardati in faccia, si sono abbracciati con grande affetto e commozione. Dissero, tutti e due, che “è il sangue che pulsa e fa conoscere subito una persona che non hai mai visto ma che è pure della tua stessa famiglia”. Poi, un bel bicchiere di vino in quella modestissima casa di campagna, una foto ricordo con tutta la famiglia Napoli, e anche uno strano ricordo da portarsi in Argentina. Il dottor Napoli, disse al cugino Francesco: “portami nella casupola dove visse mio padre". Francesco lo accompagnò tra i folti lentischi, fece un po’ di largo con le mani e disse, ancora commosso: “la casa di tuo padre era qui, ma ora c’è rimasto solo qualche pezzo di pietra”. Il dottor Napoli si curvò al suolo e baciò la terra paterna; poi staccò una piccola zolla di creta e la ripone in una busta per portarsela in Argentina. Francesco " a mònaca" è morto qualche mese fa, ma suo cugino Giuseppe conserva ancora quella zolla di terra. (G. Rizzo) Il libro del dott. Napoli Il 2 giugno scorso, presso la facoltà di Medicina di Buenos Aires, è stato presentato il libro del dottor Giuseppe Napoli, docente associato dell’università argentina. Ecco il titolo: Colpo-cito istologico del collo uterino. Congratulazioni e auguri. Ne parleremo dopo aver letto quest’opera scientifica. Voglio fare pure io qualche domanda sull’Ospedale “Chidichimo” Qualcuno crede ancora all’ultima “speme” “Buongiorno” Oggi è uguale a ieri Domani uguale a oggi Il cielo lo stesso cielo La luce la stessa luce La pioggia la stessa pioggia. Ma se il telefono squillerà e all’altro capo la tua voce dirà : “Come sta la mia musa ? Buongiorno!” Allora il giorno sarà davvero un bel giorno. Un nuovo giorno. Nemmeno Scopelliti farà miracoli. Qualcuno ha esultato leggendo l’articoletto dove si dice che “forse l’Ospedale Chidichimo aprirà i battenti” e vedendo la Commissione “tecnico-sanitaria” che la sera del 28 luglio è arrivata all’Ospedale. Quella “politica” è giunta alcuni giorni dopo. I “commissari” hanno visitato gli ospedali a rischio di Cariati, Lungro e Trebisacce. Per l’ospedale di Trebisacce la Commissione non avrebbe trovato “cose negative”. Il sindaco Bianchi ha detto che “il Chidichimo non teme controlli”. E’ intervenuto anche il presidente della Provincia Mario Oliverio, esprimendo questo parere: “Il Chidichimo si può salvare solo con lo sblocco del potenziamento della sua struttura”. Una delle Commissioni forse ha scritto anche una relazione, ma non è stata an- cora pubblicata. I “sudditi” del piccolo regno Alto Jonio si chiedono: “quei muratori che hanno screpolato qualche pezzo di muro, dicendo di approntare le sale operatorie e poi hanno fatto perdere le loro tracce, chi li ha mandati, chi li ha ricevuti, chi li ha visti ? Erano marziani ?”. Noi lo chiediamo ai medici e ai dirigenti del “Chidichimo”, ma ci raccomandiamo soprattutto ai nostri “politici”, i quali non meritano di essere processati per “scarso rendimento”. I nostri “loieriani” e “petramaliani” non potevano fare prodigi. Non potevano far risuscitare il morto. Ma per i “marziani” potrebbero fare almeno qualche breve “interrogazione”. E un altro comunicato stampa ! Noi, “brava gente”, crediamo ancora all’ultima “speme” ! (girizzo) Pagina 12 Confronti - N. 7 - LUGLIO Mensile dell'Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura CULTURA Cerchiara: un piccolo ricordo per Padre Antonio Rugiano L’apostolo della fede e del sociale Foto giu/ri Il 24 luglio scorso sono salito a Cerchiara, insieme ad alcuni amici ed ho visto che la piazzetta sottostante la chiesa di San Pietro era piena di gente. C’erano anziani, donne, giovani e anche qualche faccia di lavoratore dei campi. Di solito, gli incontri “culturali” sono quasi sempre vuoti. In questo rione di Cerchiara era nato, nel 1927, Antonio Rugiano, un uomo che incontrai a San Lorenzo Bellizzi, molti anni fa. Lo dissi “moderno e sportivo”, perché lo trovai vestito di jeans e con scarpe di tela. Era secco nel fisico, pacato e affabile nella discussione. Era proprio il monaco Rugiano, morto prematuramente il 13 di agosto 1992. Anche se con ritardo, l’hanno voluto ricordare nel suo paese natìo. La signorina Cersosimo, presidente dell’Associazione “Gli amici di Padre Rugiano”, ha tracciato il suo curriculum: nasce a Cerchiara, studia dai Minimi di Paola, presta servizio nei conventi di Confronti Mensile di attualità, politica e cultura dell'Alto Jonio Pietrapaola, Cosenza e Paterno Calabro, parroco di San Lorenzo, professore di religione nelle scuole medie e superiori, i suoi studi di teologia, i corsi che tenne anche nella diocesi di Cassano. Antonio Rugiano: povero e senza pretese. La relatrice ha citato anche la “sofferenza” di questo straordinario religioso della nostra terra. Il sindaco Antonio Carlomagno, dopo aver letto la motivazione dell’intitolazione della piazzetta, ha detto, senza retorica, che “Antonio Rugiano ha elevato il tenore morale e sociale della nostra comunità”. Una piccola piazza, una piccola lapide: tutto, per non tradire la semplicità di questa persona, perché Padre Rugiano era un religioso votato verso l’uomo e verso Dio. Il sindaco di San Lorenzo, Pietro Scarivaglione ha ricordato che Padre Antonio fece il parroco di San Lorenzo, dal 1979 al 1992: “Ti invitavano la sua figura e il suo dialogare; non posso dimenticare i suoi ottimi rapporti con noi, con i giovani e con tutta la popolazione. Indimenticabili anche le sue citazioni in latino. La sua vita fu semplice: Direttore Responsabile Pino La Rocca Per Confronti Direttore Vincenzo Filardi Per chi vuole il nostro recapito: c.c.p.: 99020992, con la dicitura “per Confronti-titolare prof. Vincenzo Filardi”. Redazione: Ettore Angiò (Fotografia e cultura) Francesco Carlomagno Pasquale Corbo Giuseppe Corigliano Nicola Franchino Franco Lacanna Franco Lofrano Rosario Sangineto Nardino Troiano Stampa: Tipolitografia Jonica - Trebisacce Casella Postale n. 75 - Trebisacce (Cs) La responsabilità delle opinioni espresse è degli autori Reg. Trib. Castrovillari n. 3/2004 del 16/12/2004 Per i collaboratori. Confronti va in tipografia agli inizi del mese; gli articoli devono arrivare in redazione, dal 25 alla fine del mese precedente. Non devono superare la cartella dattiloscritta, usare corpo 12 word, interlinea 1. Spedire, tramite posta elettronica, a: [email protected]; [email protected]; [email protected] Padre Antonio era una persona umile e di alta moralità”. Anche don Peppino Ramundo, parroco di San Pietro, ha ricalcato la “semplicità” del personaggio, tracciando la più obiettiva biografia di Padre Antonio: “poteva andare dai Minori cappuccini, ma scelse i Minimi di San Francesco di Paola”. Don Peppino ricorda anche un altro vecchio sacerdote di Cerchiara: don Giuseppe Rimoli, perché “la memoria non deve restare morta, ma va agita”. Don Ramundo ha detto un’altra cosa importante, facendo capire che un prete impegnato può essere facilmente trascinato in varie strumentalizzazioni, ma padre Rugiano era sacerdote e morì sacerdote. Sacerdote dalla vita povera”. Ha aggiunto che lo ricordò così anche l’ex vescovo Andrea Mugione. Il prof. Luigi Niger, fraterno amico del monaco di San Francesco da Paola, l’ha definito “uomo di pace ma soprattutto combattente; Padre Rugiano amava l’arte, la musica di Guccini e De Andrè. Amava anche la fotografia, faceva lunghe camminate. La sua fu una vita umile, forse anche disordinata: era uomo colto; sì, aveva una grande cultura”. Niger ha parlato dei tre aspetti di Padre Rugiano: la memoria, il pensiero, la speranza. La memoria è il recupero del passato che deve essere collegato al presente; il pensiero deve essere libero e plurale, perché il pensiero unico rappresenta la morte. La speranza: nonostante tutto, le cose possono cambiare”. Il dottor Leonardo Larocca, un altro grande amico, ha ricordato il suo arrivo a San Lorenzo, quando il monaco Rugiano lo fermò e gli disse: “io sono prete e prego, tu sei medico e usi il bisturi; ci batteremo tutti e due per la gente di questo paese”. Larocca sottolinea il suo alto senso della libertà: la libertà è responsabilità. E per la sua ubbidienza: “Padre Antonio ha sempre ubbidito”. Don Luigi Risoli, attuale parroco della Piana di Cerchiara ed ex curato di San Lorenzo, legge un messaggio del parroco don Anatoly, che si trova nel Veneto, e poi aggiunge brevi ricordi personali. Seguono alcune testimonianze di cittadini cerchiaresi. Il sindaco Carlomagno si dice soddisfatto dell’afflusso della gente, perché Padre Rugiano meritava veramente questo ricordo. Devo aggiungere che anche quest’anno, nonostante la travolgente crisi economica che ci costringe a ridurre le spese per il giornale e per un libro che vorremmo acquistare, qualcuno continua a pubblicare grandi manifesti a colore che annunciano la bella estate con serate canore e degustazione di prodotti tipici (...che non sempre tali). Non può mancare il solito faccia a faccia con l’autore “organico” e si fa passare tutto per cultura. Certamente, non può fare a meno della passerella politica. La manifestazione per Padre Antonio è stata semplice ma ricca di messaggi. Nelle rupi e nelle grotte di Cerchiara vissero gli antichi eremiti: Pacomio e altri asceti. Occorrono dei punti di riferimento. Si possono trovare anche nei nostri piccoli paesi. Ha fatto bene il prof. Niger a parlare di speranza: “giovani, nonostante tutto, ce la possiamo fare”. (Giuseppe Rizzo) Foto giu/ri I sindaci di Cerchiara, Carlomagno e di S. Lorenzo Bellizzi Scarivaglione L'estate a San Lorenzo Bellizzi Per questa estate potrete visitare il Museo fotografico “Come eravamo”, curato da Nicola Zuccaro, e la mostra di pittura. Potrete assistere, oltre alle funzioni religiose delle feste locali, anche alla serata di poesia dialettale, al Palio di Sant’Anna, all’incontro-ricevimento degli emigrati sanlorenzani di Alberti (Argentina) e alla serata sul dialetto di San Lorenzo, con declamazione di poesie in vernacolo (Nì vidìm’ stasìra nnanta a cappeddra)” con gli interventi del prof. Fausto Cozzetto (Unical), il sindaco Pietro Scarivaglione, il dott. Leonardo Larocca, Domenico Cerchiara, Domenico Agrelli e i proff. Gianni Mazzei e Piero De Vita.Pasquale Lamitella proietterà le sue belle fotografie. Nella mostra di pittura esporranno i maestri Mimmo Canonico, Lorenzo Gugliotti ed Ernesto Maria De Angelis. Interverrà lIspettore Francesco Fusca.