Galleria delle Opere

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Galleria delle Opere
Galleria delle Opere
PANNELLO 1
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Ecce Homo - Genova, Galleria Spinola
Crocifissione - Londra, National Gallery
Salvator Mundi - Londra, National Gallery
Crocifissione - Madrid, Fundación Thyssen Bornemisza
Crocifissione
Anno 1475
olio su tavola, cm 41,9 x 25,4
National Gallery di Londra
L'opera è firmata e datata 1475 / Antonellus Messaneus / me pinxit sul
cartiglio che si trova sulla finta cornice lignea inferiore. La pacata
composizione è costruita in sezione aurea e mostra la croce di Cristo sullo
sfondo di un lontano paesaggio costruito con punto di fuga ribassato,
mentre in basso si trovano i due dolenti, Maria e Giovanni, che
contemplano la scena silenziosamente. Più lontano si vedono le tre Marie.
La tipologia iconografica rimanda a esempi fiamminghi, anche nel
trattamento del paesaggio, che sfuma dolcemente in lontananza nei colori
azzurrini delle colline avvolte dalla foschia. La linea marcatrice delle acque
del lago isola maggiormente la figura del Cristo, con un cerchio formato
dalla Vergine e da San Giovanni.
Crocifissione
Anno 1475 - 1476
olio su tavola, cm 74 x 51
Fondazione Thyssen Bornemisza - Madrid
Salvator Mundi
Anno 1465-1475
olio su tavola, cm 38,7 x 29,8
National Gallery di Londra
Il Cristo Salvatore è raffigurato secondo la maniera fiamminga. All'arte
nordeuropea risalgono anche l'uso dei colori a olio e la particolare luce
calda e dorata che modella la figura scoprendone i particolari più minuti,
come i delicati peli della barba o i riflessi sui ricci dei capelli. L'iconografia
stessa, col mezzobusto benedicente, e il tipo fisico del Salvatore rimanda
ad esempi fiamminghi. Alla base del collo si vede ancora chiaramente
come nella prima stesura pittorica la veste fosse più accollata e la mano
benedicente più rialzata, parallela al corpo di Gesù. In un secondo
momento Antonello si distaccò dal prototipo fiammingo spostando la
mano in avanti, in modo da accentuare la profondità spaziale della figura e
la sua monumentalità, favorita dalla visione dal basso.
Ecce Homo
Anno 1470
olio su tavola, 40 x 33
Galleria Spinola - Genova
Ricordata fin dal Settecento a Genova in casa Spinola, solo con il restauro
del 1946, quando la rimozione di una cornice barocca ha svelato la
presenza dell' originale cornicetta dorata e il cartellino con il nome di
Antonello dipinto direttamente sulla fascia più esterna, venne fugata ogni
perplessità sulla autografia antonelliana della tavola, fino ad allora piuttosto
controversa e ampiamente dibattuta dalla critica.
Qualche disparere si registra sulla data di esecuzione dell'opera, vicina al
1474 per alcuni studiosi - Morassi (1946), Vigni (1952), Bottari (1953),
Mandel (1967), Paolini (1979) - ma anticipata a ragione dalla Bonaccorso
(cat. Messina 1981) agli inizi degli anni settanta, in stretta contiguità con
l'Ecce Romo di NewYork.
PANNELLO 2
1. San Sebastiano - Dresda, Gemäldegalerie
2. San Gerolamo nello studio - Londra, National Gallery
3. Cristo alla colonna - Parigi, Museo del Louvre
San Sebastiano
Anno 1478-1479
olio su tavola, cm 171 x 85,5
Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Dresden
L'opera, di committenza veneziana, era stata ordinata dalla Scuola di San
Rocco in seguito a un'epidemia di peste, nel 1478 (e Antonello deve averla
terminata entro il febbraio 1479, momento della sua morte). Nella
consapevolezza di doversi confrontare con l'arte veneziana, Antonello
raccoglie la sfida dimostrando le proprie capacità nella rappresentazione
prospettica: sceglie dunque di ambientare la scena in una veduta urbana,
creando l'impressione di profondità spaziale attraverso la decorazione
geometrica del pavimento e individuando con precisione il punto di fuga
dietro al polpaccio destro del santo.
San Gerolamo nello studio
Anno 1474-1475
Olio su tavola di tiglio - 45,7x36,2 cm
National Gallery di Londra
E’ uno dei massimi capolavori del Rinascimento europeo, e opera tra le
più famose della maturità del pittore messinese. Una novità senza
precedenti, per esempio, dovette subito apparire a tutti l'ingegnosa
ambientazione architettonica: quasi a scatole cinesi, con lo studiolo inserito
in una poderosa e cupa chiesa illuminata in controluce da finestre che
aprono su di un arioso paesaggio agreste. Il San Girolamo, per luminosità
silente, minuzia descrittiva, abilissima sintassi prospettica, ottenuta
attraverso la luce che rende insieme tersa e distinta ogni cosa, dovette
essere ammirato come opera assoluta, alla pari dei grandi interpreti
fiamminghi.
Cristo alla colonna
Anno 1475-1478
olio su tavola, cm 29.8 x 21
Parigi, Musée du Louvre
Per molto tempo le ridotte dimensioni della tavoletta hanno erroneamente
portato a pensare che essa fosse stata decurtata nell'estremità inferiore e
che in origine ci fosse un parapetto a separare visivamente il Cristo
dall'osservatore. L'opera è in eccellenti condizioni conservative, così che
possiamo coglierne appieno la suprema bellezza: un'incredibile
raffinatezza di tocco delinea infatti ogni singolo capello, la barba, le stille di
lacrime perfettamente trasparenti, il cavo scuro della bocca, entro cui si
intravedono la lingua e i denti. Di tutto il catalogo di Antonello, questo
dipinto è forse quello caratterizzato dal maggior impatto emotivo, al punto
che sembra quasi poter udire un gemito di dolore e angoscia sfuggire dal
petto del Cristo, colto mentre le torture sono ancora in atto.
PANNELLO 3
Polittico di San Gregorio - Messina, Museo Regionale
Polittico di San Gregorio
Anno 1473
- Angelo Annunciante, Olio su tavola, cm 65
x 62
- Vergine Annunciata, Olio su tavola, cm 65
x 54.7
- San Gregorio Magno, Olio su tavola, cm
125 x 63.5
- Madonna col bambino in trono, Olio su
tavola, cm 129.5 x 77
- San Benedetto, Olio su tavola, cm 126 x 63
Messina, Museo Regionale
Il Polittico di San Gregorio, firmato e datato 1473, è un'opera realizzata da
Antonello per la città di Messina. Nonostante la divisione in scomparti dalla sagoma catalana - e il fondo oro voluto dalla tradizione per questo
tipo di dipinti, il pittore infonde al polittico una profonda modernità,
grazie allo studio delle novità prospettiche della più aggiornata cultura
italiana, con i diversi scomparti sottoposti a una visione unitaria.
PANNELLO 4
1. Cristo morto sostenuto da tre angeli - Venezia, Museo Correr
Cristo morto sostenuto da tre angeli
Anno 1475-1476
olio su tavola, cm 145x85
Venezia, Museo Correr
Non è chiaro se il dipinto fosse stato compiuto per una collocazione
pubblica o per la devozione privata, viste le dimensioni compatibili con
entrambe le destinazioni. La tavola si presenta in condizioni conservative
precarie, i volti di Cristo e degli angeli quasi completamente abrasi;
ciononostante, le parti sane presentano un eccellente livello qualitativo.
Tutto giocato su una tavolozza dai tenui, commossi, toni a delineare
anatomie ampie e tornite, il dipinto presenta anche elementi che
compaiono nella Pietà del Prado, come l'albero squarciato in secondo
piano e le mura merlate sullo sfondo.
PANNELLO 5
1. Ecce Homo - New York, Metropolitan Museum of Art
2. Pietà con angelo (Cristo morto sostenuto da un angelo) - Madrid, Museo del
Prado
3. Crocifissione - Anversa, Museo delle Belle Arti
4. Ecce Homo - Piacenza, Colleggio Alberoni
5. Crocifissione di Sibiu - Romania, Muzeul National Brukenthal (Muzeul de Artà
di Bucarest)
Pietà con Angelo
Anno 1476-1478
olio su tavola, cm 74 x 51
Museo del Prado - Madrid
La Pietà del Museo del Prado, inserita in un paesaggio con teschi e tronchi
secchi che simboleggiano la morte, mentre in secondo piano la città e il
verde della natura simboleggiano la Resurrezione. L'iconografia in cui il
Cristo morto è sorretto dall'angelo è di origine nordica, ma era già
presente nelle opere di Carlo Crivelli; il corpo del Cristo è reso naturale,
sia nel costato sanguinante che nel volto sofferente a cui fa da
contrappunto la bellezza idealizzata del volto dell'angelo. Il volto del Cristo
è stato probabilmente ripreso dalla piccola tavoletta del Cristo alla colonna
(1476 circa) di Antonello, che oggi è visibile al Museo del Louvre.
Crocifissione
Anno 1455
Olio su tavola 39×23,5 cm
Sibiu (Romania), Muzeul National Brukenthal
La Crocifissione conservata a Sibiu (Romania) è una delle opere giovanili
di Antonello, realizzata probabilmente nel 1455. Il dipinto presenta legami
con l'arte fiamminga visibili nella scelta del punto di vista molto alto e nella
costruzione del paesaggio roccioso. Sullo sfondo compare una veduta
simbolica di Messina , di cui sono riprodotti il centro abitato e il porto, e
in cui sono riconoscibili persino alcuni edifici come il monastero di San
Salvatore (sulla destra) e la Rocca Guelfonia, mentre nella marina si
scorgono (seppure posizionate con una certa "libertà" geografica) le isole
Eolie.
Crocifissione
Anno 1475
olio su tavola, cm 59,7 x 42,5
Museo Reale delle Belle Arti - Anversa
Datato e firmato nel cartiglio appoggiato ad un pezzo di legno conficcato al
suolo, in basso a sinistra: “1475/Antonellus/messaneus/me[…]pinxit”, il
dipinto pervenne in Olanda, da una collezione italiana, ai Maelcamp, ai
van Rotterdam e, infine, ai van Ertborn che nel 1840 lo cedettero al
Museo. Chiaramente derivata dalla giovanile “Crocifissione” di Sibiu (oggi
a Bucarest) assegnata al 1455, come quella è ambientata sullo sfondo dello
Stretto di Messina col castello di Matagriffone o Roccaguelfonia che si
eleva sulle alture (oggi Sacrario di Cristo Re), e la citazione di un brano di
cinta muraria fortificata normanna, a sinistra.
Ecce Homo
Anno 1455 - 1460
Olio, e forse tempera, su tavola, cm 42,5 x 30,5
New York, Metropolitan Museum of Art
Nel consueto cartellino collocato sul parapetto è apposta la firma di
Antonello, a siglare una delle tante meditazioni del pittore sul tema delle
sofferenze di Cristo, di cui quest'Ecce Homo newyorkese dovrebbe
rappresentare uno dei più precoci esiti. Nonostante le piccole dimensioni,
alcuni dettagli svelano una prima meditazione del messinese sulle
problematiche della prospettiva, quali il busto non perfettamente frontale
ma leggermente ruotato, o la corona di spine che proietta una lieve ombra
sulla fronte di Cristo. L'opera, dipinta a tecnica mista - tempera negli strati
sottostanti e rifinitura ad olio -, mostra una forte consonanza espressiva
con la pittura fiamminga, di cui ripropone l'intensa resa della sofferenze di
Cristo, in un'immagine carica di drammaticità e pathos.
Ecce Homo
Anno 1475
olio su tavola, cm 48.5x38
Piacenza, Collegio Alberoni
In virtù della firma apposta sul cartellino, l'autografia del dipinto non è mai
stata messa in discussione e l'opera è anzi sempre stata ritenuta un punto
fermo nel catalogo dell'artista siciliano. Più dubbi ha sollevato la lettura
della data, recentemente sciolta con l'ausilio di paleografi come 1475, anno
che pone così la tavola dopo l'Ecce Homo Wildenstein e quelli di
Genova, New York e già Ostrowski. La sistemazione cronologica nel
periodo veneziano trova piena conferma nel dato stilistico, affine nei
volumi netti e torniti al San Sebastiano di Dresda e al Salvator Mundi di
Londra. Premessa emotiva del Cristo alla colonna del Louvre, la tavola di
Piacenza sorprende l'osservatore con l'onda d'urto della sofferenza
palpabile del Cristo, interamente umano nel dolore della flagellazione.
PANNELLO 6
1. Madonna con il Bambino (Madonna Salting) - Londra, National Gallery
2. Annunciata - Palermo, Regionale della Sicilia
3. Vergine leggente - Baltimora, The Walters Art Museum
Madonna con il Bambino (Madonna Salting)
Anno 1455 - 1460
Olio su tavola, cm 43.2 x 34.3
London, National Gallery
La bellissima Madonna Salting (così chiamata dal nome del collezionista
che nel 1910 la donò alla National Gallery) è un dipinto di grande fascino
e dai complessi richiami culturali, tanto da essere stato identificato
alternativamente come opera di scuola fiamminga, spagnola o addirittura
russa. In realtà è uno dei pezzi più precoci di Antonello - risalendo
probabilmente alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento -, di cui
colpiscono l'incredibile trattazione delle smaltate superfici e la lucida
profusione di ricchi ornamenti, come la corona della Madonna e le sue
ricche vesti di manifattura veneziana. Un fascino accresciuto dall'astratta
perfezione del viso della Vergine, concepito con la sublime politura tipica
della pittura provenzale.
Annunciata
Anno1475
olio su tavola, cm 45 x 34,5
Palermo - Galleria Regionale della Sicilia
L'Annunciata di Palermo, risalente al soggiorno veneziano di Antonello, è
forse l'opera più celebre del pittore siciliano e una delle icone dell'arte di
ogni tempo. Veramente innovativa è l'interpretazione in cui il pittore
raggiunge esiti di assoluta modernità, scardinando l'impaginazione
tradizionale della scena dell'Annunciazione. Qui Antonello condensa il
fatto sacro nella sola figura della Vergine e si concentra sull'aspetto
personale, intimistico, della scena, sottolineando gli esiti psicologici
dell'evento rivelati dalla pensosa e realistica figura della Vergine e
investendo lo spettatore, complice l'assenza dell'angelo annunciante, del
ruolo di solo testimone dell'evento sacro.
Vergine leggente
Anno 1461
Olio su tavola, cm 43 x 34.5
Baltimora, The Walters Art Museum
Il dipinto versa in condizioni conservative non ottimali: in particolar modo
risulta rovinato il volto della Vergine, funestato da ampie lacune nel velo.
Serrati confronti critici hanno dibattuto l'identità della figura femminile - la
Vergine o una santa. Benché alcuni dettagli - come la resa degli incarnati e
il gioiello sulla spalla - presentino caratteristiche prossime a quelle del
pittore siciliano, il trattamento delle superfici rivela una mano senz'altro
diversa. Recentemente è stata proposta l'ipotetica attribuzione al fratello di
Antonello, Giordano, che poteva avere facile accesso ai modelli
iconografici del Maestro.
PANNELLO 7
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Madonna con il Bambino - Washington, National Gallery
Vergine Annunciata - Monaco, Bayerische Staats Gemaldesammlungen
Madonna con il Bambino benedicente (fronte) e
(retro) Francescano in adorazione - Messina, Museo Regionale
Virgo Advocata - Como, Pinacoteca Civica
Vergine leggente S. Eulalia - Venezia, collezione Mino Forti
Vergine Leggente S. Eulalia
Anno 1460-1462
Tempera e olio su tavola, cm 38,7x26
Venezia, collezione Mino Forti
Per la corona ornata di gigli e di rose era stata identificata con Santa
Eulalia, ma tale attributo e il libro aperto tra le mani appartengono
all'iconografia della Vergine, qui derivato forse, sia pure per via indiretta,
dal prototipo vaneyckiano di Gand.
Proviene dalla collezione palermitana Lanza di Trabia ed è stata
pubblicata come opera giovanile del messinese da Fiocco (1950) - da lui
definita "una creatura pungente, dalla bocca amara, dalle mani lunghe e
quasi predaci, dal volto sigillato fra le bende tormentate...". Secondo la
Sricchia Santoro (1986) sarebbe questa "la più antica versione della serie
che comprende anche la Madonna di Baltimora e quella di Londra.
Virgo Advocata
Anno 1452
olio su tavola, cm 57 x 39
Pinacoteca Civica, Como
La tavola presenta su tre lati l’originale incorniciatura decorativa a
punzone. A causa della scritta in basso, che riporta le parole pronunciate
dall’arcangelo Gabriele di fronte a Maria (“Ave Maria gra[tia] plena”),
l’immagine è stata identificata come quella di una Vergine annunciata. Più
di recente, tuttavia, Schmidt e De Vries (2002) hanno indicato come la
tarda età della Madonna, le rughe attorno agli occhi impietosamente
rappresentate, e lo stesso copricapo tipico delle donne sposate, escludano
che si tratti di una vergine annunciata; con riferimento alle antiche icone
romane, in particolare a quella di Santa Maria in Aracoeli, avremmo qui di
fronte, piuttosto, una Virgo advocata, una Madonna cioè che intercede per
la concessione di speciali grazie.
Vergine Annunciata
Anno 1473 - 1474
olio su tavola di noce, 42,5 x 32,8
Bayerische Staats Gemaldesammlungen - Monaco
L'attribuzione ad Antonello, accolta in seguito da tutti gli studiosi, è stata
avanzata per primo da Frizzoni (1900), che la identificava con la tavoletta
appartenente al barone veneziano Ottavio de' Tassis, così descritta dal
Boschini nella Carta del navegar pitoresco (1660): "Diria che d'Antonello
da Messina / Ghè una Madona con un libro avanti / che de sto mondo i
studii tuti quanti / Nò i ghà certo una cosa cusì fina".
Tralasciando qui l'intricata questione della provenienza, va detto che una
datazione negli anni 1473-1474, poco prima cioè del documentato
soggiorno veneziano di Antonello, sembra essere la più credibile.
Madonna col Bambino
Anno 1465-1470
olio su tavola, cm 58 x 40
National Gallery Washington
La tavola raffigurante la “Madonna col Bambino” prese il nome di Benson
dal secondo proprietario dopo Graham di Londra. Passò, quindi, nella
collezione di Clarence H. Mackay di Harbor Hill (Long Island) e, infine,
al Mellon.
Gran parte del mantello che copre il Bambino e dello scorcio di paesaggio
sulla sinistra, furono oggetto di successive riprese.
Madonna col bambino benedicente, e
un francescano in adorazione (recto).
Anno 1465-1470
Tempera grassa su tavola, cm 15 x 10.7
Messina, Museo Regionale
Il giudizio su quest’opera è sempre stato molto controverso anche a causa
del cattivo stato di conservazione, in particolare del lato con il Cristo in
pietà, consunto dai baci di un fedele che aveva desiderato il dipinto per
esigenze di devozione privata. Alcuni elementi del recto con la Madonna
rimandano alla fase giovanile della pittura di Antonello, come la
trattazione dei manti, che fanno pensare al maestro Colantonio, o i nimbi
in rilievo - simili a trafori architettonici - delle figure, che si producevano
nella bottega del padre del messinese, oltre ad alcuni elementi tipici del
pittore quali l'uso del parapetto e un concetto maturo di spazialità,
apprezzabile però solamente nel recto con la Madonna.
PANNELLO 8
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San Gregorio - Palermo, Galleria Regionale Sicilia
San Gerolamo- Palermo, Galleria Regionale Sicilia
Sant’Agostino - Palermo, Galleria Regionale Sicilia
San Benedetto - Milano, Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco
San Girolamo penitente - Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia
Sant'Agostino - San Girolamo - San Gregorio Magno
Anno 1472-1473 - Palermo, Galleria regionale della Sicilia
Tavola trasp. su tela
cm 46.5 x 35.5
Tavola trasp. su tela
cm 35.7 x 31
Tavola trasp. su tela
cm 45.5 x 35.5
Le raffigurazioni dei tre dottori della chiesa - mancando il quarto,
sant'Ambrogio -, sono inserite in tre cuspidi che costituivano
plausibilmente la parte superiore di un polittico oggi perduto, anche se è
stata avanzata l'ipotesi che appartenessero al polittico di San Gregorio,
grazie ad affinità nella costruzione spaziale. Aspetto che fa propendere per
una datazione prossima al complesso messinese.
San Benedetto
Anno 1470
olio su tavola di pioppo, cm 105 x 43.5
Milano, Civiche Raccolte d'arte del Castello Sforzesco,
Pinacoteca
San Benedetto è colto frontalmente dalla luce, sullo sfondo di una lamina
dorata lavorata a racemi. Il santo mostra la cappa di monaco sotto una
ricca veste vescovile, con una mitria incrostata di gemme in testa e, in
mano, un bastone pastorale e un libro, che ricorda la Regola benedettina.
Sui guanti bianchi indossa alcuni anelli. Grazie alla tecnica ad olio,
innovativa per l'Italia in quegli anni, il pittore descrisse con grande
realismo i vari dettagli della figura, con un'attenzione lenticolare ai riflessi
luminosi ben visibile ad esempio nella brillantezza delle perle e delle
pietre preziose.
San Girolamo penitente
Anno 1460-1465
Tecnica mista su tavola di noce, cm 40.2 x 30.2
Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia
La piccola tavola di Reggio Calabria è considerata una delle prime opere
di Antonello, e va associata a quella con la Visita dei tre angeli ad Abramo.
Come molte altre tavolette nate per la devozione privata, anche questa è
andata incontro a una certa consunzione - in particolare nella zona del
petto del santo - che ne deteriora lo stato di conservazione e che ha anche
fatto sì che l'attribuzione ad Antonello non abbia sempre riscosso unanime
consenso. Nel dipinto si può osservare una commistione di elementi
fiamminghi e italiani.
PANNELLO 9
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Ritratto d’uomo - Philadelphia, Museum of Art
Ritratto d’uomo - Torino, Museo Civico di Arte Antica
Ritratto di giovane - Londra, National Gallery
Ritratto d’uomo - Cefalù, Museo della Fondazione Culturale Mandralisca
Ritratto d’uomo - Berlino, Staatliche Museen
Ritratto d'uomo
Anno 1470
Olio su tavola 31x24,5 cm
Cefalù, Museo della Fondazione Culturale Mandralisca
Il Ritratto d'uomo conservato a Cefalù, in Sicilia, è uno dei ritratti di
maggior fascino di Antonello. La misteriosa e beffarda espressione
dell'effigiato ha alimentato una sorta di mitologia fiorita sul personaggio,
che è stato identificato con un ignoto marinaio di Lipari o addirittura un
pirata, benché la condizione sociale di un committente dell'epoca dovesse
essere generalmente assai più elevata. L'ambigua suggestione esercitata dal
dipinto, che ha fatto sorgere numerose teorie sulla "sicilianità" del ritrattato,
ha persino ispirato un romanzo (Il sorriso dell'ignoto marinaio), oltre ad
aver causato veri e propri atti di vandalismo, generati probabilmente
dall'odio verso un volto dall'aspetto apparentemente crudele. Risalente
all'attività giovanile dell'artista, è databile intorno al 1470.
Ritratto d'uomo
Anno 1465-1470
Tempera grassa su tavola di noce, cm 27 x 20
Pavia, Musei Civici di Pavia
Il Ritratto d'uomo di Pavia è firmato da Antonello, secondo una
consuetudine tipicamente fiamminga, sul parapetto che separa l'effigiato
dallo spettatore; oltre a essere probabilmente la prima volta che questa
pratica compare in un dipinto dell'artista, va notata come l'iscrizione sia
direttamente incisa invece di essere apposta su di un cartellino applicato
sul parapetto. La stretta vicinanza allo stile delle Fiandre ha fatto a volte
vacillare, nonostante la firma, l'attribuzione ad Antonello, a causa anche
del pessimo stato di conservazione dell'opera.
Ritratto di giovane
Anno 1470
Tecnica mista su tavola, cm 27.5 x 21
Madrid, Fundación ThyssenThyssen-Bornemisza
Il ritratto di Madrid rappresenta uno degli esempi di più vivace intensità e
definizione espressiva nella produzione di Antonello: non solo per la
tipica precisione realistica del pittore, ma anche per il punto di vista molto
ravvicinato, che rende lo sguardo del giovane particolarmente incisivo e
coinvolgente. Il dipinto è firmato secondo una consuetudine riconducibile
alla pittura fiamminga, ovvero tramite l'incisione diretta del nome del
pittore - in sostituzione del finto cartellino incollato - sul parapetto dietro
cui si trova l'effigiato. La datazione proposta per il dipinto è all'aprirsi degli
anni '70, in considerazione del particolare copricapo a "zuccotto" indossato
dal ritrattato, che segue la moda degli anni Sessanta del secolo.
Ritratto d'uomo
Anno 1476
olio su tavola di noce, 37,4 x 29,5 cm
Torino, Museo Civico d'Arte Antica
Il Ritratto d'uomo conservato a Torino, provenente dalla raccolta
Trivulzio, è firmato da Antonello e datato 1476. Il personaggio effigiato, di
cui non è nota l'identità, ha sempre esercitato un grande fascino per
l'espressione enigmatica, tra lo sguardo di sfida e l'altezzoso distacco, tanto
che Federico Zeri l'ha definita uno "spregiudicato piglio di intraprendenza
bancaria o mercantile". In quest'opera Antonello porta a compimento,
superandole, le sperimentazioni compiute a partire dalla ritrattistica di van
Eyck, realizzando un'immagine in cui l'individualizzazione del carattere del
personaggio si combina con una perfetta ricerca di forme rese con rigore
geometrico e sublime astrazione.
Ritratto di giovane (autoritratto?)
Anno 1473
olio su tavola, cm 35,5 x 25,55
National Gallery di Londra
Il personaggio effigiato è ritenuto, per una particolare interpretazione di
un’iscrizione sul retro del dipinto, un autoritratto del pittore. La scritta,
risalente al sec. XVIII, informa anche di un’asportazione della parte bassa
della tavola che eliminò il caratteristico parapetto presente in diversi
ritratti, forse col cartiglio che recava il nome di Antonello e l’anno
d’esecuzione: “D’Antonello. Questo è il ritratto dipinto da lui stesso come
si poteva vedere da una antica iscrizione che io, per ridurre la pittura a
miglior forma, tolsi”.
Fino al 1883 la tavola faceva parte della collezione Molfino di Genova per
passare, poi, alla National Gallery di Londra.
PANNELLO 10
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Ritratto d’uomo - New York, Metropolitan Museum
Ritratto d’uomo - Pavia, Musei Civici
Ritratto d’uomo (detto condottiero) - Parigi, Museo del Louvre
Ritratto d’uomo - Roma, Galleria Borghese
Ritratto di giovane - Madrid, Fundación Thyssen Bornemisza
Ritratto di giovane - Berlino, Staatliche Museen Gemäldegalerie
Ritratto di giovane
Anno 1478
olio su tavola di pioppo, cm 20.4 x 14.5
Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
L'affascinante ritratto conservato a Berlino, firmato dal pittore, è
probabilmente l'ultimo realizzato da Antonello, se si interpreta la data
segnata sulla tavola come 1478. Il dipinto riveste particolare importanza
proprio per la grande innovazione apportata dal messinese in quest'ultimo
esempio del genere, ovvero l'inserimento di un bel brano di paesaggio
dietro il personaggio. Una scelta assai originale se si pensa che Bellini
esplori questa soluzione figurativa solo a partire dagli anni '90. Antonello
medita qui sugli esiti ultimi della pittura fiamminga, come testimonia la
bella trattazione della stoffa dell'abito decorato a cappe, simile a quella del
ritratto di Van Eyck conservato a Sibiu.
Ritratto d’Uomo detto condottiero
Anno 1475
olio su tavola di pioppo, cm 36,4 x 30
Museo del Louvre - Parigi
“Il condottiero" è un dipinto autografo di Antonello da Messina, realizzato
con tecnica a olio su tavola nel 1475. La tavola riporta sul parapetto un
cartiglio dipinto con la scritta “1475/Antonellus messaneus me/pinxit”.
Secondo il Bazin (Capolavori italiani al Louvre, 1966) il soprannome
“condottiero” deriva dal fatto che la figura abbia, oltre alla cicatrice sul
labbro superiore (lato sinistro), un’espressione dura e risoluta.
Ritratto d’Uomo
Anno 1474
olio su tavola di noce, cm 31,5 x 26,7
Museum of Art - Philadelphia
Se si osserva bene la parte inferiore della tavola si nota un accenno di
davanzale o balaustra dove, molto probabilmente, si sarebbe letta la firma
di Antonello posta su un cartiglio. Si hanno moltissimi esempi che intorno
al Seicento la pratica di segare le tavole (o tagliare le tele) in prossimità di
stesure pittoriche danneggiate era assai frequente. L'opera è comunque
considerata autografa dalla maggior parte degli studiosi per le grandi
affinità con le altre dello stesso artista.
Ritratto d’Uomo
Anno 1472 - 1473
olio su tavola, cm 27 x 20,6
Metropolitan Museum - New York
Come per la maggior parte delle opere di Antonello, anche in questo caso
v'è discordanza di opinioni circa la datazione.
Poco posteriore al ritratto di Philadelphia, per 1'esecuzione più libera e
spigliata,
il
Bottari (1939,1953) lo definisce "una delle più seducenti immagini
antonelliane", eseguito a parer suo allo stesso tempo del ritratto Malaspina,
cioè intorno al 1472-1473. Più di recente la Sricchia Santoro (1986)
concorda con una data agli inizi degli anni settanta, "quando Antonello
affronta risolutamente il problema della sintesi formale italiana".
Ritratto d’Uomo
Anno 1475
tempera e olio su tavola, 30 x 24
Galleria Borghese - Roma
Questo ritratto di Antonello è stato per lungo tempo identificato con
quello di Michele Vinello, descritto dal patrizio veneziano Marcantonio
Michiel che lo aveva visto in casa di Antonio Pasqualini; nonostante le
fonti non siano sufficienti a confermare con certezza quest'ipotesi, essa va
comunque ritenuta probabile. Lo stile del dipinto sembra accostabile a
quello di altre opere degli anni '70; e davvero questo ritratto è uno dei più
suggestivi del messinese, ricco di dettagli che propongono allo spettatore il
personaggio nella sua quotidianità: il viso solcato dalle rughe, le
increspature delle labbra che lasciano trasparire la fine intelligenza
nell'espressione ironica. Una colta personalità, riassunta con acuto senso
del particolare e mirabile dono della sintesi.
Ritratto d’Uomo
Anno 1474
olio su tavola di pioppo, 32 x 26
Staatliche Museen - Berlino
La piccola tavola riporta un cartiglio dipinto sul parapetto di marmo con la
scritta autografa: "1474 / antonellus messanus / me pinxit".
"Un notevole accrescimento [...] mostra il ritratto d'uomo di Berlino, che
una non discutibile iscrizione sul cartellino riferisce al 1474. La sintesi
formale è sempre assai severa, ma una maggior naturalezza addolcisce il
volto giovanile, dove la bocca ha perso il secco, enigmatico sorriso, è
diventata più morbida e sembra dischiudersi nel tepore del respiro"
(Marabottini, cat. Messina 1981).