UBS CIO Monthly Letter
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UBS CIO Monthly Letter
ab Chief Investment Officer Wealth Management Giugno 2013 UBS CIO Monthly Letter Pattinando sul ghiaccio tra i mercati Alexander S. Friedman Global CIO UBS WM Quando ero giovane mi piaceva andare a pattinare su un laghetto ghiacciato vicino a casa. Ho imparato molto rapidamente che si trattava di un’impresa binaria: divertimento senza sforzi o assoluto disastro se il ghiaccio non era abbastanza spesso. La lettera di questo mese è scritta in quest’ottica. Gli ultimi due anni sono stati un periodo di diffusa e forte performance dei mercati. Chi investe in obbligazioni societarie, in particolare, si è goduto una pattinata molto tranquilla. La volatilità annualizzata di questa categoria d’investimento è stata inferiore al 2% quest’anno, persino più bassa di quella dei Treasury, e gli spread sono scesi a minimi pluriennali. del mercato immobiliare residenziale e del mercato del lavoro, dalla politica monetaria accomodante e da condizioni creditizie sempre più favorevoli. L’economia giapponese sembra rispondere bene all’innovativa combinazione delle politiche del nuovo governo, anche se non è ancora chiaro quali saranno i risultati finali. Nel frattempo, i dati provenienti dall’Europa hanno faticato a soddisfare aspettative già basse. All’estremo opposto, in Cina l’attività economica non è riuscita a stare al passo con previsioni di consenso molto più elevate dei risultati conseguiti, poiché le autorità cinesi stanno gradualmente riequilibrando il modello di crescita per renderlo più sostenibile. Altri mercati emergenti hanno registrato un lieve rallentamento, ma le loro autorità hanno tagliato i tassi d’interesse e, in alcuni casi isolati, hanno fatto ricorso allo stimolo fiscale. Ma è solido il ghiaccio sotto i nostri piedi? Dalla crisi finanziaria, un pilastro fondamentale che ha sorretto il mercato è stato il sostegno senza precedenti fornito dalle banche centrali. Un secondo pilastro è stato rappresentato dall’efficacia di tale sostegno nel promuovere la crescita economica in varie regioni. Pur ritenendo che il sostegno delle banche centrali perdurerà (anche se i mercati stanno raggiungendo nuovi massimi nominali), il nostro scenario d’investimento è basato più su questo secondo pilastro, ovvero sulla nostra fiducia nella stabilità e nel vigore della crescita economica regionale. A livello regionale, gli Stati Uniti continuano a fornire un quadro che ispira maggiore fiducia in tal senso rispetto ad altri mercati: la ripresa economica americana prosegue, seppur a ritmi di crescita inferiori alla media tendenziale, alimentata dal miglioramento La nostra conclusione è che il ghiaccio sia solido nel nostro orizzonte tattico dei prossimi sei mesi, ma visto che l’attività economica è fortemente influenzata dalle azioni delle banche centrali, stiamo modificando il nostro portafoglio. In primo luogo, il momento è opportuno per monetizzare parte dei guadagni realizzati dalle obbligazioni societarie high yield statunitensi e ridurre la nostra esposizione al segmento. Tuttavia, il quadro di fondo per il comparto high yield statunitense resta buono e manteniamo pertanto una posizione di lieve sovrappeso. Qualora gli spread dovessero scendere al di sotto del nostro obiettivo di 400 pb, rivedremmo probabilmente di nuovo tale posizione. In secondo luogo, rafforzando il nostro giudizio positivo sull’economia americana, stiamo incrementando il nostro sovrappeso di lunga data nelle azioni statunitensi, finanziandolo in parte con i proventi tratti dalle prese di profitto nel segmento high yield e in Il presente rapporto è stato elaborato da UBS SA. Vi preghiamo di leggere i commenti di natura legale in coda al documento. Le performance passate non sono indicative dei rendimenti futuri. I prezzi di mercato riportati corrispondono ai corsi di chiusura della rispettiva borsa principale. Ciò vale per tutti i grafici e le tabelle di performance della presente pubblicazione. UBS CIO Monthly Letter parte con il sottopeso assunto nelle azioni australiane. Infine, manteniamo la posizione lunga nel dollaro statunitense contro l’euro, ma rimuoviamo quella corta nel franco svizzero poiché riteniamo che la sua recente forte flessione contro l’euro sia eccessiva. Stati Uniti: il miglior laghetto per una pattinata sul ghiaccio Negli Stati Uniti, i recenti andamenti dei prezzi degli attivi rischiosi non mostrano sostanziali divergenze rispetto al miglioramento dei fondamentali economici. Di conseguenza, raccomandiamo un sovrappeso nelle azioni statunitensi, in particolare nelle mid cap esposte all’economia interna, oltre alla già citata sovraponderazione delle obbligazioni societarie high yield statunitensi. Una ripresa trainata dai consumi La ripresa del mercato immobiliare residenziale è il principale fattore che sta alimentando la crescita economica. I dati recenti mostrano che i prezzi delle abitazioni in marzo sono aumentati al ritmo mensile più rapido mai registrato (1,3%), un balzo che ha fatto emergere fino a 400 000 famiglie da situazioni di negative equity (ovvero di patrimonio netto negativo, in cui il valore di mercato dell’abitazione è inferiore al mutuo acceso per acquistarla). I prezzi stanno ora aumentando al maggiore tasso annuale dal 2006 (cfr. grafico 1). Questi valori più elevati stanno migliorando concretamente la spesa per costruzioni e, tramite l’effetto ricchezza, stanno stimolando la domanda dei consumatori statunitensi – il recente indicatore della fiducia dei consumatori elaborato dal Conference Board ha mostrato i livelli di fiducia più elevati in oltre cinque anni (cfr. grafico 2). Ciò è particolarmente importante in questa fase della ripresa economica. La crescita dei consumi è stata piuttosto discreta nel primo trimestre, con un incremento della spesa personale reale in beni del 3,3%, nonostante l’aumento delle imposte sul lavoro del 2% a inizio anno. Tuttavia, tali livelli di consumo sono stati in parte finanziati da una diminuzione dei tassi del risparmio personale, che sono calati dell’1% circa rispetto alla media del 2012. Se la fiducia dei consumatori rimarrà solida, probabilmente i tassi di risparmio rimarranno relativamente bassi e la ripresa trainata dai consumi continuerà. Sul fronte degli investimenti delle imprese, si è già iniziato a notare un diffuso miglioramento. Gli ordini di beni durevoli hanno superato le aspettative questo mese e il mercato del lavoro presenta le migliori condizioni complessive dall’inizio della crisi finanziaria. Inoltre, questa ripresa dovrebbe essere ulteriormente sorretta dal perdurante allentamento delle condizioni di concessione del credito. I rendimenti delle obbligazioni societarie hanno toccato nuovi minimi, con la media del rendimento al peggio sui titoli high yield ora ad appena il 5,6% e l’indagine condotta nel primo trimestre presso i responsabili di prestiti senior della Federal Reserve che ha registrato il tasso più elevato di allentamento dei criteri di credito dall’inizio della ripresa. Preoccupazioni di un’uscita a breve dal QE esagerate Ironicamente, la maggiore preoccupazione per gli attivi rischiosi statunitensi è che la crescita economica possa essere «troppo buona». Gli operatori rivolgono ora l’attenzione al medio termine e alla decisione chiave della Federal Reserve statunitense in merito a cosa fare con il proprio bilancio, giunto a 3400 miliardi di dollari, e potremmo pertanto trovarci in una situazione contraddittoria in cui una migliore crescita economica potrebbe spingere una rassicurata Fed a vendere i propri titoli, con conseguenti pressioni sui mercati azionari e obbligazionari. Ogni dichiarazione della Federal Reserve sarà quindi sottoposta ora a intenso scrutinio per individuare eventuali segni di riduzione dell’allentamento monetario (QE), e si è già visto come tali interpretazioni possono incidere sull’andamento infragiornaliero dei mercati. Tuttavia, le reali conseguenze non intenzionali di una tale politica sono sconosciute, poiché nessuna banca centrale ha mai tentato di ridurre un bilancio da 3400 miliardi prima d’ora. Grafico 2: fiducia dei consumatori accresciuta dall’effetto ricchezza Grafico 1: prezzi delle abitazioni USA in aumento Indice S&P/Case-Shiller 20 City Home Price (in %, a/a) Indicatore della fiducia dei consumatori del Conference Board 20 15 120 10 100 5 0 80 –5 60 –10 Fonte: Bloomberg, UBS, al 29 maggio 2013 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2003 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 0 2005 –25 2004 20 2003 –20 2004 40 –15 Fonte: Bloomberg, UBS, al 29 maggio 2013 UBS Chief Investment Office Giugno 2013 2 UBS CIO Monthly Letter Comunque sia, nel breve termine le preoccupazioni di un’uscita dal QE sono esagerate. In primo luogo, va evidenziato che negli ultimi sei mesi i prezzi al consumo sono di fatto calati negli Stati Uniti ed è probabile che quest’anno l’inflazione resterà ben al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dalla Fed. Il presidente della Fed Bernanke, attento studioso della Grande Depressione, propenderà probabilmente per una politica monetaria accomodante, in particolare se la disinflazione sarà persistente. In secondo luogo, va ricordato che la Fed sta ancora espandendo il suo bilancio al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese, ovvero quasi 2 milioni di dollari al minuto. Sebbene i mercati finanziari adorino scandagliare le derivate seconde, anche un ridotto tasso di espansione rappresenterebbe comunque una politica monetaria eccezionalmente espansiva. In terzo luogo, la Fed ha detto chiaramente che non ridurrà il tasso degli acquisti finché non sarà convinta che i miglioramenti del mercato del lavoro sono sostenibili. Dato che non conosceremo il pieno impatto dei tagli della spesa pubblica fino al quarto trimestre, è improbabile che la Fed possa prendere una tale decisione per altri tre o quattro mesi. Infine, il mandato di Bernanke alla presidenza della Fed scade in febbraio. Vista l’importanza dei segnali direzionali forniti dalle decisioni delle banche centrali, potrebbe mantenere lo status quo e lasciare che sia il suo successore a determinare il quadro futuro della politica monetaria, anziché avviarsi su una strada che potrebbe essere invertita appena qualche mese dopo. In sintesi, riteniamo che la crescita economica statunitense sia solida e che la Fed vorrà probabilmente acquisire maggiore certezza in merito al ritmo della ripresa prima di ridurre i suoi acquisti di titoli. Europa: incrinature sotto la superficie In Europa, sembra esserci una divergenza tra l’andamento relativamente positivo dei mercati e la persistente debolezza dei fondamentali economici. Le misure di sostegno prese dalla Banca centrale europea (BCE) l’anno scorso hanno innescato una netta ripresa dei listini Grafico 3: finanziamento costoso per le PMI della periferia Tassi dei prestiti delle IFM alle PMI (prestiti <1mln di EUR) A fronte delle gravose prospettive economiche e della scarsità di soluzioni politiche realistiche o utili, manteniamo un sottopeso nell’euro e una posizione neutrale nelle azioni della regione. Il nostro strumento preferito di esposizione azionaria alla regione è tramite la nuova tematica Operatività in mercati esteri, incentrata su società quotate nell’Eurozona ma con una significativa esposizione operativa al di fuori della regione. Crescita economica anemica In Europa la crescita economica reale è anemica. Il PIL del primo trimestre ha rivelato un’economia in contrazione per il sesto trimestre consecutivo, e senza riforme fondamentali è difficile immaginare come questo malessere possa mutare in misura significativa. Il problema di fondo è l’assenza di integrazione fiscale. I costi di finanziamento per le piccole imprese in Spagna sono ora maggiori di oltre il 2% rispetto a quelli in Germania (cfr. grafico 3), uno spread che non ha mostrato alcun segno di cedimento malgrado l’apparente calma dei mercati. Con un divario così ampio, non è sorprendente che la crescita dei prestiti e, di conseguenza, degli investimenti sia così fiacca. Cosa può dunque fare l’Europa? Dopo che gli infelici tentativi di austerità hanno spinto alcuni dei Paesi più deboli in prossimità della depressione, la grande speranza è che, dopo le elezioni in Germania in autunno, la cancelliera tedesca Angela Merkel si unisca al Presidente francese François Hollande per promuovere un percorso verso una reale integrazione fiscale e unione bancaria. Tuttavia, un tale auspicio potrebbe essere eccessivamente ottimista. Gli ultimi sondaggi d’opinione indicano Grafico 4: domanda di prestiti fondamentalmente debole nell’Eurozona Variazioni della domanda di prestiti alle imprese nell’indagine BCE 7,0 6,5 6,0 5,5 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 30 20 10 0 –10 –20 Fonte: BCE, UBS, al 29 maggio 2013 –40 Apr-13 Lùg-12 Ott-11 Gen-11 Apr-10 Lùg-09 Ott-08 Gen-08 Apr-07 –50 Lùg-06 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 –30 Germania Spagna azionari, portato nuova calma sui mercati obbligazionari periferici e favorito un rafforzamento dell’euro. Tuttavia, la crescita economica resta fiacca e la mancanza di volatilità sui mercati, insieme all’impegno della BCE a «fare tutto il possibile», sta attenuando la pressione a introdurre riforme strutturali essenziali. Fonte: Bloomberg, UBS, al 29 maggio 2013 UBS Chief Investment Office Giugno 2013 3 UBS CIO Monthly Letter che Hollande ha un tasso di approvazione di appena il 25%, il più basso per un presidente a un solo anno dall’elezione in circa mezzo secolo, e la fiducia dei consumatori francesi si sta avvicinando a minimi allarmanti. La posizione politica di Hollande potrebbe essere troppo fragile per farsi promotore di iniziative di vasta portata ed è improbabile che la Germania, data la sua peculiare sensibilità a percezioni di imperialismo, decida di procedere da sola e spingere per riforme che comportano la rinuncia a parte della sovranità nazionale. Improbabile che le azioni della banca centrale forniscano significativo aiuto L’inerzia politica obbligherà probabilmente la BCE a farsi carico di stimolare la crescita. L’Istituto di Francoforte ha tagliato il suo tasso sulle operazioni di rifinanziamento allo 0,5%, ma gli effetti positivi saranno limitati a causa della fondamentale mancanza di domanda di credito nella regione (cfr. grafico 4). In particolare, la domanda di prestiti da parte di piccole e medie imprese è fiacca – l’indagine sul credito bancario condotta dalla BCE ha mostrato che un 26% netto delle banche ha registrato un calo della domanda di prestiti nel primo trimestre, con un incremento rispetto al 23% dell’ultima rilevazione relativa al quarto trimestre dell’anno scorso. In ultima istanza, se la fiducia delle imprese non migliorerà, sarà difficile che le sole misure della BCE possano migliorare significativamente la situazione. da parte del governo che insieme agiscono da principale motore di un mercato. Inoltre, dato che il clima di mercato oscilla tra potenziali scenari finali profondamente diversi, ci si dovrebbe attendere una perdurante volatilità. Nello scenario positivo, la combinazione voluta dalla «Abenomics» di stimolo fiscale e monetario concorre a innalzare sia l’inflazione che le aspettative di crescita. Per oltre un decennio, le imprese giapponesi hanno mantenuto elevati tassi di risparmio e le società quotate nel Nikkei 225 detengono uno dei maggiori indici di liquidità rispetto alla capitalizzazione di tutti i maggiori mercati. Ciò è del tutto razionale in un Paese afflitto da deflazione, bassa crescita reale ed eccesso di capacità produttiva. L’aumento dell’inflazione e delle aspettative di crescita incoraggerebbe sia i consumi personali che gli investimenti delle imprese e innescherebbe un circolo virtuoso in cui ci aspetteremmo più del 2% di crescita del PIL e 2% di inflazione. Una tale performance non sarebbe strabiliante, ma rappresenterebbe una reale trasformazione per il Giappone dopo una crescita media di appena lo 0,6% dell’ultimo decennio. Il Giappone rappresenta il più chiaro caso di sostegno della banca centrale e allineata politica fiscale di stimolo Sul fronte negativo vi è quello che potrebbe essere chiamato lo scenario «Abegeddon»: la stagflazione. In Giappone un tale esito potrebbe avere conseguenze persino più gravi che altrove. In tale scenario, lo stimolo monetario della Bank of Japan (BoJ) ha successo nell’innalzare le aspettative di inflazione, ma non si accompagna a maggiore crescita e maggiori entrate fiscali. La preoccupazione per la sostenibilità del debito giapponese cresce tra gli investitori e una rotazione innescata dall’inflazione a scapito dei titoli di Stato giapponesi si trasforma in un generale fuggi-fuggi. Stimiamo che, in uno scenario di stagflazione, il rapporto debito/PIL del Giappone salirebbe sopra il 300%, dall’attuale 226% (cfr. grafico 6), e il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni potrebbe avvicinarsi al 5%. Il sistema finanziario ne sarebbe fortemente danneggiato e il capitale delle banche regionali verrebbe pesantemente intaccato. La BoJ potrebbe tentare di Grafico 5: rally del Giappone Grafico 6: scenari sul debito del Giappone Indice azionario Nikkei 225 Previsioni di debito pubblico/PIL Giappone: pattinaggio ad alta velocità per ora Le azioni giapponesi hanno messo a segno un rialzo di oltre il 50% negli ultimi sei mesi. Ciò ha suscitato timori di divergenza tra la performance dei prezzi delle attività e la performance economica di fondo. Tuttavia, riteniamo che vi siano persistenti catalizzatori per questo rally (cfr. grafico 5) che giustificano il mantenimento di un lieve sovrappeso nelle azioni giapponesi, in primis nelle aziende esportatrici. Fonte: Bloomberg, UBS, al 29 maggio 2013 Scenario principale Scenario positivo FY 2020 FY 2019 FY 2018 FY 2017 FY 2016 FY 2015 FY 2014 FY 2013 FY 2012 FY 2011 Mag-13 Feb-13 Nov-12 Ago-12 Mag-12 Feb-12 Nov-11 Ago-11 Mag-11 6000 FY 2010 8000 FY 2009 10000 FY 2008 12000 FY 2007 14000 FY 2006 16000 FY 2005 330 310 290 270 250 230 210 190 170 150 18000 Scenario negativo Scenario estremamente negativo Fonte: UBS, al 29 maggio 2013 UBS Chief Investment Office Giugno 2013 4 UBS CIO Monthly Letter controllare il rendimento delle obbligazioni con sempre maggiori acquisti che, se anche dovessero riuscire, sortirebbero solo l’effetto di accentuare i timori di finanziamento monetario e causerebbero una flessione dello yen contro il dollaro statunitense, portando il cambio USD/ JPY oltre quota 130, dall’attuale 102. crescita per nulla ideale, dato che i prezzi degli immobili sono lievitati come conseguenza involontaria delle politiche finanziariamente repressive della Cina. Il governo cinese ha tentato di contenere i prezzi e ci aspettiamo ulteriori misure restrittive mirate per i settori immobiliari delle città più grandi nei mesi a venire. Potrebbero volerci anni prima di poter valutare appieno l’eventuale successo a lungo termine dell’Abenomics, ma sul nostro orizzonte d’investimento tattico riteniamo che le azioni congiunte del governo e della BoJ possano continuare a favorire la crescita degli utili per le imprese nipponiche. Il pacchetto di stimolo fiscale del Primo Ministro Shinzo Abe dovrebbe accrescere il PIL dell’1% circa nel 2013. Inoltre, visto che l’inflazione rimarrà probabilmente vicino allo zero, non ci attendiamo un fuggi-fuggi dal mercato obbligazionario giapponese: eventuali ondate di vendita di breve termine sarebbero probabilmente controbilanciate da misure di stabilizzazione temporanee della BoJ. Manteniamo pertanto un lieve sovrappeso nelle azioni giapponesi sul nostro orizzonte tattico di sei mesi, monitorando nel contempo da vicino le potenziali variazioni delle dinamiche di lungo periodo. Dato che il governo è ora incentrato più sulle riforme strutturali che su misure di stimolo congiunturale e visto che l’indice preliminare dei responsabili degli acquisti elaborato da HSBC è sceso in territorio di contrazione, è improbabile che la crescita cinese faccia segnare un’accelerazione nei prossimi mesi. Tuttavia, nel contesto globale l’economia cinese progredisce ancora a un ritmo da pattinaggio di velocità, con una crescita del PIL del 7,7% e un aumento dei consumi dell’8,1% attesi nel 2013. Riteniamo che sia meglio cercare esposizione ai crescenti consumi, futuro motore della crescita della Cina, attraverso le nostre tematiche Consumi asiatici e Beneficiari occidentali della crescita dei mercati emergenti anziché mediante un investimento diretto nel mercato azionario cinese. Mercati emergenti: tentativi di ritrovare la dinamica rialzista Nonostante i più forti tassi di crescita economica, le azioni dei mercati emergenti hanno sottoperformato di oltre il 20% rispetto a quelle delle piazze sviluppate negli ultimi due anni. Ciò suggerisce che, sul più lungo periodo, le attuali valutazioni dovrebbero rappresentare un attraente punto d’ingresso. Tuttavia, le sole valutazioni non rappresentano un catalizzatore di sovraperformance nel nostro orizzonte tattico, e raccomandiamo quindi un’allocazione neutrale nelle azioni dei mercati emergenti. Il rallentamento degli altri mercati emergenti registrato negli ultimi mesi ha determinato anche indici di inflazione inferiori al previsto, fornendo margine di manovra alle autorità monetarie per tagliare i tassi d’interesse. Ungheria, Polonia, Turchia, India, Corea del Sud, Colombia e Messico hanno ridotto i tassi per un totale combinato di 18 volte quest’anno. A fronte di tassi di riferimento medi al 4,3% nei mercati emergenti e di un’inflazione generale media al 3,2%, vi è ancora margine di riduzione. Il rapporto debito/PIL è inferiore al 40%, pertanto le autorità delle economie emergenti mantengono una certa libertà sul fronte fiscale. Nuovo finanziamento totale in Cina (media mobile di 3 mesi, in % a/a, s.s.) PMI manifatturiero della Cina (s.d.) Fonte: Bloomberg, UBS, al 29 maggio 2013 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 14 12 10 8 6 4 2 0 –2 1999 60 58 56 54 52 50 48 46 44 1998 Mar-13 100 80 60 40 20 0 –20 –40 –60 Set-12 Premio di rischio dei titoli high yield, in % Mar-12 Crescita del finanziamento sociale totale in Cina, in %, e PMI manifatturiero della Cina Set-11 Grafico 8: premio di rischio dei titoli high yield ora sotto la media Mar-11 Grafico 7: crescita del credito in Cina ancora non tradotta in crescita economica Set-10 Il nostro posizionamento Continuiamo a puntare con convinzione sul mercato statunitense, accrescendo il sovrappeso nelle azioni americane. Tale incremento è finanziato riducendo la posizione nei titoli high yield statunitensi e adottando una sottoesposizione alle azioni australiane che potrebbero Mar-10 L’economia cinese sta rallentando. Il netto aumento della crescita del credito registrato quest’anno non si è tradotto in investimenti nell’economia reale (cfr. grafico 7) e solo il settore immobiliare mostra attualmente un’accelerazione degli investimenti. Si tratta di una fonte di Premio di rischio dei titoli high yield Mediana di lungo termine Fonte: UBS, Moody’s, al 29 maggio 2013 UBS Chief Investment Office Giugno 2013 5 UBS CIO Monthly Letter risentire di un eventuale ulteriore rallentamento in Cina. L’economia americana dovrebbe contribuire ad alimentare una solida crescita dei redditi delle imprese statunitensi, mentre il miglioramento del mercato immobiliare residenziale dovrebbe sostenere la domanda interna e le prospettive dei titoli finanziari. In termini di valutazione, nonostante l’aumento del 16% registrato da inizio anno, riteniamo che vi sia un ulteriore potenziale di rialzo del 6% circa nei prossimi sei mesi e di poco meno del 20% rispetto al valore equo in base al rapporto prezzo/utili corretto per il ciclo, date le attuali tendenze dell’inflazione e dei tassi d’interesse reali. Come indicato sopra, abbiamo ridotto il sovrappeso nei titoli high yield statunitensi per monetizzare il 6% di guadagno realizzato da inizio anno. Le prospettive di fondo restano favorevoli a questa categoria d’investimento, in un contesto caratterizzato da tassi d’insolvenza che non saliranno probabilmente molto sopra l’1,5%, indici di copertura degli interessi ancora buoni e abbondante liquidità. Tuttavia, dato che gli spread sono attualmente attorno a 450 pb e che il premio di rischio per i titoli high yield sta scendendo al di sotto della sua media di lungo periodo per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008 (cfr. grafico 8), il potenziale di rialzo è ora più limitato e abbiamo scelto di trarre vantaggio dal contesto ancora positivo per dimezzare il nostro sovrappeso. Qualora gli spread dovessero scendere al di sotto del nostro obiettivo di 400 pb, a parità di tutte le altre condizioni, rivedremmo probabilmente di nuovo tale posizione. Siamo sovrappesati anche nel dollaro statunitense. Le correlazioni tradizionali dei mercati valutari sono venute meno quest’anno, fornendo maggiori opportunità di generazione di alfa. Il forte apprezzamento del dollaro USA (una delle valute che preferiamo) rispetto al dollaro australiano (una delle monete in fondo alla graduatoria delle nostre preferenze) in un quadro di mercato di propensione al rischio è stato un eccellente esempio di tale dinamica. Il dollaro australiano ha registrato la peggiore performance tra le principali valute nell’ultimo mese. Nella mia ultima lettera mensile avevamo introdotto un sovrappeso nel dollaro USA contro il franco svizzero. Dato che il franco si è indebolito non solo contro il dollaro USA ma anche contro l’euro (il cambio EUR/CHF è ora vicino a quota 1,25), stiamo monetizzando i guadagni su questa posizione. Manteniamo il posizionamento corto nell’euro contro il dollaro USA. Il potenziale di apprezzamento persino maggiore del dollaro USA nel breve termine implica altresì che stiamo rimuovendo le valute dei mercati emergenti dalle tematiche preferite del CIO, anche se continuiamo a ravvisare potenziale per questa categoria d’investimento nel più lungo termine. Per il resto, sul fronte valutario stiamo chiudendo il sovrappeso nella sterlina rispetto all’euro e rimuovendo il tema GBP – la migliore tra le principali dalle tematiche preferite del CIO. Riteniamo che la sterlina sia sottovalutata e ci aspettiamo rendimenti positivi in un orizzonte di sei mesi, ma riteniamo che si potrebbe registrare un aumento della volatilità nei prossimi mesi con l’arrivo del nuovo governatore Mark Carney alla Bank of England. La posizione lunga GBP/EUR ha funto da diversificazione per altre posizioni di propensione al rischio, ma ravvisiamo maggiore potenziale nella posizione lunga USD/ EUR. Confermiamo la nostra duration neutrale. I rendimenti obbligazionari sono aumentati nettamente questo mese, ma finché il dibattito sulla politica delle banche centrali resterà incentrato sulle dimensioni del bilancio anziché sui tassi d’interesse, riteniamo che il margine per un incremento più significativo dei tassi a lungo termine sia limitato. Sul fronte delle materie prime, manteniamo un’allocazione neutrale. L’oro ha nuovamente sofferto in quest’ultimo mese; consigliamo agli investitori di rivolgere l’attenzione ai metalli più esposti all’industria, come il platino, che è destinato a beneficiare della crescita economica e che presenta condizioni di offerta più rigide. Vi ringrazio del tempo dedicato a leggere questa lettera e auguro buona pattinata a tutti. Cordiali saluti Alexander S. Friedman Global Chief Investment Officer Wealth Management 30 maggio 2013 UBS Chief Investment Office Giugno 2013 6 UBS CIO WM Research è pubblicato da Wealth Management & Swiss Bank e Wealth Management Americas, Divisioni d’affari di UBS AG (UBS) o da una sua affiliata. In alcuni Paesi, UBS AG viene indicata come UBS SA. Questa pubblicazione viene distribuita al solo fine informativo e non rappresenta né un’offerta né una sollecitazione di offerta diretta alla compravendita di prodotti di investimento o di altri prodotti specifici. L’analisi contenuta nella presente pubblicazione si basa su numerosi presupposti. Presupposti diversi potrebbero dare risultati sostanzialmente diversi. Alcuni prodotti e servizi sono soggetti a restrizioni legali e non possono essere offerti in tutto il mondo in modo incondizionato e/o potrebbero non essere idonei alla vendita a tutti gli investitori. 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Bahamas: Questa pubblicazione é distribuita ai clienti privati di UBS (Bahamas) Ltd e non può essere distribuita a persone definite come cittadini bahamensi o residenti dalle «Bahamas Exchange Control Regulations». Bahrain: UBS SA è una banca svizzera non autorizzata, né sottoposta a vigilanza o regolamentata nel Bahrain dalla Banca Centrale del Bahrain e non intrattiene attività bancarie o di investimento nel Bahrain. Per questo motivo, i Clienti non godono di alcuna protezione relativamente alle leggi e ai regolamenti locali sui servizi bancari e di investimento. Belgio: La presente pubblicazione non costituisce né un’offerta pubblica né una sollecitazione d’offerta ai sensi del diritto belga, ma può essere messa a disposizione, a scopi informativi, di clienti di UBS Belgium NV/SA, una banca sottoposta al controllo della «Commission Bancaire, Financière et des Assurances», alla quale la presente pubblicazione non è stata sottoposta per approvazione. Canada: In Canada, la presente pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Wealth Management Canada da UBS Investment Management Canada Inc.. Dubai: Research è pubblicato da UBS AG Dubai Branch all’interno del DIFC; è inteso unicamente per clienti professionali e non per un’ulteriore distribuzione negli Emirati Arabi Uniti. EAU: Il presente rapporto di ricerca non costituisce un’offerta, una vendita o una consegna di azioni o altri titoli ai sensi della legislazione degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Il contenuto di questo rapporto non è stato e non sarà approvato da alcuna autorità degli Emirati Arabi Uniti, ivi compresa la Banca Centrale degli EAU oppure la «Dubai Financial Services Authority», la «Emirates Securities and Commodities Authority», il «Dubai Financial Market», l’«Abu Dhabi Securities Market» o qualsiasi altra borsa degli EAU. Francia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti attuali e potenziali di UBS (France) SA, «société anonyme» francese con capitale sociale di € 125.726.944, 69, boulevard Haussmann F-75008 Parigi, R.C.S. Paris B 421 255 670. UBS (France) SA è un fornitore di servizi di investimento debitamente autorizzato secondo i termini del «Code Monétaire et Financier» francese e regolato dalle autorità bancarie e finanziarie francesi quali la «Banque de France» e la «Autorité des Marchés Financiers». Germania: La presente pubblicazione è distribuita ai sensi della legge tedesca da UBS Deutschland AG, Bockenheimer Landstrasse 2–4, 60306 Frankfurt am Main. UBS Deutschland AG è autorizzata e regolata dalla «Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht». Hong Kong: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS AG Filiale di Hong Kong da UBS AG Filiale di Hong Kong, banca autorizzata ai sensi della «Hong Kong Banking Ordinance» e istituto registrato ai sensi della «Securities and Futures Ordinance». India: Distribuito da UBS Securities India Private Ltd. 2/F, 2 North Avenue, Maker Maxity, Bandra Kurla Complex, Bandra (East), Mumbai (India) 400051. Telefono: +912261556000. Numeri di registrazione SEBI: NSE (segmento del mercato dei capitali): INB230951431 , NSE (segmento di F&O) INF230951431, BSE (segmento del mercato dei capitali) INB010951437. Indonesia: La presente ricerca o pubblicazione non è intesa come offerta pubblica di titoli ai sensi della Legge indonesiana sui mercati dei capitali e delle sue disposizioni esecutive. I titoli menzionati in questo materiale non sono stati e non saranno registrati secondo la Legge indonesiana sui mercati dei capitali e le sue disposizioni. Italia: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS (Italia) S.p.A.. Via del vecchio politecnico 3 – Milano, banca debitamente autorizzata alla prestazione dei servizi di investimento dalla «Banca d’Italia» e sottoposta alla supervisione della «Consob» e della «Banca d’Italia». UBS Italia non ha partecipato alla produzione della pubblicazione e della ricerca sugli investimenti né all’analisi finanziaria qui riportata. Jersey: UBS SA, filiale di Jersey, è regolata e autorizzata dalla Commissione per i servizi finanziari di Jersey al fine di svolgere attività bancarie, di investimento e di gestione di fondi. Lussemburgo: La presente pubblicazione non deve essere intesa come un’offerta pubblica ai sensi del diritto del Lussemburgo, ma può essere messa a disposizione a scopo informativo ai clienti di UBS (Luxembourg) S.A., una banca regolata e sotto la supervisione della «Commission de Surveillance du Secteur Financier» (CSSF), alla quale la presente pubblicazione non è stata sottoposta per l’approvazione. Messico: Questo documento è stato distribuito da UBS Asesores México, S.A. de C.V., ente non soggetto alla supervisione della Commissione Nazionale per la Banca e la Borsa Valori. UBS Grupo Financiero, S.A. de C.V. non fa parte di nessun altro gruppo finanziario messicano e le proprie obbligazioni non sono garantite da nessuna terza parte. UBS Asesores México, S.A. de C.V. non garantisce nessun rendimento. Regno Unito: Approvata da UBS AG, autorizzata e regolata nel Regno Unito dalla «Financial Services Authority». Membro della Borsa Valori di Londra. Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Londra nel territorio del Regno Unito. Laddove i prodotti o i servizi forniti provengano da Paesi esterni al Regno Unito, gli stessi non saranno coperti dalla legislazione del Regno Unito o dal Financial Services Compensation Scheme. Singapore: Per qualsiasi questione derivante da o in connessione con l’analisi e il report, siete pregati di contattare UBS AG Singapore branch, un «exempt financial adviser» ai sensi del «Singapore Financial Advisers Act» (Cap. 110) e banca autorizzata in base al «Singapore Banking Act» (Cap. 19) sottoposta alla vigilanza della Monetary Authority of Singapore. Spagna: Questa pubblicazione è distribuita ai clienti di UBS Bank, S.A. da UBS Bank, S.A., banca registrata presso la «Banca di Spagna». USA: Questa pubblicazione non potrà essere diffusa nel territorio degli Stati Uniti d’America, né potrà essere distribuita a persone di nazionalità statunitense. UBS Securities LLC è una succursale di UBS AG e un’affiliata di UBS Financial Services Inc. UBS Financial Services è una succursale di UBS AG. Versione 1/2013. © UBS 2013. Il simbolo della chiave e UBS figurano tra i marchi registrati e non registrati di UBS. Tutti i diritti riservati. UBS Chief Investment Office Giugno 2013 7