Dott. Ing. Aldo Iacomelli Lungomare Paolo Toscanelli, 64

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Dott. Ing. Aldo Iacomelli Lungomare Paolo Toscanelli, 64
Dott. Ing. Aldo Iacomelli
Lungomare Paolo Toscanelli, 64
00122Roma
Roma, 14 gennaio 2016
raccomandata
Ill.mo Sig. Sindaco
del Comune di Livorno
Ill.mo Presidente
del Consiglio Comunale di Livorno
Ill.mo Presidente
del Collegio dei Sindaci Revisori
di AAMPS
Oggetto: AAMPS – Consiglio di Amministrazione. Revoca sindacale
degli incarichi. Atto di significazione.
La presente per replicare al provvedimento 7.1.2016, n. 1233, con
cui la s.v. ha revocato il Consiglio di Amministrazione della Società AAMPS,
di cui lo scrivente era il Presidente.
Detto provvedimento è illegittimo, oltre che errato.
Discende la sua illegittimità dalla violazione del regolamento
comunale che disciplina la organizzazione delle società pubbliche, il quale
non consente la revoca ad nutum degli amministratori.
Il suddetto regolamento prescrive infatti che il procedimento di
revoca
abbia
inizio
con
la
contestazione
formale
degli
addebiti
all'amministratore e l'assegnazione di un termine per la presentazione di
eventuali controdeduzioni.
Solo di poi, previa la valutazione di quanto dedotto dall'interessato,
il sindaco può procedere alla conclusione del procedimento e alla eventuale
adozione motivata del provvedimento di revoca.
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Nella specie, con ogni evidenza, la s.v., violando clamorosamente
le regole di riferimento, ha omesso di svolgere il giusto procedimento,
conculcando i diritti dello scrivente e adottando un provvedimento di
insuperabile illegittimità.
E non basta.
L'impostazione autoritativa che ella ha ritenuto di poter assumere
nel rapporto con gli amministratori della Società comunale è anch'essa
illegittima.
Gli amministratori dell'AAMPS non sono suoi mandatari, né, tanto
meno, dei meri esecutori delle sue volontà.
Essi, come tutti coloro che sono chiamati a gestire le società di
diritto pubblico, amministrano un ente autonomo, rispetto al quale il
controllo dell'ente proprietario e la sua potestà di indicare obiettivi e
strategie non assumono la fisionomia della (etero)direzione, vincolante e
cogente.
Secondo diritto, l'ente socio formula le sue indicazioni e i suoi
obiettivi e l'ente li recepisce, attuandoli in modo autonomo e, se del caso,
critico.
La società pubblica e i suoi amministratori devono essere efficienti,
non obbedienti, autonomi, non sottoposti.
Ed per queste ragioni che il suo provvedimento di revoca ex
abrupto è illegittimo, visto che è espressione di una concezione autoritaria
(e perciò contra legem) del 'legame' tra il sindaco e la società comunale.
Né il rapporto fiduciario tra l'amministratore e chi lo nomina
consente la rimozione del primo quando non obbedisce alle 'prescrizioni'
del secondo.
Non è necessario un grande sforzo istruttorio per conoscere, sul
thema, l'insegnamento della giurisprudenza.
Qui indico solo uno degli ultimi arresti della Corte di Cassazione
(Sez. I, sentenza 15.10.2013, n. 23381), che ha definitivamente chiarito che
gli amministratori delle società pubbliche sono e devono essere autonomi
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nelle scelte gestionali e che il mancato ossequio alle indicazioni del socio
pubblico non rappresenta una ragione sufficiente per ritenere interrotto il
loro rapporto fiduciario (la cui crasi deve essere oggettiva).
Peraltro, la Suprema Corte, dalla illegittimità della revoca degli
amministratori fa discendere il loro diritto ad essere risarciti; ma non è qui la
sede per discorrere di questo.
Il provvedimento qui in contestazione è anche errato nei suoi
presupposti e nelle sue ragioni.
La situazione economico finanziaria dell'AAMPS è stata affrontata
dal Comune di Livorno in modo 'approssimativo', senza una strategia
univoca e, soprattutto, in mancanza di una chiarezza strategica.
Prima, è stato deciso il ripianamento dei debiti, poi, senza ragione
alcuna, la 'soluzione' concordataria (peraltro, senza individuazione delle
risorse e, al contempo, prescrivendo la stabilizzazione di ben 33 lavoratori).
Peraltro, il Consiglio comunale, con la deliberazione 30.11.2015, n.
342, aveva impegnato il sindaco a richiedere ed ottenere un rinvio
dell'assemblea dei soci (già fissata per il 1°.12.2015), utile 'ad attivare il
dialogo con l'indotto e ad ascoltare le parti in causa' e solo in difetto di tale
rinvio a proporre il ricorso al concordato.
Nonostante il rinvio della suddetta assemblea, all'AAMPS non è
stato dato modo di dialogare con chicchessia (nemmeno con il Comune),
perché la s.v. ha ritenuto più conveniente dichiarare la propria opzione
concordataria, con l'effetto della agitazione sia dei creditori, sia dei
lavoratori (e con il rischio della paralisi aziendale).
A nulla sono valse le istanze di chiarimento e di riflessione sulla
determinazione in parola, la cui attuazione è stata sollecitata con atti di
inopportuna aggressività, in piena mancanza della benché minima
istruttoria tecnico giuridica e in spregio alla autonomia aziendale.
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E non dubiti, Signor Sindaco, che, ciononostante, l'AAMPS ha
adempiuto ai suoi doveri, sia nel garantire lo svolgimento del servizio rifiuti
(nonostante l'agitazione di fornitori e lavoratori), sia nell'acquisire i dati
istruttori necessari per procedere alla domanda di concordato, come da
suoi ordini.
Ma ciò richiedeva tempi più lunghi di quanto non servisse a lei per
esprimere delle semplici dichiarazioni; vieppiù considerando il monito
ripetuto dei Revisori dell'AAMPS che hanno attestato la impraticabilità della
assunzione della deliberazione concordataria, rebus sic stantibus (ovvero in
mancanza di finanziamenti e di chiare strategie in merito al prosieguo del
servizio).
Il CdA dell'AAMPS è stato prudente, non inadeguato; è stato
accorto, non inesperto: ciò a tutela degli interessi aziendali, che, mi
consentirà di dirlo, prevalgono sulle aspettative autoritarie del socio.
Gli amministratori dell'AAMPS non hanno 'ritardato' l'esecuzione
degli 'ordini' ma affrontato un pessimo momento aziendale (più provocato
che inevitabile), coniugando la soluzione concordataria (da lei pretesa), con
il mantenimento della efficienza dei servizi.
Essi non hanno difettato di esperienza, anzi: è stata la loro
capacità gestionale che ha imposto di svolgere una istruttoria economica,
finanziaria e giuridica, prima di catapultare l'azienda in tribunale; ed è stata
la loro prudenza che li ha fatti desistere dallo stabilizzare 33 lavoratori, in
mancanza di risorse e di prospettive di finanziamento (già solo per
'finanziare' il concordato).
Potrei continuare, ma è superfluo.
Qui basta quanto detto per respingere recisamente ogni sua
accusa e offesa, nel convincimento, comprovabile, che quanto compiuto
dallo scrivente e dal CdA della AAMPS è stato informato al primario
obiettivo di tutelare gli interessi aziendali, com'era doveroso.
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Resta intesa la determinazione dello scrivente di difendere il
proprio operato e di tutelare in ogni sede la propria integrità professionale.
Distinti saluti
Aldo Iacomelli
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