Il TEST di HERMANN RORSCHACH

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Il TEST di HERMANN RORSCHACH
ISTITUTO ITALIANO
di STUDIO e RICERCA PSICODIAGNOSTICA
E-BOOK GRATUITO
Autori: Prof. Salvatore Parisi, Prof.ssa Patrizia Pes
Il TEST di HERMANN RORSCHACH
Il Metodo, gli Ambiti applicativi, la Somministrazione, la Siglatura
Scuola Romana Rorschach
Dal 1938, il Rorschach in Italia
Via di Tor Fiorenza, 35 – Roma 00199
Tel/fax: +39 06 86.21.13.63/70
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Indice
1. Antecedenti storici
2. La vita di Hermann Rorschach (1884-1922)
3. Differenti modelli interpretativi
4. Il metodo della Scuola Romana Rorschach ed il modello teorico adottato
5. Ambiti di applicazione
6. Considerazioni critiche sul Test
7. L’obiettività di valutazione garantita dal SIGLAROR
8. L’apporto dell’informatica e della comunicazione sul futuro del Rorschach
9. La Somministrazione del Test secondo la Scuola Romana Rorschach
10. Siglatura e Significato Psicodiagnostico degli Indici
BIBLIOGRAFIA
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Presentazione
Per comprendere il funzionamento e la struttura della personalità di un essere umano non
esiste nessuna tecnica di indagine della personalità, nessuno strumento o sistema più potente,
affidabile e sicuro del Test ideato da Hermann Rorschach.
I sistemi o metodi di studio della materia sono diversi, ma tutti, ripeto tutti, se condotti con
correttezza, forniscono informazioni psicodiagnostiche attendibili. Le diverse impostazioni di
studi e modelli teorici di riferimento hanno dato vita a sistemi di elaborazione e valorizzazione
dei dati che rendono il referto finale più o meno ricco, completo e articolato.
Indubbiamente il primo Metodo elaborato, quello proprio di Hermann Rorschach, risulta oggi il
sistema più semplice ed essenziale, comunque valido per una corretta psicodiagnosi quanto i
più complessi e raffinati metodi che si sono evoluti negli ultimi novant’anni.
Di fatto esistono importanti differenze rispetto a “quanto” ciascun metodo riesce a “tirar fuori”
dall’elaborazione delle interpretazioni fornite dal soggetto in esame.
Sono quaranta anni che, il sottoscritto, studia e lavora con il Rorschach, in questo lungo
periodo della mia vita le Macchie di Inchiostro hanno rapito completamente la mia attività di
psicologo clinico. Nessuna altra materia del vasto universo della Psicologia è riuscita a
distrarmi. Ogni altra formazione psicologica, come il training in terapia sistemico-relazionale,
gli studi di psicosomatica, dei Disturbi di personalità o i sei anni di analisi junghiana, li ho
vissuti prevalentemente in funzione dell’arricchimento della psicodiagnosi Rorschach.
E con lo stesso entusiasmo e dedizione che vi propongo questo e-book, il cui obiettivo è quello
di fornire una conoscenza a 360° del Rorschach, del Metodo, degli ambiti applicativi, della
Somministrazione e Siglatura ed anche del software RORPALACE che sta rendendo l’utilizzo del
test Rorschach facile, sicuro ed evidence based.
Con affetto,
Salvatore Parisi
Direttore Scuola Romana Rorschach
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1. Antecedenti storici
Come spesso capita, le intuizioni che portarono Hermann Rorschach alla messa a punto del suo
reattivo, hanno avuto nel corso dei secoli dei “precursori” che in forma più o meno
approfondita si sono interessati del potere evocativo delle “macchie”.
Già con Leonardo da Vinci nel suo Libro della Pittura si rintracciano le prime osservazioni circa
la suggestione provocata da macchie casuali. A rigor di cronaca però, sull’argomento, già
prima del Vinci, si era espresso il Botticelli. Il medico Justinus Kerner nel 1857 contribuisce alle
idee che più tardi Rorschach maturerà.
Nel suo libro Die Klexographie, propone cinquanta macchie ricavate premendo tra di loro due
fogli di carta, sui quali precedentemente erano state fatte cadere alcune gocce di inchiostro. Il
problema delle macchie è, però, fin qui trattato solo in termini di speculazioni artistiche o
letterarie. Si deve invece considerare il francese A. Binet (ed al suo collaboratore V. Henry)
come primi “autentici” precursori di Rorschach, che primi fra tutti, ebbero l’idea di utilizzare
delle macchie come test psicologico, più precisamente come “prova di immaginazione”.
Su queste prime approssimative considerazioni di carattere psicologico, intervenne lo studio
più approfondito dello Psicologo G. Dearbon, che mise a punto la prima serie di macchie
sperimentali sulle quali lavorarono più tardi E. Kirkpatrick ed E. Sharp.
Mentre
Rorschach
già
lavorava
sulle
sue
macchie,
in
Inghilterra
Barlet
interveniva
introducendo il fattore “colore” nella tecnica delle macchie, mentre in Russia, Rybakov,
presentava 8 macchie di inchiostro finalizzate a studiare i processi immaginativi e di
rappresentazione (evidente il riferimento a Binet ed Henry).
In relazione a questi studi iniziali H. Rorschach può a buon diritto essere definito come colui,
che più di ogni altro, è stato capace di cogliere e definire il “linguaggio delle macchie”, ovvero
di ricavare informazioni obbiettive sulla struttura della personalità di un individuo sottoposto ad
interpretare macchie di inchiostro poco strutturate; ciò fu possibile grazie alla geniale
intuizione
di
tradurre
le
interpretazioni
fornite
in
classi
di
simboli
quantificabili
e
standardizzabili.
Dal
1909 al 1913 Rorschach lavora come psichiatra presso la clinica cantonale di
Munsterlingen; qui nascono i suoi primi tentativi con la “klexographie” in collaborazione con
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Konrad Gehring. Fu però Henss che stimolò nuovamente in Rorschach gli esperimenti con le
macchie di inchiostro che da allora lo occuparono totalmente.
Rorschach verificò come i diversi gruppi nosografici a sua disposizione rispondevano alle
macchie in modo da poterli identificare in “insiemi stabili”. I risultati, molto incoraggianti,
furono raccolti e pubblicati nel 1921 nell’unico scritto che raccoglie e sviluppa l’ambito di
utilizzazione, le procedure di somministrazione, i vari fattori coinvolti nella prova ed il modo di
valutarli.
Rorschach intitolò quest’opera Psychodiagnostik (Psicodiagnostica), e fu la prima volta che in
ambito scientifico fu introdotta questa parola, che è divenuta sinonimo stesso dell’indagine
Rorschach e termine che designa l’indagine psicologica finalizzata a definire l’organizzazione
della personalità e, quando necessario, l’inquadramento nosografico e prognostico di un
individuo.
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2. La vita di Hermann Rorschach (1884-1922)
2.1 L’infanzia e gli studi
Hermann Rorschach nacque a Zurigo, nel quartiere di Wiedikon,
l’8 novembre del 1884. Suo padre, Ulrich Rorschach, originario di
Arbon, in Thurgau, nel 1882 sposò Philippine Wiedenkeller, anche
lei originaria di Arbon, e nel 1884, poco dopo la nascita del figlio
Hermann, la coppia si stabilì a Zurigo, dove il padre lavorò come
pittore. Due anni dopo, nel 1886, Ulrich Rorschach si trasferì con
la famiglia a Schaffhausen dove lavorò come insegnante di
disegno. Hermann Rorschach trascorse quindi la sua fanciullezza
ed adolescenza in questa piccola cittadina sulle rive del Reno,
dove nacquero anche prima una sorella e successivamente un fratello. Hermann perse la
madre a 12 anni e due anni dopo una zia divenne la sua matrigna, il padre morì quando lui
aveva solo 18 anni.
Dopo le elementari il giovane Rorschach frequentò la scuola cantonale di musica a
Schaffhausen, e nel 1904 conseguì la maturità con buoni voti. Già nel 1903 Rorschach entrò a
far parte di una lega studentesca, come la maggior parte degli studenti del ginnasio svizzero,
la “lega Scaphusia”, dove gli venne dato - cosa quasi incredibile - il soprannome “Klex”
(macchia). Non si può stabilire con sicurezza se questo soprannome, fosse solo un’allusione
alla professione del padre, dato che si supponeva che il figlio sarebbe diventato un artista,
oppure se Hermann già da allora praticasse il gioco di “Klecksographie” che era, anche a quel
tempo, un passatempo molto in voga e apprezzato sia dai bambini che dagli adolescenti.
Questo giovane, dotato indubbiamente di un’intelligenza molto versatile, era incerto se
diventare un artista o un biologo, fu orientato da Ernst Haeckel allo studio della biologia, e
decise infine per gli studi di medicina. Dopo aver trascorso il primo semestre a Neuchatel,
proseguì gli studi a Zurigo dove rimase per quattro semestri (dal 1904 al 1906), ritornando a
Neuchatel dopo un semestre a Berlino ed uno a Berna. Il 12 novembre 1912 conseguì la laurea
in medicina con tesi sulle allucinazioni riflesse e sintomi collegati.
In occasione di un viaggio in Francia durante il primo semestre, Rorschach maturò l’interesse
per la cultura russa, ed iniziò a studiarne la lingua. Nel 1906, durante il semestre berlinese,
trascorse un breve periodo di vacanze in Russia e ritornato a Zurigo, conobbe la sua futura
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moglie, la Dott.sa russa Olga Stempelin che sposò il 21 aprile 1910. Dopo gli esami di stato
Rorschach trascorse un paio di mesi nel Kazan, presso la famiglia della sua fidanzata, durante
questo soggiorno, conobbe lo studente polacco Eugene Minkowski, che sarebbe divenuto in
seguito un famoso psichiatra.
2.2 L’interesse per la psichiatria e la psicoanalisi
Già all’inizio dei suoi studi Rorschach aveva deciso di intraprendere la professione di psichiatra,
la famosa clinica universitaria di Zurigo, la Burghozli, allora diretta da Eugen Bleuler, gli offrì le
migliori possibilità di perfezionamento. Negli anni 1907-1908 Hermann Rorschach seguì,
presso l’università di Zurigo, due corsi semestrali tenuti da C. G. Jung: “Psicopatologia
dell’isteria” e “Lezioni di Psicoterapia”. Non è sicuro che vi sia stata una conoscenza personale
tra docente ed allievo, ma quelle lezioni, senza dubbio, rappresentarono un’importante
esperienza formativa per il giovane Rorschach. In quegli anni Jung stava portando a termine
una ricerca, presso l’ospedale psichiatrico di Zurigo, di cui era appunto direttore E. Bleuler.
Quest’ultimo che aveva introdotto nell’entourage scientifico svizzero la teoria psicoanalitica,
sarebbe stato, alcuni anni più tardi, il relatore della tesi di specializzazione di Hermann
Rorschach. La ricerca era basata su di un reattivo ideato dallo psicologo inglese Francis Galton
e perfezionato da Jung. La prova consisteva nel leggere ad un soggetto un elenco di parolestimolo a cui questi doveva rispondere con la prima parola che gli veniva in mente. Jung da
queste ricerche trasse materiale per elaborare un concetto che sarebbe divenuto un elemento
portante della sua teoria: il complesso a tonalità affettiva. Jung studiò i risultati del test che
denominò: Test di Associazione Verbale. Alcuni dei criteri utilizzati dallo psichiatra svizzero per
ordinare l’immensa mole dei risultati ottenuti: il Tempo di Reazione, il Rifiuto a rispondere ad
una determinata parola-stimolo e la Perseverazione delle risposte, furono ripresi più tardi da
Rorschach nell’elaborazione dei dati del Test delle Macchie. La definizione, infine di Risposta
Complessuale, presente in Psychodiagnostik, è stata ripresa dalla teoria junghiana dei
complessi.
Rorschach conosceva bene il test di Associazione Verbale, lo utilizzò spesso nel suo lavoro di
psichiatra ed anche nella sperimentazione delle serie di Macchie Parallele che andava
elaborando. Quando nel 1911 Hermann Rorschach somministrò agli allievi della scuola
cantonale, dove insegnava il suo amico Konrad Gehring, una delle prime serie di macchie che
aveva messo a punto, inserì nell’indagine anche il Test di Associazione Verbale di Jung.
Negli anni successivi continuò a somministrare entrambe le prove allo scopo di verificare i
risultati provenienti dal reattivo che stava approntando.
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In definitiva l’influenza che Jung ebbe sul giovane Rorschach appare rilevante, ma poco
conosciuta ed indagata.
2.3 Il sogno di Rorschach
Le biografie su Hermann Rorschach raccontano di un evento che segnò l’inizio degli studi di
medicina dello psichiatra, un sogno che Rorschach fece la notte dopo aver assistito per la
prima volta ad una autopsia.
Egli sognò che il suo cervello, asportato dagli emisferi cerebrali, era tagliato in sezioni
trasversali e queste cadevano giù una dopo l’altra, proprio come era avvenuto nel corso
dell’autopsia. Il sogno, accompagnato da sensazioni fisiche molto forti, lasciò un’impressione
indelebile in Rorschach e, otto anni più tardi, sarebbe divenuto il nucleo del lavoro sulle
allucinazioni riflesse e, secondo Ellenberger, anche di Psychodiagnostik.
Non a caso il giovane Rorschach s’interrogava sulla localizzazione dell’anima mentre assisteva
a quella autopsia. Nella sua biografia Ellenberger suggerisce due letture di questo sogno, una
di stampo freudiano secondo cui si evidenzierebbero le tendenze masochiste, passive ed
autodistruttive del sognatore, l’altra, junghiana, secondo cui si tratterebbe di un sogno
rivelatore del destino del giovane: una grande scoperta riguardante la psiche ed una fine
tragica e prematura.
2.4 La maturità professionale. Studi e ricerche.
Tornando alle vicende biografiche di Hermann Rorschach, egli di ritorno dalla Russia, si recò
dapprima nel paese paterno, Thurgau, dove dal 1909 al 1913, con l’eccezione di brevi periodi,
lavorò come psichiatra presso la clinica cantonale Munsterlingen. Appartengono a questi anni
parecchi importanti avvenimenti della sua vita: il 21 aprile 1910 il suo matrimonio, nel 1912 la
sua promozione e nel 1911 i primi tentativi con la “Klecksographie” cui sottopose gli scolari di
Altnau, cittadina della Thurgau, in collaborazione col suo compagno di scuola Konrad Gehring,
che nel frattempo era diventato insegnante.
L’interesse di Rorschach era comunque rivolto principalmente alla psicoanalisi, ed a Zurigo si
unì ai primi sostenitori svizzeri della materia, quali E. Bleuler, C. G. Jung, Alphonse Maeder,
Oskar Pfister, Ludwig Binswanger. Frutto di questi studi fu una serie di interessanti
pubblicazioni psicoanalitiche che apparvero negli anni 1912-1914: “Allucinazioni riflesse e
simbolismo” (1912), “Argomento: simbolismo sessuale” (1912), “Un esempio di sublimazione
fallita ed un caso di amnesia dei nomi” (1912), “Argomento: orologio e tempo nella vita dei
nevrotici” (1912), “Simbolismo del serpente e della cravatta” (1912), “Osservazioni analitiche
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sulla pittura di uno schizofrenico” (1913), “Sulla scelta degli amici nei nevrotici” (1913),
“Analisi di un disegno di uno schizofrenico” (1914).
Nonostante il suo grande interesse per la psicoanalisi, Rorschach trovò tuttavia sempre tempo
per i lavori di indagine in altri campi.
Sotto la guida del suo maestro von Monakow intraprese un’analisi microscopica del cervello e
tale analisi apparve nel 1913 nei “Beitragen zur Kinischen Chirurgie” con il titolo di “Patologia e
operabilità
dei
tumori
della
ghiandola
pineale”.
Nel
1912
pubblicò,
nell’Archiv
fur
kriminalanthropologie und Kriminalistik, una dissertazione casistica su “Furto di cavalli
avvenuto in uno stato crepuscolare”.
Nell’aprile del 1913 Rorschach lasciò Munsterlingen e lavorò provvisoriamente nella clinica
Munsingen di Berna. Poi, nel dicembre del 1913, lasciò la Svizzera, e si recò per la terza ed
ultima volta in Russia. Qui lavorò per sette mesi come medico presso il sanatorio privato
Krukowo, nelle vicinanze di Mosca.
Sebbene sotto l’aspetto economico la sua attività fosse ben retribuita, lasciò il posto di lavoro
perché gli offriva poche occasioni di attività scientifica, e nel luglio 1914 ritornò definitivamente
in Svizzera.
Qui Rorschach in un primo momento (dal luglio 1914 all’ottobre 1915) lavorò presso la clinica
cantonale Waldau (Berna), dove trovò dei buoni amici nei colleghi W. Morgenthaler ed E.
Fankhauser, entrambi più anziani di lui. In questo periodo Rorschach cominciò ad interessarsi
vivamente ad alcune Sette Religiose svizzere e i suoi studi a questo riguardo furono pubblicati
nel 1917: “Intorno alle sette religiose svizzere e ai loro fondatori”; “Ulteriori notizie sulla
costituzione delle sette religiose svizzere” (1919); “Studi sulle sette religiose” (1920) “Due
fondatori svizzeri di sette religiose” (1920). Questo fu un lavoro che per un periodo affascinò
molto Rorschach tanto da fargli credere che sarebbe divenuta l’opera più importante della sua
vita.
Nel 1915 ottenne il posto di medico capo nella clinica cantonale Herisau di Appenzell, dove vi
rimase fino alla sua prematura morte. Ad Herisau nacquero i suoi due figli, Elisabeth nel 1917
e Wadin nel 1919. Si occupò di organizzare i primi corsi di formazione per il personale addetto
all’assistenza e fu molto attivo nello studio e nello sviluppo del suo test proiettivo.
Legandosi al suo precedente lavoro “Furto di cavalli avvenuto in stato crepuscolare”, Rorschach
pubblicò un interessante studio, “Esperienze associative, libere associazioni ed ipnosi per la
rimozione di un’amnesia” (1917). Il periodico “Schweizer Volkskunde” pubblicò frattanto i suoi
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studi “Preghiera contro l’incantesimo”, “Assassinio per superstizione” (1920), e “Preghiera
contro l’enuresi notturna” (1917). Il suo interesse principale si rivolse alle indagini sulle sette
svizzere, cui poi seguì l’elaborazione del test di interpretazione delle macchie.
2.5 Vicepresidente della Società Psicoanalitica Svizzera.
Durante questo periodo mai cessò però di occuparsi, scientificamente e praticamente, agli
studi psicoanalitici. Nel marzo 1919, nell’assemblea per la fondazione della nuova associazione
svizzera di psicoanalisi, Rorschach fu scelto come vicepresidente, ed in questa associazione
tenne quattro relazioni, delle quali due dedicate ai fondatori delle sette religiose, e le altre due
alla psicodiagnosi. Divennero suoi primi allievi E. Oberholzer ed H. Zulliger, che appartenevano
a questo ambiente scientifico e che alla sua morte avrebbero contribuito in modo fondamentale
alla divulgazione delle sue teorie e ricerche.
2.6 La nascita della Psicodiagnosi
Da questo momento in poi per Rorschach il lavoro relativo al Test di Interpretazione delle
Forme divenne sempre più importante. Sollecitato da una dissertazione di Szymon Henss
(1917), Rorschach si rivolse di nuovo agli esperimenti con le macchie d’inchiostro, che aveva
iniziato nel 1911. I risultati di questi esperimenti furono raccolti ed elaborati nel 1918. Il
manoscritto, dal titolo “Psychodiagnostik” (termine che Rorschach stesso introdusse per la
prima volta nella storia della psicologia), divenne la sua opera più importante, anche se fu
inizialmente
rifiutata
da
sei
editori,
soltanto
nel
maggio
1920,
grazie
all’aiuto
di
W.Morgenthaler riuscì finalmente a pubblicare il libro e le Tavole presso la Casa Editrice Bircher
di Berna.
Nel suo saggio del 1954 Morgenthaler raccontò, con tutti i dettagli, la lunga lotta che egli e
Rorschach dovettero sostenere per la pubblicazione di Psychodiagnostik.
Le Tavole, che erano originariamente 15, dovettero essere ridotte a 10, al fine di ridurre i costi
editoriali, e nel giugno 1921 finalmente l’opera poté essere pubblicata.
Al principio fu un fiasco clamoroso! Della prima edizione di 1200 copie, furono vendute soltanto
pochi esemplari.
Quasi tutta la tiratura rimase presso la casa editrice fino alla morte di Rorschach. I critici si
espressero in modo completamente negativo, l’opera del geniale psichiatra urtò contro
l’incomprensione e l’opposizione della stessa comunità scientifica (W. Stern, A. Hoche, e O.
Bumke), che una volta aveva contrastato la strada anche allo sviluppo della psicoanalisi.
Durante il lungo periodo in cui le Tavole, furono date alle stampe, Rorschach, in collaborazione
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con Hans Behn-Eschenburg, elaborò una serie di Macchie Parallele, oggi famosa con il nome di
Behn-Rorschach (Be-Ro).
2.7 La morte
In questo periodo Rorschach approfondì gli studi sulle macchie d’inchiostro, ma un’appendicite
trascurata provocò la sua fine improvvisa il 2 aprile 1922. L’improvvisa morte non gli consentì
di divulgare le ultime considerazioni e scoperte sulle macchie.
Secondo le parole di E. Bleuler, che pronunciò l’orazione funebre, con la morte di Rorschach
era scomparsa “la speranza della psichiatria svizzera per un’intera generazione”.
Hermann Rorschach fu uomo dotato di un’intelligenza vivace, multiforme e poco comune.
L’interesse e la sensibilità per l’arte (disegnava in modo eccellente) furono in lui congiunti ad
una profonda conoscenza della storia delle religioni, del folklore e della psicopatologia, oltre
che ad un grande talento per le lingue. Egli parlava correntemente il tedesco, il francese,
l’italiano ed il russo. Nonostante l’impegno ed i suoi sforzi dedicati allo studio delle macchie,
Rorschach morì probabilmente deluso ed avvilito dell’apparente inutilità del suo lungo
“esperimento” condotto con le macchie.
Le
sue
idee
originali,
il
suo
lavoro
creativo
e
sistematico,
documentato
nell’opera
Psychodiagnostik, costituiscono, ancora oggi, le basi per lo sviluppo delle tecniche proiettive.
Venti congressi internazionali, infinite pubblicazioni, migliaia di psicologi e psichiatri che usano
questa tecnica nei diversi continenti, sono la migliore testimonianza dell’incredibile successo
dell’opera rorschachiana.
Non esistono altri strumenti che consentono di scandagliare i più remoti meandri dell’animo
umano; le Tavole Rorschach sono come chiavi magiche che aprono la porta dell’inconscio.
Per un approfondimento consigliamo:
-
H.RORSCHACH: Psichodiagnostik, Birker, Bern, 1921 (tr.it. Psicodiagnostica, Ed.Kappa,
Roma, 1981).
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3. Differenti modelli interpretativi
Hermann Rorschach ha lasciato in eredità dieci macchie d’inchiostro e le sue intuizioni
geniali riassunte in Psychodiagnostik, dove identifica i punti che diverranno fondanti per tutti i
metodi sviluppatisi in seguito.
Da allora molti sono stati i passi avanti e le integrazioni al suo pensiero originario, anche se
non sempre scoperte ed intuizioni sono state inserite in un contesto organico e strutturato, o
quando lo sono state, in alcuni casi gli autori che le hanno elaborate sono purtroppo scomparsi,
interrompendo un percorso di conoscenza che il tempo e la ricerca scientifica ha talora reso
meno attuale o statisticamente poco aggiornato.
Questa riflessione serve a ribadire che il potere investigativo del Test, la sua obiettività,
come anche il numero e la qualità dei dati che possono essere ricavati, dipendono
direttamente dal metodo utilizzato che dovrebbe essere costantemente studiato ed
aggiornato.
Per utilizzare una metafora linguistica, un metodo rappresenta tutto l’insieme di regole
grammaticali, fonetiche e sintattiche, conosciute e condivise, grazie alle quali le vocali e le
consonanti fuse insieme formano prima parole comprensibili e poi frasi sensate, così come gli
elementi che derivano dall’applicazione del Rorschach assumono un senso logico e compiuto
quando associati tra loro.
In qualsiasi contesto dove si opera con il Rorschach (soprattutto in ambito giuridico-forense,
dove è frequente l’instaurarsi di un dibattito tra i consulenti sulla “certezza” degli elementi
ricavati dai test) il primo obbligo dello psicodiagnosta dovrebbe essere di specificare il
metodo utilizzato, in tal modo si rende più facile il confronto tra gli esperti coinvolti nella
valutazione peritale.
Comunicare con un linguaggio condivisibile, che includa in sé riferimenti teorici, statistici e
bibliografici è fondamentale, non applicare un metodo strutturato e statisticamente tarato sulla
cultura di appartenenza del soggetto esaminato, vuol dire disconoscere questa chiarezza
comunicativa e compromettere l’obiettività della valutazione.
Per meglio chiarire quali possano essere le differenti logiche generali attraverso le quali un
metodo consente di raccogliere ed integrare informazioni per arrivare alla valutazione della
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personalità, occorre partire definendo in linea generale i differenti processi di base sui quali
può fondarsi la psicodiagnostica Rorschach.
Si possono attualmente riconoscere tre grandi orientamenti.
3.1 Pluridimensionale
Il metodo pluridimensionale coinvolge la maggioranza degli studiosi, di cui fa parte il
Metodo
della
Scuola
Romana
Rorschach,
descritto
nel
paragrafo
successivo,
l’orientamento Exneriano e quello psicoanalitico.
Il perno fondante su cui ruota tutto il test, così come identificato anche dallo stesso Rorschach,
è rappresentato dalla Siglatura delle interpretazioni, che può definirsi come una traduzione
oggettiva del processo percettivo-associativo in codici e, successivamente, in un valore che
possa quantificarli e descriverli da cui poi si rilevano i tratti della personalità.
Le siglature attribuite ad ogni interpretazione, rappresentano quei codici che possono
oggettivare una caratteristica di personalità, che consente di trasformare la qualità in quantità,
di “misurare” grazie al confronto con la media della popolazione, quanto quella caratteristica
possa essere o meno considerata statisticamente “normale”.
In particolare, l’elemento di siglatura centrale sul quale si basa una gran parte della
valutazione diagnostica è costituito dalla definizione della “qualità formale” di ogni risposta,
ovvero se ciò che il soggetto ha interpretato nelle macchie somigli o meno alla forma dell’area
considerata.
Tale valutazione, che costituirà un discrimine tra normalità e patologia, risponde sia a criteri
statistici che estetici. Soddisfatti questi criteri, tutti gli altri elementi della siglatura
concorreranno alla definizione della personalità sia essa normale o patologica.
3.2 Exner
La caratteristica del metodo Exneriano, conosciuto come Comprehensive system, è quella
di riconoscere solo la dimensione psicometrica del test. La diagnosi si basa esclusivamente
sullo studio delle siglature. E’ un sistema affidabile, strutturato e sensibilmente evoluto rispetto
a quello originario di Rorschach, non tanto per le prime due fasi (Raccolta ed Inchiesta), ma in
parte per la terza e soprattutto per la quarta che vi è direttamente legata (Siglatura ed
Interpretazione).
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Questo approccio si propone infatti di offrire informazioni statisticamente valide, ma riduce in
modo significativo le informazioni ricavabili da un’analisi più approfondita che invece interessa
tutte le diverse dimensioni dell’esperimento Rorschach.
Lo scarso numero di sigle, comunque superiori a quelle proposte da Rorschach, ma molto
inferiori a quelle in uso in altri sistemi, riduce notevolmente la capacità investigativa del test.
Gli studi psicometrici di Exner hanno senza dubbio conferito al Rorschach una solida base
statistica con chiari riferimenti nosografici. I limiti principali sono rappresentati appunto dalla
logica di semplificazione di base necessaria al sostegno statistico, che non permette di
descrivere il soggetto nella sua complessità, basti pensare che per il Comprehensive system i
Protocolli Rorschach che hanno meno di 14 risposte non sono valutabili.
3.3 Psicoanalitico
L’approccio psicoanalitico attualmente ben rappresentato dalla scuola francese con
Catherine Chabert, si pone su un piano completamente opposto rispetto a quello Exneriano,
dando comunque peso agli aspetti psicometrici obiettivi, ma privilegiando la lettura del Test dal
punto di vista contenutistico-simbolico ed impostando la psicodiagnosi seguendo il modello
psicoanalitico. Ne deriva una valutazione della personalità incentrata più su aspetti qualitativi
che non quantitativi, che poggia prevalentemente su concetti e terminologie squisitamente
psicoanalitiche, poco comprensibili per chi segue altri modelli.
Questo approccio quindi, quando esclusivo, risente della mancanza di una rigorosa oggettività,
che può essere resa solo attraverso i codici di siglatura, gli indici ed il supporto della statistica.
Per un approfondimento consigliamo:
- J.E.Jr.EXNER, I.B.WEINER: A Rorschach workbook for the comprehensive system, Bayville,
New York 1976. (tr.it. Manuale Rorschach per il sistema comprensivo di J.E.Jr. Exner,
pubblicazione dell’Accademia Lombarda Rorschach, Milano, 1986).
- C.CHABERT: Le Rorschach en clinique adulte. Interpretation psycanalitique, Bordas, Paris
1983. (tr.it.Il Rorschach nella clinica adulta.Interpretazione psicoanalitica, Hoepli,Milano.1988).
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4. Il Metodo della Scuola Romana Rorschach
Ed il modello teorico adottato
La Scuola Romana Rorschach come la maggioranza degli studiosi integra l’aspetto psicometrico
con quello simbolico contenutistico, facendoli coesistere l’uno a conferma e sostegno dell’altro.
In
particolare
il
Metodo
della
Scuola
Romana
Rorschach
(http://www.scuolaromanarorschach.it/srr/il-metodo-scuola-romana-rorschach/) è tra quelli
particolarmente strutturati e complessi, ha alle spalle un corpus teorico ormai consolidato da
più di settant’anni di applicazione e ricerche.
La Scuola è stata fondata a Roma dal Prof. Carlo Rizzo (1895-1983)
nel 1938 (http://www.scuolaromanarorschach.it/srr/carlo-rizzo/) ed è
oggi ancora attiva come “Istituto Italiano di Studio e Ricerca
Psicodiagnostica,
Scuola
Romana
Rorschach”.
Carlo Rizzo ha sistematizzato le siglature in un insieme preciso ed
omogeneo, attraverso un’attività di ricerca portata avanti negli anni,
ed integrata da un continuo raffronto con gli indirizzi più accreditati e
le opere dei più significativi studiosi.
È un metodo che si pone come proseguimento ideale dell’impostazione originaria di H.
Rorschach; il prof. Rizzo già dai suoi primi contributi che risalgono agli anni trenta, comincia un
percorso di studi coerenti rispetto a quanto indicato in Psychodiagnostik da Hermann
Rorschach.
Rimane fedele alle linee interpretative originali per tutta la sua carriera di studioso, scegliendo
di operare soltanto delle integrazioni in quelle aree che non erano state compiutamente
sviluppate a causa della prematura scomparsa dell’autore. Dopo Rizzo, continuano l’opera di
studio, ricerca e formazione Patrizia Pes e Salvatore Parisi.
Il metodo della Scuola Romana Rorschach, può essere definito “pluridimensionale”.
Ritornando alla metafora linguistica, precedentemente evocata, le lettere e le vocali che
consentono di articolare un linguaggio coerente e preciso, sono primariamente i costituenti
della Siglatura ovvero quei codici che fissano ed oggettivano le interpretazioni date
(Localizzazioni,
Determinanti,
Contenuti,
Frequenze
e
Manifestazioni
Particolari).
Ogni
elemento della siglatura rappresenta un tratto della personalità dell’individuo.
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Più elementi di siglatura sono previsti, a fissare quanto osservato dal soggetto nelle macchie,
più parole e frasi possono essere articolate, più aspetti della personalità possono essere
rintracciati e quantificati; la complessità dell’individuo non può che favorire la
complessità e la ricchezza della Siglatura.
Secondo questo metodo la fase cruciale di tutto l’esperimento Rorschach risiede nell’Inchiesta,
laddove l’esperto deve chiarire in modo inequivocabile, risposta per risposta, cosa il soggetto
ha visto (Contenuti e Frequenze), dove lo ha visto (Localizzazioni) e perché lo ha visto
(Determinanti primarie, secondarie e Manifestazioni Particolari).
La siglatura che deriva da una Inchiesta ben condotta, viene tradotta in rapporti ed indici
numerici confrontabili su base statistica con quelli medi della popolazione di appartenenza del
soggetto, e predispone in base a quelle “regole sintattiche, fonetiche e grammaticali”
conosciute e condivise, ad una corretta psicodiagnosi.
In sintesi la Scuola Romana Rorschach considera l’esame Rorschach come una Tecnica di
Indagine della Personalità, attendibile, puntuale, raffinata e complessa.
La disciplina Rorschach è intesa come una tecnica pluridimensionale, lo studio del materiale
fornito dal soggetto è condotto seguendo diversi approcci metodologici, giovando nella lettura
degli stessi, di modelli teorici di riferimento diversi, ma che nell’esperimento Rorschach trovano
straordinarie
convergenze.
Questo
metodo
quindi,
non
abbraccia
nel
suo
approccio
interpretativo un solo modello teorico di riferimento, non considerando lo strumento Rorschach
assoggettabile ad un sola teoria.
Gli studi e le ricerche promosse dall’Istituto sono orientati verso le diverse dimensioni che
compongono il vasto universo interpretativo che investe il Rorschach stesso:
Dimensione Psicometrica
Il primo approccio interpretativo al Rorschach è senza dubbio quello che si riferisce alla
dimensione psicometrica ovvero allo studio delle siglature, indici, percentuali e medie, che
compongono lo Specchio dei Computi o Psicogramma.
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Culturalmente la Scuola Romana Rorschach ha, sin dalle sue origini, attribuito la massima
importanza allo studio delle siglature integrando nel proprio Metodo i contributi più significativi
a partire dagli studi di H. Binder sul chiaroscuro, quelli di S. Piotrowski sui movimenti, della M.
Loosli Usteri sugli Choc, ed ancora con gli studi di B. Klopfer, A. Silveira, C. Beizman, S.J.
Beck, E. Bohm, e tanti altri studiosi contemporanei come J. E. Exner, A. Passalacqua etc. Lo
studio delle siglature è per il nostro Metodo la base irrinunciabile della psicodiagnostica
Rorschach. In più di settanta anni di studi e ricerche il Metodo si è man mano raffinato ed
evoluto, garantendo stabilità, sicurezza e puntualità al referto psicodiagnostico.
Tra gli ultimi significativi aggiornamenti al Metodo, si ritiene di particolare interesse il sistema
di classificazione delle Manifestazioni Particolari divise in tre livelli e l’organizzazione dei
Contenuti in otto diverse categorie con specifico valore psicodiagnostico. Questi aggiornamenti
al sistema di siglatura, si sono rivelati di grande ausilio in particolare nel contesto clinico per la
diagnosi differenziale e per le valutazioni prognostiche.
Dimensione Psicodinamica
Consente di integrare la diagnostica Rorschach dei significati e rilevanze che riguardano la
psicologia del profondo di matrice psicoanalitica.
L’Istituto riconosce lo straordinario apporto offerto alla pratica Rorschach dai numerosi studiosi
di cultura psicoanalitica che hanno valorizzato l’importanza, nel contesto psicodiagnostico,
dello studio dei Contenuti delle interpretazioni fornite dal soggetto, delle Risposte di tipo
Simbolico e delle Risposte Complessuali.
I Contenuti esprimono il mondo delle idee, degli interessi e dei valori del soggetto esaminato; il
significato simbolico riconoscibile in alcune interpretazioni rivela spesso le dimensioni
psicologiche più profonde legate a conflitti, fissazioni, manie, desideri e tendenze più o meno
nascoste dell’animo umano.
Le Risposte Complessuali, di alto valore proiettivo, manifestano, spesso, la natura soggettiva e
personale delle emozioni più profonde. Questa dimensione di studio del referto Rorschach,
quando sostenuta ed oggettivata dai dati psicometrici dello Specchio dei Computi, consente
agevolmente all’esaminatore esperto, di valutare il grado di rimozione, l’efficacia delle difese e
le risorse psichiche disponibili del soggetto in esame.
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La dimensione interpretativa legata alla gestalt di ciascuna Tavola
Questa dimensione è in rapporto diretto con la struttura stessa di ciascuna Tavola. Lo studio
prende in considerazione le siglature fornite dal soggetto per ciascuna area della Macchia, in
rapporto alle frequenze statistiche delle stesse su quell’area, stabilite su campioni di soggetti
normali e patologici.
Ciò significa ai fini psicodiagnostici, valutare le siglature presenti in un Protocollo, anche in
rapporto all’area interpretata. Ad esempio, una risposta cinestesica umana fornita in una
Tavola che risulta statisticamente povera di risposte di movimento umano (come la Tavola V in
cui il soggetto interpreta il “Volo di Icaro”), ha indubbiamente un peso diagnostico differente
da una cinestesia fornita alla Tavola III che riguarda le solite figure umane.
Così una risposta a contenuto sessuale a Tavola V, che per sua natura non facilita affatto
interpretazioni sessuali, avrà un peso differente rispetto ad una risposta sessuale fornita a
Tavola VI, che già Hermann Rorschach aveva indicato come la Macchia in cui più
frequentemente si riscontravano contenuti sessuali. Tale studio, ovviamente, si rivela
particolarmente interessante ai fini psicodiagnostici quando lo si rapporta anche alle qualità
formali delle risposte fornite dal soggetto.
Dimensione legata al Carattere Evocatore di ciascuna Tavola
Riguarda l’analisi delle risposte in rapporto al valore simbolico, contenutistico ed evocatore di
ciascuna Tavola.
Anche questo studio del Protocollo Rorschach è supportato da osservazioni meramente
empirico statistiche che molti studiosi, a partire dallo stesso H. Rorschach, hanno rivelato
dall’analisi dei loro campioni. Non esistono, da parte degli autori che hanno trattato la materia,
significative divergenze, rispetto al valore simbolico ed al carattere evocatore delle Macchie.
Lo studio riguarda il tipo e la qualità delle interpretazioni fornite dal soggetto, in rapporto alla
problematica evocata da ciascuna Tavola.
Dimensione legata alla Consecutio Temporum delle interpretazioni
Ulteriori aspetti che meritano un approfondimento per la valutazione psicodiagnostica sono
legati allo studio della consecutio temporum delle interpretazioni, ovvero dell’organizzazione
percettivo-associativa condotta Tavola per Tavola.
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Dimensione legata al Rapporto tra quanto interpretato, l’Inchiesta e le Prove
Supplementari
Lo studio riguarda le differenze e/o divergenze quantitative e qualitative nei diversi momenti
intepretativi e di riscontro.
Dimensione legata all’Assenza delle Interpretazioni Attese
Quasi un secolo di indagine Rorschach, pressoché condotta in tutto il mondo, ha fatto sì che
alcune interpretazioni siano state riscontrate con alta frequenza statistica in diverse culture
stabilmente nel tempo. Talune di queste risposte hanno consentito di elaborare indicatori che
misurano e quantificano l’Esame e il Senso di Realtà del soggetto. Esistono così delle
Interpretazioni che possiamo definire “attese”, la cui assenza in un protocollo può assumere
rilevanza psicodiagnostica rapportata agli altri indicatori del Protocollo.
Dimensione legata all’Analisi del comportamento del Soggetto durante la Prova
Valuta l’atteggiamento ed il comportamento nei confronti delle diverse macchie e nel rapporto
con l’esaminatore anche in relazione all’ambito professionale in cui viene somministrato il Test.
In sintesi l’idea propria della Scuola Romana Rorschach rispetto alla disciplina Rorschach può
essere ben sintetizzata con questo assioma:
la capacità investigativa del Rorschach è in rapporto diretto a due fattori; il primo
riguarda la competenza e l’esperienza dell’esaminatore, il secondo il Metodo seguito.
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4.1 La Tecnica
Il Materiale: le Tavole di Rorschach sono dieci (originariamente ne erano state scelte circa
una quindicina ridotte poi per squisiti motivi di economia editoriale): cinque monocromatiche
(grigie); due bicromatiche (rosse e grigie); e tre policromatiche, tutte simmetricamente
disposte rispetto ad un immaginario asse centrale.
La scelta di Rorschach di usare macchie simmetriche, derivò dalla volontà di renderle più
semplici e quindi più facilmente interpretabili globalmente. Come aveva già avuto modo di
verificare, proponendo Tavole non simmetriche, egli voleva evitare che il soggetto le liquidasse
definendole appunto una “macchia di inchiostro”.
Successivamente altri studiosi (E.Behn-Eschemburg insieme allo stesso H. Rorschach; C. DreyFucs; Y. Kataguchi; S. Parisi- P.Pes) hanno messo a punto nuove serie di macchie definite
Parallele consentendo così di eseguire un re-test immediato sullo stesso soggetto o di condurre
l’indagine anche su coloro che fossero stati “istruiti su come rispondere alle macchie di
Rorschach”. Le Tavole furono denominate Be-Ro (1941), il Fu-Ro (1958), Ka-Ro (1963), e
Parisi- Pes (1989).
La Somministrazione: nella prima fase della somministrazione quella della Raccolta
spontanea delle interpretazioni, le Tavole vengono consegnate al soggetto una per volta
secondo l’ordine stabilito.
Presentandogli la prima, lo si invita a descrivere tutto ciò che la figura gli suggerisce e gli
evoca, tutto quello che secondo lui la macchia (per il soggetto “figura”) “potrebbe essere” o
“potrebbe rappresentare”, sottolineando che non esistono limiti di tempo e che ogni cosa può
essere vista non esistendo risposte giuste o sbagliate.
Durante questa fase, l’esaminatore trascrive fedelmente ogni parola del soggetto e prende
nota anche di ogni suo particolare atteggiamento.
Una volta completata la Raccolta delle risposte, si passa ad una appendice della Raccolta
stessa, che non tutti i metodi prevedono, nella quale si sottopone il soggetto ad una serie di
Prove Supplementari, ovvero una serie di rapide prove nelle quali ad esempio, si invita il
soggetto a dare un titolo a ciascuna macchia; gli si chiede di indicare le Tavole che preferisce,
prendendone nota insieme ad eventuali commenti; lo si invita a dire, secondo il proprio
giudizio, qual è la Tavola più simpatica ed antipatica; lo si invita ancora a realizzare una serie
ordinata delle Tavole che parte da quella da lui considerata più simpatica, fino all’ultima,
considerata più antipatica.
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Di seguito si passa alla fase definita Inchiesta, che consiste nel porre al soggetto una serie di
domande finalizzate alla comprensione di tutti gli elementi che hanno concorso al determinarsi
di ogni singola risposta. Condotta questa indagine, si può considerare terminato il setting del
test, inizia invece la parte più tecnica dello spoglio dei dati.
Lo Spoglio dei dati: a questo punto l’esaminatore dovrà, per proprio conto, vagliare ogni
risposta che, grazie alle informazioni ricavate nel corso dell’Inchiesta, trasformerà in una serie
di simboli convenzionali. Questa operazione viene chiamata Siglatura.
La siglatura prevede cinque differenti categorie: i Modi di Comprensione o Localizzazioni,
le Determinanti, i Contenuti, le Frequenze e le Manifestazioni Particolari.
Il primo gruppo riguarda la porzione di macchia interpretata, il secondo considera quali
elementi delle macchie ne hanno permesso la genesi, il terzo ne designa il contenuto, il quarto
la loro frequenza statistica, ed il quinto le eventuali descrizioni, commenti, vissuti, rilievi,
atipicità interpretative e fenomeni di turbamento espressi nei confronti della Tavola o di ciò che
il soggetto vi ha interpretato.
Tenendo fermamente conto delle prime siglature proposte da Rorschach, la tecnica di siglatura
si è andata negli anni arricchendo di nuove categorie, che già i primi studiosi del reattivo quali:
W. Morgenthaler, M. Loosli-Usteri, H. Binder, E. Bohm, Z. Piotrowski, B. Klopfer, C. Rizzo
andavano identificando, approfondendo così l’indagine sulle interpretazioni delle macchie.
Tradotte in sigle tutte le interpretazioni, si compila un tabulato riassuntivo (Specchio dei
Computi o Psicogramma) dove ogni sigla viene opportunamente incasellata e tradotta in una
serie di indici e rapporti che sono alla base dell’interpretazione psicometrica del test.
L’integrazione di questi dati permette così una serie di valutazioni che in sintesi danno la
comprensione della struttura della personalità del soggetto in esame e del suo funzionamento
dinamico.
Gli Elementi di Valutazione: più specificatamente, dal punto di vista dell’analisi sulle facoltà
intellettive, una serie di dati e di rapporti consente una valutazione sia quantitativa sia
qualitativa dell’intelligenza.
La valutazione quantitativa si basa sulla sintesi determinata dalla valutazione di più aspetti:
rapidità associativa (la velocità dei processi di percezione, associazione e sintesi, che nella
dinamica del test si traducono nelle risposte), chiarezza dei nessi associativi, produttività
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immaginativa, capacità creativa, elasticità mentale e ricchezza di interessi, rapporto tra
ambizione e capacità di realizzarla, possibilità di soluzione di problemi nuovi, sono i diversi
aspetti sopra citati cui il test dirige.
Per afferrare a pieno il contenuto investigativo del test in tutta la sua ricchezza va
costantemente tenuto presente che l’oggetto che stimola le interpretazioni è costituito da
macchie informi per cui si avranno per ogni singolo soggetto, risposte uniche.
In altre parole, il Test di Rorschach si può somministrare a qualsiasi età (dai due anni e mezzo
in poi) ed a, qualunque soggetto a prescindere dalla sua estrazione sociale e/o culturale.
Le interpretazioni rappresentano la realtà psicologica dell’individuo, permettendo valutazioni
che designano una diversificata tipologia di strutture intellettive (intellettuali) che possono
raggrupparsi nei seguenti tipi propriamente detti di intelligenza ed attitudine:
L’intelligenza teorico astratta, fondata su un’acutezza percettiva particolare dei recettori a
distanza (talento di osservazione), permette al soggetto di elaborare delle associazioni
astratte; è l’attitudine al pensiero teorico concettuale, al cosiddetto linguaggio interiore. La
produttività intellettuale sistematica rappresenta l’attività tipica di questo tipo di pensiero.
L’intelligenza pratica, legata alla realtà, si fonda prevalentemente su esperienze tattili e
cinestesiche è la capacità di elaborazione motoria e materiale in rapporto con il pensiero
pratico. L’attività di questo tipo di intelligenza è la produzione efficace e concreta, il lavoro di
costruzione, per quanto essa operi su un materiale percettibile. Il pensiero pratico è legato ai
problemi più realistici della vita quotidiana.
L’intelligenza tecnica, ha tutte le caratteristiche di quella pratica, in più sviluppa
maggiormente l’abilità costruttiva ed il rigore logico al campo delle invenzioni.
L’attitudine estetica intuitiva poggia su una plasticità speciale delle rappresentazioni da cui
scaturisce il pensiero.
Questi tipi di attitudini che si distinguono le une dalle altre nel Test di Rorschach, richiamano
adeguatamente la classificazione in attitudini intellettuali (basate sui concetti), attitudini
materiali (basate sui fatti) e attitudini spirituali (basate sulle rappresentazioni).
Per quanto riguarda l’indagine sulla sfera affettiva, l’interpretazione formale ne consente una
dettagliata analisi e descrizione.
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Questa valutazione riesce a dirigersi sia sui processi affettivi più periferici sia su quelli più
profondi. Ovvero sia su quei dinamismi che provocano comportamenti, in linea di massima,
coscienti che il soggetto manifesta, quasi automaticamente, di fronte alle sollecitazioni
esterne; sia su quei dinamismi che sfuggono in parte alla coscienza e che si possono
considerare più primitivi in quanto legati agli istinti.
E’ possibile, quindi, comprendere il livello di stabilità o di instabilità emotiva, l’autocontrollo,
l’adattamento e l’inibizione.
Ricaviamo informazioni sulla forza o debolezza dei sentimenti del soggetto, sulla intempestività
o irruenza delle sue espressioni affettive che consentono di conoscere il grado di adattamento
nei confronti dell’ambiente e dei rapporti interpersonali. Il tipo di relazioni oggettuali
costruttive od aggressive, il grado di sicurezza o di ansia, di euforia o malinconia.
Quello che conferisce alla prova Rorschach l’attendibilità, consiste nel fatto che nell’esperienza
dell’interpretare macchie informi il soggetto reagisce affettivamente in modo autentico
superando quelle che sono le barriere coscienti di controllo. In altre parole, le indicazioni sulle
risonanze affettive dell’esaminato non rispecchiano, come spesso avviene nei questionari,
l’immagine che egli ha della propria affettività, bensì il suo modo reale di vivere le emozioni.
Uno strumento di indagine della personalità così completo permette pertanto molteplici
applicazioni che verranno descritte e approfondite più avanti in questa trattazione.
Per un approfondimento consigliamo:
- S. PARISI, P. PES: RORTUTOR, Centro Hermann Rorschach srl 2003 Roma
- C. RIZZO: L’adulto sano di mente. Dispensa a cura della Scuola Romana Rorschach, Roma
1972.
- F.C.GIAMBELLUCA, S.PARISI,
P.PES:
L’interpretazione
psicoanalitica
del
Rorschach,
modello dinamico strutturale. Ed.Kappa 1995.
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5. Ambiti di applicazione ed opportunità professionali
Una tecnica d’indagine della personalità con queste caratteristiche risulta utile nei diversi
contesti in cui si rende necessario un approfondito studio sulla personalità.
http://www.scuolaromanarorschach.it/corso-rorschach/sbocchi-professionali/
La competenza psicodiagnostica risulta essere una delle prime risorse spendibili dai
giovani professionisti psicologi e medici nel mercato del lavoro e la conoscenza
approfondita della materia Rorschach consente di operare professionalmente in modo
competente in tutti i contesti dove è necessario condurre delle valutazioni psicodiagnostiche:
clinico,
evolutivo,
giuridico-forense,
medico-legale,
organizzativo,
ecclesiastico,
ricerca,
orientamento).
Nel contesto clinico, è possibile distinguere due differenti tipi di applicazione:
Clinico-psichiatrico, per il quale, avvalendosi di una vasta letteratura sulle diverse
sindromi patologiche è possibile fare delle diagnosi differenziali fra disturbi nevrotici,
disturbi della personalità, quadri psicotici o di compromissione organica, ed ovviamente
redigere una prognosi generale ed una terapeutica.
Clinico-psicologico,
che
oltre
alla
diagnosi
differenziale
ed
alle
indicazioni
prognostiche, valuta i diversi aspetti della personalità.
Questo approccio si riferisce alle aree di conflitto, alla valutazione delle capacità reattive
o ai fattori di inibizione, alla verifica della stabilità emotiva, all’adattamento sociale e del
controllo affettivo, descrivendo così un profilo di personalità dettagliato e completo.
Pertanto, lo Specchio dei Computi Rorschach, offre una serie di informazioni in base alle
quali si può indicare l’intervento terapeutico più congeniale al soggetto. E’ poi possibile
con somministrazioni successive (anche nel corso del trattamento stesso) avere valide
identificazioni circa i cambiamenti ed i risultati dell’intervento.
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Contesto evolutivo, si possono valutare in modo preventivo tanto le possibilità di uno
sviluppo armonico della personalità, quanto la natura dei conflitti che innescano
difficoltà educative, dell’apprendimento, del comportamento.
Contesto giuridico-forense, il Rorschach risulta molto importante soprattutto perché
offre scarsa possibilità al soggetto di manipolare le informazioni allo scopo di trarne un
vantaggio. Nel campo civile in relazione all’affidamento dei minori e quindi alla
valutazione delle capacità genitoriali, è fondamentale procedere all’analisi psicologicodescrittiva che il Test consente.
Nel caso di richieste di adozione o quando è necessario stabilire “il clima psicologico” di
un nucleo famigliare risulta molto utile l’applicazione del Rorschach Sistemico.
Questo diverso setting consiste nel somministrare prima il Test individualmente a
ciascun membro della coppia o della famiglia e successivamente si ripete la prova con
l’intero gruppo chiedendo, come Consegna, di “accordarsi” su una o più interpretazioni.
Il Rorschach Sistemico è un modello diagnostico, elaborato dalla Scuola Romana
Rorschach, che consente di stilare una vera e propria “Psicodiagnosi famigliare”
seguendo come riferimento teorico il modello sistemico-relazionale.
Contesto civile e medico legale: valutazione del danno esistenziale, del mobbing, del
cambio di sesso, del risarcimento danno etc.
In campo penale la valutazione della capacità di intendere e di volere, l’attendibilità alla
testimonianza, la compatibilità con il regime carcerario etc.
Contesto relativo alla psicologia del lavoro, il Rorschach è uno strumento che
permette una valutazione attitudinale completa, sia in relazione alle abilità cognitive che
relazionali, consentendo di combinare al meglio esigenze squisitamente imprenditoriali
con le doti attitudinali.
Questo può valere soprattutto per posizioni di medio-alto profilo, nei confronti delle
quali l’azienda deve investire sia in termini di formazione che nel passaggio di deleghe e
responsabilità: in questi casi l’applicazione del reattivo consente una valutazione globale
e non frammentata degli aspetti di personalità, che possono andare dal grado di
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affidabilità e di allineamento alle posizioni ed intendimenti aziendali, alla capacità di
imparare e di operare meglio in contesti stabili o invece molto fluttuanti, alla capacità di
assunzione di responsabilità e di leadership, alla possibilità di offrire soluzioni creative o
piuttosto sistematiche e precise, alle abilità relazionali e di gestione dello stress.
Contesto ecclesiastico lo strumento si è rivelato di grande ausilio per la valutazione
delle scelte vocazionali.
Contesto relativo alla ricerca scientifica, il Test trova la sua applicazione con lo
scopo di indagine di tipo sociologico specificatamente considerando l’influenza delle
pressioni ambientali nella evoluzione del carattere. Nell’indagine clinico sperimentale, il
Test è utilizzato, invece, per evidenziare una tipologia psichica in soggetti affetti dallo
stesso disturbo; e ancora, nella ricerca clinica, il Test è impiegato come strumento di
verifica di teorie in corso di definizione.
Nella ricerca farmacologica, è utile nell’indagine circa gli effetti dovuti all’assunzione di
psicofarmaci o droghe, sulla personalità.
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6. Considerazioni critiche sul Test
Come spesso avviene nei confronti di grandi scoperte scientifiche ed innovative, il Test di
Rorschach ha beneficiato di tanti entusiasti sostenitori, che lo hanno diffuso in tutto il mondo,
accreditandolo con le loro ricerche, sia nella clinica sia nei delicati contesti giuridici-forensi e
del lavoro, ma ha anche sofferto di una serie di opposizioni mosse prevalentemente da studiosi
scettici nei confronti della psicologia dinamica e delle tecniche proiettive.
Prima di vagliare le diverse obbiezioni mosse nei confronti del Test, occorre premettere che
raramente queste sono arrivate da chi ha consolidato, attraverso lo studio e l’esperienza, la
competenza necessaria all’applicazione clinica del reattivo.
Una prima osservazione critica riguarda le “differenze di metodo e di siglature” che hanno le
diverse Scuole formatesi nei novant’anni di studi ed applicazioni del Test.
Bisogna, a questo proposito ricordare, che il punto fondamentale del quale spesso non si tiene
conto è che sia la tecnica Rorschach, sia l’interpretazione formale si basano, per tutti i metodi,
sulle indicazioni ed i presupposti stabiliti dallo stesso Hermann Rorschach che nessuna scuola
ha, in effetti, modificato sostanzialmente.
Le “differenze” altro non sono che sfumature su un’idea di base comune, che in realtà
arricchiscono
il
Metodo
Rorschach
piuttosto
che
limitarlo.
D’altra
parte
dire
che
le
caratteristiche di una data Scuola la qualifichino rispetto ad un’altra è improprio; volendo
puntualizzare, si potrà distinguere tra Scuole con Metodi più e meno complessi, ma sempre in
continuità rispetto alle impostazioni originali.
E’ importante, infine, considerare che si perviene a medesimi risultati diagnostici, per quanto
attiene alle caratteristiche psicologiche fondamentali di un individuo, pur applicando il test con
procedure diverse. Spesso quando si sono avuti risultati discordanti, immancabilmente si sono
evidenziate carenze nella corretta applicazione e valutazione del Test.
Infine la critica più rilevante, e più difficile da contrastare, fino ad oggi, è stata quella circa la
scarsa obiettività del Rorschachista, si è contestato, cioè, la mancanza di oggettività nelle
valutazioni dell’esaminatore nei confronti delle interpretazioni. La tecnica della Siglatura e la
conseguente psicodiagnosi, veniva così definita come “un’arte” piuttosto che come un percorso
tecnico, sistematico, organico e quindi affidabile.
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Escludendo che il meccanismo di funzionamento del Test sia fallace rispetto al costrutto di
partenza, cosa che lo avrebbe automaticamente e da tempo escluso da qualsiasi contesto
professionale, chi scrive crede che il rischio di ogni professionista possa essere la perdita di
obiettività nel compito che gli si richiede, rischio però che lo studio ed il continuo
aggiornamento, l’esperienza e la pratica, possono ridurre al minimo se non evitare del tutto.
L’obiettività di valutazione è oggi garantita da numerosi manuali, riferimenti statistici, e
supporti informatici che, se ben utilizzati, consentono all’esperto di affiancare alla propria
competenza, sensibilità e capacità individuale, dei riferimenti guida grazie ai quali è possibile
ridurre al minimo i rischi di una lettura soggettiva dei dati.
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7. L’obiettività di valutazione garantita dal SIGLAROR
L’oggettività nell’attribuzione delle qualità formali delle
interpretazioni fornite al Test è oggi garantita dal software SIGLAROR
(http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschachrorpalace/siglaror-siglatura-rorschach/), banca dati informatizzata, che
contempla più di 23.000 diverse interpretazioni Rorschach,
costantemente arricchita ed aggiornata. Ciascuna Risposta è valutata
per frequenza statistica o sulla base della convergenza di giudizio
espresso da una commissione internazionale di esperti
(http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschach-rorpalace/board-di-espertinazionale-ed-internazionale/)
Il SIGLAROR è un software, ideato, progettato e realizzato dalla Scuola Romana Rorschach,
che garantisce un’assoluta obbiettività di valutazione in linea con i criteri di validazione
statistica e scientifica della Evidence Based Medicine.
Grazie ad Internet il data base si aggiorna costantemente di nuove interpretazioni che
sottoposte agli esperti vengono, prima accreditate e poi condivise in rete.
Il SIGLAROR risponde in modo concreto all’esigenza di obbiettività di giudizio, soprattutto per
quanto attiene alla valutazione sulle qualità formali delle interpretazioni, che rappresentano il
punto centrale della psicodiagnostica Rorschach.
Il SIGLAROR serve a redimere possibili controversie tra somministratori diversi, sopratutto per
quanto riguarda le interpretazioni meno frequenti od originali, che possono effettivamente
prestarsi a valutazioni discordanti.
Il SIGLAROR è probabilmente la risposta più concreta, che la comunità scientifica
aspettava da anni, per rendere la siglatura delle interpretazioni sicura ed obbiettiva.
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8. L’apporto dell’informatica e della comunicazione sul futuro del Rorschach
Se il Siglaror ha risolto la più grande critica rivolta al Test, l’ultimo decennio ha visto la Scuola
Romana Rorschach impegnata attivamente nella esplorazione delle frontiere offerte dalle
nuove tecnologie informatiche e da Internet per agevolare la comunicazione ed il confronto tra
i professionisti del Rorschach e per mettere a punto strumenti che rendessero lo studio, la
formazione ed il lavoro con le Macchie di Inchiostro agevole ed affidabile quanto mai prima
d’ora.
http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschach-rorpalace/siglaror-siglaturarorschach/
Nasce
così
contenitore
RORCOMP
il
di
e
software
applicativi
RORTUTOR)
l’elaborazione
dei
informatici
per
la
dati
Rorpalace,
(SIGLAROR,
siglatura
e
Rorschach.
Il RORPALACE viene utilizzato con soddisfazione da
numerosi professionisti ed Enti Pubblici e Privati. Gli
applicativi informatici sono stati progettati in modo da
essere utilizzati facilmente anche da utenti poco inclini all’impiego dei computer.
Il
SIGLAROR
(http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschach-rorpalace/siglaror-
siglatura-rorschach/) è una banca dati informatizzata, che comprende più di 23.000
differenti Interpretazioni Rorschach, localizzate e siglate, con la certificazione delle
qualità formali definite su base statistica o valutate sulla percentuale di convergenza
di un gruppo di esperti.
Costantemente aggiornato via Internet, il SIGLAROR
si basa su un modello di ricerca
transculturale e transmetodo.
L’utente ha la possibilità di visualizzare le Tavole Rorschach e le Tavole di localizzazione, di
effettuare ricerche attraverso l’area, il dettaglio, il contenuto o l’interpretazione. Il software
permette inoltre di creare un archivio personalizzato per le Risposte Originali.
Il RORCOMP (http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschach-rorpalace/rorcomp/)
è un software ideato per l'elaborazione dello Specchio dei Computi Rorschach e l’archiviazione
completa del Protocollo (Anamnesi, Raccolta, Inchiesta, Siglatura, Prove Supplementari,
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Specchio dei Computi, e Psicodiagnosi) in maniera personalizzabile. Il lavoro del rorschachista
che deve inserire il proprio Test è estremamente facilitato:
il software è impostato per
controllare la coerenza della Siglatura, e per dialogare con la banca dati del Siglaror.
Il RORTUTOR (http://www.scuolaromanarorschach.it/software-rorschach-rorpalace/rortutor/)
è una guida ipertestuale al Rorschach, Parallelo e Zulliger-Test, con oltre 2000 pagine di
ipertesto e immagini che contengono la descrizione completa del Metodo Scuola Romana
Rorschach, un manuale per l’utilizzo della serie di Macchie Parallele Parisi-Pes e dello ZulligerTest, e interi testi quali “L’adulto sano di mente” di Carlo Rizzo e “Disturbi di personalità e
psicodiagnostica Rorschach”. Il ROTUTOR si è particolarmente utile sia durante la fase di
siglatura sia durante la redazione della psicodiagnosi, in quanto il Rorschachista può facilmente
consultarlo, sia mentre usa il RORCOMP sia mentre usa il SIGLAROR.
Infine, dal 2008, la Scuola Romana Rorschach si è proposta anche con i nuovi corsi e-learning
sulla tecnica di Somministrazione e Siglatura del Test di Rorschach sviluppati sulla piattaforma
Docebo Lms.
Già diversi allievi hanno scelto questa formula didattica a distanza, pensata per coloro i quali,
per motivi di ordine logistico o organizzativo, non hanno la possibilità di frequentare con
regolarità le lezioni in aula, e portano avanti con profitto il programma didattico.
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9. La Somministrazione del Test secondo la Scuola Romana Rorschach
9.1 Condizioni contestuali per la somministrazione del Test di Rorschach
L'utilizzazione del Test di Rorschach é un operazione difficile ed impegnativa che attraversa
varie fasi di elaborazione. Per garantire un percorso, che sia valido e che porti a risultati validi,
ci sembra di doverci anche soffermare su alcuni presupposti preliminari di carattere generale,
perché, se dovessero mancare sarebbe consigliabile evitare direttamente di proporlo. Il
risultato infatti si profilerebbe già dall'inizio di scarso rilievo.
Accade spesso che si decida di utilizzare il Test ma che si sottovaluti la necessità di rendere
adeguatamente operativa tale decisione, controllando che si realizzi secondo determinate
condizioni. Quando in istituzioni pubbliche oppure privatamente si inserisce il Test tra le prove
diagnostiche, si dovrebbero anche considerare lo spazio e il tempo che occorrono per portarlo a
buon
fine,
cioè
la
disponibilità
di
un
ambiente
fisico
ed
il
tempo
necessario
alla
somministrazione. Successivamente occorre altro tempo per l'elaborazione dei dati e per lo
studio approfondito delle indicazioni diagnostiche. In assenza di tali condizioni, se il
somministratore non può disporre di un ambiente adatto e del tempo necessario, non solo per
la somministrazione corretta, ma anche per l'elaborazione e per l'approfondimento teorico, il
Test è in sostanza inutile. Vengono a mancare molti presupposti per la sua validità e sono
anche compromessi proprio quei requisiti di complessità tecnico-teorica che lo rendono unico.
Al dispendio di tempo ed energia, si associano anche conseguenze più specificamente
professionali che interessano non solamente l'uso del Test, ma soprattutto il criterio di
valutazione. A volte c'è l'abitudine di utilizzare gli strumenti diagnostici complementari al
colloquio con molta larghezza. Ma se non sono selezionati per avere le informazioni che
servono caso per caso e se non c'è la cura necessaria perché sia garantita la loro validità, non
diventa vincolante tenerne conto con la dovuta attenzione. Il rischio è che la responsabilità
delle conclusioni diagnostiche possa essere elusa, nell'astratta illusione che, in qualche modo,
la quantità di strumenti utilizzati sostituisca o sia più attendibile della sola valutazione condotta
mediante uno scrupoloso colloquio clinico.
Altro problema riguarda la destinazione del Test. In un lavoro di équipe con distribuzione di
ruoli, soltanto alcuni operatori hanno la funzione di somministrarlo. Ma in tali condizioni
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organizzative i destinatari reali, coloro che dovranno utilizzarlo per la diagnosi o per un
approccio continuativo con il paziente, dovrebbero essere in condizione di usarlo come proprio
strumento autonomo. Ciò significa che il clinico, anche se non provvede personalmente alla
somministrazione del Test, dovrebbe ugualmente avere una sua capacità di lettura che vada
oltre le indicazioni esclusivamente diagnostiche, perché una diretta interpretazione può anche
accompagnare il rapporto terapeutico con il paziente e dare di volta in volta le indicazioni più
opportune e parametri di confronto.
Accanto all'uso individuale del Test di Rorschach, un suo uso collettivo a scopo scientifico
dovrebbe inoltre rientrare nelle abitudini di coloro che se ne occupano. Raccogliere tutti i
protocolli di cui man mano si dispone e creare la possibilità di un confronto sistematico su di
essi, è un investimento non oneroso, ma di grande utilità per la ricerca. Non si disperde così un
materiale che nel suo genere è irripetibile ed è un modo per dare continuità alla ricerca che ci
sembra debba sempre essere presente in ogni operazione clinica, sia nella professione privata
che all'interno delle istituzioni. Queste nostre considerazioni non vogliono naturalmente
scoraggiare l'uso del Test, ma fare riflettere sull'opportunità che possa essere finalizzato a
scopi più definiti in modo che se ne traggano tutti i vantaggi che offre. In caso contrario, ne
consegue la sua svalutazione immeritata o semplicemente un uso troppo riduttivo.
9.2 Competenza del somministratore e controllo della dinamica interpersonale
durante la somministrazione
La situazione interpersonale tra somministratore e paziente durante la somministrazione del
Test è un argomento teorico molto dibattuto. Riconoscendo quanto rilevante possa essere per
la buona riuscita della prova, molti studiosi se ne sono occupati diffusamente. Le implicazioni di
transfert e di controtransfert che si vengono a stabilire, le modalità in cui possono manifestarsi
e riconoscere, quali sono i comportamenti più ricorrenti e quali accorgimenti usare perché la
prova si svolga secondo dei criteri ben controllabili, sono gli argomenti maggiormente trattati.
Sempre più frequentemente però, alle argomentazioni teoriche si associano anche delle
indicazioni che sembrano assumere il tono di prescrivere al somministratore ogni suo
comportamento in risposta a quello del soggetto, per giungere infine a fornire quasi delle
equazioni diagnostiche da correlare ad ogni situazione prevista. È impossibile in realtà
ipotizzare tutte le situazioni interpersonali che possono verificarsi durante la somministrazione
del Rorschach, sia a livello comportamentale che di dinamiche inconsce. Di conseguenza ci
sembra ugualmente impossibile tentare dei suggerimenti perché esse siano adeguatamente
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gestite e poi anche interpretate per la diagnosi. Oltre che impossibile, è soprattutto superfluo.
Sarebbero troppe e mai sufficienti, infatti, le regole comportamentali che il somministratore
dovrebbe conoscere per utilizzarle, fra l'altro meccanicamente, al momento opportuno.
Ci sembra più appropriato invece parlare semplicemente di competenza del somministratore.
Una competenza professionale tale da permettergli di affrontare la situazione in qualsiasi modo
essa si presenti, sostenuta soltanto da alcune regole formali che servono a garantire
omogeneità alla tecnica di somministrazione. Presentato in questi termini, il problema sulla
corretta conduzione della somministrazione del Test, a partire dal controllo della dinamica
interpersonale, potrebbe sembrare eccessivamente semplificato. Lo è nel senso che sono
superflue molte indicazioni specifiche. Ma nei fatti invece diventa più complesso, perché
richiede al somministratore la capacità di gestire la situazione in qualunque modo si profili, con
dei mezzi che si basano tutti su una competenza che si può acquisire soltanto attraverso una
formazione lunga e completa. Oltre ad avere una preparazione tecnica, egli deve avere la
capacità di controllare la dinamica di interazione con il paziente con le stesse modalità che si
richiedono per la conduzione di ogni colloquio clinico e in tutte le situazioni professionali, dove
un operatore entra in relazione con un paziente cosiddetto psichiatrico. Il soggetto che si
sottopone al Test può presentare caratteristiche psicologiche o forme di patologie di qualsiasi
tipo, non è quindi possibile fare delle previsioni e ancor meno selezionare i pazienti, scegliendo
a priori i più rispondenti alla nostra capacità di controllo. L'unica alternativa ragionevole quindi,
rimane una formazione del somministratore che sia tale da offrire le maggiori garanzie per una
gestione adeguata di qualsiasi situazione. Genericamente parlando, egli dovrà essere in
condizione di riconoscere gli eventuali problemi che si possono presentare e risolverli
tempestivamente, controllare il proprio controtransfert. Del resto, egli dovrà avere una
competenza che non solo lo ponga in grado di effettuare la somministrazione del Test, ma
tutte le altre operazioni successive fino alla diagnosi conclusiva, perché tutte le fasi sono
strettamente collegate.
In uno dei primi congressi internazionali sul Test di Rorschach, fu proposto che fra i requisiti di
formazione si richiedesse anche una psicoterapia individuale. La proposta non ebbe alcun
seguito, ma di per sè è già sufficiente a rilevare la necessità di una formazione complessa, che
sia adeguata al compito di somministrare e di interpretare il Test di Rorschach.
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9.3 Materiale occorrente
Le Tavole Rorschach
Devono essere in buono stato di conservazione per evitare che graffi, strappi o macchie
accidentali diano adito ad interpretazioni abnormi o comunque ne ostacolino la corretta
interpretazione. E sconsigliabile somministrare le Tavole foderate di cellophane protettivo
perché, riflettendo la luce, ne sarebbe modificata l'esatta visibilità.
Le Tavole di Localizzazione
Vengono utilizzate per la sommaria localizzazione delle interpretazioni man mano che il
soggetto le fornisce nel corso della prova. In queste Tavole sono già evidenziate e numerate
progressivamente le aree più frequentemente interpretate. Ciò permette di localizzare e
prendere nota delle indicazioni più rilevanti con una certa facilità. A tale scopo, oltre alle Tavole
di localizzazione elaborate dalla Scuola Romana Rorschach (1980, 1985), esistono quelle di
Bohm (1969) e quelle di Davis (1980), ed altre ancora.. Al posto dei fac-simile, alcuni autori
suggeriscono l'uso di un foglio, pubblicato da varie case editrici, contenente la riproduzione in
scala ridotta ed in nero delle Tavole. Tali riproduzioni risultano poco utili perché essendo
troppo piccole, ostacolano la localizzazione e la numerazione delle risposte, specie se esse
sono parecchie e concernono piccoli dettagli interni alla macchia.
Le Tavole Nere
Sono una riproduzione in bianco e nero (realizzata fotograficamente) delle cinque Tavole
colorate (Tav. II, III, VIII, IX, X). Esse risultano utili durante l'Inchiesta per indagare, nei casi
dubbi, se la componente cromestesica abbia concorso alla genesi della risposta. E, se è
accertata l'influenza cromatica, la rispettiva incidenza della Forma e del Colore sulla risposta
formulata.
Le Tavole Achiaroscurali
Sono una riproduzione in grigio uniforme, anche in questo caso realizzata fotograficamente, di
tutte e dieci le Tavole Rorschach. Permettono di chiarire durante l'Inchiesta nei casi dubbi
l'effettiva incidenza del chiaroscuro nella genesi dell'interpretazione.
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Le Tavole Parallele
Il principio che sottende il concetto di Tavole Parallele è che esse possano proporre una serie di
stimoli percettivi ed emotivi analoghi, "paralleli" appunto, a quelli che sono determinati dalle
Tavole Rorschach. Un buon Parallelo è quello che rispetta i principi gestaltici fondamentali,
nonché la particolare "atmosfera" di ciascuna Tavola. L'utilizzazione delle Tavole Parallele è
indispensabile per i casi in cui si debba ripetere la prova psicodiagnostica sul medesimo
soggetto in tempi molto ravvicinati, quando si teme che l'esperimento con le Tavole originali
non sia riuscito, quando ci sia il sospetto, nelle perizie legali o selezioni professionali, che il
soggetto sia stato in qualche modo già preparato alla somministrazione al fine di manipolare il
risultato, ed ancora in varie altre situazioni analoghe. Le serie di Tavole Parallele più note
sono:
•
Le BE-RO (1941)
•
Le FU-RO (1958)
•
Le KA-RO (1963)
•
Le Tavole Parallele alle Macchie di H. Rorschach (Parisi-Pes, 1989).
Quale che sia la serie a disposizione, in ogni caso occorre avvalersene con la medesima
metodica seguita per le Tavole originali.
Altro materiale indispensabile
Un orologio
È necessario che sia posto in modo tale che si possa seguire senza sforzo il movimento della
lancetta contasecondi perché la comodità della lettura agevola la somministrazione e non
distrae. È importante anche che non disturbi il soggetto perché, se egli dovesse trovarsene
condizionato nelle interpretazioni, la prova sarebbe compromessa.
Materiale di cancelleria
La carta da scrivere: il foglio è utilizzato dal lato più largo dopo averlo suddiviso in tre spazi
verticali. Nel primo spazio da sinistra si scrivono le risposte date dal soggetto numerandole,
indicando la direzione della Tavola ed i tempi. In quello centrale si annota l'Inchiesta che dovrà
trovarsi in corrispondenza di ogni risposta in modo che entrambe, risposta ed Inchiesta, siano
leggibili sempre parallelamente. Nello spazio di destra si nota la siglatura che dovrà essere
fatta a prova ultimata. È sconsigliabile l'impiego di moduli prefabbricati, perché la limitatezza
degli spazi disponibili può indurre ad abbreviare qualche interpretazione o anche l'Inchiesta o
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la Prova dei Limiti. Biro e matite: è consigliabile avere con se almeno due penne biro per
scrivere e due matite ben temperate.
Velina per la localizzazione
È bene disporre di un certo numero di fogli di carta lucida per poter riprodurre le figure la cui
localizzazione è rara e difficile da annotare. Le Veline hanno la funzione di localizzare le
interpretazioni insolite, sia che riguardino porzioni atipiche della macchia, sia che interessino
interpretazioni originali localizzate in aree note. La descrizione verbale della localizzazione di
ciascuna risposta avviene durante l'Inchiesta; solo se la risposta stessa dovesse risultare,
come già detto, insolita, si rimanderà la costruzione della Velina alla Prova dei Limiti. Le Veline
devono essere disegnate dal soggetto. Quando ciò non fosse possibile, possono essere
compilate dal somministratore seguendo le indicazioni del soggetto stesso. Ciò può verificarsi,
ad esempio, nel caso in cui il soggetto fosse portatore di handicap agli arti oppure, più in
generale, non avesse la capacità, per una qualche turba psichica, di rispettare le indicazioni
dell'esaminatore in relazione alle Veline, allorché eccedesse in meticolosità nell'esecuzione del
ricalco o, diversamente, tendesse ad elaborare un disegno "libero", cioè senza rispettare
quanto interpretato durante la Raccolta e non riferirsi ad aggiustamenti prodottisi durante
l'Inchiesta o la Prova dei Limiti. Le Veline sono utili in quanto consentono una chiara
comprensione della risposta, sia all'esaminatore stesso anche a distanza di anni, sia ad altri
che devono studiare il medesimo protocollo per ulteriori indagini (perizie, ricerche, etc…), le
Veline permettono, infatti, di evitare controversie o incomprensioni, sempre possibili quando
ricercatori diversi debbano valutare interpretazioni originali.
Tecnica di costruzione delle Veline
Per elaborare le Veline in modo corretto è opportuno seguire alcuni accorgimenti. In primo
luogo si posiziona il foglio di carta velina sulla tavola, invitando il soggetto a ricalcare a matita i
contorni
dell'area interpretata. E' indispensabile che la matita sia di tipo morbido, onde evitare
deprecabili incisioni sulla Tavola sottostante che la renderebbero inutilizzabile. E' opportuno
avvalersi di un lucido per ogni risposta, al fine di evitare sovrapposizioni di più interpretazioni.
Per ciascun disegno è importante che il soggetto indichi le parti costitutive dell'interpretazione,
segnalando anche queste sulla Velina. Quando le localizzazioni riguardano aree molto piccole
della macchia, è opportuno, per un immediato riconoscimento, evidenziare con un tratteggio la
porzione più grande della macchia, ove è inserito il dettaglio interpretato. Va specificato,
inoltre, che il soggetto deve disegnare l'area percepita delimitandola completamente. Ciò è
necessario, soprattutto, con interpretazioni di contorno (ad esempio "profili umani" o "costa
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frastagliata") oppure con risposte figura-sfondo, al fine di stabilire il Modo di Comprensione.
Per una corretta archiviazione delle Veline è, infine, utile segnalare su ciascuna di esse le
seguenti indicazioni:
• Numero della Tavola
• Posizione della Tavola
• Numero della Risposta
• Data di Raccolta del Test
• Serie di Tavole impiegate (es: Rorschach, Be-Ro, Parisi-Pes, Zulliger, ect…)
• Nominativo del soggetto
• Nominativo dell'esaminatore
9.4 La situazione ambientale
L'ambiente nel quale si effettua la prova Rorschach dovrà essere accogliente, tranquillo e con
una buona illuminazione. Sul tavolo vengono disposti i fogli di carta da scrivere, l'orologio, le
Tavole di Localizzazione i fac-simile e tutto il materiale occorrente in modo che sia sempre a
portata di mano e che il somministratore per utilizzarlo non debba alzarsi durante la prova.
Le Tavole del Test saranno capovolte e disposte in modo che la Tav. I sia la prima, sotto vi sia
la II e cosi via fino alla X. Sulla destra il somministratore lascerà lo spazio per riporre le
Tavole, sempre capovolte, man mano che il soggetto le consegna.
Durante la prova somministratore e soggetto assumono una posizione particolare che è
considerata la più idonea al suo svolgimento: entrambi sono sullo stesso lato del tavolo, ma
mentre il somministratore ha, rispetto al tavolo, una normale posizione che è anche utile alla
scrittura delle risposte, il soggetto è seduto di spalle con lo schienale aderente al tavolo ed in
modo che la luce cada adeguatamente sulla Tavola che sta esaminando. Pur essendo seduti
accanto, essi sono orientati in senso opposto ed ognuno può svolgere il proprio compito in
completa autonomia. Il somministratore può in questo modo seguire con discrezione, gesti e
mimica del soggetto.
È preferibile ad ogni altra disposizione, in quanto se il soggetto si sedesse di fronte o accanto
all'esaminatore, potrebbe essere distratto e condizionato dalle azioni di questi e ciò
rischierebbe di disturbare il corso dei suoi pensieri, a discapito della sua spontaneità. Potrebbe
inoltre poggiare la Tavola sul piano della scrivania, mentre è opportuno che la tenga in mano.
E ancora, se il somministratore si sedesse dietro il soggetto come sembra si disponesse lo
stesso Rorschach, non potrebbe coglierne la mimica e, soprattutto, tale posizione potrebbe
produrre disagio e timore in soggetti con particolari tratti caratteriali o patologici.
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La norma è di tenere le Tavole una sull'altra a immagine coperta, in modo che il soggetto non
le possa vedere prima , e di porgergliele al momento giusto per far sì che egli le osservi solo
da vicino e una alla volta. Come già indicava lo stesso Rorschach (1921), il soggetto deve
tenere la Tavola in mano in modo da guardarla da una distanza non maggiore di quella del
proprio braccio. Non rispettare tale distanza significherebbe offrire la possibilità di interpretare
in modo singolare le Macchie, alterandone la gestalt.
E` consigliabile eseguire la prova di giorno perché la luce artificiale può modificare la
percezione del colore e del chiaroscuro. Conviene inoltre, evitare che la luce sia troppo debole
o troppo forte e che essa vari eccessivamente di intensità nel corso della prova.
Si intende che nessuno dovrà assistere alla prova.
È sconsigliabile l'uso di apparecchiature di registrazione, tranne in casi particolari che dovranno
essere motivati.
9.5 La raccolta dell'anamnesi e la situazione relazionale
La situazione relazionale tra somministratore e soggetto dovrebbe essere improntata ad una
sobria neutralità, per evitare di dare spazio a situazioni transferali e controtransferali di difficile
controllo
e
che
possono
attivare
dinamiche
intrapsichiche
che
condizionerebbero
l'interpretazione delle macchie. Ed è inoltre consigliabile che non siano sottratti tempo ed
energia alla somministrazione del Test. Per questi motivi non è opportuno prima della prova,
qualunque sia il motivo per cui essa si stia effettuando, svolgere un lungo e troppo
approfondito colloquio con il soggetto.
Ci si deve limitare a chiedere i dati biografici essenziali , rinviando a dopo la raccolta delle
risposte tutte le indagini relative agli aspetti più personali e/o conflittuali. Con il vantaggio che
a quel punto della somministrazione si possono fare anche domande specifiche per
comprendere meglio particolari risposte, ed esse non potranno comunque più compromettere il
clima di serenità e di neutralità in cui si deve svolgere l'intera prova. Per tutto il periodo della
prova il somministratore dovrà dunque far sentire il soggetto a proprio agio, non influenzarlo o
suggestionarlo, e fare in modo che egli possa collaborare con serenità e fiducia, dando libero
corso al proprio pensiero che in questo modo sarà essenzialmente concentrato sulle Tavole. Ciò
comporta che la giusta distanza dal soggetto è di volta in volta dosata dalla sensibilità del
somministratore, a seconda dei casi.
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In genere la prova Rorschach nel contesto clinico si propone al soggetto come un utile
strumento per comprendere meglio e più obiettivamente la sua personalità, oppure quando
possibile si può anche proporre come una "ricerca" statistica o una "prova visiva".
E` bene non definire la prova un "esame", nè parlare del modo con cui sono state costruite le
Tavole, del loro numero e del significato delle interpretazioni. È opportuno invece ribadire che
si tratta di una serie di macchie senza alcun significato preciso che egli deve guardare
comunicando ad alta voce cosa ci vede, "cosa potrebbe essere", "a cosa potrebbe somigliare".
Si deve specificare che "tutte le risposte sono ugualmente buone, basta pensare ad alta voce".
La frase da aggiungere "anche se lei non troverà niente da le cose andranno bene lo stesso",
così formulata, serve a tranquillizzarlo circa il timore di non riuscire nell'indagine. Se il
soggetto dovesse dichiarare di conoscere il Test, o perché gli è già stato somministrato o
perché ne ha avuto qualche informazione, conviene sempre rinviare ogni chiarimento a dopo la
raccolta. Vanno ricordati altri due fattori che possono inquinare la prova: la fretta e
l'interruzione. L'esaminatore ed il soggetto non devono avere a disposizione un tempo limitato
e per nessun motivo la somministrazione del Test dovrebbe essere interrotta all'improvviso
perché tali sospensioni possono disturbare il soggetto alterandone il flusso dei pensieri.
Comunque, nell'ipotesi che si renda necessaria un'interruzione, si cercherà di farla cadere fra
una Tavola e e se ne dovranno annotare il motivo e la durata.
Diverso è il caso in cui ci si accorge che il soggetto comincia a stancarsi.
Allora è opportuno proporre un intervallo di riposo di qualche minuto, preferibilmente tra la
raccolta della Tavola V e quella della Tavola VI. Durante l'intervallo non va fornita alcuna
particolare spiegazione sul metodo Rorschach, sulle sue finalità, sul modo di interpretare il
protocollo. Qualora l'esaminando dovesse insistere nel chiedere chiarimenti,conviene eludere le
domande con risposte vaghe e generiche, per evitare che venga in qualche modo influenzata la
successiva parte della prova.
Una volta terminata la prova, è utile annotare il tipo costituzionale del soggetto, il tono della
cinestesi ed il comportamento durante la somministrazione. È necessario accertarsi inoltre di
eventuali acromatopsie, difetti visivi consistenti in cecità totale o parziale per i colori, poichè
tali alterazioni sono ricorrenti nel 2% circa degli individui. Si possono anche segnare eventuali
osservazioni sull'abbigliamento, se si ritiene che possano essere rilevanti.
Bisogna inoltre prendere nota del motivo dell'esame, della località in cui esso si svolge, della
data, dell'ora e se l'illuminazione è naturale o artificiale. È bene annotare anche l'edizione delle
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Tavole e nel caso si tratti di Tavole Parallele, la serie che si utilizza. Si suggerisce evitare di
fumare e di non permettere di fumare, almeno fino alla conclusione dell’inchiesta.
È innanzitutto opportuno precisare che nel linguaggio rorschachiano i termini "Risposta"
"Interpretazione", pur essendo usati per lo più come sinonimi, in realtà non lo sono.
Per Interpretazione si intende ciò che il soggetto identifica nelle macchie attribuendovi
comunque un significato, sia esso riferito a contenuti concreti che astratti (due uomini, una
farfalla, unagioia ecc.).
Il termine Risposta è molto più esteso. Comprende anche le esclamazioni, le osservazioni, le
critiche e le semplici constatazioni che egli fa nel corso dell'esperimento e che sicuramente non
costituiscono delle Interpretazioni (Qui c'è una linea... degli spazi bianchi...macchioline...). Per
ciò che riguarda le istruzioni da dare al soggetto prima di cominciare la somministrazione, non
esiste un parere unanime da parte dei diversi autori.
In "Psychodiagnostik(1921) H. Rorschach tratta la questione senza soffermarvisi troppo, e
suggerisce di presentare le Tavole dicendo "Cosa potrebbe essere?". Oggi invece si richiedono
indicazioni più specifiche che però variano molto a seconda delle Scuole e vanno da consegne
concise e poco articolate ad altre più estese ed esplicative. Alcune di esse spiegano al soggetto
come sono state realizzate le Tavoche possono essere viste globalmente o nelle loro parti e
aggiungono anche che possono essere osservate in qualsiasi direzione. Noi non condividiamo
queste indicazioni estese, non suggerite del resto da H. Rorschach (1921). Con la precisazione
che le Tavole possono anche essere girate, se da una parte forse si ottiene un maggior numero
di risposte, dall'altra si può perdere l'opportunità di evidenziare con chiarezza l'emergere di
uno Choc in quei soggetti che per tale effetto capovolgono spontaneamente la Tavola.
Naturalmente, se l'esaminando nel corso della prova chiede di poter girare le Tavole, lo si
autorizza dicendo: "Faccia come preferisce". E se il soggetto chiede se deve interpretare tutta
la macchia o parte di essa, gli si risponde "Come preferisce", senza aggiungere altro. Inoltre
non ci sembra indicato dire che si tratta di una "Prova della fantasia" perché potrebbe indurre
ad una forzata produttività, stimolata dal naturale desiderio di mostrare una ricca fantasia
deve anche evitare ogni accenno al modo con cui le Tavole sono state costruite. Se comunque
il soggetto, scoprendo da sè nel corso della prova che si tratta di macchie prodotte da gocce
d'inchiostro schiacciate, dovesse chiederne la conferma, è meglio rispondere in modo evasivo:
"Si pressappoco, ma non importa; ne parleremo alla fine". È opportuno infine evitare le
similitudini. Alcuni rorschachisti infatti premettono alla somministrazione specificazioni del tipo
"Le farò vedere delle figure; è come se dovesse guardare macchie fatte dall'umidità sui muri, o
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nuvole, o cose simili ove si scorgono tante immagini diverse". Ma ciò non va bene perché
potrebbe indurre nel soggetto l'idea che si debbano vedere necessariamente "macchie" o
"nuvole", cosa che falserebbe molto l'esperimento. La consegna deve dunque dare al soggetto
ampio spazio alla sua libertà, in modo che egli possa organizzare le risposte secondo il proprio
modello percettivo-associativo senza alcuna influenza esterna.
9.6 La Consegna e la Raccolta del Test
La Consegna che noi suggeriamo è la seguente: "Ecco, possiamo cominciare. Ora le mostrerò
delle figure e lei mi dirà che cosa ci vede, cosa le sembrano. Appena riconoscerà qualche cosa
me lo dica; quando non vedrà più niente me la potrà restituire ed io gliene darò un'altra.
Cerchi di pensare ad alta voce, spontaneamente. Non è una questione di tempo e non ci sono
risposte giuste o sbagliate."
A questo punto si porge la Tavola I in modo che il soggetto la riceva nelle proprie mani diritta,
ossia con la parte superiore in alto. Si scrivono quindi l'ora ed il minuto esatto d'inizio della
prova. Assieme alla trascrizione della risposta si deve prendere nota di ogni gesto particolare,
di ogni espressione mimica (sorrisi, smorfie ecc.), di ogni reazione vegetativa (pallore, rossore,
sudorazione, ecc.), di ogni variazione nel comportamento e nell'umore che sono rilevabili nel
soggetto, riportando anche il momento della comparsa del fenomeno. Naturalmente, le
interpretazioni sono trascritte con l'esatta terminologia impiegata dal soggetto. Se egli è
laconico o parla lentamente, si ha tutto il tempo di scrivere ogni cosa detta, altrimenti ci si
dovrà limitare a prendere nota delle caratteristiche principali di ogni interpretazione. L'ideale
sarebbe che l'esaminatore fosse pratico di stenografia. Tuttavia, scrivendo velocemente e con
qualche abbreviazione, si riesce a prendere nota delle risposte anche se il soggetto è
tachilalico.
E` preferibile comunque omettere qualche espressione o qualche elemento secondario di
risposta, piuttosto che interromperlo invitandolo a procedere più adagio: questo invito
potrebbe modificare il flusso dei pensieri. Per la raccolta del Test alcuni fanno uso del
registratore. In tal modo non si perde alcun elemento verbale ed è possibile un rilevamento
preciso dei tempi. Noi però lo sconsigliamo perché, anche se comodo, ha l'inconveniente di
procurare
un
comprensibile
imbarazzo
nell'esaminando.
Nasconderlo
è
decisamente
controproducente perché, oltre a rischiare inconvenienti di ordine tecnico, presenta il rischio
che il soggetto possa accorgersene, con conseguenze ben più gravi.
Le risposte sono trascritte facendole precedere da un numero d'ordine e da una freccia i cui
vertici corrispondono al margine superiore della Tavola, per conoscere quale era la sua
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posizione al momento dell'interpretazione. Si annota anche tutte le volte che il soggetto,
all'inizio o nel corso della prova, gira la Tavola, o la fa ruotare. Può capitare che il soggetto
faccia ruotare la Tavola di una sessantina di gradi, in modo da esaminare la macchia di sbieco
magari nel desiderio di scoprire nuove interpretazioni. Questo sistema esplorativo non è
consentito perché, quando la figura è vista di sghembo, (edging), le sue parti assumono
differenti rapporti reciproci, quindi con gestalt diverse ed atipiche. In casi simili lo si può
invitare a non guardare la Tavola obliquamente. Se l'esaminando fornisce un gran numero di
interpretazioni, al termine della I Tavola conviene indicare il numero di localizzazione sugli
appositi fogli o fac-simili rivedendo rapidamente le localizzazioni assieme a lui, e gli si anticipa
che per adempiere questa operazione si dovrà pertanto interrompere l'esperimento ad ogni
Tavola. Al contrario, può capitare che il soggetto dia una sola Risposta a Tavola. Poichè ciò
potrebbe dipendere da una errata comprensione della consegna, lo si invita a tenere ancora in
mano la Tavola dicendogli: "Sì, bene. Vede altro?” Se insiste nel non vedere altro si può ritirare
la Tavola e passare a quella successiva.
Una considerazione a parte merita il caso in cui il soggetto non fornisce alcuna interpretazione.
Il fenomeno può presentarsi in vario modo: il soggetto può restare in silenzio per un lungo
tempo dopo il quale restituisce la Tavola, dicendo di non riuscire a vedere nulla, oppure può, al
contrario, esprimere verbalmente lo sforzo di produrre un'interpretazione e, non riuscendoci,
riconsegna la Tavola.
Sarebbe bene comunque che l'esaminatore lasciasse passare almeno un paio di minuti prima di
considerare la Tavola Rifiutata. Il rorschachista esperto non accetterà come Rifiutata una
Tavola che il soggetto abbia osservato solo per pochi secondi e volesse subito riconsegnare. In
questo caso il soministratore, rivolgendosi al soggetto con aria accomodante, dirà: "la guardi
ancora un pò" oppure "non ci vede proprio nulla?" Trascorsi almeno due minuti, se anche
questi incoraggiamenti non avranno avuto esito, si potrà ritirare la Tavola considerandola
Rifiutata.
Per ogni Tavola vanno segnati il Tempo di Latenza e il Tempo Totale. Per Tempo di Latenza,
chiamato meno comunemente Tempo di Reazione o Tempo di Pausa, si intende il tempo che
intercorre tra la presentazione della Tavola e l'inizio della prima interpretazione. È opportuno
che il Tempo di Latenza sia calcolato con la massima precisione possibile, in quanto eventuali
arrotondamenti potrebbero falsare, ad esempio, l'individuazione di uno Choc. Il Tempo totale è
quello che intercorre tra la presentazione della Tavola e l'inizio dell'ultima interpretazione ad
essa fornita. Le eventuali pause tra una risposta e l'altra si definiscono Tempo Intermedio e si
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segnano sul protocollo con dei trattini, ciascuno dei quali indica circa dieci secondi. Sia il
Tempo di Latenza che quello Totale conviene segnarli in minuti secondi, ciò faciliterà i calcoli
successivi.
È bene ricordare che qualora l'esaminatore noti una certa stanchezza nel soggetto, una volta
ritirata la Tavola V, potrà proporre al soggetto una piccola sosta chiedendogli: "Si annoia? Si è
stancato?" Di norma è difficile trovare soggetti così affaticati dall'interpretazione delle prime
cinque Tavole da desiderare questa pausa. E` possibile invece che la cosa si verifichi con
soggetti "simulatori" che vogliono apparire stanchi, ed incapaci di continuare la prova. In ogni
caso,durante questo breve intervallo bisogna sempre fare attenzione ad evitare qualsiasi
riferimento sull'andamento della prova, sulle risposte fornite ecc.
9.7 Le Prove Supplementari
Le prove supplementari servono ad ampliare le possibilità investigative del Test e permettono
una migliore comprensione del vissuto del soggetto nei confronti delle 10 Tavole e dell'esame
nel suo insieme. A volte offrono anche il vantaggio di chiarire particolari interpretazioni e di
illuminare sulla genesi di alcune associazioni senza che si debba ricorrere ad un quesito diretto,
ed in tal modo ciò che si rivela è di maggiore spontaneità ed autenticità. Le Prove
Supplementari
vanno
condotte
nell'ordine
in
cui
sono
qui
di
seguito
presentate.
La Pinacoteca
Lasciando che il soggetto rimanga seduto nella medesima posizione che egli ha tenuto durante
la prova, dopo un eventuale breve intervallo di riposo gli vengono ripresentate le Tavole con
l'invito a dare un titolo per ognuna di esse. La frase di consegna è la seguente: "Ora le
mostrerò di nuovo le figure e questa volta dovrebbe attribuire loro un titolo come se fossero
dei quadri esposti in una galleria d'arte".
Durante tale prova si dovrà prendere nota dei Tempi di Reazione nel caso siano sensibilmente
alti, di eventuali commenti, e del verso della Tavola. Non è raro trovare soggetti che
incontrano difficoltà nel dare il titolo. In questi casi è conveniente non insistere e, nel ritirare la
Tavola, tranquillizzarli. Non sono neanche rari i soggetti che invece sono portati a dare più titoli
ad una stessa Tavola. In questo caso si ripete al soggetto che ne è sufficiente uno, annotandoli
comunque tutti.
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E` anche possibile che nella Pinacoteca appaiano ulteriori interpretazioni ed anche che Tavole
precedentemente rifiutate possano essere interpretate. Queste nuove interpretazioni non sono
conteggiate nello Specchio dei Computi, ma esse servono ad indicare il grado più o meno forte
di inibizione da Choc e la conseguente capacità di reazione dell'Io. Se queste nuove
interpretazioni
sono a contenuto complessuale, possono anche facilmente servire ad
individuare la natura dello Choc.
Non è neanche raro infatti che il soggetto, libero in questa fase da quel senso di tensione o di
perplessità
che
a
volte
può
accompagnare
la
prova,
fornisca
titoli
che
sottendono
interpretazioni migliori e più complete o con contenuti più personali, di quelle fornite
precedentemente.
Grazie quindi alla Pinacoteca, si può spesso pervenire ad una diagnosi più sicura. Essa può
giungere anche a dare un contributo rilevante nella diagnosi differenziale tra deficienza
mentale ed una condizione di forte inibizione intellettiva di origine nevrotica. Ciò è possibile
quando c'è un contrasto fra gli indici formali delle interpretazioni fornite durante la
somministrazione che apparentemente confermano l'ipotesi oligofrenica, ed il buon livello
formale delle interpretazioni legate ai titoli della Pinacoteca, che stanno invece ad indicare
buone capacità intellettive. Un confronto con tali caratteristiche diventa determinante a favore
di una diagnosi di inibizione piuttosto che di una carenza cognitiva più strutturata. È anche
possibile che nel dare alcuni titoli in Pinacoteca il soggetto cambi completamente la natura e il
contenuto di quanto visto prima. In questi casi sarà l'Inchiesta a fornire le informazioni
necessarie a chiarire il motivo di tali incongruità. Fermo restando che le nuove risposte non
possono comunque mai essere incluse nello specchio dei Computi.
Terminata la Pinacoteca si invita il soggetto a sistemarsi a fianco dell'esaminatore e nel suo stesso
verso. Si dispongono le Tavole sulla scrivania nell'ordine:
VII
III
VI
X
II
V
IX
I
IV
VIII
Si chiede quindi al soggetto di indicare le Tavole che preferisce e se ne prende nota assieme ad
eventuali commenti.
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Il numero delle Tavole scelte è in genere proporzionale all'interesse e al gradimento del
soggetto nei confronti della prova. Vengono scelte mediamente tre Tavole. Se ne vengono
preferite meno ciò può essere imputato allo stress emotivo prodottosi durante la prova, oppure
al fatto che la prova è stata vissuta come un'imposizione. Correlato ad altri fattori del
protocollo, il numero ed il tipo di Tavole preferite può altresì indicare il livello di socievolezza e
di estroversione o, al contrario, il livello di inibizione e di chiusura.
La Tavola più Simpatica e quella più Antipatica
Lasciando le Tavole nella stessa disposizione appena indicata, si invita il soggetto a dire quali
sono, a suo giudizio, la Tavola più simpatica e perché, subito dopo quella più antipatica
chiedendone anche qui il perché. Il giudizio è spesso motivato dalla sollecitazione affettiva
derivante dal contenuto che si attribuisce alla macchia o dalla forma. Comunque, in genere chi
possiede una elevata capacità di contatto sociale ed è ricco di affettività preferisce una Tavola
policroma. Soprattutto l'VIII, o anche la IX o la X. L'individuo freddo, pedante, formalista,
preferisce invece una delle Tavole nere. Dato che tale scelta è cosciente o, almeno, assai più
cosciente di quanto non lo siano le interpretazioni fornite nel corso della prova, si possono
ottenere delle preziose informazioni a seconda che essa ne confermi le cose viste e dette
precedentemente o le contraddica. Inoltre, riconoscendo a ciascuna Tavola un differente
carattere evocatorio, il preferirne una piuttosto che un'altra può aiutare nell'individuazione di
aree particolarmente conflittuali, o, più semplicemente, può evidenziare alcuni aspetti del
carattere. Ad esempio, un soggetto preferisce la Tavola V spiegando poi che gli sembra la più
facile, la più reale e per questo la preferisce. Un altro soggetto, indicando la Tavola IX può
invece spiegare che la preferisce perché è più complessa e piena di "significati nascosti".
Queste due differenti scelte sono chiaramente rivelatrici di due diverse attitudini mentali. La
prima legata al concreto, all'ovvio, all'empirico. L'altra legata al simbolico, all'astratto e al
problematico.
La Seriazione
Sempre tenendo le Tavole sulla scrivania, si invita ancora il soggetto a indicare:
•
quale, a suo parere, è la Tavola più simpatica. Essa sarà messa da parte, capovolta
•
quale Tavola gli è più antipatica. Essa sarà posta da un'altra parte, sempre capovolta
•
quale, delle otto Tavole restanti, è la più simpatica. Essa sarà disposta su quella
precedentemente preferita
•
quale, delle sette rimanenti, è la Tavola più antipatica. Essa sarà posta sopra quella già
scelta come più antipatica.
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Alla fine si verranno a formare due gruppi di Tavole comprendenti rispettivamente le cinque
simpatiche e le cinque antipatiche. Ponendo poi questi due gruppi uno sull'altro, si può rilevare
e registrare tutta la serie ordinata delle Tavole che parte da quella considerata dal soggetto più
simpatica, fino all'ultima che è quella considerata più antipatica. Le incongruenze che si
dovessero riscontrare tra le scelte di questa prova e quelle precedenti dovranno essere oggetto
di indagine. Esse rivelano distrazione e labilità emotiva soprattutto per il fatto che queste
prove si esplicano una dopo l'altra in un breve lasso di tempo. Fra le prime cinque Tavole in
genere ne sono scelte almeno tre colorate. E ciò indica socievolezza, buon umore e interesse
per la vita di relazione. Se ne figurano meno di tre, si suppone inibizione nevrotica, timore
delle propria emotività e tendenza all'isolamento.
Il Colore Preferito e quello più Sgradevole
Questa rapida indagine concorre anch'essa a sondare il temperamento, l'emotività e la
socievolezza del soggetto. Di solito, chi sceglie il colore rosso ama meno il verde o l'azzurro e
viceversa. Si ritiene che chi preferisce il colore rosso ha uno scarso dominio degli affetti, è
espansivo, esuberante ed è soddisfatto della propria emotività. Chi invece preferisce il verde o
l'azzurro domina i propri affetti, ha avversione per le passioni ed è poco incline alla
socievolezza. Chi infine preferisce il giallo sa controllare con la ragione gli impulsi affettivi.
9.8 L'Inchiesta
La somministrazione del Test prosegue con l'Inchiesta e La Prova dei Limiti che ne sono ancora
parte integrante, non per la raccolta del materiale, ma per la sua corretta valutazione.
Per condurre l'Inchiesta il somministratore siede accanto al soggetto e gli ripropone ad una ad
una tutte le Tavole dalla I alla X. Per ogni interpretazione di ciascuna Tavola egli sollecita tutti i
chiarimenti necessari, prima di passare a quella successiva. Sul foglio orizzontale, nella
seconda colonna, egli scrive le annotazioni relative ad ogni risposta che dovranno essere
segnate in corrispondenza ad ognuna di esse, per evitare di confondere i riferimenti quando poi
si dovrà passare alla loro siglatura.
Nel trascrivere le annotazioni dell'Inchiesta, qualora si dovessero riportare le esatte parole del
Soggetto queste andranno trascritte fra virgolette. Allo scopo di non creare interferenze,
durante tutto il tempo della Raccolta, il somministratore deve fare in modo che il soggetto
possa concentrarsi solo sulle interpretazioni, quindi ogni chiarimento deve essere rinviato. Ma
durante l'Inchiesta, invece, il suo atteggiamento cambia necessariamente di tono. Mentre
infatti fino a quel momento la sua neutralità è stata finalizzata a garantire un'interpretazione
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spontanea delle Tavole, adesso invece gli si chiede di essere molto attivo nel proporre una
serie di domande e nel riuscire ad ottenere delle precise risposte per ogni domanda. In
sostanza, l'esaminatore dovrà fare in modo che con la fine della prova siano eliminati tutti i
dubbi affinché la siglatura possa essere obiettiva e corretta.
Attraverso l'Inchiesta si devono stabilire tutte le modalità che concernono la formulazione della
risposta e gli elementi che l'hanno determinata. Per stabilirli occorre verificarli con il soggetto.
Una stessa risposta infatti può essere indotta in modo prioritario o in modo relativo da
determinanti differenti. Se ad esempio consideriamo in Tav.I, la risposta Volgare "Pipistrello",
essa può essere determinata soltanto dalla forma, oppure dalla forma e dal colore nero. Nel
caso di questa risposta il colore nero non può mai essere determinante prioritario rispetto alla
forma, perché in una risposta Volgare l'elemento formale è sempre prevalente. Se però
prendiamo una risposta non Volgare con una presumibile componente cromatica, si dovrà
stabilire se il colore è determinante nella formulazione della risposta, e inoltre se esso è
prioritario oppure no rispetto alla forma. Un esempio può essere dato dai due gialli centrali
della Tav. X: "due uova al tegamino". Il problema legato a questa risposta,e quindi a risposte
dello stesso tipo, è se essa sia stata prevalentemente indotta dal colore giallo oppure
dall'elemento formale, perché nei due casi la siglatura cambia. Quindi può essere CF oppure
FC, ma ciò comporta valutazioni psicodiagnostiche diverse. Gli stessi problemi si pongono per
stabilire se nella formulazione della risposta c'è anche la componente cinestesica o se ci sono
altre componenti primarie e secondarie. Ed anche in questi casi rimane sempre la necessità di
decidere il peso di ogni determinante rispetto alle altre ugualmente presenti. Per quanto
riguarda la localizzazione delle risposte, essa presenta meno rischi di valutazione, ma va
sempre controllata perché si possono avere Modi di Comprensione diversi da quelli che si
suppongono. Anche se molti di essi infatti sono facilmente comprensibili, va considerato il fatto
che le risposte di Dettaglio Raro o Atipico, molte risposte originali, oppure molte risposte di
forma cattiva, non possono essere localizzate senza una verifica. Ad esempio, di solito le
risposte che riguardano farfalle, pipistrelli, sono delle G, ma può anche verificarsi il caso che
anche tali risposte si riferiscano ad engrammi diversi da quelli usuali.
L'Inchiesta risponde innanzitutto alla necessità di rispecchiare fedelmente il pensiero del
soggetto, quello che egli intende dire nella risposta, quindi niente è dato per scontato e tutto
deve essere verificato. Per evitare che possa sfuggire qualche elemento di chiarificazione, ogni
risposta deve essere riletta a voce alta facendone partecipe il soggetto: "Allora lei ha detto...".
Poi, come per l'interpretazione dei sogni, conviene soffermarsi con ordine e senza fretta su
ogni frase, su ogni aggettivo, anche su una pausa più prolungata. Ad esempio, se in Tav. VIII
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viene data la seguente risposta: "Qui ci sono due belle bandiere..." la sequenza delle domande
per non lasciare dubbi, è la seguente: "Dove sono le bandiere? Perchè le sembrano bandiere?"
oppure: "Che cosa le ha fatto pensare che sono due bandiere?", "Perchè ha detto belle
bandiere?", "Perchè si è un po' soffermato, cosa pensava?". Se il soggetto dice che per belle
intendeva dire che hanno un bel colore e che, ad esempio, era rimasto sopra pensiero perché
gli sembravano controvento, abbiamo due indicazioni che ci impongono di siglare sia il colore
che il movimento inanimato. L'espressione "controvento" potrebbe anche essere un'indicazione
di ordine complessuale. Può succedere che nel dare chiarimenti il soggetto si soffermi in
ulteriori associazioni, come ad esempio: "Controvento, forse c'è un forte vento, potrebbero
strapparsi...".
Sotto questo aspetto è opportuno non incoraggiare la produzione di altre risposte che
comunque non potrebbero essere siglate. Se si richiede al somministratore la capacità di
riuscire a fare le domande giuste per chiarire esaurientemente il significato di ogni frase in
riferimento al processo percettivo-associativo che l'ha prodotta, allo stesso tempo occorre
anche evitare di incoraggiare inutili associazioni. E bisogna anche capire se il soggetto riferisce
i pensieri che sono sorti al momento della produzione della risposta oppure se stia continuando
nell'elaborazione durante l'Inchiesta. Perchè solo nel primo caso si tratta di materiale che può
essere utile ad una siglatura più precisa.
Mentre, nel caso in cui il soggetto dovesse dichiarare, durante le Prove Supplementari o
all'Inchiesta, di aver taciuto un'intepretazione in fase di Raccolta e l'esaminatore non dubiti che
ciò sia vero, sull'interpretazione in questione andrà condotta l'Inchiesta ed essa sarà siglata al
pari delle altre. La risposta verrà trascritta nella colonna della Raccolta, specificando tra
parentesi
che
si
tratta
di
un'interpretazione
verbalizzata
successivamente.
Queste interpretazioni taciute sono il più delle volte a contenuto sessuale o, più in generale,
riguardano tematiche complessuali.
Stabilito che è necessario chiarire nei particolari ogni risposta, un altro punto fondamentale su
cui soffermarsi riguarda il modo di porre le domande senza suggestionare il soggetto. Senza la
dovuta attenzione è facilissimo indurre verso determinate risposte. Se ad esempio per la
localizzazione si usa l'espressione: "È qui che ha visto?", il suggerimento è palese. Modi corretti
di porre la domanda sono: "Dove ha visto...?", "Me lo indica?", "Lo fa vedere anche a me?" e
formulazioni simili.
Quando ci sono delle risposte un po' particolari che è complicato descrivere nella loro esatta
localizzazione, si consiglia durante la Prova di Limiti l'uso delle Veline. Si fa cioè disegnare su
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una Velina sovrapposta alla Tavola il contorno della figura percepita, avendo cura di controllare
che il disegno sia chiuso e scrivendo su indicazione del soggetto tutte le parti che lo
compongono.
Per i dubbi relativi alle Determinanti, l'Inchiesta è più delicata perché bisogna raggiungere la
sicurezza sul contributo di una Determinante nella formulazione della risposta e il suo peso. E
ciò malgrado a volte lo stesso soggetto non ne sia consapevole, oppure, non conoscendo la
logica del Rorschach, non riesca a cogliere l'informazione che ci preme ottenere, dal momento
che per non influenzarlo non gli si pone il quesito in maniera diretta. Ad esempio, in Tav. IV il
colore nero può essere determinante in risposte che hanno per contenuto figure umane che
incutono paura. Ma il soggetto può erroneamente pensare che il sentimento di paura sia da
attribuire soltanto alla forma e non si rende conto che anche il colore nero può contribuire
all'insorgere di quel sentimento, finchè non è messo in condizione da fare tale associazione. In
questi casi, se si sigla il nero senza che il soggetto l'abbia espressamente indicato si compie un
arbitrio nella siglatura, ma se non si sigla, rimane il dubbio di avere eliminato una
determinante importante. Il modo migliore per individuare correttamente le Determinanti di
alcune risposte, evitando la domanda diretta che sarebbe comunque condizionante, e non
fidando in una esplicitazione spontanea da parte del soggetto perché potrebbe non esserci,
consiste nell'uso di due particolari gruppi di Tavole supplementari. In uno dei due gruppi è
eliminato l'elemento colore. Nell'altro gruppo l'elemento chiaroscuro. Mostrando al soggetto
queste Tavole ogni volta che si è in dubbio su una interpretazione di colore o di chiaroscuro, gli
si chiede se, rispetto alla Tavola originale, nella Tavola che gli si presenta vede meglio la figura
che ha percepito oppure se la vede ancora. Se vede ugualmente la figura di cui parla nella
risposta, ciò significa che l'elemento sul quale si era in dubbio non è determinante e non va
siglato.
Per alcune categorie di persone, anziani con poca memoria, bambini, malati con patologie
particolari, è consigliabile svolgere l'Inchiesta Tavola per Tavola senza aspettare che la
somministrazione sia finita. Ciò per evitare che trascorso un po' di tempo diventi difficile
individuare
anche
la
localizzazione
e
che
quindi
la
risposta
vada
perduta.
9.9 La Prova dei Limiti
La Prova dei Limiti è la parte conclusiva dell'Inchiesta, ma non sempre è necessaria. Essa è
diversa dal chiarimento metodico di ogni risposta che si effettua con l'Inchiesta, e consiste in
domande mirate relative a specifiche anomalie di cui è consigliabile cercare di comprendere
meglio la causa e la portata. Tali anomalie sono delle omissioni che normalmente non si
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riscontrano negli altri protocolli. Non c'è una regola costante che indichi quando e rispetto a
cosa fare la Prova dei Limiti. Essa è suggerita di volta in volta dal tono del protocollo, allo
scopo di avere importanti indicazioni per la diagnosi differenziale e per puntualizzare alcune
caratteristiche che investono specifiche aree psicologiche. Tra le principali omissioni sulle quali
ci sembra opportuno comunque indagare, annotiamo le seguenti:
•
La
mancanza
di
risposte
Volgari
in
quelle
che
sono
considerate
le
Tavole
strutturalmente più idonee a tali processi associativi, prima fra tutte la Tav. V
•
La mancanza di contenuti umani
•
La mancanza di risposte di movimento in protocolli che, per altri versi, sono molto
evoluti
La mancanza di risposte Sex dove non sia evidente una plausibile motivazione dovuta a forti
inibizioni, all'età, o a cause culturali. La Prova dei Limiti si effettua mediante domande esplicite
in cui si chiede al soggetto se riesce a vedere una figura con determinate caratteristiche che è
stata omessa dalle sue risposte. Lo scopo è di verificare se, nonostante la sollecitazione
diretta, continua a persistere la mancanza di associazione percettiva. È pure utile verificare la
reazione che provoca una tale domanda, in modo da poter meglio vagliare il fenomeno nella
stesura della diagnosi.
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10. Siglatura e significato psicodiagnostico degli Indici
10.1 LA PRODUZIONE DELLE RISPOSTE
La valutazione del Test di Rorschach non si fonda su un calcolo di precisione matematica. La
sua regolamentazione particolareggiata in tutti i passaggi, dalla somministrazione alla diagnosi,
obbliga ad una competenza tecnica che è indispensabile, ma che diventa insufficiente di fronte
alla discrezionalità della valutazione. Perché tale discrezionalità assuma il carattere di un
contributo valido, è necessario che il clinico entri in profondità nella conoscenza del Test e che
si impossessi della sua logica in modo che di volta in volta possa ragionare sul materiale,
riconoscendo quindi la responsabilità delle sue scelte e delle sue deduzioni. Una siffatta
competenza che permette di indagare e di spiegare, rimane alla fine l'unica garanzia possibile.
Come la valutazione attraversa vari passaggi per giungere alla diagnosi, così la competenza di
chi valuta il Test deve essere adeguata ad ogni suo momento. La prima valutazione del
Rorschach avviene con la siglatura delle risposte. Conoscendo i processi psicologici che portano
alla loro formulazione, che si spiegano soprattutto con la psicologia della Gestalt e con la teoria
psicoanalitica, si acquista più facilmente la consapevolezza che ogni siglatura, anche la più
scontata in apparenza, non è mai un'operazione automatica. Essa richiede alcuni sondaggi che
si risolvono in un esito corretto soltanto quando si è in grado di entrare nello spirito della
risposta e di condurre un'Inchiesta adeguata. Il processo base su cui si fonda il Test,
elementare ed universale, consiste nello stimolo percettivo delle Tavole al quale corrisponde
una reazione del soggetto che sfocia nella formulazione di una risposta. Ma le risposte prodotte
non sono uguali, perché nel processo di base si inseriscono tre variabili sulle quali insistono
differenti modi di reazione allo stimolo.
Esse sono:
1. Le caratteristiche delle Tavole
2. Le caratteristiche del soggetto
3. Precise norme che correlano stimolo e risposta
Le Tavole sono tutte poco strutturate e ciascuna con requisiti specifici. Il soggetto, di per sé
complesso, ha anche differenti modalità reattive sia nell'ambito della normalità che rispetto alla
diversità delle patologie. Nella formulazione della risposta, i meccanismi psicologici interessati
sono i processi di percezione, di associazione e di proiezione che intervengono sempre, ma in
differente misura ed esprimono differenti aree del funzionamento psichico del soggetto.
L'interazione fra queste tre variabili provoca una gamma infinita di risoluzioni. Da qui la
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produzione di risposte eterogenee che richiedono quindi una valutazione differenziata. La
diversa e contemporanea possibilità di intervento dei meccanismi psicologici è particolarmente
potenziata dalla caratteristica delle Tavole che forniscono una realtà dubbia. Esse costringono
in tal modo il soggetto ad estrinsecare le proprie componenti psichiche che devono
maggiormente impegnarsi nella ricerca di una risposta.
La formulazione della risposta, prima di approdare alla versione definitiva, attraversa una serie
di aggiustamenti che vanno dalla prima impressione percettiva dell'immagine alle associazioni
di idee, coinvolgendo intrinsecamente sia i processi percettivi che i processi associativi e
proiettivi. Per rispondere alla domanda posta dal somministratore nella consegna della Tavola:
"Che cosa potrebbe essere?", che è differente da "Che cosa è?", il soggetto è spinto al
superamento della prima impressione percettiva suscitata dal materiale così poco strutturato.
Egli sente di dover andare oltre, verso un'associazione la cui immagine può solo avere
sufficiente attinenza con l'impressione percettiva.
Il risultato di tale operazione mentale si concretizza nella formulazione di una risposta che si
trova in una relazione variabile rispetto allo stimolo esterno delle Tavole. I suoi caratteri
possono infatti spostarsi dal relativamente obiettivo quando prevale il processo di percezione,
al
quasi
esclusivamente
soggettivo
quando
prevale
il
processo
di
proiezione.
E' principalmente il processo proiettivo che, accanto a quelli di percezione e di associazione,
estende l'espressione psicologica del soggetto dal livello prevalentemente obiettivo ad un
livello più personale e differenziato. La complessità del soggetto al di là delle sue
caratteristiche specifiche, la scarsa definizione delle Tavole, i tre processi psicologici di
percezione,
associazione
e
proiezione,
moltiplicano
dunque
enormemente
lo
spazio
interpretativo. Al suo interno, ciascun soggetto trasferisce aspetti fondamentali del proprio
funzionamento psichico, venendosi a trovare in una sorta di forzatura che lo costringe
comunque ad esprimere se stesso mediante la formulazione della risposta che è l'atto
conclusivo dell'interpretazione.
La possibilità di dare una valutazione alle risposte deriva dal fatto che, pur nella loro infinita
varietà, c'è però un margine di prevedibilità, un parametro che è costituito dalla presenza di
alcune caratteristiche obiettive che sono legate allo stimolo percettivo di ciascuna Tavola.
Senza questi elementi stabili di raffronto che consentono l'analisi e la valutazione delle risposte
prodotte, non potrebbe esistere il Test, in quanto si avrebbe semplicemente del materiale, ma
verrebbe a mancare il metro di valutazione. La valutazione della risposta ai fini della siglatura
avviene in riferimento allo stimolo. Esso offre molto spazio ideativo, ma pone anche dei limiti al
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di
là
dei
quali
una
risposta
non
può
essere
considerata
buona
o
positiva.
Esiste una distanza ottimale tra l'interpretazione prodotta dal soggetto e le caratteristiche
obiettive di ciascuna Tavola. Una maggiore o minore vicinanza rispetto alla distanza ottimale,
avviene quando il soggetto attiva i propri meccanismi mentali rimanendo molto legato alle
suggestioni iniziali, oppure quando se ne allontana troppo. Se egli si mantiene eccessivamente
distante, la risposta ha una scarsa attinenza con le caratteristiche della Tavola. Se egli ne è
eccessivamente vicino, i suoi meccanismi psicologici rimangono invischiati dalla suggestione
percettiva, con un'aderenza che limita la qualità dell'elaborazione.
In entrambi i casi i due opposti atteggiamenti mentali esprimono delle modalità reattive di
differenti personalità o differenti aspetti patologici. E' importante quindi conoscere innanzitutto
quali sono le possibili variabili nella formulazione della risposta e sapere anche dove conducono
tali variabili, quali sono i limiti, e le loro specifiche caratteristiche. Mediante la conoscenza
teorica di tutti i processi implicati, la valutazione per la siglatura prima e per la diagnosi poi, ha
sempre un referente sicuro che funge da garanzia alla sua necessaria discrezionalità.
10.2 LA SIGLATURA
L'idea di tradurre in siglature le interpretazioni fornite alle macchie d'inchiostro risale allo
stesso Hermann Rorschach il quale, nella sua opera "Psychodiagnostik"del 1921, ne getta le
basi fornendo altresì l'elaborazione iniziale. Senza entrare nei dettagli, ricordiamo come il
geniale psichiatra svizzero introducesse i concetti di Modo di Comprensione (Localizzazione), di
Determinante, di Contenuto e di Frequenza.
Anche
nei
successivi
un'interpretazione
sviluppi
resta
del
Test
l'elemento
ad
opera
di
fondamentale
altri
Autori,
della
l'idea
prassi
di
"siglare"
Rorschach.
Non esiste metodo che non ricorra ad un sistema di siglature per passare dalla fase della
Raccolta delle interpretazioni a quella della psicodiagnosi. Senza una siglatura adeguata infatti,
risulta praticamente impossibile delineare un qualsivoglia profilo di personalità del soggetto
sottoposto
al
Test.
Ciò che distingue tra loro i diversi metodi è il grado di elaborazione e di complessità della
siglatura stessa. In particolare, la Scuola Romana Rorschach si caratterizza per l'attenzione
sottile prestata al problema. Infatti, attraverso il riscontro continuo con un piano organico di
studi e ricerche che fa tesoro delle esperienze accumulate in più di sessant'anni, ha elaborato
un sistema di sigle le quali, fanno riferimento all' impostazione iniziale dell'ideatore del Test, e
rappresentano il suo approfondimento e completamento più coerente. Nella prospettiva di una
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siglatura precisa di ciascuna Risposta contenuta nel Protocollo, la Scuola evidenzia l'importanza
dell'"Inchiesta" e l'attenzione che si deve dedicare alla medesima. Si pone cioè in antitesi
all'atteggiamento di E. Bohm (1951) -peraltro studioso rorschachista dagli enormi meriti - il
quale, nel suo lavoro "Manuale di Psicodiagnostica Rorschach", sostiene non doversi procedere
ad un'Inchiesta troppo accurata onde evitare il rischio di influenzare la produzione del
soggetto. Secondo la Scuola Romana Rorschach invece, fermo restando il concetto che un
somministratore sensibile dovrà sempre tener presente il pericolo di diventare suggestivo,
l'Inchiesta assume un ruolo fondamentale nella metodologia di lavoro proposta. Il più delle
volte, infatti, le interpretazioni di un Protocollo lasciano notevole margine di dubbio in fase di
siglatura. Non approfondire, quindi, ciò che il soggetto ha visto significa rischiare seriamente di
compromettere l'attribuzione di una siglatura obiettiva.
La siglatura è la prima operazione valutativa del Test. Si effettua traducendo ogni risposta in
una serie di sigle convenzionali, che sono scelte in modo da rilevare tutte le possibili valenze
psicologiche che implicitamente contiene. Il linguaggio standardizzato della siglatura permette
agli operatori i medesimi riferimenti valutativi, ed è il solo modo per effettuare studi comparati
e di ricerca. Inoltre, la necessità di adeguarsi ad un metodo che prevede un confronto del
materiale raccolto con categorie predisposte e ragionate, pone l'operatore in una condizione di
rigore scientifico fin dall'inizio del processo valutativo. Ogni risposta si scompone in modo da
essere siglata in base a cinque categorie di cui le prime tre sono sempre presenti.
Le categorie sono le seguenti:
1. La Localizzazione o Modo di Comprensione
2. La Determinante
3. Il Contenuto
4. La Frequenza
5. Le Manifestazioni Particolari.
La localizzazione riguarda l'area della Tavola cui si riferisce una data risposta. Le Determinanti
riguardano gli elementi della Tavola che inducono alla formulazione di ogni particolare risposta.
Il Contenuto si riferisce al contenuto esplicito della risposta. La Frequenza è in relazione a
statistiche nazionali dalle quali si desume se si tratta di una risposta data frequentemente,
oppure di una risposta che non rientra in tale media, oppure ancora di una risposta raramente
formulata. Le Manifestazioni Particolari si riferiscono a caratteristiche delle risposte non
contemplate nelle quattro precedenti categorie di siglatura, ma che hanno un significato
psicodiagnostico che è opportuno rilevare.
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10.3 IL SIGNIFICATO PSICODIAGNOSTICO DEGLI INDICI
Per procedere verso la valutazione psicodiagnostica di tutto il Protocollo occorre innanzitutto
analizzare il significato di ogni singolo dato. Ogni dato ha delle peculiarità che attengono a
particolari aree psicologiche. Di esse indica i requisiti con un'indagine che parte dai suoi valori
specifici e si estende al confronto di tali valori con quelli di altri dati della stessa categoria e
successivamente con quelli di tutte le altre categorie del Protocollo. In tal modo si va tessendo
gradualmente e con ordine la trama che porta alla diagnosi conclusiva. Rispetto ad ogni dato
occorre quindi avere la conoscenza del suo significato assoluto in relazione alle aree
psicologiche che esso esprime, prevalentemente o in maniera esclusiva.
Ad esempio, le sigle legate al Colore si riferiscono in primo luogo all'affettività in senso lato e,
di conseguenza, a tutte le moltissime implicazioni ad essa collegate. Di ogni singolo dato,
mediante lo Specchio dei Computi, si giunge a stabilire così qual'è il valore specifico relativo ad
ogni Protocollo ed è tale valore ad indicare la condizione del soggetto riguardo all'area
psicologica che il dato esprime.
Tornando all'esempio delle interpretazioni di Colore che genericamente concernono l'area
affettiva del soggetto, saranno il numero delle risposte Colore, il Tipo di Colore, la qualità
formale e la qualità affettiva delle risposte cromestesiche, gli altri dati del Protocollo e la
relazione con essi, a dare le indicazioni sicure sulla sua affettività. Sia l'area psicologica
rappresentata da ogni dato, sia le modalità di valutazione del suo significato specifico
all'interno di ciascun Protocollo, sono stabilite dalla letteratura.
I criteri per cui un indice Rorschach rappresenta le caratteristiche di una determinata area
psichica, sono stabiliti secondo principi generali che sono alla base del Test e che sono
accettati come tali da quando è stato ideato. Le esplicazioni teoriche a volte sono più o meno
scientificamente dimostrabili, ma sono avallate dalla prassi e sicuramente condivise. Che, ad
esempio, le interpretazione di Colore si riferiscano alla sfera emozionale ed ai vissuti affettivi
del soggetto, è un dato acquisito dalla letteratura e confermato dalla prassi. Le giustificazioni
teoriche che sono proposte dagli studiosi non giungono ad una spiegazione scientifica
definitiva, ma il binomio Affettività-Colore, è un assunto indiscusso dell'interpretazione
psicodiagnostica
e
confermato
dall'esperienza
clinica.
Quello
che
invece
cambia
dell'interpretazione del Test seguendo l'evoluzione teorica della letteratura, non è il rapporto
tra il singolo dato e la specifica area psicologica che esso rappresenta, ma l'interpretazione
psicodiagnostica di ogni dato comunque legato ad un determinato significato psicologico,
rispetto alla teoria di riferimento. Una volta stabilite infatti le specifiche caratteristiche
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psicologiche mediante la valutazione di ogni singolo dato o di più indici collegati, la loro
interpretazione complessiva dovrà ritrovare dei nessi fra tutte le categorie psicologiche
evidenziate nel Protocollo, in modo che assuma un unitario significato dinamico-strutturale
corrispondente alle indicazioni della teoria di riferimento.
Ad esempio, rispetto all'affettività del soggetto che è sempre prevalentemente dedotta dalle
risposte di Colore, per la teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali non ci si può limitare a
constatare che si tratta di un'affettività espressa o non espressa, primitiva o differenziata.
All'interno della sua teoria essa colloca l'affettività in un preciso ambito che obbliga a deduzioni
teoriche e diagnostiche che sono consequenziali ad essa. Quindi non si può soltanto affermare
che il soggetto, ad esempio, ha un'affettività primitiva, si deve specificare il senso di tale
affettività primitiva come espressione dell'Es, il suo significato rispetto alle capacità cognitive
dell'Io, rispetto alle relazioni oggettuali del soggetto, rispetto ad alcune implicazioni
patologiche o evolutive, e così via. Ed è necessario trovare il nesso logico e teorico tra tutte
queste categorie così come lo richiede la teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali. Per
tornare al valore specifico di ogni dato all'interno di ciascun Protocollo, esso è calcolato in base
allo Specchio dei Computi che ne indica la quantità, la qualità, la proporzione e il rapporto
rispetto ad altri dati. Quantità, qualità, proporzione e rapporto, sono le categorie cui si fa
costantemente riferimento per ogni valutazione.
Il calcolo quantitativo tiene conto dei valori quantitativi assoluti e di quelli in percentuale anche
rispetto agli altri dati. La letteratura stabilisce le percentuali oppure le quantità assolute in
base alle quali un determinato dato rientra nella norma. Generalmente, ai valori medi degli
indici corrisponde anche la normalità del soggetto rispetto al corrispettivo significato
psicologico che essi esprimono. Di conseguenza, una sigla che quantitativamente si allontana
in modo significativo dalla media, esprime un valore psicologico a sua volta estremizzato, sia in
negativo che in positivo.
Ma tali orientamenti valutativi sono soltanto generali. Le caratteristiche psicologiche di ogni
dato sono di volta in volta soppesate specificatamente ed esse devono essere soprattutto
coerenti con la logica di tutto il protocollo. Ad esempio, un F+% alto è un dato molto positivo
sotto il profilo diagnostico. Più esso è superiore al 80% che è un valore medio-alto (intervallo
medio 70-80), più esprime chiarezza di pensiero ed ordine mentale. Ma se esso è tale al 100%
o quasi, si trasforma in un dato negativo in quanto indica una modalità di pensiero rigida, che
riguarda più il perfezionista o dell'ossessivo, un soggetto dall'umore depresso, che un soggetto
creativo ed orientato verso la libera espressione. La proporzione e il rapporto di un dato
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rispetto ad altri dati della stessa categoria o di altre categorie, sono ugualmente stabiliti dalla
letteratura mediante indici o dati sintetici.
Tali indici o dati sintetici in alcuni casi sono stati introdotti da studiosi successivi a H.
Rorschach allo scopo di evidenziare maggiormente il loro valore diagnostico, portando così il
clinico verso indagini che sono implicite nel Test e semplificando allo stesso tempo il lavoro di
organizzazione
dei
dati.
L'aspetto
qualitativo
della
sigla
si
riferisce
alla
valutazione
dell'elemento formale della risposta. Essa è valutata innanzitutto in base alla frequenza con cui
viene data. Se tale frequenza è superiore al 2%, viene automaticamente riconosciuta di buona
forma. Se invece la frequenza è inferiore al 2% oppure riguarda una risposta originale (che è
data cioè da un soggetto su cento), la valutazione è affidata alla convergenza di una èquipe di
esperti. La loro decisione si basa sul cosiddetto giudizio estetico che valuta l'aderenza
dell'interpretazione
alla
suggestione
percettiva
della
Tavola,
oppure
confrontando
l'interpretazione con le altre risposte localizzate nella medesima area e che hanno già una
valutazione convalidata statisticamente. Rientra anche nella valutazione dello Specchio del
Computi il significato psicologico di alcuni Contenuti. In quanto rappresentazioni mentali del
soggetto, essi possono indicare dei vissuti o tratti del carattere positivi o negativi.
Ad esempio, contenuti di Sangue, contenuti a carattere distruttivo, sono negativi. Mentre
contenuti che esprimono sentimenti differenziati, preoccupazione o interesse per l'altro, sono
positivi. Nell'economia di tutto il Protocollo, non sempre una risposta di cattiva qualità formale
o un contenuto annoverato tra quelli di cattiva qualità affettiva, sono automaticamente
negativi dal punto di vista della valutazione psicodiagnostica. Ad esempio, una sola risposta la
cui forma è negativa ed è originale meno, (R 0-), per essere considerata un elemento negativo
deve accompagnarsi ad altre manifestazioni di tipo patologico, altrimenti potrebbe anche
deporre per la capacità del soggetto ad esprimersi con una certa istintività ed a rischiare senza
un'eccessiva preoccupazione del risultato. Tale dato, assieme ad altri del Protocollo, può
introdurre il discorso su un uso positivo del processo primario da parte del soggetto. Anche
riguardo al valore affettivo dei contenuti, una risposta a contenuto "Sang", ad esempio, non
sempre indica mancanza di autocontrollo o fobie. Essa potrebbe significare una buona capacità
di gestione dell'aggressività, proprio per l'interpretazione del colore rosso fatta senza remore.
Purché tale risposta sia data in Tavole dove l'interpretazione Sangue è frequente, e purché non
diventi una Perseverazione.
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Serie Parallela S. Parisi – P. Pes al Rorschach. XVII Congresso Internazionale Rorschach,
Roma, 2002.
S PARISI., V. VETTRAINO, C. RIZZO, L. MONACO: Strategie della Psicologia nel campo
della formazione psicodiagnostica. XVII Congresso Internazionale Rorschach, Roma 2002.
S. PARISI, P. PES: RORPALACE, applicativi informatici Rorschach: Rorcomp plus 1.0,
Parcomp plus 1.0, Zetacomp plus 1.0 software per l’ archiviazione dei referti: Rorschach;
dei Paralleli Rorschach; e dello Z Test; Ed. Centro Hermann Rorschach, Roma 2003.
S.PARISI, P.PES: SIGLAROR 1.0 Ed. Centro Hermann Rorschach, Roma 2003.
S.PARISI, P.PES: SIGLAROR 1.1 Ed. Centro Hermann Rorschach, Roma 2004.
S.PARISI, P.PES: SIGLAROR 1.2 Ed. Centro Hermann Rorschach, Roma 2005.
S. PARISI, P. PES, R. CICIONI: Tavole di Localizzazione Rorschach, Volgari ed R+
Statistiche Ed.Centro H. Rorschach, Roma 2005.
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