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n. 3 2012 Attualità Interviste FNOMCeO E.C.M. Formazione e aggiornamento Mostre, Viaggi Libri, Poesie, Racconti Registrazione Tribunale di Viterbo N. 449 del 07/07/97 - Spedizione in AP 70% Filiale di Viterbo - Art. 2 comma 20D legge 662/96 Fil. Viterbo ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DI VITERBO Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Viterbo Via Genova, 48 • 01100 Viterbo • Tel. 0761 342980 E-mail: [email protected] della Giornale Medico TUSCIA In questo numero: Il Nobel 2012 alle staminali etiche Dr. Andrea Filoscia La stenosi carotidea Dr. Massimiliano Gnoni Maculopatia Dr. Francesco Ricci SOMMARIO 3 EDITORIALE 4 Il Nobel 2012 alle staminali etiche A. Filoscia 6 “Problematiche sanitarie derivanti dal degrado e dall’inquinamento delle acque destinate a consumo umano” Antonella Litta 13 Diagnostica per immagini dell’aneurisma dell’aorta addominale Mariano Ortenzi, Armando Pucci, Enrico Pofina 20 La stenosi carotidea Massimiliano Gnoni 23 Maculopatia Francesco Ricci 26 Suicidio: riconoscimento del rischio e prevenzione Francesco Cro, Simona De Simoni, Maria Antonietta Serra, Catia Zucca 34 Convegni Riccardo Paloscia 36 FNOMCeO 40 Mostre 46 Poesie A nche il 2012 si prepara a lasciare il passo a un nuovo anno denso di speranza, in cui le note vicende economiche dovrebbero subire una svolta forse più favorevole, anche in relazione ai notevoli sacrifici richiesti a tutto il Paese. Le politiche della salute, che ci vedono spettatori di un deciso cambiamento del rapporto tra ospedali e territorio, prevedono, in particolare nella nostra regione, trasformazioni storiche coinvolgenti un gran numero di ospedali, con riconversioni di letti in favore di una larga apertura verso l’assistenza al cittadino filtrata dai medici di medicina generale, capace di alleggerire i sovraccarichi dei pronto soccorso mediante appropriatezza prescrittiva, diagnostica e terapeutica. ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DI VITERBO Consiglio direttivo: Dott. Antonio Maria Lanzetti Dott. Luciano Sordini Dott. Andrea Casella Dott. Giulio Maria La Novara (odont.) Dott. Bernardino Bernardini Dott. Mario Gobattoni Dott. Sandro Marenzoni Dott. Claudio Picca Dott. Mauro Rocchetti (odont.) Dott. Luigi Trisciani Dott. Enrico Zonghi Presidente V. Presidente Segretario Tesoriere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Commissione Odontoiatri: Dott. Mauro Rocchetti Dott. Enrico Arelli Dott. Giulio Maria La Novara Dott. Stefano Pesaresi Dott. Alfredo Riccardi Presidente Componente Componente Componente Componente Revisori dei Conti Dott. Domenico Caresta Dott. Andrea Leoncini Dott. Luciano Meschini Dott.ssa Miriam Galletti Presidente Componente Componente Supplente Ci auguriamo che questa nuova riforma sanitaria proposta dall’attuale governo preveda tutti gli strumenti possibili da utilizzare nel territorio, dall’assistenza domiciliare più incisiva con risorse umane e tecniche idonee ad evitare il ricovero (che nessun cittadino desidera), con assunzione di più specialisti e più infermieri per tale nobile fine, ad una articolata ed efficace presenza di strumenti diagnostici adeguati. Un particolare augurio per il Santo Natale e per il Nuovo Anno a tutti i Colleghi, cui va un nuovo invito a collaborare al Giornale Medico della Tuscia, e a partecipare ai numerosi e interessanti ECM previsti per il 2013, programmati e organizzati dal nostro Ordine, che opera in qualità di Provider Nazionale. Riccardo Paloscia IN RIFERIMENTO ALL’OBBLIGATORIETÀ DELL’ASSICURAZIONE PROFESSIONALE IN VIGORE DAL 2013, IL NOSTRO ORDINE HA ATTIVATO UN RIFERIMENTO ASSICURATIVO CON UN ESPERTO CHE HA DATO DISPONIBILITÀ AD INCONTRARE CHI DI VOI FOSSE INTERESSATO, PREVIO APPUNTAMENTO. Direttore responsabile Dott. Vincenzo Gasbarri Responsabile scientifico e delle iniziative culturali Dott. Riccardo Paloscia In copertina: Inverno Progetto grafico e impaginazione: Frasi di Silvia Cruciani Comitato di redazione Dott. Riccardo Paloscia Dott. Giulio Maria La Novara Dott. Mario Gobattoni Buon Na ta le e felice an n o n uo vo 4 BIOETICA BIOETICA Il Nobel 2012 alle staminali etiche Dott. Andrea Filoscia l premio Nobel per la medicina e la fisiologia 2012 è stato assegnato a due scienziati che hanno segnato la storia della Medicina dimostrando che il processo di differenziazione cellulare non è un processo irreversibile, che è possibile ottenere cellule staminali, non specializzate, da cellule adulte, ormai biologicamente orientate a costituire un tessuto o un organo specifico. lazione di cellule adulte, e quella della riprogrammazione cellulare finalizzata all’ottenimento di cellule staminali pluripotenti. La prima linea di ricerca si è ormai dimostrata fallimentare tanto che anche il “papà” della pecora Dolly, Ian Wilmut, ha deciso di abbandonare i suoi esperimenti, mentre la seconda ha condotto al successo degli esperimenti di Shinya Yamanaka che nel 1962 nasceva. John Gurdon nel 1962 otteneva un girino inserendo il nucleo di una cellula adulta di rana al posto del nucleo di una cellula immatura, da ciò si evidenziò che il nucleo delle cellule adulte, differenziate, conserva le informazioni per riprodurre ogni tipo di cellula dell’organismo. Yamanaka, nel 2006, lavorando esclusivamente su cellule adulte di topo, è riuscito ad ottenere cellule pluripotenti molto simili a quelle che si ricavano dalla distruzione di embrioni, queste cellule sono induced pluripotent stem cells (Ips), cioè cellule staminali riprogrammate indotte. Da questa esperienza si sono sviluppate due grandi linee di ricerca, quella della clonazione, cioè della produzione di individui a partire dalla manipo- Sono cellule che conservano il patrimonio genetico dell’individuo adulto da cui sono state prelevate, che, grazie all’inserimento di quattro geni al I 5 loro interno (Oct4, Sox2, c-Myc e Klf4), perdono la loro specializzazione e sono dunque capaci, opportunamente guidate, di riprodurre qualunque tessuto dell’organismo. È facile immaginare le applicazioni cliniche che potranno discendere da questa scoperta, spaziano dalla medicina rigenerativa con il trapianto di cellule e tessuti senza le problematiche del rigetto, alle terapie geniche ed alla farmacologia, ma tutto ciò, ed è questo il secondo aspetto di grande rilievo, superando la necessità o la tentazione di distruggere embrioni per ricavarne cellule staminali. Nel 2007 Yamanaka raccontava al New York Times da quale intuizione fossero iniziate le sue ricerche: “quando ho visto l’embrione mi sono reso conto all’improvviso che c’era solo una piccola differenza tra lui e mia figlia. Ho pensato che non possiamo continuare a distruggere embrioni per la nostra ricerca. Ci deve essere un’altra strada.” Questo successo poggia dunque su una opzione fondamentale: quella del radicale rispetto della vita umana fin dalle sue fasi embrionali. Il premio assegnato a Gurdon e Yamanaka dovrebbe finalmente convincere anche gli ultimi irriducibili fautori Da questa vicenda in Italia esce rafforzata anche la legge 40/2004 (sulla fecondazione assistita) nei tanto esecrati passaggi in cui vieta ogni sperimentazione e manipolazione distruttiva degli embrioni. della sperimentazione Il premio assegnato a Gurdon e Yamanaka dovrebbe finalmente convincere anche gli ultimi irriducibili fautori della sperimentazione sugli embrioni umani che la Scienza è più avanti, che la ricerca “senza limiti etici” non è libera ma cieca e prepotente. “senza limiti etici” non sugli embrioni umani che la Scienza è più avanti, che la ricerca è libera ma cieca e prepotente. 6 ATTUALITÀ ATTUALITÀ “Problematiche sanitarie derivanti dal degrado e dall’inquinamento delle acque destinate a consumo umano” Dott.ssa Antonella Litta medico di medicina generale, specialista in reumatologia, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (International Society of Doctors for the Environment Italia) e-mail: [email protected] Il problema L’acqua è un elemento fondamentale e insostituibile per la vita di tutto il pianeta e per quella di ogni essere umano. È una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, e con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale. Noi siamo l’acqua che beviamo e quella che mangiamo, attraverso i cibi preparati con essa e gli alimenti nei quali essa è costituente preponderante. Siamo anche l’acqua che hanno bevuto le generazioni che ci hanno preceduto perché, in forma liquida, gassosa e solida, essa costituisce un ciclo idrogeologico chiuso nel quale gli inquinanti possono penetrare e persistere. L’85% circa dell’organismo di un neonato è fatto di acqua mentre di circa il 70% è la parte di acqua in un individuo adulto e con l’avanzare dell’età questa percentuale tende a ridursi. L’accesso e la disponibilità di acque salubri, pulite e di qualità, sono quindi le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini e delle generazioni future. Attualmente invece oltre un miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e soffrono di una serie di malattie idrotrasmesse che sarebbero facilmente debellabili proprio grazie all’uso di acque salubri e pulite. Le drammatiche conseguenze del surriscaldamento globale determinato dalla deforestazione, dalla eccessiva produzione di gas serra, frutto di uno sviluppo economico – industriale, incentrato soprattutto sull’uso quasi esclusivo di combustibili fossili, hanno intensificato i processi di desertificazione alterando irreversibilmente gli habitat naturali, riducendo le zone umide con le loro preziose biodiversità e favorendo la diffusione e la recrudescenza di particolari malattie infettive e di quelle trasmesse dagli insetti (zanzare e zecche) che prima erano limitate ad alcune aree dell’Africa, Sud America ed Asia mentre ora anche in Europa e Nord America se ne registrano casi in costante aumento. Gli sconvolgimenti climatici che osserviamo sempre più di frequente, oltre che causare distruzioni e carestie in aree sempre più estese, contribuiscono al fenomeno delle migrazioni forzate di tante popolazioni verso territori con maggiore disponibilità di cibo ed acqua. Il futuro prossimo venturo Secondo il recente rapporto Prospettive ambientali dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) la disponibilità di acqua dolce nel 2050 sarà ancor più problematica per l’aumento stimato in circa 2.3 miliardi di abitanti rispetto al numero attuale (complessivamente oltre il 40% della popolazione mondiale) che si potrebbero trovare a vivere in zone nelle quali i bacini fluviali saranno sottoposti a gravi problemi di esaurimento idrico, in particolare nel Nord e nel Sud dell’Africa e nel Sud e Centro dell’Asia. Secondo queste proiezioni, la richiesta globale di acqua dovrebbe aumentare di circa il 55%, a causa delle crescenti esigenze da parte del settore manifatturiero (+400%), per la generazione termica di elettricità (+140%) e per l’uso domestico (+130%). Questo quadro così drammatico lascia presagire anche scenari prossimi di guerre sempre più estese per il controllo delle risorse idriche che non a caso vengono ormai definite “oro blu” mentre già molti conflitti etichettati come etnici, religiosi o politici celano in realtà guerre per l’acqua ed altre risorse naturali. Una storia Alcune recenti vicende della storia moderna sono diventate emblematiche dello sfruttamento dissennato delle risorse naturali, in particolare delle risorse idriche, tanto da essere considerate veri e propri crimini contro l’umanità e contro l’ambiente. Storie di disastri ambientali come quello del lago di Aral, che oggi si estende tra le repubbliche dell’Uzbekistan e del Kazakistan, un tempo Unione Sovietica, dovrebbero Noi siamo l’acqua che beviamo e quella che mangiamo, attraverso i cibi preparati con essa e gli alimenti nei quali essa è costituente preponderante. Siamo anche l’acqua che hanno bevuto le generazioni che ci hanno preceduto perché, in forma liquida, gassosa e solida, essa costituisce un ciclo idrogeologico chiuso nel quale gli inquinanti possono penetrare e persistere. essere motivo di riflessione per tutti a cominciare dai decisori politici e istituzionali. Questo lago era per la sua estensione il quarto lago più grande al mondo, circondato da una vegetazione rigogliosa, estesi frutteti e campi coltivati che oggi non esistono più. A partire dal 1960 le acque dei suoi fiumi immissari l’Amu Darya e il Syr Darya (originati dai ghiacci perenni del Pamir e del Tien Shan), furono deviate per irrigare, con la tecnica dell’allagamento, immensi territori e dar inizio alla monocoltura intensiva del cotone che fu commercializzato ed esportato in tutto il mondo. La realizzazione di questo progetto trasformò però lentamente il lago di Aral, prima in una palude e poi in un vero e proprio deserto, privando le popolazioni di acque salubri, ponendo fine alle storiche attività di pesca a causa della crescente salinità delle acque lacustri residue, e condannando così quasi 5 milioni di persone a vivere in condizioni di estrema povertà. La morte del lago è testimoniata anche dalla impressionante sequenza di immagini satellitari che mostrano la netta riduzione della sua superficie, passata dai circa 68mila chilometri quadrati nel 1960 agli attuali 17mila. Danni rilevanti anche per il clima dell’intera regione circostante perché privata dell’effetto mitigatorio prima esercitato dall’enorme massa d’acqua del lago che riusciva a rendere gli inverni meno rigidi e le estati più fresche. Inoltre i pesticidi utilizzati per decenni per favorire e conservare le coltivazioni di cotone hanno inquinato il suolo, l’aria e le falde acquifere condannando le popolazioni residenti alla penuria di acqua potabile di cui prima godevano in abbondanza e all’aumento di numerose patologie (malattie respiratorie, forme di anemia, disfunzioni renali, disturbi neuro - comportamentali nei bambini e malattie neoplastiche ). La minaccia più subdola Inquinamento dei suoli, inquinamento atmosferico e xenobiotici (molecole di origine naturale o sintetica, estranee agli organismi con i quali interagiscono ad esempio gli antibiotici), metalli pesanti (mercurio, piombo, cromo, nickel, arsenico – le problematiche sanitarie più note e studiate), radionuclidi, anche in forma di gas- il radon ad esempio- , pesticidi, fertilizzanti, diossine, sottoprodotti della disinfezione dell’acqua per clorazione, metaboliti di farmaci, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto anche alga rossa, presente anche in molti laghi italiani) etc.; possono determinare degrado ed inquinamento delle acque e quindi rischio e danno per gli ecosistemi e per la salute umana anche attraverso i processi di bioaccumulo e biomagnificazione di queste sostanze all’interno della catena alimentare. La tossicità e la cancerogenicità di elementi contaminanti ed inquinanti possono inoltre esplicarsi con molteplici meccanismi di interazione ed 8 ATTUALITÀ amplificazione indicati come “effetto cocktail”, diversi da quello della sola e semplice sommazione delle loro singole azioni. Il degrado e l’inquinamento delle acque prodotto dalle attività della sola specie umana, ed è bene ricordarlo, costituiscono una minaccia che contiene in sé alcuni aspetti particolarmente subdoli e insidiosi, spesso trascurati e posti poco o marginalmente in correlazione con l’assunzione di acqua non salubre. La salute dei bambini e delle generazioni future Molti elementi tossici e cancerogeni infatti, presenti anche a livelli ammissibili per legge nelle acque consumate da soggetti adulti, possono nel periodo della gravidanza, attraverso l’esposizione materno-fetale ad acque contaminate assunte cronicamente, superare la barriera placentare ed emato-cerebrale del feto e quindi compromettere la salute del nascituro aumentando il rischio di malattie neoplastiche, cronico- degenerative ed infiammatorie in età infantile ed adulta, e attraverso l’alterazione dell’epigenoma dei gameti possono manifestarsi anche in generazioni successive e non direttamente esposte. Recenti indagini rilevano che un bambino su sei negli Stati Uniti d’America è affetto da disturbi dell’apprendimento, disordini e/o deficit del livello di attenzione e problemi di tipo comportamentale. Per quanto riguarda i Paesi europei i dati sono simili. Patologie del neurosviluppo (NDD) – autismo,disturbo da deficit dell’attenzione (ADD-attention deficit disorder), disturbo dell’attenzione da iperattività (ADHD-attention deficit hyperactivity disorder ) e ritardo mentale, come un aumentato rischio di morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative e neoplastiche, sono infatti, con sempre maggiori evidenze 9 ATTUALITÀ La tossicità e la cancerogenicità di elementi contaminanti ed inquinanti possono inoltre esplicarsi con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione indicati come “effetto cocktail”, diversi da quello della sola e semplice sommazione delle loro singole azioni. scientifiche, correlate anche all’esposizione materna ad inquinanti chimici ambientali veicolati anche attraverso l’assunzione cronica di acqua. In una rassegna della letteratura scientifica, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet nel 2006 (volume 368, issue 9553, pages 2167-78) dai ricercatori P. Grandjean, della Harvard School of Public Health, e da P.J. Landrigan, del Mount Sinai School of Medicine, sono stati presi in esame i dati pubblici disponibili sulla tossicità chimica per identificare le sostanze che con maggior probabilità interferiscono nello sviluppo delle strutture cerebrali: 202 sostanze chimiche industriali sono state identificate come capaci di danneggiare il cervello umano. I due ricercatori fanno presente che questo elenco non può essere considerato completo; infatti il numero di sostanze chimiche in grado di causare neurotossicità in test su animali di laboratorio supera il numero di 1.000. I due autori hanno quindi esaminato le pubblicazioni relative alle sole cinque sostanze dell’elenco – piombo, metilmercurio, arsenico, i PCB (bifenili policlorurati) e toluene – la cui tossicità per il cervello in via di sviluppo era stata già sufficientemente documentata; sostanze che spesso ritroviamo proprio nelle acque destinate a consumo umano. Il lavoro succitato rappresenta una pietra miliare in questo particolare campo d’indagine e si conclude con la forte ed impegnativa affermazione che l’inquinamento chimico può aver danneggiato milioni di bambini in tutto il mondo determinando quella che viene ora definita la “pandemia silenziosa” poiché gli effetti tossici delle sostanze chimiche industriali sui bambini sono stati e sono in genere trascurati. L’incremento delle malattie neoplastiche Nel ”Rapporto 2008 Tumori infantili. Incidenza, sopravvivenza, andamenti temporali“ (pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione 2008; 32(2) Supplemento2: 1-112), il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici in Italia nel periodo osservato, risulta il più alto di quello rilevato negli anni Novanta negli Stati Uniti e in Europa. I tumori infantili sono una patologia rara, ma il numero di bambini e adolescenti colpiti ogni anno è in aumento. Si tratta di un fenomeno che riguarda tutti i paesi occidentali e l’incidenza dei tumori infantili in Italia, nel primo anno di vita, ha un incremento annuale che è il doppio rispetto a quello degli altri paesi europei. Si stima che nel 2012, in Italia, verranno diagnosticati circa 364.000 nuovi casi di tumore maligno (circa 1.000 al giorno), di cui circa 202.000 (56%) negli uomini e circa 162.000 (44%) nelle donne, oltre ai carcinomi della cute, che per le loro peculiarità biologiche e cliniche e per la difficoltà di stimarne esattamente il numero (orientativamente circa 67.000 casi, 39.000 nei maschi e 28.000 nelle femmine) vengono conteggiati sepa- Il degrado e l’inquinamento delle acque prodotto dalle attività della sola specie umana, ed è bene ricordarlo, costituiscono una minaccia che contiene in sé alcuni aspetti particolarmente subdoli e insidiosi, spesso trascurati e posti poco o marginalmente in correlazione con l’assunzione di acqua non salubre. ratamente. Sempre nel 2012 in Italia i decessi causati da tumore saranno circa 175.000 (99.000 fra gli uomini e 76.000 fra le donne). Secondo stime recenti ogni anno nel Lazio vengono diagnosticati circa 25.000 nuovi casi di tumore maligno in persone fra 0 e 84 anni, 5 ogni 1.000 maschi (soprattutto cute, prostata, polmone, vescica e colon) e 4 ogni 1.000 femmine (soprattutto mammella, cute, colon, polmone e stomaco). Le persone viventi con una diagnosi di tumore maligno sono circa 170.000. La Prevenzione A fronte di questi dati e della complessa drammaticità dei rapporti tra ambiente e salute, tra inquinamento e salute, tra acqua e salute, è ancora una volta necessario ribadire il primato della prevenzione e della tutela della salute e dell’ambiente. Ormai da decenni la comunità scientifica internazionale, resistendo anche a forti pressioni economicopolitico- industriali, ha riconosciuto unanimemente nella prevenzione la strategia fondamentale in favore della salute umana e dell’ambiente. Lorenzo Tomatis, medico, già Direttore dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul cancro (I.a.r.c.) dal 1981 al 1994, primo Presidente del comitato scientifico internazionale dell’Associazione medici per l’ambiente- Isde (International Society of Doctors for the Environment) , tra i primi scienziati al mondo ad aver intuito e aver dimostrato la transgenerazionalità delle malattie indotte 10 ATTUALITÁ ATTUALITÁ da inquinanti ambientali, sosteneva: “L’approccio fondamentale della prevenzione primaria segue una logica incontroversibile: la misura più efficace è quella di evitare o diminuire al minimo possibile l’esposizione agli agenti causali di malattia”. Una idea tanto giusta di prevenzione e cura, sostanziata da studi, ricerche e documentazioni, da essere recepita totalmente nel Principio di Precauzione entrato a far parte del Trattato Costitutivo dell’Unione Europea (Maastricht, 1994) e che dovrebbe essere un punto di orientamento fondamentale in ogni scelta ad alto impatto sulla salute e l’ambiente. Gli interventi Se si riuscisse finalmente a riconoscere anche per legge e in tutto il mondo che l’acqua è un bene comune preziosissimo ed irrinunciabile da tutelare, e non una merce da cui trarre profitto e guadagno, allora sarebbe anche più semplice individuare gli interventi da realizzare subito affinché l’acqua, che scorre dai rubinetti delle case, torni ad essere un elemento salubre e non una minaccia perché inquinata e contenente miscele di sostante tossiche e cancerogene. In sintesi: • tutela della risorsa idrica attraverso politiche di risparmio, adeguamento e miglioramento della rete degli acquedotti, adeguamento e miglioramento dei sistemi di depurazione, riuso e smaltimento delle acque reflue, controllo delle attività zootecniche e industriali ad alto impatto ambientale, attuazione del Codice di buona pratica agricola (Cbpa); • rispetto ed attuazione del Principio di Precauzione; • sistemi di potabilizzazione, depurazione e dearsenificazione efficaci e controllati con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per il massimo rispetto della salute e dell’ambiente; • rispetto delle leggi in materia di pulizia e salubrità delle acque in particolare di quanto disposto dal Decreto legislativo 31 /2001 e dalla Direttiva europea 2001/928/Euratom 11 Secondo stime recenti ogni anno nel Lazio vengono diagnosticati circa 25.000 nuovi casi di tumore maligno in persone fra 0 e 84 anni, 5 ogni 1.000 maschi (soprattutto cute, prostata, polmone, vescica e colon) e 4 ogni 1.000 femmine (soprattutto mammella, cute, colon, polmone e stomaco). Le persone viventi con una diagnosi di tumore maligno sono circa 170.000. (tutela delle popolazioni dall’esposizione al radon – gas radioattivo, contaminate presente nelle acque di alcune aree del nostro paese e responsabile del cancro del polmone); • controllo e riduzione di tutte quelle attività che continuano ad immettere nell’ambiente sostanze tossiche e cancerogene; • bonifica dei siti ambientali contaminati; • corrette politiche di gestione e riduzione della produzione di rifiuti solidi urbani, industriali e speciali; • controlli certi e trasparenza nell’informazione ai cittadini circa la qualità delle acque erogate. L’impegno dei medici Questi interventi sono possibili e realizzabili anche in breve tempo ma pre- suppongono una presa di coscienza ed assunzione di responsabilità di tutti e di cui i medici devono essere protagonisti assoluti anche in ossequio all’art.5 del nuovo codice deontologico della professione medica che afferma: ”Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora fondamentale e determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva”. 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Mariano Ortenzi, Dott. Armando Pucci, Dott. Enrico Pofina Diagnostica per Immagini e Radiologia Interventistica Ospedale Belcolle Viterbo Introduzione La diagnostica per immagini svolge un ruolo chiave nell’accurata diagnosi e nell’appropriata gestione dei pazienti con aneurisma dell’aorta addominale. Negli ultimi anni i progressi dell’ecografia (US), ecocolordoppler (ECD), tomografia computerizzata (TC) e risonanza magnetica (RM) hanno permesso importanti miglioramenti nell’identificazione e studio della patologia aneurismatica aortica. In particolare l’angio TC multidetettore (TCMD) e l’angio RM hanno rimpiazzato l’angiografia digitale (DSA) nella pianificazione preoperatoria e nel follow-up post procedura. L’angio TCMD è la modalità preferita, per disponibilità, accuratezza e velocità d’esecuzione. L’angio RM rappresenta un’alternativa non invasiva in casi selezionati e l’ecografia con mezzo di contrasto è allo studio per la valutazione degli endoleak. Tecniche radiologiche d’imaging L’imaging radiologico è fondamentale per la diagnosi, monitoraggio nel tempo, pianificazione pre-operatoria e controllo post intervento dell’aneurisma dell’aorta addominale (18). In passato l’imaging si basava sulla radiografia convenzionale (Rx) per ricercare le calcificazioni della sacca aneurismatica, seguita dalla angiogra- L’angio RM rappresenta un’alternativa non invasiva in casi selezionati e l’ecografia con mezzo di contrasto è allo studio per la valutazione degli endoleak. fia con cateterismo arterioso che ne valutava il lume. Oggi invece si può scegliere tra differenti metodiche che includono: ecografia, ecocolordoppler, tomografia computerizzata e risonanza magnetica. L’ecografia è un’indagine non invasiva, di basso costo ed accurata per la diagnosi iniziale sia in paziente asintomatico che sintomatico; è utile nel monitoraggio delle lesioni per la capacità di valutare la crescita dell’ aneurisma con una sensibilità e specificità del 98%. Fornisce informazioni riguardanti i rapporti tra aneurisma, arterie renali e viscerali, biforcazione iliaca, parete aortica, apposizioni di trombi e calcificazioni parietali. È utilizzata nel monitoraggio dei pazienti con aneurisma a basso rischio di rottura (diametro inferiore a 3 cm) (29). L’ecocolordoppler dà ulteriori informazioni nello studio degli aneurismi dell’aorta addominale, particolarmente nei pazienti candidati al trattamento chirurgico tradizionale o endovascolare: l’analisi flussimetrica può identificare la presenza di stenosi delle arterie iliache e femorali orientando la strategia operatoria. Nei pazienti trattati con procedura endovascolare è allo studio l’ECD con mezzo di contrasto, quale valida alternativa all’angio TCMD, per la precoce individuazione dell’ endoleak (31). L’angiografia con risonanza magnetica è un potente mezzo di studio dell’aorta. Tuttavia dà una visione prevalente del lume vascolare e poche informazioni su calcificazioni e trombo. Lo sviluppo tecnologico porterà in un prossimo futuro ad esami RM più rapidi, eseguiti con mezzi di contrasto che possono ulteriormente migliorare la qualità dell’immagine vascolare fornendo maggiori informazioni sulla parete aortica. Attualmente trova impiego nei pazienti in cui risulta controindicato il MDC iodato (30). L’angiografia con sottrazione digitale è stata ampiamente superata dalle tecniche di angiografia TC e MR. Mantiene un ruolo fondamentale nel trattamento endovascolare documentando il corretto posizionamento 14 ATTUALITÀ della protesi e verificando l’effettiva esclusione della sacca aneurismatica. Può essere necessaria nello studio degli endoleak di tipo I e III per pianificare un nuovo trattamento (26). La Tomografia computerizzata multidetettore ha rivoluzionato lo studio non invasivo vascolare ed ha sostituito l’angiografia tradizionale, diventando la metodica ideale per lo studio delle malattie dell’aorta. Le moderne apparecchiature TCMD consentono lo studio dell’intero sistema vascolare in un brevissimo tempo con minima invasività e disagio per il paziente (1). L’elevata risoluzione spaziale e di contrasto, il post processing dei dati ottenuti, permettono ricostruzioni tridimensionali, bidimensionali e volumetriche con immagini simili a quelle angiografiche, a contenuto informativo molto superiore (5). Lo studio angio TC rappresenta dunque lo standard di riferimento per la diagnosi e il follow-up degli aneurismi dell’aorta toracica e addominale. Dimostra i rapporti tra aneurisma ed origine dei vasi viscerali, la presenza di fissurazione, ematoma intramurale, ATTUALITÀ trombosi parietale, calcificazioni, alterazioni parietali, stravaso emorragico. L’esame TCMD dell’aorta prevede una prima acquisizione dei dati senza iniezione endovenosa di mezzo di contrasto iodato (MDC), seguita da una seconda acquisizione con MDC e, in alcuni casi, dal controllo tardivo. Lo studio TC senza MDC è raccomandato nella fase iniziale dell’esame ed in emergenza, potendo identificare l’ematoma intramurale e la rottura dell’aneurisma con l’emorragia periaortica. È utile inoltre nella ricerca di calcificazioni intimali, che si dislocano all’interno del lume nella dissecazione aortica o per la visualizzazione di calcificazioni del trombo, che possono simulare piccoli endoleak, al controllo dopo posizionamento dell’endoprotesi. Lo studio angio TCMD con MDC dell’aorta è la parte più importante dell’esame. Il bolo di contrasto iodato, (circa 120 CC di MDC alla concentrazione di 370-400 mgI/ml), iniettato nella vena del braccio (flusso di 4-5 ml al secondo), raggiunge l’atrio ed il ventricolo destro; attraverso la piccola circolazione arriva alle sezioni cardiache di sinistra e quindi nell’aorta toracica, addominale e nelle arterie degli arti inferiori. In media, tra iniezione di MDC nella vena del braccio ed opacizzazione dell’aorta, passano circa 20-30 secondi in relazione alle caratteristiche del paziente e della gittata cardiaca. Per ottimizzare la sincronizzazione del passaggio del bolo di MDC con la scansione TC si utilizzano vari software mediante i quali l’operatore osserva in real time l’opacizzazione progressiva del vaso ed avvia la scansione al momento opportuno (6). La TCMD acquisisce in pochi secondi il volume corporeo selezionato e lo propone in sezioni assiali di spessore stabilito. Le sezioni assiali rappresentano il fondamento della lettura dell’esame TC (FIG1). Le ricostruzioni eseguite successivamente nel post processing, forniscono tutti i dati su piani coronali, sagittali e obliqui per la corretta diagnosi e per la pianificazione dell’ intervento chirurgico tradizionale o endovascolare (24). Le ricostruzioni tridimensionali sono cruciali per il radiologo interventista ed il chirurgo vascolare nella valuta- La Tomografia computerizzata multidetettore ha rivoluzionato lo studio non invasivo vascolare ed ha sostituito l’angiografia tradizionale, diventando la metodica ideale per lo studio Fig. 1 Angio TCMD con MDC (sezione assiale); voluminoso aneurisma dell’aorta addominale sottorenale ad alto rischio di rottura. 15 delle malattie dell’aorta. Fig. 2 Post processing con ricostruzioni 3D Volume Rendering (VR) dell’aneurisma per studio dei rapporti vascolari (A, B); pianificazione pre-operatoria e misurazione dei diametri con ricostruzione multiplanare MIP (C ). zione di tortuosità di vasi, angolazioni del colletto e delle arterie iliache. Le varie ricostruzioni ( volume rendering VR o 3D, multiplanar reformating MPR, maximum intensity projection MIP) consentono la valutazione della lunghezza, dei diametri e dei rapporti vascolari con le strutture circostanti, favorendo la diagnosi, la pianificazione operatoria e la scelta del tipo di endoprotesi (FIG 2 A,B,C). L’interpretazione dei risultati e la formulazione del referto radiologico si basano sulla combinazione delle immagini assiali e ricostruite. Nello studio dell’endoleak o dello stravaso emorragico di MDC può essere necessario il controllo tardivo effettuato circa 1 minuto dopo la fase arteriosa. Ruolo dell’angio TCMD nel management dell’ aneurisma dell’aorta addominale. Per aneurisma si intende la dilatazione pari o superiore al 50% del diametro del vaso misurato in quel punto; il diametro medio normale dell’aorta addominale sottorenale nella donna è di 1,4 cm e nell’uomo di 2.1 cm. Si parla pertanto di aneurisma dell’aorta addominale se il diametro è superiore a 3 cm nella donna e 4 cm nell’uomo. Colpisce il 2-3% della popolazione Lo studio TC senza MDC è raccomandato nella fase iniziale dell’esame ed in emergenza, potendo identificare l’ematoma intramurale e la rottura dell’aneurisma con l’emorragia periaortica. È utile inoltre nella ricerca di calcificazioni intimali, che si dislocano all’interno del lume nella dissecazione aortica o per la visualizzazione di calcificazioni del trombo (...) d’età superiore ai 60 anni con un rapporto maschi/femmine di 5:1. È asintomatico nel 75% dei casi e la prima manifestazione può essere la rottura (3). In caso di rottura l’85% degli individui muore senza neanche raggiungere l’ospedale; di quelli che riescono ad essere sottoposti all’intervento il 50% muore per il sopraggiungere di complicazioni. L’intervento in elezione consente la riparazione dell’aneurisma con una mortalità a 30 giorni del 4,3 % nella chirurgia tradizionale e dell’1,8% nell’intervento per via endovascolare (9). Il radiologo si può trovare di fronte alle seguenti situazioni: diagnosi accidentale, studio in elezione, studio in emergenza, studio pre-operatorio, follow-up dei pazienti operati, controllo evolutivo dei piccoli aneurismi. Il riscontro accidentale degli aneurismi dell’aorta addominale si osserva nell’1% degli esami TC e RM effettuati per altri motivi; si è visto tuttavia che solo nel 25% dei casi scoperti viene attivato un corretto monitoraggio nel tempo, al quale consegue l’eventuale trattamento in elezione in caso di crescita (32). Nello studio radiologico TC in ele- 16 ATTUALITÁ ATTUALITÁ L’endoleak è la Fig. 5. Endoleak tipo III (A), determinato dal distacco delle branche protesiche di destra (B); controllo angiografico dopo correzione endovascolare (C). persistenza del flusso ematico nella sacca aneurismatica all’esterno dell’endoprotesi; ha un’incidenza del 10-40% nelle varie Fig. 3 Angio TCMD con MDC: aneurisma rotto con emorragia peri-aortica; stravaso di MDC e spostamento del rene di sinistra per ”effetto massa” prodotto dall’ematoma. zione devono essere valutati i seguenti elementi: Sede (toraco-addominale, iuxtarenale, sottorenale, aorto-iliaco) e morfologia (fusiforme, sacciforme, misto). Dimensioni: nella storia naturale dell’aneurisma si registra una crescita di 2-4 mm all’anno; gli aneurismi più grandi crescono più rapidamente. Il rischio di rottura a 5 anni è del 41% per gli aneurismi di diametro superiore a 5 cm, fino ad arrivare al 75% per quelli superiori ai 7 cm. Trombo murale: il trombo si forma per la turbolenza del flusso sanguigno nella sacca aneurismatica; il trombo concentrico riduce il rischio di rottura rispetto al trombo eccentrico; il trombo disomogeneo, irregolare o ulcerato può essere responsabile di embolie distali. Morfologia e lunghezza del colletto: il colletto è la porzione di aorta compresa tra l’arteria renale più caudale casistiche. e l’origine della dilatazione aneurismatica; la lunghezza, il diametro, la forma, la presenza di calcificazioni o trombosi del colletto possono orientare il tipo d’intervento o la scelta dell’endoprotesi. patologia arteriosa e anomalie vascolari associate: stenosi ateromasiche delle arterie renali (30 %), mesenterica superiore o tronco celiaco (22%), arteria mesenterica inferiore (80%), aneurisma delle arterie iliache, placche arteriosclerotiche, stenosi delle arterie iliache-femorali, arterie renali accessorie, aneurismi viscerali, possono associarsi all’aneurisma addominale. La valutazione di tutti questi elementi, è fondamentale per la corretta pianificazione operatoria. Associazione con altre patologie e reperti collaterali extravascolari: negli Fig. 4 Controllo 3D dopo posizionamento di endoprotesi: esclusione della sacca aneurismatica (tecnica EVAR) (A). La sezione assiale dimostra la trombosi della sacca aneurismatica e la pervietà delle branche endoprotesiche (B). 17 esami effettuati per studio vascolare è stata riscontrata la coincidenza di patologia neoplastica nel 4,5% dei casi. Nel corso d’esame angio TC, il riconoscimento e la segnalazione di patologie rilevanti coesistenti, possono modificare la prognosi e la terapia del paziente. Pertanto lo studio TC vascolare deve sempre essere completato con la ricerca di reperti associati (33). Lo studio TC dell’aneurisma rotto o in fase di rottura, eseguito in urgenza, localizza lo stravaso emorragico che, nella maggior parte dei casi (75%), avviene nel retroperitoneo; più raramente nel peritoneo libero, nelle vene adiacenti o nel tubo digerente. La rottura rappresenta la fase finale della storia naturale dell’aneurisma e porta a morte nell’85% dei casi (27). L’emorragia si manifesta alla TC come area irregolare di densità disomogenea a sviluppo nel tessuto adiposo periaortico; l’ematoma determina “effetto massa” e disloca le strutture anatomiche limitrofe, intestinali, vascolari o il rene; dopo la somministrazione di MDC è possibile osservare lo stravaso di contrasto nell’ematoma stesso attraverso la breccia di rottura della sacca aneurismatica (FIG 3). A volte è possibile riconoscere l’ematoma intramurale come fase iniziale della rottura aortica; esso si manifesta clinicamente con dolori addominali aspecifici ed è la conseguenza di un’emorragia spontanea tra la tunica media e l’intima prodotta dalla rottura di un vasa vasorum malacico. Nelle scansioni senza MDC l’ematoma intramurale appare come una tenue iperdensità della parete aortica di morfologia semilunare che deforma l’immagine del lume associandosi talora a spostamento delle calcificazioni intimali. Le ricostruzioni bidimensionali e tridimensionali visualizzano l’estensione dell’ematoma intramurale. L’angio TCMD svolge il suo ruolo principale nella pianificazione del trattamento endovascolare (EVAR); per l’impianto dell’endoprotesi è necessaria l’analisi morfologica dell’aorta addominale e dell’aneurisma, del colletto prossimale e degli assi iliacofemorali; è importante la valutazione di rami viscerali, arterie renali, eventuali arterie renali accessorie, pervietà dell’arteria mesenterica inferiore e delle lombari (2, 4, 12, 15, 23). Infine le misurazioni millimetriche dei diametri del colletto prossimale, sacca aneurismatica, colletto distale, arterie iliache e femorali sono indispensabili per la scelta calibrata dell’endoprotesi ed il successo della procedura (8, 10, 11, 17, 19). Il riconoscimento di un’eccessiva angolazione del colletto, la tortuosità delle arterie iliache o la presenza di stenosi possono controindicare il trattamento endoprotesico (16). Nel controllo post-operatorio dell’intervento endovascolare l’angio TCMD svolge un ruolo insostituibile nella ricerca di complicanze e nella valutazione dell’endoleak (20, 21). Dopo il posizionamento della protesi per via endovascolare il sangue che rimane incarcerato nella sacca aneurismatica trombizza (FIG 4 A, B). Con il passare del tempo il diametro della sacca tende a ridursi. Pertanto i controlli TC devono valutare: il corretto posizionamento dell’endoprotesi rispetto alle arterie renali e la pervietà di quest’ultime; la posizione stabile nel tempo dell’endoprotesi stessa e la pervietà delle sue componenti (corpo, branca iliaca principale, branca iliaca controlaterale, cuffie, estensioni); alterazioni strutturali o eventuali migrazioni craniali o caudali dell’endoprotesi. L’endoleak è la persistenza del flusso ematico nella sacca aneurismatica all’ esterno dell’endoprotesi; ha un’incidenza del 10-40% nelle varie casistiche. Nella maggior parte dei casi può essere determinato dal mancato accollamento del corpo principale o 18 ATTUALITÁ ATTUALITÁ Per aneurisma si intende la dilatazione pari o superiore al 50% del diametro del vaso misurato in quel punto; il diametro medio normale dell’aorta addominale sottorenale nella donna è di 1,4 cm Fig. 6. Angio TCMD con MDC. Controllo di pregresso posizionamento di protesi chirurgica per aneurisma dell’aorta addominale sottorenale: presenza di ascesso peri-aortico e paravertebrale sinistro. delle branche protesiche alla parete vascolare nativa con conseguente passaggio di sangue a lato della protesi (tipo I), o dalla deconnessione degli elementi protesici (tipo III) (FIG 5 A,B,C). Più raro è il ritorno di sangue nella sacca aneurismatica per inversione di flusso da rami collaterali (tipo II) o da filtrazione di sangue attraverso la protesi (tipo IV) (22). In una certa percentuale di casi l’endoleak tende a risolversi spontaneamente nel tempo; in caso di persistenza, con crescita della sacca aneurismatica, va proposto un ulteriore intervento di correzione. Anche nella chirurgia tradizionale l’angio TCMD è indispensabile per il riconoscimento di complicanze tardive quali lo pseudo-aneurisma anastomotico, l’infezione peri-protesica (FIG 6 ), la trombosi della protesi. Conclusioni Nella diagnostica per immagini della patologia aortica addominale l’ angio TCMD è attualmente la più importante ed ampiamente utilizzata tecni- 19 ca d’indagine (7). Grazie all’elevata accuratezza diagnostica e rapidità d’esecuzione, rappresenta lo standard di riferimento per la diagnosi e follow-up degli aneurismi. È il metodo diagnostico di scelta nelle emergenze aortiche permettendo lo studio di tutto il sistema vascolare in un tempo di 5-10 secondi (13,14). Risulta insostituibile per distinguere gli aneurismi che necessitano di trattamento da quelli che devono essere controllati nel tempo. Lo studio panoramico morfologico dell’aorta, l’analisi dei diametri, l’estensione longitudinale dell’aneurisma, i suoi rapporti con le emergenze vascolari, sono elementi decisivi per la corretta pianificazione preoperatoria (25). Il post-processing dei dati acquisiti permette di ottenere tutte le informazioni indispensabili per orientare la modalità operatoria e scegliere l’endoprotesi appropriata. L’angio TC è ugualmente essenziale nel follow-up post operatorio per identifi- e nell’uomo di 2.1 cm. care precocemente eventuali complicazioni: trombosi, infezioni, deiscenze anastomotiche, pseudo-aneurismi nella chirurgica tradizionale; migrazione, integrità, distorsioni, trombosi, stenosi della protesi nel trattamento endovascolare. L’angio TC è la modalità più utilizzata per il controllo e la caratterizzazione dell’endoleak, con una sensibilità del 92%. Gli aneurismi con un diametro di 3-4 cm, possono essere controllati a distanza di 6-12 mesi mediante ecocolordoppler, tenendo presente che un incremento superiore a 5 mm in 6 mesi necessita di valutazione chirurgica (28). Ringraziamenti: si ringraziano per la collaborazione: i TRSM R. Basso, P. Durantini, S. Santucci, G. Burla, G. Barnabei, S. Rofena, G. Cenedesi; gli IP A. Rapiti, P. Pistonami, G. Ranuzzi, C Sapronetti. Ringraziamento particolare al Prof D. Alberti e alla equipe di Chirurgia Vascolare Ospedale Belcolle. Per comunicazioni: Dott. Mariano Ortenzi, UOS Angiografia e Radiologia Interventistica Ospedale Belcolle Viterbo. Tel 0761.339300. mail: [email protected] Bibliografia 1. Maroldi R., Manildo I., Cristinelli MR, Farina D. TC Multistrato nello studio degli aneurismi dell’aorta addominale. Annale Ital. Chirurgia LXXV, 2, 2004. 2.United Kingdom EVAR Trial Investigators, N Engl J Med 2010; 362: 1863-1871 3.Bengtsson H, Bergqvist D, Sternby NH. 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Shunt temporaneo Fig. 5 b. Posizionamento dello shunt temporaneo “Apoplexy is, as I take it, a kind of lethargy… a kind of sleeping in the blood.” William Shakespeare, Enrico IV Cenni storici Il primo lavoro che mette in connessione l’ictus con le lesioni vascolari extracraniche è attribuito a Gowers che nel 1875 descrisse un paziente con emiplegia destra e cecità dell’occhio sinistro1. Egli attribuì questa sindrome all’ostruzione della carotide sinistra al collo. Seguirono alcuni lavori simili2,3. Nel 1914 Hunt sottolineò che l’arteriopatia ostruttiva della carotide extracranica era una possibile causa di ictus4: aveva notato che la parte cervicale delle carotidi non veniva esaminata di routine dopo il decesso e sostenne che, al momento dell’autopsia, dovesse essere fatto un accurato esame di questa porzione del sistema circolatorio. Inoltre, riteneva che l’ischemia cerebrale transitoria fosse equivalente alla claudicatio intermittens del cervello e rappresentasse un pro- 21 Fig. 1. Blocco del plesso cervicale Fig.2. Posizione del paziente al tavolo operatorio dromo dell’ictus. Malgrado questi primi lavori, gli studi su questo argomento rimasero relativamente in sordina fino a quando Moniz e coll. riportarono nel 1917 che per la diagnosi di ostruzione dell’arteria carotide si poteva utilizzare l’arteriografia5. Johnson e Walzer hanno fatto una revisione di 101 casi di ostruzione carotidea diagnosticata con l’arteriografia ed hanno sostenuto che l’arteriectomia della carotide o la simpaticectomia cervicale potessero risolvere il vasospasmo cerebrale che essi ritenevano essere una causa importante dell’invalidità successiva all’ictus iniziale6. Il primo tentativo di endoarterectomia carotidea di un vaso totalmente ostruito viene attribuito a Strlly e coll. che, peraltro, non ebbe successo7. Il primo lavoro su un intervento chirurgico, coronato da successo, sulla carotide extracranica fu pubblicato nel 1954. Eastcott e coll. descrissero la loro esperienza con una paziente che aveva avuto episodi di ischemia cerebrale transitoria emisferica8. Questa paziente aveva una lesione ateroclerotica a livello delle biforcazione carotidea che venne trattata con una resezione ed un’anastomosi diretta. Una successiva pubblicazione di DeBakey9 ed una di Carrea e coll.10 citano interventi chirurgici eseguiti in un periodo precedente, ma la pubblicazione di Eastcott e coll. deve essere considerata quella che ha influito maggiormente nel portare all’attenzione del mondo medico la possibilità di riparare la carotide. La chirurgia vascolare era progredita al punto che la riparazione chirurgica di questa lesione fu rapidamente accettata e, di conseguenza, l’endoarterectomia carotidea è diventata uno degli interventi più 22 ATTUALITÁ ATTUALITÁ L’ictus è la terza principale causa di morte negli Stati Uniti. È la seconda principale causa di morte cardiovascolare ed è la più comune causa di L’endoarteriectomia carotidea La EAC è dimostrata come la misura più efficace di protezione dall’ictus ischemico: con oltre 90.000 casi/anno negli USA è oggi il più eseguito tra gli interventi di Chirurgia Vascolare 11,12,13,14. La EAC quale chirurgia profilattica si giustifica quando complicanze e rischi aggiuntivi (precoci e tardivi) siano inferiori alla mortalità e morbilità attese nella popolazione non operata. morte neurologica. L’incidenza di nuovi ictus è di circa 160 ogni 100.000 persone per anno comunemente eseguiti sul sistema vascolare, con pieno successo. Incidenza e impatto socio-economico L’ictus è la terza principale causa di morte negli Stati Uniti. È la seconda principale causa di morte cardiovascolare ed è la più comune causa di morte neurologica. L’incidenza di nuovi ictus è di circa 160 ogni 100.000 persone per anno115,116. Oltre alla morte, si deve considerare l’invalidità conseguente all’infarto cerebrale, dal punto di vista dell’effetto negativo sul paziente, del costo socio-economico per il paziente stesso, la sua famiglia e la società. L’ictus ischemico cerebrale costituisce un immenso problema di sanità pubblica in tutto il mondo sviluppato, rappresentando la malattia neurologica più comune, prima causa di deficit inabilitante e terza causa di morte, con un costo stimato negli USA di trenta miliardi di dollari all’anno. La ricerca di un’efficace terapia preventiva per lo stroke rappresenta perciò un importante obiettivo di medicina pubblica. 23 Note 1 Gowers WR: On a case of simultaneous embolism of central retinal and middle cerebral arteries. Lancet 2; 794, 1875. 2 Cadwalader WB: Unilateral optic atrophy and controlateral hemiplegia consequent on occlusion of the cerebral vessels. JAMA 59:2248, 1912. 3 Guthrie LG, Mayou S: Right emiplegia and atrophy of left optic nerve. Proc R Soc Med 1: 80, 1908. 4 Hunt JR: The role of the carotid arteries in the causation of vascular lesions of the brain, with remarks on certain special features of the symptomatology. Am J Med Sci 147: 704, 1914. 5 Moniz E, Lima A, deLacerda R: Hemiplegies par thrombose de la carotide interne. Presse Med 45: 977, 1937. 6 Johnson HC, Walker AE: The angiographic diagnosis of spontaneous thrombosis of internal and common carotid arteries. J Neurosurg 8: 631, 1951. 7 Strully KJ, Hurwitt ES, Blankenberg HW: Thromboendarterectomy for thrombosis of the carotid artery in the neck. J Neurosurg 10: 474, 1953. 8 Eastcott HHG, Pickering GW, Robb CG: Recontruction of internal carotid artery in a patient with intermitent attacks of hemiplegia. Lancet 2: 994, 1954. 9 DeBakey ME: Successfull carotid endarterectomy for cerebrovascular insufficiency. Nineteen-year follow-up. JAMA 233: 1083, 1975. 10 Carrea R, Molins M, Muphy G: Surgical treatment of spontaneous thrombosis of the internal carotid artery in the neck. Carotid-carotid anastomosis: Report of a case. Act Neurol Lat Am 1: 71, 1955. 11 Gowers WR: On a case of simultaneous embolism of central retinal and middle cerebral arteries. Lancet 2; 794, 1875. 2,32 Cadwalader WB: Unilateral optic atrophy and controlateral hemiplegia consequent on occlusion of the cerebral vessels. JAMA 59:2248, 1912. 44 Hunt JR: The role of the carotid arteries in the causation of vascular lesions of the brain, with remarks on certain special features of the symptomatology. Am J Med Sci 147: 704, 1914. 55 Moniz E, Lima A, deLacerda R: Hemiplegies par thrombose de la carotide interne. Presse Med 45: 977, 1937. 66 Johnson HC, Walker AE: The angiographic diagnosis of spontaneous thrombosis of internal and common carotid arteries. J Neurosurg 8: 631, 1951. 77 Strully KJ, Hurwitt ES, Blankenberg HW: Thromboendarterectomy for thrombosis of the carotid artery in the neck. J Neurosurg 10: 474, 1953. 88 Eastcott HHG, Pickering GW, Robb CG: Recontruction of internal carotid artery in a patient with intermitent attacks of hemiplegia. Lancet 2: 994, 1954. 99 DeBakey ME: Successfull carotid endarterectomy for cerebrovascular insufficiency. Nineteen-year follow-up. JAMA 233: 1083, 1975. 1010 Carrea R, Molins M, Muphy G: Surgical treatment of spontaneous thrombosis of the internal carotid artery in the neck. Carotid-carotid anastomosis: Report of a case. Act Neurol Lat Am 1: 71, 1955. 115,116 115 Kannel WB: Epidemiology of cerebrovascular disease: An epidemiologic study of cerebrovascular disease. In: Cerebral Vascular Diseases. American Neurological Association and American Heart Association. New York and London, Grune and Stratton, 1966, pp5366.11,12,13,1411 North American Symptomatic Carotid Endarterectomy Trial Collaborators. Beneficial effect of carotid endarterectomy in symptomatic patients with high-grade carotid stenosis. N Engl J Med 1991; 325: 445-53. Maculopatia Dott. Francesco Ricci Oculista, Ospedale Columbus Roma La maculopatia èuna malattia che colpisce la parte più specializzata e sensibile della retina, la macula, cioè la zona specializzata alla lettura e alla visione distinta. Normalmente, durante una visita oculistica, ci viene richiesta la misurazione del “visus” e ciò che realmente misuriamo è la capacità visiva della macula in decimi. La degenerazione maculare legata all’età è una lesione degenerativa della macula caratterizzata, negli stadi precoci, da drüsen e da alterazioni pigmentate. L’insorgenza della malattia avviene intorno ai 50-55 anni, si manifesta con un lento e progressivo calo del visus più pronunciato nella lettura da vicino. La degenerazione maculare colpisce l’1% della popolazione oltre i 50 anni, il 14% degli ultra 75enni, mentre oltre il 30% degli ultra 85enni sono affetti dalla forma più grave di degenerazione maculare, la formaneovascolare o emorragica-essudativa. La degenerazione maculare legata all’età è un problema di interesse sociale poiché il numero di soggetti di età superiore a 65 anni avrà circa un raddoppio verso il 2020. Pertanto molte persone arriveranno fino all’età della comparsa della degenerazione maculare. La degenerazione maculare legata all’età è una lesione degenerativa della macula caratterizzata, negli stadi precoci, da drüsen e da alterazioni pigmentate. Forma emorragico-essudativa L’insorgenza della malattia avviene intorno ai 50-55 anni, si manifesta con un lento e progressivo calo del visus più pronunciato nella lettura da vicino. Forma Atrofica-drusenoide Circa tre milioni di persone in Italia sono colpite da degenerazione maculare a vari stadi, rendendo il problema di alta rilevanza per la sanità pubblica. gica, con rapida diminuzione del visus e comparsa di neovasi; questi neovasi sono gomitoli di capillari molto fragili che sollevano la retina e tendono facilmente a sanguinare. In genere l’affezione inizia con delle minime alterazioni maculari, le drüsen (depositi retinici colloidi) ben visibili durante l’esame del fondo oculare. Sintomatologia Il primo sintomo della forma essudativa è la deformazione delle immagini (le metamorfopsie). La maculopatia in circa l’85% dei casi evolve verso la forma atrofica, con lenta diminuzione della vista; mentre il 15% evolve verso la forma emorra- In seguito compaiono scotomi centrali e la diminuzione del visus può essere molto rapida e profonda. Le metamorfopsie sono un sintomo 24 ATTUALITÁ ATTUALITÁ precoce, con a volte visione di oggetti e persone rimpicciolite e scotoma positivo. La diagnosi di maculopatia La dimensione e la densità dello scotoma non possono essere dedotti dall’aspetto del fondo oculare. dall`oculista durante viene formulata una visita oculistica Per quanto riguarda le forme atrofiche la visione è diminuita ma l’evoluzione è molto lenta ed il soggetto avrà generalmente un visus finale migliore che nella forma disciforme. L’evoluzione di queste forme può durare anni; spesso, anche con lesioni atrofiche estensive, la funzionalità visiva è relativamente conservata. approfondita con l`esame Quali sono le cause? Si tratta di affezioni su base vascolare con una predisposizione familiare. La luce solare ha sicuramente un ruolo nella comparsa delle lesioni maculari senili. L’ipertensione arteriosa e l’arteriosclerosi giocano un ruolo non trascurabile come anche i fattori nutrizionali (avitaminosi) e il fumo. L’implicazione di un fattore ereditario è stato confermato dalla ricerca moderna in biologia molecolare. sono la fluorangiografia Nel 20% dei casi sono state accertate mutazioni su un gene che è anche responsabile della degenerazione maculare giovanile; ma altri fattori genetici sono implicati ed attualmente oggetto di studio. È disponibile un test genetico che si basa su un semplice prelievo di DNA, ottenuto strisciando uno spazzolino sulla mucosa della bocca. L’esame è in grado di individuare gli eventuali polimorfismi associati alla degenerazione maculare senile con una sensibilità che supera l’80%. Non conosciamo i meccanismi specifici che sono causa di questa malattia a livello biochimico e cellulare. Uno dei meccanismi più accreditati è che la degenerazione maculare legata 25 del fondo oculare e a discrezione dell`oculista l`esecuzione di alcuni esami strumentali che retinica con fluorescina, l’angiografia con verde di indocianina e l`OCT (...) all’età possa essere la conseguenza di alterazioni ossidative a livello della retina esterna. La retina esterna evidenzia un elevato consumo di ossigeno. Quest’area è esposta ad irradiazione e sappiamo che soprattutto la componente azzurra della luce solare è tossica per la macula. Poiché vi è un’alta concentrazione di acidi grassi polinsaturati a livello della membrana cellulare, questo è il punto ideale per la produzione di radicali liberi. Il danno ipossico che ne consegue sarebbe alla base della produzione di fattori di crescita vasali a livello sottoretinico con la formazione dei neovasi responsabili del danno maculare. Diagnosi La diagnosi di maculopatia viene formulata dall`oculista durante una visita oculistica approfondita con l`esame del fondo oculare e a discrezione dell`oculista l`esecuzione di alcuni esami strumentali che sono la fluorangiografia retinica con fluorescina, l’angiografia con verde di indocianina e l`OCT che permettono di evidenziare o meno la presenza della maculopatia e di darne una definizione corretta. Terapia Le terapie più recenti proposte per la cura delle degenerazioni maculari emorragiche utilizzano sostanze antiangiogeniche, cioè che bloccano la proliferazione dei neovasi. Si tratta di sostanze che vengono iniettate direttamente dentro l’occhio, nel vitreo; le più proposte sono: il Lucentis, il Macugen, l’Avastin, ma almeno altre10 sostanze sono in via di sperimentazione. Dopo le intravitreali si controlla il visus, l’OCT, la fluorangiografia e più raramente l’angiografia al verde di indocianina, dopo 7 o 15 giorni secondo la gravità, poi ogni mese o due mesi sino alla stabilizzazione. In seguito i controlli saranno eseguiti ogni 6 mesi. Se l’OCT o la fluorangiografia o l’esame della vista facessero notare la presenza od il pericolo di una recidiva, verrebbe praticata una nuova iniezioneintravitreale. Personalmente, da alcuni anni utilizzo l’Avastin (bevacizumab farmaco attualmente off-label) soprattutto per i costi contenuti (circa 20 euro a trattamento contro ilranibizumab che costa 1200 euro a fiala e il pegaptanib circa 600 che invece sono farmaci registrati) anche perché l’efficacia è molto simile. In soggetti predisposti alla degenerazione maculare atrofica vengono prescritte delle terapia atte a migliorare la circolazione e la funzionalità della retina con integratori di vitamine E, A, C, Zinco ed antiossidanti. Vengono anche consigliati occhiali protettivi contro i raggi ultravioletti: i soggetti sensibili o predisposti dovranno portare lenti speciali, di colore rosso o arancione, che proteggono molto bene anche dai raggi blu. Novità Un farmaco promettente per il trattamento della degenerazione maculare emorragica è il VEGF-Trap Regeneron della Bayer che agisce contro il VEGF in modo più potente rispetto agli altri farmaci anti-VEGF noti inibendo l’azione di una sostanza denominata PLGF, anch’essa coinvolta nella crescita dei neovasi patologici durante la malattia. I risultati sono promettenti con miglioramento della vista e ridotto numero di trattamenti. Sembra che le iniezioni intravitreali potranno essere distanziate da 2 a 4 mesi invece dell’intervallo di un mese necessario nei casi difficili con Lucentis, Avastin e Macugen. La Food and Drug Administration lo approverà fra poco per gli Stati Uniti e verrà probabilmente introdotto in Europa fra pochi mesi. Alcuni studi stanno valutando l’efficacia di farmaci cosiddetti neuroprotettori (fra di esse la Brimonidina) che potrebbero rallentare o arrestare il processo degenerativo delle cellule nervose della retina. Altre molecole sono sotto indagine per diminuire l’accumulo di sostanze tossiche nelle drusen. Si tratta di molecole attualmente sperimentate contro il morbo di Alzheimer. Bibliografia Piermarocchi S, Varano M, Parravano M, Oddone F, Sartore M, Ferrara R, Sera F, Virgili G. Quality of Vision Index: a new method to appraise visual function changes in agerelated macular degeneration.Eur J Ophthalmol. 2011 Jan-Feb;21(1):55-66. Ranibizumab and Bevacizumab for Neovascular Age-Related Macular Degeneration The CATT Research GroupN Engl J Med 2011; 364:1897-1908May 19, 2011 Is Avastin the future? Fedra Pavlou Ophthalmology Times Europe Volume 1, Issue 1 26 ATTUALITÁ ATTUALITÁ Suicidio: riconoscimento del rischio e prevenzione Francesco Cro*, Simona De Simoni**, Maria Antonietta Serra***, Catia Zucca* *Medico psichiatra, SPDC AUSL VT, **psicologa, SPDC AUSL VT,***psicologa, DSM AUSL VT; Medico psichiatra, SPDC AUSL VT Epidemiologia Il suicidio è oggi è una delle principali cause di morte nel mondo, in tutte le Nazioni, soprattutto tra i giovani. Le stime indicano che nella popolazione normale si verifica un suicidio ogni 40 secondi e un tentato suicidio ogni 3. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fornisce dei dati che indicano che il suicidio è la causa di morte più frequente nei pazienti psichiatrici e che al mondo vi sono un milione di morti l'anno. Più delle guerre e degli omicidi, e questa stima tende a crescere fino a 1,5 milioni di morti nel 2020. Inoltre, le statistiche sono difficili da confrontare, e potrebbero essere inesatte a causa della particolarità dell'argomento. In alcuni Paesi, il suicidio è un tabù assoluto. Un gran numero di rapporti si riferiscono a errate classificazioni di cause di morte, incidenti dovuti a cause sconosciute, e ai cosiddetti suicidi cronici o occulti (come abuso di sostanze, scarso rispetto per regimi medici, ecc.). E' considerato inoltre essere la tredicesima causa di morte in tutto il mondo per persone di tutte le età e la terza tra le persone di età compresa tra i 15 e i 44 anni di entrambi i sessi. I tassi di suicidio, come riportati dalla WHO (World Health Organization), sono tra i più alti nei paesi dell'Europa dell'est come Lituania, Estonia, Bielorussia e la Federazione Russa. Questi paesi hanno tassi di suicidio nell'ordine di 45 ogni 100.000 abitanti, di contro, ci sono paesi con tassi di suicidio molto bassi come l'Europa mediterranea e i paesi con predominanza cattolica, dell'America Latina (Colombia e Paraguay) e dell'Asia ( come le Filippine) e i paesi mussul- 27 Il suicidio è oggi è una delle principali cause di morte nel mondo, in tutte le Nazioni, soprattutto tra i giovani. Le stime indicano che nella popolazione normale si verifica un suicidio ogni 40 secondi e un tentato suicidio ogni 3. mani (come il Pakistan). Questi stati hanno un tasso di suicidio minore di 6 ogni 100 000 abitanti. Nei paesi sviluppati del Nord America, Europa, Australia, i casi di suicidio rimangono tra questi due estremi variando tra 10 a 35 persone ogni 100.000. I dati statistici relativi al suicidio non sono disponibili per molti paesi dell’Africa e del Sud Est Asiatico: nel 2009 la IASP (International Association Suicide Prevention) darà l'opportunità ai paesi del Sud America portare alla luce il problema del suicidio e condividere questa conoscenza allo scopo di incrementare le attività per la prevenzione del suicidio entro il suo 25° congresso a Montevideo (Uruguay). La maggior parte dei suicidi nel mondo avvengono in Asia, nella quale si stima ci sia il 60% di tutti i suicidi a livello mondiale. La Cina, l'India e il Giappone insieme, a causa della numerosità delle loro popolazioni, contano fino al 40% di tutti i suicidi del mondo. Proprio a causa di tale numerosità, inoltre, alcuni di questi paesi non sono provvisti di un sistema nazionale organizzato di registrazione dei decessi -compreso il suicidio- e con tutta probabilità si riscontrano anche delle carenze dal punto di vista medico per quanto riguarda la spiegazione relativa alle cause di morte. Dei dati statistici accurati riguardanti il suicidio potrebbero inoltre essere difficili da raccogliere qualora questo atto venisse stigmatizzato, criminalizzato o penalizzato. Con un recente studio si è tentato di aggirare alcuni di questi problemi per avere una stima più accurata dei tassi di suicidio. Questo studio è stato condotto a Tamilnadu, in India, e a questo scopo sono state utilizzate degli intervistatori addestrati a condurre dei colloqui mirati ad un' autopsia verbale con i membri delle famiglie di 39.000 morti. Utilizzando tale approccio si è scoperto, attraverso questo studio, che i tassi di suicidio erano 10 volte maggiori di quelli riportati dalla WHO. Se questa scoperta fosse applicabile a tutti gli altri paesi, ne potremmo dedurre che le morti globali per suicidio potrebbero essere molto più alte del milione sopra indicato. Secondo i dati riportati nell'aggiornamento del sistema informativo territoriale sulla giustizia dell'Istat pubblicati il 5 Marzo 2012 e relativi al 2010, in Italia i suicidi sono 3.048 e i tentativi di suicidio 3.101, (pari a 5,1 ogni 100 mila abitanti). Nel Lazio il problema assume, nello stesso periodo, le seguenti dimensioni: 266 morti (4,7 per 100.000 abitanti) e 148 tentativi di suicidio (2,6 ogni 100.000 abitanti). È il Nord a far registrare i valori più elevati: in particolare, al Nord-Est sono stati accertati 6,1 suicidi e 7,2 tentativi ogni 100 mila abitanti, mentre nel Sud i due quozienti sono pari, rispettivamente, a 2,9 e 3,4 per 100 mila abitanti. I suicidi di minorenni rappresentano l' 1,1% dei casi, mentre quelli di età pari o superiore a 65 anni sono il 40%. I tentativi sono pari al 2,7% per i minorenni e all'11,4% per le persone di 65 anni ed oltre. I suicidi sono più frequenti tra i coniugati (39,2% del totale dei suicidi), mentre i tentativi sono più frequenti tra i celibi (44,0%). Le malattie sia fisiche che psichiche prevalgono come movente, rappresentando il 50,2% delle cause nei suicidi e il 42,1 % nei tentativi. Il mezzo più usato nei suicidi è l'impiccagione (39,6%), mentre è l'avvelenamento nei tentativi (26,3%). In questo periodo la crisi economica ha creato una serie di situazioni insostenibili per molte persone che hanno deciso di togliersi la vita non riuscendo a trovare altre vie d’uscita. Sono 32 gli imprenditori che si sono suicidati in Italia nel 2011, per cause legate anche alla crisi economica. È quanto rileva la Cgia di Mestre. La regione più colpita da questo dramma, è il Veneto, con 10 vittime. Un altro settore colpito dal dramma del suicidio è quello della Polizia Penitenziaria: 92 agenti di Polizia Penitenziaria si sono suicidati negli ultimi 10 anni, 8 nel 2011, 1 a Viterbo. (Dati Li.Si.A.P.) All’interno del Progetto di prevenzione dell’ ASP Lazio, il DSM AUSL VT ha effettuato, attraverso l’utilizzazio- Il suicidio, Edouard Manet, 1887 ne di una scheda di valutazione GIPSE - Online presente nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Belcolle, una rilevazione dei casi di tentativi di suicidio nella provincia di Viterbo. Questo studio ha consentito di individuare 90 casi di tentativi di suicidio in un arco temporale di tredici mesi (agosto 2011 - settembre 2012). La classe di età più colpita è mediamente quella tra i 35 e i 44 anni (34,5%), con una prevalenza femminile nelle fasce più giovanili. I tentativi di suicidio sono più frequenti tra gli uomini soli (37,3%) disoccupati (40,2%) e tra le donne sposate (36,6%). Il luogo dove più frequentemente avvengono i tentativi di suicidio è la casa (70%) e per le donne avviene maggiormente attraverso l’uso improprio di farmaci e l’abuso di sostanze (45,5%). Tra i cittadini immigrati spicca la prevalenza di quelli provenienti dall’Eu- ropa orientale, quelli della Romania sono il 62,5%. Un terzo dei pazienti aveva comunicato in precedenza le sue intenzioni. Questa analisi evidenzia che tra i fattori di rischio la maggioranza è legata all’uso di alcool (24,4%), alla presenza di patologie organiche (20%) e alla famigliarità con patologie psichiatriche (12,4%). Dei casi esaminati al Pronto Soccorso il 30% non aveva una diagnosi psichiatrica dichiarata o conosciuta, il 22% presentava disturbi dell’umore, il 13,5% aveva un disturbo di personalità, il 12,5% un disturbo psicotico e il restante 22% disturbi psichiatrici di altro tipo. Infine il 57,7% aveva avuto in passato contatti con il Servizio di Salute Mentale. Nonostante questi dati il fenomeno dei comportamenti suicidari è ancora oggi sottostimato, stigmatizzato e 28 ATTUALITÁ ATTUALITÁ misconosciuto. Sono molto più comuni miti e false credenze che fatti sostenuti da una base scientifica. Una prima falsa credenza è quella che sostiene che le persone che commettono il suicidio raramente parlano delle loro intenzioni. Al contrario, studi mettono in evidenza che almeno 2/3 degli individui deceduti per un suicidio avevano espresso la loro intenzione di togliersi la vita. Oltre a questo, molte persone sono indecise sul vivere o sul morire e “giocano” con la morte, lasciando agli altri il compito di salvarli. Quasi nessuno commette il suicidio senza far conoscere agli altri come si sente. Le persone suicide inviano sempre segnali del loro tormento della loro conflittualità intrapsichica. L'abilità nel riconoscere tali segnali può essere di grande aiuto per instaurare un programma che interrompa il processo suicidario. Un altro aspetto controverso fa riferimento alla costante associazione tra suicidio e disturbo mentaleviste non tanto in rapporto di causa- effetto ma di compresenza che possono funzionare da diatesi rinforzante. Lo studio di centinaia di note lasciate da chi si suicida indica che, sebbene la persona sia molto infelice, non sia affetta necessariamente da malattia mentale. Un altro mito riguarda l’idea che il suicidio non terminato con la morte sia una catarsi e il miglioramento che segue alla crisi significhi che il rischio di suicidio sia terminato. Se si può sostenere che il periodo successivo al tentativo fallito è a più basso rischio, si hanno invece indicazioni precise che molti suicidi avvengono nei 3 mesi che seguono l’inizio del “miglioramento”, quando l’individuo ha l’energia sufficiente per mettere in atto i suoi pensieri (su 11000 che commettono un T. S. il 23% lo ripete, dati Istituto Negri Milano). Diffusa è poi la convinzione, anche tra molti medici e professionisti del settore, che il parlare di suicidio possa operare da stimolo a commettere il gesto. Ma spesso è vero l’opposto, ossia il rischio precede il col- 29 loquio. La discussione di questi temi aiuta la persona in crisi a capire meglio i suoi problemi e le possibili soluzioni e spesso fornisce sollievo e comprensione. Studi sul fenomeno: definizione e classificazione La suicidologia è la scienza dedicata alla prevenzione e allo studio scientifico del suicidio. Tale disciplina è nata e si è sviluppata a Los Angeles nel 1964 grazie all’opera pionieristica dello psicologo californiano Edwin Shneidman, uno dei massimi studiosi viventi di suicidio e fondatore dell’American Association of Suicidology (AAS). Shneidman nella sua definizione del suicidio sottolinea come attualmente nel mondo occidentale il suicidio è un atto conscio di auto-annientamento, meglio definibile come uno stato di malessere generalizzato di un individuo bisognoso alle prese con un problema che considera il suicidio come la migliore soluzione. Il mondo scientifico appare ancora impegnato nel riordinare concettualmente comportamenti non letali. Pertanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (1975) ha, di recente, proposto una definizione operativa di suicidio, tentato suicidio e parasuicidio, basata sul concetto del cosiddetto "fatal out", o “self-harm”. Dunque: • il suicidio è un atto ad esito fatale che il soggetto, con la coscienza e l’aspettativa di un esito fatale, ha pianificato e portato a termine per ottenere lo scopo desiderato di morire; • il tentato suicidio è un atto ad esito non fatale ma consciamente tendente all'autodistruzione, deliberatamente iniziato e condotto a compimento dal soggetto; • il parasuicidio è un atto ad esito non fatale, iniziato e condotto a compimento nell’aspettativa di un qualche esito in grado di realizzare il desiderio autolesivo. È difficile comprendere perché l'uomo avverte la necessità o il bisogno di darsi la morte. Negli anni filosofi, psichiatri, sociologi, psicoanalisti, reli- La suicidologia è la scienza dedicata alla prevenzione e allo studio scientifico del suicidio. Tale disciplina è nata e si è sviluppata a Los Angeles nel 1964 grazie all’opera pionieristica dello psicologo californiano Edwin Shneidman, uno dei massimi studiosi viventi di suicidio e fondatore dell’American Association of Suicidology (AAS). giosi, genetisti e di recente anche biologi hanno apportato contributi interpretativi certamente di rilievo, ma che tuttavia sono apparsi sempre parcellari punti di vista, di fronte ad un fenomeno, quello del suicidio, la cui eziologia restava ancora incerta se non oscura. Il comportamento suicida non è mai la a conseguenza di un singolo fattore di stress, ma è determinato da numerosi fattori: biologici, psicologici e sociali che interagiscono tra di loro. Il suicidio non avviene mai all’improvviso, ma è sempre preceduto da specifici gesti auto lesivi. Per questo motivo, si parla di plurifattorialità per un fenomeno che Camus (2001) definì, nel suo saggio "Il mito di Sisifo”, "la vera questione filosofica dell'uomo". Allo stato attuale, diverse visioni del suicidio possono essere identificate e vanno da quella deterministica, che include il modello medico (suicidio come risultato del disturbo psichiatrico), il cry for help (il suicidio come comportamento disadattativo), per finire con la visione di Durkheim (il suicidio come prodotto delle forze sociali che sono oltre il controllo dell’individuo) . La visione scientifica, considera il suicidio come l’esito di fattori sui quali l’individuo non ha controllo e dunque non assegna giudizi di valore etico. Il suicidio è qualcosa che accade alla vittima, un sintomo della sua malattia, una disfunzionalità che l’individuo non può controllare. I dati della letteratura, provenienti sia dalla metodologia delle autopsie psicologiche sia dalle metanalisi, sottolineano la forte associazione tra suicidio e disturbo mentale. La psichiatria ha sempre inteso il suicidio come condizionato da uno stato mentale patologico, come sintomo consequenziale di questa o di quella forma di vita psicotica o neurotica. La depressione è certamente la condizione psicopatologica gravata da un maggior rischio di suicidio (65% 90% del totale dei suicidi relazionati con malattie psichiatriche Blumenthal, 1988-). Tale rischio è aumentato dalla compresenza di tratti di personalità borderline, dipendenza da alcol o altre sostanze, gravi malattie mediche, ansia o sintomi psicotici. Ma è anche vero che storicamente colui che si suicida è stato sempre considerato un folle, forse come difesa psicologica dalle ripercussioni per i familiari e per la memoria del defunto. Già Delmas nel 1932 affermava, in maniera forse semplicistica, che “bisognava essere più o meno pazzi per suicidarsi”. Il modello medico che si riferisce al cry for help descrive una strategia dell’individuo non necessariamente connessa al morire, quanto al voler apportare un cambiamento immediato nell’ambiente, stimolando l’attenzione di persone chiave alle quali è rivolta la comunicazione. Spesso questo gesto è descritto grossolanamente ed erroneamente come “suicidio 30 ATTUALITÁ ATTUALITÁ dimostrativo”, una terminologia che pone l’accento sulla colpevolezza del soggetto e sulla bassa letalità del gesto. In realtà si tratta di un gesto estremo di un individuo alle prese con una sofferenza mentale insopportabile. Questi individui, ancor più degli altri suicidi, sperimentano un’ambivalenza sul voler morire e sul voler vivere, e ogni sforzo dovrebbe essere effettuato per portarli sul versante della vita. Il modello sociogenico sostiene la visione di Durkheim che nelle opere “Le suicide” (1987) e “Le regole del metodo sociologico” (1895), sostiene che qualsiasi azione e comportamento dell’individuo sono determinati dalla società, compreso il suicidio. L’autore descrive quattro “modalità sociali”di suicidio: il suicidio egoistico riguarda chi ha perso qualsiasi legame con la società e assume il significato di liberazione dalla costrizione di vivere; il suicidio altruistico occorre quando questa morte non avviene più per un’esigenza personale, ma della collettività come atto altruistico, contrassegnato da onore e sacrificio; il suicidio fatalistico riguarda l’individuo che cerca attraverso la propria morte di evadere da una situazione concreta ritenuta insopportabile, il suicidio anomico si riferisce alla morte di una persona che non è più in grado di affrontare una crisi in presenza di una alterazione dei suoi legami con l’ordine sociale. È importante ricordare che tale alterazione può accadere sia in presenza di un periodo di profonda crisi economica sia quando il contesto di vita improvvisamente muta in meglio. Una delle domande più frequenti tra i parenti e gli amici di una persona che ha tentato di togliersi la vita, infine, riguarda l’eventualità che tale comportamento sia indotto da fattori genetici o biologici. Gli studi più innovativi seguono la linea di ricerca legata al comportamento di uno dei neurotrasmettitori - inibitori cerebrali, la serotonina, e in particolare il suo metabolita, l’acido 5-idrossindolacetico (5-HIAA). In una lunga serie di ricerche (Mann J.J.et al. 1999, 31 2000) infatti, una minor produzione di serotonina (e quindi di 5-HIAA) è stata riscontrata nella sostanza cerebrale e in particolare a livello della corteccia prefrontale ventrale, area deputata al controllo cognitivo e del comportamento, sia in soggetti morti per suicidio (mediante rilievi postmortem) sia in vivo (mediante estrazione del liquido cerebro-spinale). Secondo gli autori i livelli di 5-HIAA sono tanto più bassi quanto più violento è stato il tentativo di suicidio proponendo così un’ipotesi più vasta. Tale indicatore può essere associato dunque a maggiori livelli di aggressività latente o manifesta e a una minore capacità di controllare atti violenti e impulsivi. Un altro aspetto molto importante che emerge riguarda le conseguenze che a volte conseguono un tentativo di suicidio non riuscito. Dai racconti dei parenti risulta che spesso il soggetto che tenta il suicidio rimane invalido o disabile e questo comporta per le strutture che lo accolgono e i familiari tutta una preparazione e una formazione che rientra nelle azioni di prevenzione secondaria di cui parleremo successivamente. Prevenzione Sebbene gli approcci illustrati forniscano una sintesi delle visioni sul suicidio, si è ancora lontani dal possedere un modello esaustivo. Il riconoscimento dei fattori di rischio, così come il porre attenzione ai segnali d’allarme , sono elementi irrinunciabili della prevenzione del suicidio, sebbene conducano a troppi falsi positivi per essere presi come indici affidabili. I governi di tutte le nazioni del mondo sono impegnati nella lotta contro il suicidio promuovendo la consapevolezza e migliorando gli interventi e le tecniche preventive. Le campagne di prevenzione del suicidio si distinguono solitamente in: universali, ossia strategie o iniziative rivolte a tutta la popolazione per aumentare la consapevolezza del fenomeno e fornire indicazioni sulle modalità di aiuto; selettive, ossia strategie preven- tive dirette ai gruppi a rischio e che hanno più probabilità di diventare suicidi; indicate, quali strategie dirette agli individui che hanno segni precoci di alto rischio di suicidio. In Italia il Piano Nazionale della Prevenzione 2010 indica tra le aree di intervento “la prevenzione della popolazione a rischio” e al punto 4.8 individua gli obiettivi di salute relativi ai disturbi psichiatrici. Nello specifico la depressione viene identificata come “uno dei più gravi e, al contempo, più comuni disturbi mentali. […] Essa rappresenta anche uno dei principali fattori di rischio per i comportamenti suicidari, che si stima siano in costante aumento nei Paesi dell’Unione Europea, sia pure con grande variabilità nei diversi Stati membri. Per tale ragione la Commissione Europea ha inserito la “Prevenzione della depressione e dei suicidi” fra le cinque aree d’azione prioritarie individuate dall’“European pact for mental health and wellbeing”, recentemente formulato. Pur essendo l’Italia fra i Paesi in cui i tassi di suicidio e tentato suicidio sono fra i più bassi, la portata del problema è comunque di grande rilevanza, e merita azioni urgenti e mirate”. A tal proposito è stato attivato il progetto “Elaborazione e sviluppo di iniziative preventive di riconosciuta efficacia per individuare e ridurre il rischio di suicidio, di tentato suicidio e di depressione post-partum” che afferisce al programma strategico “Migliorare la qualità dell’offerta del SSN nelle patologie psichiatriche attraverso le tecnologie che misurano l’appropriatezza clinica, economica e organizzativa” (Ministero della Salute, Ricerca Finalizzata, 2006). Il progetto - così come l’intero Programma Strategico cui il progetto è afferente - è stato avviato ufficialmente lunedì 3 Dicembre 2007. Lazio Sanità - Agenzia di Sanità Pubblica della regione Lazio (ASP) ne è il coordinatore. Ne sono Unità Operative oltre a Laziosanità, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento (APSS). Il progetto consta di due parti tra loro distinte, condivise dal gruppo di lavoro nel suo insieme e unificate da un’ottica di prevenzione, ma separate nella gestione e nell’organizzazione in situ: • Individuazione e prevenzione del rischio di suicidio e tentato suicidio. Esperienze di rilevamento in pronto soccorso (Lazio Sanità - ASP e Istituto Mario Negri) • Elaborazione e sviluppo di iniziative preventive di riconosciuta efficacia per individuare e ridurre il rischio di depressione post partum” (APSS Trento). 32 ATTUALITÁ ATTUALITÁ La Regione Lazio persegue la riduzione del rischio di suicidio attraverso l’identificazione e l’implementazione di procedure atte a consentire una rilevazione più completa e affidabile dei casi di tentato suicidio che accedono ai servizi per l’emergenza (PS e DEA) e di tutte le prestazioni a esso correlate (sistema informativo GIPSE - ON line), favorire la presa in carico da parte dei servizi territoriali di salute mentale e garantire la messa in atto di percorsi assistenziali appropriati ed efficaci che riducano l’occorrenza di eventi ripetuti. Il progetto mette al centro della sua azione e dei suoi obiettivi il Pronto Soccorso perché questo rappresenta il luogo in cui afferisce l’80% dei casi di tentato suicidio in Italia, e quindi è il luogo privilegiato per la loro intercettazione; perché per molte persone è il primo punto di contatto con una fonte di aiuto; e, poiché il rischio di ripetere un tentato suicidio è più alto nelle settimane immediatamente successive al tentativo precedente, appare opportuna una presa in carico rapida che prenda le mosse a partire dal contatto in PS. Nel Lazio sono presenti 60 strutture per l’emergenza (fra PS e DEA) delle quali 38 sono collegate al GIPSE on line; di queste ultime, 16 hanno un SPDC. Essendo la consulenza psichiatrica elemento costitutivo del progetto, sono state arruolate le strutture d’emergenza che utilizzano sistema di rilevamento GIPSE online e che sono dotate di SPDC o di DEA I e DEA II. Includendo anche una struttura che è in corso di collegamento al GIPSE on line e un’altra che utilizza la consulenza psichiatrica di un SPDC operante in un ospedale non ancora collegato al GIPSE on line, sono state arruolate complessivamente 24 strutture ospedaliere. Per la AUSL di Viterbo, ad oggi, è stato arruolato l’Ospedale Belcolle che risponde ai requisiti sopra riportati. Altro obiettivo di tale progetto è l’informazione e la sensibilizzazione dei Medici di Medicina Generale in quanto i dati della letteratura riportano che frequentemente i soggetti che 33 La Regione Lazio persegue la riduzione del rischio di suicidio attraverso l’identificazione e l’implementazione di procedure atte a consentire una rilevazione più completa e affidabile dei casi di tentato suicidio che accedono ai servizi per l’emergenza... commettono il suicidio si sono recati da un operatore della salute, in primo luogo un Medico di famiglia, nei mesi e settimane precedenti la morte. Secondo la review di Luoma et al., il 45% delle persone decedute per suicidio aveva avuto un contatto con la Medicina di Base nel mese precedente. Altri studi indicano che percentuali tra il 25 e il 75% dei pazienti che commettono il suicidio hanno un contatto con la Medicina di Base in un lasso di tempo che varia da 30 a 90 giorni. Risposte di distacco e irritazione possono essere comuni nei confronti di questi pazienti, che vengono percepiti come particolarmente difficili. È di estrema importanza che i medici dedicati alle cure primarie affinino la loro abilità diagnostica e che siano a conoscenza del funzionamento dei servizi di salute mentale per poter procedere, quando necessario, a un corretto invio specialistico. È stato inoltre creato un sito web (www.asplazio.it -HOME > U.O. Salute Mentale > Progetti > Prevenzione del suicidio) dedicato alla pubblicazione dei risultati prodotti, alla presentazione delle più recenti revisioni della letteratura disponibili e delle buone pratiche, e alla costituzione di un network che possa fungere da moltiplicatore per la diffusione di modelli operativi di rilevazione e buone pratiche. In considerazione di tutti questi elementi il Dipartimento di Salute Mentale, in collaborazione con l'Ordine dei Medici e l’Associazione Culturale Paideia di Viterbo hanno organizzato un Corso ECM di formazione per i medici di medicina generale, i pediatri e tutto il personale delle professioni sanitarie, il 27 ottobre 2012 presso la Sala conferenze dell’Ordine dei medici di Viterbo. Gli obiettivi di questo corso sono stati: • Diffondere nel personale sanitario conoscenze e competenze , teoriche, pratiche e cliniche rispetto ai sintomi e dei comportamenti suicidari al fine di prevenire i tentativi di suicidio, i gesti auto lesivi e i suicidi. • Diffondere tra i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i professionisti della Sanità gli strumenti di conoscenza, teorico/ pratica, per individuare i segni premonitori e i fattori di stress che possono precedere un comportamento suicidario. • Sensibilizzare, informare e formare il personale sanitario sul fenomeno del suicidio e del tentato suicidio, sulla presenza dei Servizi di Salute Mentale e sulle possibili azioni di prevenzione da attuare. Nella sala conferenza, aperta anche a giornalisti e autorità, i relatori, Dott. A. Trisolini, Dott. S. De Simoni (responsabile scientifico), Dott. F. Cro, Dott. C. Zucca, Dott. M. A. Serra, nella prima parte del Corso hanno affrontato i seguenti argomenti: i fattori di rischio, dati epidemiologici nazionali e territoriali e percorso diagnostico e terapeutico del paziente suicida. È stata illustrata la rete dei servizi della salute mentale e dei servizi di Emergenza esistenti sul territorio, con riferimento al piano della Regione Lazio di Prevenzione del rischio di suicidio e tentato suicidio. Sono seguite attività esperienziali condotte attraverso la tecnica formativa del Role-Playing. Nei gruppi, oltre alla presentazione e discussione di casi clinici sono state diffuse le schede e i questionari elaborati dalla Regione Lazio per la rilevazione del rischio del comportamento suicidario per i MMG. La giornata si è conclusa con un momento di confronto sui lavori nei piccoli gruppi, sulla valutazione degli strumenti e delle tecniche formative utilizzate. Il Corso ha riscosso un notevole consenso e partecipazione da parte dei discenti, molti dei quali hanno partecipato come uditori, interessati al delicato, ma importantissimo tema del suicidio. Dopo la fine di questo Corso ECM sono stati inviati per e-mail dall’Ordine dei Medici di Viterbo ai MMG i questionari On Line per la rilevazione del rischio suicidario, questa azione ha rappresentato la prima iniziativa di informazione messa in opera dal DSM della AUSL VT e dall’Ordine dei medici di Viterbo. Questo Corso ha rappresentato la prima iniziativa culturale, scientifica e formativa nella Provincia di Viterbo sul tema del suicidio. Il DSM intende mettere in campo delle iniziative che riguardano la prevenzione primaria e secondaria. Il DSM in collaborazione con L’Ordine dei Medici e l’Associazione Culturale Paideia di Viterbo intendono promuovere nel 2013 altre iniziative culturali finalizzate alla sensibilizzazione, informazione e formazione della cittadinanza sul questo delicato tema. 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Autopsia di una mente suicida, Fioriti Editore, Roma, 2006). Task Force on Suicide in Canada (1994). Suicide in Canada: Update of the Report of the task force on suicide in Canada, Ministry of National Health ad Welfare, Ottawa. Sitografia http://www.istat.it http://www.who.int www.asplazio.it 34 E.C.M. E.C.M. La prima giornata è stata dedicata a piccoli gruppi di metodiche applicate con dimostrazioni pratiche e tecniche e con esecuzione diretta guidata da esperti. Convegni Dott. Riccardo Paloscia LE GIORNATE DELLA SALUTE AUSL di Viterbo e Fondazione Omnia Onlus, con la partecipazione dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Viterbo e Provincia in qualità di Provider ECM, -costituiscono il nucleo scientifico e organizzativo delle GIORNATE DELLA SALUTE, che si sono svolte nei giorni 12 e 13 ottobre 2012 nello scenario affascinante del Chiostro del Convento della Trinità nel Centro Storico di Viterbo. L’evento, affidato al Dott. Massimo Foglia e alla Dott.ssa Elettra Annarita Lazzaroni per le competenze scientifiche, ha preso vita dalla esigenza di migliorare le conoscenze tecniche e manageriali dei professionisti sanitari attraverso interventi diretti e mediante l’esecuzione di attività pratiche e diagnostico-terapeutiche. Le Giornate si sono articolate come percorso ideale tra i cittadini e i servizi messi a loro disposizione dall’Azienda Sanitaria Locale di Viterbo, al fine di fornire risposte adeguate alla domanda crescente di salute, di diritti, di qualità della vita e di servizi di welfare. Spazi espositivi numerosi, a carattere tematico, e punti di informazione per favorire l’approccio del territorio ai cittadini, con la presenza di associazioni, enti e unità operative ospedaliere pronte ad accogliere richieste e a indicare i percorsi per una salute meno difficile. Da porre in rilievo le sinergie all’interno dell’evento, capaci di dare maggior forza e più profondo significato alla manifestazione. i Alla manifestazione erano presenti le Associazioni di Volontariato, l’Ordine dei Medici di Viterbo, i Medici di Medicina Generale, i Medici Specialisti Ambulatoriali, i Pediatri di Famiglia, il Tribunale per i Diritti del Malato, le UOC di Nefrologia/Dialisi, di Ematologia, di Medicina, di Chirurgia Generale, di Gastro-enterologia ed Endoscopia medica, l’Unità Valutativa Alzheimer, l’UO di Neuropsichiatria Infantile, il Centro Diabetologico Aziendale, l’ACCSI/ CUP, alcune Case di Cura accreditate tra òle quali l’RSA Villa Benedetta di Viterbo. Infine Servizi Sociali, Enti Locali e Scuole.i In aula numerosi medici, psicologi, infermieri, terapisti occupazionali, logopedisti, fisioterapisti, tecnici di laboratorio. La prima giornata è stata dedicata a piccoli gruppi di metodiche applicate con dimostrazioni pratiche e tecniche e con esecuzione diretta guidata da esperti. In particolare sono state eseguite esercitazioni pratiche sui seguenti argomenti: Valutazione della composizione corporea e valutazione della forza muscolare dell’arto superiore con dinamometro (Dott. M. Giampietro); Esecuzione densitometrica ossea (MOC) Dott.ssa D. Attanasio-Dott. L. Trisciani; Dermatoscopia per la prevenzione del melanoma (Dott. De Simone); Misurazione dei valori glicemici e glicosuria (Dott.ssa C. Arnaldi); Esecuzione spirometria (Dott. E. Ubaldi); Misurazione della vista (Dott. F. Mocini); Visione funzionamento monitor per dialisi e video bio renale e dialisi (Dott. S. Feriozzi); Somministrazione MMSE e colloqui informativi (Dott. A.M. Lanzetti); Appropriatezza della ricetta medica (Dott. L. Sordini) La seconda giornata è stata caratterizzata dalla proiezione guidata di video inerenti le tecniche applicative avanzate con confronto-dibattito degli argomenti, con i colleghi M. Montanaro, R. Faggiani, R. Macarone Palmieri e S. Feriozzi, e dalla Tavola Rotonda interattiva con presentazione di casi clinici complessi guidati dall’esperto in materia. Ad essa hanno partecipato i colleghi M. Foglia, M. Cerimele, B. M. Mongiardo, E. Lazzaroni, A. M. Lanzetti, M. Marcelli, oltre a rappresentanti delle Associazioni, delle RSA e del Tribunale dei Diritti del Malato. Questo evento ha mostrato, nel suo complesso articolato, che ormai l’integrazione tra ospedale e territorio è una realtà acquisita da lunghi anni, e che tende a crescere ulteriormente, migliorando nei suoi aspetti quali quantitativi inerenti le risposte alla crescente domanda di salute e di servizi e alla tutela dei diritti del cittadino. Ci sembra che la strada sia quella giusta, nonostante l’impiego di risorse economiche non consenta cambiamenti troppo rapidi. Il percorso verso una integrazione più efficace passa obbligatoriamente attraverso una decisa e oculata redistribuzione delle risorse dall’ospedale al territorio, associata ad un continuo processo di sensibilizzazione della medicina di base, in aderenza alle recenti proposte di consociazione in gruppi dei medici di famiglia, finalizzata alla riduzione dell’intasamento dei pronto soccorso cittadini. Poiché è noto che i codici rossi non superano il 4-5% dei cittadini inviati d’urgenza in ospedale, e che i colleghi impegnati nel territorio - ove non dispongono di mezzi diagnostici e terapeutici idonei al primo soccorso ricorrono alla medicina difensiva, non potendo offrire certezze ai numerosissimi pazienti identificati come codici bianchi o gialli. Inoltre, i P.A. Inf (Punti di Assistenza Infermieristica), non hanno ancora una distribuzione capillare. Per cui, nonostante le idee concrete e la buona volontà del sistema politico e degli organismi delegati al controllo della salute, anche le recenti proposte, se formalizzate e rese esecutive a breve, sembrano destinate a non ridurre i difetti del sistema sanità nazionale. Con le attuali risorse, si riuscirebbe a risolvere il problema, almeno in parte, decentrando una quota di personale di assistenza infermieristica e di quello specialistico nel territorio, con l’ausilio di pochi strumenti portatili (apparecchiature per eseguire Rx torace o Rx diretta addome, ecografie e indagini ematochimiche a domicilio- intendendo per tale anche le numerose Case di Riposo e le RSA) che hanno costi molto limitati. Lo scopo è quello di ridurre le liste di attesa e di evitare per quanto possibile l’ospedalizzazione. Se riusciamo in tal modo a porre diagnosi di broncopolmonite o di calcolosi biliare o renale, o di ischemia cardiaca, potremo ricorrere a ricoveri appropriati per questi ultimi e tenerci a casa gli altri, con grande soddisfazione dei medici curanti e delle famiglie. 36 FNOMCeO FNOMCeO Ai cittadini il diritto alla cura, ai medici il diritto di curare Iniziative pubblicitarie in televisione contrappongono medici e pazienti: la FNOMCeO dice no alla conflittualità Indipendenza, autonomia, responsabilità: è quanto chiedono alla politica i medici italiani. E lo rivendicheranno a gran voce nella manifestazione unitaria indetta dai Sindacati medici per il 27 ottobre, alla quale parteciperà anche la FNOMCeO, con uno striscione che porterà scritti, nero su bianco, questi tre principi. Lo rende noto, in una lettera aperta a tutti i medici italiani, il Comitato Centrale della FNOMCeO, che denuncia come tali capisaldi deontologici dell’esercizio professionale vengano oggi “fortemente messi in discussione”. Come già segnalato nel recente passato al Ministero della Salute, al Presidente della Rai, all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, al Comando dei NAS, il Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri è molto preoccupato per il proliferare di iniziative, anche mediatiche, che hanno il chiaro scopo di incrementare a dismisura il contenzioso in ambito sanitario, inducendo l’opinione pubblica a ritenere che, sempre e comunque, alla base di ogni evento imprevisto ci sia, o non si possa escludere, una colpa del medico e/o della struttura sanitaria verso cui esercitare azione di risarcimento". “In futuro non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, universalistico, solidale e di qualità - si legge nella lettera, che alleghiamo - se la nostra professione viene sconfitta nei suoi valori etici e civili sanciti dalla Deontologia, [...] lasciata sola a reggere la forbice tra ciò che per la medicina e la sanità è possibile e quanto, invece, non lo è”. Ventun miliardi di euro, ai quali potrebbe aggiungersi il miliardo e seicentomila richiesto dalla legge di stabilità: è questo l’ammontare complessivo dei tagli che si sono abbattuti sulla Sanità, “per effetto combinato delle manovre finanziarie Berlusconi - Tremonti, del “Salva Italia” e dell’ultimissima Spending Review del 37 Presidente Monti”. “I medici che operano ‘in conto e per conto’ del Servizio Sanitario Nazionale, circa 235.000 professionisti -spiega il Comitato Centrale-, sono stati chiamati ad un contributo non indifferente con il blocco dei contratti, delle convenzioni e delle retribuzioni, con blocchi e tagli alle dinamiche di sviluppo professionale e di carriera, con forti limitazioni al turn over, con il dilagare della precarizzazione dei rapporti di lavoro, con la drastica riduzione dei posti letto per acuti senza un contestuale e coerente investimento in quelli di postacuzie”. Il tutto in assenza di una riforma organica delle cure primarie, con la riduzione lineare della spesa per farmaci e presidi biomedicali. Questo è quanto viene richiesto ai medici, ma che necessariamente si ripercuoterà sui cittadini, e su un Sistema Sanitario che vede una domanda in crescita qualitativa e quantitativa, a fronte di risorse decrescenti. “L’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità che rivendichiamo – conclude la lettera – vogliono dunque concorrere alla sostenibilità del nostro sistema sanitario, ma è preliminare e necessario rovesciare il paradigma dominante, considerando la professione medica come una fonte di soluzione dei problemi e non come una delle cause degli stessi”. Queste parole, piene di preoccupazione professionale e istituzionale, sono il centro di una lettera che il Comitato centrale della FNOMCeO ha inviato al ministro Balduzzi, al senatore Tomassini, all’onorevole Palagiano, nonché ai vertici della Rai, a Sergio Zavoli e alle dirigenze dei maggiori canali televisivi italiani. Oggetto della lettera è il ritorno della programmazione pubblicitaria degli spot di Obiettivo Risarcimento, tendenti a “promuovere la conflittualità tra pazienti e medici/strutture sanitarie”. Negli spot, sottolinea la FNOMCeO, si sostiene implicita- Non possiamo dimenticare, del resto, che sul contenzioso sanitario si muovono interessi enormi nella misura in cui si muove moltissimo denaro, con il rischio però, secondo il modello americano, di guardare più al ristoro degli apparati di contenzioso che alle vittime del danno, con le note ricadute sui costi della sanità e sulle deficienze di equità di accesso alle tutele. mente una deriva culturale e sociale che "minaccia ed erode il rapporto fiduciario medico-paziente disorientando i professionisti che sono, in tal modo, indotti a vedere nel paziente non solo una persona da assistere quanto piuttosto un soggetto potenzialmente ostile da cui difendersi". Già nello scorso settembre la Federazione era intervenuta su questo tema (diffondendo la propria posizione sotto il tema "No al discount di una falsa sanità"), inviando il proprio parere alle autorità competenti, compreso il Ministero di Grazia e Giustizia e all’Antitrust. Oggi la situazione si ripete con il ritorno dello spot pubblicitario indicato, nuovamente preoccupante in quanto capace di creare " insicurezza nel professionista e mette in crisi la libertà e l’indipendenza di giudizio cui deve ispirarsi l’esercizio professionale del medico, con costi diretti ed indiretti rilevanti ed insopportabili per il sistema sanitario nazionale". La lettera del Comitato Centrale della FNOMCeO termina con un invito alle autorità e ai media a riflettere su ciò che si muove “dietro” al business del contenzioso: "Non possiamo dimenticare, del resto, che sul contenzioso sanitario si muovono interessi enormi nella misura in cui si muove moltissimo denaro, con il rischio però, secondo il modello americano, di guardare più al ristoro degli apparati di contenzioso che alle vittime del danno, con le note ricadute sui costi della sanità e sulle deficienze di equità di accesso alle tutele". 38 FNOMCeO FNOMCeO Grande, ovviamente, l’interesse della stampa specializzata, da sempre in prima Quando la Sanità fa notizia: tutti i media al “funerale” del SSN linea accanto ai medici nel denunciare le criticità del sistema. Nonostante il no-Monti Day, previsto per il pomeriggio, nonostante le elezioni in Sicilia, a dispetto anche delle previsioni metereologiche avverse, tutti i principali media hanno voluto essere in piazza, sabato27, a fianco degli oltre ventimila (con punte di trentamila) tra medici, parlamentari, operatori sanitari, associazioni di malati, semplici cittadini, che hanno partecipato alla manifestazione in difesa del Servizio Sanitario nazionale. E in prima fila (vedi i precedenti Quando la sanità) c’era la FNOMCeO con le sue bandiere tricolori - a sottolineare l’indipendenza della sua adesione - e con i suoi striscioni riportanti i principi della Costituzione, del Codice Deontologico e i valori fondanti, 39 Autonomia, dipendenza e Solidarietà, striscioni tutti molto ripresi dalle telecamere dei Tg. Il Tg1 ha mandato in onda il servizio, a cura di Felicita Pistilli, nelle edizioni delle 13,30 e delle 20 di sabato 27, che si è aperto, oltre che con l’inquadratura dello striscione federale, con le riprese del “funerale del Sistema sanitario nazionale” che chiudeva il corteo. Doppia edizione, alle 13,00 e alle 20,30, anche per il servizio del Tg2. Potete anche rivedere i servizi del Tg di La 7 e delTg3. Presenti anche tutti i Tg di Mediaset, dei quali non è disponibile però la registrazione. Sky Tg 24 ha fatto un amplissimo reportage, che è passato più volte in televisione, mentre sul sito potete ancora vedere la Photogallery. Tantissime anche le uscite su radio, agenzie, quotidiani, stampa specializzata, siti internet, tanto che non riusciremo a esaurirle in un solo numero del Quando la Sanità fa notizia, anche perché molte sono ancora in programmazione. Radio Rai, ad esempio, che ha già intervistato il presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, per Isoradio, tornerà presto sull’argomento con altre trasmissioni. Presenti con i loro inviati tutte le agenzie: in allegato, potete leggere i numerosi lanci di Ansa, Adnkronos, Agi, Tm news. Anche Quotidiano Sanità, presente con Ester Maragò ed Eva Antoniotti, ha dedicato all’evento l’intero numero di sabato: potete leggere il tutto a questo link (trovate anche una gallery di foto) e ai successivi rimandi, tra cui segnaliamo ilcommento ex post di Ivan Cavicchi. Dottor Net, la newsletter di Merqurio editore, dopo aver dato notizia della discesa in campo della FNOMCeO, è venuta sul campo con la troupe capitanata dal collega Silvio Campione, che, in rappresentanza della Federazione, ha intervistato il vicepresidente Maurizio Benato. Potete guardare il servizio registrandovi sul sito, mentre trovate l’articolo in allegato. Come in allegato potete leggere l’intera rassegna dei Quotidiani che da Il Messaggero, a La Stampa, a Il Corriere della Sera (due articoli in Cronaca di Roma) a L’Unità, a Il Fatto Quotidiano, a Il Manifesto, a Libero, ad Avvenire, a Il Giornale hanno annunciato la manifestazione sin dal 27 e ne hanno poi fatto il resoconto il 28. Sempre il Fatto Quotidiano aveva già ospitato un fondo, a firma di Ivan Cavicchi, che commentava il valore politico della la discesa in campo della FNOMCeO. Il sito del gruppo Espresso http:// www.huffingtonpost.it/ ha dedicato l’Homepage del 27 ai “medici in piazza contro i tagli alla sanità”. Grande, ovviamente, l’interesse della stampa specializzata, da sempre in prima linea accanto ai medici nel denunciare le criticità del siste- ma. Sanità de Il Sole 24 ore è uscita intanto sul suo sito, nell’attesa di chiudere il cartaceo. Dottornewsha aperto, con la notizia, la newsletter di oggi. Molte sono le notizie, gli articoli, le interviste, gli approfondimenti ancora in procinto di uscire e che sono stati concordati con l’Ufficio Stampa: Guglielmo Pepe scriverà domani un editoriale su Salute di Repubblica; Gerardo D’Amico dopo l’incontro dei medici col ministro Balduzzi, previsto per domani, probabilmente tornerà sull’argomento; e altri interventi diBianco, insieme agli organizzatori dell’evento, sono previsti sulla Rai, probabilmente a Unomattina. Ma di tutto questo, come già detto, vi daremo notizia in una prossima edizione. 40 MOSTRE, VIAGGI, LIBRI, POESIE E RACCONTI 41 MOSTRE KANDInSKY A PALAZZO BLU Si apre sabato 13 ottobre a Palazzo Blu di Pisa la mostra dedicata all’arte di Wassily Kandinsky. La rassegna (visitabile fino al 3 febbraio 2013) presenta un Kandinsky inedito per l’Italia, attraverso cinquanta opere, appartenenti al periodo russo del padre dell’astrattismo. I capolavori di Kandinsky, provenienti dal Museo di Stato di San Pietroburgo e da altre importanti istituzioni pubbliche russe (come il Primorskaya State Picture Gallery di Vladivostok e il Museum Complex of Tiumen Region di Tiumen,) oltre che dal Centre Pompidou di Parigi e da collezioni private, ricostruiranno la storia e le origini della sua arte e saranno messi a confronto con i dipinti di altri membri dell’avanguardia tedesca e russa di inizio ‘900 (Gabriele Munter, Alexej Jawlensky, Marianne Werefkin e Arnold Schonberg) e con manufatti dell’arte popolare russa. DOVE: Pisa, Palazzo Blu , Palazzo Blu Lungarno Gambacorti 9, 56125 Pisa | fino al 3 febbraio 2013 Tel. +39 050 916.950 [email protected] PAUL KLEE E L’ITALIA Paul Klee a Roma: mostra alla GNAM La Galleria nazionale d’Arte Mo-derna e Contemporanea dedica una mostra a Paul Klee “Paul Klee, pittore tedesco nato in Svizzera da padre tedesco e madre svizzera, ambedue musicisti. Figura eminente dell’arte del XX secolo si occupò di musica, poesia, pittura, scegliendo infine quest’ultima forma di espressione come ambito privilegiato e dando così inizio ad una tra le più alte e feconde esperienze artistiche del Novecento. Esponente dell’astrattismo, considerava l’arte come un discorso sulla realtà e non come una sua semplice riproduzione. Nelle sue opere la realtà è quindi rarefatta, resa essenziale, talvolta ridotta a semplici linee o campiture colorate. La sua inesausta ricerca si manifesta anche attraverso la scelta dei supporti, che vanno dalla tradizionale tela alla carta di giornale, alla juta, a cartoncini di ogni qualità e spessore. Si possono vedere solo una quarantina di opere sulle 75 promesse. Ma ne vale comunque la pena. DOVE ROMA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA Via delle Belle Arti 131 fino al 27 gennaio 2013 INFORMAZIONI tel. +39 06 32298221 www.gnam.beniculturali.it 42 MOSTRE GUTTUSO AL VITTORIANO La mostra ci regala una serie di capolavori che sarà difficile ritrovare assieme d’ora in poi. C’è la luna sfilata degli autoritratti dove non si sa se l’uomo racconta l’artista o è l’artista a parlare dell’uomo; ci sono i dipinti dell’impegno politico, la Zolfara, i Funerali di Togliatti; la Fucilazione a Roma (1942) la Fucilazione in campagna (1938), il mercato della Vucciria in tutta la sua esplosione di sensualità, La Fuga dall’Etna, dePesca allo spada. E c’è il Guttuso romano, quello che riprende i tetti della città e il Colosseo, l’artista del Caffè Greco e della cerchia dei suoi amici; il ritratto di Moravia e quello della Magnani, di Giorgio Amendola e di Mario Schifano; il Guttuso che rende omaggio a Picasso, nell’anno della sua morte (1973). E c’è la misteriosa Visita della sera che da sola meriterebbe una lunga visita. DOVE Roma VITTORIANO, Via San Pietro in carcere, fino al 10 febbraio 2013 INFORMAZIONI Tel. 06.6780664 VEERMER, IL SECOLO D’ORO DELL’ARTE OLANDESE La mostra delle Scuderie del Quirinale include una importante selezione di opere di Johannes Vermeer - rarissime e provenienti da musei di tutto il mondo, e all’incirca cinquanta opere degli artisti olandesi suoi contemporanei. Il visitatore può, quindi, non solo familiarizzare con questo genio artistico dalla vita ancora oggi avvolta dal mistero, a cominciare dalla sua data di nascita tuttora sconosciuta, ma anche comprendere come l’opera del maestro di Delft sia confrontata con gli altri artisti attivi nella sua città natale e nei vicini centri di fermento culturale quali Amsterdam, Haarlem e Leida. 43 MOSTRE DOVE: ROMA, Scuderie del Quirinale, fino al 20 gennaio 2013 Singoli e gruppi: +390639967 Scuole: 848082408 RAFFAELLO VERSO PICASSO, STORIE DI SGUARDI, VOLTI E FIGURE La Basilica Palladiana restaurata riapre con una grande mostra curata da Marco Goldin sul ritratto e la figura del grande maestro, che raccoglie una novantina di quadri provenienti dai musei dei vari Continenti e da alcune collezioni private sia europee che americane. Sviluppata in quattro sezioni tematiche (Il sentimento religioso; La nobiltà del ritratto; Il ritratto quotidiano; Il Novecento. Lo sguardo inquieto) racconta la storia del ritratto e della figura dal ‘400 al ‘900 attraverso le opere di celebri artisti: Fra’ Angelico, Botticelli, Mantegna, Bellini, Giorgione, Raffaello, Tiziano, Veronese, Dürer, Cranach, Pontormo e poi ancora Rubens, Caravaggio, Van Dyck, Rembrandt, Velázquez, El Greco, Goya,Tiepolo fino ad arrivare agli Impressionisti da Manet a Van Gogh, da Renoir a Gauguin, da Cézanne a Monet e ai grandi pittori del XX secolo da Munch, Picasso, Matisse, Modigliani e Bonnard e poi Giacometti, Balthus, Bacon e Freud. DOVE: VICENZA, BASILICA PALLADIANA fino al 20 gennaio 2013 INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI tel. 0422 429999 fax. 0422 308272 [email protected] dal lunedì al venerdì, 9.00-13.30 e 14.30-18.00 Informazioni: www.lineadombra.it AFRO, LE ORIGINI DELL’ASTRATTO In occasione del centenario della nascita di Afro (4 marzo 1912) la città di Roma, scenario del suo lavo- ro dalla formazione alla maturità, ne celebra l’opera con una mostra ospitata dal Museo Carlo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese dall’11 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013. In 37 opere significative, la mostra illustra le diverse fasi di concezione ed elaborazione dei dipinti di Afro: il passaggio dal disegno preparatorio, attraverso progetti più complessi e articolati, fino alla versione definitiva del quadro. L’idea della mostra è analizzare il procedere creativo dell’artista, il suo "metodo" di mostrando come anche la pittura astratta fondi le sue basi su processi elaborativi complessi meditati, sfatando il falso mito del "questo saprei farlo anch’io". Paesaggi, nature morte e figure diventano così per Afro, in un sofisticato percorso creativo, forme mentali e pure dell’astrazione. DOVE ROMA Museo Carlo Bilotti, Villa Borghese (aranciera), fino al 6 gennaio 2013 INFORMAZIONI : TEL 060608 www.museocarlobilotti.it LA VIA DELLA SETA, GLI ANTICHI SENTIERI TRA ORIENTE E OCCIDENTE Aperta al Palazzo delle Esposizioni la mostra “Sulla Via della Seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente”, organizzata dall’ American Museum of Natural History, New York con l’Azienda Speciale Palaexpo e Codice - Idee per la Cultura. Più di 150 manufatti originali tra opere d’arte, tessuti, parati, oggetti in vetro e bronzo provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo, oltre a modelli, mappe, ricostruzioni, percorsi interattivi e video installazioni. Una storia completa e avvincente di quell’intreccio di itinerari tra Oriente a Occidente che vanno sotto il nome, appunto, di “Via della Seta”, percorso, principato di Traiano a quello di Marco Aurelio. il periodo del massimo splendore dell’impero romano raccontato attraverso le vite dei quattro imperatori scelti “per adozione”, dunque in virtù delle loro qualità personali dell’impero. È un periodo in cui si raccolgono i frutti positivi della politica di dominazione romana: in particolare, la pace mediterranea, l’unificazione dello spazio monetario, la diffusione del sistema legislativo e giudiziario romano e delle forme contrattuali proprie del diritto romano e la diffusione del modello di vita urbano anche nella periferia dell’impero. una crescita economica su scala globale. Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, verrà narrata un’epoca del consenso. DOVE: ROMA, MUSEI CAPITOLINI, fino al 5 maggio 2013 Informazioni 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00) Acquisto online www.omniticket.it tra il VII e il XIV secolo, da mercanti, pellegrini, esploratori per scambiare merci preziosissime, diffondere culture e religioni, conoscere mondi lontani. DOVE ROMA, PALAEXPO VIA NAZIONALE, fino al 10 marzo 2013 Informazioni su www.palazzoesposizioni.it, prenotazione laboratori 06 39967500 L’ETÀ DELL’EQUILIBRIO AI MUSEI CAPITOLINI Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, progetto quinquennale di mostre dedicate alla lunga storia di Roma, dall’epoca repubblicana fino all’epoca tardo-antica. L’esposizione intende approfondire la conoscenza di un periodo storico di grande splendore artistico e di grande equilibrio politico, 98-180 d.C.: dal IL TRONO DELLA REGINA DI SABA La mostra Il Trono della Regina di Saba. Cultura e diplomazia tra Italia e Yemen: le collezioni sudarabiche del Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’, presenterà per la prima volta la raccolta sudarabica del Museo, formata tra il 1933 e il 1971 da medici e studiosi italiani di letteratura araba, presenti in Yemen a seguito della stipula del Trattato di Amicizia e di Relazioni Economiche tra l’Italia e lo Yemen firmato a Ṣan’ā’ il 2 settembre 1926 dal Governatore dell’Eritrea Jacopo Gasparini e 44 MOSTRE MOSTRE KANDINSKI A PALAZZO BLU PAUL KLEE E L’ITALIA GUTTUSO AL VITTORIANO VEERMER, IL SECOLO D’ORO DELL’ARTE OLANDESE RAFFAELLO VERSO PICASSO dalla Società Geografica Italiana, si sofferma in particolare sulle figure di Jacopo Gasparini e di Renzo Manzoni. Di quest’ultimo sono esposti per la prima volta il manoscritto originale del suo volume Tre anni nell’Arabia Felice. Escursioni fatte da Renzo Manzoni dal settembre 1877 al marzo 1880,una scelta di fotografie e la pianta della Capitale disegnata nel gennaio 1879. Di particolare pregio la collezione di gioielli curata dal Dott. Lorenzo Costantini. DOVE: ROMA, MUSEO NAZIONALE DI ARTE ORIENTALE, Via Merulana 248, fino al 13 gennaio 2013 Tel. +39 06 4697481 Tel. +39 06 46974815 (Direzione) Fax +39 06 46974837 [email protected] AFRO, LE ORIGINI DELL’ASTRATTO dall’Imām Yaḥyā. Questo trattato prevedeva importazioni ed esportazioni di beni ed attrezzature, la costruzione di strade e stazioni telegrafiche e l’apertura di ambulatori sanitari nelle più importanti città del Paese. La presenza dei medici italiani è uno degli elementi, insieme all’amicizia che lega i due Paesi, che ricorrono nella storia anche non recente dello Yemen. La prima testimonianza documentata della presenza di un medico italiano è una lettera di Felice Burraschi, speziale di Saronno, che aveva soggiornato a lungo (1816-1822) nella Penisola Arabica. Dopo la firma del Trattato, finisce l’epoca della presenza volontaristica ed avventurosa dei medici italiani per far posto ad una cooperazione più strutturata e, pur con qual- 45 che discontinuità, ancora attiva. Già dal 1929 aveva iniziato la sua attività in Yemen Cesare Ansaldi, che resterà nel Paese fino al 1932. Medico presso il Municipio di Bengasi in Cirenaica, Ansaldi è chiamato da Corrado Zoli Governatore dell’Oltre Giuba, a prestare servizio per tre anni come direttore dell’ospedale di Ṣan’ā’; il suo compito è di prendersi cura della popolazione, ma soprattutto della persona dell’Imām e della sua famiglia. È interessante notare che i sanitari italiani, oltre ad essere stati ottimi medici sono stati tra i migliori osservatori della storia e della vita quotidiana dello Yemen. Le descrizioni di Tommaso Sarnelli, di Cesare Ansaldi e di Mario Girolami, insieme con quelle di Renzo Manzoni, il viaggiatore docu- LA VIA DELLA SETA L’ETÀ DELL’EQUILIBRIO AI MUSEI CAPITOLINI IL TRONO DELLA REGINA DI SABA mentarista, nipote del famoso Alessandro, sono ancora oggi i migliori documenti sul Paese, i suoi abitanti, le sue tradizioni e la sua cultura. La sezione Documenti presenta una scelta di fotografie e documenti che testimoniano la presenza italiana in Yemen dal 1877 al 1939. Il materiale, concesso in prestito dall’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e 46 POESIE POESIE ALCEO Di famiglia aristocratica, fu implicato nelle vicende politiche della propria terra, che, uscita dal periodo monarchico, si vide al centro di lotte interne fra eterìe rivali di case gentilizie, favorendo in tal modo l’ascesa al potere di tiranni. Questi ultimi furono osteggiati da Alceo, che si oppose soprattutto a Melancro e a Mirsilo, tanto da essere costretto a recarsi in esilio. Tornato in patria, combatté in Troade contro gli Ateniesi per il possesso del Sigeo, ma anch’egli, così come Archiloco, fuggì gettando lo scudo. Nuovamente in esilio in seguito all’ascesa di Pittaco, uno dei Sette Sapienti, per il quale inizialmente aveva combattuto, ma dal quale si sentì profondamente tradito al punto da definirlo una volpe astuta e "colui che divora la città", tornò a Lesbo grazie all’amnistia del 580 a.C., vivendo in patria fino alla morte. I temi delle sue opere sono la passione politica, l’amore, l’occasione conviviale, la battaglia e la precarietà della vita e sono trattati con tono decisamente aristocratico commisto ad una vivacità di espressione. La sua poesia rispecchia le idee della propria eterìa. Inoltre scrisse poesie dedicate a fanciulli e tenne alto la missione della propria stirpe, ossia di liberare il popolo dalle difficoltà. I versi di Alceo furono raccolti in età alessandrina da Aristofane di Bisanzio ed Aristarco di Samotracia in dieci libri, che comprendevano: Inni: "Inno ad Apollo" ( di cui rimane solo il primo verso, ma possiamo ricavare la parafrasi da un’orazione di Imerio), "Inno ad Hermes" ( di cui rimane solo la prima strofa) e "Inno ai Dioscuri" ( che ha un precedente nel XXXIII inno omerico e un seguito nel XXII idillio di Teocrito); Peana; Carmi della lotta civile (στασιωτικὰ µέλη, stasiotikà mèle), cioè canti politici e d’indole battagliera (celebre l’immagine nella quale si paragona Mitilene ad una nave, il mare alle alterne vicende, e la tempesta alle battaglie, poi ripreso da Orazio, Carm. I,14); Canti conviviali (συµποσιακὰ µέλη, symposiakà mèle), nei quali si celebrano i lieti banchetti e i convitti dell’eterìa, ossia del ristretto circolo aristocratico (noto l’invito alla baldoria in seguito alla morte del tiranno Mirsilo, poi in Orazio, Carm. I, 37: Nunc est bibendum); Canti erotici (ἐροτικὰ µέλη, erotikà mèle), poesie a carattere erotico, aventi come destinatario non solo donne ma spesso anche fanciulli (amore paideutico). 47 1. Bevi e inébriati con me, Melanippo. Che pensi?... Una volta varcato l’Acheronte vorticoso non tornerai più a vedere la luce pura del sole. Suvvia, non nutrire speranze grandi. Anche Sisifo, il re figlio di Eolo, di tutti il più scaltro, pensava di vincere la morte. Pur molto accorto, ma soggetto al destino, due volte varcò il vorticoso Acheronte e una pena grande diede a lui da soffrire sotto la terra nera il re Cronide. Ma a queste cose non pensare. Finché siamo giovani, ora più che mai dobbiamo sopportare le pene che il dio ci dà. 2. Ebro, bellissimo tu tra i fiumi, sfoci presso Eno, nel mare agitato, rumoreggiando per la terra tracia ... ti frequentano molte fanciulle; e tu sei gioia per le mani delicate lungo le cosce belle. Sono ammaliate dalla tua acqua divina che è come unguento 3. Addoloràti per le nostre sventure, i Lidi, o padre Zeus, diedero a noi duemila stateri, se mai potessimo venire alla sacra città. Eppure, nessun favore hanno avuto da noi, e neppure ci conoscono. Ma lui, come volpe astuta, dopo aver predetto un esito facile, sperava di sfuggire 4. ... Questo sacro recinto, grande, comune, sul colle assolato, i Lesbi posero; e qui innalzarono altari agli dèi beati; e Antiao denominarono Zeus, ed Eolia te, la dea gloriosa genitrice di tutto; e questo terzo denominarono Kemelios, Dioniso crudivoro. Con animo benigno, suvvia, il nostro voto ascoltate: da questi affanni liberateci e dall’esilio penoso: il figlio di Irra sia perseguitato dalle Erinni di quelli; ché una volta giurammo, dopo il sacrificio, di non tradire mai nessuno degli amici: o morti, rivestiti di terra, giacere per mano di quelli che allora comandavano, o dopo averli uccisi noi, liberare dalle pene il popolo. Fra tutti, il pancione non parlò con il cuore; ma calpestò facilmente i giuramenti, e adesso divora la nostra città. 5. La grande stanza luccica di bronzo; la sala è adorna per Ares di elmi lucenti, sui quali ondeggiano bianchi cimieri equini, ornamento per la testa d’eroi. Schinieri di bronzo, splendenti, tutt’intorno disposti, difesa dal forte dardo, nascondono i chiodi. E corazze di lino nuovo: scudi concavi giù deposti: e accanto, lame calcidesi; e accanto, molte cinture e tuniche corte. Tutto questo non possiamo noi dimenticare una volta cominciata quest’impresa. 6. Non comprendo lo scontro dei venti: da una parte rotola l’onda e dall’altra; e noi nel mezzo siamo trascinati con la nave nera, spossati molto dalla grande tempesta. L’acqua già invade la base dell’albero: la vela è tutta trasparente per i grandi squarci: le sartìe cedono, e i timoni ... che resistano almeno le scotte strette alle funi: questo solo potrebbe salvarmi. Il carico è tutto fuori disperso 7. Ora, bisogna ubriacarsi. Ora, bisogna che ognuno a forza beva: Mirsilo è morto. 8. Non dobbiamo abbandonare l ‘animo alle sventure: nessun vantaggio trarremo a tormentarci. La migliore medicina, o Bicchi, è procurarci il vino e ubriacarci. 9. Giove piove, e gran tempesta È nel ciel, crescono i fiumi: La stagion vinci molesta; Entro il foco si consumi Molto legno e dolcemente Vin si beva largamente ... Scaccia via quest’inverno, attizzando il fuoco, e mescendo senza risparmio vino dolce; e intorno alle tempie cingi fasce morbide di lana. 10. Il figlio di padre ignobile, Pittaco, con grandi lodi - tutti, compatti - elessero tiranno della città senza bile e sventurata. 11. Beviamo! Perché aspettiamo le lucerne? Un dito è questo giorno. Prendi giù le grandi coppe variopinte, o amico. Come oblio degli affanni, il figlio di Zeus e di Semele ha dato agli uomini il vino. Mescolane una parte a due di acqua e versa coppe piene fino all’orlo; e una coppa scacci l’altra... 12. Inumidisci i polmoni di vino. La Costellazione compie il suo giro. La stagione è soffocante. Tutto ha sete per la calura. Dai rami echeggia dolce la cicala. Fiorisce il cardo. Ora, le donne sono più impure, e i maschi smunti: la testa e le ginocchia Sirio brucia... 13. Intorno al collo qualcuno ci ponga corone intrecciate di aneto, e sul petto a noi versi dolce profumo. 48