libretto momento formativo disentis 2016
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libretto momento formativo disentis 2016
Centro Sportivo Italiano Varese Camp Sportivo Formativo DISENTIS 2016 GRAZIE SIGNORE PER … • • • • • • La natura Gli animali e le piante La salute La musica L’Arte Chi si prende cura di noi A cura di Domenico Serino Prefazione L’idea di scegliere “Grazie” come argomento del camp sportivo-formativo di Disentis 2016 è nata conversando con Silvano in un giorno d’agosto della scorsa estate sull’ultima piccola spiaggia del Salento, al confine con lo Ionio tarantino. Si commentava il camp appena concluso. Era stata l’edizione più ricca di soddisfazioni ed emozioni per i risultati di crescita generale che avevamo constatato nei partecipanti. Tre bellissime settimane, in compagnia del “Piccolo Principe”. Si discuteva su come potevamo rendere ancora più ricca questa esperienza, quale tema scegliere per il momento formativo del 2016, quali nuove attività introdurre, ecc … Il mare calmo per il vento di tramontana, l’acqua limpida, il sole caldo, i giochi dei bambini, il profumo dei gigli marini cresciuti miracolosamente nella sabbia, il verde intenso della macchia mediterranea … Tutto invitava a dire “Grazie, Signore”! Non poteva esserci argomento più adatto! E sul tema “Grazie Signore per” … Fummo subito d’accordissimo. Fu un’autentica ispirazione. Ci sforzeremo in questo camp di capire insieme, ragazzi, staff e genitori, quanto deve diventare importante nella nostra vita questa semplice parola. Ringraziare vuol dire stabilire veri rapporti tra di noi e tra noi e Dio. Ringraziare vuol dire valorizzare e apprezzare tutto quello che abbiamo. Ringraziare vuol dire fare di ogni nostra esperienza un’occasione di crescita. Ringraziare vuol dire reagire ad ogni forma di scoraggiamento e negatività. Ringraziare vuol dire accantonare ogni pretesa e considerare tutto un dono. Ringraziare vuol dire riconoscere che, con la ragione, abbiamo una scintilla della potenza creativa di Dio che ci permette di “creare” la musica, la poesia, la pittura, la scultura, scoprire le infinite ricchezze nascoste nella natura e tradurle in occasioni per migliorare le nostre condizioni di vita. Nei sei tradizionali e ormai collaudati “momenti formativi” potremo toccare solo alcune motivazioni per dire “Grazie”. Ne rimarranno fuori tantissime altre, magari più importanti di quelle che proponiamo. Ognuno conosce e può aggiungere, in assoluta libertà, i “grazie” che il suo cuore sente di esprimere. Il nostro obiettivo è quello di convincerci che è molto più bello ringraziare che pretendere, donare che ricevere, vivere che sopravvivere. Che è necessario insomma uscire dal piccolo mondo del nostro egoismo e guardarci intorno a 360 gradi in ogni secondo della nostra giornata. Ci sentiremo meglio e faremo stare meglio tutti quelli che, a vario titolo, verranno a contatto con noi. E vivremo in armonia con tutto il creato. Primo giorno: grazie per le bellezze della natura. Chissà quanti posti belli abbiamo visto viaggiando o semplicemente spostandoci nel territorio in cui viviamo. Si rimane affascinati, mai indifferenti davanti allo spettacolo della natura. La natura sa ammaliarci in mille modi, sorprenderci, incuriosirci, perché non è mai uguale a se stessa. Cambia in ogni momento della giornata, per la luce che riceve dal sole e dalla luna. Cambia quando le tenebre la nascondono. Cambia con le stagioni. Cambia quando è squassata dal vento e quando ne è accarezzata; quando la pioggia ne feconda le terre e quando la neve ne custodisce i germogli. Cambia per il comportamento delle sue creature. Cambia per l’intervento dell’uomo. Proviamo a chiudere gli occhi e a ricordare il paesaggio che consideriamo in assoluto il più bello che abbiamo ammirato. Ci accorgeremo che il nostro giudizio è legato allo stato d’animo che avevamo in quel giorno o addirittura in quel momento. Che dipende anche dalla presenza o dalla assenza della persona o delle persone che amiamo o con cui ci troviamo bene. Se non ricordiamo alcun paesaggio in particolare o se non sappiamo quale scegliere, a quale dare la nostra preferenza, allora guardiamoci intorno! Chi è venuto a Disentis negli anni scorsi si è impadronito di questo paesaggio e se lo porta nel cuore. Chi di voi è qui per la prima volta non deve fare altro che lasciarsi invadere occhi, cervello e cuore. Questo paesaggio alpino ci accoglie con le sue grandi braccia ed è la dimostrazione che l’uomo ha fatto bene la sua parte inserendosi come ospite, col massimo rispetto, senza deturparlo. Ne è prova anche la struttura del Centro Sportivo in cui vivremo questa nostra singolare esperienza. E ne saremo più convinti quando esploreremo il territorio nelle nostre passeggiate. Quando parliamo di natura dobbiamo pensare a tutto quello che ci circonda e che è indispensabile alla vita di tutte le creature. Quello che sta sulla terra: mari, monti, fiumi, sorgenti, laghi, pianure, foreste, deserti, campi coltivati … Quello che sta sotto la terra: grotte, cunicoli, fiumi, laghi di idrocarburi e sacche di gas, minerali d’ogni tipo e magma incandescente sul quale la terra galleggia, che riscalda fiumi e sorgenti che alimentano soffioni e terme, che si inerpica e si apre passaggi fino ad esplodere nei vulcani. E quello che c’è sopra la terra. Vento, nuvole, pioggia, tormente di neve, uragani, trombe d’aria. Il tutto inserito e governato dai movimenti perfettamente sincronizzati dell’intero universo. La nostra Terra, questo puntino sperduto nell’universo vive e dà vita alle sue creature: piante, animali e uomini. E noi abbiamo il dovere di dimostrare la nostra gratitudine senza sperperare i suoi doni e senza offendere il suo volto. I ritmi di sviluppo che da troppi anni ci siamo imposti stanno esaurendo le riserve del nostro pianeta, stravolgendo gli equilibri che il vivere stesso ci impone. Basta guardarsi intorno; non c’è bisogno di andare lontano dal paese in cui viviamo, dalla casa in cui abitiamo, dalla scuola, dalla chiesa o dall’oratorio che frequentiamo. Televisione, giornali, mass media, ogni giorno, lanciano grida di allarme. Quando succede qualcosa di brutto, quando il territorio massacrato dall’incuria e dalla speculazione edilizia causa morti e rovine noi facciamo finta di meravigliarci, di preoccuparci, di cercare soluzioni, ma tutto poi continua come prima, oppressi e condizionati dall’incosciente interesse economico immediato. E se cerchiamo il colpevole del disastro non lo troviamo mai perché sa come nascondersi nei meandri delle leggi e delle connivenze. Stiamo parlando al plurale. Sappiamo benissimo che voi, ragazzi, non avete nessuna responsabilità in questo scempio. Tocca a noi adulti porre rimedio, in particolare tocca a coloro che si sono proposti e sono stati eletti per rendere la nostra vita più dignitosa e sicura. Ma anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare molto. E’ necessario soprattutto non lasciarci condizionare dall’idea che tutto ciò che è utile, che produce ricchezza è anche giusto. Ragionando così si finisce nel baratro più oscuro che si chiama ingiustizia, sopraffazione, egoismo, visione miope della realtà. Il nostro “Grazie” allora per le cose belle che ci circondano deve andare di pari passo con lo sforzo di non offendere più la natura che è madre di tutti gli esseri viventi. Di tutti gli esseri viventi appunto, delle piante, degli animali e di noi uomini. Secondo giorno: grazie per gli animali e le piante. Quante specie di animali Dio ha creato? Quante ne esistono ancora? Quante ne sono scomparse? Proviamo a rileggere il racconto della creazione. Nel libro del “Genesi” esiste un primo ed un secondo racconto della creazione. Nel primo si dice che Dio, dopo aver creato il cielo e la terra, diviso la luce dalle tenebre, le acque dalla terra, diede vita a tutte le specie di piante e di animali. Per ultimo creò l’uomo e disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza e abbia potere sui pesci del mare e sui volatili del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra e sopra tutti i rettili che strisciano sulla terra (…) E Dio creò l’uomo a sua immagine. A immagine di Dio lo creò. Maschio e femmina li creò”. Nel secondo racconto si dice che Dio creò prima la terra e il cielo, poi l’uomo e infine le piante e gli animali. Creò l’uomo modellandolo con la polvere del suolo e “gli soffiò nelle narici un alito di vita”. E creò la donna da una sua costola. Anche nel secondo racconto Dio diede all’uomo potere sugli animali e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse. Sappiamo del peccato originale, della disubbidienza a Dio e del conseguente castigo. Nei due racconti si sottolinea la grandezza dell’uomo e la sua superiorità su tutti gli altri esseri viventi. La Bibbia ci dice che Dio creò la terra perché offrisse sostentamento all’uomo e ordinò all’uomo di custodirla e proteggerla. Ma anche gli animali sono creature di Dio ed anche a loro Dio ha donato la terra perché sia loro di sostentamento: “Ad ogni animale della terra, ad ogni volatile del cielo, a tutto quanto striscia sulla terra ed ha anima vivente, do per cibo il verde dell’erba”. Al termine della creazione ”Dio vide tutto ciò che aveva fatto: era cosa molto buona”. Facciamo alcune considerazioni: Tutto nella creazione “è molto buono”. Dio ha pensato al sostentamento di tutte le sue creature. Ha dato all’uomo il compito di custodire e proteggere il creato e per essere capace di assolvere un compito così importante lo ha fatto “a sua immagine e somiglianza”, cioè gli ha dato una qualità che nessun animale possiede. Questa qualità è la ragione. Dio è “Sapienza” in assoluto. L’uomo ne partecipa e dall’uso corretto della ragione derivano tutte le virtù e i comportamenti che portano alla sua felicità e a quella degli esseri viventi. E’ vero: gli animali sono guidati dagli istinti primordiali (sopravvivenza e procreazione), sono incapaci di inventare e costruire oggetti per migliorare la loro vita, le loro abitudini rimangono immutate nel tempo, salvo adattamenti, ecc, ecc. Ma hanno in comune con l’uomo tantissime qualità, e non sempre in grado inferiore: spirito di sacrificio, di altruismo, di accoglienza, di fedeltà. Hanno un loro linguaggio, una loro organizzazione sociale, le loro gerarchie e perfino regole da rispettare. L’organizzazione sociale di alcune specie (basta pensare alle api e alle formiche) desta ammirazione ed è per noi ancora un mistero. Sono un miracolo l’orientamento e la forza di tanti animali migratori (uccelli, tartarughe marine, salmoni, tanto per fare qualche esempio). E che dire delle loro capacità ingegneristiche? I loro nidi e le loro tane sono di una perfezione assoluta. E le loro tattiche di caccia e di difesa? Ma soprattutto gli animali provano sentimenti di amicizia, di amore, di attaccamento, di riconoscenza. Ma anche di paura e di rabbia. Loro reagiscono per difendersi, non per odio e per vendetta. Nessun animale pensa di appartenere ad una razza o specie superiore con diritto di dominare sulle altre. Difendono il loro territorio, ma non organizzano campagne di guerra per impossessarsi del territorio degli altri. Non accumulano ricchezze e ricchezze … Loro si accontentano del necessario quotidiano. Mettono proprio in pratica la preghiera del Padre nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gli animali sanno giocare e sanno oziare; sanno impiegare bene sempre il loro tempo. Gli animali sono fedeli, sinceri, non imbrogliano. Non buttano via la loro vita in droga, alcool, scommesse e vizi d’ogni tipo. Gli animali non hanno ideologie e non impongono ad altre specie le loro abitudini (quelle che noi chiamiamo cultura, tradizioni, religione). Gli animali non danno importanza alle apparenze, la loro vanità si limita al corteggiamento. E’ lì che sfoggiano le loro danze più leggiadre, i loro colori più incredibili, la loro generosità più commovente. Potremmo continuare per pagine e pagine ad elencare quello che gli animali possiedono di bello e che potrebbero insegnare a noi uomini. Non esageriamo! Potreste dirci interrompendo la nostra esaltazione dei pregi degli animali. Noi uomini con la nostra intelligenza abbiamo scoperto mille e mille e mille oggetti e modi per migliorare la nostra esistenza. Oggi poi … Pensiamo solo a quante cose possiamo fare con il computer, i cellulari e tutti i loro derivati! Sì, è vero. Ma noi pensiamo all’intelligenza usata male, quella che ci porta a costruire le armi più distruttive. Quella che spinge un ingegnere a costruire mine a forma di giocattoli per attirare bambini e farli saltare in aria. E’ meglio tornare ai nostri amici animali! Sono sicuro che molti di voi hanno posseduto o possiedono qualche animale e possono facilmente sottoscrivere quanto di bello e di buono abbiamo elencato prima, specie sulla loro capacità di provare sentimenti. Chi ha avuto ed ha la fortuna e la gioia di crescere con gli animali domestici più classici, cani e gatti, può raccontare mille episodi che dimostrano quanto sia grande il reciproco attaccamento, per non dire la reciproca dipendenza. Può raccontare la gioia immensa che si prova per un cucciolo che entra in famiglia, i disastri che combina, le birichinate, le provocazioni e gli inviti al gioco. Può raccontare il vuoto e il dolore struggente per la sua scomparsa. Questo tipo di legame non è monopolio solo di cani e gatti. Può esistere, e potete testimoniarlo, anche con i cavalli, le caprette, le galline, le oche, i canarini, i pappagalli, i merli, ecc, ecc. Ricordiamo ancora con partecipazione e comprensione quello che un vostro compagno ha scritto l’anno scorso come riflessione e commento al termine della settimana a Disentis: “ ho trascorso la più bella esperienza della mia vita qui con voi. Ma ritorno volentieri a casa, perché non vedo l’ora di abbracciare il mio cane. Mi è mancato molto e sono convinto che anch’io sono mancato molto a lui”. Gli studiosi non si sono messi ancora d’accordo, dopo anni di ricerche, sul numero di specie di piante esistenti sulla terra. Chi dice che sono 298.000. Chi 370.000 e chi 422.000. Lasciamo la questione irrisolta. A noi interessa sapere che le piante sono essenziali per la vita sulla terra. Alberi, arbusti, cespugli, erbe, felci, muschi, funghi compiono funzioni che nemmeno immaginiamo. Sono l’inizio della catena alimentare, producono ossigeno, proteggono il suolo dall’erosione, vivono in assoluta simbiosi con tantissimi animali ai quali danno sostentamento e rifugio e dai quali ricevono servizi preziosi come: impollinare i fiori, spargere i semi, fertilizzare il terreno. Le piante sentono, si difendono, si aiutano, sono generosissime. Il grande Mahatma Gandhi, l’apostolo della non violenza, insegnava ai suoi discepoli di comportarsi come l’albero: “Imparate il comportamento dell’albero. L’albero, mentre sopporta il calore del sole, ci regala la frescura dell’ombra”. L’albero cioè è capace di sacrificarsi e di donare. I suoi doni sono tantissimi e giungono fino all’estremo sacrificio quando diventa legname per le mille attività e bisogni dell’uomo. Ma anche con gli alberi la cupidigia dell’uomo sta dimostrando di non avere limiti. Tutti siamo al corrente della distruzione delle grandi foreste delle zone equatoriali per ampliare terreni da pascolo, scavare miniere, procurarsi legname prezioso, ricercatissimo sui mercati dei Paesi ricchi. Le conseguenze generali sulla natura, le persone e gli animali sono disastrose. Scompaiono specie di piante, di animali e si arriva al trasferimento forzato di intere popolazioni cosiddette primitive o addirittura al loro massacro, se oppongono resistenza. Non dimentichiamo che migliaia e migliaia di ettari di bosco sono sacrificati ogni anno per la produzione di carta e di materiale da imballaggio. Che Incendi, il più delle volte dolosi, si scatenano continuamente in ogni angolo della terra, compreso il nostro Paese. E tutto in nome di una speculazione selvaggia e del profitto ad ogni costo! Per fortuna questo sciagurato comportamento sembra in calo grazie all’eroico lavoro di tante associazioni naturalistiche che sono riuscite a far sentire il loro grido d’allarme, si sono organizzati in movimenti politici ed hanno costretto molti governi a varare leggi appropriate per la salvaguardia della natura, prima che sia troppo tardi. Grandi progressi, dobbiamo riconoscerlo, sono stati fatti attraverso lo studio sistematico delle piante in generale e di quelle utili all’uomo in particolare. La scienza agraria oggi ci permette di selezionare terreni adatti alle varie coltivazioni, di curare ogni tipo di pianta, di creare ibridi che resistono alle malattie e accrescono la produzione, di ricorrere a fertilizzanti e concimi naturali. Ma la tentazione di oltrepassare i limiti del lecito per accrescere i guadagni è sempre in agguato. Una maggiore collaborazione tra le nazioni, basata sulle conoscenze scientifiche, sulle tecniche di produzione, sull’eliminazione degli sprechi e sulla giustizia sociale, potrebbe ridurre, o addirittura cancellare, in pochi anni il dramma della fame che attanaglia più della metà della popolazione mondiale. Si è calcolato che solo i soldi spesi per pagare le catene di spionaggio delle cinque o sei potenze più grandi basterebbero per dare un benessere decoroso a tutta l’Africa. Un capitolo a parte meritano le piante medicinali. A loro non saremo mai abbastanza grati! Le piante hanno curato i mali e le ferite dell’uomo da quando è apparso sulla terra e continuano a farlo meglio di tanti prodotti chimici. Le usiamo sotto forma di infusi, decotti, tisane, impacchi, tinture, pomate, oli. Fanno bene ai bambini piccoli, ai ragazzi, ai giovani, agli adulti, agli anziani. Fanno bene al corpo, ma anche allo spirito se siamo oppressi da tensioni e preoccupazioni. I prodotti di alcune piante fanno particolarmente bene se le prendiamo in compagnia, anzi vanno prese in compagnia. Basta pensare al caffè e al the. Oltre a curare, le piante e soprattutto i fiori, sono utilizzati nella cosmesi, per la creazione di profumi, creme, unguenti, prodotti di bellezza, ma anche per l’igiene, il bucato e la pulizia della casa. Abbiamo appena citato i fiori: sono la meraviglia del mondo! Un nostro amico ci ha confidato che sul suo balcone non mancano mai i fiori perché ogni stagione ha i suoi e sono tutti belli. Ogni mattina, prima di uscire, ci ha detto che va a salutarli, accarezzarli e ringraziarli di esistere. Esagerato? Non fa niente! Questo piccolo rito, sostiene, lo aiuta ad essere in armonia con la famiglia, ad allontanare la malinconia, ad essere ottimista, a guardare il lato bello delle cose e delle persone. Proviamo a farlo anche noi, che ci costa. Nel Vangelo c’è una frase bellissima sui fiori. Gesù la pronuncia, a dir la verità, a proposito dell’avere fiducia nella Provvidenza. Ma a noi sembra adatta anche per l’argomento che stiamo trattando. Gesù dice : “Osservate i gigli come crescono. Non filano, né tessono, eppure vi dico che neppure Salomone con tutta la sua gloria fu mai vestito come uno di essi. Se dunque Dio veste così l’erba che oggi è nel campo e domani viene gettata nel forno, quanto più avrà cura di voi, gente di poca fede”. Dunque i fiori con i loro colori, le loro forme, i loro profumi superano per bellezza ogni vanità umana. Dio li ha creati con la genialità del super Artista che è e ce li ha donati per la gioia dei nostri occhi, per l’emozione del nostro cuore, per darci un assaggio, minimo quanto si vuole, della Sua bellezza. I documentari e le foto di oggi sono un dono per gli occhi ed il cuore. Terzo giorno: grazie per la salute. Siamo entrati nel vivo della nostra settimana a Disentis. Vorremmo fermare il tempo per gustare ogni momento del nostro stare insieme, per consolidare le amicizie che sentiamo nascere tra noi, per prolungare tutte le sensazioni che ci provengono dalle varie attività della giornata fino ai balli e agli scherzi del dopo cena. Vorremmo accelerare il tempo solo per quanto riguarda quelle “pause” di nostalgia e di tristezza che notiamo in alcuni di voi quando la mancanza dei genitori, dei fratelli, delle persone care e anche degli amici gatti, cani, ecc., si fa sentire troppo forte. La nostra esperienza, consolidata in tanti anni di camp ci dice che anche questa sensazione di abbandono, di vuoto, di solitudine è essenziale per crescere. E’ giusto versare qualche lacrima, accompagnata anche da: “non ce la faccio. Voglio tornare a casa. Per favore Silvano, Francesco, Riccardo … Telefona a casa …” Non ci si deve vergognare di questo. E’ una reazione normale in quanti fanno per la prima volta l’esperienza di stare fuori di casa. Ma succede anche in chi l’ha già fatta. Se può consolarvi vi diciamo, con assoluta certezza, che anche molti genitori sentono terribilmente la vostra mancanza. La sentono addirittura di più i vostri animali perché non capiscono la vostra assenza, né sanno se e quando terminerà. I genitori resistono perché sanno che questa lotta contro la nostalgia si concluderà per voi con una vittoria importante che vi farà crescere. E’ una tappa della vita che vi riempirà di orgoglio e che non dimenticherete più perché diventerete più autonomi e più indipendenti. In questi primi giorni noi dello staff vi abbiamo studiato ben bene perché volevamo sapere con chi avevamo a che fare. Vi abbiamo studiato per difenderci dai vostri assalti, prima di tutto, e poi per preparare “su misura” i programmi e le attività. Ci siamo accorti che siete tutti dei ragazzi meravigliosi e molto fortunati. Vi abbiamo visto correre, saltare, ballare, cantare, ascoltare, parlare, mangiare con appetito. Siete stati attenti, disponibili, giudiziosi, instancabili e perfino ossessivi col vostro: “E dopo cosa facciamo?”. Nell’osservarvi così belli e frizzanti ci siamo convinti che è doveroso abituarci a dire un grande “Grazie Signore per la salute!” Per la salute nostra e quella delle nostre famiglie. Proviamo a fermarci un attimo a riflettere … Facciamolo per 30 secondi. Consideriamo quante cose possiamo fare quando siamo in buona salute. E ora riflettiamo, per riflesso e per gli stessi 30 secondi, a quante cose non potremmo fare per un handicap o per una malattia. Dobbiamo imparare presto ad aver cura del nostro corpo, della nostra mente e del nostro spirito. Dobbiamo saper distinguere con chiarezza ciò che fa bene e ciò che fa male. Molti ragazzi invece, ma anche molti adulti, vanno avanti con il classico: “Mi piace. Non mi piace”. C’è però un saggio principio che dice: “Non tutto ciò che piace fa bene e non tutto ciò che non piace fa male”. Anzi, spesso è vero esattamente il contrario. Riflettiamo sul nostro atteggiamento nei confronti del cibo. Molti ragazzi come voi ragionano proprio col mi piace e non mi piace. Molti si comportano così in tutto quello che fanno: con lo sport, con lo studio, con l’aiuto in casa, col modo di vestirsi, con l’igiene personale ecc. Questo modo di pensare e di comportarsi crea persone senza carattere, senza volontà, senza spirito di sacrificio. In sostanza persone mediocri che si accontentano del pareggio col minimo sforzo invece di puntare alla vittoria. Trascurare il nostro corpo significa vivere male e far vivere male chi ci sta vicino. Trascurare la mente significa non utilizzare tutto il meraviglioso bagaglio di energie che è il nostro cervello. E’ come avere un super computer e utilizzarlo solo per i videogiochi. Trascurare l’anima è ancora peggio perché significa offendere ed umiliare la nostra dignità. Siete ragazzi intelligenti e con voi non servono tante parole per capire dove porta il “trascurare corpo, mente e anima”. Già i latini dicevano “mens sana in corpore sano”, che significa che la salute della mente e del corpo vanno di pari passo. Pensiamo a quanto ci sentiamo debilitati anche fisicamente quando siamo tristi o abbiamo la mente “annebbiata”. E invece avete mai provato quella sensazione di incapacità di pensare quando vi sentite male? Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di aiutarvi, qui a Disentis, abbinando attività fisiche, giochi e tornei con il momento formativo e il “deserto” con cui vi invitiamo a scrivere le vostre riflessioni. E invece quante persone si rovinano la salute. Quel che è peggio è che spesso lo fanno consapevolmente. Tutti infatti conosciamo, anche voi che siete così giovani, i rischi della droga, del fumo, dell’alcool. Questi sono esempi lampanti di cose che “piacciono” e distruggono il nostro corpo. Non è difficile rendersi conto di quanto suona falsa ed ipocrita la scritta, su vari prodotti: “Vietato ai minori” o “Sconsigliato ai minori”. Si crede, con questo sistema, di essere a posto con la legge e di mettere a tacere la propria coscienza, anzi la coscienza sociale. Come se ai grandi fosse concesso tutto, anche rovinarsi la salute. Senza calcolare le sofferenze e i danni economici delle famiglie e della società in genere. I minorenni invece, secondo questo modo di comportarsi, dovrebbero fare i bravi, almeno per qualche anno ancora. Poi potranno anche loro stordirsi e rovinarsi come e quando vogliono. E’ veramente triste vedere come, in nome di un facile e immediato guadagno, uomini senza scrupoli sfruttano gli istinti più bassi dell’uomo per attirare tanti poveri allocchi. Proprio come Pinocchio e Lucignolo che credevano possibile l’esistenza del “Paese dei balocchi”. Nel “Grazie Signore” di oggi vogliamo includere anche il nostro vivere in un Paese democratico e in pace. Non facciamo l’errore di non vedere quello che succede appena al di là del Mediterraneo, nell’attraversamento del Mediterraneo e ai confini meridionali dell’Europa. Ma noi cosa possiamo fare? Molto! Intanto capire e sentire la sofferenza di chi ha perso tutto. Cambiare mentalità e sentire il dovere umano dell’accoglienza. Uscire dalla mentalità del “vengo prima io” che manifestiamo in tante situazioni, anche nel gioco. Essere grati per tutte le sicurezze che abbiamo. Pregare il Signore che ispiri i governanti coinvolti in questo esodo a trovare la giusta soluzione capace di evitare subito altre morti e stabilire poi condizioni di vita dignitose nei Paesi di origine di tanti disperati in fuga dalla guerra e dalla povertà. Quarto giorno: grazie per la musica. Oggi vogliamo dire grazie a tutti coloro che ci hanno fatto uno dei doni più grandi, più graditi, più utilizzati, più cercati. Un dono che ci accompagna per tutto l’arco della vita, che si adatta a tutti i gusti, a tutte le situazioni, a tutti gli stati d’animo. Un dono, e scusate se è poco, alla portata di tutti. Un dono usufruibile (quasi) in ogni momento della giornata e in ogni luogo. “Grazie” a tutti coloro che ci hanno donato e continuano a inondarci di note musicali. Ai compositori, prima di tutto, e poi ai direttori d’orchestra, agli orchestrali, ai costruttori di strumenti musicali, ai tecnici del suono e della relativa catena di distribuzione e anche a chi ci regala un cd per un bel voto, per il compleanno, ecc.. Moltissimi di noi, siamo sicuri, provano un’ammirazione sconfinata per i compositori. Come fanno a percepire, raccogliere e ordinare le melodie nascoste nel loro animo o sparse nell’aria? Come fanno a sentirne le note prima ancora di averle scritte ed orchestrate? E come fanno i direttori d’orchestra e i musicisti a rivivere la scintilla creatrice del compositore e riuscire a trasmetterla a chi li ascolta? E’ semplicemente un dono? O dipende dalla sensibilità, dall’educazione, da lungo esercizio, dallo studio assiduo, dalla capacità tecnica, dalla condivisione intima, profonda e misteriosa che i musicisti riescono ad instaurare tra loro? Non lo sapremo mai. Forse da tutte queste cause messe insieme. A noi concretamente interessa la cascata di emozioni con cui le note ci sommergono. Un giorno a scuola abbiamo voluto fare un sondaggio, tra i nostri “amati” studenti, sulla musica. Le domande erano soltanto due (meglio non abusare, ci siamo detti, della loro disponibilità e non sottoporli ad uno sforzo mentale eccessivo). Prima domanda: quando ascoltate la musica? Seconda domanda: cosa provate quando ascoltate la musica? Le risposte sono state sostanzialmente identiche. Risposta alla prima domanda: in tutti i momenti della giornata. Risposta alla seconda domanda: per rilassarci, isolarci, evadere. Molti comunque, sollecitati con delicatezza, precisarono: - ascoltiamo musica quando studiamo e facciamo i compiti (non lo abbiamo detto, ma non eravamo molto d’accordo, perché fare bene due cose contemporaneamente non è da tutti). - Quando andiamo in giro o facciamo footing. - Quando sbrighiamo qualche servizio o in pullman per venire a scuola. Insomma ogni momento è buono. Poi, ormai a loro completo agio, aggiunsero: - ascoltiamo musica prevalentemente da soli, ma anche in compagnia, se è buona. (Non abbiamo capito se doveva essere buona la compagnia o la musica). - Prima di addormentarci e la mattina appena svegli. - Usiamo le vecchie, care cuffie, ma non disdegniamo gli strumenti tecnologici di ultima generazione. - E, quando si ha la fortuna (e i mezzi economici) partecipando ai concerti dal vivo. Insomma la musica è per i ragazzi necessaria come e quanto l’aria per vivere. Del resto anche per noi qui a Disentis tutte le nostre attività sono scandite dalla musica, a cominciare dalla sveglia (se Silvano non sostituisce l’amplificatore con la sua mitraglietta ad acqua). La musica, quella classica, ci aiuta a riflettere dopo il momento formativo, durante il “deserto”. La musica frizzante ci chiama prima dei giochi, ci incita nei tornei, nella corsa campestre, nelle disentiadi. Ci accompagna per tutta la caccia al tesoro, soprattutto quando la tensione cresce per la geniale cattiveria di Silvano nel nascondere il biglietto vincente. La musica allieta le nostre serate coinvolgendo nei balli anche autentici pachidermi dello staff come, senza fare troppi nomi, Mimmo e Paolo. La musica a Disentis è appannaggio di Francesco e Riccardo. Sono bravissimi nella scelta e nei commenti. Per i balli lasciamo tutto il merito alle ragazze dello staff. Ma quanti generi musicali esistono? Secondo alcuni 168. Secondo altri, calcolando i sottogeneri e reciproche influenze, 1264. Per evitare un inutile e lungo elenco, dividiamo la musica in: Colta (classica), Folcloristica, Popolare. E quanti strumenti musicali l’uomo, nei vari secoli, ha costruito e vengono ancora usati? Pensate, in una grande orchestra vengono utilizzati ben 149 strumenti. Anche per gli strumenti ci limitiamo a ricordare i gruppi principali: strumenti a tastiera, a corda, a fiato e a percussione. Ricordiamoci però che per gustare la musica e lasciarsi rapire dalle sensazioni più intime, basta anche il suono di un solo strumento. E non c’è bisogno di apparecchiature elettroniche e impianti di amplificazione sofisticati. Non c’è bisogno di scenografie appariscenti e costosissime. Non c’è bisogno di costumi, trucchi scenici e luci psichedeliche. E nemmeno di piazze, stadi, palazzetti, radure immense e famosi teatri. La musica è fatta di note e, per essere completa, di parole. Tutto il resto è cornice. E’ fatta anche di parole, ricordiamocelo. Per molti ragazzi le parole contano poco. Lo dimostra il grande interesse verso la musica straniera in generale ed americana-inglese in particolare, dove il significato delle parole sfugge, se non a tutti, sicuramente ai più. E sbagliamo, perché i testi di molte canzoni sono delle autentiche poesie. Stiamo parlando logicamente di musica vera, quella che vuole trasmettere un messaggio, raccontare una storia, scuotere le coscienze. Al festival di San Remo di quest’anno ha partecipato come ospite Ezio Bosso. Pochi di noi lo conoscevano come musicista e come uomo. Siamo rimasti folgorati dalla sua bravura, dalla sua forza, dalla sua umanità. Ha reagito ad una malattia devastante, ha sconfitto pregiudizi e paure, per rinascere e riprendersi la vita con la sua musica. La sua esibizione ha commosso tutti, le sue parole faticosamente pronunciate, accompagnate da un sorriso che sublimava quel suo corpo contorto, sono penetrate nel cuore. Lui parlava del potere magico della musica, ma intanto ci dava una grande lezione di vita. Alcune sue frasi ci sono rimaste impresse e con le sue parole vogliamo concludere questo momento formativo. “La musica siamo noi”. “La musica è una vera magia; è la nostra vera terapia”. “La musica è una fortuna da condividere. Noi mettiamo le mani il resto lo fa lei”. “La musica mi ha dato il dono dell’ubiquità, di essere cioè presente dappertutto e con persone diverse”. “La musica, come la vita, si fa soltanto insieme”. “Ora parlo con fatica. Non posso più correre, ma riesco ancora a suonare. E nel momento in cui metto le mani sulla tastiera volo lontano da ogni problema”. Cassiodoro, scrittore latino cristiano del VI secolo ha affermato: “Se noi commettiamo ingiustizie, Dio ci lascerà senza musica”. Anche il grande Shakespeare ci ha lasciato un pensiero folgorante sulla musica. “Diffidate dell’uomo che non ama la musica. Egli è come un antro nella notte, dove si annida l’aspide”. Ascoltiamo ora alcuni brani appartenenti ai tre gruppi sopra elencati. Vi chiediamo di ascoltarli con molta attenzione. Poi ci scambieremo opinioni su musica e parole. Quinto giorno: grazie per l’arte. “La bellezza salverà il mondo”, è una frase molto conosciuta e condivisa. E’ presente nel romanzo “L’idiota” di Dostoevskij. Il filosofo rumeno Cvetan Todorov scrisse un saggio proprio con questo titolo in cui parlava della bellezza come aspirazione all’assoluto, cercato attraverso la via dell’arte. Per Platone, il discepolo prediletto di Socrate, la bellezza è l’unione tra il buono e il bello. Come a dire che il bello è anche buono perché porta a comportarsi bene. Per Dostoevskij la bellezza era tutto, senza non aveva ispirazione. Per caricarsi di energia positiva, ogni anno andava a contemplare la “Madonna Sistina” di Raffaello che era conservata nel museo di Dresda. Nel romanzo “I Fratelli Karamazov” afferma che è la bellezza che porta all’amore fino a farci condividere anche il dolore. “Il mondo sarà salvo oggi e sempre, fino a quando bellezza, amore e condivisione si incontreranno”. Per Dostoevskij il contrario di bellezza non era il brutto, ma “l’utilitaristico” cioè il rapportarsi con gli altri solo per averne un utile. Per il grande romanziere l’uomo non può vivere senza la “bellezza”. Lui vedeva in Gesù un seminatore di bellezza, pianta rara ma che, una volta cresciuta, accumunava gli uomini in una grande fraternità. La bellezza suscita l’amore e ci fa vedere nell’altro un prossimo da amare. E’ evidente che non stiamo esaltando la bellezza esteriore, ma quella interiore, quella che non è soggetta e non svanisce col tempo. Proviamo a pensare, qual è più grande: la bellezza fredda di una top model o il viso pieno di rughe di Madre Teresa di Calcutta? Nel momento formativo di oggi vogliamo riflettere sulla bellezza artistica, con particolare riferimento alla pittura e scultura. Siamo sicuri che tutti voi avete visitato qualche museo, visto delle mostre, ammirato monumenti nelle piazze delle nostre città, consultato libri e siti d’arte. In tutte le case, in tutte le scuole, in tutte le aule (stiamo esagerando?) e in tutti i luoghi in cui si svolge la nostra vita non mancano quadri. Siamo immersi, circondati dall’arte. Noi italiani possiamo, almeno in questo campo, essere orgogliosi. Non esiste al mondo un Paese più ricco di opere d’arte del nostro. Si è calcolato che l’80% del patrimonio artistico mondiale si trova in Italia. Senza contare quello che le varie invasioni, i saccheggi, i furti, i terremoti, le inondazioni, l’incuria, le guerre, i bombardamenti, hanno portato via o distrutto. Non dimentichiamo poi quello che i nostri artisti hanno prodotto all’estero o che è stato comprato dai vari regnanti, collezionisti e musei nel corso degli anni. L’arte, come abbiamo detto per la musica, è alla portata di tutti ed ha un linguaggio universale, se è vera arte. Certo per capirla e lasciarci rapire dal suo magico messaggio, ci vuole un minimo di preparazione, ma non è necessaria una laurea. Basta avere sensibilità, curiosità e lasciarsi conquistare dal bello. L’arte dà all’uomo la facoltà di creare; e questa facoltà l’uomo l’ha nobilitata in tutti i secoli della storia, da quando viveva nelle caverne ai viaggi interplanetari di oggi. L’arte continua così ad unire migliaia e migliaia di generazioni. Davanti ad una statua, un vaso, un affresco, un tempio, un teatro, una testimonianza dell’arte greca o romana insomma, noi proviamo le stesse sensazioni dei nostri antenati. Perché l’arte non ha tempo, ma vive nel tempo e appartiene agli uomini di ogni tempo. Per l’artista valgono le stesse considerazioni che abbiamo fatto per il compositore. Il compositore sente la sua sinfonia prima ancora di scrivere una sola nota. Lo scultore vede la propria statua nel blocco di marmo grezzo, nel tronco di un albero abbattuto dal fulmine o dimenticato in una falegnameria, nell’argilla dei fossati. Così il pittore: accarezzando la tela che ha davanti vede già il sorriso luminoso di un bambino o lo sguardo misterioso di una donna. La dolcezza di una Madonna che stringe Gesù bambino o la smorfia di dolore del figlio in croce. Il colori di un prato e degli alberi in fiore o il tappeto di foglie in autunno. I cavalli frementi in battaglia, le mandrie al pascolo o i buoi a tirare l’aratro. I gesti ampi dei contadini alla semina o alla mietitura. La dolcezza di una madre che allatta o la corsa gioiosa di bambini. L’arte, in tutte le sue forme, crea la civiltà di un popolo, anzi di tutti i popoli perché è a disposizione di tutti, parla a tutti, suscita in tutti emozioni e piacere, ispira sentimenti di fraternità e progetti di pace. Non a caso l’Unesco (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) proclama “bene dell’umanità” i luoghi ricchi d’arte e i paesaggi incontaminati. La Lombardia è una delle regioni più ricche di siti Unesco. A Varese abbiamo il Sacro Monte con le sue 15 cappelle ed il Santuario dedicato alla Madonna. Per contrasto ci sembra onesto ricordare l’imbarbarimento terroristico mediorientale in cui l’odio ha portato, oltre all’assassinio di tanti innocenti, anche alla distruzione di antichissimi siti archeologici e di interi musei. Quando crollano le regole e i valori propri del vivere civile, le prime “vittime” sono inevitabilmente le testimonianze visive, concrete, tangibili della civiltà umana. Anche oggi concludiamo il nostro momento formativo ammirando alcune opere d’arte tra le più famose e conosciute. E’ solo un assaggio per farci venire una grande ed inesauribile fame di bellezza. Sesto giorno: grazie per chi si prende cura di noi. Nell’ultimo giorno del camp dello scorso anno molti ragazzi, nel commentare la loro esperienza a Disentis, hanno espresso commoventi sentimenti di ringraziamento per tutti: per noi dello staff, per i genitori e per i compagni, distribuendo con motivazioni veramente appropriate, i meriti dei progressi che sentivano di aver fatto. La conclusione era: “tornerò a casa diverso/a”. Seguivano propositi abbastanza impegnativi sul comportamento futuro. Noi siamo sicuri che molte promesse sono state mantenute. Non dobbiamo abituarci a dare per scontato o per dovuto i sacrifici e le attenzioni che tante persone hanno per noi, a cominciare dai genitori. I loro sacrifici sono sempre silenziosi; qualche volta appena sussurrati e presuppongono tante rinunce. La dedizione dei genitori è sostenuta dal desiderio di mettere a disposizione dei figli tutte le occasioni e le possibilità che si presentano per farli crescere sereni, con obiettivi chiari e valori forti, in buona salute, tra persone affidabili capaci di renderli migliori. La scelta di farvi trascorrere questa settimana a Disentis rientra proprio in questo loro desiderio. E dopo i genitori vengono i nonni. E’ un’autentica e mai abbastanza riconosciuta fortuna averli vicino, godere del loro affetto e del loro aiuto. Ricordiamolo. Poi vengono tante altre persone che hanno diritto al nostro “Grazie”. Stiamo pensando agli insegnanti. Dagli insegnanti della scuola materna agli insegnanti delle superiori, fino a quelli dell’università. Gli insegnanti, spesso costretti ad operare in condizioni di perenne emergenza, ricoprono un ruolo essenziale nella nostra vita, ruolo spesso sottovalutato, misconosciuto, sottopagato. A loro deve andare la nostra riconoscenza perché aiutano la nostra mente ad aprirsi su quanto ci circonda, a saper guardare, giudicare, criticare, per poi saper scegliere. Ci hanno insegnato a scrivere, a leggere, a far di conto. A conoscere la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura. Ad apprezzare le nostre ricchezze artistiche e paesaggistiche. A conoscere le regole del vivere civile. Ad essere riconoscenti a quanti hanno lottato per darci il bene sommo della libertà. A convincerci che i nostri diritti si fondano sui nostri doveri, come per tutti gli uomini. Non dimentichiamo di includere nella categoria insegnanti quanti ci hanno fatto conoscere che abbiamo tutti lo stesso Padre, lo stesso Salvatore, la stessa tenerissima Madre. Che facciamo parte di una grande famiglia, la Chiesa. Che abbiamo il dovere di accogliere, aiutare e amare quanti si trovano in necessità, umiliati da tante forme di ingiustizia. Consideriamo ancora le persone che hanno o possono avere grande influenza nella nostra vita. I maestri di musica, di pittura, delle varie discipline sportive. Soffermiamoci brevemente sui maestri di sport, quelli che sono chiamati istruttori, allenatori o, più semplicemente, mister. Siamo sicuri che tutti voi avete già praticato qualche disciplina sportiva in oratorio, con il C.S.I. o con le varie federazioni. Non avete idea di quanti campioni sono usciti dai nostri oratori, formati dai nostri allenatori – educatori. Ma se finora non avete avuto occasione di frequentare campi, palestre, piste, ecc. lo avete fatto con noi qui a Disentis. Non avete più scuse per sottovalutare quanto sia importante fare sport. Qui siete stati immersi nello sport da quando siete arrivati fino al ritorno a casa. Avete praticato discipline nuove ed originali di cui ignoravate l’esistenza o che conoscevate solo di nome. Noi dello staff abbiamo fatto di tutto per farvele apprezzare, vi abbiamo guidati, abbiamo incoraggiato le vostre incertezze e reticenze. E, dobbiamo riconoscerlo, siamo stati ampiamente ripagati quando il vostro “non sono capace” è diventato “voglio provarci”. Abbiamo fatto in modo che nella formazione dei gruppi o delle squadre il “non voglio stare in squadra con lui” detto da qualcuno di voi, diventasse: “è stato bello stare in squadra con lui”. Perché avevate capito che è importantissimo sentirsi accettati e che con la collaborazione di tutti, bravi e meno bravi, i risultati ottenuti danno più soddisfazione. Abbiamo visto alcuni di voi passare dai capricci, dal trovare scuse e giustificazioni per una sconfitta, all’accettare l’insuccesso, a complimentarsi con gli avversari, a sentirsi ugualmente soddisfatti perché ognuno aveva giocato col massimo impegno. Abbiamo cercato di farvi capire che la sconfitta non è un fallimento e che per la vittoria non dobbiamo sentirci superiori, invincibili, arrivati e tanto appagati da giocare poi con sufficienza, rilassati, senza sentire più la necessità di continuare a fare sacrifici. In voi tutti abbiamo apprezzato il rispetto delle regole, anche per quelle non codificate, ma che stabilivamo di volta in volta per permettere a tutti di partecipare con ruoli e compiti adeguati alle proprie capacità. Abbiamo fatto di tutto per trasmettervi l’amore per lo sport perché siamo convinti che lo sport fa bene a tutti e a tutte le età. Formerà il vostro corpo e il vostro carattere. Vi abituerà al rispetto delle regole e delle persone anche nella vita e nelle situazioni di tutti i giorni. Ricordiamoci che ogni risultato, nello sport e nella vita, si ottiene con impegno, sacrifici, rinunce e allenamento costante. Nell’elenco delle persone a cui dobbiamo il nostro “Grazie”, non possono mancare i grandi maestri di vita che abbiamo conosciuto nel momento formativo degli anni passati. Ne ricordiamo solo alcuni. “Grazie” al Mahatma Gandhi per averci insegnato e testimoniato con il sacrificio della propria vita, che con la “non violenza” si può restituire ad un popolo l’indipendenza e la libertà. “Grazie” a Martin Luther King per aver vinto la lotta contro l’apartheid in America. Il suo discorso “io ho un sogno” dovremmo impararlo a memoria e gridarlo ogni volta che vediamo un nostro fratello umiliato per il colore della pelle, per la provenienza territoriale, per la condizione sociale. Grazie a Nelson Mandela e ai suoi trent’anni di carcere per aver fatto del Sudafrica un Paese democratico e civile. “Grazie al nostro amico Oliviero Bellinzani che è venuto a guidarci su queste montagne e che ci ha dimostrato che non dobbiamo accettare e tanto meno porre limiti a noi stessi. Che si può essere uno dei più grandi scalatori del mondo anche con una gamba sola. “Grazie” ad Alex Zanardi per la sua vita sempre in salita, per il suo ottimismo per i suoi progetti incredibili, per i suoi ori olimpici. “Grazie” a Simona Atzori ballerina, pittrice, scrittrice, anche lei grande sportiva, dal sorriso immenso che abbraccia più forte di tutte le braccia del mondo, lei nata senza braccia, anzi “senza ali”, ma capace di volare col vento. “Grazie” a Madre Teresa di Calcutta per il suo amore per “gli ultimi”. “Grazie” a Papa Francesco per averci restituito l’essenza e il nome più bello di Dio: “il nome di Dio è Misericordia”. Ognuno di voi conosce sicuramente tanti altri personaggi degni del nostro “Grazie”. Non dimentichiamoli. Conclusione Questo volevamo trasmettervi con il nostro lavoro. Abituarci alla riconoscenza, a non stancarci di dire “Grazie” col cuore. Se ci siamo riusciti, sarà questo il vero e il massimo “Grazie” che possiamo ricevere da voi. E sarà anche questo, con la stessa intensità, il nostro “Grazie” per tutti voi, uno per uno …, ma proprio uno per uno singolarmente. INNO DISENTIS 2016 GRAZIE Grazie per la luce che mi illumina un’idea E la spinge fino al suono della voce. Grazie per la terra che io chiamo casa mia E il mio passo che cammina più veloce. Grazie per la luna sopra le montagne Che mi fa alzare il mio orizzonte da me. Grazie per le stelle sopra questa notte Che fa da culla a tutti i sogni e i perché. Grazie per la sveglia che mi suona al lunedì E che non mi fa rischiare di non fare. Grazie che per il Liga che mi canta in un cd. Per il pane e per il vino sull’altare. Grazie per la birra offerta da un amico Che ha bisogno di parlare con me. Grazie per il fango sulla tuta e sul K-way Dopo il calcio e quando torno dai miei. Grazie di tutto sto vento che c’è. Grazie di tutta sta vita per me. Grazie del cielo che è sempre dov’è E delle facce qua sotto con me. Grazie a te che mi dai fiato e vita. Grazie per la mano di chi mi porta su Quando non so più rialzarmi da uno sbaglio. Grazie per l’abbraccio che non scorderò mai più E per quella brutta copia scritta meglio. Grazie per la goccia di sudore in fronte Che fa venire fuori il meglio di me. Grazie per gli amici la domenica nel bar E per l’anima in un giro di sol. Grazie di tutto sto vento che c’è. Grazie di tutta sta vita per me. Grazie del cielo che è sempre dov’è E della stella che cade per me. Grazie a te che mi dai tutto quello che mi dai. Grazie a te che mi dai fiato e vita E un’altra salita per me. Grazie del tempo donato così E che grazie ad un respiro son vivo. Grazie della storia che mi hai dato fina a qui E del brivido che sento quando scrivo. Grazie solo grazie perché altro non si può Per parlare della vita che ho. Grazie solo grazie, ma anche per scusarmi però Per le volte che dimenticherò. Grazie per la vita che ho … (Marco Spaggiari. Da “Noi Controtempo)