ecco perché nell`italia di renzi sarà pacchia per ladri

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ecco perché nell`italia di renzi sarà pacchia per ladri
d’Italia
ECCO PERCHÉ NELL’ITALIA DI RENZI
SARÀ PACCHIA PER LADRI E TRUFFATORI
ANNO LXII N.281
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Aldo Di Lello
Lo chiamano “pacchetto Giustizia”
, ma è follia al potere, follia rovinosa, che renderà ancora più insicura la vita degli italiani. E sì
perché la “depenalizzazione dei
piccoli reati” renderà la vita comoda
a chi commette furti, danneggiamenti, truffe, a chi è autore di violenza privata o a chi minaccia
qualcuno per costringerlo a commettere un reato. Questi delinquenti, secondo Renzi e secondo il
ministro Orlando, non dovranno essere più puniti. Sì, avete letto
bene, saranno im-pu-ni-ti (vale la
pena scandirlo bene). E perché
mai? Per decongestionare le carceri. Avete capito la perniciosa “furbata” del governo, che unisce il
sessantottino “vietato vietare” con
il più insulso dei pragmatismi all’amatriciana (anzi, alla fiorentina)?
“Piccoli” reati? Chissà che ne
pensano le vittime…
Chi glielo spiegherà d’ora in poi,
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alla vecchietta derubata dei risparmi,
che il truffatore in cui s’è sfortunatamente imbattuta ha commesso un
“piccolo reato” e che potrà impunemente tornare a colpire? Chi placherà
l’ira del poveraccio cui hanno incendiato la macchina che quei teppisti la
faranno franca con la benedizione del
giudice? E chi subisce minacce da
bulli e delinquenti vari come farà a
sentirsi al sicuro e vivere una vita decente e tranquilla? I possibili casi di
impunità e ingiustiza sono numerosi e
fanno tutti accapponare la pelle.
Gasparri: «Effetto devastante»
Maurizio Gasparri non ci sta è da
voce a una preoccupazione e a una
giovedì 4/12/2014
indignazione che vanno crescendo
nell’opinione pubblica: «Che il furto, la
truffa o la violenza privata non siano
reati tali da destare allarme sociale è
veramente incredibile da sostenere. Il
decreto del governo che prevede la
non punibilità per i reati di lieve entità
rischia di avere un effetto boomerang
devastante. Il messaggio che passa è
un allentamento delle maglie della
giustizia che finirebbe col favorire e
moltiplicare proprio quei reati che il
governo depenalizza. Su questi temi
la cautela è quanto mai necessaria.
Che i tribunali siano intasati è evidente, ma per fare regali il governo
non può pensare di svuotare il diritto
penale e di esporre i cittadini a nuovi
pericoli. C’è bisogno di certezza della
pena, non di impunità». Sta davvero
“cambiando verso” l’Italia di Renzi.
L’unico problema è che sta andando
in quello sbagliato.
Ecco come partigiani, Pd e Cgil fanno il regalo di Natale a Salvini
Francesco Signoretta
Viene aggredito dai centri sociali
ed è considerato lui il “provocatore”. Parla contro i matrimoni gay
ed è etichettato come omofobo. Si
scaglia contro chi occupa le case
e viene “processato” in tv. Non fa
sconti ai nomadi ed è chiamato
“razzista”. Non sopporta l’euro ed
è dipinto come un “agitatore” pericoloso. La sinistra ha scelto il
nuovo mostro da sbattere in prima
pagina: è Matteo Salvini che viene
sottoposto al consueto trattamento che da anni la sinistra riserva a qualsiasi personaggio
scomodo.
Più che legittime sono le perplessità che alcuni significativi esponenti del centrodestra hanno su
un’ipotetica leadership di Salvini,
perché la coalizione ha il diritto di
riflettere, valutare le opportunità,
avanzare candidature, tenere i
piedi saldi per terra, non lasciarsi
trascinare dal vento di popolarità,
che può essere momentaneo, capire se una certa linea possa di-
ventare maggioritaria. Diverso è
invece il copione scritto dal Pd che
puntualmente si ripete, la ricerca
del nemico, il dribbling sulle idee e
la scelta del fango. Sarebbe superfluo ricordare i colpi bassi riservati dalla sinistra a Berlusconi
quando era premier, ad Alemanno
quando era sindaco, alla Gelmini
quando era ministro, a Brunetta
colpito persino sulla sua statura.
Basta dare fastidio e zac, parte la
campagna di offese. Negli ultimi
giorni è stato un fiume di attacchi,
che probabilmente al leader leghista fanno addirittura comodo. Eccone alcuni significativi:
Imbarazzante e provocatore
1-“Trovo più imbarazzanti le ultime
foto di Salvini rispetto a quelle che
ritraggono Enrico Rossi con una
famiglia rom”, ha affermato il ministro per le Riforme Maria Elena
Boschi a Otto e mezzo.
2-“Salvini è riuscito a mandare in
estasi la Le Pen. Bravo, non era
facile immagino…”, ha ironizzato
Matteo Renzi. “La verità è che Salvini scommette sulla rabbia e la disperazione. Io scommetto sul
coraggio”.
3-“Fino ad oggi gli scontri di piazza
li ha provocati la Lega”. Così il senatore del Pd Francesco Scalia.
Amico dei “fascisti” e “aggressore”
4-“Siamo arrivati allo squadrismo
di Casapound addirittura contro i
bambini. Salvini condivide i metodi
dei suoi alleati?”. E’ quanto dichiara il deputato del Pd componente della commissione Affari
Sociali, Federico Gelli.
5-“La specifica aggressione ad Alfano su Mare nostrum corrisponde
ad una deliberata volontà di impedire la ricostruzione del centrodestra dal punto di vista della
coabitazione non solo delle idee
ma anche delle persone”, ha detto
Maurizio Sacconi, capogruppo al
Senato del Ncd.
6-Susanna Camusso definisce “la
cosa peggiore detta contro la mia
organizzazione” il paragone con la
“Lega di Salvini. Noi, che stiamo
cercando di ricostruire l’unità e la
solidarietà, siamo contro il razzismo, per l’abolizione della BossiFini, siamo per Mare nostrum”.
Tra gli irritati anche i partigiani
dell’Anpi
7-L’assessore bolognese Matteo
Lepore: “A me i leghisti non piacciono. Non riesco ad accettare chi
semina odio per guadagnare consensi”.
8-Per finire, non possono mancare
i partigiani. “La presenza del segretario della Lega Nord è “solo
provocatoria”, ha contestato Armando Sarti, presidente della sezione Anpi della Bolognina. Il
comitato direttivo dei partigiani ha
approvato all’unanimità la richiesta
a questore e prefetto di proibire la
visita di Salvini al campo rom. Tutti
atteggiamenti, questi, che finiscono sempre per avere l’effetto
contrario. E si trasformano in un
grande regalo per Salvini.
Sono almeno tre i motivi per cui
Gianni Alemanno uscirà a testa alta
2
Giacomo Fabi
“Mafia capitale” è lo spaccato di
una vicenda torbida ed inquietante che getta una luce a dir
poco sinistra sulla fragilità della
politica e sulla bulimia criminale
delle cosche. Una brutta storia,
insomma, nella quale ognuno
deve assumersi le proprie responsabilità. Quelle giudiziarie
saranno accertate dai tribunali.
Toccherà invece ai partiti meditare intorno a quelle politiche e
comportarsi di conseguenza. Esistono tuttavia ben tre motivi per
difendere Gianni Alemanno, il
pesce più pregiato finito nella rete
dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma, e per parare il tentativo di chi – ambienti politici e
mediatici – vorrebbe riscrivere la
storia della destra capitolina
come l’appendice di un romanzo
criminale.
1 - L’ipotesi di reato contestato all’ex-sindaco (associazione a delinquere di stampo mafioso) è,
giuridicamente parlando, un’imputazione a pericolosità sociale presunta. Fuori dai tecnicismi, vuol
dire che, nove volte su dieci, chi la
Secolo
d’Italia
“costretta” ad appoggiarvisi.
riceve finisce in galera. Alemanno
è invece libero e lo stesso procuratore capo Giuseppe Pignatone
ha spiegato in conferenza stampa
che la sua posizione è “oggetto di
approfondimento”. Questo vuol
dire che l’iscrizione di Alemanno
nel registro degli indagati non deriva tanto dalla presenza di indizi
a suo carico (la sola appartenenza
al sodalizio criminoso sarebbe di
per sé sufficiente a giustificarne
l’arresto) quanto dalla necessità di
approfondire il suo ruolo nella vicenda incriminata. In sintesi, Alemanno
ha
ricevuto
un’informazione di garanzia, cioè
un atto adottato a difesa dei diritti
dell’indagato.
– 44 giorni al rientro di Latorre in India.
Lo stesso marò rilancia il caso sul web
Priscilla Del Ninno
«Per mare per terram. E noi grideremo
mattina e sera libertà per Max e
Salvo»: è lo stesso fuciliere Massimiliano Latorre, a 44 giorni dal rientro in
India per la fine del permesso concesso dalle autorità asiatiche per motivi sanitari, a riportare l’attenzione sul
caso dei marò. Una vicenda drammaticamente irrisolta da oltre due anni e
mezzo, grazie anche all’inerzialità e all’inadeguatezza delle autorità nostrane
che si sono fin qui “rimpallate” il caso:
dall’esecutivo Monti all’attuale governo
Renzi, passando per Enrico Letta. Un
caso intrappolato nelle maglie della diplomazia internazionale e, peggio ancora, della farraginosità del sistema
giudiziario asiatico che da marzo del
2012 rinvia di corte in corte, la risoluzione della definizione specifica del
caso penale e dunque, di rimando, il
conseguente problema dell’attribuzione della sua giurisdizione, tirando di
GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
volta in volta ballo la Corte suprema, o
agitando lo spettro della pena capitale
prevista per reati di stampo terroristico.
L’appello sul web subito virale
Un caso che sembra interminabile e di
cui non a torto Latorre teme evidentemente ulteriori dilazioni nel tempo,
tanto da tornare a pubblicare, nell’imminenza del rientro, una nuova foto
copertina sul suo profilo Facebook, su
fondo nero con il fiocco giallo, simbolo
della libertà per i fucilieri, uno dei quali,
Salvatore Girone, è nel frattempo rimasto da solo a Nuova Delhi. E ancora una volta il tam tam sul web ha
dimostrato di funzionare a dovere: l’immagine di Latorre è stata immediatamente condivisa da oltre cento
sostenitori della causa dei marò, riscuotendo più di 450 «mi piace». Un
appello divenuto nel giro di poche ore
virale, a ennesima dimostrazione di
una solidarietà di piazza capace di tra-
2 - Ad Alemanno non vengono
contestate condotte. Gli appalti
concessi da Roma Capitale alla
cooperativa “29 giugno”, tradizionalmente gestita da elementi legati alla sinistra, vengono
illuminati dall’inchiesta più sotto il
profilo dell’opportunità politica che
della regolarità amministrativa. È
anche vero, tuttavia, che la sinistra
ha maturato una particolare competenza nella gestione di temi
come marginalità sociale, degrado
delle periferie, recupero degli exdetenuti e così via. Un’amministrazione di centrodestra che
voglia impegnarsi (e non si vede
come potrebbe astenersi dal farlo)
su questi fronti è in qualche modo
valicare i confini spazio-digitali, in
nome del rispetto per due vite, interrotte da quasi tre anni. Ecco, ad adiuvandum, le tappe del calvario dei nostri
due marò.
Le tappe dell’interminabile vicenda
1 – Il 15 febbraio 2012 mentre la petroliera Enrica Lexie è in azione antipirateria, due pescatori indiani vengono
uccisi al largo delle coste del Kerala. I
due fuclieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vengono accusati dell’omicidio, ma loro si
difendono spiegando di aver sparato
colpi di avvertimento.
2 – A marzo 2012 i due Marò vengono
trasferiti in carcere a Trivandum, capitale dello Stato federale del Kerala, e
solo il 30 maggio viene concessa ai
due militari la libertà su cauzione: i due
marò vengono rilasciati il 2 giugno, e
trattenuti in India, a Kochi.
3 – Il 22 dicembre 2012, dopo una
serie di rinvii e slittamenti interminabile,
la Corte del Kerala concede ai due
marò un permesso speciale per Natale, con la «promessa» del ritorno:
promessa che Latorre e Girone ono-
3 – Gli uomini del sindaco. Secondo
la tesi investigativa, due stretti collaboratori dell’ex-sindaco, Mancini
e Panzironi, erano sul libro-paga
della mafia capitolina. Vero o falso,
sarà un tribunale ad accertarlo. In
questa fase istruttoria – ed anche
questo spiega la necessità di approfondire la posizione di Alemanno
– il “non poteva non sapere” rappresenta una luce alla quale gli inquirenti non possono rinunciare. Il
prosieguo dell’indagine dovrà proprio accertare se ed in che misura
l’ex-primo cittadino fosse a conoscenza della presunta infedeltà dei
due collaboratori. Un politico o un
amministratore è sempre tenuto ad
agire nel rispetto della legge, ma
non gli si può chiedere di esercitare
il controllo di legalità, funzione tipica
degli organismi autorizzativi e/o
sanzionatori. Alemanno non è il
primo né purtroppo sarà l’ultimo a
poter essersi affidato a persone che
hanno tradito la sua fiducia al riparo
della comune fede politica. Quando
questo sarà chiaro a tutti, Alemanno
uscirà da questa brutta storia come
da lui stesso annunciato. A testa
alta.
rano rientrando in India il 4 gennaio.
4 – A marzo 2013 scoppia il caso diplomatico: l’allora ministro degli esteri
Giulio Terzi annuncia che i due marò
non torneranno in India dopo il permesso di quattro settimane concesso
per le elezioni politiche di febbraio. Le
autorità indiane rispondono minacciosamente, fermando l’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini. Il
governo tecnocratico di Monti rispedisce Latorre e Girone in India.
5 – Nel febbraio del 2014, tra interrogatori e rinvii, avvicendamenti governativi in Italia e in India, le autorità
indiane provano ad attribuire il caso
Marò alla Nia, l’agenzia di investigazioni indiana: svolta negativa che lascia presumere l’intenzione di
sostenere l’accusa di terrorismo internazionale, poi decaduta.
6 – Ad agosto 2014 Massimiliano Latorre viene colpito da un’ischemia e ricoverato a Nuova Delhi, ottenendo a
settembre il permesso di tornare in Italia per cure e convalescenza. A breve,
però, dovrà raggiungere il compagno
Salvatore Girone in India.
Caserta, se i giovani piddini
s’alleano col nipote di Cosentino
GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
Secolo
d’Italia
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Domenico Labra
Proprio tosti i giovani piddini
casertani. Gente che se gli
salta la mosca al naso non
guarda in faccia a nessuno. Le
cronache dei giorni scorsi rivelano una animosità degna di
altri tempi. I fatti: una cinquantina di studenti iscritti al Pd di
Caserta la scorsa settimana
hanno deciso una trasferta a
Napoli e d’emblée hanno occupato la Federazione regionale del partito.
La scomunica per trasversalismo
Ragione del dissidio con i vertici era la scomunica che li
aveva colpiti per causa del loro
trasversalismo alle elezioni all’Università. Trasversalismo
che li aveva consigliati di allearsi con altre liste di studenti
provenienti dal centrodestra
tra i quali spiccava il nome del
nipote dell’ex sottosegretario
forzista Nicola Cosentino. Il
Diaviolo e l’Acquasanta insieme. Giammai aveva tuonato la segreteria regionale
che aveva perciò parlato di
uno spostamento «verso il Pd
di mondi molto distanti». La
cosa non è piaciuta per nulla
ai giovanotti casertani. I quali,
nel frattempo, anche grazie
alla strana aggregazione elettorale avevano pure vinto le
elezioni universitarie.
Hanno incontrato pure Guerini
Ecco perciò la decisione di
andare in trasferta e spiegare
così a muso duro le proprie ragioni ai dirigenti del partito. E
siccome a volte anche la fortuna apre gli occhi, i giovanotti,
che avevano rispedito al mittente i rimproveri al grido di
“Caserta non si piega”, si sono
imbattuti e ne hanno discusso
pure col vice di Renzi, Lorenzo
Guerini, sul posto per dirimere
l’ennesimo contenzioso per le
primarie del partito. Non è dato
sapere quale sia stato il responso. Quel che è certo che
una bella inversione a U il partito democratico l’ha fatta: due
anni fa ha deciso di votare la
galera per Cosentino. Due
anni dopo ha accettato di correre alle elezioni universitarie
alleato al nipote. Evoluzione
democratica.
Siamo inventori della dieta mediterranea, ma a scuola trovi gulash
Antonella Ambrosioni
Fish and chips, wiener schnitzel,
gulash e paella a mensa: non è
esattamente la dieta ideale per
bambini dai 3 ai 10 anni – gli alunni
che vanno dalla materna alle elementari - eppure da lunedì nelle
scuole sono approdati questi piatti
che stano facendo venire i capelli
dritti a pediatri e genitori. Sono i
menu europei, bellezza! Il progetto
ben poco geniale proviene dall’assessorato capitolino alla Scuola
che da qui a giugno sperimenterà
sui bambini i piatti della tradizione
del Vecchio continente. L’assessore Alessandra Cattoi in una lettera ai genitori spiega che la bella
pensata è venuta ad hoc in occasione del semestre di presidenza
italiana nell’Ue. Domanda: assessore, l’Europa chi chiede anche di
far venire il mal di fegato ai nostri
figli? Proprio noi, i detentori del copyright della dieta mediterranea,
della tradizione gastronomica che
tutti ci invidiano (e imitano) prefe-
piatrici e materiale didattico vario, di
carta igienica e sapone liquido e poi
si investe sulla paella valenciana?
riamo imbandire ai bambini cibi
fritti, speziati e cipolla? Quanto a
educazione alimentare proprio non
ci siamo.
I genitori e i pediatri protestano
«Può essere utile per acquisire
una maggiore consapevolezza dell’appartenza dell’Italia alla Ue, un
approccio allegro e coinvolgente
alle culture degli altri popoli», si di-
fende l’assessore, assalita dalle proteste dei genitori che lasciano i bambini nelle mense sicuri di un menù
sano o almeno non invasivo.
Mamme e papà non si lasciano abbindolare da pretestuosi scambi culturali e guardano alla realtà, basiti
per un progetto che giudicano futile,
a fronte della situazione dei servizi
scolastici comunali: non ci sono
fondi per dotare le scuole di fotoco-
La mania dei menù etnici delle
giunte rosse
Sarebbe il caso di invertire l’ordine
dei fattori, vista la giovane età dei
bambini: insegnare il valore della
cucina italiana – che è tradizione e
cultura – e poi introdurre concetti un
po’ più complicati come la multiculturalità culinaria. Si rischia si essere
razzisti e xenofobi? Dovrà essere
una specie di monomania di sinistra,
perché proteste simili a Roma si
scatenarono già con l’introduzione
dei menu etnici ai tempi della giunta
Veltroni: nessuno mangiava quei
piatti “ideologici” perché troppo speziati. Le maestre lamentavano lo
spreco assoluto di questi cibi, gettati
nei cassonetti fuori scuola. Ma non
si può -ieri come oggi- rischiar l’indigestione o l’intossicazione alimentare perché lo richiede il
politicamente corretto…
L’Espresso a caccia di scoop contro
La Russa Jr. Ma colleziona solo fiaschi
Secolo
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GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
d’Italia
Lando Chiarini
L’importanza di chiamarsi Geronimo, soprattutto se di cognome
fa La Russa, è certificata dall’Espresso. Ammontano ormai a
ben sei gli articoli dedicati dal settimanale diretto da Luigi Vicinanza al primogenito del più
famoso Ignazio, attuale presidente della Giunta delle autorizzazioni a procedere della
Camera in quota FdI. Roba da
segnalare a qualche network televisivo per l’allestimento di una
di quelle miniserie tv oggi tanto di
moda, specie sui canali Sky.
Professionisti della maldicenza
Del resto, pure i titoli scelti sembrano particolarmente azzeccati:
si va dal più assertivo “Geronimo,
il rampollo fa crac” a quello un po’
più descrittivo “Geronimo La
Russa colleziona poltrone. Ora si
occuperà anche di San Siro”
passando per un “Geronimo La
Russa torna in pista per l’autodromo di Monza” fino ad arrivare
a “Geronimo La Russa e la lite
sul patrimonio della nonna”, che
fa tanto Cappuccetto Rosso, par-
socchiude gli occhi immaginando
chissà qual scoop su inconfessabili trame politico-affaristiche,
lo
legge
tuttodunfiato
e
poi…niente. Solo ordinarie storie
di consigli d’amministrazione da
rinnovare, avvicendamenti in
aziende di famiglia, roba della
quale non frega davvero niente a
nessuno ma che il collaudassimo
Espresso riesce come nessun
altro a servire ben inzuppato nell’arsenico della maldicenza.
dòn nero considerando la dinastia, e il Lupo Cattivo. L’ultimo,
quello appena sfornato, riguarda
– pensate un po’ – la nomina del
giovane manager a membro del
consiglio direttivo dell’Aci. Il bello
– si fa per dire – è che in ognuno
di questi servizi giornalistici a
mancare è soprattutto la polpa,
cioè notizia. Che delusione: uno
sfoglia il settimanale, legge il titolo su Geronimo, si sofferma
sulla sua foto, ne scruta il volto
da corsaro (questa volta per
forza) nero, lo collega istantaneamente al potente genitore,
Copiato da Singapore l’Albero
della vita, opera-simbolo di Expo 2015
Alberto Fraglia
Se c’è una cosa che nessuno può togliere
agli italiani è la creatività. Sì, la creatività.
E’ nel nostro Dna. Fa parte del “genius
loci”, direbbero i latini. Un mix di cultura, intuizione, immaginazione, fantasia: preziosi
ingredienti che hanno fatto grande la genialità italica, imposto nel mondo il marchio
del Made in Italy, dispiegato un universo
artigianale e manifatturiero che ci ha portato in alto, dal dopoguerra in poi, nelle
graduatorie mondiali della produzione di
qualità. Ebbene, proprio sulla creatività, in
epoca di decadenza morale, di crisi economica e sociale, di devastante dequalificazione professionale un po’ in tutti i
settori, rischiamo di gettare alle ortiche
onore e gloria, costruite con fatica nel
tempo.
I sospetti di Vittorio Sgarbi
Tutto per colpa dell’Albero della vita,
opera-simbolo di Expo 2015, che , a
quanto emerge dalle cronache di denunce
annunciate, sembra proprio sia stato copiato dai supertrees di Singapore, progettati dagli architetti inglesi Chris Wilkinson
e Andrew Grant. I super-alberi furono inseriti nei Garden by the Bay creando un effetto spettacolare che ha fatto il giro del
mondo e affascinato milioni di persone. Vittorio Sgarbi, che ha occhio, se ne era accorto. Peccato che nessuno lo abbia
ascoltato. E non è stato il solo. Altri architetti italiani, come il milanese Alessandro
Zoppini, avevano parlato di “palese riproposizione tecnica” dell’opera di Singapore.
Inascoltati, anche loro.
La ciliegina sulla torta
Così, tra polemiche, inchieste della magistratura, cordate di imprese che cercano di
spuntare appalti milionari, visite renziane
per garantire che i tempi di consegna delle
opere cantierate saranno rispettate, arriva
la ciliegina sulla torta del copia-incolla pro-
Giornalismo
indipendente.
Dalla notizia
È il prezzo della notorietà. Che
quando è riferita a persone riconducibili a vario titolo al centrodestra
diventa
per
il
settimanale del gruppo De Benedetti colpa grave da punire immediatamente con ricostruzioni
artificiose, sempre sospese tra
un detto che non dice nulla ed un
non detto che lascia immaginare
tutto. Nessuno lo sospettava ma
anche qui in Italia, grazie all’Espresso, abbiamo un giornalismo davvero indipendente.
Anche se solo dalla notizia.
gettuale. E la creatività, icona incontrastabile del Bel Paese che fu, si va a far benedire. E dire che la notizia della ingannevole
originalità dell’opera simbolo dell’Expo è
arrivata a poche ore dalle altisonanti dichiarazioni di Ettore Prandini, presidente di
Coldiretti Lombardia. “L’Expo sarà l’occasione per difendere il made in Italy dai tanti
falsi in giro per il mondo”, ha urlato. Mai
espressione fu più intempestiva. E delusione, più cocente.
Confcommercio e Codacons d’accordo:
quello in arrivo sarà un Natale dimesso
Secolo
GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
d’Italia
5
Bianca Conte
La tradizione dei regali di Natale
diventa ogni anno più difficile da
rispettare. Tanto che quasi non
fa più notizia ormai, ma va detto:
anche quest’anno le famiglie italiane dovranno tirare la cinghia
e limitare gli acquisiti durante le
festività. Quelle in arrivo, dunque, saranno feste di tono minore, nuovamente all’insegna
della crisi, del risparmio forzato,
della rinuncia, con buona pace
dei beneficiari di bonus e tredicesime neutralizzate dall’imposizione fiscale e da una
recessione ormai endemizzata.
L’indagine Confcommercio
nel dettaglio
Ed è lo stesso presidente di
Confcommercio, Carlo Sangalli,
a confermarlo, commentando
un’indagine dell’Ufficio studi
della confederazione: «Le tasse
ancora troppo alte rischiano di
congelare i consumi di Natale»,
ha dichiarato il numero uno dell’organismo di rappresentanza
delle imprese impegnate nel
commercio, nel turismo e nei
servizi, che aggiunge alla sua
disamina negativa la richiesta di
una «coraggiosa operazione di
fiducia per ridare ossigeno a
economia e consumi», dato che
«le imposte – chiosa Sangalli –
sottraggono alle famiglie un miliardo e 400 milioni di potenziali
acquisti». Di più: secondo il report di Confcommercio, per oltre
7 italiani su 10 (pari al 72,7%) il
Natale 2014 sarà «molto dimesso»: una quota in aumento
rispetto ai risultati della stessa
indagine realizzata nel 2013,
quando a prevedere delle festivitòà sotto tono era stato il
69,3% dei cittadini. In calo, poi,
anche la percentuale di chi metterà i regali sotto l’albero: quest’anno
l’85,2%
rispetto
all’85,8% dell’anno scorso.
Per Codacons la flessione negativa della spesa sarà pari al
5%
E non è tutto. Anche i commercianti confermano le previsioni
di flessione negativa sui consumi di Natale, e ad affermarlo
La cenerentola Grecia si scaglia
contro i banchieri della Ue
Mauro Achille
Il governo di Atene alza la testa contro la
troika (Fmi, Ue e Bce) e il premier Antonio
Samaras annuncia che “non accetterà mai
pressioni irragionevoli e ingiustificate”.
Siamo, insomma, ad un punto di rottura,
dopo che le tre entità finanziarie e sovranazionali non hanno fatto mistero di ritenere insoddisfacenti le risposte fornite dal governo
greco alle loro richieste. Con una semplice
e-mail i rappresentanti dei creditori internazionali, inviati ad Atene per verificare l’andamento delle economia del Paese e,
soprattutto, l’aderenza delle misure adottate
dall’esecutivo di Samaras alle indicazioni
della troika, hanno ribadito le loro riserve e
perplessità.
è il Codacons, l’associazione dei
consumatori, commentando i
dati diffusi oggi da Confcommercio e sottolineando che
«complessivamente la spesa
degli italiani per il Natale 2014
subirà una contrazione del -5%,
passando dai 10,3 miliardi di
euro del 2013 a i 9,8 miliardi di
euro di quest’anno». Tagli che,
secondo il Codacons, andranno
ad incidere «principalmente sui
settori dell’abbigliamento e delle
calzature, arredo per la casa,
viaggi e ristorazione». Una strettoia, quella della crisi economica
che ancora perdura nel nostro
paese, che alimenta la scarsa fiducia nel futuro e che lascia
poche via di fuga. Una delle
In difesa del governo
Secondo i media, la troika continua a chiedere delucidazioni su questioni che sono
state più volte fornite in modo esauriente
dallo stesso ministro delle Finanze, Gikas
Hardouvellis. Non solo. La divergenza di valutazione riguarda, soprattutto, i provvedimenti in materia previdenziale. Su questo
punto le modifiche suggerite dal Fmi, Ue e
Bce non incontrano il favore dei deputati
della maggioranza governativa. Consapevole di questo delicato aspetto, il premier
Savaras, pur rendendosi disponibile a qualche correzione, ha chiaramente difeso l’operato del governo. Parlando dalla tribuna
della Camera di Commercio greco-americana, prima che ad Atene arrivasse la risposta della troika, Antonio Samaras ha
quali potrebbe essere quella indicata dal presidente di Codacons, Carlo Rienzi che, nel
sottolineare come anche «quest’anno sarà un Natale all’insegna del risparmio, con le
famiglie chiamate a ridurre ulteriormente il proprio budget di
spesa», si rivolge direttamente a
governo e agli esercenti chiedendo di «adottare il Black Friday, ossia praticare sconti
straordinari nei negozi ogni venerdì del mese fino a Natale».
Un’iniziativa nel segno della politica degli incentivi morali –
prima ancora che economici –
che al momento non può che
procedere per piccoli passi…
detto :”Ci troviamo alla fine del 2014 e la
Grecia ha dimostrato la sua credibilità e la
sua volontà di consolidare la stabilità politica
e riprendere la strada del risanamento e
dello sviluppo. Nessuno ha il diritto di comportarsi nei nostri confronti come faceva due
anni e mezzo fa oppure quattro anni fa
quando tutto stava crollando”.
I ricatti della opposizione
“Nessuno – ha aggiunto – all’interno del
Paese ha il diritto di minare questa stabilità
politica. Nessuno all’estero ha il diritto, evocando la mancanza di stabilità, di contribuire
a portare più vicino l’instabilità”. Un discorso
molto netto, rivolto, non solo alle autorità finanziarie internazionali e alla Comunità europea, ma anche ad Alexis Tsipras, il leader
del partito radicale Syriza, il quale starebbe
tramando per spingere alcuni parlamentari
a non votare il nuovo presidente della Repubblica, con lo scopo di precipitare il Paese
nel caos.
L’ultima trovata di Hollande: al bando
lo champagne, «è roba da ricchi»
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Romana Fabiani
Tra pruriginosi scandali familiari, gaffe e sondaggi impietosi, François Hollande è
sempre più a corto di argomenti per risollevarsi dalla caduta libera. “Povero è bello”, è
l’ultima parola d’ordine di monsieur le president nel tentativo
di recuperare il voto della gauche che gli ha voltato le spalle
fino a preferirgli l’avversario
numero uno, il Front national
di Marine Le Pen. Così prova
a vestire i panni del fustigatore
del lusso giocandosi la carta
del pauperismo nazionale per
strizzare l’occhio a contadini e
operari. «I poveri sono la mia
ragion d’essere, l’impegno di
tutta la mia vita», va ripetendo
da mesi per smentire le dichiarazioni velenose dell’ex compagna Valérie Trierweiler, che
nel suo pamphlet vendicativo
ha raccontato che il presidente
si diverte a chiamarli “sdentati”.
Secolo
d’Italia
Addio bollicine
Adesso, come riporta il Giornale, sono i viticoltori francesi
a prendersi la rivincita raccontando l’esilarante messa al
bando dello champagne dalle
cerimonie all’Eliseo, niente bollicine, orgoglio della produzione
francese,
avrebbe
ordinato Hollande perché «è
roba da ricchi» (ça fait riche).
La frase pronunciata dall’ex
campione progressista (che
ama il buon vino ma non lo
Dal 1° gennaio nuovo aumento
della benzina. Gli italiani ringraziano
Alessandra Danieli
Ora il governo Renzi batte cassa
anche sul comparto benzina. Gli
aumenti fiscali sui carburanti non
danno tregua agli italiani malgrado
il prezzo del petrolio sia sceso al
minimo storico da cinque anni.
Negli ultimi quattro anni gli automobilisti italiani hanno subìto ben
nove ritocchi all’insù di accise e
Iva. E va sempre peggio: dal
primo gennaio 2015 scatterà un
altro aumento.
Oltre 2 centesimi in più al litro
A fare i conti è la Cgia di Mestre
precisando che «sarà un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
a stabilire l’esatta quantificazione
in modo da reperire 671 milioni
nel 2015 e 17,8 milioni di euro
nel 2016». Sotto l’albero di Natale, insomma, gli italiani troveranno un pessimo “pacco”
firmato Renzi: le accise sui car-
dice) viene spifferata a le Journal du dimanche dall’elegante
Pierre-Emmanuel Taittinger,
capo del celebre marchio di
champagne, che due anni fa,
in occasione della visita della
cancelliera tedesca Angela
Merkel, dovette subire l’onta
del divieto.
La vendetta dei viticoltori
Oggi, tartassati dalle tasse e
dalla campagna presidenziale,
i produttori francesi sono pronti
GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
alla riscossa contro l’ondivaga
politica economica e sociale
dell’inquilino dell’Eliseo. Supertassati come se fossero un pericolo pubblico, impossibilitati a
far pubblicità al prodotto di cui
sono i primi esportatori al
mondo, aprono ufficialmente le
ostilità. E c’è da scommetterci
che la mossa del patron della
Taittinger, sia solo la prima di
un lungo elenco di rivelazioni
scomode. Si può imaginare
una peggiore pubblicità internazionale per l’eccellenza della
produzione nazionale?, si
chiede indignata la stampa
francese. «Se poi ora Hollande
demonizza lo champagne per
strizzare l’occhio ai poveri,
sembra davvero arrivato il momento per i viticoltori francesi di
prepararsi a stappare le bottiglie per un nuovo inquilino all’Eliseo», conclude l’articolo il
giornale diretto da Alessandro
Sallusti.
buranti aumenteranno di 1,8 centesimi di euro al litro ma l’effetto
finale, se si considera che questo aumento ritocca la base imponibile Iva, si tradurrà in un
incremento complessivo di 2,2
centesimi al litro.
Cala il greggio ma…
«Nonostante il greggio sia sceso
sotto i 64 dollari – sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – in Italia il prezzo dei
carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a
incidere è il carico fiscale che, sia
sulla benzina sia sul gasolio per
autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre – fa notare – tenuto
conto che oltre l’80% delle nostre
merci viaggia su gomma non è da
escludere che gli aumenti di inizio
anno spingeranno all’insù soprattutto i prezzi dei principali beni di
consumo, penalizzando le famiglie
più in difficoltà».
Il governo delle tasse nascoste
Malgrado gli impegni solenni e la
retorica degli ottanta euro, l’ex rottamatore continua sulla strada
della tassazione già percorsa dai
precedenti governi di sinistra. A
leggere tra le pieghe della legge di
Stabilità per i prossimi tre anni si
prevede un colossale aumento
della leva fiscale di 50 miliardi di
euro.
La rabbia del web
Sul web sale la rabbia: dietro gli
hastag #anelloalnaso e #tuttoper80euro non si contano i commenti velenosi contro la truffa
dell’ultima clausola di salvaguardia. “Renzi deve mantenere le
sanguisughe di questo carrozzone” è uno dei tanti post, e ancora: “Il prezzo del petrolio cola a
picco ma in Banana Land la benzina aumenta”; “Renzi fa riparire
l’economia con l’aumento dell’Iva
che arriverà a 25% e della accise
sulla benzina”.
70 anni fa scompariva F.T. Marinetti,
dal futurismo alla morte della sintassi
Secolo
GIOVEDì 4 DICEMBRE 2014
d’Italia
Antonio Pannullo
«Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si
è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della
velocità. Un automobile da corsa col suo cofano
adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre
sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia». È uno dei punti del Manifesto del Futurismo,
del febbraio 1905, firmato da Filippo Tommaso Marinetti, del quale oggi ricorrono i 70 anni dalla morte.
Poeta, drammaturgo, scrittore, soldato eroico – a 66
anni andò in Russia con l’Armir! – Marinetti è legato
all’avanguardia culturale del Novecento. Era nato
ad Alessandria d’Egitto, dove trascorse i primi anni
della sua vita e si laureò a Parigi e successivamente
a Genova, in legge. Iniziò a scrivere poesie in francese e dal 1905 fondò la rivista Poesia, che dal
1909 divenne l’organo ufficiale del Futurismo. Pochi
giorno dopo la sua pubblicazione, il Manifesto fu
pubblicato sul prestigioso Le Figaro, ciò che contribuì a dargli un’eco e una dimensione europee.
Convinto bellicista, prese parte a tutte le guerre
Nel 1910 scrisse il suo primo romanzo, Mafarka il
futurista e in quegli anni aderirono al movimento
personaggi come Aldo Palazzeschi, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo: sono gli anni delle
celebri serate futuriste e del lancio del manifesto
Contro Venezia passatista dal campanile di San
Marco. Nel 1911 Marinetti parte per la guerra italoturca e decide di farla finita con la… sintassi tradizionale per passare alle parole in libertà. Nel 1912
compone Zang Tumb Tumb sulla guerra bulgaroturca. Parte poi per la Grande Guerra dove rimarrà
ferito, partecipando sia a Caporetto che a Vittorio
Veneto e guadagnando due medaglie al Valor militare. Nel 1919 partecipa all’adunata di piazza San
Sepolcro e aderisce al fascismo, con i cui militanti
guida l’assalto all’Avanti!. Propone lo svaticanamento dell’Italia e il passaggio dalla monarchia alla
repubblica. Viene arrestato insieme con Mussolini.
Dopo la presa del potere, si allontana dalla politica
e torna all’arte, fondando il Tattilismo, nuova esperienza pittorica. Quando il Dadaismo supera il Fu-
turismo, Marinetti firma il Manifesto degli intellettuali
fascisti e viaggia per il mondo.
1929, nasce l’aeropittura
Nel 1929, diventato accademico d’Italia, stende il
Manifesto dell’aeropittura futurista come nuova
forma estetica e artistica. Nel 1938, su Artecrazia,
pubblica articoli critici nei confronti dell’antisemitismo
e delle leggi razziali. Dopo l’avventura con l’Armir,
aderisce alla Repubblica sociale e nel 1944, sul lago
di Como, muore per attacco cardiaco. La notizia fece
il giro del mondo: persono il New York Times gli dedicò un articolo. Dopo i solenni funerali a piazza San
Sepolcro, fu tumulato al cimitero monumentale di Milano. Rimane uno dei più grandi genii del Novecento.
Schiaffo di Putin all’Europa: «Il gas russo lo mando altrove»
Aldo Di Lello
Vladimir Putin reagisce alle sanzioni europee e cala l’asso di bastoni: addio al gasdotto South
Stream. Così se ne vanno in fumo,
non solo miliardi euro, ma anche
notevoli possibilità di accrescere le
potenzialità del Continnete di approvvigionamento
energetico.
Ecco la parole pesanti del capo del
Cremilino: se Bruxelles «non vuole
lo sviluppo del progetto , be’ non
sarà sviluppato». Putin non usa
mezzi termini: «L’atteggiamento
della Commissione europea è
stato controproducente», ha detto
riferendosi al blocco del progetto
imposto a seguito delle sanzioni
dopo la crisi in Ucraina. La Bulga-
ria, pressata dall’Ue, non ha ancora dato il permesso al passaggio
del gasdotto sul proprio territorio».
«Verso altre regioni del mondo»
Al dunque, il gas russo «sarà riorientato verso altre regioni del
mondo», e l’Europa «non riceverà»
questi approvvigionamenti. La posizione europea «non favorisce gli
interessi economici dell’Ue e danneggia la nostra cooperazione. Ma
questa è la scelta dei nostri amici
europei». Le bordate di Putin sono
partite da Ankara, dove il presidente russo è in visita, nella conferenza stampa congiunta con
Recep Tayyp Erdogan. A confermare il cambio di passo di Mosca,
che in passato aveva paventato lo
stop al progetto senza mai passare
agli atti concreti, Putin ha voluto
annunciare che propria la Turchia
sarà uno dei primi Paesi «beneficiari» della nuova politica energetica russa. Ankara avrà uno sconto
del 6% e vedrà aumentare gli approvvigionamenti di 3 miliardi di
metri cubi. Non solo: Mosca mette
in cantiere un nuovo gasdotto
lungo il confine greco-turco, «per
approvvigionare i consumatori del
sud Europa».
Sedici miliardi di euro in fumo
South Stream è un progetto da 16
miliardi di euro che vede l’Italia in
prima fila, con Eni primo partner di
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
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Gazprom, accanto ai francesi di Edf
e ai tedeschi di Wintershall.
L’Unione europea ha ribadito a più
riprese che il progetto «non è una
priorità» e che occorre puntare al
corridoio meridionale e alla “diversificazione delle forniture. E sin dallo
scoppio della crisi tra Kiev e Mosca,
anche i vertici Eni avevano ammonito sul «futuro fosco» del progetto.
Mosca intanto soffre il ribasso dei
prezzi del petrolio, con il rublo che
crolla a picco. Ma ciò non impedisce
a Putin di giocare sul tavolo della
grande politica internazionale: dalla
Turchia all’Egitto passando per il
Medio Oriente, il leader russo vuole
riportare Mosca al centro del mondo
sfruttando le frizioni di molti Paesi
con Washington e Bruxelles.
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7 agosto 1990 n. 250