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Da 2 8 a n n i il mensile senese di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena w w w . m e s e s p o r t . i t
2,00 €
n. 264
novembre 2010
A
lice
sulle orme
o me
di
Margherita
editoriale 1
n. 264 - novembre 2010 - anno XXVIII
col topo in bocca
Come si dice: se deve andare male, speriamo vada sempre cosi!
Sì, perché a sentire certi profeti di sventura quest’anno proprio un c’è
trippa pe’ gatti. Il Siena dunque si metta l’animo in pace, perché
con questa squadra non va da nessuna parte. Idem per la Montepaschi, ormai arrivata al capolinea del suo
fantastico ciclo vincente. Per non parlare
delle altre realtà medie e piccole, decisamente in via di estinzione.
A parte il fatto che il ruolo di queste ultime non è lo stesso delle due squadre che
ci rappresentano ai più alti livelli, garantendo
un’offerta sportiva per lo più formativa o al massimo dilettantistica, su quali basi poggia questo strisciante disfattismo? Nel caso del Siena forse ad alimentarlo sono gli stessi che dopo
sette turni, con 17 punti conquistati su 21, davano già per matematica la promozione,
così come quelli disposti a scommettere che la Mens Sana di quest’anno è più forte di
quella che ha vinto quattro scudetti di fila.
Esagerazioni, ovviamente, nell’uno e nell’altro caso.
Noi non siamo fra quelli che solitamente collocano la verità sempre nel mezzo, ma in
questo caso forse ci può stare. Nel senso che quella bianconera non è la sola squadra in
grado di salire diritta in serie A, ma che ha tutto per conquistarsi (s’intende
con il sudore, la pazienza e la giusta ‘cattiveria’) un obiettivo che, per
il solo fatto di inseguirlo con tutte le sue forze (tecniche, economiche,
dirigenziali, ecc.), le dà una visibilità anche mediatica che deve essere di
stimolo e non di peso.
La Montepaschi invece si trova nella scomoda (?) posizione di chi è letteralmente braccato ma non ha (ancora) le qualità per difendersi come nel recente passato. Anche perché vorremmo sommessamente ricordare che Pianigiani in questo
momento non solo deve fare i conti con la mancanza di uno come Sato, ma anche del
suo naturale sostituto. Dettaglio del quale non si è mai peraltro lamentato.
Insomma diamoci tutti una calmata. La stagione è appena cominciata (si fa per dire) ed emettere sentenze, anche se non costa niente, è prematuro. E poi a piangere col topo in bocca c’è
da essere poco credibili, visto che dopotutto bianconeri e biancoverdi sono entrambi secondi
nei rispettivi campionati.
Chi non si lamenta è sicuramente Alice Volpi, che dalla lontana Russia ritorna con la medaglia d’oro al collo del titolo europeo di fioretto Under 20.
Per una città come Siena, che pure vanta trascorsi prestigiosi in questo
settore, riproporre periodicamente un campione o una campionessa
al vertice di una disciplina che annovera migliaia e migliaia di praticanti, è certamente motivo d’orgoglio. Per noi di Mesesport sicuramente sì,
ed è per questo che le dedichiamo volentieri, e doverosamente, la copertina di
questo numero. •
Direttore
Mario Ciani
Direttore responsabile
Paolo Corbini
Edito e stampato presso
Arti Grafiche Ticci
Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si)
Tel. 05.77.34.92.22
Fax 05.77.34.93.66
Hanno collaborato a questo numero:
Duccio Balestracci, Roberto Barzanti, Mauro Bindi, Elena Borri, Andrea Bruschettini, Guido Carli, Mario Ciani, Claudio Coli,
Vincenzo Coli, Stefano Fini, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Francesca Guglielmi, Roberto Guiggiani,
Fabrizio Lachi, Luca Luchini, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Francesco Oporti, Giulia Parri, Gigi Rossetti, Senio Sensi,
Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni.
Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli
Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Bernard Chazine, Fabio Di Pietro.
[email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983
Progetto grafico ed impaginazione: Bernard Chazine
mariociani
calcio 3
Il rischio è stato concreto: quello di tornare in edicola dopo 34 giorni ed al posto del primato in classifica
trovarci solo un mucchio di macerie. Sì, perché si ha un
bel dire che il campionato è lungo e che si deciderà come
sempre in primavera, ma quello che è successo nelle tre
gare che hanno preceduto il ritorno alla vittoria col Frosinone non sono state proprio quisquilie. E non ci si venga
a dire che è solo una questione di risultati, perché in quel
caso si mancherebbe di rispetto all’intelligenza di tutti
quei tifosi che dalla prova con l’Empoli, ma soprattutto
con il rivalutato Sassuolo, hanno tratto la convinzione che
il giocattolo si fosse irrimediabilmente rotto. E non solo
per colpa del 3 a 4 finale. Un’iperbole si dirà, però Conte
si metta nei panni dei tifosi (è stato in quelli del grande
giocatore ed ora del bravo tecnico, mai in quelli di chi
guarda soffrendo il calcio dall’esterno) e ci spieghi cosa
dovevano pensare di diverso, nelle due occasioni citate,
nel veder materializzarsi nuovamente i fantasmi dell’anno scorso quando si prendeva gol in avvio di partita
o dopo il 90°. Nel caso specifico concedendo all’avversario di mettere in rete addirittura da mezzo metro dalla
linea di porta (?!). Il tutto corredato da un atteggiamento
palesemente rinunciatario sul piano tecnico-tattico, ma
soprattutto mentale, senza personalità e senza mai fare
la partita, anzi subendola da cima a fondo. Quindi niente
di esasperato, se non la legittima paura di ritrovarsi improvvisamente senza più certezze, neppure quelle minime. Forse potevano essere così lungimiranti da non
dare troppo peso a quello che avevano visto, ma un conto
è la pazienza a cui allude spesso il tecnico bianconero,
un’altra la realtà delle cose. Che per fortuna non è quella
evidenziata nei due incontri incriminati, purchè non si
pensi di aver risolto tutti i problemi con il ritorno al successo contro i laziali. È vero che in fondo quello che conta
è vincere, ma farlo rischiando il giusto e senza fare passi
avanti sul piano del gioco può rivelarsi alla lunga penalizzante. E questo i sostenitori della Robur lo sanno, tanto
che per due settimane hanno tenuto il muso, tuttavia senza
mai negare alla squadra il doveroso incitamento.
Che poi, a guardar bene, la gente non pretende niente
di diverso da quello che vuole lo stesso Conte, cioè che
la squadra scenda in campo… “feroce e assassina”, non
molle e rassegnata come talvolta appare. Forse basterebbe semplicemente che giocasse – pur con tutte le variabili che il calcio propone – come ha dimostrato di saper e poter fare nei primi turni. A meno che questa sorta
di involuzione, che indubbiamente c’è stata, non si ricolleghi ai nostri timori di inizio stagione, cioè che questo gioco fosse troppo… ambizioso per una squadra di
BRUSCA FRENATA DELLA SQUADRA DI CONTE
CHE SI RIABILITA COL FROSINONE E RISCOPRE LA SERENITÀ PERDUTA
Robur,
una lezione salutare
serie B, e che alla lunga sia poco confacente ai mezzi tecnici di molti bianconeri. Con la conseguenza che quando
non siamo noi a sbagliare, sono gli avversari a metterci
nella condizione di farlo. Com’è successo in fondo anche col Frosinone, con il pressing alto degli avversari
che ci costringeva a scavalcare il centrocampo con lanci
lunghissimi ma non sempre precisi. Tutto questo solo nei
primi 45’, è vero, ma intanto nello stesso periodo gli ospiti
non avevano costruito almeno tre nitide palle-gol?
Quello che indispettisce di più è la constatazione che
nella ripresa, un po’ per l’apporto di vivacità dato alla manovra da Troianiello (per 45’ esasperatamente lenta), un
po’ per la maggior presa di coscienza dei propri mezzi, la
squadra è apparsa subito più tonica e con il passare dei minuti sono arrivati anche i gol. Tutti di ottima fattura peraltro. Ma perché non farlo prima, allora, si chiedono i tifosi?
Calaiò e Conte, all’unisono, sostengono che è tutta
colpa della pressione alla quale sono sottoposti i giocatori (soprattutto all’inizio) e dal dover vincere ad ogni costo. Ma con tutta onestà non ci pare che il nostro sia un
ambiente in grado di esercitare questo tipo di sollecitazione. E poi fra i bianconeri ci sono elementi che hanno
giocato in piazze che te le raccomando… Oppure non
sarà che, per il solo fatto di essere capitati in una città
educata e vivibile, non si deve dire niente?
Intanto quello che non avremmo più voluto sentir dire,
né dal tecnico nè dai giocatori, al termine di qualche partita, è “che c’è mancata la determinazione e la grinta necessaria…”. Ma come? Allora non è una impressione sbagliata quella che talvolta si percepisce? E perché succede?
Comunque se Conte è il primo a sostenere che il Siena “non
può perdere queste partite…”, è altrettanto verò che certe
partite non può giocarle così. Infatti la prima considerazione non è altro che la conseguenza dell’altra.
Archiviata ora una delle più ‘sanguinose’ sconfitte
degli ultimi anni (non tanto per i 4 gol subiti, quanto per
le circostanze in cui sono maturati), dell’ultimo mese di
gare resta il rimpianto per non aver azzardato di più a
Trieste e il bel successo sul Padova , l’ultima volta che
la Robur ha giocato praticamente a memoria, sbagliando
molto sotto porta ma disegnando sul campo geometrie
capaci di riconciliare molti con il calcio.
Una curiosità: in questi primi 13 turni di campionato
il Siena ha già affrontato ben cinque delle sei squadre al
vertice e la proiezione sulle 42 partite che alla settima giornata dava quota 102 finale, oggi si è assestata sugli 80
punti. Comunque mai successo come l’ultimo è stato accolto con tanto sollievo. La squadra a questo punto della
stagione ha bisogno di ripensarsi un po’ anche tatticamente,
perché è un dato di fatto fatto che gli avversari gli hanno
preso le misure e l’esigenza di proporre qualcosa di inedito non è più eludibile. Va da sé che Conte rimane fedele
al suo… ibrido 4.4.2 (nel senso che non di rado si trasforma
in 4.2.4), ma finchè non avrà trovato un assetto più stabile
al centrocampo lì in mezzo si soffrirà sempre. Un centrocampo che ha avuto il suo periodo d’oro con Troianiello
e Sestu (o Reginaldo) esterni e la coppia centrale formata
ora da Bolzoni (di cui si sono perse da tempo le tracce
senza alcun apparente motivo)-Carobbio, ora da Carobbio-Marrone. Anche il reparto arretrato ha espresso il meglio di sé con Vitiello-Del Grosso ai lati e la coppia centrale formata da Rossettini (o Ficagna) e Terzi. Oggi
insomma Conte ha tutti gli elementi – infortuni a parte per farsi un’idea più completa delle risorse di cui dispone.
E fare di conseguenza le scelte migliori. Ce ne sarà bisogno, perché il campionato, con il suo ritmo schizofrenico,
concede poco tempo alla teoria. L’importante è ridare alla
squadra continuità di risultati, ma anche – se non soprattutto - di gioco (se non altro perché senza quello i primi
non vengono), nella certezza che in A salità chi più delle
altre “avrà una marcia costante, anche senza squilli, ma
pulita e lineare”. Parola di… ignoto. •
Tre fasi
della partita
col Frosinone
4
MENO MALE CHEALMENO IN BI SECONDI NON SI PURGANO..
[A
TECNOLOGIA: UN OBBLIGO
Blatter si è arreso (ma sarà vero?). La
tecnologia aiuterà gli arbitri. E i giocatori.
Ma solo per i cosiddetti gol fantasma. Per
l’estate prossima ci hanno promesso che
almeno questa incertezza sarà tolta. Ci
sono addirittura tredici progetti per tentare
di capire se un pallone è entrato o no. Di
tre specie diverse: una microchip nel pallone; un sistema di telecamere montato
sulle porte o un insieme di telecamere in
tribuna (?). Avremo quindi o un pallone
“truccato”, anzi tanti palloni visto l’uso per
ogni gara; o l’avvento della moviola (la
tanto odiata perché toglie potere agli arbitri e assistenti – bel passo avanti), o una
spia fuori dal campo (la più difficile da attuare e forse la meno esatta).
Scegliete come volete ma scegliete. Magari se mettete la telecamera sotto le traverse delle porte ci auguriamo che il criterio venga esteso a tutto il rettangolo di
gioco. Comunque almeno scompariranno
da fondo campo quelle due patetiche figure di assistenti che sostano inoperosi
in occasione delle coppe europee. Poveri
Cristi! Su dieci partite interverranno una
volta e potrebbero essere colpiti dalla sindrome della inutilità…
Quella della tecnologia è una strada obbligata, ormai non più rinviabile pena la
perdita della residua, scarsa, credibilità
che riscuotono i vertici del calcio mondiale.
E proprio con il ricorso alle telecamere
si continua a squalificare i giocatori che
barano in campo: cascatori o violenti a
gioco fermo. Siamo perfettamente d’accordo, ma non si capisce perché per riparare ad un errore, o svista, di arbitri o assistenti si utilizza la telecamera a partita
conclusa per punire i “furbetti”e, sempre
per riparare a sviste o a errori dei direttori di gara, per azioni di gioco tale mezzo
venga così violentemente respinto.
CHE RIMPIANTO LA SERIE A
Guardiamo con malcelata nostalgia all’attuale campionato di serie A. Un “tesoro”
gettato al vento per cause che tutti conosciamo. Bastava poco, nel campionato
scorso, per mantenere alla città questa eccellenza. E invece ci ritroviamo in purgatorio, con perdita di incontri di altissimo livello
calcistico, con un campionato… malfermo
sulle gambe e cioè discontinuo nei valori e
nei risultati, con problematiche non da poco
in quanto si gioca di sabato, con minori incassi per diritti televisivi e socio- economiche per l’intera città (meno tifosi delle squadre ospitate, centro chiuso il sabato giorno
di shopping, ecc.).
Poi guardiamo come stanno le squadre
che ci hanno estromesso e ci rendiamo
conto che in tante, ad esempio, Brescia,
Lecce, Cesena, Bologna, Catania e
…udite…udite Fiorentina, sarebbero state
ancora una volta alla nostra portata, Cosicchè ce la potevamo giocare – anche con la
squadra poco ritoccata – per ottenere l’ennesima salvezza.
Uno stimolo in più per tornare nel calcio
che conta. Gufi e tanti…ma tanti nemici permettendo. Ci consola una considerazione
importante: la Società finalmente c’è.
Senza presenzialismi di Presidente e Vice;
senza proclami, ma con le parole giuste
dette al momento giusto a chi, per forza,
deve intendere. Non è cosa da poco dopo
la dolorosa se non drammatica esperienza
dei campionati 2008-2009 e 2009-2010.
CONSIGLI DISINTERESSATI
Che strana la serie B! Squadrette di centro-bassa classifica diventano il Brasile
per una gara e poi ricascano nella mediocrità. E’ successo alla Triestina, al Sassuolo e al Crotone quando hanno giocato
con noi…
L’Atalanta ha una corazzata (più forte dei
bianconeri) e dallo 0 – 2 può perdere 3 a
2 col Piacenza. La Reggina dell’inizio campionato era una squadra molle e rassegnata: ora veleggia a un punto dal Siena.
I bianconeri fanno 19 punti su 21 disponibili nella gare casalinghe (un solo pareggio, con il Crotone), segnano 13 gol e
ne subiscono solo 3. Trend da passeggiata
verso la A. Poi vanno in trasferta, dove gli
T U T T O C A M P O ] di Senio Sensi
spazi dovrebbero esser maggiori e quindi
favorire il nostro gioco, e in 6 gare fanno 6
miseri punti. E due sconfitte…lancinanti.
Ti viene da dire che “a questi mancano
gli attributi”: subito smentiti. In 9 fanno bottino pieno con il Frosinone che gioca un
buon calcio! In quella gara tutti a criticare le
scelte nei cambi fatte da Conte ma il campo
(stavolta) gli da ragione.
Siamo sempre secondi e nel campionato
di B è l’unico posto dove i senesi non si “purgano”. Ora la sosta forzata di nove giorni (a
Vicenza non si gioca per allagamento generale: in campo l’8 Dicembre?) e poi ecco
i maremmani di Grosseto al Franchi.
Il break serva per rivedere l’assetto tattico dei “nostri”. Non è un caso che contro
noi TUTTE le squadre facciano bella figura. Lasciamo loro in mano il centrocampo e ci infilano come una lama nel
burro. Questo costringe spesso mediani e
difensori a falli da “giallo”. Il 4-2-4 funziona
se si gioca di prima, se non si sbaglia nemmeno un passaggio, se c’è la condizione
atletica e psicologica di tutti i quattordici
schierati in campo. Obbiettivamente oggi
tutte queste condizioni non ci sono. E allora una sana revisione del confermato,
ma straconosciuto, modulo alla Conte, può
essere parzialmente rivisto. Specie in trasferta o anche in casa con squadre tecniche come ad esempio Crotone e Frosinone, giocano con cinque centrocampisti.
Il modulo non è vangelo e a noi, che non
siamo allenatori, che non abbiamo giocato
nella Juve ma che un po’ di calcio – da fuori
– lo conosciamo, farebbe un immenso piacere vedere, almeno una volta, un 4 – 4 2 classico o, meglio un 4-3-1 2 sfruttando
le grandi qualità di Brienza.
Ci sta che tutti, tifosi e stampa, si stia sbagliando e, una volta verificato, saremo pronti
a cospargerci la testa di cenere. Ma ci sia
data la possibilità di verificare se siamo tutti
“appannati” davvero.
Intanto non carichiamo troppo la gara con
i maremmani: per loro è la sfida della morte
(circa quello che per i senesi è Siena - Fiorentina); per noi deve essere una partita
con una squadra di B che ha 11 punti meno
di noi e che in trasferta ha racimolato1 punto
su 6 partite (ne ha perse quindi 5 su 6); ha
segnato 5 gol e ne ha subiti 13. Tutto qui: rispetto massimo, ma si tratta di una squadra molto, ma molto al di sotto delle nostre
possibilità Anche se mancheranno due uomini di stozzo: Simone e Daniele. Grazie
alla ritrovata condizione psicologica e con
meno paura di sbagliare ce la faremo. Tutti
insieme, anche con qualche giusta critica,
senza che nessuno si offenda. •
lucaluchini
calcio 5
Se crisi doveva essere, perché le prestazioni ed
i risultati delle ultime gare erano stati davvero deludenti, meglio che sia capitata adesso che durante
lo sprint finale, con la speranza che situazioni difficili ed errori possano essere utili a far crescere il
gruppo per arrivare all’agognata promozione.
Le due deludenti trasferte di Empoli e Modena
(contro il Sassuolo), i rischi corsi con il Padova ed il
pareggio interno con il Crotone, avevano fatto nascere preoccupate ed appassionate discussioni sulla
natura dei mali che affliggevano la compagine bianconera. Dubbi e timori che, purtroppo, neppure la roboante vittoria con il Frosinone è riuscita a dissipare.
Vogliamo subito sottolineare come tutto l’ambiente stia remando con l’unico scopo di raggiungere l’ambizioso obiettivo di tornare in serie A e,
pertanto, certe preoccupazioni (o forse è meglio dire
lamentele o insofferenze alle critiche, anche se costruttive) da parte di alcune componenti societarie
ci sembrano davvero fuori luogo.
Se l’arrendevolezza dimostrata ad Empoli e la
masochistica prova di Modena avevano suscitato le
giuste reazioni di presidente, allenatore e direttore
sportivo, come si può pretendere che i tifosi, sbeffeggiati dai cugini toscani e ridicolizzati in casa dell’ultima in classifica, potessero restare sereni e distaccati? E la stampa, pur condizionata dall’amore
per i colori bianconeri, non ha forse il dovere di analizzare scelte, situazioni tecniche e prestazioni dei
singoli per cercare di offrire il suo contributo?
Quali sono dunque, a nostro modesto ed opinabile parere, i problemi maggiori che in questo momento sembrano poter ostacolare la marcia bianconera? Iniziamo dal reparto difensivo, messo in
discussione fin dall’inizio del torneo, probabilmente
condizionati dai pessimi ricordi della scorsa stagione. Pur avendo mostrato ampi margini di miglioramento, spesso aiutata anche dalla modestia di
molti attaccanti avversari (incapaci di capitalizzare
al meglio alcuni gravi errori) la difesa del Siena continua, talvolta, a presentare colpevoli amnesie non
degne di chi nutre ambizioni di primato. Rossettini,
sul quale erano riposte molte speranze, pare relegato
ai margini, l’unica prova di Valdez non è stata confortante ed il recupero di Brandao, come previsto,
non si è ancora concretizzato. Nonostante le citate
“disattenzioni”, comunque, alla resa dei conti ci
sembra che affiatamento e personalità stiano crescendo e siamo moderatamente ottimisti.
Per quanto riguarda l’attacco, invece, se è vero
che nessuno dei nostri bomber per il momento ha
fornito exploit tali da trascinare la squadra (cosa in-
PREGI
E D I F E T T I D I O G N I S I N G O L O R E PA R T O P E R U N A
MIGLIORE OTTIMIZZAZIONE DELLE FORZE A DISPOSIZIONE
In principio
era l’integralismo...
vece riuscita ai vari Gonzalez, Bertani, Succi e
Bonazzoli) e giocatori come Mastronunzio
hanno talvolta fallito occasioni davvero facili
per le loro potenzialità, il livello qualitativo dell’intero reparto, rinforzato ora anche da Brienza,
è fuori discussione. Importante è creare le occasioni, perché alla fine le reti arriveranno in abbondanza e, del resto, proprio Calaiò e Mastronunzio sono stati decisivi nella sofferta vittoria
con il Frosinone.
Abbiamo volutamente lasciato per ultimo il centrocampo che, a nostro parere, rappresenta in questo
momento il punto debole della squadra. Il modulo
scelto da Conte prevede che spesso i due centrali si
trovino in inferiorità numerica. Ciò comporta un notevole dispendio di energie e richiede grinta, velocità
e resistenza che in questo momento Vergassola e Carobbio non sembrano poter garantire. La folta batteria degli esterni, finora limitata da infortuni e problemi vari, non offre in fase di copertura adeguato
appoggio con la conseguenza che spesso il Siena si
trova schiacciato nella propria metà campo, incapace
di ripartire o di tener palla, come sarebbe stato indispensabile, ad esempio, a Modena.
Ecco perché riteniamo che in questo momento
non si possa fare a meno della freschezza atletica di
uno dei due giovani (Marrone e Bolzoni), in attesa
che Vergassola (che rischia di fare ingiuste brutte figure) ritrovi il consueto passo e Carobbio confermi le
doti che hanno caratterizzato una brillante carriera
nella serie cadetta. Quando Troianiello tornerà ad essere imprendibile e concreto come è nelle sue poten-
zialità e Sestu e Kamata avranno risolto i loro guai fisici, forse la loro forza sarà capace di condizionare gli
avversari, ma adesso il reparto sta soffrendo troppo e
condiziona in maniera negativa tutta la squadra.
Infine due parole su Conte. A noi continua a piacere la voglia di vincere, la grinta, la passione che
traspare da ogni movimento o parola del nostro mister. Crediamo, però, di non fargli alcun torto se ci
auguriamo una maggiore flessibilità del suo “credo”
tattico. È giusto e lecito che Conte voglia che la formazione senese giochi sempre in maniera “organizzata”, ma le situazioni contingenti e le capacità
tecniche degli uomini che la società gli ha messo a
disposizione impongono, qualche volta, diversi assetti che non devono risultare “disorganizzati” solo
perché applicati saltuariamente. Le sostituzioni
nella gara di Modena, ad esempio, non ci avrebbero
convinto neppure se il Siena fosse tornato con i tre
agognati punti e crediamo che il mister, da navigato
uomo di calcio, non si debba né sorprendere né dispiacere nel constatare che anche a Siena tutti ci
sentiamo allenatori e direttori tecnici e, spinti dall’amore per i colori bianconeri, proviamo ad esprimere le nostre convinzioni. Il bello di questo gioco,
perché tale è e deve restare, forse è proprio questo.
In attesa di poter commentare nuove esaltanti vittorie, ci auguriamo che con il Grosseto non accadano
incidenti, visto che l’applicazione pratica delle norme
relative alla tessera del tifoso sembra favorire proprio
quei contatti fra le tifoserie e quelle possibili intemperanze che invece sulla carta avrebbero dovuto essere limitate, se non eliminate del tutto. •
6
NOI, INGUARIBILI DISFATTISTI
[ FEBBRE
SIAMO ESAGERATI, troppo esagerati. Il tifoso
bianconero medio è un caso clinico per eccellenza. Non lascia la squadra, o almeno non
rinnega i propri colori, magari salta qualche
partita, ma si informa, vuol sapere, cerca notizie, su tutto quanto gira attorno alla Robure
dice sempre la sua.
Se le cose vanno bene si entusiasma, ambisce a traguardi impossibili, arriva a credere
che un pareggio con l’Inter siano due punti
persi. Quando le cose vanno male, però, si
abbatte come il più depresso dei depressi.
Cerca e vede colpevoli da tutte le parti, si immagina complotti vari, ed anche se l’amore
per i propri colori non viene mai meno, pensa
in negativo. Vuole epurazioni stile staliniano,
crede che i giocatori siano diventati tutti brocchi (in fondo lui l’aveva sempre detto...) e non
vede il futuro affatto roseo.
Ammettiamolo, siamo così. Forse non tutti,
ma la maggioranza senz’altro. Non che ci
siano aspetti solo negativi sull’essere così intransigenti nel proprio amore verso la squadra del cuore, ma un pizzico di raziocinio in
più non guasterebbe. Per confermare le tesi
sopra citate, basterebbero solo due esempi
lampanti, entrambi di pochi giorni fa.
Il Siena, retrocesso in B, conquista la testa
della classifica, senza tanti sforzi, già nelle
prime giornate. “Quest’anno sarà un passeg-
giata” dicono in tanti, “e chi ce l’ha una rosa
come la nostra?” Rispondono altri, in uno stato
di esaltazione quasi totale.
Il Siena perde ad Empoli, pareggia in casa
col Crotone e, soprattutto, crolla nel finale col
Sassuolo. Il posto in classifica? Secondo, ancora in piena zona serie A, ma in tanti cominciano a pensare che la squadra sia senza attributi, che non abbia carattere, che i campioni
tanto decantati non siano proprio così campioni, che l’allenatore sia improvvisamente
‘impazzito’. Se qualcuno, senza conoscere la
situazione di classifica del Siena, avesse fatto
un giro in città nei giorni scorsi, avrebbe sicuramente immaginato una Robur in declino,
nelle zone basse della classifica e destinata
ad un campionato anonimo.
Un altro clamoroso esempio del nostro
strano e volubile carattere, viene dalla partita
vinta (anzi stravinta) per 3 a 0 contro il Frosinone. Calaiò realizza un gol fantastico, ma pochi minuto dopo viene sostituito. Apriti cielo!
Come un sol uomo l’intero stadio disapprova
fischiando la decisione di mister Conte. Dov’è
il lato assurdo della vicenda? Risiede nel fatto
che Calaìò, oscurato dal fatto di giocare insieme ad un mito del calcio senese come Maccarone, o impiegato in schemi non idonei, nel
passato, nonostante le sue sempre costanti segnature, aveva sempre trovato più critici che
A LT A ] di Antonio Gigli
estimatori. D’un tratto, però, ecco che tutti, ma
proprio tutti, vedono in lui l’eroe, colui che non
deve essere toccato e chi lo fa deve essere punito (in questo caso fischiato). Tutto succede,
anche in questo caso, con il Siena che veleggia al secondo posto solitario.
Cosa vogliamo fare, continuare così? Esaltarsi ad ogni vittoria e flagellarsi ad ogni sconfitta nella maniera più esagerata possibile?
Dobbiamo ritrovare la giusta misura, altrimenti
il campionato sarà più un calvario che una
corsa verso il traguardo finale. La Robur ha giocato per ben sette anni in serie A, dopo averne
passati 50 tra C e D, C1 e C2. Nel corso dello
scorso anno sono state sbagliate delle scelte,
ma la dirigenza ha cercato di rimediare. Ha giocato bene le sue carte? Boh, lo sapremo solo
a giugno, per adesso ringraziamo il cielo di essere nel grande calcio, di giocare per la serie
A. in tante altre città, molto più grandi di Siena
e con più tradizione calcistica alle spalle (Taranto, Messina, Pisa, Perugia, solo per fare
qualche nome) sono spariti dalla scena.
Non vogliamo fare quelli a cui sta tutto
bene, non siamo così (tutt’altro!), ma il lamento continuo ed imperterrito non porta da
nessuna parte e non aiuta di certo la squadra e la società.
Tiriamo tutti nella stessa porta e ci divertiremo un po’ di più. •
francescovannoni
calcio 7
ANALOGIE E DIFFERENZE CON LA STAGIONE
DELLA PRIMA E STORICA PROMOZIONE DEI BIANCONERI IN SERIE A
... si può fare, si può fare
La relazione fra lo sport e i numeri non è mai
matematicamente ineccepibile o scientificamente
perfetta – per così dire – da potersi guadagnare i
crismi di un teorema e men che meno l’autorevolezza di una ‘legge’. Perché, se è vero che lo sport
produce numeri come espressione di risultati e
quindi legati alla qualità della prestazione individuale o di gruppo, nel breve o nel lungo periodo,
è altrettanto lapalissiano che certi rilievi dipendano
dalla variabile del rendimento. A maggior ragione
se parliamo di calcio. Il ‘verdetto del campo’ non
è soltanto una ricercata locuzione giornalistica, ma
è soprattutto, e con sempre maggior credito, effetto
portatore di grandi sorprese.
C’è un momento, però, nel quale i numeri diventano giudici inappellabili – alla corte della classifica altrettanto implacabile - di trionfi e disfatte;
traguardi centrati o infausti naufragi.
È a quel punto che, riavvolgendo il nastro della
stagione, possiamo stabilire un ‘prima’ e un ‘dopo’
tirando le somme, proprio col totale dei… numeri,
su un progetto vincente o alla fine di un cammino
deludente.
Lungo il percorso parlano la tendenza (il trend,
direbbero gli aulici) i segnali, il ruolino di marcia,
la fiducia o l’apprensione dei tifosi e, naturalmente,
le statistiche e i confronti guarda caso, ancora una
volta, sul campo dei numeri e della loro affidabilità.
Senza avere la pretesa di pontificare con le cifre, e lungi dal voler adombrare strani presagi sul
cammino della Robur impegnata a riconquistare il
prestigioso palcoscenico della massima serie, tagliato lo striscione del primo quarto di campionato,
nasce la curiosità di ‘rivedere’ il miracolo di otto
anni fa, per coglierne possibili analogie ed eventuali differenze, nell’intimo e malcelato auspicio
di poterne celebrare, anche quest’anno, il perfetto
e più fedele remake.
La volontà nel perseguire l’obiettivo è senz’altro identica: quella del compianto presidente
Paolo De Luca si concentrava, all’epoca, sulla ‘lucida follia’, accesa nei cuori degli sportivi dal contagioso entusiasmo di un uomo - talvolta esuberante come nell’indimenticabile e profetica serata
in Piazza del Campo poche ore dopo l’incredibile
e rocambolesca salvezza ottenuta all’ultima giornata sul terreno di Marassi con la vittoria sulla Sampdoria – ma tanto innamorato della sua ‘creatura’
da ‘disarmare’ ogni umano scetticismo. Mentre
Massimo Mezzaroma ne ha fatto una questione
di…principio, rispetto al blasone, agli investimenti
e ai progetti futuri. Consapevole delle difficoltà, ma
con la convinzione di aver profuso ogni sforzo a
sostegno della causa.
Scorrendo le formazioni che il Siena mise in fila
dopo aver collezionato sessantasette punti con diciassette vittorie (come la Sampdoria di Walter Novellino), sedici pareggi e cinque sconfitte (al pari
del Lecce), balzano subito agli occhi il valore, la tradizione e la storia calcistica di alcune piazze. In
quella serie B, nella stagione 2002-2003 - l’ ultima
a venti squadre e con le quattro promozioni dirette
prima dell’introduzione dei play-off - c’erano squadre come i blucerchiati, il Lecce di Delio Rossi e dell’astro nascente Bojinov e l’ Ancona (che salirono
in Paradiso insieme ai ragazzi di Papadopulo) poi
Genoa (proprio col Grifone la Robur scrisse, di
nuovo a Marassi, la pagina memorabile di una cavalcata trionfale) Cagliari e Palermo, senza dimenticare templi come il San Paolo’ e il Bentegodi’, tutti
in piedi ad applaudire i bianconeri, corsari sia a Verona sponda Hellas, che nel ’regno’ di Napoli.
Ne è passata di acqua sotto i ponti. Le nuove
frontiere pallonare e soprattutto le loro sorprendenti dinamiche, hanno sancito l’oblio, fra le altre,
della stessa società dorica (di fatto sparita dalla
geografia del calcio) di Cosenza, Messina e Venezia, spalancando le porte della cadetteria a tante realtà in grado di imporsi per solidità organizzativa
e lungimirante programmazione.
Così, a far notizia nella serie bwin 2010/2011,
targata dalla novità dello sponsor, sono le neopromosse Novara e Varese, il ‘flop’ Sassuolo (l’anno
scorso semifinalista nei play-off promozione, che
ha provato a rialzarsi proprio ai danni della Robur,
salvo ricadere altrettanto fragorosamente contro
l’Albinoleffe) e il Portogruaro, altra new entry alla
ricerca di una salvezza che meriterebbe i connotati
della favola.
I piemontesi di Tesser insediati al vertice e i
lombardi già bestia nera delle ‘grandi’. Il Siena è
lì, al posto giusto, più vicino a Bertani e compagni
dopo la vittoria sul Frosinone, assodato che nessuno può ragionevolmente credere nel dominio assoluto in mezzo al sovrano equilibrio che regna su
un campionato nel quale il gap fra le pretendenti
al trono appare labile, ma il divario fra la prima e
la seconda fascia sembra decisamente più marcato.
La Robur doveva essere ed è tra le ‘grandi’,
dove manca il lussuoso organico del Torino o –
sempre guardando al limite sin qui raggiunto - sembra rientrare, dopo qualche difficoltà e grazie alle
magie di un provvidenziale e intramontabile Cri-
stiano Doni, anche la ‘dea’ Atalanta, nata nel clamore estivo di un mercato faraonico.
Allo stato dell’arte, insomma, qualche inciampo sembra fisiologico. Ciò che conta è esser
pronti all’allungo nel rush finale, quando i punti peseranno per i primi due posti, che garantirebbero
l’accesso diretto alla massima serie, senza l’incerta
lotteria dei play-off dalla quale arriverà, è vero, la
terza beata del torneo, ma dove pochi minuti possono mandare in fumo mesi di lavoro.
Non correva questo rischio il Siena di otto anni
orsono. I prolungamenti sarebbero arrivati nella
stagione successiva. Guidata in campo da Michele
Mignani, la truppa di Papadopulo, tanto per fare un
esempio, all’undicesima giornata aveva quattro
punti in meno di Calaiò e compagni e alla fine concluse in testa appaiata alla Samp, ma vincitrice per
il vantaggio nello scontro diretto.
Dalla parte del Siena attuale c’è l’oggettiva
maggiore caratura tecnica del collettivo, anche se
inserito dentro un quadro profondamente differente, stando al numero delle squadre, ma anche ai
criteri di composizione delle ‘rose’.
Se poi mettete accanto Giuseppe Papadopulo e
Antonio Conte, vi apparirà nitida la stessa voglia di
lottare, il temperamento e la schiettezza tutta toscana
del ‘Papa’, con la grinta e la ‘forza delle idee’ del
tecnico salentino, abituato a sgobbare per una ‘vita
da mediano’ e maniacale perfezionista nell’etica del
lavoro, forse qui, più che in altri profili, autentico
clone del ‘condottiero’ della prima serie A.
Analogie e similitudini nei tratti di un disegno
ripreso e continuato, seppur con sfumature diverse,
dipinte col ‘colore’ sgradevole di una retrocessione
da riscattare - , ma che lo spessore degli uomini e
la cura dei dettagli, mantengono intatta la speranza
di un altro capolavoro. Forza Vecchio Cuore Bianconero, anche i numeri invitano a crederci. •
Papadopulo
(stagione
2002-203) in
alto a sinistra
e, sotto, Conte.
Salvatore Mastronunzio
8ª giornata
TRIESTINA-SIENA
9ª giornata
SIENA-PADOVA
0- 0
2 -1
Pt 11’ Mastronunzio,
st 26’ Succi (rig.),
43’ Reginaldo
10ª giornata
EMPOLI-SIENA
3- 0
Pt 35’ Coralli, 38’ Fabbrini,
st 39’ Coralli (rig.)
11ª giornata
SIENA-CROTONE
12ª giornata
SASSUOLO-SIENA
0 -0
4- 3
Pt 4’ Bruno, 6’ Reginaldo,
19’ Bruno (su rig),
21’ Calaiò (rig.), 38’ Calaiò,
st 46’ Novelli, 50’ Masucci
13ª giornata
SIENA-FROSINONE
3 -0
St 62’ Calaiò,
77’ Mastronunzio,
95’ Troianiello
Classifica:
Novara 29
Siena 25
Atalanta 24
Reggina 24
Livorno 21
Empoli 21
Padova 20
Varese 18
Pescara 18
Torino 17
Crotone 16
Modena 16
Frosinone 16
Vicenza 16
Albinoleffe 15
Piacenza 14
Grosseto 13
Sassuolo 12
Triestina 12
Cittadella 12
Portogruaro 12
Ascoli 8
(con 3 punti di
penalizzazione)
10 calcio
CHI SONO E DOVE GIOCANO GLI EX DELLA VECCHIA ROBUR
RIMASTI NELLA MASSIMA SERIE
Il Siena in serie A non c’è,
i bianconeri sì
Il Siena è scomparso dalla serie A, ma la rappresentanza degli ex bianconeri nella massima serie è rimasta comunque massiccia (se non addirittura numericamente inalterata), come ce lo
ricordano spesso i commentatori nei loro interventi.
Evidentemente una sorta di risarcimento postumo
per il disinteresse col quale molti di loro hanno seguito le vicende di questa piccola-grande città nel
calcio che conta.
Con tutti questi ex si potrebbe azzardare addirittura uno schieramento-tipo con qualche
ambizione, ma è sempre e solo un gioco.
Maccarone, Portanova
e Ghezzal,
tre dei tanti bianconeri
diventati ‘ex’.
Allora vediamoli più da vicino chi sono e dove
giocano i calciatori che vantano un passato recente
o remoto in bianconero e che oggi fanno fanno
parte dei vari roster della serie A.
Nel BARI ne troviamo ad esempio tre: la coppia di difensori Nicola Belmonte -Andrea Masiello
e l’attaccante Abdel Kader Ghezzal. Due sono invece quelli che si sono accasati al BOLOGNA di
cui un centrocampista, Albin Ekdal e un difensore,
Daniele Portanova. Nel BRESCIA troviamo una
vecchia conoscenza del Rastrello, quel Davide Baiocco – centrocampista - che alla fine degli anni
novanta, a soli 22 anni, si giocava in C1 un futuro
forse non esaltante ma comunque dignitoso. Anche
nel CAGLIARI è un centrocampista, Alex Agostini, a rappresentare sull’isola un minimo di senesità, per quanto vanti una sola presenza nelle file
bianconere. A CESENA ritroviamo invece un altro pezzetto della recente storia bianconera, la punta
Erjon Bogdani, che dal 2005 al 2007 firmò in totale 13 gol con la maglia a strisce della Balzana.
Nel CHIEVO è ancora un difensore, Davide
Mandelli, a suscitare qualche rimpianto…, come
quell’ Houssine Kharja che nel GENOA mette al
servizio del centrocampo rossoblu le sue non comuni potenzialità.
Insieme a NAPOLI e PARMA, è la JUVENTUS comunque ad ospitare la colonia più nutrita
di ex bianconeri, addirittura quattro: i difensori
Paolo De Ceglie, Nicola Legrottaglie e Leandro
Rinaudo e il portiere Alex Manninger. Fra gli azzurri partenopei troviamo la punta giramondo
Christian Bucchi, il portiere Matteo Gianello e i
difensori Sanchez Emilson Cribari e Juan Camillo
Zuniga. Del poker parmigiano fanno parte i centrocampisti Manuel Coppola e Daniele Galloppa
oltre alla coppia di ‘numeri uno’ Antonio Mirante
e Nicola Pavarini.
Quelli reclutati dal LECCE sono invece tre: il
portiere Massimiliano Benassi e le punte Daniele
Corvia e Neves Capuchio Jedou Jeda. Il MILAN
a sua volta si…accontenta di uno solo, Luca Antonini, il centrocampista prestato nell’occasione
alla difesa rossonera. Nel PALERMO, con l’arrivo
di Massimo Maccarone, sono saliti a tre gli ex bianconeri: con BigMac l’esterno di difesa Federico
Balzaretti e il portiere Francesco Benussi.
Appena uno in meno nella ROMA, con i due
difensori Simone Loria e Aleandro Rosi e il centrocampista aspirante punta Rodrigo Taddei.
Chiude la SAMPDORIA con il portiere Gianluca
Curci e il difensore Daniele Gastaldello.
In tutto fanno 34 elementi per un totale di 15
squadre coinvolte (in pratica solo Fiorentina, Inter, Catania, Udinese e Lazio non contemplano
nei loro organici ex senesi), coi quali si può ragionevolmente costruire una dignitosissima squadra. Ne potrebbero far parte, in un improbabile
4.4.2 (ma ciascuno può sbizzarrirsi come vuole):
Manninger in porta, esterni difensivi Zuniga e Antonini, centrali Portanova e Legrottaglie; in mediana sulla fascia destra Kharja e in quella sinistra Ghezzal, al centro Ekdal e Galloppa; punte
Bogdani e Maccarone.
Una ipotetica seconda squadra, anche se più
approssimativa, potrebbe essere formata invece
da Curci; De Ceglie, Mandelli, Gastaldello, Balzaretti; Baiocco, Agostini, Coppola, Taddei; Corvia e Jeda.
E l’allenatore? Non c’è che l’imbarazzo della
scelta anche se, risultati alla mano, De Canio
(Lecce) e Giampaolo (Catania) si lasciano preferire al più sfortunato Malesani.•
AUTOFFICINA E PUNTO VENDITA
Baccinetti Mauro & C.
QUELL’ORDINARIAFOLLIADIIVAN
[ FUORI
G I O C O ] di Roberto Barzanti
s.n.c.
LE IMMAGINI SMOZZICATE DI ITALIA-SERBIA
nell’incipiente notturna del 12 ottobre rimarranno incise nella mente di molti. Che
avranno visto – mi chiedevo sbigottito davanti al televisore – i più giovani? Come
avranno decifrato la sagoma di Ivan Bogdanov, Ivan il Terribile, che con tanto di teschio sul petto e ammantato di nero troneggiava sugli spalti guidando una danza
macabra tra fuoco e fumo ? Aveva una
vaga somiglianza con l’Uomo mascherato
dei fumetti di quando eravamo ragazzi, ma
nessun tratto di positivo giustiziere. Era una furia demoniaca e incarnava una testarda volontà eversiva, innestando in un avvenimento
agonistico la logica e le forme del Terrore politico.
Così le competizioni sportive riflettono talvolta il malessere del
mondo. E disperante era l’incapacità di arginare le gesta di un manipolo di scalmanati che, a dire il vero, già per le strade (sfortunate)
di Genova avevano abbondantemente dimostrato bellicose intenzioni e sfacciati gesti provocatori . Ora in prima istanza la Uefa ha
comminato punizioni che Antonello Valentini diplomaticamente invita a considerare una “sentenza proporzionata”. La vittoria assegnata agli azzurri per tre a zero è una buona cosa. Una multa di centomila euro e una partita a porte chiuse con la condizionale sono
sanzioni sopportabili. La Serbia se n’è buscata di ben più dure. Ma
resta l’amaro in bocca. Perché nessuna lambiccata decisione Uefa
è davvero proporzionata a tanta irresponsabile violenza. Le proporzioni non tornano affatto. Il rischio di un massacro era tangibile. Le
finalità tutte propagandistiche anche. Altro che porte chiuse! Da chiudere per sempre ci sono odi nazionalistici senza limiti, una feroce
voglia di rivalsa, crociate a sfondo razzista e un’esaltazione di morte
messa spettacolarmente in scena. Come l’avranno vista, e vissuta,
i bambini che credevano di assistere a una partita di calcio? Da dove
viene quel lugubre uomo in nero? •
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11
12 gigirossetti
calcio
FASE INTERLOCUTORIA NELLA DELICATA SITUAZIONE
CHE STA VIVENDO IL GRUPPO SPORTIVO NEROVERDE
Il San Miniato?
“Come d’autunno
sugli alberi le foglie...”
Il mese di novembre potrebbe rappresentare per il San Miniato il mese della svolta per
una consacrazione stabile e definitiva nell’èlite del calcio giovanile provinciale. Alcune
importanti società del mondo professionistico,
appresa infatti la notizia dell‘allarme lanciato
dal Presidente del sodalizio neroverde Gigi
Toscano (le cui dimissioni sono sempre lì sul
tavolo), si stanno facendo avanti, visto il livello di considerazione acquisito dalla Società
non solo in provincia ma anche in Toscana, in
Italia ed all’estero quando ha partecipato ai
vari Tornei internazionali. E questo sia per
etica comportamentale dei propri atleti e della
sua dirigenza, cosa questa non comune a tutti,
che per gli ottimi risultati sportivi raggiunti in
trent’anni di onorata attività, interessandosi e
proponendosi di mettersi a disposizione per
una fattiva collaborazione di massima.
Una fiducia che ovviamente non può che
derivare dalla serietà e dalla trasparenza amministrativa e organizzativa con la quale fino
ad oggi la Società è stata gestita. Incentivare
l’attività ed investire su di un gruppo ben avviato che, per il novanta per cento svolge attività di puro settore giovanile, non è poi tanto
difficile se non vengono meno le risorse, almeno quelle indispensabili; non a caso infatti
in questi anni il San Miniato si è sempre distinto come una Società di infinite e grandi
potenzialità, in grado di aggregare migliaia di
bambini, rassicurando al tempo stesso molti
familiari e mettendo loro a disposizione im-
pianti sempre più all’avanguardia, e pensando
solo all’attività sportiva come valore umano,
di aggregazione e di amicizia.
Purtoppo oggi, malgrado gli ottimi risultati sportivi raggiunti dai ragazzi in questo avvio di stagione, tutti questi princìpi e valori
sembrano d’improvviso scomparsi nel nulla,
diventati lettera morta per coloro che sono ai
vertici delle Istituzioni. Evidentemente non
sono serviti a nulla i tanti sacrifici dei familiari dei bambini, del volontariato e della dirigenza del Gruppo Sportivo per far sopravvivere in maniera decorosa questa realtà.
Contano indubbiamente molto di più altri interessi, altri fattori, altre logiche che ai genitori e ai dirigenti rimane difficile capire, o meglio si capiscono anche troppo, se si vogliono
capire; di sicuro i giovani calciatori di oggi
quando saranno adulti lo capiranno...
È, quello raccontato, il “Toscano pensiero”
a distanza di un mese dalle dimissioni, pieno
di amarezza per quello soprattutto che si sperava dovesse accadere e che invece
non ha portato nulla di
nuovo sotto questo cielo
che ha il grigio come colore
dominante. Così, tenuto
conto della volontà del presidente di passare la mano
se non interverranno forze
nuove a sostegno del
Gruppo Sportivo, il San
Miniato , nella sua ultima assemblea, ha provveduto a nominare la commissione elettorale
nelle persone dei soci, Celi, Turchi e Viligiardi, che avranno il difficile compito di trovare nuovi soci da inserire nel gruppo dirigenziale che dovrà poi nominare i nuovi
vertici e tutto l’assetto organico della Società.
Al tempo stesso il presidente ha programmato,
in assenza di eventi utili alla causa, una conferenza stampa per la metà del corrente mese
per illustrare alla città e a tutti i familiari dei
propri tesserati le ragioni della irrevocabile rinuncia a rappresentare legalmente la Società.
Il momento difficile dunque perdura. Ogni
tanto solo un debolissimo segnale di buona volontà che rimane (purtroppo) però soprattutto
più nelle intenzioni che nei fatti. Continui rimandi che sembrano lasciare tutti quelli che
hanno a cuore le sorti del Gruppo Sportivo neroverde, il più grande e organizzato della città
, “come d’autunno sugli alberi le foglie…” •
danielegiannini
scherma 13
Per la prima volta un’atleta senese, la cussina Alice Volpi, si aggiudica il titolo europeo Under 20 di fioretto.
Titolo anche nella prova a squadre dove in quella maschile brilla il compagno di sala Lorenzo Bruttini.
Dalla Russia con... tre ori
Alice Volpi è la nuova regina del fioretto Europeo under 20. Al termine di una gara entusiasmante,
dove poco o nulla ha concesso alle avversarie, la
cussina ha conquistato il titolo continentale a spese
della compagna di nazionale Stefania Straniero.
La schermitrice del Cus Estra-Consum.it era partita alla volta della cittadina russa di Lobnya, a poche decine di chilometri da Mosca, con l’intenzione
di ‘fare bene’; la preparazione era stata ben curata,
con impegno, e con una rifinitura importante che veniva dai dieci giorni di lavoro svoltosi a Tirrenia insieme alle ‘grandi’ del fioretto azzurro in procinto
di partire per Parigi, sede del Campionato del
Mondo 2010.
La giovane cussina, classe 1992, dopo la fase
di qualificazione a gironi, accedeva al tabellone
della eliminazione diretta da ‘32’ nel quale esordiva
con un 15/1 sulla greca Stantsiou; nel successivo
incontro superava la tedesca Gollan con un secco
15/5 per accedere alla zona medaglie battendo
15/6 la russa Kokulina.
Dopo la pausa che precede gli assalti del tabellone finale, la fiorettista senese saliva in pedana
con immutata determinazione e, nonostante il buon
livello delle avversarie, superava in semifinale, per
15/8, l’ucraina Moskovska per andare a conquistare la medaglia d’oro sulla compagna di squadra, campionessa italiana 2010, con un perentorio
15/5 che non lascia dubbi sul meritatissimo titolo.
Non era andata invece bene la giornata del-
l’altro cussino impegnato in Russia; infatti lo spadista Lorenzo Bruttini, dopo un girone di qualificazione impeccabile, che lo posizionava al primo posto della classifica di eliminazione diretta facendolo
accedere direttamente al tabellone da ‘32’, contrapposto all’israeliano Frielich, andava subito sotto
di cinque stoccate non riuscendo più a recuperare
completamente lo svantaggio. L’incontro finiva 1215 e lo spadista senese si doveva accontentare del
17° posto, ben al di sotto delle proprie capacità e
delle aspettative iniziali.
Passano tre giorni e i nostri atleti sono nuova-
14 danielegiannini
scherma
mente in pedana per la disputa delle prove a squadre. In entrambi i casi, fioretto femminile e spada
maschile, gli ‘azzurrini’ partono favoriti e questa
volta il numero uno del tabellone viene mantenuto
fino alla conquista del titolo continentale.
Le fiorettiste confermano il titolo già vinto nel
2009 ed insieme ad Alice salgono sul gradino più
alto del podio le toscane Calissi e Monaco e la veneta Straniero. Senza pensieri la marcia delle ragazze che saltato il tabellone delle ‘16’ per merito
di posizione, superano nelle ‘8’ la Repubblica Slovacca per 45/30, in semifinale la Polonia per
45/29 e si aggiudicano il titolo sull’Ucraina per
45/21 con la cussina che totalizza un impressionante 16/0 nei tre assalti di finale.
Regolare anche la marcia della spada maschile
con Lorenzo insieme al ligure Bino, l’umbro Santarelli ed il siciliano Fichera; anche in questo caso Italia numero uno del tabellone e già nelle ‘8’ dove
batte l’Ungheria 45/35 per poi superare l’Ucraina
con un combattuto 45/41. In finale, contro Israele,
non c’è storia ed è proprio l’atleta senese a mettere
a segno molte delle stoccate che sanciranno il definitivo 45/30 dell’Italia campione d’Europa.
Cussini d’oro dunque ma è l’Italia a dare lezioni
di scherma a tutta l’Europa; infatti alla fine dei Campionati sono state ben 15, di cui 8 d’oro, le medaglie conquistate dai giovani schermitori azzurri rendendo indimenticabile l’edizione 2010 della
rassegna continentale.
Nel mese di ottobre è iniziata anche l’attività nazionale con la prima prova ‘Cadetti’, under 17, svoltasi ad Ariccia per il fioretto ed a Novara per la
spada. Complessivamente positivo il risultato per il
CUS che ha visto, in ognuna delle prove sia maschili
che femminili, almeno un atleta qualificato per la
prova under 20 ed in linea per la qualificazione al
Campionato Italiano di categoria riservato ai migliori 36 schermitori di ogni arma.
Migliore posizione in assoluto per la fiorettista
Sofia Monaci classe 1996, al primo dei tre anni
della categoria, che raggiunge il 9° posto superata
dalla navacchina Paita nel tabellone delle ‘16’. Per
la giovane cussina gara da considerare sicuramente
positiva visto che ottiene sia la qualifica alla prova
della categoria superiore, i ‘Giovani’, che un punteggio in grado di garantire la qualifica al Campionato Italiano.
Nel fioretto maschile stesso risultato per Bernardo Crecchi, classe 1995, che viene fermato al
16° posto dal mestrino Posapiano per 10/15; peccato perché fino a metà incontro lo schermitore veneto era sembrato alla portata del cussino che poi
non ha saputo più anticipare o fermare le partenze
del suo avversario.
Nella stessa prova in gara anche Lorenzo Giannini e Carlo Alberto Stortini, entrambi alla prima
esperienza in categoria, che non sono andati oltre
i primi turni della gara.
Nella spada ancora prova positiva per Valentina
Soldati, 22ª, Anna Carboni, 38ª, e Bernardo Crecchi, 21°, tutti qualificati per la prova ‘Giovani’ ed in
linea con la possibilità di qualificarsi al Campionato
Italiano. Eliminati invece nei primi turni delle rispettive prove Maddalena Cerretani e Bernardo Rosseti.
Ripresa anche l’attività ‘Master’, over 40, che
dopo il 21° posto ottenuto da Franco Dei nel Campionato Mondiale Veterani svoltosi a Porec, ha visto gli atleti del CUS scendere di nuovo in pedana
dimostrando, ancora una volta, l’elevata qualità tecnica degli schermitori senesi ormai da anni protagonisti di queste categorie.
Nella prima prova del circuito nazionale Master svoltasi a Busto Arsizio i due cussini presenti
hanno entrambi raggiunto il podio: Filippo Carlucci
si è classificato al secondo posto nella sciabola over
40 superato dal romano Lanciotti per una sola stoccata, 9/10, mentre Franco Dei ha
concluso la gara di fioretto over
50 al terzo posto battuto 8/10 dal
veneto Capellini.
Non ci resta che sperare che
questo inizio di stagione che
porta dalla lontana Russia, in
casa CUS, tre medaglie d’oro, sia
di buon auspicio ai risultati dei
prossimi mesi ed ai futuri traguardi che gli schermitori senesi
potranno raggiungere.
Certo è che nella palestra dell’Acquacalda non staremo ad
aspettare con le mani in mano ma
continueremo a lavorare per poter dare ai nostri atleti la giusta
preparazione tecnica e quella
convinzione di potercela sempre
fare qualunque sia l’avversario di
fronte a loro in pedana.•
In alto, la squadra femminile
azzurra; sotto, Lorenzo Bruttini
ed Alice di spalla.
Nella pagina precedente,
il momento della premiazione
e la Volpi in pedana.
16
L’avvio della stagione calcistica e cestistica, a leggere e sentire i
commenti anche nazionali della vigilia, aveva dato, a chi li avesse
ascoltati e letti con mente ingenua, l’impressione che Robur e Montepaschi Mens Sana fossero soggette a un destino comune: quello di
essere le sicure mattatrici dei rispettivi campionati per il 2010-2011.
La Robur, partita in tromba, con una serie di vittorie e pareggi,
veniva subito data come promossa in serie A, appena dopo le prime
partite. La convinzione trovava concordi numerosi commenti sportivi scritti sotto la buona impressione dell’avvio dei senesi.
Il risultato è stato quello di aver creato un clima di aspettativa
sovradimensionato rispetto alla realtà. Designare i vincitori dopo
solo alcune giornate di gioco è esercizio tanto inutile quanto mistificatorio, e se questo è vero in assoluto, tanto più lo è nel caso di
questo campionato di calcio di
B, nel quale la presenza di compagini agguerrite, tecnicamente
ben attrezzate e determinate a
giocarsi l’accesso alla A è assolutamente determinante.
Il prosieguo del campionato
e i risultati che sono sotto gli occhi di tutti in questo avvio di novembre parlano chiaro: il Novara è in fuga e continua la
strisciata formidabile che la ac■ ducciobalestracci
compagna dalla promozione
dalla C alla B. Squadre come Empoli,
Atalanta e altre ancora
hanno fatto vedere di che pasta sono fatte.
La Robur, per
parte sua, dopo
l’avvio positivo, fa
intravedere un futuro
preoccupante. A Empoli ci stava la sconfitta,
ma non in quel modo né di
quelle dimensioni. Il pareggio a reti bianche con il non
strabiliante Crotone è stato deludente. La partita contro il Sassuolo ha avuto dell’irreale. Un
Siena che gioca male; che riesce
comunque a risalire lo svantaggio;
che alla fine dei tempi regolamentari
vince per 3 a 2; che sul 90° si fa riagguantare il pareggio perché la difesa è andata già
a fare la doccia; che, a pochi secondi dalla fine
dell’extra-time, lascia entrare in rete l’incredibile pallone del 4-3 per i padroni di casa; un
Siena così è roba da non credersi.
Altro cha ammazza-campionato: qui c’è
da cominciare a lavorare parecchio e senza
perdere un minuto.
Quando è cominciato il campionato di
basket, è successa la stessa cosa con la
Mens Sana. Nonostante che gli stessi dirigenti senesi avessero detto a chiare note che i bian-
Robur
e
Mens Sana
sotto il peso
del prono
pronost
stico
ico
coverdi non sono i favoriti allo scudetto, i commenti dopo le prime
due giornate davano la compagine di viale Sclavo come destinata
al sesto tricolore, senza quasi concorrenti. Che sarebbe stato un
campionato in salita (dati anche gli inserimenti nuovi; l’assetto
della squadra decisamente inedito; la necessità di ricreare quella
sintonia di gioco che aveva dettato legge in passato) era, al contrario, chiaro a chiunque guardasse le cose con serenità, competenza e oggettività.
E, infatti, dopo l’avvio in cui la Mens Sana aveva vinto ma non
del tutto convinto, è subito arrivata la sconfitta alla terza giornata
e i commenti degli opinionisti nazionali si sono repentinamente
volti al negativo: mai successo in tanti anni che la Montepaschi perdesse così, presto; la favorita Milano è in testa di classifica come
era logico; si chiude un ciclo; la Mens Sana che cannibalizza i campionati si ridimensiona; la grande signora di questi ultimi campionati è avviata sul viale del tramonto, e via compiangendo. La campagna mediatica nazionale era stata, anche in questo caso,
irritantemente pressante all’inizio ed è, ancora una volta, irritante
nei suoi commenti negativi dopo la prima sconfitta.
C’è da sperare solo che, per come si stanno mettendo le cose
nei due campionati, l’artificiosa
pressione si smonti: che i commentatori comincino a guardare da altre parti e comincino a prefigurare gloria,
allori e aspettative per altre compagini. Così, almeno, si farà finita di
creare scenari irreali e
le due squadre potranno, si spera, lavorare in serenità
a risistemare il
loro gioco.
Che è la
prima cosa
che c’è da
fare in
questo
momento e
l’unica che ci interessa
davvero che sia fatta. •
a cura di elenaborri 17
polisportiva
In programma il 3 dicembre prossimo la settima edizione del 'Premio di composizione Ciani'
Musica e sport si fondono
nel nome di Simone
Un flauto,
anche ottavino,
un clarinetto
‘piccolo’ o ‘basso’, un sassofono soprano,
contralto, tenore e baritono, un violino, un violoncello ed un pianoforte: sono questi gli
strumenti, sapientemente accordati tra loro, con i
quali sei giovani talenti italiani di musica contemporanea si sono conquistati, tra i tanti aspiranti, un posto all’interno del Premio biennale ‘Simone Ciani’,
ormai giunto alla sua settima edizione. Una kermesse
di composizione musicale nata nel 1998 su volontà
di Mens Sana 1871 per rendere omaggio alla straordinaria levatura del giovane intellettuale senese –
scomparso due anni prima – e ricordarlo attraverso
la promozione di una delle arti che più amava.
Venerdì prossimo 3 dicembre alle ore 18:00,
nella suggestiva cornice della Sala degli Specchi
dell’Accademia de’ Rozzi, l’orchestra del Premio diretta dal maestro Giuseppe Baldesi eseguirà i sei
brani in concorso precedentemente selezionati: ‘Miniature’ di Matteo Durbano, ‘Concretion’ di Elena
Cattini, ‘Minime Variazioni’ di Federico Cumar,
‘Cantu a Concordu’ di Maurizio Erbi, ‘Antoncello’
di Caterina Paoloni e ‘Ninfa’ di Stefano Vicelli.
Presidente della giuria esaminatrice il maestro
Ruggero Lolini (apprezzato autore di oltre 190 composizioni cameristiche e sinfoniche, dal 1968 al
1997 consulente musicale per la RAI), che al termine delle esecuzioni decreterà il vincitore. Tre giovani ginnaste del gruppo Mens Sana Ballet danzeranno poi sulle coreografie del direttore tecnico
bianco-verde Beatrice Vannoni per allietare il pubblico durante le inevitabili pause che si renderanno
necessarie per consentire alla giuria di emettere il
suo verdetto.
Ma quest’ultima non sarà l’unica novità che la
settima edizione del Premio Ciani porterà con sé:
da questo anno, infatti, Mens Sana 1871 - storica
promotrice dell’evento - potrà contare sulla sponsorizzazione di Novartis Vaccines and Diagnostics: due capisaldi dell’immaginario collettivo senese insieme, travalicando la propria mission
istituzionale, per ricordare la sensibilità di Simone,
scrittore, musicista e critico, giovanissimo esteta,
portavoce di valori tanto alti quanto sempre più
rari nei ragazzi di oggi.
Se fu lui stesso a scegliere la musica classica quale
colonna sonora della propria esistenza, “l’unica in
grado di sottolineare le emozioni che la vita mi offre
ogni giorno […] quella che maggiormente ne accompagna e sottolinea le fasi, le svolte, i caratteri...”,
sarà per la polisportiva biancoverde un onore perpetuare questa sua grande passione. •
L’importanza dell’iniziativa valutata da chi la frequenta
Parafitness, una palestra di vita
La vita li ha messi davanti ad una prova molto difficile: seduti su una sedia a rotelle e doversi confrontare con un mondo fatto solo per chi cammina. Un’importante goccia nel mare il Progetto Parafitness che, insieme a Mens Sana 1871, non ha come proposito quello di abbattere le barriere, ma di fare in modo
che sia lo stesso disabile a superarle con le proprie forze. Nata da un’idea di Leonardo Tafani, responsabile del progetto e coordinata da Lucia Filippeschi,
Parafitness è un’iniziativa a carattere sociale sostenuta dalla Fondazione Monte dei Paschi. Da parte sua Mens Sana 1871 partecipa mettendo a disposizione
gli spazi e le attrezzature della propria sala pesi con la guida di personal trainers ed eseguiti
sotto costante monitoraggio medico.
Ma ecco le testimonianze di alcuni degli atleti coinvolti nel progetto stesso..
Lorenzo Coradeschi, Presidente Associazione Paraplegici Siena: “IParafitness rappresenta un’ottima possibilità per un disabile di fare ginnastica senza restarsene chiusi in casa
o essere costretti a sfruttare la fisioterapia ospedaliera. Andando in palestra tonifichiamo la
parte attiva, aumentando la nostra autonomia nel quotidiano. Da non sottovalutare anche
l’aspetto relazionale. Parafitness rappresenta un’occasione per interagire, conoscere nuova
gente. Voglio dire che ciò che più spesso manca tra le persone che soffrono del mio stesso disagio è il coraggio di uscire, di mostrarsi: negli anni ‘70, dopo l’incidente, i miei amici facevano 72 gradini con la carrozzina in braccio per portarmi allo stadio e poco importava se in
Piazza della Posta i bambini mi guardavano come un alieno. Da allora sono passati tanti anni,
molte cose sono cambiate, altre meno. Una prospettiva per il futuro? Agire in maniera democratica, abbattendo le barriere e sviluppando una migliore educazione. Per esempio, ricordarsi che quando si parcheggia di fronte ad una rampa...”
Johnny Storari, laureando in Scienze Politiche: “Premetto che non sono uno sportivo
nel senso stretto del termine. Frequento Parafitness per potenziare la muscolatura superiore,
il che significa avere più autonomia, soprattutto quando sono in viaggio. Sono stato 4 mesi
a Barcellona in Erasmus, ho visitato tutto il Nord Europa, Lisbona, la Danimarca: oasi felici
rispetto alla maleducata Italia, dove girare da soli in carrozzina è un impresa a dir poco titanica. Anche andare al cinema diventa un lusso tra città storiche, gradini e servo-scala.”
Lorenza Losi e Pietro Giannitti
Lorenza Losi: “Prima dell’incidente ero una fantina professionista e i cavalli erano tutta la mia
vita. Poi nel 1995, l’incidente e tutto è cambiato. Ho anche provato a rimontare in sella, ma
mi intristiva non sentire più il contatto con l’animale, per questo ho preferito rinunciare. Adesso provo attività diverse, con le quali non scatta il confronto con
‘prima’: frequento Parafitness e vado in piscina, per sentirmi più libera. Lo sport più bello? Giocare con il mio piccolo Mirko, 18 mesi. Incredibile come viva
serenamente la mia situazione: mi chiama mamma brum brum e adesso che cammina è lui a portarmi dove vuole”.
basket
Con la
SuperCoppa
la Mps
ha fatto 13!
TITOLI E TROFEI VINTI DAL 2002
2002
1 - COPPA SAPORTA
2004
2 - CAMPIONE D’ITALIA
3 - SUPERCOPPA ITALIANA
2007
4 - CAMPIONE D’ITALIA
5 - SUPERCOPPA ITALIANA
2008
6 - CAMPIONE D’ITALIA
7 - SUPERCOPPA ITALIANA
2009
8 - COPPA ITALIA
9 - CAMPIONE D’ITALIA
10 - SUPERCOPPA ITALIANA
2010
11 - COPPA ITALIA
12 - CAMPIONE D’ITALIA
13 - SUPERCOPPA ITALIANA
19
20
L’IMPORTANTE È CHE UNA SUPERCOPPA
FACCIA
PRIMAVERA!
[
]
V I S T A D A L O N T A N O di Rudi Simonellii
LA DISCESA DELLE FOGLIE GIALLE e l’incanto
dei riflessi dorati valgono bene una palla a
due globale, un “tip off” universale in lunga
sequenza con SuperCoppa poi Campionato, Eurolega ed infine NBA.
Coinvolti in ciascuno di questi palcoscenici
Pianigiani e Banchi dovranno dividere e condividere lavoro ed opinioni, dando a noi le briciole di riflettere solo sugli indizi. Quali indizi?
Nel 2007 la vittoria di quasi 50 punti con un
incredibile parziale di 32-0 nel cuore della
sfida, contro la Benetton fu un record premonitore di una stagione trionfale, così come
i trenta punti rifilati nel 2008 all’ Air Avellino ed
il ventello sulla Virtus del 2009. Differenze
quest’anno? Direi di no. Lo strano destino
della SuperCoppa in questi anni duemila è
quello di dare risultati così bugiardi che l’unica
verità analizzabile è quella di trovarsi di fronte
a squadre che devono ancora conoscere e
conoscersi. Una cosa certa è il fatto che il rinnovamento della Mens Sana scongiurerà il
ben noto pericolo “pancia piena” definito da
Minucci nella stagione 2004-2005. Quella
stagione iniziò con una vittoria in Supercoppa
contro la Benetton, 85 a 77 ma già al terzo
quarto la MPS dominava 74 a 56, giocando
un basket stupendo, soprattutto in attacco,
fatto di grande circolazione di palla, di tiro da
fuori mixato con un Galanda da manuale anche in area. Ma appunto la scorpacciata di
vittorie di Recalcati e C. (Bronzo Europeo
2003, Argento Olimpico , Final Four Eurolega
, Scudetto e Supercoppa 2004) rese faticosa
la digestione del resto di quella stagione,
chiusa malinconicamente a Marzo del 2005
con l’allontanamento di Myers.
Si può invece ragionare solidamente sulle
prospettive che le nuove squadre ci offrono.
È bello visualizzare le potenzialità, la cop-
pia massima, figurare come potrebbe una
squadra tirare fuori il meglio di se. Per esempio in NBA mi è piaciuto l’approccio mentale
dei Miami Heat. Questa franchigia ha fatto
una scelta che la costringerà ad un solo risultato: vincere il titolo. La difficile conferma
di D Wade, seguita da clamorosi colpi di
Chris Bosh e Le Bron James non lasciano
scampo. Soprattutto Le Bron, dopo che Cleveland ha fatto di tutto per fargli avere una
squadra da titolo affiancandogli a turno Wally
Scerzbiack, Mo Williams, Ben Wallace, Anthony Parker, fino ad arrivare persino a Shaquille O’Neal e per ultimo Antwan Jamison,
non potrà più fallire. La prima partita è stata
subito sconfitta, ma qui sta il punto: guardare oltre! La squadra ha perso a Boston
contro i vice campioni del mondo, giocando
però una grande difesa, (solo 88 punti concessi ai padroni di casa) perdendo nel finale
dopo aver tirato col 27% nel primo tempo.
Ovvio che la stessa squadra con un D Wade
appena decente e con un maggiore affiatamento offensivo ritornerà a Boston con le
carte in regola per vincere. Guarda oltre.
Cosa prospetta la MPS? Abbiamo la certezza di un play di altissimo livello in Eurolega, fa un po’ tristezza dire che l’infelice inizio di TMAC in Spagna confermi che il
cambio generazionale sia arrivato al momento giusto, ma la realtà è che la Mens
Sana riparte da questo punto fermo. In tanti
anni però trovo difficile ricordare un play di
alto livello con così poca voglia di tirare da
fuori. Ricordo molto bene il primo anno di
Mike D’Antoni a Milano, 1977-78. Lo chiamavano Arsenio Lupin per la sua capacità di
rubare palloni, ma sembrava che il suo punto
debole fosse quel tiro che si prendeva ma che
spesso faceva padella. Poi sappiamo che
forza d’urto quel tiro assunse nel corso degli
anni. Per Lester Bo la situazione è particolare. Ruba palloni, serve ottimi assists, ha
grande personalità ma sembra proprio che il
tiro da fuori sia la sua allergia, al di la delle
percentuali che può avere. Ovvio che in questo contesto Carraretto potrà più di una volta
intervenire mettendoci del suo come anche
Shaun Stonerook che non dovrà spaventarsi
se sbagliando si troverà per la quinta volta a
campo aperto e non dovrà rifiutare un tiro da
tre che potrà affossare la fiducia difensiva
degli avversari, perche il tiro da fuori è nel
suo DNA e nella sua mano dolce. Il primo
anno con Pianigiani si prese 138 tiri in 44
gare con un super 43,5% l’anno scorso è
sceso a 111 tiri ( ma in 40 gare) col 35%. Comunque è nella difesa che questa squadra
deve ritrovarsi. In certi campi come il leggendario PalaIgnis concedere tiri aperti in
serie può significare la fine, ma ovviamente
non è il momento di scoraggiarsi.
Varese –Siena: Die Mutter aller Spielen:
“La Madre di tutte le partite”, per i tedeschi nel
2006 era Italia-Germania, e possiamo capirli,
per noi è Mens Sana Siena-Pallacanestro Varese. A partire dai 9000 del 1978, per passare
ai tre tempi supplementari del 1980 fino ad
arrivare alle 3 sconfitte su 4 partite a Varese
negli ultimi anni, questa sfida ha sempre
avuto significati profondi. Stonerook ha dichiarato molto seriamente: abbiamo perso
troppi palloni, ci siamo presi tiri forzati, abbiamo concesso tiri facili, cioè l’abc del basket
della MPS di Pianigiani. Il messaggio è interessante: se non arriviamo neppure all’abc,
dobbiamo lavorare duro. C’è tempo, ma sarà
meglio che lo si capisca da subito. Shaun lo
ha detto con grande serietà e la squadra dovrà seguirlo. Atrimenti saranno dolori. •
Supercoppa 2010
21
L’ALBO D’ORO DELLA SUPERCOPPA (e relativi mvp)
1995 – BUCKLER BEER BOLOGNA
1996 – MASH JEANS VERONA
1997 – BENETTON TREVISO
1998 - TEAMSYSTEM BOLOGNA
1999 – ROOSTERS VARESE
2000 – ADR ROMA
2001 – BENETTON TREVISO
2002 – BENETTON TREVISO
2003 – OREGON SCIENTIFIC CANTU’
2004 – MONTEPASCHI SIENA
2005 – CLIMAMIO BOLOGNA
2006 – BENETTON TREVISO
2007 – MONTEPASCHI SIENA
2008 – MONTEPASCHI SIENA
2009 – MONTEPASCHI SIENA
2010 – MONTEPASCHI SIENA
(Orlando Woolridge)
(Giacomo Galanda)
(Denis Marconato)
(Alessandro Abbio, Kinder BO)
(Andrea Meneghin)
(Jerome Allen)
(Tyus Edney)
(Tyus Edney)
(Nate Johnson)
(David Vanterpool)
(Marco Belinelli)
(Marcus Goree)
(Shaun Stonerook)
(Terrel McIntyre)
(Romain Sato)
(Bo McCalebb)
22 maurobindi
basket
Sono ancora molti i dettagli da registrare in questa fase di passaggio
dal vecchio al nuovo, ma il ‘sistema’ resta una garanzia
Stimolati
dalle nuove sfide
La scoperta che la Montepaschi non è invincibile, sembra aver colto di sorpresa qualcuno. Gli stessi che forse davano per scontate
le vittorie senesi degli ultimi anni. E questo rafforza il fatto che nella nostra “partigianeria”
forse siamo sempre stati molto più obiettivi di
chi imparzialmente, avrebbe dovuto commentare gli eventi.
Anche nelle ultime stagioni ad ogni inizio di
campionato ci siamo detti che sarebbe stato difficile ripetere i record dell’anno precedente e lo
stupore reale era poi nel constatare che quel
poco di migliorabile che c’era veniva sistematicamente colmato e addirittura aggiornato. Oggi
invece c’è una consapevolezza diversa e cioè
che è assolutamente inutile caricare sulle spalle
del gruppo attuale il peso del passato.
Anche perché vecchi e nuovi fanno continuamente i conti con un certo retaggio degli ultimi anni, che poi è quello per il quale tutti gli
avversari moltiplicano i propri sforzi per poter
battere i campioni. Onori ed oneri tipici di chi
indossa maglie gloriose,come a buona ragione
possiamo definire la maglia bianco-verde della
Montepaschi. A fare la differenza però in questo caso è la possibilità di poter lavorare con i
giusti stimoli e senza pressioni negative, con
la percezione che non può essere una sconfitta
a determinare il cammino di questo gruppo.
Questo perché il campionato, e a maggior
ragione l’Euroleague, ci indicano un livello competitivo molto alto e questo accresce la possibilità di dover gestire un “evento” come la sconfitta, alla quale abbiamo perso un po’ l’abitudine.
Diciamo che è una valutazione ambientale,
che non riguarda squadra e società, che hanno
senza dubbio una percezione più attinente delle
difficoltà di questa stagione, ma entrando sempre più nel vivo delle competizioni anche il contorno può recitare un ruolo importante garantendo quella dose di tranquillità che è necessaria
in una fase di passaggio come questa.
Non che la sconfitta di Varese abbia generato particolari malcontenti, anzi l’atteggiamento
è stato assolutamente consono alla situazione,
ma dopo aver vissuto con molta dignità tante
stagioni da comprimari ed aver scalato la vetta
fino ad arrivare alla sua sommità per rimanerci
tempi inimmaginabili per lo sport moderno, è lecito temere che qualcuno faccia difficoltà a riappropriarsi di una normalità che vede comunque
la Montepaschi rimanere squadra da battere, ma
con certezze meno evidenti che nel passato.
Tutto logico ed anche scontato, perché la
squadra senese è ancora un cantiere aperto.
Però dobbiamo registrare che nella pochezza
dei riscontri offerti da questo scorcio di stagione, la Montepaschi è già riuscita ad ipotecare uno degli obiettivi dichiarati, cioè l’accesso
alle Top 16 di Eurolega.
Al di là della considerazione che il calendario le ha offerto un’opportunità importante
di affrontare ad inizio competizione le squadre
più accessibili del girone in stretta successione,
non possiamo minimizzare il valore della vittoria di Vilnius contro il Lietuvos Rytas ed anche l’importanza degli scarti contro Cholet e Cibona, perché danno già un’intonazione positiva
a questo inizio di stagione e di grande sostanza.
Manca ovviamente la continuità al gioco
senese, folate di grande intensità, specie difensiva, si alternano a periodi di amnesie che
non permettono di far risultare compiutamente
quella superiorità che per ora si intravede, ma
il lavoro è ancora lungo e la fisionomia reale
della squadra risente probabilmente anche degli aggiustamenti fatti in corso d’opera determinati dai problemi fisici di Hairston.
Va detto che la Mens Sana, più di qualsiasi
altra avversaria italiana e forse anche di molte
squadre in Europa, ha “cavalcato l’onda” determinata dalle nuove dimensioni del campo
facendo delle scelte in termini di giocatori e
quindi di gioco ben precise.
Meno perimetralità e spostamento dell’asse
offensiva più vicino al canestro, con tanti giocatori capaci di attaccare il ferro ed un centro
come Rakovic che sta dimostrando quelle
buone attitudini in post basso per cui è stato
ingaggiato. Premettendo una considerazione,
che è quella di vedere nello staff senese la solita grande capacità progettuale, dobbiamo verificare che limitatamente a queste prime giornate di campionato, il resto delle avversarie
sembra aver gestito questo passaggio regolamentare senza evidenti aggiustamenti, tanto
da non notare significativi cambiamenti percentuali nella suddivisione dei tiri da 2 e da 3.
Fa spicco quindi vedere la Montepaschi essere passata da quasi 24 tiri da oltre l’arco dello
scorso anno con il 42,7%, agli 11 attuali con il
33%, con tutte le considerazioni possibili ed immaginabili. Cioè dall’esser passati da una serie di ottimi tiratori perimetrali a dei grandi penetratori che cercano di occupare diversamente
gli spazi concessi dallo spostamento delle linee interne al campo.
La nostra realtà ipotizzata, si avvicinava di
più a quanto stanno facendo gli uomini di Pianigiani, che non a quanto si è visto finora sui
parquet. Ma ciò non vuol dire che nella sostanza
uno dei rischi più evidenti che la Montepaschi
si trova ad affrontare fino a questo momento,
è che gli avversari cercano di intasare la propria area con l’obiettivo di rendere più difficile
le percussioni degli attaccanti senesi, cosa che
in certi momenti rende l’attacco biancoverde
non molto fluido.
Questione senza dubbio di tempi e spaziature che ancora si devono consolidare, ma
la tendenza di sfidare la Montepaschi sull’arco
dei 3 punti potrebbe diventare una costante.
Come quella di proporre la zona contando su
questa scarsa propensione perimetrale.
Ciò che fa e farà differenza, è la convinzione con cui si approcciano le varie situazioni
e se vogliamo individuare uno degli aspetti che
più di altri hanno fatto la differenza in questi
anni, è che alla Montepaschi si lavora nell’ottica di creare certezze soprattutto mentali. Che
poi sono quelle che ti permettono di affrontare
sempre con grande fiducia ogni frangente della
stagione ed anche delle singole partite o frazioni di esse.
È un processo lungo in cui le vittorie hanno
un effetto chiaramente insostituibile, ma questo passa nella stragrande maggioranza dei casi
anche attraverso la necessità di andare oltre il
singolo evento, né esaltandosi nelle vittorie,
né deprimendosi nelle difficoltà, ma semplicemente credendo nel proprio lavoro. Certo in un
momento come quello attuale di passaggio,
con tanti uomini nuovi, non è semplice riuscire
maurobindi
basket 23
a far coesistere le esigenze di squadra con
quelle del singolo, specie se al primo impatto
con la realtà senese, ma in questo senso il ruolo
dei cosiddetti “vecchi” è fondamentale.
Sarebbe illogico pensare che non ci sia
qualche giocatore che in questo momento non
morda il freno. Pensiamo ad un Aradori, invece
che ad un Michelori, ma le esperienze vissute
dai vari Carraretto, Ress e c. sono a testimoniare come il sistema Siena sia in grado, se pienamente sposato, di garantire spazi di visibilità proporzionali alla capacità di sapercisi
calare dentro.
Una full immersion che richiede impegno e
disponibilità, una sfida rispetto al proprio passato, ma visto nell’ottica di un futuro, e che
specie per qualcuno può rappresentare un fondamentale trampolino di lancio.
Il riferimento ad Aradori è evidente. Il giocatore bresciano al momento vede il campo con
regolarità, ma per spezzoni di partita abbastanza limitati. Ma questo non deve essere visto dal giocatore in termini negativi, bensì come
necessario passo per acquisire quella dimensione meno istintiva che lo ha accompagnato
e messo in evidenza con la maglia di Biella.
I riscontri, al di là delle cifre, sono incoraggianti e dovendo spendere un giudizio ci
sembra che l’atteggiamento finora sia quello
giusto, cosa che gli ha permesso, quando chiamato in causa, di fornire indicazioni molto confortanti circa questo percorso, che non sarà necessariamente in discesa.
Una consapevolezza, questa, che deve appartenere all’intero gruppo, perché di esordienti
nel nostro campionato ce ne sono molti e per
ognuno di loro è prevedibile un percorso fatto
di alti e bassi inevitabili.
Una cosa è certa, in attesa di conoscere lo
sfortunatissimo Hairston, che è bene ricordarlo
doveva essere una pedina importante nello scacchiere disegnato in estate dalla coppia MinucciPianigiani, abbiamo già potuto renderci conto
come il potenziale di molti nuovi protagonisti sia
di buono o addirittura ottimo livello. Scendendo
sul concreto, è innegabile che Mc Calebb non sia
un talento fisico e tecnico di primissimo livello,
forse un po’ limitato al momento da un tiro da
fuori non sicurissimo ed ancora non perfettamente calato nel ruolo di leader.Ma il tempo è
fatto per lavorare anche sui propri limiti e i margini di miglioramento nel caso dell’ex Partizan
sono veramente grandissimi.
Come quelli di Milovan Rakovic, centro
dalla grande mobilità e dal tocco di palla eccellente, che deve crescere in termini di determinazione, partendo dalla considerazione che
per quanto grande e grosso nessuno gli regalerà nulla in Italia, né tantomeno in Europa.
Sotto canestro, accanto alla conferma delle
qualità di base dell’ex centro di San Pietroburgo, la buona notizia viene dalla schiena di
Ksystof Lavrinovic, che, a distanza di appena 5
mesi dall’intervento, sta rispondendo oltre ogni
più rosea aspettativa.
Certo un Lavrinovic “rimesso a nuovo” è un
bel vantaggio per l’intero gruppo, dove mentalità ed esperienza di alcuni, devono colmare
il gap della scarsa conoscenza reciproca.
Con uno Stonerook che, sfidando acciacchi
ed età, continua a viaggiare su tempi di utilizzo
molto alti (28’ di media finora), con la medesima qualità di sempre, è Kaukenas l’uomo che
si è preso la responsabilità di traghettare questo inizio di campionato sulle tracce di un passato troppo recente perché fosse già caduto nel
dimenticatoio.
L’esperienza di Madrid sembra non aver lasciato strascichi sulla guardia lituana, anzi Rimas ha ripreso a macinare gioco come se non
fosse mai andato via.
Ora la sfida più importante che lo riguarda
è tornare ad essere chirurgico come nelle ultime annate senesi, evitando di cadere nella
trappola di quella foga che in taluni casi non
lo porta a fare le scelte più giuste.
Ma anche questo è il segno della grande
motivazione che lo ha riportato a Siena. La
stessa che sta alimentando il campionato di
Moss, che fedele alle proprie caratteristiche
cerca di mettere a disposizione del gruppo la
sua capacità di fare tante cose utili senza essere necessariamente una prima punta.
Pianigiani sa di poter ottenere molto dalle
sue qualità difensive ed anche in attacco, pur
scontando al pari degli altri, una pericolosità
perimetrale non molto spiccata, il suo apporto
è importante perché il suo tiro in sospensione
è molto affidabile (finora sta tirando con oltre
il 60% da 2).
Da rivedere Zisis, che stenta in questa fase
iniziale di campionato a ritrovare i ritmi di gioco
a lui più congeniali; qualche buona intuizione,
ma anche tanta insicurezza, specie al tiro, per
un giocatore che nello scacchiere senese ha un
ruolo fondamentale. Per lui, come per Carraretto, un momento di appannamento forse legato anche all’estate di duro lavoro fatto con
le rispettive Nazionali, di cui sono stati, tra l’altro, tra i migliori interpreti. Il tempo per recuperare la migliore forma c’è, confidando su doti
professionali e tecniche che non dobbiamo
certo scoprire oggi noi.
Chi invece continua a martellare con grande
continuità è Ress, sempre capace di farsi trovare pronto nelle evenienze più svariate, cosa
che al momento non riesce a Michelori, il cui
passaggio dai minuti di Caserta a quelli di Siena
sembra avergli fatto smarrire quella capacità di
immediata produzione al momento dell’entrata
in campo che contraddistingueva fino a ieri il
suo modo di giocare.
Tutti conosciamo le caratteristiche di Michelori, giocatore dalla grande determinazione,
che senza dubbio deve fare appello a questa
sua caratteristica per superare un impatto con
la realtà senese forse più difficile di quanto lui
potesse immaginare.
Insomma ci troviamo di fronte ad un cantiere dove i lavori in corso sono tantissimi, dove
però anche l’ambiente deve fare il suo e dimostrare che la fame di successo non si è esaurita, come ci dimostra questo gruppo, che al di
là dei suoi pregi e difetti, crede fermamente di
poter rimanere al vertice. •
24
MA FRAMILANOEROMASCELGO SEMPRE... SIENA
[ SENZA
MENTRE SCRIVO la Montepaschi è imbattuta in Europa e ha inciampato – sarei tentato di dire, come da tradizione a Varese. Non avrà convinto tutti, ma intanto sta mietendo i successi che mieteva, di questi tempi, lo scorso anno.
Serve a poco ribadire, qui, che questa
è una squadra in larga parte nuova, che
deve trovare gli appoggi giusti per volare sempre più in alto.
Intanto, mi pare che il marchio di qualità Pianigiani si distingua sulle maglie
mensanine. La difesa è già in gran
parte registrata e per grinta, dedizione
e volontà fa spesso paura. I francesi
dello Cholet hanno ancora gli incubi
dopo che i pitt bull in canotta bianca e
verde sono stati sguinzagliati sulle loro
tracce. Anche i ragazzi del Pilla non
hanno visto sfera per un quarto intero
e se sono rientrati in partita lo debbono
solo a un nostro rilassamento. Anche
a Varese, se togliamo gli ultimi minuti,
la difesa ha retto…
L’attacco, invece, ha bisogno di tempi
più lunghi, visto le tanta facce nuove e
le diverse filosofie di gioco che, per
esempio, fanno da contrappunto fra il
modo di stare sul parquet dell’indimenticabile “barattolino magico”, dal tiro da
tre che schioda, e il “fisicaccio” di Mc
Calebb che al “perimetro” preferisce di
gran lunga il bollore dell’area, dove
cerca di entrare con velocità, fantasia,
forza e rabbia. Inutile spendere altre parole sulla Montepaschi. Ci resta solo di
dare tempo al tempo, aspettando che
le famose spaziature di Simone divengano una costante anche in questa stagione e che la voce “palle perse” si ridimensioni concretamente.
Mi interessa, invece, andare a guardare in casa altrui. Gli addetti ai lavori,
come noto, indicano in Milano la più seria alternativa a Siena. Può darsi che
abbiano ragione, ma a me piace di più
il progetto-Roma.
È vero, ne hanno già buscate a Pesaro,
e hanno perso di sciatteria in casa con
Cantù, ma, secondo me, i virtussini del
presidente Toti hanno più numeri dei milanesi, anche se, per il tarantolato coach
Boniciolli, non sarà uno scherzo azzeccare la “quadra”. Le incognite? Diverse
giovani stelle in cerca di autore e un califfo – parlo di Charles Smith – che potrebbe aver imboccato a 36 anni il viale
del tramonto. E ci metto anche i tanti galli
che becchettano nello stesso pollaio.
I giovani, dicevo. Sono bravi, qualcuno bravissimo, ma non hanno nella
continuità di rendimento la loro cifra più
marcata. Sono in grado di alternare
cose buonissime a passaggi a vuoto
impressionanti. È chiaro a tutti, però,
che se il montenegrino Dasic e il bosniaco Dedovic trovano per strada le
giuste coordinate, diventa dura per
qualsiasi avversario metterli sotto.
E fra i giovani ci metto anche Andrea
Crosariol. È vero, ha già 26 anni, ma è
un “centrone” e i lunghi nostrani non
maturano in fretta…Mi pare che dia segnali di una raggiunta concretezza. Non
ci metto la mano, ma se così fosse,
Roma avrebbe in casa il lungo italiano
in assoluto più forte.
Niente da ridire sulla classe cristallina di Smith. Ma è in là con gli anni e
discretamente usurato. Per ora non in-
R E T E ] di Roberto Morrocchi
cide, ma sarà il parquet a dire, sul suo
conto, la parola definitiva…altrimenti,
zac, un taglio e via.
I tanti galli. Tocca soprattutto a Boscia
Tanjevic lavorare di fino per lasciare Boniciolli il più tranquillo possibile. Ma,
detto di Crosariol, non sarà facile trovare spazio sotto le plance per Traorè,
Gigli e il buon Heytvelt. Inamovibile in
play Washington, toccherà a Vitali e
Giachetti spartirsi la torta che resta. Tonolli sarà quasi certamente il capitano
non giocatore, mentre Gigi Datome dovrà barcamenarsi fra lo spot di guardia
e quello di ala piccola per trovare spazi
temporali di una certa consistenza.
Insomma quella che a prima vista può
apparire una dote, e cioè la lunghezza
e la varietà del roster, rischia di diventare una mina fra le mani di un Boniciolli
quasi mai temperante. Ecco, allora, il
ruolo nel quale “giocherà” Tanjevic.
Boscia , nei suoi cenci, non avrebbe
alcuna difficoltà a ricoprire il ruolo di Direttore Tecnico a fianco del suo “delfino”
triestino. Se ha voglia e la salute lo sorregge sarà lui, accanto a Boniciolli,
l’asso nella manica di Roma.
Insomma, dopo tante stagioni al vento,
Toti e compagni potrebbero aver imbroccato la strada giusta. Intendiamoci,
non cambio idea, la Montepaschi è ancora più forte e quadrata, ma Roma è da
sviluppo e può dire la sua per lo scudetto
come, se non più, di Milano. •
matteotasso
basket 25
Ben venga l’accordo tra Mens Sana ed
Estra. Ben venga il PalaEstra. Ben venga un
po’ di tepore dentro il nostro vecchio, caro
palasport.
Che incipit è mai questo, visto che dobbiamo raccontarvi di Pietro Aradori e, soprattutto, dar voce alle sue opinioni di neobiancoverde? Ve lo spieghiamo subito: il
nostro incontro con l’enfant prodige che indossa la canotta numero 21 della Montepaschi, programmato a metà settimana a fine
allenamento, diciamo attorno alle sette di
sera, è iniziato praticamente un’ora dopo perché, infilati gli ultimi tiri a canestro, giustamente, Aradori ha guardato dritto in faccia il
buon Riccardo Caliani, press officer di viale
Sclavo, e gli ha detto “Senti che freddo fa?
Prima la doccia, poi l’intervista!”. Bene così
per la salute di Pietro, che non si è raffreddato ed anzi nei giorni successivi ha ben giocato contro Montegranaro e Lietuvos. E bene
anche per l’agenda quotidiana del vostro cronista che, ormai bancario a (quasi) tutti gli
effetti, di impegni nel tardo pomeriggio ne
ha sempre pochi. Comunque sia, per il futuro,
benvenuto PalaEstra.
Ventidue anni ancora da compiere (fategli gli auguri il prossimo 9 dicembre), natali
bresciani, Pietro Aradori arriva a Siena con lo
stimolo di dover confermare al piano superiore quella sorta di onorificenza (miglior giovane italiano) che Legabasket gli ha consegnato dopo la scorsa stagione biellese. Un
salto doppio, quasi triplo: “La Montepaschi
era la mia prima scelta – dice orgoglioso – e
sono contento di essere arrivato in un club
che dall’esterno ammiravo per i risultati. Oggi
che ho la fortuna di farne parte, inizio a capire le dinamiche che stanno alla base di queste vittorie; c’è una grande organizzazione,
un lavoro intenso da parte di tutti che sto toccando con mano, giorno dopo giorno”.
È anche vero che, in un contesto così
competitivo, gli spazi in campo si riducono
e, di pari passo, le occasioni per fare bene
sono poche e vanno sapute sfruttare…
“Si tratta pur sempre di fare ciò che ho
sempre fatto, ovvero giocare a basket e lavorare duro per far sì che poi, alla domenica o a metà settimana, la squadra centri
il risultato. L’obiettivo principale è questo
poi c’è un progetto mirato alla crescita personale, perché è chiaro che non sono venuto a Siena per stare in panchina ma per
guadagnarmi fiducia in allenamento e, di
conseguenza, minuti in partita. E comunque
qua siamo in una grande squadra, è normale per tutti che gli spazi si riducano e si
debba essere bravi a mettersi in evidenza
quando vieni chiamato sul parquet”.
Più concorrenza o più amicizia in questo
gruppo, molto rinnovato, che è la nuova
Mens Sana?
È arrivato con il titolo di ‘Miglior giovane italiano’,
ma Pietro Aradori vuol crescere in fretta
Un’occasione da
cogliere al volo
“Amicizia, sicuramente. Stiamo molto
bene assieme, si è creato un bell’ambiente
in squadra e questo aiuta a diminuire i tempi
che servono per conoscersi, crescere tecnicamente e raggiungere un livello ottimale di
rendimento. Anche perché poi, l’obiettivo comune è quello di vincere”.
Hai conosciuto Simone Pianigiani in Nazionale, lo hai ritrovato alla Montepaschi. Che
idea ti stai facendo sul tuo coach? Che poi è
anche il tuo commissario tecnico…
“L’estate trascorsa in Azzurro è stata fantastica, sono stati due mesi davvero molto
positivi per la mia esperienza e, in otticaMens Sana, aver conosciuto Pianigiani ha
voluto dire guadagnare tempo prezioso nello
scoprire la persona e l’allenatore col quale
adesso lavoro a livello di club. È un tecnico
preparatissimo, che cura ogni minimo dettaglio e che tiene sempre tutto sotto controllo, anche quando lascia che siano i suoi
assistenti a parlare e spiegare certe situazioni in allenamento”.
Questione annosa, che interessa anche e
soprattutto la Nazionale. In Italia non ci sono
giocatori giovani di alto livello oppure mancano i clubs che sappiano dar loro fiducia?
“Partiamo da un presupposto diverso,
cioè dal fatto che sono i giovani per primi a
doversi meritare la possibilità di giocare a
medio-alto livello. Premesso questo, è vero
che le società sono per motivi principalmente
economici portate a puntare su giocatori
stranieri perché questi costano meno rispetto
agli italiani e, soprattutto, è poi più facile
cambiarli se il loro rendimento non è all’altezza delle aspettative. Diciamo che i giovani italiani devono fare un passo avanti ma
anche gli allenatori ed i clubs devono probabilmente dar loro maggiore fiducia”.
Torniamo alla Montepaschi ed alla sua
stagione. Dove può arrivare in Italia, nell’anno
in cui tutti “sponsorizzano” Milano e con quali
prospettive si muove in giro per l’Europa?
“Intanto abbiamo vinto la Supercoppa,
che era il primo obiettivo stagionale, ed è
stata una bellissima soddisfazione, anche
a livello personale, alzare un trofeo. Parlando di prospettive in campionato, non vogliamo che in futuro si parli di noi come dei
giocatori che hanno perso pur indossando
la maglia di Siena: che poi l’Armani abbia
fatto una buona squadra è indubbio, ma
siamo consci del nostro potenziale e fiduciosi di migliorarci di partita in partita per
poi arrivare in fondo. In Eurolega è fondamentale affrontare una gara alla volta, e
sfruttare ciascun match come un’opportunità di crescita. Se proprio dobbiamo individuare un target, la qualificazione alle Top
16 sarebbe già un bel risultato”.
Nel (poco) tempo non dedicato al basket, quali interessi hai?
“Ho la fortuna di aver reso un hobby, il
basket, la mia professione. Da questo punto
di vista non posso non essere soddisfatto. Altri interessi? Niente di diverso da quelli che
hanno i ragazzi della mia età, credo: la frequentazione quotidiana con gli amici, che nel
mio caso durante la stagione agonistica sono
soprattutto i compagni di squadra, qualche
lettura, la playstation. Sto anche imparando
a conoscere Siena, che è una città veramente
bellissima e che ha un sacco di luoghi affascinanti da scoprire giorno dopo giorno.
L’unica cosa che non mi aspettavo di trovarci
è il caos nel traffico: in certi giorni, arrivare
dal palasport al centro, dove abito io, e parcheggiare è veramente stressante”. •
Pietro Aradori
in azione
claudiocoli
basket 27
Percorso netto dopo i primi tre turni di Euroleague
e buone indicazioni anche dai nuovi
Vietato accontentarsi
delle Top 16
tante cose giuste in campo, rimbalzi, recuperi, diL’Europa ci sorride. Dopo la terza giornata di
fesa, seleziona bene i tiri e dà molta energia. Nella
Euroleague la Montepaschi è in testa al suo girone
trasferta contro il Lietuvas ha tolto le castagne
in compagnia del Fenerbahce dopo aver battuto
dal fuoco in un momento in cui Siena era sotto e
nell’ordine Cholet, Lietuvos Rytas e Cibona. Un tritnon riusciva a sbloccarsi. McCalebb in particolare
tico iniziale non eccessivamente arduo per i bianè un giocatore davvero interessante: pressoché incoverdi, che a parte la trasferta in Lituania, risolta
contenibile nell’uno contro uno e in contropiede
nel finale, hanno vinto senza troppi affanni nei due
poiché dotato di un atletismo non comune per un
impegni casalinghi. Ma non inganni il fatto che
play di 183 cm, dall’altra mostra evidenti lacune
Siena ha battuto le squadre meno attrezzate del gitecniche nel tiro, sia dalla media che da tre, e farone: tre vittorie sono sempre tre vittorie, in Eurotalmente il ricordo va alle prodezze balistiche di
lega ogni partita è tremendamente imprevedibile,
McIntyre. McCalebb ha comunque i numeri e la
è raro trovare squadre materasso e i valori tendono
forza per essere importante in questa squadra: non
a livellarsi (basti pensare ai capitomboli del Barca
ci dimentichiamo che ha trascinato il Partizan alle
in casa con il Fenerbahce o del Partizan con LuFinal Four 2010 e per un soffio non ha giocato la
biana). Poi non dimentichiamoci che la Mens Sana
finalissima. Molto interesha rivoluzionato mezzo
santi anche le prime prove
roster, si presenta co- EUROLEAGUE 2010-2011
Gruppo C
in coppa di Rakovic. Preso
me un cantiere aperto
CHOLET BASKET
FENERBAHCE ULKER
come classico centrone
ed è chiamata a dimo- LIETUVOS RYTAS
MONTEPASCHI SIENA
massiccio e di sostanza si
strare ancora tutto. Le CIBONA ZAGREB
REGAL BARCELLONA
sta rivelando più tecnico,
prossime partite, conveloce di piedi e di mani
tro avversari assai più 1ª giornata (21.10.10)
FENERBAHCE ULKER-LIETUVOS RYTAS
86-69
di quel che si pensava. Otimpegnativi, ci diranno
MONTEPASCHI SIENA-CHOLET BASKET
76-44
time cose in attacco (9,7
quanto vale veramente FC BARCELLONA-CIBONA ZAGABRIA
80-66
di media col 65% dal
questa squadra.
campo) ma deve assoluLe indicazioni for- 2ª giornata (27.10.10)
77-84
tamente migliorare a rimniteci dai primi tre CHOLET BASKET-FC BARCELLONA
LIETUVOS RYTAS-MONTEPASCHI SIENA
75-79
balzo e in difesa. Se lo fa,
match sono contra- CIBONA ZAGABRIA-FENERBAHCE ULKER
68-73
può diventare un lungo
stanti, anche se comveramente importante a
plessivamente posi- 3ª giornata (03.11.10)
tive. I giochi appaiono MONTEPASCHI SIENA-CIBONA ZAGABRIA 80-57 questi livelli. Buone cose
61-69
anche da parte di Lavriancora grezzi e poco FC BARCELLONA-FENERBAHCE ULKER
CHOLET BASKET-LIETUVOS RYTAS
73-69
novic: finalmente guarito
fluidi e c’è una certa
difficoltà nel costruire Classifica: Montepaschi e Fenerbahce 6; Barcellona 4; dagli atavici problemi alla
schiena sta recuperando
i tiri, rispetto agli Cholet 2; Lietuvos e Cibona 0.
maggiore minutaggio e rescorsi anni in cui le
sponsabilità. Per lui 12 di media e 6,3 rimbalzi, anlancette dell’orologio non si inceppavano mai. Ma
cora un po’ appannato il tiro da tre e il tiro libero
è normale, ci vuole tempo per assimilare gli
(2/8 in Lituania). Deve invece dare di più Zisis, che
schemi, non si può pretendere di replicare subito
è l’unico vero play ragionatore rimasto in squadra:
il congegno quasi perfetto costruito nei quattro
1,7 punti di media sono un’offesa al suo talento.
anni precedenti. Nonostante una certa macchiProssimi due impegni contro Fenerbahce e Barcelnosità, lo spirito e la concentrazione non sono
lona: due prove del fuoco che testeranno le vere
mancati, specialmente contro i lituani del Lietuqualità dei mensanini.
vos: in una partita molto ostica i biancoverdi non
A questo punto si lotta in tre per la leadership
hanno perso la calma e pazientemente sono riudel girone: il Fenerbahce della coppia Turkcan e
sciti a ricucire e recuperare per poi andare a vinDarjus Lavrinovic, cui si affianca un ottimo Ukic
cere. Discreta la varietà di soluzioni finora viste
(già visto a Roma) è sorprendentemente a quota
sul campo: non c’è un tiratore prescelto, ma quasi
6 dopo aver clamorosamente battuto a domicilio
tutti possono colpire dai 6,75, con Moss e Mc Cail Barcellona e vede rinsaldate le sue ambizioni;
lebb si può andare con forza e atletismo in congli spagnoli dopo questo inaspettato k.o vorranno
tropiede e Rakovic ha più punti nelle mani e sorifarsi subito, e con i vari Navarro, Rubio, Mickael
luzioni offensive rispetto a Eze. McCalebb e
e Lorbek – campioni uscenti, non scordiamolo Kaukenas per ora sono i trascinatori (13 di media
hanno tutti i numeri per riuscirci. Spetta a Siena
per entrambi) ma forse il giocatore, dei nuovi, che
raffreddarne la voglia di riscatto. •
sta piacendo di più è Moss: non è Sato, ma fa
28
MA DOVE SONOQUELLI CHE S’ANNOIAVANO?
[ TIRI
QUELLI, LE CUI PRESENZE al palasclavo - nello scorso campionato - andavano vieppiù rarefacendosi in corrispondenza al debordare della superiorità schiacciante della
Beneamata biancoverde, colpevole – alle papille di tanti
‘palati fini’ – di uccidere anzitempo il torneo con quella
serie infinita di dentelli e trentelli rifilati a chiunque capitasse a tiro, dovrebbero – se la logica non è un’opinionefregarsi le mani dalla contentezza per come vanno le
cose quest’anno e, conseguentemente, tornare ad affollare i gradoni (ma, nella fattispecie e visti i personaggi,
direi meglio ‘le poltroncine’!) ogni volta che la Mensana
scende sul parquet.
Di risultati scontati, fino a qui, se ne sono visti pochini
e, fino all’ultimo secondo l’equilibrio –che in tutti gli sport
è certamente il sale della competizione – ha regnato fin
quasi all’ultimo secondo, in un caso addirittura fino agli
ultimi centesimi, buttando alle ortiche quella ‘noia’ che,
secondo i ‘palati fini’ di cui sopra, giustificava il calo delle
presenze anche in occasioni importanti e decisive.
Dovrebbero tornare i volti sereni e soddisfatti di due
o tre anni fa quando il ciclo irripetibile si avviava a toccare l’apice e c’era ancora da soddisfare quella ‘fame
atavica’ di vittorie che solo chi – e si era in migliaia anche allora! – aveva assaporato per anni e anni la mediocritas (a volte nemmeno tanto ‘aurea’ perché si era
in serie B) non si sognava mai di saziare.
Dovrebbe tornare l’interesse attento per tutto quanto
si sta costruendo dopo la fine ufficialmente conclamata
dalla Dirigenza (e trovatemene un’altra di Dirigenza, in
tutto il panorama italiano che, coraggiosamente e coerentemente, abbia messo tutta la tifoseria –supporters
più o meno immarcescibili e spettatori incuriositi della
domenica- davanti alla realtà.
“Cari senesi, la ‘freccia Biancoverde’ è arrivata al capolinea! Si riparte, ma – per il momento – il convoglio è
in formazione e il capotreno sta attaccando le nuove
carrozze: la motrice e il tender sono le stesse ma, sulle
carrozze, non vi possiamo assicurare niente!
Non il confort tranquillo delle poltrone ‘triple’ che un
piccolo capotreno nero e cattivo faceva trovare pronte
al bisogno; non il ‘lungo’ corridoio panoramico attraverso
il quale s’intravedevano ogni tanto le stoppatone e le
schiacciatone di un nigeriano che quando arrivò… ”non
sapeva giocare a basket”!!; non di certo le carrozze
‘ibride’ – come certe automobili in voga – dove un artista del più sperduto centro del più lontano Centro dell’Africa nera (da sette milioni e mezzo di dollari,
però!!) riusciva a confezionare, a seconda delle necessità, le pentole di canestri impossibili e i coperchi
delle difese dure e impenetrabili su cui andavano a sbattere i campioni più celebrati. Carrozze attaccate all’ultimo minuto e capaci di sopperire a qualche difetto delle
altre prestigiose con requisiti da …Super (o Do) Mercant??? Non ce ne sono, o meglio: ce n’è una -e sarebbe anche nuova per le linee italiane- ma per il momento è …in riparazione. Quando sarà a posto
vedremo, intanto l’affare l’abbiamo fatto lo stesso!!!
Quello che vi possiamo assicurare è che – comunque – affronteremo il viaggio senza lasciare nulla al
caso: i deragliamenti non ci piacciono né fanno parte
della nostra tradizione!
Il convoglio parte: non è almeno per ora – un rapido
ultraveloce ma nemmeno un interregionale pronto a fermarsi per guasti di costruzione…
D’altronde, non è che in giro ne circolino tanti di ‘superveloci’ e comunque, la patente di ‘Freccia Rossa’ –
stando a tutti gli addetti ai lavori – è già stata assegnata
ad altri: le Ferrovie Nord sfrecciano con uno stile particolarmente ricercato nelle pianure padane, la nostra
Siena-Chiusi è – come la Siena/Grosseto del resto – un
cantiere aperto! … ma ci stiamo lavorando e non abbiamo intenzione di smettere!
Il Monte dei Paschi c’è stato… c’è… e ci resterà!
Salite in carrozza: il viaggio merita il biglietto!”
Davanti ad un discorso chiaro e tondo come questo
e davanti ad una squadra che, alla fin fine, ha perso una
partita sin qui (ed agli ultimi centesimi di secondo!) ci
sarebbe da pensare non dico ad una ressa davanti alla
biglietteria degli abbonamenti ma almeno a maggior
considerazione per il treno ed il viaggio intrapreso!...
O Te!... quelli che s’annoiavano a stravincere so’ già
con la bocca storta ed il labbro sdegnoso…
Ma se l’abbonamento l’avessero dovuto pagare???
DANI HIERREZUELO è un nome che spesso e volentieri resta sul gozzo a chi, della pallacanestro mensanina, mastica passione e fatiche!
Dani Hierrezuelo è l’arbitro spagnolo – uno dei più prestigiosi fra gli ‘internazionali’ – che tre anni fa ci negò con
un fischio e le conseguenti vicende una finalissima di Eurolega che avrebbe portato al settimo cielo i tremila e
passa senesi che sciamarono per tre giorni di maggio
sulla Gran Via di Madrid…
Dani Hierrezuelo, da quella volta, ha incrociato più
volte il cammino del basket di casa nostra e quello azzurro di Simone Pianigiani.
Catalano purosangue, orgoglioso della sua città e
delle sue bellezze, ha scoperto dopo quei primi giorni
di maggio Siena.
Ed è stato un interesse ed una passione sempre più
radicata e profonda per la nostra cultura, per la nostra
storia, per le nostre tradizioni per…il nostro mangiare!!
Eh sì!... perché – l’avrete visto tutti!- il fischietto Barcellonese non è di certo uno che per la linea sacrifica il
piacere ed il gusto: le maniglie dell’amore sono sempre
più evidenziate dalla maglia arancione dell’arbitro: Dani
è …’Uomo de panza!!’.
Da quando è tornato a Siena ed ogni volta che viene
da noi non tralascia di frequentare un ristorante del centro storico che – ghibellinamente – lo ha introdotto ai
piaceri della ribollita, del buristo e della trippa alla senese e, fra un acquisto di abbigliamento ed una seduta
nel salotto buono di Piazza, trascorre le ore che precedono il match di Eurolega.
L I B E R I ] di Antonio Tasso
Che poi fischi bene o male non sta a me a dirlo… So
che comunque è sempre felice di essere in terra di Siena
e la sua figura da Robusto Hidalgo Catalano è divenuta
ormai abitualmente familiare fra le mura del Palasclavo.
C’è una cosa che l’ha sorpreso (me l’ha confessato
una volta): la nostra signorilità!
“Antonio, dopo quel fischio a Lavrinovic col Maccabi,
– e in perfetta buona fede, ti assicuro! – nessuno mai,
qui a Siena mi ha offeso o ricordato in malo modo l’episodio… Todos Caballeros, veramente! “
Ho annuito confermando la ‘signorilità’ del nostro pubblico: tanto – a quel che ho capito- Dani non comprende
molto bene il nostro ‘vernacolo’ più colorito, sennò, mercoledì scorso con Zagabria, il titolo di ‘Todos Caballeros’ ce lo saremmo sicuramente giocato per sempre!!!.
Alla prossima ‘ribollita’ dal Brizzi, amigo de panza
Hierrezuelo!!
PIETRO ARADORI è uno dei gioielli più promettenti della
nostra pallacanestro: miglior giovane della passata stagione, giudicato unanimemente la speranza più fulgida
del cestismo italico, veste da questa stagione la prestigiosa casacca biancoverde dei Campioni mensanini e
con noi ha già vinto una Supercoppa che nemmeno era
nei suoi pensieri quando evoluiva fra le nebbie milanesi
e le fredde arie del biellese.
Pietro Aradori è un ragazzo giovane di ventidue anni,
corteggiato da tutt’Italia, su cui l’occhio di falco e le
mani da mercante di Ferdinando Minucci hanno messo
per tempo il marchio mensanino e ora – affidato alle
cure di Simone, di Luca e di tutto lo staff biancoverde
– ha iniziato un cammino che lo porterà sicuramente a
vette prestigiose (difficilmente la dirigenza di viale
Sclavo prende cappellate).
Da qui, ad esaltarsi come un’invasata, saltare ad ogni
movimento di piede, gesticolare estasiata davanti al tiro
anche il più sbagliato ed infelice del giovane milanese
dal ciuffo…ritto, ce ne corre!!!
Il ragazzo va lasciato lavorare in pace senza esaltarsi
e senza, naturalmente, deprimersi davanti a dei cambiamenti per lui epocali che ne forgeranno a pieno il carattere di campione.
C’è lo staff e c’è Simone e soprattutto il boss Minucci
che lo tengono sott’occhio: Angela, puoi stare tranquilla
e ti puoi rilassare un po’ di più: il tu’ ‘nipote’ è in buone
mani!!! •
stefanofini
basket 29
In casa biancoverde i primi a girare la
chiave per avviare il proprio motore sono stati
gli Under 19. Un motore che romberà fino a
metà giugno, periodo nel quale si disputeranno
le finali nazionali. Degli Under19 abbiamo pertanto quantitativamente materiale ed eventi
sufficienti per poter analizzare e valutare il comportamento della squadra dato che l’otto novembre termina il girone d’andata della prima
fase del campionato, quella regionale.
Il campo dove si disputano le partite casalinghe degli Under19 è sempre lo stesso,
anche se è stato ribattezzato PalaEstra, e lo
ricordiamo per stimolare qualche presenza in
più alle partite; presenze che non sarebbero
affatto fuori luogo per una piazza importante
come quella senese e che si sono manifestate
in modo significativo nel derby cittadino giocato al PalaOrlandi.
Quindi al PalaEstra gli Under19 hanno incontrato e battuto il Centro Minibk Carrara
(79/34), Pistoia Basket 2000 (76/66), U.S. Empolese (70/53), Don Bosco Livorno (81/68) e
Virtus Siena (69/68); mentre le partite esterne
sono state: Scuola Basket Arezzo (38/74), RossoBlu Montecatini (43/72), Liburnia Basket
(48/59) e Dragos Firenze.
Fase regionale terminata quindi senza
sconfitte e, al momento in cui andiamo in
stampa, con la classica ciliegina sopra la torta
ovvero la vittoria nel difficile derby contro la
Virtus Siena, ritenuta in questa stagione dagli addetti ai lavori delle varie società toscane
la squadra ‘numero uno’.
Fase regionale, che anticipa quella interregionale, come al solito interessante per i
tradizionali motivi che bene ha fatto il nuovo
tecnico Giacomo Baioni a ricordare e sottolineare. “Fase regionale da affrontare con
grande determinazione perché la Toscana è
una delle regioni più competitive d’Italia”.
Abbiamo detto Giacomo Baroni, ed è proprio
questa la prima grande novità della stagione.
Coach Baioni va a coprire un ruolo ed a condurre una squadra, quella maggiore del settore giovanile, succedendo a Giulio Griccioli
ed a Simone Pianigiani ma è, significativa-
Buon avvio di stagione degli Under 19 biancoverdi
guidati dal nuovo tecnico Giacomo Baioni
Pronti
per riprovarci
mente, il primo allenatore non senese o di
formazione non senese che va a guidare la
squadra di punta, gli Under19, del settore giovanile.
Giacomo ha otto anni di militanza nel settore giovanile della Scavolini Pesaro; coach
partito dal minibasket con l’amico Andrea Gabrielli, coach che ha fatto dell’aggiornamento
tecnico e della costanza di lavoro il suo biglietto da visita e le sue armi vincenti facendosi apprezzare in tutta Italia, coach che ha
seguito i raduni di Messina per un paio d’anni
e quelli di Obradovic, come il lavoro di Crespi, Calvino e Dalmonte a Pesaro. Grande conoscitore ed individuatore di giovani talenti,
grande stimolatore e motivatore: le sue ultime squadre giovanili pesaresi (Cadetti Juniores) hanno sempre raggiunto le finali nazionali pur avendo formazioni composte nella
quasi totalità da giovani locali.
Nella formazione Under19, oltre alla partenza del tecnico Giulio Griccioli im-pania-tosi
da bravo nicchiaiolo nel difficile campionato
di A2 a Scafati, annotiamo l’uscita, non per
raggiunto ‘limite di falli’ ma per limite di età
dei vari Metreveli, Centanni, Sorrentino; partenze importanti. Del gruppo che raggiunse
la finale della passata stagione (persa con la
Virtus Bologna) sono rimasti Ingrosso, Monaldi, Ramenghi, Udom, Sgobba e Severini; a
questi si sono aggiunti i vari Antonini, Spina,
Bianchi, Pagni e gli altri giovanissimi.
Nella ripetuta logica del doppio tesseramento molti ( Ingrosso, Romenghi, Severini,
Udom, Pagni) li troviamo
fornire buone prestazioni
anche nel Cus Siena; in
prestito anche il play
Sabbatino ad Agrigento
in A Dilettanti e l’ala
Sgobba a Fabriano in B
Dilettanti. Questi molteplici impegni, utili alla
crescita dei singoli, sono
però anche un grosso
handicap per coach Baioni nel creare un modulo di gioco rodato ed
una amalgama di
gruppo. Tuttavia, ‘ciliegina’ dimostra, tali problemi sembrano ben su-
perati ed il gioco nelle due fasi, sia quella offensiva che difensiva, non risente di certe problematiche.
Cosa dire della ‘ciliegina’ di questo inizio
di stagione: la vittoria di un punto nel derby
contro la Virtus ?
Una partita di buon livello disputata in un
impianto adeguato e
adatto all’evento, con una
cornice di pubblico importante. Come dice coach Baioni “un grande spot per la
pallacanestro a 360
gradi”. Una partita giocata
in sostanziale equilibrio
dopo un inizio con leggera
prevalenza virtussina. Le
due squadre hanno mostrato il meglio di sè: organizzazione di gioco e
buone individualità. Nella
Virtus oltre al giovane play
Imbrò (15 pts.), si sono
messi in mostra Pascolo
(19pts.) e Bernardi (12pts.);
fra le file della formazione
mensanina emergono le
prestazioni dell’ala Sgobba
(2,00 m) che realizza 25 punti e che sigla la
vittoria realizzando i due liberi concessi a 4”
dalla fine ribaltando il risultato da un punto
di svantaggio ad uno di vantaggio; e quella
del play Monaldi (21 pts.) che si aggiudica
questo primo incontro/scontro vs il pari-ruolo
virtussino (senese e bolognese). Una partita
della quale il nuovo coach Baioni aggiunge:
“È stata una partita ad altissimo livello. I ragazzi hanno reagito abbastanza bene dopo
un inizio problematico dove per troppa aggressività abbiamo non rispettato il piano
partita. Punto dopo punto, passo dopo
passo, all’interno della gara siamo rientrati .
Siamo riusciti nei frangenti importanti a rimanere lucidi in un contesto non semplice.
Segnale di maturità e confortante indice di
progressi individuali che vogliamo fare all’interno dell’annata. Oggettivamente c’era
un grande ambiente in un palazzo secondo
me adeguatissimo per questa sfida ; una
sfida che si sentiva … molto, molto sentita
da parte di tutti. Per me era la prima volta,
è stata per me una emozione importante”. •
Due immagini
del recente derby
Mens Sana-Virtus
1ªgiornata
VANOLI-BRAGA CREMONA
MONTEPASCHI SIENA
68- 71
2ªgiornata
MONTEPASCHI SIENA
FABI SHOES MONTEGRANARO
9 3 -82
3ªgiornata
CIMBERIO VARESE
MONTEPASCHI SIENA
87- 8 6
4ªgiornata
MONTEPASCHI SIENA
PEPSI CASERTA
Classifica:
ARMANI JEANS MILANO
MONTEPASCHI SIENA
CANADIAN SOLAR BOLOGNA
CIMBERIO VARESE
DINAMO SASSARI
BENNET CANTU’
VANOLI BRAGA CREMONA
AIR AVELLINO
SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO
ANGELICO BIELLA
FABI SHOES MONTEGRANARO
LOTTOMATICA ROMA
BENETTON TREVISO
ENEL BRINDISI
PEPSI CASERTA
BANCA TERCAS TERAMO
91 -87
8
6
6
6
6
6
4
4
4
4
4
2
2
2
0
0
francescooporti
basket 31
Impatto sul campionato decisamente positivo per le ‘citte’ del Costone,
vogliose di vendicarsi delle ultime stagioni
Spazio ai sogni
in casa Consum.it
Vogliamo iniziare, questa volta, con il
roster delle atlete più giovani,quelle poco
note alle cronache sportive ma non per
questo meno meritevoli di segnalazione
per impegno,volontà, entusiasmo e ‘attaccamento ai colori senesi.
Delle altre campionesse, vere o presunte tali,dei risultati (positivi) della
prima squadra di coach Binella parleremo
subito dopo.
Ecco allora in passerella l’under 19 dell’ADPF Consum.it Costone: Elisa Vezzosi,
Jessica Bruni, Alessia Marziali, Caterina
Bozzi, Anna Oliva, Camilla Calvani,
Viola Niccolini, Arianna Dragoni, Vittoria
Renzoni, Viola Cecchini, Chiara Viligiardi.
Allenatore: Davide Fattorini; vice: Maria
Carli e Riccardo Gatti
Dopo la sesta giornata, le costoniane
si stanno arrampicando verso la vetta
della classifica con otto punti, per quattro vittorie e una sola sconfitta, anche se
quest’ultima molto pesante, maturata in
casa contro il Battipaglia nell’ultimo sabato di Ottobre. Lo stesso coach PierFrancesco Binella si rammarica per l’occasione sprecata: “La mente non può che
tornare a sabato scorso: tutto è stato dettato da come abbiamo iniziato, cioè male.
Credo che forse abbiamo avuto troppa
consapevolezza e sicurezza, ci siamo cullati sulle tre vittorie precedenti, ed è una
cosa che non ci deve succedere, sennò diventa difficile con chiunque”. Ne è seguita
una settimana proficua: “Non abbiamo
avuto particolari problemi, ma abbiamo
lavorato con un po’ di rabbia addosso,
che male non ci fa. Non abbiamo fatto
niente di diverso perchéÈ abbiamo perso,
abbiamo riflettuto bene sulle ragioni di
quel brutto inizio, e cosa comporta”.
Sicuramente il gruppo rosa costoniano ha reagito bene tanto che nella trasferta di Ancona ha riportato una vittoria
completa e ben costruita con venti punti
di scarto.
Artefice della bella corsarata in terra
marchigiana l’ala Cristina Consolini migliore realizzatrice con 26 punti, grande
fantasia sul parquet e voglia di vincere.
Le costoniane avranno a breve un jolly
per scalare la vetta della classifica, infatti
sabato 11 novembre al PalaOrlandi di
Montarioso arriva la capolista Gea Alcamo.
Battere le forti siciliane che presentano nell’area colorata una gigante di
quasi due metri Valentina Fabbri con esperienza in A1, significherebbe un segnale a
tutto il campionato appenninico, per la
serie: Siena è presente e l’ambizione per
fare risultati importanti non manca.
Allora forza ragazze, un campionato
iniziato quasi in ‘sordina’ potrebbe riservare positive novità. Però dobbiamo crederci. •
Squadra e staff
al raduno
precampionato
(sopra).
Due volti nuovi:
Marianna Biscarini
e Raffaella Costa
32 augustomattioli
basket
Perde in casa e vince fuori.
È questo il curioso atteggiamento dei rossoblù attestati da tempo
a metà classifica.
Virtus, un po’ Dr. Jekyll
un po’ Mister Hyde
Una fase della
partita con Trento
Il piatto piange un po’ meno per la Virtus
dopo l’ultima giornata di campionato. Nel turno
giocato a Senigallia i rossoblu hanno infatti
conquistato i due, preziosissimi, punti in palio
battendo i locali con un canestro da tre di Casadei all’ultimo secondo per 61 a 60. “Una vittoria da cuori forti che fa anche molto morale,
e che inverte – dice con una battuta Piero Dinoi, gm della società – la tendenza a perdere
di stretta misura le partite per la nostra ‘pollaggine’. E poi importantissima perché arrivata
su un campo difficile”.
Un segnale che qualche miglioramento, almeno nel carattere, c’è stato. Però sono tre sole
le vittorie nelle prime sette partite di questo
campionato di serie A dilettanti di transizione
verso la diversa organizzazione del prossimo
anno. Ma vediamo, per capire meglio questa
Virtus, il quadro dei risultati ottenuti finora dalla
squadra che Marcello Billeri sta plasmando. Sconfitta per 77 a 73 nella
prima partita di campionato contro Pavia; vittoria
a Osimo di larga misura per
88 a 66; sconfitta in casa
contro Brescia per 74 a 70;
vittoria sudata ma meritata
sempre in casa contro la titolata Omegna per 76 a
74; sconfitta esterna con
Cartiere Garda per 66 a 55;
sconfitta interna con
Trento, altra squadra di livello; per 81 a 76 dopo un
primo tempo nel quale la
Virtus è stata in vantaggio di diciassette punti.
A parte quella con Garda, le altre sconfitte sono
state tutte di pochissimi punti.
Da quello che abbiamo potuto vedere la
Virtus, che ancora una volta ha puntato sui giovani, secondo una politica ormai consolidata
della società rossoblù, si è sempre molto impegnata ma nei momenti che contano ha mostrato una fragilità complessiva che le ha impedito di reggere ad avversari magari con
qualche esperienza in più.
Già, l’esperienza. La Virtus può contare soprattutto su quella di Casadei, classe 1981 e di
Tomasiello, classe 1980, che peraltro deve fare
in conti con qualche problema fisico. Due giocatori che sono il punto di riferimento della
squadra. La vittoria coi marchigiani, arrivata
proprio dai tre punti di Casadei, ne è la dimostrazione. Poi si va dai 24 anni di Andreaus, ai
22 di Casagrande, ai 21 di Bozzetto, ai 20 di
Diomede e Spizzichini, per passare ai babies
Matteo Imbrò, Pascolo,Tessitori, Rovere, ragazzi che hanno qualità tecniche di indubbio
interesse come si è potuto vedere in occasione
del bel derby under 19 giocato ( e perduto di
un punto) con la Mens Sana.
Imbrò, futuro giocatore della Virtus Bologna, a Senigallia ha tenuto bene il campo, ma
occorre dargli tempo per assestarsi. Lui e gli altri giovanissimi però possono contribuire alla
crescita complessiva del gruppo virtussino che
nella prossima giornata sarà impegnato in casa
con Treviglio in classifica due punti avanti. Sottolineiamo questi aspetti riguardanti l’età, per
dire che occorre tempo perché la squadra, e soprattutto i nuovi Bozzetto e Spizzichini che giocano in ruoli difficili ma determinanti, cresca e
renda ancora di più. E possa contare su una
maggiore continuità. Del resto anche lo scorso
anno gli inizi sono stati incerti prima di trovare
gli equilibri tecnici e mentali giusti. Aggressività e intensità è ciò che vuole dalla sua squadra Billeri. Che prima dell’ultimo incontro ha
sottolineato un concetto chiaro: “Noi dobbiamo
decidere se vogliamo essere quelli visti nei
primi due quarti contro Trento, in cui abbiamo
messo sotto una squadra fortissima, oppure
quelli del terzo quarto, dove abbiamo fatto
l’esatto contrario. Sta a noi decidere quello che
vogliamo fare, senza troppi proclami o opinioni
varie, perché alla fine lasciano il tempo che trovano”. Frasi sulle quali non si può che essere
d’accordo. Perché con Trento la Virtus ha avuto
una doppia faccia, un po’ dottor Jekyill e un po’
mister Hyde. Ma si spera che ora la faccia buona
dei senesi prevalga. Il classifica la Virtus è a
metà del gruppo con sei punti. In testa è Perugia con sette partite vinte su sette giocate. Seguono Brescia con 12, Trento, Piacenza e Moncalieri a 10, Treviglio e Pavia a 8. A 6, oltre ai
senesi, Omegna, Senigallia e Trieste, a 4 Castelletto, Ozzano, Riva del Garda. Chiudono con
2 punti Osimo e Recanati. •
Manasse,
nozze d’argento
con il basket
Oltre novecento panchine in 26 anni di attività, tre campionati e una coppa Italia vinte. Non
è il bel curriculum di un allenatore ma quello di
Giacomo Manasse, 58 anni, medico sociale della
Virtus, specializzato in cardiologia. Con la malattia, davvero incurabile, per la pallacanestro. Sport
di cui conosce vita, morte e miracoli.
“Ho iniziato – racconta – a seguire come medico la Virtus quando era in serie D. Era il 1984
con allenatore Roberto Morrocchi (che successivamente sarebbe divenuto presidente della Mens
Sana basket, ndr). L’incarico di medico sociale me
lo proposero due dirigenti: Filippo Tulli e Luciano
Bini, che allora si occupavano della squadra”.
Da allora la società di via Vivaldi ne ha fatta
tanta di strada. Crescendo fino ad arrivare alla
serie A dilettanti di oggi. E lui, il dottore, è stata
e continua ad essere una presenza fissa sulla
panchina virtussina da cui segue le vicende della
squadra con grande partecipazione.
“Quella che ho per la pallacanestro è una
vera e propria fissazione. Seguo tutto da moltissimi anni, fin da giovane. E ancora oggi mi aggiorno molto. In casa mia moglie e le mie due figlie ormai sono rassegnate e non mi ostacolano.
Ma io mi concedo solo la Virtus. Non seguo altri sport direttamente”.
Ma per non perdere il vizio di occuparsi di basket, spesso scrive della sua Virtus anche sul Corriere di Siena e sul giornale della società. Nei 26
anni trascorsi in panchina ha conosciuto anche tanti
giocatori e allenatori. Lui in particolare ricorda i
dieci anni di guida di Marco Collini.
“Per me – tiene a sottolineare – è stato un
amico fraterno”. Nei 26 anni di impegno come medico è molto cambiato anche il rapporto con i giocatori. “Quando ho iniziato era un rapporto tra persone della stessa età e quindi molto amichevole.
Oggi mi danno tutti del lei”.
guidocarli
basket 33
Poker di vittorie in ottobre per il quintetto di Zanotti,
ormai lanciato verso i posti nobili della classifica
Il Costone
non si pone limiti
È un mese molto positivo quello che
si è appena chiuso in casa Costone: se
settembre aveva lasciato in eredità la cocente sconfitta interna con Pontedera, ottobre porta in dote otto punti, ottenuti
nelle quattro gare disputate. Prima di
tutte è arrivata la larga affermazione sul
campo di Montevarchi, servita indubbiamente da iniezione di fiducia e trampolino per ripartire, e successivamente le
vittorie nei tre impegni casalinghi: il derby
con il Cus e le gare contro Passignano e
San Giovanni Valdarno; in mezzo anche il
turno di riposo osservato alla sesta giornata di campionato.
Tutti questi impegni hanno messo in
mostra una squadra molto affiatata, che
sta raggiungendo il giusto amalgama anche in campo, agli ordini di Andrea Zanotti: Gambelli e Spampani appaiono
maggiormente inseriti nei giochi, con il
primo che è stato mattatore nella stracittadina e nella passeggiata contro gli umbri, le percentuali al tiro sono notevolmente migliorate ed anche i lunghi sono
maggiormente coinvolti in attacco.
Detto di un Gambelli ultrapositivo e finalmente in grado si sprigionare tutto il
suo potenziale offensivo, chi non finisce
mai di stupire è Andrea Cessel, che a 41
anni ha iniziato l’ennesima stagione a tutta
birra, sfoderando oltre alla consueta grinta
da leone, alcune prestazioni offensive insospettabili, come nella gara contro il Galli.
Tra gli altri spiccano poi i giovani Duccio
Benincasa, cresciuto tantissimo dallo
scorso anno e capace ora di essere continuativamente un fattore dalla panchina, e
Luigi Bruttini, che più di una volta ha saputo far valere tutto il suo talento, regalando brio e quel pizzico di sregolatezza
che hanno trasformato in un rebus per le
difese avversarie l’attacco della Consum.it.
Unica nota negativa sono stati i numerosi viaggi dentro e fuori dall’infermeria:
nell’ultimo mese si sono fermati per infortunio Solfrizzi, Benincasa e Spampani, oltre al lungo degente Filippo Franceschini,
ancora alle prese con la caviglia che lo tormenta dal precampionato, ma che è finalmente sulla via della guarigione.
Per finire, la classifica vede ora i gialloverdi al secondo posto, a quota 10
punti, all’ inseguimento del terzetto di testa composto da Pontedera, Monsummano e Montecatini (queste ultime con
una partita in più): senza la rocambolesca battuta d’arresto con la Zetagas, il Costone sarebbe ora l’unica squadra imbattuta del girone E, ma, nonostante questa
considerazione, la posizione in gradua-
FORTUNATO Jacopo 09/07/1990. 188 cm 3-4
NEPI Alessandro 24/09/1993. 186 cm 2-3
BIGLIAZZI Jacopo 30/01/1991. 186 cm 3
5 FRANCESCHINI Niccolò 23/08/1984. 182 cm 1-2
6 GAMBELLI Lorenzo 22/05/1984. 188 cm 2-3
7 CASTRI Alessandro 27/11/1974. 192 cm 3-4
8 BONELLI Francesco 27/06/1988. 186 cm 1
9 SPAMPANI Francesco 11/02/1977. 202 cm 5
10 BENINCASA Duccio 13/02/1989. 182 cm 1
12 FRANCESCHINI Filippo 07/06/1980. 194 cm 3
13 ROSA Giovanni 03/07/1990. 184 cm 2
15 CATONI Filippo 11/05/1988. 192 cm 4
18 BRUTTINI Luigi 06/08/1990. 188 cm 2-3
19 CESSEL Andrea 16/06/1969. 205 cm 5
20 SOLFRIZZI Emiliano 14/10/1981. 196 cm 3-4
toria permette senza dubbio di essere ottimisti per il prosieguo dell’avventura. I
prossimi impegni vedranno la squadra di
Zanotti e Cini impegnata nella trasferta di
Bottegone e successiavamente in casa,
nel difficile test contro la Lucky Wind Foligno, appaiata ai senesi in classifica. •
COSTONE CHANNEL,
UNA PIACEVOLE REALTÀ
Un canale web tutto made in Costone. L’idea, nata durante l’estate e concretizzatasi alla fine del mese di agosto,
è il frutto di una iniziativa portata avanti grazie soprattutto all’impegno del dirigente Roberto Bruttini e del responsabile delle riprese video Vincenzo Frati, operatore televisivo di C3T, capace anche di intrattenere i telespettatori per ore facendo disinvolte telecronache mentre contemporaneamente riprende le azioni della partita.
Un autentico mago della registrazione che ha riordinato l’intero parco filmati del Costone. Nasce così ‘Costone Channel’, l’emittente ufficiale, ufficiosa e scherzosa dell’ASD Costone Siena, sulla quale è possibile seguire rubriche di carattere sportivo, approfondimenti, e le gare in trasferta della Consum.it impegnata nel campionato di serie C.
La prima trasmissione andata in onda è stata quella relativa ai filmati che celebrano eventi e vittorie costoniane,
abbinati a musiche particolarmente adatte e accattivanti.
Assai significativo il logo, rappresentato dalla chiesetta del Ricreatorio pio II con la parabola sul tetto.
Quindi la web-tv giallo-verde parte con tutte le prerogative per ottenere l’obiettivo espresso nel suo stesso slogan: “La voglia di raccontarci”. L’iniziativa, prima nel suo genere nell’ambito del pianeta sportivo cittadino, risulta
fondamentale se si vuole stare al passo con le esigenze comunicative che il tempo attuale impone, e per far questo
è stata costituita una vera e propria redazione sportiva, di cui fanno parte molti giovani, tra cui l’esperto Giuseppe
Nigro, Francesco Cantagalli, Guido Carli, che è la nuova firma costoniana di questa testata, e Giulio Valenti, coordinati dall’addetto stampa Roberto Rosa.
Appuntamento fisso, quello del giovedì sera: con inizio alle ore 19 va in onda infatti la rubrica “COST TO COST …ONE”,
con commenti e interviste ai protagonisti della squadra femminile e maschile gialloverde, all’interno della quale viene
fatto il punto sui vari campionati.
Col passare del tempo il palinsesto di Costone Channel, da cui si può accedere direttamente al sito www.costone.it,
diventerà sempre più interessante e coinvolgente. Questo perlomeno è l’obiettivo della società che vuole dare risalto
non solo allo sport, bensì alle attività del Costone in genere, da quelle culturali a quelle religiose. Una scommessa
che, conoscendo la caparbietà della gente del Costone, sarà sicuramente vinta.
La Iena e il Bellagioia ormai hanno preso gusto a pizzicarsi. Che dite? Questa telefonata intercettata la vogliamo
pubblicare finché non entrerà in vigore la legge-bavaglio?
Ma sì, sentiamo cosa hanno da dirsi questi due sciagurati,
l’alfa e l’omega della polemica sportiva, i due poli della passione, uno positivo e l’altro negativo, verrebbe da dire, se
la realtà non fosse sempre più sfumata (e complicata) della
romanzesca eterna lotta tra il bene e il male…
vinto ancora niente, a perdere l’umiltà necessaria. Se fai così, gli altri ti
mettono sotto. Detto questo, rispondo subito: è possibile che no, non ce la
facciamo a tornare subito da dove siamo venuti, se non impariamo immediatamente la lezione. La serie B è insidiosa, ha un calendario lunghissimo,
si corre e si picchia più che in A, dove chi è migliore alla fine vince, mentre qui non sempre chi è bravo tecnicamente ce la fa: alla fine prevale chi
gli puzza il fiato più degli altri. O chi ha la pelle più dura, se l’altra similitudine ti fa senso”.
Bellagioia. “Un po’ di senso me lo fa, intendo come sensazione. Invece
sulla sensatezza del tuo discorso non discuto, sono quasi disposto a sottoscriverlo, pensa tu. Ma andiamo
avanti. L’altra beneamata, la Mens
Sana, continua la sua opera di ricostruzione, per ora con qualche fatica
ma confortata da buone prospettive.
Possiamo sperare in un nuovo ciclo
vincente, credo: Milano è forte e anche altre squadre sono cresciute, vedi
Cantù e Bologna, mentre Roma ancora non mi convince, ma il ritorno
di Kaukenas è un’ipoteca formidabile sul campionato, e anche sul percorso in Eurolega. E dimmi, hai mai
visto un play elegante e fisicamente folgorante come Mc Calebb? E un centro mobile e ricco di soluzioni in attacco come Rakovic? E la forza mentale
di Moss, che oltre a confermarsi ottimo difensore si sta rivelando anche buon
attaccante, forse il migliore nell’arresto e tiro? E Aradori, passo dopo passo
sempre più sicuro? E Lavrinovic, che dimenticati i dolori alla schiena grazie all’operazione può stare in campo più a lungo dell’anno scorso e tuffarsi
senza paura nelle tonnare sotto canestro? E il pacchetto regalo Hairston sotto
l’albero di Natale non ti ingolosisce nemmeno un po’? Certo, la squadra non
è ancora registrata perfettamente, non potremo vincere tutte le partite di
trenta e qualcun’altra forse la perderemo, ce ne dobbiamo fare una ragione,
ma l’ho già detto e lo confermo: restiamo i più forti e vinceremo il quinto scudetto consecutivo. Dimmi tu se questo non è un atto d’amore…”
Iena. “Più che atto d’amore lo chiamerei atto di fede. Ma mi sbilancio
anch’io, nonostante tu mi rimproveri di essere un bastian contrario: il quinto
scudetto ci può stare, faticoso da morire per noi che siamo stati abituati
troppo bene, ma la forza della squadra e l’organizzazione societaria sono
indiscutibili, e possono compiere l’impresa di iniziare da subito un nuovo
ciclo vincente. Tutto questo pur avendo detto addio a uomini-chiave, con
un asse play-centro completamente opposto a quello degli anni scorsi, con
una difesa tutta da ricostruire senza Sato ed Eze, con un tiro da tre che non
è più la prima opzione offensiva, e pur avendo perso sotto canestro quel
quoziente di intimidazione che atterriva gli avversari, i quali infatti ora ci
attaccano con meno paura. Ma ho guardato con attenzione i ragazzi di Pianigiani, sia i vecchi che i nuovi: continuano ad avere gli occhi della tigre,
e quando in campo scendono determinazione e compattezza, i difetti scolorano e non si notano più. Almeno una battuta da
scoglionato fetente consentimela: la Mens Sana ha
preso Rakovic puntando al centrone immane, muscoli e supermetraggio per sfruttare le nuove regole,
ma come mai tutte le volte che lo vedo giocare mi
sembra sempre più piccolo rispetto ai dati ufficiali,
2,08 metri per 130 kg ? Misurato a spanne dalla tribuna, la prima volta mi risultava 2,06, la seconda
2,05, in coppa non andava oltre i 2,04, e sospetto si
sia anche messo a dieta. Alla prossima uscita lo vedrò più basso di Carraretto. Rimpinziamolo di pici
e bistecche alla fiorentina e mettiamogli una parrucca alla Stonerook e tacchi da dodici come il nostro premier, e allora sì che gli avversari li farà neri.
Dimenticavo: cipolla a volontà, puzzasse il fiato
pure a lui - scusa se insisto sul francesismo - li stenderebbe anche meglio”. •
35
Tesoro,
mi si è ristretto
il pivo
pivot...
Bellagioia. “Oggi sono molto triste, cara la mia Iena. La beneamata Robur da qualche settimana non mi soddisfa in pieno. E non mi dire che l’avevi
previsto, sennò ti tiro un golino e ti stendo secco. Neanche tu, pessimista nato,
uccello del malaugurio, avevi ipotizzato un periodo così altalenante. Ma
come? Allenatore bravo da serie A, rosa fresca e vastissima…”
Iena. “Sì, rosa fresca e aulentissima …ma sei un poeta del Dolce Stil
Nuovo? Hai bevuto, o cosa?” .
Bellagioia. “Fammi continuare. Tutti giocatori ottimi, di categoria, e
diversi che valgono la A, qualche senatore che garantisce esperienza, parecchi ragazzi promettenti e alcuni già nell’under 21, gioco frizzante, entusiasmo, un avvio convincente. In più, una società carica e bene organizzata, lo sponsor che non lesina, la stampa nazionale che sentenzia: il Siena
è due piani sopra gli altri, sarà uno scherzo tornare nella massima serie.
E d’improvviso il blackout totale. Gol mangiati a ripetizione, gol sciocchi
presi a catena, cedimenti nervosi. Io non capisco, veramente non capisco.
Resto ottimista, altrimenti che Bellagioia sarei? E poi il ritorno al successo
col Frosinone… Però a questo punto la domanda sorge spontanea lo stesso:
se si va avanti così, siamo proprio certi di tornare al volo nel posto che ci
compete e che per otto anni abbiamo dimostrato di meritare?.
Iena. “Ma come: proprio tu che non hai mai avuto dubbi nelle magnifiche sorti e progressive, te la stai facendo sotto? Lo vedi che quando qualcosa gira storto voi entusiasti in servizio permanente effettivo perdete la
testa? Non sapete convivere con le difficoltà, l’impatto con l’imponderabile vi devasta, distrugge i vostri schemini rosei da romanzetti per signora
ed entrate in depressione. Questo atteggiamento non va niente bene. Se fai
così cambi le parti in commedia, costringi me a recitare la parte del fiducioso, del positivo a tutti i costi. È un ruolo che non mi si addice, ma ci proverò. Dunque: la cornice è quella giusta che hai descritto tu, ci sono le condizioni per tornare subito in A. Ma il quadro per ora è uno scarabocchio,
non ci si capisce molto, e le pennellate fosche e pasticciate stanno oscurando la limpidezza del disegno. Per farla breve, il motivo è tecnico ed è
uno solo: in difesa manca un leader, un giocatore che si faccia carico e dia
l’esempio, il Portanova di qualche anno fa, per dire. Se dietro ballano, tutta
la squadra ne soffre, perde sicurezza. Aggiungi il fatto che i nostri giocatori a furia di sentirsi dire bravi ci hanno creduto davvero, hanno cominciato ad atteggiarsi da narcisi, a giocare da primi della classe senza aver
coli
■ vincenzo
36 giuliaparri
motociclismo
Sul modello del ‘Valentino nazionale’, anche la passione di Michele Stabile
per le due ruote nasce e si rafforza all’interno della famiglia
Lo ‘zingaro’ fatto in casa
Moto, che passione! Anche i più scettici verso questo
sport, così pericoloso e considerato di nicchia, non hanno
saputo resistere alle magie del ‘Valentino nazionale’ che continua a far emozionare non solo i suoi tifosi ma anche chi
di motociclismo non ci capisce niente. Se anno dopo anno
The Doctor, con le sue spettacolari prestazioni fa aumentare i neofiti di questo mondo e l’audience televisa, c’è chi
lo segue da sempre, fin dagli albori della 125. Per questo,
sapendo che è un suo supertifoso del quale ammira carisma e talento, la nostra chiacchierata con Michele Stabile
non poteva cominciare che da lui: se tu potessi fare una domanda a Valentino, da dove partiresti? “Ma come diamine
fai a girare in 1’48” al Mugello?” – la risposta immediata.
È già, perché Michele, senese doc, ha avuto modo di
correre di recente sui saliscendi del noto circuito italiano e
sa cosa significa fare certi tempi. Classe 1972 (ma non ricordateglielo), ha da poche settimane archiviato la sua avventura stagionale nel Campionato Italiano Amatori categoria 600 Pro. Un’annata convincente, che gli ha permesso
di gioire di un meritato 3° posto nella speciale classifica Over
35 e di aggiudicarsi l’11ª piazza nella classifica assoluta.
Una storia d’amore con le due ruote, la sua, che parte
da lontano. L’incipit è presto fatto: un padre appassionato
di moto, quale giocattolo speciale può comprare al suo
bimbo? Naturalmente una minimoto. “Avevo 5 anni ed è
stato il giorno più bello della mia vita”, ricorda con emozione Michele. Una passione trasmessa geneticamente di
padre in figlio quindi. A sei anni esordisce
nelle gare di Minicross, un bambino fin dall’infanzia iperattivo ed attratto da discipline
atipiche. Non il solito calcio o basket. La
forte attrazione per le due ruote porta Michele fin da piccolo a vivere a lettere maiuscole, con quell’entusiasmo e quel pizzico
di pazzia che lo avvicina col passare degli
anni anche al karate, al paracadutismo e a
prendere il brevetto di volo. Interessi originali senza dubbio. Della serie: non è certo
il tipo da giocare a tappini! Ma uno che la
vita l’assapora mangiandola a morsi.
Maggiorenne, inizia le competizioni
con le 125 nelle gare in salita, ma la loro pericolosità arresta per qualche anno la sua
voglia di correre. Lasciato momentanea-
mente il Racing, viene tentato dalle moto enduro e custom
e basta veramente poco per capire che quella voglia sopita di correre è pronta a tornare all’attacco. E nel 2006
scatta nuovamente l’amore. Un anno dopo si iscrive al Campionato Italiano Amatori categoria 600 Base, senza team.
Avete presente i piloti di una volta, quelli alla Lorenzo Ghiselli per intenderci? Anche lui parte per le gare accompagnato dal suo ‘furgone-casa’ e dalla cassetta degli attrezzi.
Una sorta di trasferte ‘gipsy-style’. Lui che gli amici lo chiamano il gitano (mentre altri lo conoscono meglio come
‘Braccio’). Ed in effetti chi ha assaporato l’atmosfera del
paddock sa bene quanto si respiri, insieme a benzina e ferodo, un’aria tanto zingaresca quanto affascinante. Sono
due anni impegnativi per Stabile, ma riesce a piazzarsi a
metà classifica, anche grazie all’appoggio degli amici più
cari che lo seguono in qualsiasi trasferta. Impegno, passione e sacrificio sono il concime buono per far crescere in
lui il desiderio, la caparbietà e la voglia di migliorarsi. Eccoci così arrivati alla stagione 2010 ed al connubio con il
Monaco Racing Team di La Spezia. Sono padre e figlio, il
primo è stato il motorista di Graziano Rossi per il team Gallina, ed ha vinto due mondiali negli anni ottanta con Lucchinelli e Uncini, il secondo è team manager e sospenzionista. Conosciuti in occasione dell’acquisto di una moto, la
decisione di provare il salto di qualità nella categoria superiore, la 600 Pro, è un batter di ciglia. Sponsorizzato
dalla Proxima Immobiliare, dalla Milc, da Blu Info e da Fabio Bartalesi-Stazione di Servizio Tamoil, dimostra di misurarsi
con i veterani senza alcun timore reverenziale. Ottavo a Misano, nono a Vallelunga, undicesimo a Franciacorta e nelle
due ultime prove al Mugello,
sono tutte prestazioni che inducono a far ben sperare chi ha
scommesso su di lui e su una sua
graduale ascesa, dato che giocarsela coi primi fin da subito
implica, per un esordiente, senz’altro del talento. Contradaiolo
e proprietario di un famoso pub
in centro, riesce a far conciliare
con i suoi innumerevoli interessi
ed i vari impegni lavorativi la passione per la corsa. “Deve
dipendere dal mio carattere iperattivo” ci suggerisce. Ci
racconta come la sua ‘bella’, la sua Honda 129, ha quel
numero perché è stato un po’ il destino ad affidarglielo.
“Mi iscrissi per ultimo, volevo il numero nove, ma lo avevano già preso. Me ne proposero altri, ma non trovavo
nessuno che mi piacesse davvero, fino a che arrivammo
al 129, al quale ora sono molto affezionato”.
I suoi sponsor sono tutti amici, più o meno appassionati
di motociclismo, e tutti uniti e coinvolti dal suo grande entusiasmo. I suoi occhi quando parla non ingannano. La sua
voglia di correre e di migliorarsi è intensa. Il suo obiettivo
stagionale era di puntare al podio, anche se a posteriori riconosce come il campionato al quale ha partecipato era sicuramente molto serrato. “I tempi tra il primo ed il decimo
non differiscono che per un secondo”, puntualizza. Per Stabile l’ultima gara all’autodromo del Mugello è stata peraltro segnata da un week end decisamente in salita per via
di un pneumatico posteriore difettoso ed alcune problematiche con la pompa della benzina. Grazie però ai nuovi meccanici Luigi Frignani (di professione dentista), Paolo Ammannati (perito meccanico) e Alessandro Casali
(meccanico), subentrati intanto al Monaco Racing Team,
sono riusciti a tempo di record ad ovviare a tutti gli inconvenienti ed a garantire la seconda qualifica.
Cosa si prova a correre in tracciati importanti come il
Mugello? “La sensazione è molto bella, è il tempio del motociclismo … Per un attimo in griglia, in attesa del semaforo, ti senti un campione. Io sono abituato a vivere di adrenalina, ma quei momenti sono veramente unici … ”.
Baratteresti la tua moto? “Sì… con una che va più forte!
La moto è un’appendice. Non conviene affezionarsi, perché sai che un domani ce ne sarà un’altra. Ciò che conta
è quello che rappresenta.” Il suo pregio la partenza, il suo
difetto la percorrenza. Così descrive le sue peculiarità. Tra
le scaramanzie pre-gara, un bacio al serbatoio della sua
129, dove è raffigurata Emma, il suo alano.
Con la testa ora Michele è già al prossimo campionato che inizierà ad anno nuovo, verso marzo. Se fossimo
ad agosto e tu vedessi una stella cadente, quale desiderio
esprimeresti? “Non lo dico esplicitamente, perché altrimenti non si avvera. Ma per la nuova stagione vorrei vedere la mia moto tempestata di tanti, tantissimi adesivi.”
A buon intenditor … •
francescovannoni
cinque cerchi 37
Individuate dal Coni provinciale le nuove figure che andranno a supportare l’attività del Comitato sul territorio
Per le sfide future
ora ci sono anche i ‘Fiduciari locali’
Rispondere ad una domanda sportiva ampia e
variegata come quella che si leva dalle diverse
espressioni dell’intero territorio senese, sia per
quanto concerne l’ancoraggio al tessuto sociale che
per ciò che attiene le cangianti declinazioni di una
passione individuale o di gruppo, impone al Coni
Provinciale il costante monitoraggio sopra le esigenze e le potenziali inclinazioni di ogni entità, anche in base ai caratteri identificativi e peculiari di
un determinato contesto.
Studiare il territorio vuol dire conoscerlo profondamente e coglierne, attraverso i canali di una
presenza sempre più attenta e sensibile, margini di
crescita e prospettive di sviluppo.
Questa è, in estrema sintesi, la funzione principale dei fiduciari locali, le nuove figure istituite all’interno del Coni senese, in stretta relazione con
l’attività del Comitato e preziosi collaboratori nella
definizione di progetti specifici secondo le linee operative stabilite a livello periferico.
“Qualche anno fa – esordisce il presidente Roberto Montermini – insieme a tutto il gruppo di lavoro, facemmo una serie di incontri con le istituzioni
locali e i comuni della provincia, allo scopo di illustrare le idee e i progetti che intendevamo promuovere e realizzare. L’occasione, oltre a costruire
quella rete di contatti umani, fondamento di ogni
collaborazione, riscosse molto favore anche dai nostri interlocutori ed è stata, nel tempo, foriera di reciproche soddisfazioni.
Sulla falsa riga di questo canovaccio vorremmo
riprendere e completare, entro i primi mesi del prossimo anno, un altro itinerario di incontri con le istituzioni per prendere contatto, anche grazie al lavoro dei fiduciari, con alcuni nuovi
rappresentanti istituzionali e stabilire ulteriori relazioni di confronto per una sinergia in grado di armonizzare idee, risorse
ed esperienze.
Successi che testimoniano l’efficacia
del ‘modus operandi’ al quale tutta l’attività del nostro organismo si ispira, ma che
pure vanno ascritti, in modo particolare,
all’affiatamento di tutta la Giunta Provinciale, allo sforzo e alla professionalità profusi dalla segreteria sotto la sapiente guida
di Claudio Certosini e del settore tecnico
coordinato dall’acume del professor Giampiero Torellini.
Mi preme anche sottolineare il ruolo
dell’ingegner Alberto Pazzaglia e di sua
sorella Cecilia, architetto, come esperti
Coni nel quadro generale dell’impiantistica sportiva, necessità trasversale, alla
luce di progetti comprensoriali messe in
campo da alcune realtà vicine tra loro”.
Rinnovando la propria vocazione provinciale, e questo, beninteso, non a discapito della vivacissima poliedricità cittadina,
semmai quale completa integrazione delle due diverse dimensioni ad un unicum sportivo pensato su alto
profilo, sia dal punto di vista della partecipazione collettiva che in termini formativo-educativi.
Il Coni di Siena ha individuato quattro apprezzati
uomini di sport, noti non soltanto per il prestigio del
loro curriculum agonistico o dirigenziale, ma per la
riconosciuta levatura morale offerta al servizio del
mondo sportivo, considerato in tutte le sue accezioni.
In attesa di ottimizzare eventuali accorgimenti o
marginali ritocchi alle varie ‘giurisdizioni’ assegnate, anche in funzione delle distanze geografiche da coprire, la ‘quaterna’ giocata sul tavolo dello
sport locale ha tutte le credenziali per muoversi al
meglio nella sua capillare e articolata dislocazione.
A Giancarlo Pieri, in passato alla guida dell’Unione Sportiva Montalcino, attuale componente
la Giunta Provinciale del Coni, già presidente provinciale della Federazione Italiana Gioco Calcio in
seno alla quale ha ricoperto anche l’incarico prima
di consigliere poi di presidente regionale del settore
giovanile scolastico e di membro nazionale della
commissione federale sulle attività di base, è stato
scelto per la ‘porzione’ che va da Montalcino a San
Casciano Bagni, passando per Buonconvento, San
Quirico e Castiglion d’Orcia, Cetona, San Giovanni
d’Asso, Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio.
“Una delle iniziative prioritarie che ho in animo
di proporre per il prossimo anno – anticipa Pieri – è
un convegno sul tema dello sport femminile nella nostra provincia, convinto di intercettare un ramo sempre più vivo, soprattutto tra le nuove generazioni”.
Fabio Bruni, istruttore di atletica leggera, sarà il
referente per il nord della provincia e l’area della
Val d’Elsa, opererà tra Colle, San Gimignano, Pog-
gibonsi, Radicondoli e Casole d’Elsa, spostandosi
anche sull’asse Monteriggioni, Castellina, Radda e
Gaiole in Chianti. I nove anni trascorsi alla presidenza dell’Unione Polisportiva Poggibonsese, alla
quale continua a prestare la sua opera come segretario, garantiscono sullo spessore di un percorso
sportivo nobilitato anche dall’incarico di assessore
allo sport al comune di Poggibonsi, che Bruni ha
svolto per tre legislature.
Albo Mechini, una vita trascorsa nella pallavolo
come tecnico e dirigente Fipav a livello regionale
e provinciale, dovrà occuparsi della parte relativa
alle località di Torrita, Sinalunga, Trequanda, Montepulciano, Chianciano Terme, Chiusi, Sarteano,
Pienza.
Daniele Giovannini sta per celebrare le ‘nozze
d’oro’ con lo sport: non ha potuto praticarlo, ma
continua a servirlo da appassionato dirigente della
Policras e da ex uomo delle istituzioni (è stato assessore allo sport a Sovicille). Si dice gratificato dell’incarico ricevuto e lo svolgerà nella fetta compresa
tra Sovicille, Monteroni d’Arbia, Murlo, Asciano e
Monticiano.
Quattro nuovi innesti per rinforzare un team ormai collaudato che fa del gioco di squadra la sua
caratteristica dominante.
Così il Coni di Siena si prepara ad affrontare le
sfide future, muovendosi in modo funzionale alle implicazioni di carattere legislativo economico e fiscale che interessano il sistema Italia e che investono
nello specifico la gestione sportiva e il ruolo di chi
volontariamente vi si dedica.
L’input decisivo si chiama formazione: qualificare
la conoscenza è condizione imprescindibile per una
‘missione’ dirigenziale incisiva ed efficiente. •
38 andreabruschettini
atletica leggera
Finale di stagione con squilli di tromba della valdelsana Irene Siragusa
e dei giovani portacolori della Terrecablate Uisp
I n b a c h e c a u n r i c c o 2 010
e tanti trofei
Ultimo mese di atletica in pista, e anche quest’annata a fini statistici per l’atletica va in archivio.
Non sono certo mancate le soddisfazioni o i motivi d’interesse nelle ultime settimane, a corollario di
un 2010 di ottimo livello, nel quale rimarrà per sempre impresso il record italiano di Chiara Bazzoni
agli europei di Barcellona.
Il nome del mese è quello della diciassettenne
Irene Siragusa, emergente sprinter dell’Atletica 2005
di Colle Val d’Elsa, che in estate si era posta in evidenza vincendo il titolo regionale assoluto sui 100m.
Già presente nella parte alta delle classifiche nazionali da alcuni anni, la liceale valdelsana ha suggellato la sua crescita vincendo la medaglia di
bronzo sui 100m ai campionati italiani allievi di
Rieti. Irene Siragusa è finita alle spalle della pisana
Anna Bongiorni, talento di caratura internazionale
che ha vinto in 12”01, precedendo la padovana di
origini nigeriane Jennifer Olekibe (12”13), infine
lei che ha fermato i cronometri in 12”31.
Se la medaglia arricchisce la bacheca dell’atletica senese in questo ricco 2010, non da meno
è il tempo di 12”13 (vento +1,5) con il quale la Siragusa è stata la migliore nelle batterie di accesso
alla finale, regalandosi con questo crono il nuovo
record provinciale assoluto strappato a una protagonista dello sprint senese negli anni 80, Serena
Minucci, cui rimane quello manuale (11”9).
Nelle dichiarazioni post gara Irene è apparsa
felice e al contempo un po’ amareggiata per non
aver colto la piazza d’onore.
Non mancheranno certo nuove occasioni per ottenere miglioramenti, sicuramente già a partire dalla
prossima stagione, quando la ragazza allenata da
Vanna Radi potrà mettere nel mirino l’abbattimento
della soglia dei 12 secondi, un muro importante
sulla distanza dei 100m.
Molto florida l’attività giovanile, che in ottobre
ha celebrato l’assegnazione dei titoli regionali delle
categorie ragazzi e cadetti, con numerosi protagonisti della Terracablate Uisp Atletica Siena.
Si fa forse un torto per queste categorie (giovani
tra gli 11 e i 15 anni) a citare i vincitori di medaglie, perché è sempre bene non esaltare le singole
prestazioni, ed accompagnare questi atleti in fieri
solo verso una sana crescita, personale ed agonistica. Ma non è certo possibile sottacere il record
regionale ragazzi del lancio del vortex (attrezzo in
gomma propedeutico per il lancio del giavellotto)
siglato da Yohannes Chiappinelli che a Colle Val
d’Elsa ha toccato i 74,54m. Ancora tredicenne, il
polivalente Chiappinelli è uno dei tanti nomi del sodalizio senese che popolano la pista del Campo
Scuola divertendosi con l’atletica.
Brave anche Matilde Giardi, vincitrice del titolo
regionale del vortex con 41.68 e seconda nel peso;
Virginia Vitti giunta decima sui 60 HS, mentre sugli
80 metri ha fatto segnare un buon 9”0 cosi come la
compagna Sara Del Colombo, anche lei capace di
correre in 9”0 e di saltare in alto 1,20.
Positive inoltre le prove di Francesca Carrozza
che ha ottenuto il primato nel salto in lungo con
3,47m e Alessia Manni che ha fatto il personale sugli ostacoli.
In questo periodo come si sarà intuito, non solo
ottime prestazioni degli atleti senesi, ma anche
l’onore dell’organizzazione di importanti meeting
a livello regionale.
A Colle si sono svolti i Campionati toscani di
società delle categorie ragazzi, con un importante
successo di presenze; mentre nelle stesse giornate
dei primi di ottobre, a Siena si è disputata l’ultima
tappa del Gran Prix Montepaschi.
La pista e le pedane del campo scuola hanno
di nuovo vibrato, come a inizio stagione per il Meeting della Liberazione, con la presenza dei migliori
atleti della regione ancora in lotta per posti di prestigio nella classifica finale del circuito di manifestazioni della FIDAL Toscana. Sicuramente non si
sono viste competizioni affollate, ma significativi
sono apparsi alcuni risultati: Manura Kuranage
(Virtus CR Lucca) vincitore dei 200m in 22”12;
Martina Boldrini (U.S. Quercia Rovereto Trentingrana) prima nel lungo con 5,85m; Gianluca Gafà
(Atletica Edera Forlì) vincitore dei 400hs in 54”48;
ed infine la soddisfazione di veder svettare nell’alto il ventenne della Terrecablate, Matteo Baldi,
che valicava l’asticella a 1,92m, nuovo primato
personale.
Ricca di significato la gara dei 3000m, nella
quale Maurizio Cito (Atletica Castello) si giocava
in casa il successo del Gran Prix, cercando di sopravanzare il lucchese Andrea Giovannelli leader
fino alla prova senese. Grazie a una corsa impostata su ritmi asfissianti e sostenuta dal kenyano
Kipkemei, Maurizio è riuscito nel proprio intento,
giungendo solitario al traguardo con un probante
8’ 24”57, solo un secondo sopra al suo primato.
La TerreCablate Uisp Atletica Siena ha inoltre
inteso offrire dei premi speciali (come ormai avviene da alcuni anni) con i Memorial Renzo Corsi
e Memorial Foffo Dionisi, nomi importanti nella
storia del club.
Il primo trofeo è andato alla vincitrice dei
200m, la valdelsana Debora Montagnani (Atletica 2005), mentre il secondo è stato assegnato al
vincitore dei 3000m, Maurizio Cito.
Soddisfazione generale quindi all’interno
della Terre Cablate Uisp Atletica Siena per un’annata vissuta intensamente e conclusa con l’organizzazione di un importante evento, sempre grazie al prezioso contributo della Fondazione
Monte dei Paschi di Siena. •
40 robertoguiggiani
rugby
La Banca Cras legittima il passaggio in serie C con una partenza di grande personalità
Sta stretto al Cus il r uolo di matricola
Banca Cras Cus Siena rugby: è vera gloria. Approdata al campionato di serie C interregionale
dopo due promozioni in tre anni dovute in parte a
meriti sportivi, in parte ad un regolamento federale
che consente di essere promossi soltanto a chi ha
un settore giovanile adeguatamente sviluppato (ed
in questo senso, Siena ha tutte le squadre giovanili
regolarmente in campo), la squadra bianconera ha
dimostrato nelle prime quattro partite non solo di
meritare il livello al quale è arrivata, ma anche di
poter essere una delle protagoniste del torneo. La
serie B, non raggiunta alla fine della scorsa stagione, con una sconfitta nel secondo dei tre turni di
spareggio per una meta subìta nei minuti di recupero, può diventare un progetto sportivo concreto.
Sconfitto alla prima giornata a Terni da un avversario non certo superiore sul piano tecnico, il Cus
Siena rugby ha perso la seconda partita con Noceto nei minuti finali ed ha poi conquistato due vittorie consecutive: a Gubbio con un match di grande
spessore atletico e caratteriale, cercando il successo
a tutti i costi e difendendo con il cuore prima ancora
che con i muscoli e dopo travolgendo in casa il Forlì
per 22-5, una vittoria ancora più netta di quanto non
dica il punteggio, dimostrando in poco più di venti
giorni di aver superato ogni timore da “matricola”
e di affrontare invece il torneo da protagonista, ritrovandosi al terzo posto in classifica ed avendo di
fronte avversari (Formigine ed Ascoli in trasferta, Foligno in casa) che non hanno fino a questo momento
dimostrato di essere irresistibili. All’inizio del mese
di dicembre sarà così possibile dire con certezza
qual è il valore autentico della squadra senese e
quali possono essere le sue ambizioni.
Di sicuro, si conferma così anche quest’anno,
pure in un campionato di più alto livello tecnico,
quella che è la caratteristica principale della squadra allenata da Fulvio Biagioli: scendere in campo
con la convinzione di poter vincere ogni partita.
L’impianto della squadra è ormai lo stesso da alcuni anni, così il tecnico pratese ha avuto la possibi-
L’organico della stagione 2010-2011
Prime linee: Davide Pezzuoli, Federico Giambi,
Denis Redzic, Alessandro Pucci,
Nelson Terrero Pena, Tommaso Mozzini.
Seconde linee: Niccolò Montarsi,
Roberto Benigni, Mattia Maestrini,
Pietro Spessot, Niklas Martini di Cigala.
Terze linee: Francesco Mazzuoli,
Andrea Bocci, Dario Galasso,
Tommaso Faleri, Fabio Perna,
Marco Dupré De Foresta.
Mediani di mischia: Francesco Rossi,
Emilio Pieri, Lorenzo Biondini.
Mediani d’apertura: Vasilica Doru Movileanu,
Michele Mondet.
Centri: Claudio Barone, Paolo Carmignani,
Lorenzo Maestrini.
Ali: Alessandro Gaggelli, Roberto Buonazia,
Francesco Mura, Tommaso Chiantini.
Estremi: Giacomo Donati, Leonardo Sestini,
Patrick Gembal.
lità di far crescere tutta la squadra e di modellarla secondo la sua filosofia di gioco, dove prima viene la
potenza della mischia e poi la qualità del gioco in attacco. E se fino allo scorso anno, i senesi erano spesso
“usciti alla distanza”, con finali di stagione decisamente in crescendo rispetto al girone di andata, quest’anno si è voluto porre rimedio a questa pecca, ed
infatti la squadra ha dimostrato di essere pronta fin
dalle prime giornate. Un modo per andare subito al
vertice della classifica ed acquisire ancora maggiore
consapevolezza dei propri meriti ed autorevolezza
in campo, anche se carattere e forza mentale non
sono mai mancati ai giocatori bianconeri.
“La soddisfazione per i risultati della prima squadra è grande – commenta Antonio Cinotti, responsabile della sezione rugby del Cus Siena – perché
sappiamo quanto hanno lavorato, fin da questa
estate per farsi trovare pronti in un campionato che
affrontiamo per la prima volta e che ci vede competere con squadre umbre, marchigiane e dell’Emilia Romagna. Ma per noi i risultati agonistici
non possono e non devono essere mai distaccati
dalla crescita di tutta la società, che ha nelle sue
squadre giovanili e nel minirugby il proprio tesoro.
Consideriamo quindi non meno importante, il fatto
che Banca Cras Cus Siena rugby abbia quest’anno
individuato in Francesco Ferluga, uno degli allenatori che da tanti anni lavora al campo dell’Acquacalda, il direttore tecnico dell’intero settore giovanile. Si tratta di un lavoro importante per il futuro
del rugby senese, nel momento in cui veramente
tanti giovanissimi hanno deciso di dedicarsi alla
palla ovale”.
Mai come oggi, nel momento stesso in cui si raccolgono i frutti di un lavoro durato dieci anni, l’attenzione è rivolta ad una crescita di tutto il movimento rugbystico senese. I successi della prima
squadra sono indubbiamente un momento di gratificazione per tutti e di stimolo per i giovanissimi, ma
l’aspetto educativo e formativo non deve mai passare in secondo piano. •
42 fabriziolachi
associazionismo
Dopo l’estate è ripresa l’attività ‘istituzionale’ degli appassionati
di questa disciplina praticata anche da numerosi senesi
In apnea per godersi
il mare tutto l’anno
L’estate è “la stagione” per antonomasia del pescatore in apnea; il periodo in cui chiunque può cimentarsi nella pratica di questo sport affascinante.
È molto frequente trovare sui litorali persone che, attrezzate di tutto punto, si immergono in caccia di
qualche preda o più semplicemente alla ricerca di
quelle sensazioni che solo un’attività come questa
riesce a regalare ai suoi praticanti. Fra tutti coloro
che in estate inforcano maschera pinne e fucile, molti
sentono il bisogno di passare in seguito dallo status
di “bagnante armato” a quello di principiante vero,
informandosi sulla possibilità di frequentare corsi o
più semplicemente iscriversi ad un Club dove sarà
possibile frequentare gente più esperta e navigata.
Per tutti coloro che invece esercitano da anni, il
fine estate rappresenta “la ripresa” dell’attività vera
e propria. Il mare si spopola di turisti, il traffico nautico torna ad essere sostenibile e sopportabile, quindi
è tutto più “godibile”. Con l’autunno riprende anche
l’attività agonistica . Ad uso e consumo di coloro che
ci leggono e non hanno dimestichezza con la pesca
in apnea, sarà utile spiegare ancora quali sono le regole base del nostro sport (perchè di sport vero si
tratta!) . Il pescatore si immerge in mare (o nel lago
dove permesso) utilizzando come attrezzatura una
muta protettiva, maschera, boccaglio respiratore,
pinne ed un attrezzo chiamato fucile ma che, meccanicamente parlando, ricorda più un arco con freccia che un’arma capace di sparare. È importante ripetere che, diversamente dal pensiero comune, è
SEVERAMENTE VIETATO L’USO DI BOMBOLE per
respirare, quindi andremo a cercare le prede nel loro
ambiente esclusivamente per quanto il nostro fisico
ce lo consente. Le gambe saranno il nostro motore e
potremo resistere in immersione esattamente per il
tempo in cui saremo in grado di trattenere il respiro.
In questo contesto, per un periodo che va dalle
quattro alle cinque ore, gli atleti si sfidano (spesso affrontando condizioni meteo-marine difficili) rispettando un regolamento Federale molto restrittivo che
prevede la cattura di poche specie selezionate, che
rispettano delle dimensioni minime tali da preservare
gli esemplari giovani e con un numero massimo di
catture molto limitato per ciascuna specie ammessa.
Per passare alla cronaca vera e propria, ottobre
ha visto lo svolgimento delle due principali competizioni “a squadre” nel panorama nazionale. Sabato 9 , il bellissimo Golfo di Follonica ospitava il
“Campionato Italiano per Società” dove si sono date
battaglia le migliori rappresentative nazionali formate da tre atleti per squadra. La formula prevede
che, a turno, due componenti pescano fianco a
fianco ed il terzo rimane sull’imbarcazione a coordinare e fare assistenza.
Il Gruppo Apneisti Senesi schiera Antonio Montomoli ed i fratelli Rapezzi che considerano Follonica come la loro seconda casa e quindi carichi di
aspettative. Michele è in preda ad una “trance” ago-
nistica senza precedenti e parte a spron battuto, gli
altri cercano di non essere da meno. Durante le cinque ore di gara , i tuffi si ripetono a ritmi incessanti
nonostante che i pesci avvistati nella preparazione
dei giorni precedenti, siano purtroppo scomparsi.
Alla sirena finale due prede valide segneranno la
delusione della compagine senese che rimedierà un
17° posto in classifica certamente al di sotto delle
proprie aspettative.
Il “Club Sub Versilia” di Viareggio si laurea invece Campione italiano confermando il valore dei
propri rappresentanti. Al secondo posto il “Komaros sub Ancona” davanti al “Ci.Ca. Sub Livorno”
formato dai rappresentanti della Nazionale Italiana
Ramacciotti, Paggini e l’ex Campione Mondiale Bellani. Delusione anche per la compagine di casa “LNI
sub Follonica” che chiude al 10° posto.
Il 24 Ottobre a Quercianella (LI) si è svolto il
Campionato Toscano per Società. La sfida fra le
dieci squadre presenti
si è svolta in condizioni di
mare proibitive. Possiamo purtroppo affermare che il fattore determinante sia
stato....l’inquinamento! Infatti il forte vento da sud
ha portato su tutto il litorale i residui di lavorazione
dello stabilimento Solvay di Rosignano, rendendo
l’acqua molto simile al latte con una visibilità praticamente nulla. Bolognesi Lachi e Antonio Montomoli per il GAS Siena hanno speso tutte le loro energie per confermare ( e se possibile migliorare) il
terzo posto finale del 2008 e 2009. Niente da fare!
Una sola preda consegnata consentiva di collocarsi
al 5° posto a breve distanza dai vincitori di “Apnea
Magazine Grosseto” ed al 2° dell’ “LNI Follonica”
che riscatta in parte la delusione precedente. Gradino finale del podio per il “Club Sub Grossetano”.
L’attività agonistica del G.A.S. (per saperne di
più www.gruppoapneistisenesi.com) proseguirà durante il periodo invernale con l’altro settore che riguarda l’apnea pura in piscina, dove speriamo di
confermare i bei successi ottenuti negli anni scorsi,
confortati dal fatto che nuovi atleti carichi di entusiasmo sono andati ad affiancarsi ai collaudati rappresentanti del nostro sodalizio. •
francescaguglielmi
eventi 43
Successo di Adriano Pinamonti nella quarta edizione della singolare corsa
organizzata dalla Polisportiva ‘La Bulletta’
Quando il fascino della Maratona
si unisce a quello del Chianti
La passione per la corsa e la valorizzazione del
territorio, senza dimenticare la sana competizione
sportiva. È l’Ecomaratona del Chianti, la gara organizzata dalla Polisportiva ‘La Bulletta’ di Castelnuovo Berardenga che quest’anno è giunta alla sua
quarta edizione, confermando la vocazione per un
avvenimento in cui i valori dello sport e della sana
competizione si coniugano con la valorizzazione e
la promozione dei territori e dei prodotti tipici locali;
l’educazione ambientale; la solidarietà sociale e il
confronto culturale.
Nata dall’idea di un piccolo gruppo di podisti
amici, oggi, l’Ecomaratona del Chianti vanta la presenza di numerosi marciatori stranieri: 80 quest’anno
su 1177 iscritti e specialmente da Stati Uniti, Svizzera,
Inghilterra, Germania, Francia, Olanda, Finlandia e
Danimarca. Oltre 750, invece, gli appassionati che
hanno partecipato all’Ecopasseggiata, la non competitiva di dieci chilometri partita da San Gusmè.
Vincitore di quest’anno Adriano Pinamonti (Atletica Val di Non e Sole), 44 anni, atleta trentino specializzato nella maratona su strada che, in sole
2h e 59’, si è aggiudicato il posto più alto del podio nella 42 km, a cui hanno partecipato 511 podisti. Sul podio dell’Ecomaratona anche Loris Fanton (Spotorni Run) con 3h 10’ 23’’, già al terzo posto
nell’edizione 2009, e Riccardo Baggia (Atletica Val
di Non e Sole) che ha chiuso con 3h 13’ 51’’. Grandi
emozioni anche per la Chianti Trail, la 18 km, che
quest’anno ha richiamato ben 666 atleti e che ha
visto piazzarsi ai primi tre posti Stefano Passarello,
(Asd Il gregge ribelle) 29 anni, di Carpineto, e da
sette anni ad Hong Kong, con 1h 11’ 12’’; Giacomo
Valentini (Asd Uisp Chianciano) con 1h 13’ 15’’ e
Massimiliano Taliani (Team
Marathon Bike Grosseto)
con 1h 13’ 17’’. Ancora vittoriosa tra le donne (262 in
gara), Monica Casiraghi
(Equipe Running) con 3h 40’
29’’, nella 42 chilometri.
L’atleta, pluricampionessa
mondiale, europea e italiana di 24h, è ormai una veterana e appassionata della
gara di cui è stata vincitrice
assoluta nel 2007 e vincitrice nella categoria donna
dell’Ecomaratona 2009.
Tanta partecipazione anche alle iniziative collaterali
come il Mercatale allestito in
Piazza Marconi dai produttori
di Pianella e le iniziative di
‘Domeniche in Chianti’. In
piazza anche il gruppo ‘Sanguia el Hamra’ che si è esibito, per la prima volta in Italia, in un concerto di musica
del deserto e a sostegno del
popolo Saharawi. Anche quest’anno, infatti, gli organizzatori hanno voluto confermare
un’attenzione al sociale, devolvendo parte delle quote di
iscrizione all’associazione
‘Aiutare i bambini’ e premiando i partecipanti dell’Ecomaratona con medaglie
confezionate con materiale di riciclo (latta e pelle
di capra) dalla popolazione Saharawi
“È stata una gara molto difficile e faticosa”, ha
commentato a caldo il vincitore assoluto Adriano Pinamonti. “Il fango ha reso durissimi i primi 15 km
su cui tutti hanno avuto un andamento molto lento.
Da San Gusmè, in poi, però, il fondo è diventato
più agevole e al 20esimo chilometro sono riuscito
a staccarmi dal gruppo correndo il resto della gara
pressoché da solo. È stata una meravigliosa esperienza – ha continuato l’atleta – e di questo devo
ringraziare i miei amici toscani che mi hanno invitato. Ho partecipato ad altre corse in Toscana, ma
senza dubbio questa è la più impegnativa oltre che
la pìù bella e soddisfacente per il contatto diretto
con la terra, la campagna e il territorio”. •
Adriano Pinamonti e Monica Casiraghi all’arrivo
(foto a sinistra). La partenza ed un momento della
corsa (in alto).
44 paoloridolfi
sport per tutti
Riflessioni sul ruolo e le potenzialità di una struttura
sportiva, ma non solo, che attraversa la vita di tante
persone diverse
La Uisp elevata
a ‘fenomeno’ sociale
Ad autunno inoltrato le attività del comitato Uisp
di Siena procedono tutte a pieno regime ed è più
semplice concedersi un attimo per riflettere su un
aspetto che è forse paradossalmente troppo evidente
per essere preso in considerazione. Vale a dire la dimensione trasversale della nostra associazione.
La Uisp attraversa, nel vero senso della parola,
diverse ‘dimensioni’. Innanzitutto quella territoriale.
La provincia di Siena è abitata da circa 200.000
persone dislocate in un ambito particolarmente vasto. Le distanze tra il nord ed il sud sono importanti
ed i collegamenti tra est ed ovest spesso complicati.
La Uisp è riuscita, negli anni ad essere presente ovunque, dai confini con la provincia di Firenze a nord
fino alle zone più distanti della Val di Chiana a sud,
che si trovano in prossimità del confine con Umbria
e Lazio. Anche la montagna amiatina vanta tradizioni ‘uispine’ rilevanti nello sci, nel calcio e nel podismo. In mezzo, tante realtà che si muovono grazie ad essa. Se sono quasi 20.000 le donne e gli
uomini, i bambini e le bambine che hanno a diverso
titolo in tasca la tessera dell’Unione Italiana Sport
per tutti, significa che, ogni volta che più di dieci
persone si incontrano, è molto probabile che almeno
una di esse sia nostra socia. Capire perché, nel
corso degli anni, c’è stato un radicamento così vasto, è difficile e, in ogni caso, passa in secondo
piano di fronte all’aspetto principale che è quello di
valutare la realtà soffermandosi a considerare
l’enorme potenziale che ne deriva. Riflettere su questo aspetto vuol dire maturare consapevolezza e valutare le opportunità che in provincia di Siena la
Uisp può ulteriormente cogliere.
Un’altra ‘dimensione’ affascinante è quella delle
età. Esiste un’altra associazione che riesce a soddisfare la voglia di movimento da 0 anni fino ai 90
e passa? La Uisp iscrive ai primi passi i bambini da
3 mesi in su, mentre, sempre nel nuoto, organizza
corsi di attività motoria dolce in acqua per la terza
età. Allo stesso modo i circoli delle bocce o dei giochi tradizionali annoverano moltissimi nonni, i quali
comunque sono presenti anche nel podismo o nel
ciclismo. Anche questa dimensione comprende, tra
gli estremi, soggetti di tutte le età intermedie che
riempiono gli innumerevoli spazi, fisici e virtuali,
creati dalla nostra associazione per fare sport. È
sempre emozionante poter vivere questo aspetto al
momento della festa di fine anno quando vengono
consegnati riconoscimenti al più giovane ed al più
‘grande’ socio della Uisp in un ideale abbraccio
che coinvolge ventimila persone.
Un aspetto interessante è poi quello delle diversità culturali sociali ed ideologiche. Ci si muove con
la Uisp per tante ragioni, l’associazione riesce a rispondere alle esigenze di tantissimi per cui il grande
numero fa si, ad esempio, che sullo stesso campo,
nella stessa vasca, nella stessa palestra, si incontrino operai e manager, casalinghe (le poche rimaste) e donne in carriera, atei cattolici e musulmani;
simpatizzanti di sinistra di destra e di centro. In una
diversità che è ricchezza, che ha superato le barriere polverose del passato ed aiuta al confronto attraverso il gioco e l’attività fisica.
La gente dell’Uisp è la gente ‘normale’ alta,
bassa, grassa, magra, brutta bella, così così. Ci
sono quelli bravi a vincere e quelli bravissimi a perdere. Si può finire un campionato a zero punti senza
che l’allenatore sia esonerato oppure si può chiudere una stagione imbattuti senza prendere il premio promozione. Ci sono poi quelli ‘speciali’ che
per muoversi usano la sedia a rotelle, dalla quale
però tirano di scherma o si tuffano in piscina, o quelli
che il mondo lo vedono solo attraverso gli occhi degli altri ma vanno in bicicletta nel velodromo ed anche in giro per l’Italia.
La Uisp è anche promozione sociale e, accanto
alla gente che si diverte e fa divertire, è serena e
spensierata, segue e sostiene coloro che hanno difficoltà ad affrontare le vita. Per questo è nata l’idea
dello sportello di counseling che aiuta le persone a
trovare una mano ferma che li accompagni in un momento di difficoltà. Promozione sociale sono anche
le attività nelle scuole o i corsi di formazione per dirigenti ed educatori. Grande successo hanno infine
avuto i corsi di autodifesa realizzati in collaborazione con il comune di Siena che hanno ridato serenità e fiducia a tantissime donne.
La Uisp attraversa dunque la vita di tante persone che, allo stesso tempo, attraversano l’associazione creando un movimento continuo spontaneo
ed incontrollabile. Le dimensioni del fenomeno possono spaventare se si ritiene di doverlo governare
o anche semplicemente sorvegliare. Qualcuno in
passato ha detto che l’Uisp è sovradimensionata rispetto a ciò che la circonda e che per questo a volte
è scomoda ed ingombrante. Forse è così, o forse,
più realisticamente è un ‘animale’ difficile da capire
perché non ha contorni definiti e controllabili. Forse
è questo il segreto che le consente di attraversare
tante dimensioni senza porsi troppi problemi; anche se purtroppo il mondo pare avere sempre più
bisogno di regole, che sono necessarie fino a
quando non soffocano la fantasia e la spontaneità…
ma questa è un’altra storia. •
Una partenza di Vivicittà, fiore all’occhiello della Uisp.