scarica il pdf
Transcript
scarica il pdf
Da 2 8 a n n i il mensile senese di critica e attualità sportiva - Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena w w w . m e s e s p o r t . i t 2,00 € n. 264 novembre 2010 A lice sulle orme o me di Margherita editoriale 1 n. 264 - novembre 2010 - anno XXVIII col topo in bocca Come si dice: se deve andare male, speriamo vada sempre cosi! Sì, perché a sentire certi profeti di sventura quest’anno proprio un c’è trippa pe’ gatti. Il Siena dunque si metta l’animo in pace, perché con questa squadra non va da nessuna parte. Idem per la Montepaschi, ormai arrivata al capolinea del suo fantastico ciclo vincente. Per non parlare delle altre realtà medie e piccole, decisamente in via di estinzione. A parte il fatto che il ruolo di queste ultime non è lo stesso delle due squadre che ci rappresentano ai più alti livelli, garantendo un’offerta sportiva per lo più formativa o al massimo dilettantistica, su quali basi poggia questo strisciante disfattismo? Nel caso del Siena forse ad alimentarlo sono gli stessi che dopo sette turni, con 17 punti conquistati su 21, davano già per matematica la promozione, così come quelli disposti a scommettere che la Mens Sana di quest’anno è più forte di quella che ha vinto quattro scudetti di fila. Esagerazioni, ovviamente, nell’uno e nell’altro caso. Noi non siamo fra quelli che solitamente collocano la verità sempre nel mezzo, ma in questo caso forse ci può stare. Nel senso che quella bianconera non è la sola squadra in grado di salire diritta in serie A, ma che ha tutto per conquistarsi (s’intende con il sudore, la pazienza e la giusta ‘cattiveria’) un obiettivo che, per il solo fatto di inseguirlo con tutte le sue forze (tecniche, economiche, dirigenziali, ecc.), le dà una visibilità anche mediatica che deve essere di stimolo e non di peso. La Montepaschi invece si trova nella scomoda (?) posizione di chi è letteralmente braccato ma non ha (ancora) le qualità per difendersi come nel recente passato. Anche perché vorremmo sommessamente ricordare che Pianigiani in questo momento non solo deve fare i conti con la mancanza di uno come Sato, ma anche del suo naturale sostituto. Dettaglio del quale non si è mai peraltro lamentato. Insomma diamoci tutti una calmata. La stagione è appena cominciata (si fa per dire) ed emettere sentenze, anche se non costa niente, è prematuro. E poi a piangere col topo in bocca c’è da essere poco credibili, visto che dopotutto bianconeri e biancoverdi sono entrambi secondi nei rispettivi campionati. Chi non si lamenta è sicuramente Alice Volpi, che dalla lontana Russia ritorna con la medaglia d’oro al collo del titolo europeo di fioretto Under 20. Per una città come Siena, che pure vanta trascorsi prestigiosi in questo settore, riproporre periodicamente un campione o una campionessa al vertice di una disciplina che annovera migliaia e migliaia di praticanti, è certamente motivo d’orgoglio. Per noi di Mesesport sicuramente sì, ed è per questo che le dedichiamo volentieri, e doverosamente, la copertina di questo numero. • Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 Hanno collaborato a questo numero: Duccio Balestracci, Roberto Barzanti, Mauro Bindi, Elena Borri, Andrea Bruschettini, Guido Carli, Mario Ciani, Claudio Coli, Vincenzo Coli, Stefano Fini, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Francesca Guglielmi, Roberto Guiggiani, Fabrizio Lachi, Luca Luchini, Augusto Mattioli, Roberto Morrocchi, Francesco Oporti, Giulia Parri, Gigi Rossetti, Senio Sensi, Rudi Simonelli, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni. Fotografie di Paolo Lazzeroni e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Andrea Bruschettini, Bernard Chazine, Fabio Di Pietro. [email protected] Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 Progetto grafico ed impaginazione: Bernard Chazine mariociani calcio 3 Il rischio è stato concreto: quello di tornare in edicola dopo 34 giorni ed al posto del primato in classifica trovarci solo un mucchio di macerie. Sì, perché si ha un bel dire che il campionato è lungo e che si deciderà come sempre in primavera, ma quello che è successo nelle tre gare che hanno preceduto il ritorno alla vittoria col Frosinone non sono state proprio quisquilie. E non ci si venga a dire che è solo una questione di risultati, perché in quel caso si mancherebbe di rispetto all’intelligenza di tutti quei tifosi che dalla prova con l’Empoli, ma soprattutto con il rivalutato Sassuolo, hanno tratto la convinzione che il giocattolo si fosse irrimediabilmente rotto. E non solo per colpa del 3 a 4 finale. Un’iperbole si dirà, però Conte si metta nei panni dei tifosi (è stato in quelli del grande giocatore ed ora del bravo tecnico, mai in quelli di chi guarda soffrendo il calcio dall’esterno) e ci spieghi cosa dovevano pensare di diverso, nelle due occasioni citate, nel veder materializzarsi nuovamente i fantasmi dell’anno scorso quando si prendeva gol in avvio di partita o dopo il 90°. Nel caso specifico concedendo all’avversario di mettere in rete addirittura da mezzo metro dalla linea di porta (?!). Il tutto corredato da un atteggiamento palesemente rinunciatario sul piano tecnico-tattico, ma soprattutto mentale, senza personalità e senza mai fare la partita, anzi subendola da cima a fondo. Quindi niente di esasperato, se non la legittima paura di ritrovarsi improvvisamente senza più certezze, neppure quelle minime. Forse potevano essere così lungimiranti da non dare troppo peso a quello che avevano visto, ma un conto è la pazienza a cui allude spesso il tecnico bianconero, un’altra la realtà delle cose. Che per fortuna non è quella evidenziata nei due incontri incriminati, purchè non si pensi di aver risolto tutti i problemi con il ritorno al successo contro i laziali. È vero che in fondo quello che conta è vincere, ma farlo rischiando il giusto e senza fare passi avanti sul piano del gioco può rivelarsi alla lunga penalizzante. E questo i sostenitori della Robur lo sanno, tanto che per due settimane hanno tenuto il muso, tuttavia senza mai negare alla squadra il doveroso incitamento. Che poi, a guardar bene, la gente non pretende niente di diverso da quello che vuole lo stesso Conte, cioè che la squadra scenda in campo… “feroce e assassina”, non molle e rassegnata come talvolta appare. Forse basterebbe semplicemente che giocasse – pur con tutte le variabili che il calcio propone – come ha dimostrato di saper e poter fare nei primi turni. A meno che questa sorta di involuzione, che indubbiamente c’è stata, non si ricolleghi ai nostri timori di inizio stagione, cioè che questo gioco fosse troppo… ambizioso per una squadra di BRUSCA FRENATA DELLA SQUADRA DI CONTE CHE SI RIABILITA COL FROSINONE E RISCOPRE LA SERENITÀ PERDUTA Robur, una lezione salutare serie B, e che alla lunga sia poco confacente ai mezzi tecnici di molti bianconeri. Con la conseguenza che quando non siamo noi a sbagliare, sono gli avversari a metterci nella condizione di farlo. Com’è successo in fondo anche col Frosinone, con il pressing alto degli avversari che ci costringeva a scavalcare il centrocampo con lanci lunghissimi ma non sempre precisi. Tutto questo solo nei primi 45’, è vero, ma intanto nello stesso periodo gli ospiti non avevano costruito almeno tre nitide palle-gol? Quello che indispettisce di più è la constatazione che nella ripresa, un po’ per l’apporto di vivacità dato alla manovra da Troianiello (per 45’ esasperatamente lenta), un po’ per la maggior presa di coscienza dei propri mezzi, la squadra è apparsa subito più tonica e con il passare dei minuti sono arrivati anche i gol. Tutti di ottima fattura peraltro. Ma perché non farlo prima, allora, si chiedono i tifosi? Calaiò e Conte, all’unisono, sostengono che è tutta colpa della pressione alla quale sono sottoposti i giocatori (soprattutto all’inizio) e dal dover vincere ad ogni costo. Ma con tutta onestà non ci pare che il nostro sia un ambiente in grado di esercitare questo tipo di sollecitazione. E poi fra i bianconeri ci sono elementi che hanno giocato in piazze che te le raccomando… Oppure non sarà che, per il solo fatto di essere capitati in una città educata e vivibile, non si deve dire niente? Intanto quello che non avremmo più voluto sentir dire, né dal tecnico nè dai giocatori, al termine di qualche partita, è “che c’è mancata la determinazione e la grinta necessaria…”. Ma come? Allora non è una impressione sbagliata quella che talvolta si percepisce? E perché succede? Comunque se Conte è il primo a sostenere che il Siena “non può perdere queste partite…”, è altrettanto verò che certe partite non può giocarle così. Infatti la prima considerazione non è altro che la conseguenza dell’altra. Archiviata ora una delle più ‘sanguinose’ sconfitte degli ultimi anni (non tanto per i 4 gol subiti, quanto per le circostanze in cui sono maturati), dell’ultimo mese di gare resta il rimpianto per non aver azzardato di più a Trieste e il bel successo sul Padova , l’ultima volta che la Robur ha giocato praticamente a memoria, sbagliando molto sotto porta ma disegnando sul campo geometrie capaci di riconciliare molti con il calcio. Una curiosità: in questi primi 13 turni di campionato il Siena ha già affrontato ben cinque delle sei squadre al vertice e la proiezione sulle 42 partite che alla settima giornata dava quota 102 finale, oggi si è assestata sugli 80 punti. Comunque mai successo come l’ultimo è stato accolto con tanto sollievo. La squadra a questo punto della stagione ha bisogno di ripensarsi un po’ anche tatticamente, perché è un dato di fatto fatto che gli avversari gli hanno preso le misure e l’esigenza di proporre qualcosa di inedito non è più eludibile. Va da sé che Conte rimane fedele al suo… ibrido 4.4.2 (nel senso che non di rado si trasforma in 4.2.4), ma finchè non avrà trovato un assetto più stabile al centrocampo lì in mezzo si soffrirà sempre. Un centrocampo che ha avuto il suo periodo d’oro con Troianiello e Sestu (o Reginaldo) esterni e la coppia centrale formata ora da Bolzoni (di cui si sono perse da tempo le tracce senza alcun apparente motivo)-Carobbio, ora da Carobbio-Marrone. Anche il reparto arretrato ha espresso il meglio di sé con Vitiello-Del Grosso ai lati e la coppia centrale formata da Rossettini (o Ficagna) e Terzi. Oggi insomma Conte ha tutti gli elementi – infortuni a parte per farsi un’idea più completa delle risorse di cui dispone. E fare di conseguenza le scelte migliori. Ce ne sarà bisogno, perché il campionato, con il suo ritmo schizofrenico, concede poco tempo alla teoria. L’importante è ridare alla squadra continuità di risultati, ma anche – se non soprattutto - di gioco (se non altro perché senza quello i primi non vengono), nella certezza che in A salità chi più delle altre “avrà una marcia costante, anche senza squilli, ma pulita e lineare”. Parola di… ignoto. • Tre fasi della partita col Frosinone 4 MENO MALE CHEALMENO IN BI SECONDI NON SI PURGANO.. [A TECNOLOGIA: UN OBBLIGO Blatter si è arreso (ma sarà vero?). La tecnologia aiuterà gli arbitri. E i giocatori. Ma solo per i cosiddetti gol fantasma. Per l’estate prossima ci hanno promesso che almeno questa incertezza sarà tolta. Ci sono addirittura tredici progetti per tentare di capire se un pallone è entrato o no. Di tre specie diverse: una microchip nel pallone; un sistema di telecamere montato sulle porte o un insieme di telecamere in tribuna (?). Avremo quindi o un pallone “truccato”, anzi tanti palloni visto l’uso per ogni gara; o l’avvento della moviola (la tanto odiata perché toglie potere agli arbitri e assistenti – bel passo avanti), o una spia fuori dal campo (la più difficile da attuare e forse la meno esatta). Scegliete come volete ma scegliete. Magari se mettete la telecamera sotto le traverse delle porte ci auguriamo che il criterio venga esteso a tutto il rettangolo di gioco. Comunque almeno scompariranno da fondo campo quelle due patetiche figure di assistenti che sostano inoperosi in occasione delle coppe europee. Poveri Cristi! Su dieci partite interverranno una volta e potrebbero essere colpiti dalla sindrome della inutilità… Quella della tecnologia è una strada obbligata, ormai non più rinviabile pena la perdita della residua, scarsa, credibilità che riscuotono i vertici del calcio mondiale. E proprio con il ricorso alle telecamere si continua a squalificare i giocatori che barano in campo: cascatori o violenti a gioco fermo. Siamo perfettamente d’accordo, ma non si capisce perché per riparare ad un errore, o svista, di arbitri o assistenti si utilizza la telecamera a partita conclusa per punire i “furbetti”e, sempre per riparare a sviste o a errori dei direttori di gara, per azioni di gioco tale mezzo venga così violentemente respinto. CHE RIMPIANTO LA SERIE A Guardiamo con malcelata nostalgia all’attuale campionato di serie A. Un “tesoro” gettato al vento per cause che tutti conosciamo. Bastava poco, nel campionato scorso, per mantenere alla città questa eccellenza. E invece ci ritroviamo in purgatorio, con perdita di incontri di altissimo livello calcistico, con un campionato… malfermo sulle gambe e cioè discontinuo nei valori e nei risultati, con problematiche non da poco in quanto si gioca di sabato, con minori incassi per diritti televisivi e socio- economiche per l’intera città (meno tifosi delle squadre ospitate, centro chiuso il sabato giorno di shopping, ecc.). Poi guardiamo come stanno le squadre che ci hanno estromesso e ci rendiamo conto che in tante, ad esempio, Brescia, Lecce, Cesena, Bologna, Catania e …udite…udite Fiorentina, sarebbero state ancora una volta alla nostra portata, Cosicchè ce la potevamo giocare – anche con la squadra poco ritoccata – per ottenere l’ennesima salvezza. Uno stimolo in più per tornare nel calcio che conta. Gufi e tanti…ma tanti nemici permettendo. Ci consola una considerazione importante: la Società finalmente c’è. Senza presenzialismi di Presidente e Vice; senza proclami, ma con le parole giuste dette al momento giusto a chi, per forza, deve intendere. Non è cosa da poco dopo la dolorosa se non drammatica esperienza dei campionati 2008-2009 e 2009-2010. CONSIGLI DISINTERESSATI Che strana la serie B! Squadrette di centro-bassa classifica diventano il Brasile per una gara e poi ricascano nella mediocrità. E’ successo alla Triestina, al Sassuolo e al Crotone quando hanno giocato con noi… L’Atalanta ha una corazzata (più forte dei bianconeri) e dallo 0 – 2 può perdere 3 a 2 col Piacenza. La Reggina dell’inizio campionato era una squadra molle e rassegnata: ora veleggia a un punto dal Siena. I bianconeri fanno 19 punti su 21 disponibili nella gare casalinghe (un solo pareggio, con il Crotone), segnano 13 gol e ne subiscono solo 3. Trend da passeggiata verso la A. Poi vanno in trasferta, dove gli T U T T O C A M P O ] di Senio Sensi spazi dovrebbero esser maggiori e quindi favorire il nostro gioco, e in 6 gare fanno 6 miseri punti. E due sconfitte…lancinanti. Ti viene da dire che “a questi mancano gli attributi”: subito smentiti. In 9 fanno bottino pieno con il Frosinone che gioca un buon calcio! In quella gara tutti a criticare le scelte nei cambi fatte da Conte ma il campo (stavolta) gli da ragione. Siamo sempre secondi e nel campionato di B è l’unico posto dove i senesi non si “purgano”. Ora la sosta forzata di nove giorni (a Vicenza non si gioca per allagamento generale: in campo l’8 Dicembre?) e poi ecco i maremmani di Grosseto al Franchi. Il break serva per rivedere l’assetto tattico dei “nostri”. Non è un caso che contro noi TUTTE le squadre facciano bella figura. Lasciamo loro in mano il centrocampo e ci infilano come una lama nel burro. Questo costringe spesso mediani e difensori a falli da “giallo”. Il 4-2-4 funziona se si gioca di prima, se non si sbaglia nemmeno un passaggio, se c’è la condizione atletica e psicologica di tutti i quattordici schierati in campo. Obbiettivamente oggi tutte queste condizioni non ci sono. E allora una sana revisione del confermato, ma straconosciuto, modulo alla Conte, può essere parzialmente rivisto. Specie in trasferta o anche in casa con squadre tecniche come ad esempio Crotone e Frosinone, giocano con cinque centrocampisti. Il modulo non è vangelo e a noi, che non siamo allenatori, che non abbiamo giocato nella Juve ma che un po’ di calcio – da fuori – lo conosciamo, farebbe un immenso piacere vedere, almeno una volta, un 4 – 4 2 classico o, meglio un 4-3-1 2 sfruttando le grandi qualità di Brienza. Ci sta che tutti, tifosi e stampa, si stia sbagliando e, una volta verificato, saremo pronti a cospargerci la testa di cenere. Ma ci sia data la possibilità di verificare se siamo tutti “appannati” davvero. Intanto non carichiamo troppo la gara con i maremmani: per loro è la sfida della morte (circa quello che per i senesi è Siena - Fiorentina); per noi deve essere una partita con una squadra di B che ha 11 punti meno di noi e che in trasferta ha racimolato1 punto su 6 partite (ne ha perse quindi 5 su 6); ha segnato 5 gol e ne ha subiti 13. Tutto qui: rispetto massimo, ma si tratta di una squadra molto, ma molto al di sotto delle nostre possibilità Anche se mancheranno due uomini di stozzo: Simone e Daniele. Grazie alla ritrovata condizione psicologica e con meno paura di sbagliare ce la faremo. Tutti insieme, anche con qualche giusta critica, senza che nessuno si offenda. • lucaluchini calcio 5 Se crisi doveva essere, perché le prestazioni ed i risultati delle ultime gare erano stati davvero deludenti, meglio che sia capitata adesso che durante lo sprint finale, con la speranza che situazioni difficili ed errori possano essere utili a far crescere il gruppo per arrivare all’agognata promozione. Le due deludenti trasferte di Empoli e Modena (contro il Sassuolo), i rischi corsi con il Padova ed il pareggio interno con il Crotone, avevano fatto nascere preoccupate ed appassionate discussioni sulla natura dei mali che affliggevano la compagine bianconera. Dubbi e timori che, purtroppo, neppure la roboante vittoria con il Frosinone è riuscita a dissipare. Vogliamo subito sottolineare come tutto l’ambiente stia remando con l’unico scopo di raggiungere l’ambizioso obiettivo di tornare in serie A e, pertanto, certe preoccupazioni (o forse è meglio dire lamentele o insofferenze alle critiche, anche se costruttive) da parte di alcune componenti societarie ci sembrano davvero fuori luogo. Se l’arrendevolezza dimostrata ad Empoli e la masochistica prova di Modena avevano suscitato le giuste reazioni di presidente, allenatore e direttore sportivo, come si può pretendere che i tifosi, sbeffeggiati dai cugini toscani e ridicolizzati in casa dell’ultima in classifica, potessero restare sereni e distaccati? E la stampa, pur condizionata dall’amore per i colori bianconeri, non ha forse il dovere di analizzare scelte, situazioni tecniche e prestazioni dei singoli per cercare di offrire il suo contributo? Quali sono dunque, a nostro modesto ed opinabile parere, i problemi maggiori che in questo momento sembrano poter ostacolare la marcia bianconera? Iniziamo dal reparto difensivo, messo in discussione fin dall’inizio del torneo, probabilmente condizionati dai pessimi ricordi della scorsa stagione. Pur avendo mostrato ampi margini di miglioramento, spesso aiutata anche dalla modestia di molti attaccanti avversari (incapaci di capitalizzare al meglio alcuni gravi errori) la difesa del Siena continua, talvolta, a presentare colpevoli amnesie non degne di chi nutre ambizioni di primato. Rossettini, sul quale erano riposte molte speranze, pare relegato ai margini, l’unica prova di Valdez non è stata confortante ed il recupero di Brandao, come previsto, non si è ancora concretizzato. Nonostante le citate “disattenzioni”, comunque, alla resa dei conti ci sembra che affiatamento e personalità stiano crescendo e siamo moderatamente ottimisti. Per quanto riguarda l’attacco, invece, se è vero che nessuno dei nostri bomber per il momento ha fornito exploit tali da trascinare la squadra (cosa in- PREGI E D I F E T T I D I O G N I S I N G O L O R E PA R T O P E R U N A MIGLIORE OTTIMIZZAZIONE DELLE FORZE A DISPOSIZIONE In principio era l’integralismo... vece riuscita ai vari Gonzalez, Bertani, Succi e Bonazzoli) e giocatori come Mastronunzio hanno talvolta fallito occasioni davvero facili per le loro potenzialità, il livello qualitativo dell’intero reparto, rinforzato ora anche da Brienza, è fuori discussione. Importante è creare le occasioni, perché alla fine le reti arriveranno in abbondanza e, del resto, proprio Calaiò e Mastronunzio sono stati decisivi nella sofferta vittoria con il Frosinone. Abbiamo volutamente lasciato per ultimo il centrocampo che, a nostro parere, rappresenta in questo momento il punto debole della squadra. Il modulo scelto da Conte prevede che spesso i due centrali si trovino in inferiorità numerica. Ciò comporta un notevole dispendio di energie e richiede grinta, velocità e resistenza che in questo momento Vergassola e Carobbio non sembrano poter garantire. La folta batteria degli esterni, finora limitata da infortuni e problemi vari, non offre in fase di copertura adeguato appoggio con la conseguenza che spesso il Siena si trova schiacciato nella propria metà campo, incapace di ripartire o di tener palla, come sarebbe stato indispensabile, ad esempio, a Modena. Ecco perché riteniamo che in questo momento non si possa fare a meno della freschezza atletica di uno dei due giovani (Marrone e Bolzoni), in attesa che Vergassola (che rischia di fare ingiuste brutte figure) ritrovi il consueto passo e Carobbio confermi le doti che hanno caratterizzato una brillante carriera nella serie cadetta. Quando Troianiello tornerà ad essere imprendibile e concreto come è nelle sue poten- zialità e Sestu e Kamata avranno risolto i loro guai fisici, forse la loro forza sarà capace di condizionare gli avversari, ma adesso il reparto sta soffrendo troppo e condiziona in maniera negativa tutta la squadra. Infine due parole su Conte. A noi continua a piacere la voglia di vincere, la grinta, la passione che traspare da ogni movimento o parola del nostro mister. Crediamo, però, di non fargli alcun torto se ci auguriamo una maggiore flessibilità del suo “credo” tattico. È giusto e lecito che Conte voglia che la formazione senese giochi sempre in maniera “organizzata”, ma le situazioni contingenti e le capacità tecniche degli uomini che la società gli ha messo a disposizione impongono, qualche volta, diversi assetti che non devono risultare “disorganizzati” solo perché applicati saltuariamente. Le sostituzioni nella gara di Modena, ad esempio, non ci avrebbero convinto neppure se il Siena fosse tornato con i tre agognati punti e crediamo che il mister, da navigato uomo di calcio, non si debba né sorprendere né dispiacere nel constatare che anche a Siena tutti ci sentiamo allenatori e direttori tecnici e, spinti dall’amore per i colori bianconeri, proviamo ad esprimere le nostre convinzioni. Il bello di questo gioco, perché tale è e deve restare, forse è proprio questo. In attesa di poter commentare nuove esaltanti vittorie, ci auguriamo che con il Grosseto non accadano incidenti, visto che l’applicazione pratica delle norme relative alla tessera del tifoso sembra favorire proprio quei contatti fra le tifoserie e quelle possibili intemperanze che invece sulla carta avrebbero dovuto essere limitate, se non eliminate del tutto. • 6 NOI, INGUARIBILI DISFATTISTI [ FEBBRE SIAMO ESAGERATI, troppo esagerati. Il tifoso bianconero medio è un caso clinico per eccellenza. Non lascia la squadra, o almeno non rinnega i propri colori, magari salta qualche partita, ma si informa, vuol sapere, cerca notizie, su tutto quanto gira attorno alla Robure dice sempre la sua. Se le cose vanno bene si entusiasma, ambisce a traguardi impossibili, arriva a credere che un pareggio con l’Inter siano due punti persi. Quando le cose vanno male, però, si abbatte come il più depresso dei depressi. Cerca e vede colpevoli da tutte le parti, si immagina complotti vari, ed anche se l’amore per i propri colori non viene mai meno, pensa in negativo. Vuole epurazioni stile staliniano, crede che i giocatori siano diventati tutti brocchi (in fondo lui l’aveva sempre detto...) e non vede il futuro affatto roseo. Ammettiamolo, siamo così. Forse non tutti, ma la maggioranza senz’altro. Non che ci siano aspetti solo negativi sull’essere così intransigenti nel proprio amore verso la squadra del cuore, ma un pizzico di raziocinio in più non guasterebbe. Per confermare le tesi sopra citate, basterebbero solo due esempi lampanti, entrambi di pochi giorni fa. Il Siena, retrocesso in B, conquista la testa della classifica, senza tanti sforzi, già nelle prime giornate. “Quest’anno sarà un passeg- giata” dicono in tanti, “e chi ce l’ha una rosa come la nostra?” Rispondono altri, in uno stato di esaltazione quasi totale. Il Siena perde ad Empoli, pareggia in casa col Crotone e, soprattutto, crolla nel finale col Sassuolo. Il posto in classifica? Secondo, ancora in piena zona serie A, ma in tanti cominciano a pensare che la squadra sia senza attributi, che non abbia carattere, che i campioni tanto decantati non siano proprio così campioni, che l’allenatore sia improvvisamente ‘impazzito’. Se qualcuno, senza conoscere la situazione di classifica del Siena, avesse fatto un giro in città nei giorni scorsi, avrebbe sicuramente immaginato una Robur in declino, nelle zone basse della classifica e destinata ad un campionato anonimo. Un altro clamoroso esempio del nostro strano e volubile carattere, viene dalla partita vinta (anzi stravinta) per 3 a 0 contro il Frosinone. Calaiò realizza un gol fantastico, ma pochi minuto dopo viene sostituito. Apriti cielo! Come un sol uomo l’intero stadio disapprova fischiando la decisione di mister Conte. Dov’è il lato assurdo della vicenda? Risiede nel fatto che Calaìò, oscurato dal fatto di giocare insieme ad un mito del calcio senese come Maccarone, o impiegato in schemi non idonei, nel passato, nonostante le sue sempre costanti segnature, aveva sempre trovato più critici che A LT A ] di Antonio Gigli estimatori. D’un tratto, però, ecco che tutti, ma proprio tutti, vedono in lui l’eroe, colui che non deve essere toccato e chi lo fa deve essere punito (in questo caso fischiato). Tutto succede, anche in questo caso, con il Siena che veleggia al secondo posto solitario. Cosa vogliamo fare, continuare così? Esaltarsi ad ogni vittoria e flagellarsi ad ogni sconfitta nella maniera più esagerata possibile? Dobbiamo ritrovare la giusta misura, altrimenti il campionato sarà più un calvario che una corsa verso il traguardo finale. La Robur ha giocato per ben sette anni in serie A, dopo averne passati 50 tra C e D, C1 e C2. Nel corso dello scorso anno sono state sbagliate delle scelte, ma la dirigenza ha cercato di rimediare. Ha giocato bene le sue carte? Boh, lo sapremo solo a giugno, per adesso ringraziamo il cielo di essere nel grande calcio, di giocare per la serie A. in tante altre città, molto più grandi di Siena e con più tradizione calcistica alle spalle (Taranto, Messina, Pisa, Perugia, solo per fare qualche nome) sono spariti dalla scena. Non vogliamo fare quelli a cui sta tutto bene, non siamo così (tutt’altro!), ma il lamento continuo ed imperterrito non porta da nessuna parte e non aiuta di certo la squadra e la società. Tiriamo tutti nella stessa porta e ci divertiremo un po’ di più. • francescovannoni calcio 7 ANALOGIE E DIFFERENZE CON LA STAGIONE DELLA PRIMA E STORICA PROMOZIONE DEI BIANCONERI IN SERIE A ... si può fare, si può fare La relazione fra lo sport e i numeri non è mai matematicamente ineccepibile o scientificamente perfetta – per così dire – da potersi guadagnare i crismi di un teorema e men che meno l’autorevolezza di una ‘legge’. Perché, se è vero che lo sport produce numeri come espressione di risultati e quindi legati alla qualità della prestazione individuale o di gruppo, nel breve o nel lungo periodo, è altrettanto lapalissiano che certi rilievi dipendano dalla variabile del rendimento. A maggior ragione se parliamo di calcio. Il ‘verdetto del campo’ non è soltanto una ricercata locuzione giornalistica, ma è soprattutto, e con sempre maggior credito, effetto portatore di grandi sorprese. C’è un momento, però, nel quale i numeri diventano giudici inappellabili – alla corte della classifica altrettanto implacabile - di trionfi e disfatte; traguardi centrati o infausti naufragi. È a quel punto che, riavvolgendo il nastro della stagione, possiamo stabilire un ‘prima’ e un ‘dopo’ tirando le somme, proprio col totale dei… numeri, su un progetto vincente o alla fine di un cammino deludente. Lungo il percorso parlano la tendenza (il trend, direbbero gli aulici) i segnali, il ruolino di marcia, la fiducia o l’apprensione dei tifosi e, naturalmente, le statistiche e i confronti guarda caso, ancora una volta, sul campo dei numeri e della loro affidabilità. Senza avere la pretesa di pontificare con le cifre, e lungi dal voler adombrare strani presagi sul cammino della Robur impegnata a riconquistare il prestigioso palcoscenico della massima serie, tagliato lo striscione del primo quarto di campionato, nasce la curiosità di ‘rivedere’ il miracolo di otto anni fa, per coglierne possibili analogie ed eventuali differenze, nell’intimo e malcelato auspicio di poterne celebrare, anche quest’anno, il perfetto e più fedele remake. La volontà nel perseguire l’obiettivo è senz’altro identica: quella del compianto presidente Paolo De Luca si concentrava, all’epoca, sulla ‘lucida follia’, accesa nei cuori degli sportivi dal contagioso entusiasmo di un uomo - talvolta esuberante come nell’indimenticabile e profetica serata in Piazza del Campo poche ore dopo l’incredibile e rocambolesca salvezza ottenuta all’ultima giornata sul terreno di Marassi con la vittoria sulla Sampdoria – ma tanto innamorato della sua ‘creatura’ da ‘disarmare’ ogni umano scetticismo. Mentre Massimo Mezzaroma ne ha fatto una questione di…principio, rispetto al blasone, agli investimenti e ai progetti futuri. Consapevole delle difficoltà, ma con la convinzione di aver profuso ogni sforzo a sostegno della causa. Scorrendo le formazioni che il Siena mise in fila dopo aver collezionato sessantasette punti con diciassette vittorie (come la Sampdoria di Walter Novellino), sedici pareggi e cinque sconfitte (al pari del Lecce), balzano subito agli occhi il valore, la tradizione e la storia calcistica di alcune piazze. In quella serie B, nella stagione 2002-2003 - l’ ultima a venti squadre e con le quattro promozioni dirette prima dell’introduzione dei play-off - c’erano squadre come i blucerchiati, il Lecce di Delio Rossi e dell’astro nascente Bojinov e l’ Ancona (che salirono in Paradiso insieme ai ragazzi di Papadopulo) poi Genoa (proprio col Grifone la Robur scrisse, di nuovo a Marassi, la pagina memorabile di una cavalcata trionfale) Cagliari e Palermo, senza dimenticare templi come il San Paolo’ e il Bentegodi’, tutti in piedi ad applaudire i bianconeri, corsari sia a Verona sponda Hellas, che nel ’regno’ di Napoli. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Le nuove frontiere pallonare e soprattutto le loro sorprendenti dinamiche, hanno sancito l’oblio, fra le altre, della stessa società dorica (di fatto sparita dalla geografia del calcio) di Cosenza, Messina e Venezia, spalancando le porte della cadetteria a tante realtà in grado di imporsi per solidità organizzativa e lungimirante programmazione. Così, a far notizia nella serie bwin 2010/2011, targata dalla novità dello sponsor, sono le neopromosse Novara e Varese, il ‘flop’ Sassuolo (l’anno scorso semifinalista nei play-off promozione, che ha provato a rialzarsi proprio ai danni della Robur, salvo ricadere altrettanto fragorosamente contro l’Albinoleffe) e il Portogruaro, altra new entry alla ricerca di una salvezza che meriterebbe i connotati della favola. I piemontesi di Tesser insediati al vertice e i lombardi già bestia nera delle ‘grandi’. Il Siena è lì, al posto giusto, più vicino a Bertani e compagni dopo la vittoria sul Frosinone, assodato che nessuno può ragionevolmente credere nel dominio assoluto in mezzo al sovrano equilibrio che regna su un campionato nel quale il gap fra le pretendenti al trono appare labile, ma il divario fra la prima e la seconda fascia sembra decisamente più marcato. La Robur doveva essere ed è tra le ‘grandi’, dove manca il lussuoso organico del Torino o – sempre guardando al limite sin qui raggiunto - sembra rientrare, dopo qualche difficoltà e grazie alle magie di un provvidenziale e intramontabile Cri- stiano Doni, anche la ‘dea’ Atalanta, nata nel clamore estivo di un mercato faraonico. Allo stato dell’arte, insomma, qualche inciampo sembra fisiologico. Ciò che conta è esser pronti all’allungo nel rush finale, quando i punti peseranno per i primi due posti, che garantirebbero l’accesso diretto alla massima serie, senza l’incerta lotteria dei play-off dalla quale arriverà, è vero, la terza beata del torneo, ma dove pochi minuti possono mandare in fumo mesi di lavoro. Non correva questo rischio il Siena di otto anni orsono. I prolungamenti sarebbero arrivati nella stagione successiva. Guidata in campo da Michele Mignani, la truppa di Papadopulo, tanto per fare un esempio, all’undicesima giornata aveva quattro punti in meno di Calaiò e compagni e alla fine concluse in testa appaiata alla Samp, ma vincitrice per il vantaggio nello scontro diretto. Dalla parte del Siena attuale c’è l’oggettiva maggiore caratura tecnica del collettivo, anche se inserito dentro un quadro profondamente differente, stando al numero delle squadre, ma anche ai criteri di composizione delle ‘rose’. Se poi mettete accanto Giuseppe Papadopulo e Antonio Conte, vi apparirà nitida la stessa voglia di lottare, il temperamento e la schiettezza tutta toscana del ‘Papa’, con la grinta e la ‘forza delle idee’ del tecnico salentino, abituato a sgobbare per una ‘vita da mediano’ e maniacale perfezionista nell’etica del lavoro, forse qui, più che in altri profili, autentico clone del ‘condottiero’ della prima serie A. Analogie e similitudini nei tratti di un disegno ripreso e continuato, seppur con sfumature diverse, dipinte col ‘colore’ sgradevole di una retrocessione da riscattare - , ma che lo spessore degli uomini e la cura dei dettagli, mantengono intatta la speranza di un altro capolavoro. Forza Vecchio Cuore Bianconero, anche i numeri invitano a crederci. • Papadopulo (stagione 2002-203) in alto a sinistra e, sotto, Conte. Salvatore Mastronunzio 8ª giornata TRIESTINA-SIENA 9ª giornata SIENA-PADOVA 0- 0 2 -1 Pt 11’ Mastronunzio, st 26’ Succi (rig.), 43’ Reginaldo 10ª giornata EMPOLI-SIENA 3- 0 Pt 35’ Coralli, 38’ Fabbrini, st 39’ Coralli (rig.) 11ª giornata SIENA-CROTONE 12ª giornata SASSUOLO-SIENA 0 -0 4- 3 Pt 4’ Bruno, 6’ Reginaldo, 19’ Bruno (su rig), 21’ Calaiò (rig.), 38’ Calaiò, st 46’ Novelli, 50’ Masucci 13ª giornata SIENA-FROSINONE 3 -0 St 62’ Calaiò, 77’ Mastronunzio, 95’ Troianiello Classifica: Novara 29 Siena 25 Atalanta 24 Reggina 24 Livorno 21 Empoli 21 Padova 20 Varese 18 Pescara 18 Torino 17 Crotone 16 Modena 16 Frosinone 16 Vicenza 16 Albinoleffe 15 Piacenza 14 Grosseto 13 Sassuolo 12 Triestina 12 Cittadella 12 Portogruaro 12 Ascoli 8 (con 3 punti di penalizzazione) 10 calcio CHI SONO E DOVE GIOCANO GLI EX DELLA VECCHIA ROBUR RIMASTI NELLA MASSIMA SERIE Il Siena in serie A non c’è, i bianconeri sì Il Siena è scomparso dalla serie A, ma la rappresentanza degli ex bianconeri nella massima serie è rimasta comunque massiccia (se non addirittura numericamente inalterata), come ce lo ricordano spesso i commentatori nei loro interventi. Evidentemente una sorta di risarcimento postumo per il disinteresse col quale molti di loro hanno seguito le vicende di questa piccola-grande città nel calcio che conta. Con tutti questi ex si potrebbe azzardare addirittura uno schieramento-tipo con qualche ambizione, ma è sempre e solo un gioco. Maccarone, Portanova e Ghezzal, tre dei tanti bianconeri diventati ‘ex’. Allora vediamoli più da vicino chi sono e dove giocano i calciatori che vantano un passato recente o remoto in bianconero e che oggi fanno fanno parte dei vari roster della serie A. Nel BARI ne troviamo ad esempio tre: la coppia di difensori Nicola Belmonte -Andrea Masiello e l’attaccante Abdel Kader Ghezzal. Due sono invece quelli che si sono accasati al BOLOGNA di cui un centrocampista, Albin Ekdal e un difensore, Daniele Portanova. Nel BRESCIA troviamo una vecchia conoscenza del Rastrello, quel Davide Baiocco – centrocampista - che alla fine degli anni novanta, a soli 22 anni, si giocava in C1 un futuro forse non esaltante ma comunque dignitoso. Anche nel CAGLIARI è un centrocampista, Alex Agostini, a rappresentare sull’isola un minimo di senesità, per quanto vanti una sola presenza nelle file bianconere. A CESENA ritroviamo invece un altro pezzetto della recente storia bianconera, la punta Erjon Bogdani, che dal 2005 al 2007 firmò in totale 13 gol con la maglia a strisce della Balzana. Nel CHIEVO è ancora un difensore, Davide Mandelli, a suscitare qualche rimpianto…, come quell’ Houssine Kharja che nel GENOA mette al servizio del centrocampo rossoblu le sue non comuni potenzialità. Insieme a NAPOLI e PARMA, è la JUVENTUS comunque ad ospitare la colonia più nutrita di ex bianconeri, addirittura quattro: i difensori Paolo De Ceglie, Nicola Legrottaglie e Leandro Rinaudo e il portiere Alex Manninger. Fra gli azzurri partenopei troviamo la punta giramondo Christian Bucchi, il portiere Matteo Gianello e i difensori Sanchez Emilson Cribari e Juan Camillo Zuniga. Del poker parmigiano fanno parte i centrocampisti Manuel Coppola e Daniele Galloppa oltre alla coppia di ‘numeri uno’ Antonio Mirante e Nicola Pavarini. Quelli reclutati dal LECCE sono invece tre: il portiere Massimiliano Benassi e le punte Daniele Corvia e Neves Capuchio Jedou Jeda. Il MILAN a sua volta si…accontenta di uno solo, Luca Antonini, il centrocampista prestato nell’occasione alla difesa rossonera. Nel PALERMO, con l’arrivo di Massimo Maccarone, sono saliti a tre gli ex bianconeri: con BigMac l’esterno di difesa Federico Balzaretti e il portiere Francesco Benussi. Appena uno in meno nella ROMA, con i due difensori Simone Loria e Aleandro Rosi e il centrocampista aspirante punta Rodrigo Taddei. Chiude la SAMPDORIA con il portiere Gianluca Curci e il difensore Daniele Gastaldello. In tutto fanno 34 elementi per un totale di 15 squadre coinvolte (in pratica solo Fiorentina, Inter, Catania, Udinese e Lazio non contemplano nei loro organici ex senesi), coi quali si può ragionevolmente costruire una dignitosissima squadra. Ne potrebbero far parte, in un improbabile 4.4.2 (ma ciascuno può sbizzarrirsi come vuole): Manninger in porta, esterni difensivi Zuniga e Antonini, centrali Portanova e Legrottaglie; in mediana sulla fascia destra Kharja e in quella sinistra Ghezzal, al centro Ekdal e Galloppa; punte Bogdani e Maccarone. Una ipotetica seconda squadra, anche se più approssimativa, potrebbe essere formata invece da Curci; De Ceglie, Mandelli, Gastaldello, Balzaretti; Baiocco, Agostini, Coppola, Taddei; Corvia e Jeda. E l’allenatore? Non c’è che l’imbarazzo della scelta anche se, risultati alla mano, De Canio (Lecce) e Giampaolo (Catania) si lasciano preferire al più sfortunato Malesani.• AUTOFFICINA E PUNTO VENDITA Baccinetti Mauro & C. QUELL’ORDINARIAFOLLIADIIVAN [ FUORI G I O C O ] di Roberto Barzanti s.n.c. LE IMMAGINI SMOZZICATE DI ITALIA-SERBIA nell’incipiente notturna del 12 ottobre rimarranno incise nella mente di molti. Che avranno visto – mi chiedevo sbigottito davanti al televisore – i più giovani? Come avranno decifrato la sagoma di Ivan Bogdanov, Ivan il Terribile, che con tanto di teschio sul petto e ammantato di nero troneggiava sugli spalti guidando una danza macabra tra fuoco e fumo ? Aveva una vaga somiglianza con l’Uomo mascherato dei fumetti di quando eravamo ragazzi, ma nessun tratto di positivo giustiziere. Era una furia demoniaca e incarnava una testarda volontà eversiva, innestando in un avvenimento agonistico la logica e le forme del Terrore politico. Così le competizioni sportive riflettono talvolta il malessere del mondo. E disperante era l’incapacità di arginare le gesta di un manipolo di scalmanati che, a dire il vero, già per le strade (sfortunate) di Genova avevano abbondantemente dimostrato bellicose intenzioni e sfacciati gesti provocatori . Ora in prima istanza la Uefa ha comminato punizioni che Antonello Valentini diplomaticamente invita a considerare una “sentenza proporzionata”. La vittoria assegnata agli azzurri per tre a zero è una buona cosa. Una multa di centomila euro e una partita a porte chiuse con la condizionale sono sanzioni sopportabili. La Serbia se n’è buscata di ben più dure. Ma resta l’amaro in bocca. Perché nessuna lambiccata decisione Uefa è davvero proporzionata a tanta irresponsabile violenza. Le proporzioni non tornano affatto. Il rischio di un massacro era tangibile. Le finalità tutte propagandistiche anche. Altro che porte chiuse! Da chiudere per sempre ci sono odi nazionalistici senza limiti, una feroce voglia di rivalsa, crociate a sfondo razzista e un’esaltazione di morte messa spettacolarmente in scena. Come l’avranno vista, e vissuta, i bambini che credevano di assistere a una partita di calcio? Da dove viene quel lugubre uomo in nero? • Via Pescaia 64/66 53100 SIENA Tel. 05.77.42.162 Fax 05.77.22.42.73 [email protected] 11 12 gigirossetti calcio FASE INTERLOCUTORIA NELLA DELICATA SITUAZIONE CHE STA VIVENDO IL GRUPPO SPORTIVO NEROVERDE Il San Miniato? “Come d’autunno sugli alberi le foglie...” Il mese di novembre potrebbe rappresentare per il San Miniato il mese della svolta per una consacrazione stabile e definitiva nell’èlite del calcio giovanile provinciale. Alcune importanti società del mondo professionistico, appresa infatti la notizia dell‘allarme lanciato dal Presidente del sodalizio neroverde Gigi Toscano (le cui dimissioni sono sempre lì sul tavolo), si stanno facendo avanti, visto il livello di considerazione acquisito dalla Società non solo in provincia ma anche in Toscana, in Italia ed all’estero quando ha partecipato ai vari Tornei internazionali. E questo sia per etica comportamentale dei propri atleti e della sua dirigenza, cosa questa non comune a tutti, che per gli ottimi risultati sportivi raggiunti in trent’anni di onorata attività, interessandosi e proponendosi di mettersi a disposizione per una fattiva collaborazione di massima. Una fiducia che ovviamente non può che derivare dalla serietà e dalla trasparenza amministrativa e organizzativa con la quale fino ad oggi la Società è stata gestita. Incentivare l’attività ed investire su di un gruppo ben avviato che, per il novanta per cento svolge attività di puro settore giovanile, non è poi tanto difficile se non vengono meno le risorse, almeno quelle indispensabili; non a caso infatti in questi anni il San Miniato si è sempre distinto come una Società di infinite e grandi potenzialità, in grado di aggregare migliaia di bambini, rassicurando al tempo stesso molti familiari e mettendo loro a disposizione im- pianti sempre più all’avanguardia, e pensando solo all’attività sportiva come valore umano, di aggregazione e di amicizia. Purtoppo oggi, malgrado gli ottimi risultati sportivi raggiunti dai ragazzi in questo avvio di stagione, tutti questi princìpi e valori sembrano d’improvviso scomparsi nel nulla, diventati lettera morta per coloro che sono ai vertici delle Istituzioni. Evidentemente non sono serviti a nulla i tanti sacrifici dei familiari dei bambini, del volontariato e della dirigenza del Gruppo Sportivo per far sopravvivere in maniera decorosa questa realtà. Contano indubbiamente molto di più altri interessi, altri fattori, altre logiche che ai genitori e ai dirigenti rimane difficile capire, o meglio si capiscono anche troppo, se si vogliono capire; di sicuro i giovani calciatori di oggi quando saranno adulti lo capiranno... È, quello raccontato, il “Toscano pensiero” a distanza di un mese dalle dimissioni, pieno di amarezza per quello soprattutto che si sperava dovesse accadere e che invece non ha portato nulla di nuovo sotto questo cielo che ha il grigio come colore dominante. Così, tenuto conto della volontà del presidente di passare la mano se non interverranno forze nuove a sostegno del Gruppo Sportivo, il San Miniato , nella sua ultima assemblea, ha provveduto a nominare la commissione elettorale nelle persone dei soci, Celi, Turchi e Viligiardi, che avranno il difficile compito di trovare nuovi soci da inserire nel gruppo dirigenziale che dovrà poi nominare i nuovi vertici e tutto l’assetto organico della Società. Al tempo stesso il presidente ha programmato, in assenza di eventi utili alla causa, una conferenza stampa per la metà del corrente mese per illustrare alla città e a tutti i familiari dei propri tesserati le ragioni della irrevocabile rinuncia a rappresentare legalmente la Società. Il momento difficile dunque perdura. Ogni tanto solo un debolissimo segnale di buona volontà che rimane (purtroppo) però soprattutto più nelle intenzioni che nei fatti. Continui rimandi che sembrano lasciare tutti quelli che hanno a cuore le sorti del Gruppo Sportivo neroverde, il più grande e organizzato della città , “come d’autunno sugli alberi le foglie…” • danielegiannini scherma 13 Per la prima volta un’atleta senese, la cussina Alice Volpi, si aggiudica il titolo europeo Under 20 di fioretto. Titolo anche nella prova a squadre dove in quella maschile brilla il compagno di sala Lorenzo Bruttini. Dalla Russia con... tre ori Alice Volpi è la nuova regina del fioretto Europeo under 20. Al termine di una gara entusiasmante, dove poco o nulla ha concesso alle avversarie, la cussina ha conquistato il titolo continentale a spese della compagna di nazionale Stefania Straniero. La schermitrice del Cus Estra-Consum.it era partita alla volta della cittadina russa di Lobnya, a poche decine di chilometri da Mosca, con l’intenzione di ‘fare bene’; la preparazione era stata ben curata, con impegno, e con una rifinitura importante che veniva dai dieci giorni di lavoro svoltosi a Tirrenia insieme alle ‘grandi’ del fioretto azzurro in procinto di partire per Parigi, sede del Campionato del Mondo 2010. La giovane cussina, classe 1992, dopo la fase di qualificazione a gironi, accedeva al tabellone della eliminazione diretta da ‘32’ nel quale esordiva con un 15/1 sulla greca Stantsiou; nel successivo incontro superava la tedesca Gollan con un secco 15/5 per accedere alla zona medaglie battendo 15/6 la russa Kokulina. Dopo la pausa che precede gli assalti del tabellone finale, la fiorettista senese saliva in pedana con immutata determinazione e, nonostante il buon livello delle avversarie, superava in semifinale, per 15/8, l’ucraina Moskovska per andare a conquistare la medaglia d’oro sulla compagna di squadra, campionessa italiana 2010, con un perentorio 15/5 che non lascia dubbi sul meritatissimo titolo. Non era andata invece bene la giornata del- l’altro cussino impegnato in Russia; infatti lo spadista Lorenzo Bruttini, dopo un girone di qualificazione impeccabile, che lo posizionava al primo posto della classifica di eliminazione diretta facendolo accedere direttamente al tabellone da ‘32’, contrapposto all’israeliano Frielich, andava subito sotto di cinque stoccate non riuscendo più a recuperare completamente lo svantaggio. L’incontro finiva 1215 e lo spadista senese si doveva accontentare del 17° posto, ben al di sotto delle proprie capacità e delle aspettative iniziali. Passano tre giorni e i nostri atleti sono nuova- 14 danielegiannini scherma mente in pedana per la disputa delle prove a squadre. In entrambi i casi, fioretto femminile e spada maschile, gli ‘azzurrini’ partono favoriti e questa volta il numero uno del tabellone viene mantenuto fino alla conquista del titolo continentale. Le fiorettiste confermano il titolo già vinto nel 2009 ed insieme ad Alice salgono sul gradino più alto del podio le toscane Calissi e Monaco e la veneta Straniero. Senza pensieri la marcia delle ragazze che saltato il tabellone delle ‘16’ per merito di posizione, superano nelle ‘8’ la Repubblica Slovacca per 45/30, in semifinale la Polonia per 45/29 e si aggiudicano il titolo sull’Ucraina per 45/21 con la cussina che totalizza un impressionante 16/0 nei tre assalti di finale. Regolare anche la marcia della spada maschile con Lorenzo insieme al ligure Bino, l’umbro Santarelli ed il siciliano Fichera; anche in questo caso Italia numero uno del tabellone e già nelle ‘8’ dove batte l’Ungheria 45/35 per poi superare l’Ucraina con un combattuto 45/41. In finale, contro Israele, non c’è storia ed è proprio l’atleta senese a mettere a segno molte delle stoccate che sanciranno il definitivo 45/30 dell’Italia campione d’Europa. Cussini d’oro dunque ma è l’Italia a dare lezioni di scherma a tutta l’Europa; infatti alla fine dei Campionati sono state ben 15, di cui 8 d’oro, le medaglie conquistate dai giovani schermitori azzurri rendendo indimenticabile l’edizione 2010 della rassegna continentale. Nel mese di ottobre è iniziata anche l’attività nazionale con la prima prova ‘Cadetti’, under 17, svoltasi ad Ariccia per il fioretto ed a Novara per la spada. Complessivamente positivo il risultato per il CUS che ha visto, in ognuna delle prove sia maschili che femminili, almeno un atleta qualificato per la prova under 20 ed in linea per la qualificazione al Campionato Italiano di categoria riservato ai migliori 36 schermitori di ogni arma. Migliore posizione in assoluto per la fiorettista Sofia Monaci classe 1996, al primo dei tre anni della categoria, che raggiunge il 9° posto superata dalla navacchina Paita nel tabellone delle ‘16’. Per la giovane cussina gara da considerare sicuramente positiva visto che ottiene sia la qualifica alla prova della categoria superiore, i ‘Giovani’, che un punteggio in grado di garantire la qualifica al Campionato Italiano. Nel fioretto maschile stesso risultato per Bernardo Crecchi, classe 1995, che viene fermato al 16° posto dal mestrino Posapiano per 10/15; peccato perché fino a metà incontro lo schermitore veneto era sembrato alla portata del cussino che poi non ha saputo più anticipare o fermare le partenze del suo avversario. Nella stessa prova in gara anche Lorenzo Giannini e Carlo Alberto Stortini, entrambi alla prima esperienza in categoria, che non sono andati oltre i primi turni della gara. Nella spada ancora prova positiva per Valentina Soldati, 22ª, Anna Carboni, 38ª, e Bernardo Crecchi, 21°, tutti qualificati per la prova ‘Giovani’ ed in linea con la possibilità di qualificarsi al Campionato Italiano. Eliminati invece nei primi turni delle rispettive prove Maddalena Cerretani e Bernardo Rosseti. Ripresa anche l’attività ‘Master’, over 40, che dopo il 21° posto ottenuto da Franco Dei nel Campionato Mondiale Veterani svoltosi a Porec, ha visto gli atleti del CUS scendere di nuovo in pedana dimostrando, ancora una volta, l’elevata qualità tecnica degli schermitori senesi ormai da anni protagonisti di queste categorie. Nella prima prova del circuito nazionale Master svoltasi a Busto Arsizio i due cussini presenti hanno entrambi raggiunto il podio: Filippo Carlucci si è classificato al secondo posto nella sciabola over 40 superato dal romano Lanciotti per una sola stoccata, 9/10, mentre Franco Dei ha concluso la gara di fioretto over 50 al terzo posto battuto 8/10 dal veneto Capellini. Non ci resta che sperare che questo inizio di stagione che porta dalla lontana Russia, in casa CUS, tre medaglie d’oro, sia di buon auspicio ai risultati dei prossimi mesi ed ai futuri traguardi che gli schermitori senesi potranno raggiungere. Certo è che nella palestra dell’Acquacalda non staremo ad aspettare con le mani in mano ma continueremo a lavorare per poter dare ai nostri atleti la giusta preparazione tecnica e quella convinzione di potercela sempre fare qualunque sia l’avversario di fronte a loro in pedana.• In alto, la squadra femminile azzurra; sotto, Lorenzo Bruttini ed Alice di spalla. Nella pagina precedente, il momento della premiazione e la Volpi in pedana. 16 L’avvio della stagione calcistica e cestistica, a leggere e sentire i commenti anche nazionali della vigilia, aveva dato, a chi li avesse ascoltati e letti con mente ingenua, l’impressione che Robur e Montepaschi Mens Sana fossero soggette a un destino comune: quello di essere le sicure mattatrici dei rispettivi campionati per il 2010-2011. La Robur, partita in tromba, con una serie di vittorie e pareggi, veniva subito data come promossa in serie A, appena dopo le prime partite. La convinzione trovava concordi numerosi commenti sportivi scritti sotto la buona impressione dell’avvio dei senesi. Il risultato è stato quello di aver creato un clima di aspettativa sovradimensionato rispetto alla realtà. Designare i vincitori dopo solo alcune giornate di gioco è esercizio tanto inutile quanto mistificatorio, e se questo è vero in assoluto, tanto più lo è nel caso di questo campionato di calcio di B, nel quale la presenza di compagini agguerrite, tecnicamente ben attrezzate e determinate a giocarsi l’accesso alla A è assolutamente determinante. Il prosieguo del campionato e i risultati che sono sotto gli occhi di tutti in questo avvio di novembre parlano chiaro: il Novara è in fuga e continua la strisciata formidabile che la ac■ ducciobalestracci compagna dalla promozione dalla C alla B. Squadre come Empoli, Atalanta e altre ancora hanno fatto vedere di che pasta sono fatte. La Robur, per parte sua, dopo l’avvio positivo, fa intravedere un futuro preoccupante. A Empoli ci stava la sconfitta, ma non in quel modo né di quelle dimensioni. Il pareggio a reti bianche con il non strabiliante Crotone è stato deludente. La partita contro il Sassuolo ha avuto dell’irreale. Un Siena che gioca male; che riesce comunque a risalire lo svantaggio; che alla fine dei tempi regolamentari vince per 3 a 2; che sul 90° si fa riagguantare il pareggio perché la difesa è andata già a fare la doccia; che, a pochi secondi dalla fine dell’extra-time, lascia entrare in rete l’incredibile pallone del 4-3 per i padroni di casa; un Siena così è roba da non credersi. Altro cha ammazza-campionato: qui c’è da cominciare a lavorare parecchio e senza perdere un minuto. Quando è cominciato il campionato di basket, è successa la stessa cosa con la Mens Sana. Nonostante che gli stessi dirigenti senesi avessero detto a chiare note che i bian- Robur e Mens Sana sotto il peso del prono pronost stico ico coverdi non sono i favoriti allo scudetto, i commenti dopo le prime due giornate davano la compagine di viale Sclavo come destinata al sesto tricolore, senza quasi concorrenti. Che sarebbe stato un campionato in salita (dati anche gli inserimenti nuovi; l’assetto della squadra decisamente inedito; la necessità di ricreare quella sintonia di gioco che aveva dettato legge in passato) era, al contrario, chiaro a chiunque guardasse le cose con serenità, competenza e oggettività. E, infatti, dopo l’avvio in cui la Mens Sana aveva vinto ma non del tutto convinto, è subito arrivata la sconfitta alla terza giornata e i commenti degli opinionisti nazionali si sono repentinamente volti al negativo: mai successo in tanti anni che la Montepaschi perdesse così, presto; la favorita Milano è in testa di classifica come era logico; si chiude un ciclo; la Mens Sana che cannibalizza i campionati si ridimensiona; la grande signora di questi ultimi campionati è avviata sul viale del tramonto, e via compiangendo. La campagna mediatica nazionale era stata, anche in questo caso, irritantemente pressante all’inizio ed è, ancora una volta, irritante nei suoi commenti negativi dopo la prima sconfitta. C’è da sperare solo che, per come si stanno mettendo le cose nei due campionati, l’artificiosa pressione si smonti: che i commentatori comincino a guardare da altre parti e comincino a prefigurare gloria, allori e aspettative per altre compagini. Così, almeno, si farà finita di creare scenari irreali e le due squadre potranno, si spera, lavorare in serenità a risistemare il loro gioco. Che è la prima cosa che c’è da fare in questo momento e l’unica che ci interessa davvero che sia fatta. • a cura di elenaborri 17 polisportiva In programma il 3 dicembre prossimo la settima edizione del 'Premio di composizione Ciani' Musica e sport si fondono nel nome di Simone Un flauto, anche ottavino, un clarinetto ‘piccolo’ o ‘basso’, un sassofono soprano, contralto, tenore e baritono, un violino, un violoncello ed un pianoforte: sono questi gli strumenti, sapientemente accordati tra loro, con i quali sei giovani talenti italiani di musica contemporanea si sono conquistati, tra i tanti aspiranti, un posto all’interno del Premio biennale ‘Simone Ciani’, ormai giunto alla sua settima edizione. Una kermesse di composizione musicale nata nel 1998 su volontà di Mens Sana 1871 per rendere omaggio alla straordinaria levatura del giovane intellettuale senese – scomparso due anni prima – e ricordarlo attraverso la promozione di una delle arti che più amava. Venerdì prossimo 3 dicembre alle ore 18:00, nella suggestiva cornice della Sala degli Specchi dell’Accademia de’ Rozzi, l’orchestra del Premio diretta dal maestro Giuseppe Baldesi eseguirà i sei brani in concorso precedentemente selezionati: ‘Miniature’ di Matteo Durbano, ‘Concretion’ di Elena Cattini, ‘Minime Variazioni’ di Federico Cumar, ‘Cantu a Concordu’ di Maurizio Erbi, ‘Antoncello’ di Caterina Paoloni e ‘Ninfa’ di Stefano Vicelli. Presidente della giuria esaminatrice il maestro Ruggero Lolini (apprezzato autore di oltre 190 composizioni cameristiche e sinfoniche, dal 1968 al 1997 consulente musicale per la RAI), che al termine delle esecuzioni decreterà il vincitore. Tre giovani ginnaste del gruppo Mens Sana Ballet danzeranno poi sulle coreografie del direttore tecnico bianco-verde Beatrice Vannoni per allietare il pubblico durante le inevitabili pause che si renderanno necessarie per consentire alla giuria di emettere il suo verdetto. Ma quest’ultima non sarà l’unica novità che la settima edizione del Premio Ciani porterà con sé: da questo anno, infatti, Mens Sana 1871 - storica promotrice dell’evento - potrà contare sulla sponsorizzazione di Novartis Vaccines and Diagnostics: due capisaldi dell’immaginario collettivo senese insieme, travalicando la propria mission istituzionale, per ricordare la sensibilità di Simone, scrittore, musicista e critico, giovanissimo esteta, portavoce di valori tanto alti quanto sempre più rari nei ragazzi di oggi. Se fu lui stesso a scegliere la musica classica quale colonna sonora della propria esistenza, “l’unica in grado di sottolineare le emozioni che la vita mi offre ogni giorno […] quella che maggiormente ne accompagna e sottolinea le fasi, le svolte, i caratteri...”, sarà per la polisportiva biancoverde un onore perpetuare questa sua grande passione. • L’importanza dell’iniziativa valutata da chi la frequenta Parafitness, una palestra di vita La vita li ha messi davanti ad una prova molto difficile: seduti su una sedia a rotelle e doversi confrontare con un mondo fatto solo per chi cammina. Un’importante goccia nel mare il Progetto Parafitness che, insieme a Mens Sana 1871, non ha come proposito quello di abbattere le barriere, ma di fare in modo che sia lo stesso disabile a superarle con le proprie forze. Nata da un’idea di Leonardo Tafani, responsabile del progetto e coordinata da Lucia Filippeschi, Parafitness è un’iniziativa a carattere sociale sostenuta dalla Fondazione Monte dei Paschi. Da parte sua Mens Sana 1871 partecipa mettendo a disposizione gli spazi e le attrezzature della propria sala pesi con la guida di personal trainers ed eseguiti sotto costante monitoraggio medico. Ma ecco le testimonianze di alcuni degli atleti coinvolti nel progetto stesso.. Lorenzo Coradeschi, Presidente Associazione Paraplegici Siena: “IParafitness rappresenta un’ottima possibilità per un disabile di fare ginnastica senza restarsene chiusi in casa o essere costretti a sfruttare la fisioterapia ospedaliera. Andando in palestra tonifichiamo la parte attiva, aumentando la nostra autonomia nel quotidiano. Da non sottovalutare anche l’aspetto relazionale. Parafitness rappresenta un’occasione per interagire, conoscere nuova gente. Voglio dire che ciò che più spesso manca tra le persone che soffrono del mio stesso disagio è il coraggio di uscire, di mostrarsi: negli anni ‘70, dopo l’incidente, i miei amici facevano 72 gradini con la carrozzina in braccio per portarmi allo stadio e poco importava se in Piazza della Posta i bambini mi guardavano come un alieno. Da allora sono passati tanti anni, molte cose sono cambiate, altre meno. Una prospettiva per il futuro? Agire in maniera democratica, abbattendo le barriere e sviluppando una migliore educazione. Per esempio, ricordarsi che quando si parcheggia di fronte ad una rampa...” Johnny Storari, laureando in Scienze Politiche: “Premetto che non sono uno sportivo nel senso stretto del termine. Frequento Parafitness per potenziare la muscolatura superiore, il che significa avere più autonomia, soprattutto quando sono in viaggio. Sono stato 4 mesi a Barcellona in Erasmus, ho visitato tutto il Nord Europa, Lisbona, la Danimarca: oasi felici rispetto alla maleducata Italia, dove girare da soli in carrozzina è un impresa a dir poco titanica. Anche andare al cinema diventa un lusso tra città storiche, gradini e servo-scala.” Lorenza Losi e Pietro Giannitti Lorenza Losi: “Prima dell’incidente ero una fantina professionista e i cavalli erano tutta la mia vita. Poi nel 1995, l’incidente e tutto è cambiato. Ho anche provato a rimontare in sella, ma mi intristiva non sentire più il contatto con l’animale, per questo ho preferito rinunciare. Adesso provo attività diverse, con le quali non scatta il confronto con ‘prima’: frequento Parafitness e vado in piscina, per sentirmi più libera. Lo sport più bello? Giocare con il mio piccolo Mirko, 18 mesi. Incredibile come viva serenamente la mia situazione: mi chiama mamma brum brum e adesso che cammina è lui a portarmi dove vuole”. basket Con la SuperCoppa la Mps ha fatto 13! TITOLI E TROFEI VINTI DAL 2002 2002 1 - COPPA SAPORTA 2004 2 - CAMPIONE D’ITALIA 3 - SUPERCOPPA ITALIANA 2007 4 - CAMPIONE D’ITALIA 5 - SUPERCOPPA ITALIANA 2008 6 - CAMPIONE D’ITALIA 7 - SUPERCOPPA ITALIANA 2009 8 - COPPA ITALIA 9 - CAMPIONE D’ITALIA 10 - SUPERCOPPA ITALIANA 2010 11 - COPPA ITALIA 12 - CAMPIONE D’ITALIA 13 - SUPERCOPPA ITALIANA 19 20 L’IMPORTANTE È CHE UNA SUPERCOPPA FACCIA PRIMAVERA! [ ] V I S T A D A L O N T A N O di Rudi Simonellii LA DISCESA DELLE FOGLIE GIALLE e l’incanto dei riflessi dorati valgono bene una palla a due globale, un “tip off” universale in lunga sequenza con SuperCoppa poi Campionato, Eurolega ed infine NBA. Coinvolti in ciascuno di questi palcoscenici Pianigiani e Banchi dovranno dividere e condividere lavoro ed opinioni, dando a noi le briciole di riflettere solo sugli indizi. Quali indizi? Nel 2007 la vittoria di quasi 50 punti con un incredibile parziale di 32-0 nel cuore della sfida, contro la Benetton fu un record premonitore di una stagione trionfale, così come i trenta punti rifilati nel 2008 all’ Air Avellino ed il ventello sulla Virtus del 2009. Differenze quest’anno? Direi di no. Lo strano destino della SuperCoppa in questi anni duemila è quello di dare risultati così bugiardi che l’unica verità analizzabile è quella di trovarsi di fronte a squadre che devono ancora conoscere e conoscersi. Una cosa certa è il fatto che il rinnovamento della Mens Sana scongiurerà il ben noto pericolo “pancia piena” definito da Minucci nella stagione 2004-2005. Quella stagione iniziò con una vittoria in Supercoppa contro la Benetton, 85 a 77 ma già al terzo quarto la MPS dominava 74 a 56, giocando un basket stupendo, soprattutto in attacco, fatto di grande circolazione di palla, di tiro da fuori mixato con un Galanda da manuale anche in area. Ma appunto la scorpacciata di vittorie di Recalcati e C. (Bronzo Europeo 2003, Argento Olimpico , Final Four Eurolega , Scudetto e Supercoppa 2004) rese faticosa la digestione del resto di quella stagione, chiusa malinconicamente a Marzo del 2005 con l’allontanamento di Myers. Si può invece ragionare solidamente sulle prospettive che le nuove squadre ci offrono. È bello visualizzare le potenzialità, la cop- pia massima, figurare come potrebbe una squadra tirare fuori il meglio di se. Per esempio in NBA mi è piaciuto l’approccio mentale dei Miami Heat. Questa franchigia ha fatto una scelta che la costringerà ad un solo risultato: vincere il titolo. La difficile conferma di D Wade, seguita da clamorosi colpi di Chris Bosh e Le Bron James non lasciano scampo. Soprattutto Le Bron, dopo che Cleveland ha fatto di tutto per fargli avere una squadra da titolo affiancandogli a turno Wally Scerzbiack, Mo Williams, Ben Wallace, Anthony Parker, fino ad arrivare persino a Shaquille O’Neal e per ultimo Antwan Jamison, non potrà più fallire. La prima partita è stata subito sconfitta, ma qui sta il punto: guardare oltre! La squadra ha perso a Boston contro i vice campioni del mondo, giocando però una grande difesa, (solo 88 punti concessi ai padroni di casa) perdendo nel finale dopo aver tirato col 27% nel primo tempo. Ovvio che la stessa squadra con un D Wade appena decente e con un maggiore affiatamento offensivo ritornerà a Boston con le carte in regola per vincere. Guarda oltre. Cosa prospetta la MPS? Abbiamo la certezza di un play di altissimo livello in Eurolega, fa un po’ tristezza dire che l’infelice inizio di TMAC in Spagna confermi che il cambio generazionale sia arrivato al momento giusto, ma la realtà è che la Mens Sana riparte da questo punto fermo. In tanti anni però trovo difficile ricordare un play di alto livello con così poca voglia di tirare da fuori. Ricordo molto bene il primo anno di Mike D’Antoni a Milano, 1977-78. Lo chiamavano Arsenio Lupin per la sua capacità di rubare palloni, ma sembrava che il suo punto debole fosse quel tiro che si prendeva ma che spesso faceva padella. Poi sappiamo che forza d’urto quel tiro assunse nel corso degli anni. Per Lester Bo la situazione è particolare. Ruba palloni, serve ottimi assists, ha grande personalità ma sembra proprio che il tiro da fuori sia la sua allergia, al di la delle percentuali che può avere. Ovvio che in questo contesto Carraretto potrà più di una volta intervenire mettendoci del suo come anche Shaun Stonerook che non dovrà spaventarsi se sbagliando si troverà per la quinta volta a campo aperto e non dovrà rifiutare un tiro da tre che potrà affossare la fiducia difensiva degli avversari, perche il tiro da fuori è nel suo DNA e nella sua mano dolce. Il primo anno con Pianigiani si prese 138 tiri in 44 gare con un super 43,5% l’anno scorso è sceso a 111 tiri ( ma in 40 gare) col 35%. Comunque è nella difesa che questa squadra deve ritrovarsi. In certi campi come il leggendario PalaIgnis concedere tiri aperti in serie può significare la fine, ma ovviamente non è il momento di scoraggiarsi. Varese –Siena: Die Mutter aller Spielen: “La Madre di tutte le partite”, per i tedeschi nel 2006 era Italia-Germania, e possiamo capirli, per noi è Mens Sana Siena-Pallacanestro Varese. A partire dai 9000 del 1978, per passare ai tre tempi supplementari del 1980 fino ad arrivare alle 3 sconfitte su 4 partite a Varese negli ultimi anni, questa sfida ha sempre avuto significati profondi. Stonerook ha dichiarato molto seriamente: abbiamo perso troppi palloni, ci siamo presi tiri forzati, abbiamo concesso tiri facili, cioè l’abc del basket della MPS di Pianigiani. Il messaggio è interessante: se non arriviamo neppure all’abc, dobbiamo lavorare duro. C’è tempo, ma sarà meglio che lo si capisca da subito. Shaun lo ha detto con grande serietà e la squadra dovrà seguirlo. Atrimenti saranno dolori. • Supercoppa 2010 21 L’ALBO D’ORO DELLA SUPERCOPPA (e relativi mvp) 1995 – BUCKLER BEER BOLOGNA 1996 – MASH JEANS VERONA 1997 – BENETTON TREVISO 1998 - TEAMSYSTEM BOLOGNA 1999 – ROOSTERS VARESE 2000 – ADR ROMA 2001 – BENETTON TREVISO 2002 – BENETTON TREVISO 2003 – OREGON SCIENTIFIC CANTU’ 2004 – MONTEPASCHI SIENA 2005 – CLIMAMIO BOLOGNA 2006 – BENETTON TREVISO 2007 – MONTEPASCHI SIENA 2008 – MONTEPASCHI SIENA 2009 – MONTEPASCHI SIENA 2010 – MONTEPASCHI SIENA (Orlando Woolridge) (Giacomo Galanda) (Denis Marconato) (Alessandro Abbio, Kinder BO) (Andrea Meneghin) (Jerome Allen) (Tyus Edney) (Tyus Edney) (Nate Johnson) (David Vanterpool) (Marco Belinelli) (Marcus Goree) (Shaun Stonerook) (Terrel McIntyre) (Romain Sato) (Bo McCalebb) 22 maurobindi basket Sono ancora molti i dettagli da registrare in questa fase di passaggio dal vecchio al nuovo, ma il ‘sistema’ resta una garanzia Stimolati dalle nuove sfide La scoperta che la Montepaschi non è invincibile, sembra aver colto di sorpresa qualcuno. Gli stessi che forse davano per scontate le vittorie senesi degli ultimi anni. E questo rafforza il fatto che nella nostra “partigianeria” forse siamo sempre stati molto più obiettivi di chi imparzialmente, avrebbe dovuto commentare gli eventi. Anche nelle ultime stagioni ad ogni inizio di campionato ci siamo detti che sarebbe stato difficile ripetere i record dell’anno precedente e lo stupore reale era poi nel constatare che quel poco di migliorabile che c’era veniva sistematicamente colmato e addirittura aggiornato. Oggi invece c’è una consapevolezza diversa e cioè che è assolutamente inutile caricare sulle spalle del gruppo attuale il peso del passato. Anche perché vecchi e nuovi fanno continuamente i conti con un certo retaggio degli ultimi anni, che poi è quello per il quale tutti gli avversari moltiplicano i propri sforzi per poter battere i campioni. Onori ed oneri tipici di chi indossa maglie gloriose,come a buona ragione possiamo definire la maglia bianco-verde della Montepaschi. A fare la differenza però in questo caso è la possibilità di poter lavorare con i giusti stimoli e senza pressioni negative, con la percezione che non può essere una sconfitta a determinare il cammino di questo gruppo. Questo perché il campionato, e a maggior ragione l’Euroleague, ci indicano un livello competitivo molto alto e questo accresce la possibilità di dover gestire un “evento” come la sconfitta, alla quale abbiamo perso un po’ l’abitudine. Diciamo che è una valutazione ambientale, che non riguarda squadra e società, che hanno senza dubbio una percezione più attinente delle difficoltà di questa stagione, ma entrando sempre più nel vivo delle competizioni anche il contorno può recitare un ruolo importante garantendo quella dose di tranquillità che è necessaria in una fase di passaggio come questa. Non che la sconfitta di Varese abbia generato particolari malcontenti, anzi l’atteggiamento è stato assolutamente consono alla situazione, ma dopo aver vissuto con molta dignità tante stagioni da comprimari ed aver scalato la vetta fino ad arrivare alla sua sommità per rimanerci tempi inimmaginabili per lo sport moderno, è lecito temere che qualcuno faccia difficoltà a riappropriarsi di una normalità che vede comunque la Montepaschi rimanere squadra da battere, ma con certezze meno evidenti che nel passato. Tutto logico ed anche scontato, perché la squadra senese è ancora un cantiere aperto. Però dobbiamo registrare che nella pochezza dei riscontri offerti da questo scorcio di stagione, la Montepaschi è già riuscita ad ipotecare uno degli obiettivi dichiarati, cioè l’accesso alle Top 16 di Eurolega. Al di là della considerazione che il calendario le ha offerto un’opportunità importante di affrontare ad inizio competizione le squadre più accessibili del girone in stretta successione, non possiamo minimizzare il valore della vittoria di Vilnius contro il Lietuvos Rytas ed anche l’importanza degli scarti contro Cholet e Cibona, perché danno già un’intonazione positiva a questo inizio di stagione e di grande sostanza. Manca ovviamente la continuità al gioco senese, folate di grande intensità, specie difensiva, si alternano a periodi di amnesie che non permettono di far risultare compiutamente quella superiorità che per ora si intravede, ma il lavoro è ancora lungo e la fisionomia reale della squadra risente probabilmente anche degli aggiustamenti fatti in corso d’opera determinati dai problemi fisici di Hairston. Va detto che la Mens Sana, più di qualsiasi altra avversaria italiana e forse anche di molte squadre in Europa, ha “cavalcato l’onda” determinata dalle nuove dimensioni del campo facendo delle scelte in termini di giocatori e quindi di gioco ben precise. Meno perimetralità e spostamento dell’asse offensiva più vicino al canestro, con tanti giocatori capaci di attaccare il ferro ed un centro come Rakovic che sta dimostrando quelle buone attitudini in post basso per cui è stato ingaggiato. Premettendo una considerazione, che è quella di vedere nello staff senese la solita grande capacità progettuale, dobbiamo verificare che limitatamente a queste prime giornate di campionato, il resto delle avversarie sembra aver gestito questo passaggio regolamentare senza evidenti aggiustamenti, tanto da non notare significativi cambiamenti percentuali nella suddivisione dei tiri da 2 e da 3. Fa spicco quindi vedere la Montepaschi essere passata da quasi 24 tiri da oltre l’arco dello scorso anno con il 42,7%, agli 11 attuali con il 33%, con tutte le considerazioni possibili ed immaginabili. Cioè dall’esser passati da una serie di ottimi tiratori perimetrali a dei grandi penetratori che cercano di occupare diversamente gli spazi concessi dallo spostamento delle linee interne al campo. La nostra realtà ipotizzata, si avvicinava di più a quanto stanno facendo gli uomini di Pianigiani, che non a quanto si è visto finora sui parquet. Ma ciò non vuol dire che nella sostanza uno dei rischi più evidenti che la Montepaschi si trova ad affrontare fino a questo momento, è che gli avversari cercano di intasare la propria area con l’obiettivo di rendere più difficile le percussioni degli attaccanti senesi, cosa che in certi momenti rende l’attacco biancoverde non molto fluido. Questione senza dubbio di tempi e spaziature che ancora si devono consolidare, ma la tendenza di sfidare la Montepaschi sull’arco dei 3 punti potrebbe diventare una costante. Come quella di proporre la zona contando su questa scarsa propensione perimetrale. Ciò che fa e farà differenza, è la convinzione con cui si approcciano le varie situazioni e se vogliamo individuare uno degli aspetti che più di altri hanno fatto la differenza in questi anni, è che alla Montepaschi si lavora nell’ottica di creare certezze soprattutto mentali. Che poi sono quelle che ti permettono di affrontare sempre con grande fiducia ogni frangente della stagione ed anche delle singole partite o frazioni di esse. È un processo lungo in cui le vittorie hanno un effetto chiaramente insostituibile, ma questo passa nella stragrande maggioranza dei casi anche attraverso la necessità di andare oltre il singolo evento, né esaltandosi nelle vittorie, né deprimendosi nelle difficoltà, ma semplicemente credendo nel proprio lavoro. Certo in un momento come quello attuale di passaggio, con tanti uomini nuovi, non è semplice riuscire maurobindi basket 23 a far coesistere le esigenze di squadra con quelle del singolo, specie se al primo impatto con la realtà senese, ma in questo senso il ruolo dei cosiddetti “vecchi” è fondamentale. Sarebbe illogico pensare che non ci sia qualche giocatore che in questo momento non morda il freno. Pensiamo ad un Aradori, invece che ad un Michelori, ma le esperienze vissute dai vari Carraretto, Ress e c. sono a testimoniare come il sistema Siena sia in grado, se pienamente sposato, di garantire spazi di visibilità proporzionali alla capacità di sapercisi calare dentro. Una full immersion che richiede impegno e disponibilità, una sfida rispetto al proprio passato, ma visto nell’ottica di un futuro, e che specie per qualcuno può rappresentare un fondamentale trampolino di lancio. Il riferimento ad Aradori è evidente. Il giocatore bresciano al momento vede il campo con regolarità, ma per spezzoni di partita abbastanza limitati. Ma questo non deve essere visto dal giocatore in termini negativi, bensì come necessario passo per acquisire quella dimensione meno istintiva che lo ha accompagnato e messo in evidenza con la maglia di Biella. I riscontri, al di là delle cifre, sono incoraggianti e dovendo spendere un giudizio ci sembra che l’atteggiamento finora sia quello giusto, cosa che gli ha permesso, quando chiamato in causa, di fornire indicazioni molto confortanti circa questo percorso, che non sarà necessariamente in discesa. Una consapevolezza, questa, che deve appartenere all’intero gruppo, perché di esordienti nel nostro campionato ce ne sono molti e per ognuno di loro è prevedibile un percorso fatto di alti e bassi inevitabili. Una cosa è certa, in attesa di conoscere lo sfortunatissimo Hairston, che è bene ricordarlo doveva essere una pedina importante nello scacchiere disegnato in estate dalla coppia MinucciPianigiani, abbiamo già potuto renderci conto come il potenziale di molti nuovi protagonisti sia di buono o addirittura ottimo livello. Scendendo sul concreto, è innegabile che Mc Calebb non sia un talento fisico e tecnico di primissimo livello, forse un po’ limitato al momento da un tiro da fuori non sicurissimo ed ancora non perfettamente calato nel ruolo di leader.Ma il tempo è fatto per lavorare anche sui propri limiti e i margini di miglioramento nel caso dell’ex Partizan sono veramente grandissimi. Come quelli di Milovan Rakovic, centro dalla grande mobilità e dal tocco di palla eccellente, che deve crescere in termini di determinazione, partendo dalla considerazione che per quanto grande e grosso nessuno gli regalerà nulla in Italia, né tantomeno in Europa. Sotto canestro, accanto alla conferma delle qualità di base dell’ex centro di San Pietroburgo, la buona notizia viene dalla schiena di Ksystof Lavrinovic, che, a distanza di appena 5 mesi dall’intervento, sta rispondendo oltre ogni più rosea aspettativa. Certo un Lavrinovic “rimesso a nuovo” è un bel vantaggio per l’intero gruppo, dove mentalità ed esperienza di alcuni, devono colmare il gap della scarsa conoscenza reciproca. Con uno Stonerook che, sfidando acciacchi ed età, continua a viaggiare su tempi di utilizzo molto alti (28’ di media finora), con la medesima qualità di sempre, è Kaukenas l’uomo che si è preso la responsabilità di traghettare questo inizio di campionato sulle tracce di un passato troppo recente perché fosse già caduto nel dimenticatoio. L’esperienza di Madrid sembra non aver lasciato strascichi sulla guardia lituana, anzi Rimas ha ripreso a macinare gioco come se non fosse mai andato via. Ora la sfida più importante che lo riguarda è tornare ad essere chirurgico come nelle ultime annate senesi, evitando di cadere nella trappola di quella foga che in taluni casi non lo porta a fare le scelte più giuste. Ma anche questo è il segno della grande motivazione che lo ha riportato a Siena. La stessa che sta alimentando il campionato di Moss, che fedele alle proprie caratteristiche cerca di mettere a disposizione del gruppo la sua capacità di fare tante cose utili senza essere necessariamente una prima punta. Pianigiani sa di poter ottenere molto dalle sue qualità difensive ed anche in attacco, pur scontando al pari degli altri, una pericolosità perimetrale non molto spiccata, il suo apporto è importante perché il suo tiro in sospensione è molto affidabile (finora sta tirando con oltre il 60% da 2). Da rivedere Zisis, che stenta in questa fase iniziale di campionato a ritrovare i ritmi di gioco a lui più congeniali; qualche buona intuizione, ma anche tanta insicurezza, specie al tiro, per un giocatore che nello scacchiere senese ha un ruolo fondamentale. Per lui, come per Carraretto, un momento di appannamento forse legato anche all’estate di duro lavoro fatto con le rispettive Nazionali, di cui sono stati, tra l’altro, tra i migliori interpreti. Il tempo per recuperare la migliore forma c’è, confidando su doti professionali e tecniche che non dobbiamo certo scoprire oggi noi. Chi invece continua a martellare con grande continuità è Ress, sempre capace di farsi trovare pronto nelle evenienze più svariate, cosa che al momento non riesce a Michelori, il cui passaggio dai minuti di Caserta a quelli di Siena sembra avergli fatto smarrire quella capacità di immediata produzione al momento dell’entrata in campo che contraddistingueva fino a ieri il suo modo di giocare. Tutti conosciamo le caratteristiche di Michelori, giocatore dalla grande determinazione, che senza dubbio deve fare appello a questa sua caratteristica per superare un impatto con la realtà senese forse più difficile di quanto lui potesse immaginare. Insomma ci troviamo di fronte ad un cantiere dove i lavori in corso sono tantissimi, dove però anche l’ambiente deve fare il suo e dimostrare che la fame di successo non si è esaurita, come ci dimostra questo gruppo, che al di là dei suoi pregi e difetti, crede fermamente di poter rimanere al vertice. • 24 MA FRAMILANOEROMASCELGO SEMPRE... SIENA [ SENZA MENTRE SCRIVO la Montepaschi è imbattuta in Europa e ha inciampato – sarei tentato di dire, come da tradizione a Varese. Non avrà convinto tutti, ma intanto sta mietendo i successi che mieteva, di questi tempi, lo scorso anno. Serve a poco ribadire, qui, che questa è una squadra in larga parte nuova, che deve trovare gli appoggi giusti per volare sempre più in alto. Intanto, mi pare che il marchio di qualità Pianigiani si distingua sulle maglie mensanine. La difesa è già in gran parte registrata e per grinta, dedizione e volontà fa spesso paura. I francesi dello Cholet hanno ancora gli incubi dopo che i pitt bull in canotta bianca e verde sono stati sguinzagliati sulle loro tracce. Anche i ragazzi del Pilla non hanno visto sfera per un quarto intero e se sono rientrati in partita lo debbono solo a un nostro rilassamento. Anche a Varese, se togliamo gli ultimi minuti, la difesa ha retto… L’attacco, invece, ha bisogno di tempi più lunghi, visto le tanta facce nuove e le diverse filosofie di gioco che, per esempio, fanno da contrappunto fra il modo di stare sul parquet dell’indimenticabile “barattolino magico”, dal tiro da tre che schioda, e il “fisicaccio” di Mc Calebb che al “perimetro” preferisce di gran lunga il bollore dell’area, dove cerca di entrare con velocità, fantasia, forza e rabbia. Inutile spendere altre parole sulla Montepaschi. Ci resta solo di dare tempo al tempo, aspettando che le famose spaziature di Simone divengano una costante anche in questa stagione e che la voce “palle perse” si ridimensioni concretamente. Mi interessa, invece, andare a guardare in casa altrui. Gli addetti ai lavori, come noto, indicano in Milano la più seria alternativa a Siena. Può darsi che abbiano ragione, ma a me piace di più il progetto-Roma. È vero, ne hanno già buscate a Pesaro, e hanno perso di sciatteria in casa con Cantù, ma, secondo me, i virtussini del presidente Toti hanno più numeri dei milanesi, anche se, per il tarantolato coach Boniciolli, non sarà uno scherzo azzeccare la “quadra”. Le incognite? Diverse giovani stelle in cerca di autore e un califfo – parlo di Charles Smith – che potrebbe aver imboccato a 36 anni il viale del tramonto. E ci metto anche i tanti galli che becchettano nello stesso pollaio. I giovani, dicevo. Sono bravi, qualcuno bravissimo, ma non hanno nella continuità di rendimento la loro cifra più marcata. Sono in grado di alternare cose buonissime a passaggi a vuoto impressionanti. È chiaro a tutti, però, che se il montenegrino Dasic e il bosniaco Dedovic trovano per strada le giuste coordinate, diventa dura per qualsiasi avversario metterli sotto. E fra i giovani ci metto anche Andrea Crosariol. È vero, ha già 26 anni, ma è un “centrone” e i lunghi nostrani non maturano in fretta…Mi pare che dia segnali di una raggiunta concretezza. Non ci metto la mano, ma se così fosse, Roma avrebbe in casa il lungo italiano in assoluto più forte. Niente da ridire sulla classe cristallina di Smith. Ma è in là con gli anni e discretamente usurato. Per ora non in- R E T E ] di Roberto Morrocchi cide, ma sarà il parquet a dire, sul suo conto, la parola definitiva…altrimenti, zac, un taglio e via. I tanti galli. Tocca soprattutto a Boscia Tanjevic lavorare di fino per lasciare Boniciolli il più tranquillo possibile. Ma, detto di Crosariol, non sarà facile trovare spazio sotto le plance per Traorè, Gigli e il buon Heytvelt. Inamovibile in play Washington, toccherà a Vitali e Giachetti spartirsi la torta che resta. Tonolli sarà quasi certamente il capitano non giocatore, mentre Gigi Datome dovrà barcamenarsi fra lo spot di guardia e quello di ala piccola per trovare spazi temporali di una certa consistenza. Insomma quella che a prima vista può apparire una dote, e cioè la lunghezza e la varietà del roster, rischia di diventare una mina fra le mani di un Boniciolli quasi mai temperante. Ecco, allora, il ruolo nel quale “giocherà” Tanjevic. Boscia , nei suoi cenci, non avrebbe alcuna difficoltà a ricoprire il ruolo di Direttore Tecnico a fianco del suo “delfino” triestino. Se ha voglia e la salute lo sorregge sarà lui, accanto a Boniciolli, l’asso nella manica di Roma. Insomma, dopo tante stagioni al vento, Toti e compagni potrebbero aver imbroccato la strada giusta. Intendiamoci, non cambio idea, la Montepaschi è ancora più forte e quadrata, ma Roma è da sviluppo e può dire la sua per lo scudetto come, se non più, di Milano. • matteotasso basket 25 Ben venga l’accordo tra Mens Sana ed Estra. Ben venga il PalaEstra. Ben venga un po’ di tepore dentro il nostro vecchio, caro palasport. Che incipit è mai questo, visto che dobbiamo raccontarvi di Pietro Aradori e, soprattutto, dar voce alle sue opinioni di neobiancoverde? Ve lo spieghiamo subito: il nostro incontro con l’enfant prodige che indossa la canotta numero 21 della Montepaschi, programmato a metà settimana a fine allenamento, diciamo attorno alle sette di sera, è iniziato praticamente un’ora dopo perché, infilati gli ultimi tiri a canestro, giustamente, Aradori ha guardato dritto in faccia il buon Riccardo Caliani, press officer di viale Sclavo, e gli ha detto “Senti che freddo fa? Prima la doccia, poi l’intervista!”. Bene così per la salute di Pietro, che non si è raffreddato ed anzi nei giorni successivi ha ben giocato contro Montegranaro e Lietuvos. E bene anche per l’agenda quotidiana del vostro cronista che, ormai bancario a (quasi) tutti gli effetti, di impegni nel tardo pomeriggio ne ha sempre pochi. Comunque sia, per il futuro, benvenuto PalaEstra. Ventidue anni ancora da compiere (fategli gli auguri il prossimo 9 dicembre), natali bresciani, Pietro Aradori arriva a Siena con lo stimolo di dover confermare al piano superiore quella sorta di onorificenza (miglior giovane italiano) che Legabasket gli ha consegnato dopo la scorsa stagione biellese. Un salto doppio, quasi triplo: “La Montepaschi era la mia prima scelta – dice orgoglioso – e sono contento di essere arrivato in un club che dall’esterno ammiravo per i risultati. Oggi che ho la fortuna di farne parte, inizio a capire le dinamiche che stanno alla base di queste vittorie; c’è una grande organizzazione, un lavoro intenso da parte di tutti che sto toccando con mano, giorno dopo giorno”. È anche vero che, in un contesto così competitivo, gli spazi in campo si riducono e, di pari passo, le occasioni per fare bene sono poche e vanno sapute sfruttare… “Si tratta pur sempre di fare ciò che ho sempre fatto, ovvero giocare a basket e lavorare duro per far sì che poi, alla domenica o a metà settimana, la squadra centri il risultato. L’obiettivo principale è questo poi c’è un progetto mirato alla crescita personale, perché è chiaro che non sono venuto a Siena per stare in panchina ma per guadagnarmi fiducia in allenamento e, di conseguenza, minuti in partita. E comunque qua siamo in una grande squadra, è normale per tutti che gli spazi si riducano e si debba essere bravi a mettersi in evidenza quando vieni chiamato sul parquet”. Più concorrenza o più amicizia in questo gruppo, molto rinnovato, che è la nuova Mens Sana? È arrivato con il titolo di ‘Miglior giovane italiano’, ma Pietro Aradori vuol crescere in fretta Un’occasione da cogliere al volo “Amicizia, sicuramente. Stiamo molto bene assieme, si è creato un bell’ambiente in squadra e questo aiuta a diminuire i tempi che servono per conoscersi, crescere tecnicamente e raggiungere un livello ottimale di rendimento. Anche perché poi, l’obiettivo comune è quello di vincere”. Hai conosciuto Simone Pianigiani in Nazionale, lo hai ritrovato alla Montepaschi. Che idea ti stai facendo sul tuo coach? Che poi è anche il tuo commissario tecnico… “L’estate trascorsa in Azzurro è stata fantastica, sono stati due mesi davvero molto positivi per la mia esperienza e, in otticaMens Sana, aver conosciuto Pianigiani ha voluto dire guadagnare tempo prezioso nello scoprire la persona e l’allenatore col quale adesso lavoro a livello di club. È un tecnico preparatissimo, che cura ogni minimo dettaglio e che tiene sempre tutto sotto controllo, anche quando lascia che siano i suoi assistenti a parlare e spiegare certe situazioni in allenamento”. Questione annosa, che interessa anche e soprattutto la Nazionale. In Italia non ci sono giocatori giovani di alto livello oppure mancano i clubs che sappiano dar loro fiducia? “Partiamo da un presupposto diverso, cioè dal fatto che sono i giovani per primi a doversi meritare la possibilità di giocare a medio-alto livello. Premesso questo, è vero che le società sono per motivi principalmente economici portate a puntare su giocatori stranieri perché questi costano meno rispetto agli italiani e, soprattutto, è poi più facile cambiarli se il loro rendimento non è all’altezza delle aspettative. Diciamo che i giovani italiani devono fare un passo avanti ma anche gli allenatori ed i clubs devono probabilmente dar loro maggiore fiducia”. Torniamo alla Montepaschi ed alla sua stagione. Dove può arrivare in Italia, nell’anno in cui tutti “sponsorizzano” Milano e con quali prospettive si muove in giro per l’Europa? “Intanto abbiamo vinto la Supercoppa, che era il primo obiettivo stagionale, ed è stata una bellissima soddisfazione, anche a livello personale, alzare un trofeo. Parlando di prospettive in campionato, non vogliamo che in futuro si parli di noi come dei giocatori che hanno perso pur indossando la maglia di Siena: che poi l’Armani abbia fatto una buona squadra è indubbio, ma siamo consci del nostro potenziale e fiduciosi di migliorarci di partita in partita per poi arrivare in fondo. In Eurolega è fondamentale affrontare una gara alla volta, e sfruttare ciascun match come un’opportunità di crescita. Se proprio dobbiamo individuare un target, la qualificazione alle Top 16 sarebbe già un bel risultato”. Nel (poco) tempo non dedicato al basket, quali interessi hai? “Ho la fortuna di aver reso un hobby, il basket, la mia professione. Da questo punto di vista non posso non essere soddisfatto. Altri interessi? Niente di diverso da quelli che hanno i ragazzi della mia età, credo: la frequentazione quotidiana con gli amici, che nel mio caso durante la stagione agonistica sono soprattutto i compagni di squadra, qualche lettura, la playstation. Sto anche imparando a conoscere Siena, che è una città veramente bellissima e che ha un sacco di luoghi affascinanti da scoprire giorno dopo giorno. L’unica cosa che non mi aspettavo di trovarci è il caos nel traffico: in certi giorni, arrivare dal palasport al centro, dove abito io, e parcheggiare è veramente stressante”. • Pietro Aradori in azione claudiocoli basket 27 Percorso netto dopo i primi tre turni di Euroleague e buone indicazioni anche dai nuovi Vietato accontentarsi delle Top 16 tante cose giuste in campo, rimbalzi, recuperi, diL’Europa ci sorride. Dopo la terza giornata di fesa, seleziona bene i tiri e dà molta energia. Nella Euroleague la Montepaschi è in testa al suo girone trasferta contro il Lietuvas ha tolto le castagne in compagnia del Fenerbahce dopo aver battuto dal fuoco in un momento in cui Siena era sotto e nell’ordine Cholet, Lietuvos Rytas e Cibona. Un tritnon riusciva a sbloccarsi. McCalebb in particolare tico iniziale non eccessivamente arduo per i bianè un giocatore davvero interessante: pressoché incoverdi, che a parte la trasferta in Lituania, risolta contenibile nell’uno contro uno e in contropiede nel finale, hanno vinto senza troppi affanni nei due poiché dotato di un atletismo non comune per un impegni casalinghi. Ma non inganni il fatto che play di 183 cm, dall’altra mostra evidenti lacune Siena ha battuto le squadre meno attrezzate del gitecniche nel tiro, sia dalla media che da tre, e farone: tre vittorie sono sempre tre vittorie, in Eurotalmente il ricordo va alle prodezze balistiche di lega ogni partita è tremendamente imprevedibile, McIntyre. McCalebb ha comunque i numeri e la è raro trovare squadre materasso e i valori tendono forza per essere importante in questa squadra: non a livellarsi (basti pensare ai capitomboli del Barca ci dimentichiamo che ha trascinato il Partizan alle in casa con il Fenerbahce o del Partizan con LuFinal Four 2010 e per un soffio non ha giocato la biana). Poi non dimentichiamoci che la Mens Sana finalissima. Molto interesha rivoluzionato mezzo santi anche le prime prove roster, si presenta co- EUROLEAGUE 2010-2011 Gruppo C in coppa di Rakovic. Preso me un cantiere aperto CHOLET BASKET FENERBAHCE ULKER come classico centrone ed è chiamata a dimo- LIETUVOS RYTAS MONTEPASCHI SIENA massiccio e di sostanza si strare ancora tutto. Le CIBONA ZAGREB REGAL BARCELLONA sta rivelando più tecnico, prossime partite, conveloce di piedi e di mani tro avversari assai più 1ª giornata (21.10.10) FENERBAHCE ULKER-LIETUVOS RYTAS 86-69 di quel che si pensava. Otimpegnativi, ci diranno MONTEPASCHI SIENA-CHOLET BASKET 76-44 time cose in attacco (9,7 quanto vale veramente FC BARCELLONA-CIBONA ZAGABRIA 80-66 di media col 65% dal questa squadra. campo) ma deve assoluLe indicazioni for- 2ª giornata (27.10.10) 77-84 tamente migliorare a rimniteci dai primi tre CHOLET BASKET-FC BARCELLONA LIETUVOS RYTAS-MONTEPASCHI SIENA 75-79 balzo e in difesa. Se lo fa, match sono contra- CIBONA ZAGABRIA-FENERBAHCE ULKER 68-73 può diventare un lungo stanti, anche se comveramente importante a plessivamente posi- 3ª giornata (03.11.10) tive. I giochi appaiono MONTEPASCHI SIENA-CIBONA ZAGABRIA 80-57 questi livelli. Buone cose 61-69 anche da parte di Lavriancora grezzi e poco FC BARCELLONA-FENERBAHCE ULKER CHOLET BASKET-LIETUVOS RYTAS 73-69 novic: finalmente guarito fluidi e c’è una certa difficoltà nel costruire Classifica: Montepaschi e Fenerbahce 6; Barcellona 4; dagli atavici problemi alla schiena sta recuperando i tiri, rispetto agli Cholet 2; Lietuvos e Cibona 0. maggiore minutaggio e rescorsi anni in cui le sponsabilità. Per lui 12 di media e 6,3 rimbalzi, anlancette dell’orologio non si inceppavano mai. Ma cora un po’ appannato il tiro da tre e il tiro libero è normale, ci vuole tempo per assimilare gli (2/8 in Lituania). Deve invece dare di più Zisis, che schemi, non si può pretendere di replicare subito è l’unico vero play ragionatore rimasto in squadra: il congegno quasi perfetto costruito nei quattro 1,7 punti di media sono un’offesa al suo talento. anni precedenti. Nonostante una certa macchiProssimi due impegni contro Fenerbahce e Barcelnosità, lo spirito e la concentrazione non sono lona: due prove del fuoco che testeranno le vere mancati, specialmente contro i lituani del Lietuqualità dei mensanini. vos: in una partita molto ostica i biancoverdi non A questo punto si lotta in tre per la leadership hanno perso la calma e pazientemente sono riudel girone: il Fenerbahce della coppia Turkcan e sciti a ricucire e recuperare per poi andare a vinDarjus Lavrinovic, cui si affianca un ottimo Ukic cere. Discreta la varietà di soluzioni finora viste (già visto a Roma) è sorprendentemente a quota sul campo: non c’è un tiratore prescelto, ma quasi 6 dopo aver clamorosamente battuto a domicilio tutti possono colpire dai 6,75, con Moss e Mc Cail Barcellona e vede rinsaldate le sue ambizioni; lebb si può andare con forza e atletismo in congli spagnoli dopo questo inaspettato k.o vorranno tropiede e Rakovic ha più punti nelle mani e sorifarsi subito, e con i vari Navarro, Rubio, Mickael luzioni offensive rispetto a Eze. McCalebb e e Lorbek – campioni uscenti, non scordiamolo Kaukenas per ora sono i trascinatori (13 di media hanno tutti i numeri per riuscirci. Spetta a Siena per entrambi) ma forse il giocatore, dei nuovi, che raffreddarne la voglia di riscatto. • sta piacendo di più è Moss: non è Sato, ma fa 28 MA DOVE SONOQUELLI CHE S’ANNOIAVANO? [ TIRI QUELLI, LE CUI PRESENZE al palasclavo - nello scorso campionato - andavano vieppiù rarefacendosi in corrispondenza al debordare della superiorità schiacciante della Beneamata biancoverde, colpevole – alle papille di tanti ‘palati fini’ – di uccidere anzitempo il torneo con quella serie infinita di dentelli e trentelli rifilati a chiunque capitasse a tiro, dovrebbero – se la logica non è un’opinionefregarsi le mani dalla contentezza per come vanno le cose quest’anno e, conseguentemente, tornare ad affollare i gradoni (ma, nella fattispecie e visti i personaggi, direi meglio ‘le poltroncine’!) ogni volta che la Mensana scende sul parquet. Di risultati scontati, fino a qui, se ne sono visti pochini e, fino all’ultimo secondo l’equilibrio –che in tutti gli sport è certamente il sale della competizione – ha regnato fin quasi all’ultimo secondo, in un caso addirittura fino agli ultimi centesimi, buttando alle ortiche quella ‘noia’ che, secondo i ‘palati fini’ di cui sopra, giustificava il calo delle presenze anche in occasioni importanti e decisive. Dovrebbero tornare i volti sereni e soddisfatti di due o tre anni fa quando il ciclo irripetibile si avviava a toccare l’apice e c’era ancora da soddisfare quella ‘fame atavica’ di vittorie che solo chi – e si era in migliaia anche allora! – aveva assaporato per anni e anni la mediocritas (a volte nemmeno tanto ‘aurea’ perché si era in serie B) non si sognava mai di saziare. Dovrebbe tornare l’interesse attento per tutto quanto si sta costruendo dopo la fine ufficialmente conclamata dalla Dirigenza (e trovatemene un’altra di Dirigenza, in tutto il panorama italiano che, coraggiosamente e coerentemente, abbia messo tutta la tifoseria –supporters più o meno immarcescibili e spettatori incuriositi della domenica- davanti alla realtà. “Cari senesi, la ‘freccia Biancoverde’ è arrivata al capolinea! Si riparte, ma – per il momento – il convoglio è in formazione e il capotreno sta attaccando le nuove carrozze: la motrice e il tender sono le stesse ma, sulle carrozze, non vi possiamo assicurare niente! Non il confort tranquillo delle poltrone ‘triple’ che un piccolo capotreno nero e cattivo faceva trovare pronte al bisogno; non il ‘lungo’ corridoio panoramico attraverso il quale s’intravedevano ogni tanto le stoppatone e le schiacciatone di un nigeriano che quando arrivò… ”non sapeva giocare a basket”!!; non di certo le carrozze ‘ibride’ – come certe automobili in voga – dove un artista del più sperduto centro del più lontano Centro dell’Africa nera (da sette milioni e mezzo di dollari, però!!) riusciva a confezionare, a seconda delle necessità, le pentole di canestri impossibili e i coperchi delle difese dure e impenetrabili su cui andavano a sbattere i campioni più celebrati. Carrozze attaccate all’ultimo minuto e capaci di sopperire a qualche difetto delle altre prestigiose con requisiti da …Super (o Do) Mercant??? Non ce ne sono, o meglio: ce n’è una -e sarebbe anche nuova per le linee italiane- ma per il momento è …in riparazione. Quando sarà a posto vedremo, intanto l’affare l’abbiamo fatto lo stesso!!! Quello che vi possiamo assicurare è che – comunque – affronteremo il viaggio senza lasciare nulla al caso: i deragliamenti non ci piacciono né fanno parte della nostra tradizione! Il convoglio parte: non è almeno per ora – un rapido ultraveloce ma nemmeno un interregionale pronto a fermarsi per guasti di costruzione… D’altronde, non è che in giro ne circolino tanti di ‘superveloci’ e comunque, la patente di ‘Freccia Rossa’ – stando a tutti gli addetti ai lavori – è già stata assegnata ad altri: le Ferrovie Nord sfrecciano con uno stile particolarmente ricercato nelle pianure padane, la nostra Siena-Chiusi è – come la Siena/Grosseto del resto – un cantiere aperto! … ma ci stiamo lavorando e non abbiamo intenzione di smettere! Il Monte dei Paschi c’è stato… c’è… e ci resterà! Salite in carrozza: il viaggio merita il biglietto!” Davanti ad un discorso chiaro e tondo come questo e davanti ad una squadra che, alla fin fine, ha perso una partita sin qui (ed agli ultimi centesimi di secondo!) ci sarebbe da pensare non dico ad una ressa davanti alla biglietteria degli abbonamenti ma almeno a maggior considerazione per il treno ed il viaggio intrapreso!... O Te!... quelli che s’annoiavano a stravincere so’ già con la bocca storta ed il labbro sdegnoso… Ma se l’abbonamento l’avessero dovuto pagare??? DANI HIERREZUELO è un nome che spesso e volentieri resta sul gozzo a chi, della pallacanestro mensanina, mastica passione e fatiche! Dani Hierrezuelo è l’arbitro spagnolo – uno dei più prestigiosi fra gli ‘internazionali’ – che tre anni fa ci negò con un fischio e le conseguenti vicende una finalissima di Eurolega che avrebbe portato al settimo cielo i tremila e passa senesi che sciamarono per tre giorni di maggio sulla Gran Via di Madrid… Dani Hierrezuelo, da quella volta, ha incrociato più volte il cammino del basket di casa nostra e quello azzurro di Simone Pianigiani. Catalano purosangue, orgoglioso della sua città e delle sue bellezze, ha scoperto dopo quei primi giorni di maggio Siena. Ed è stato un interesse ed una passione sempre più radicata e profonda per la nostra cultura, per la nostra storia, per le nostre tradizioni per…il nostro mangiare!! Eh sì!... perché – l’avrete visto tutti!- il fischietto Barcellonese non è di certo uno che per la linea sacrifica il piacere ed il gusto: le maniglie dell’amore sono sempre più evidenziate dalla maglia arancione dell’arbitro: Dani è …’Uomo de panza!!’. Da quando è tornato a Siena ed ogni volta che viene da noi non tralascia di frequentare un ristorante del centro storico che – ghibellinamente – lo ha introdotto ai piaceri della ribollita, del buristo e della trippa alla senese e, fra un acquisto di abbigliamento ed una seduta nel salotto buono di Piazza, trascorre le ore che precedono il match di Eurolega. L I B E R I ] di Antonio Tasso Che poi fischi bene o male non sta a me a dirlo… So che comunque è sempre felice di essere in terra di Siena e la sua figura da Robusto Hidalgo Catalano è divenuta ormai abitualmente familiare fra le mura del Palasclavo. C’è una cosa che l’ha sorpreso (me l’ha confessato una volta): la nostra signorilità! “Antonio, dopo quel fischio a Lavrinovic col Maccabi, – e in perfetta buona fede, ti assicuro! – nessuno mai, qui a Siena mi ha offeso o ricordato in malo modo l’episodio… Todos Caballeros, veramente! “ Ho annuito confermando la ‘signorilità’ del nostro pubblico: tanto – a quel che ho capito- Dani non comprende molto bene il nostro ‘vernacolo’ più colorito, sennò, mercoledì scorso con Zagabria, il titolo di ‘Todos Caballeros’ ce lo saremmo sicuramente giocato per sempre!!!. Alla prossima ‘ribollita’ dal Brizzi, amigo de panza Hierrezuelo!! PIETRO ARADORI è uno dei gioielli più promettenti della nostra pallacanestro: miglior giovane della passata stagione, giudicato unanimemente la speranza più fulgida del cestismo italico, veste da questa stagione la prestigiosa casacca biancoverde dei Campioni mensanini e con noi ha già vinto una Supercoppa che nemmeno era nei suoi pensieri quando evoluiva fra le nebbie milanesi e le fredde arie del biellese. Pietro Aradori è un ragazzo giovane di ventidue anni, corteggiato da tutt’Italia, su cui l’occhio di falco e le mani da mercante di Ferdinando Minucci hanno messo per tempo il marchio mensanino e ora – affidato alle cure di Simone, di Luca e di tutto lo staff biancoverde – ha iniziato un cammino che lo porterà sicuramente a vette prestigiose (difficilmente la dirigenza di viale Sclavo prende cappellate). Da qui, ad esaltarsi come un’invasata, saltare ad ogni movimento di piede, gesticolare estasiata davanti al tiro anche il più sbagliato ed infelice del giovane milanese dal ciuffo…ritto, ce ne corre!!! Il ragazzo va lasciato lavorare in pace senza esaltarsi e senza, naturalmente, deprimersi davanti a dei cambiamenti per lui epocali che ne forgeranno a pieno il carattere di campione. C’è lo staff e c’è Simone e soprattutto il boss Minucci che lo tengono sott’occhio: Angela, puoi stare tranquilla e ti puoi rilassare un po’ di più: il tu’ ‘nipote’ è in buone mani!!! • stefanofini basket 29 In casa biancoverde i primi a girare la chiave per avviare il proprio motore sono stati gli Under 19. Un motore che romberà fino a metà giugno, periodo nel quale si disputeranno le finali nazionali. Degli Under19 abbiamo pertanto quantitativamente materiale ed eventi sufficienti per poter analizzare e valutare il comportamento della squadra dato che l’otto novembre termina il girone d’andata della prima fase del campionato, quella regionale. Il campo dove si disputano le partite casalinghe degli Under19 è sempre lo stesso, anche se è stato ribattezzato PalaEstra, e lo ricordiamo per stimolare qualche presenza in più alle partite; presenze che non sarebbero affatto fuori luogo per una piazza importante come quella senese e che si sono manifestate in modo significativo nel derby cittadino giocato al PalaOrlandi. Quindi al PalaEstra gli Under19 hanno incontrato e battuto il Centro Minibk Carrara (79/34), Pistoia Basket 2000 (76/66), U.S. Empolese (70/53), Don Bosco Livorno (81/68) e Virtus Siena (69/68); mentre le partite esterne sono state: Scuola Basket Arezzo (38/74), RossoBlu Montecatini (43/72), Liburnia Basket (48/59) e Dragos Firenze. Fase regionale terminata quindi senza sconfitte e, al momento in cui andiamo in stampa, con la classica ciliegina sopra la torta ovvero la vittoria nel difficile derby contro la Virtus Siena, ritenuta in questa stagione dagli addetti ai lavori delle varie società toscane la squadra ‘numero uno’. Fase regionale, che anticipa quella interregionale, come al solito interessante per i tradizionali motivi che bene ha fatto il nuovo tecnico Giacomo Baioni a ricordare e sottolineare. “Fase regionale da affrontare con grande determinazione perché la Toscana è una delle regioni più competitive d’Italia”. Abbiamo detto Giacomo Baroni, ed è proprio questa la prima grande novità della stagione. Coach Baioni va a coprire un ruolo ed a condurre una squadra, quella maggiore del settore giovanile, succedendo a Giulio Griccioli ed a Simone Pianigiani ma è, significativa- Buon avvio di stagione degli Under 19 biancoverdi guidati dal nuovo tecnico Giacomo Baioni Pronti per riprovarci mente, il primo allenatore non senese o di formazione non senese che va a guidare la squadra di punta, gli Under19, del settore giovanile. Giacomo ha otto anni di militanza nel settore giovanile della Scavolini Pesaro; coach partito dal minibasket con l’amico Andrea Gabrielli, coach che ha fatto dell’aggiornamento tecnico e della costanza di lavoro il suo biglietto da visita e le sue armi vincenti facendosi apprezzare in tutta Italia, coach che ha seguito i raduni di Messina per un paio d’anni e quelli di Obradovic, come il lavoro di Crespi, Calvino e Dalmonte a Pesaro. Grande conoscitore ed individuatore di giovani talenti, grande stimolatore e motivatore: le sue ultime squadre giovanili pesaresi (Cadetti Juniores) hanno sempre raggiunto le finali nazionali pur avendo formazioni composte nella quasi totalità da giovani locali. Nella formazione Under19, oltre alla partenza del tecnico Giulio Griccioli im-pania-tosi da bravo nicchiaiolo nel difficile campionato di A2 a Scafati, annotiamo l’uscita, non per raggiunto ‘limite di falli’ ma per limite di età dei vari Metreveli, Centanni, Sorrentino; partenze importanti. Del gruppo che raggiunse la finale della passata stagione (persa con la Virtus Bologna) sono rimasti Ingrosso, Monaldi, Ramenghi, Udom, Sgobba e Severini; a questi si sono aggiunti i vari Antonini, Spina, Bianchi, Pagni e gli altri giovanissimi. Nella ripetuta logica del doppio tesseramento molti ( Ingrosso, Romenghi, Severini, Udom, Pagni) li troviamo fornire buone prestazioni anche nel Cus Siena; in prestito anche il play Sabbatino ad Agrigento in A Dilettanti e l’ala Sgobba a Fabriano in B Dilettanti. Questi molteplici impegni, utili alla crescita dei singoli, sono però anche un grosso handicap per coach Baioni nel creare un modulo di gioco rodato ed una amalgama di gruppo. Tuttavia, ‘ciliegina’ dimostra, tali problemi sembrano ben su- perati ed il gioco nelle due fasi, sia quella offensiva che difensiva, non risente di certe problematiche. Cosa dire della ‘ciliegina’ di questo inizio di stagione: la vittoria di un punto nel derby contro la Virtus ? Una partita di buon livello disputata in un impianto adeguato e adatto all’evento, con una cornice di pubblico importante. Come dice coach Baioni “un grande spot per la pallacanestro a 360 gradi”. Una partita giocata in sostanziale equilibrio dopo un inizio con leggera prevalenza virtussina. Le due squadre hanno mostrato il meglio di sè: organizzazione di gioco e buone individualità. Nella Virtus oltre al giovane play Imbrò (15 pts.), si sono messi in mostra Pascolo (19pts.) e Bernardi (12pts.); fra le file della formazione mensanina emergono le prestazioni dell’ala Sgobba (2,00 m) che realizza 25 punti e che sigla la vittoria realizzando i due liberi concessi a 4” dalla fine ribaltando il risultato da un punto di svantaggio ad uno di vantaggio; e quella del play Monaldi (21 pts.) che si aggiudica questo primo incontro/scontro vs il pari-ruolo virtussino (senese e bolognese). Una partita della quale il nuovo coach Baioni aggiunge: “È stata una partita ad altissimo livello. I ragazzi hanno reagito abbastanza bene dopo un inizio problematico dove per troppa aggressività abbiamo non rispettato il piano partita. Punto dopo punto, passo dopo passo, all’interno della gara siamo rientrati . Siamo riusciti nei frangenti importanti a rimanere lucidi in un contesto non semplice. Segnale di maturità e confortante indice di progressi individuali che vogliamo fare all’interno dell’annata. Oggettivamente c’era un grande ambiente in un palazzo secondo me adeguatissimo per questa sfida ; una sfida che si sentiva … molto, molto sentita da parte di tutti. Per me era la prima volta, è stata per me una emozione importante”. • Due immagini del recente derby Mens Sana-Virtus 1ªgiornata VANOLI-BRAGA CREMONA MONTEPASCHI SIENA 68- 71 2ªgiornata MONTEPASCHI SIENA FABI SHOES MONTEGRANARO 9 3 -82 3ªgiornata CIMBERIO VARESE MONTEPASCHI SIENA 87- 8 6 4ªgiornata MONTEPASCHI SIENA PEPSI CASERTA Classifica: ARMANI JEANS MILANO MONTEPASCHI SIENA CANADIAN SOLAR BOLOGNA CIMBERIO VARESE DINAMO SASSARI BENNET CANTU’ VANOLI BRAGA CREMONA AIR AVELLINO SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO ANGELICO BIELLA FABI SHOES MONTEGRANARO LOTTOMATICA ROMA BENETTON TREVISO ENEL BRINDISI PEPSI CASERTA BANCA TERCAS TERAMO 91 -87 8 6 6 6 6 6 4 4 4 4 4 2 2 2 0 0 francescooporti basket 31 Impatto sul campionato decisamente positivo per le ‘citte’ del Costone, vogliose di vendicarsi delle ultime stagioni Spazio ai sogni in casa Consum.it Vogliamo iniziare, questa volta, con il roster delle atlete più giovani,quelle poco note alle cronache sportive ma non per questo meno meritevoli di segnalazione per impegno,volontà, entusiasmo e ‘attaccamento ai colori senesi. Delle altre campionesse, vere o presunte tali,dei risultati (positivi) della prima squadra di coach Binella parleremo subito dopo. Ecco allora in passerella l’under 19 dell’ADPF Consum.it Costone: Elisa Vezzosi, Jessica Bruni, Alessia Marziali, Caterina Bozzi, Anna Oliva, Camilla Calvani, Viola Niccolini, Arianna Dragoni, Vittoria Renzoni, Viola Cecchini, Chiara Viligiardi. Allenatore: Davide Fattorini; vice: Maria Carli e Riccardo Gatti Dopo la sesta giornata, le costoniane si stanno arrampicando verso la vetta della classifica con otto punti, per quattro vittorie e una sola sconfitta, anche se quest’ultima molto pesante, maturata in casa contro il Battipaglia nell’ultimo sabato di Ottobre. Lo stesso coach PierFrancesco Binella si rammarica per l’occasione sprecata: “La mente non può che tornare a sabato scorso: tutto è stato dettato da come abbiamo iniziato, cioè male. Credo che forse abbiamo avuto troppa consapevolezza e sicurezza, ci siamo cullati sulle tre vittorie precedenti, ed è una cosa che non ci deve succedere, sennò diventa difficile con chiunque”. Ne è seguita una settimana proficua: “Non abbiamo avuto particolari problemi, ma abbiamo lavorato con un po’ di rabbia addosso, che male non ci fa. Non abbiamo fatto niente di diverso perchéÈ abbiamo perso, abbiamo riflettuto bene sulle ragioni di quel brutto inizio, e cosa comporta”. Sicuramente il gruppo rosa costoniano ha reagito bene tanto che nella trasferta di Ancona ha riportato una vittoria completa e ben costruita con venti punti di scarto. Artefice della bella corsarata in terra marchigiana l’ala Cristina Consolini migliore realizzatrice con 26 punti, grande fantasia sul parquet e voglia di vincere. Le costoniane avranno a breve un jolly per scalare la vetta della classifica, infatti sabato 11 novembre al PalaOrlandi di Montarioso arriva la capolista Gea Alcamo. Battere le forti siciliane che presentano nell’area colorata una gigante di quasi due metri Valentina Fabbri con esperienza in A1, significherebbe un segnale a tutto il campionato appenninico, per la serie: Siena è presente e l’ambizione per fare risultati importanti non manca. Allora forza ragazze, un campionato iniziato quasi in ‘sordina’ potrebbe riservare positive novità. Però dobbiamo crederci. • Squadra e staff al raduno precampionato (sopra). Due volti nuovi: Marianna Biscarini e Raffaella Costa 32 augustomattioli basket Perde in casa e vince fuori. È questo il curioso atteggiamento dei rossoblù attestati da tempo a metà classifica. Virtus, un po’ Dr. Jekyll un po’ Mister Hyde Una fase della partita con Trento Il piatto piange un po’ meno per la Virtus dopo l’ultima giornata di campionato. Nel turno giocato a Senigallia i rossoblu hanno infatti conquistato i due, preziosissimi, punti in palio battendo i locali con un canestro da tre di Casadei all’ultimo secondo per 61 a 60. “Una vittoria da cuori forti che fa anche molto morale, e che inverte – dice con una battuta Piero Dinoi, gm della società – la tendenza a perdere di stretta misura le partite per la nostra ‘pollaggine’. E poi importantissima perché arrivata su un campo difficile”. Un segnale che qualche miglioramento, almeno nel carattere, c’è stato. Però sono tre sole le vittorie nelle prime sette partite di questo campionato di serie A dilettanti di transizione verso la diversa organizzazione del prossimo anno. Ma vediamo, per capire meglio questa Virtus, il quadro dei risultati ottenuti finora dalla squadra che Marcello Billeri sta plasmando. Sconfitta per 77 a 73 nella prima partita di campionato contro Pavia; vittoria a Osimo di larga misura per 88 a 66; sconfitta in casa contro Brescia per 74 a 70; vittoria sudata ma meritata sempre in casa contro la titolata Omegna per 76 a 74; sconfitta esterna con Cartiere Garda per 66 a 55; sconfitta interna con Trento, altra squadra di livello; per 81 a 76 dopo un primo tempo nel quale la Virtus è stata in vantaggio di diciassette punti. A parte quella con Garda, le altre sconfitte sono state tutte di pochissimi punti. Da quello che abbiamo potuto vedere la Virtus, che ancora una volta ha puntato sui giovani, secondo una politica ormai consolidata della società rossoblù, si è sempre molto impegnata ma nei momenti che contano ha mostrato una fragilità complessiva che le ha impedito di reggere ad avversari magari con qualche esperienza in più. Già, l’esperienza. La Virtus può contare soprattutto su quella di Casadei, classe 1981 e di Tomasiello, classe 1980, che peraltro deve fare in conti con qualche problema fisico. Due giocatori che sono il punto di riferimento della squadra. La vittoria coi marchigiani, arrivata proprio dai tre punti di Casadei, ne è la dimostrazione. Poi si va dai 24 anni di Andreaus, ai 22 di Casagrande, ai 21 di Bozzetto, ai 20 di Diomede e Spizzichini, per passare ai babies Matteo Imbrò, Pascolo,Tessitori, Rovere, ragazzi che hanno qualità tecniche di indubbio interesse come si è potuto vedere in occasione del bel derby under 19 giocato ( e perduto di un punto) con la Mens Sana. Imbrò, futuro giocatore della Virtus Bologna, a Senigallia ha tenuto bene il campo, ma occorre dargli tempo per assestarsi. Lui e gli altri giovanissimi però possono contribuire alla crescita complessiva del gruppo virtussino che nella prossima giornata sarà impegnato in casa con Treviglio in classifica due punti avanti. Sottolineiamo questi aspetti riguardanti l’età, per dire che occorre tempo perché la squadra, e soprattutto i nuovi Bozzetto e Spizzichini che giocano in ruoli difficili ma determinanti, cresca e renda ancora di più. E possa contare su una maggiore continuità. Del resto anche lo scorso anno gli inizi sono stati incerti prima di trovare gli equilibri tecnici e mentali giusti. Aggressività e intensità è ciò che vuole dalla sua squadra Billeri. Che prima dell’ultimo incontro ha sottolineato un concetto chiaro: “Noi dobbiamo decidere se vogliamo essere quelli visti nei primi due quarti contro Trento, in cui abbiamo messo sotto una squadra fortissima, oppure quelli del terzo quarto, dove abbiamo fatto l’esatto contrario. Sta a noi decidere quello che vogliamo fare, senza troppi proclami o opinioni varie, perché alla fine lasciano il tempo che trovano”. Frasi sulle quali non si può che essere d’accordo. Perché con Trento la Virtus ha avuto una doppia faccia, un po’ dottor Jekyill e un po’ mister Hyde. Ma si spera che ora la faccia buona dei senesi prevalga. Il classifica la Virtus è a metà del gruppo con sei punti. In testa è Perugia con sette partite vinte su sette giocate. Seguono Brescia con 12, Trento, Piacenza e Moncalieri a 10, Treviglio e Pavia a 8. A 6, oltre ai senesi, Omegna, Senigallia e Trieste, a 4 Castelletto, Ozzano, Riva del Garda. Chiudono con 2 punti Osimo e Recanati. • Manasse, nozze d’argento con il basket Oltre novecento panchine in 26 anni di attività, tre campionati e una coppa Italia vinte. Non è il bel curriculum di un allenatore ma quello di Giacomo Manasse, 58 anni, medico sociale della Virtus, specializzato in cardiologia. Con la malattia, davvero incurabile, per la pallacanestro. Sport di cui conosce vita, morte e miracoli. “Ho iniziato – racconta – a seguire come medico la Virtus quando era in serie D. Era il 1984 con allenatore Roberto Morrocchi (che successivamente sarebbe divenuto presidente della Mens Sana basket, ndr). L’incarico di medico sociale me lo proposero due dirigenti: Filippo Tulli e Luciano Bini, che allora si occupavano della squadra”. Da allora la società di via Vivaldi ne ha fatta tanta di strada. Crescendo fino ad arrivare alla serie A dilettanti di oggi. E lui, il dottore, è stata e continua ad essere una presenza fissa sulla panchina virtussina da cui segue le vicende della squadra con grande partecipazione. “Quella che ho per la pallacanestro è una vera e propria fissazione. Seguo tutto da moltissimi anni, fin da giovane. E ancora oggi mi aggiorno molto. In casa mia moglie e le mie due figlie ormai sono rassegnate e non mi ostacolano. Ma io mi concedo solo la Virtus. Non seguo altri sport direttamente”. Ma per non perdere il vizio di occuparsi di basket, spesso scrive della sua Virtus anche sul Corriere di Siena e sul giornale della società. Nei 26 anni trascorsi in panchina ha conosciuto anche tanti giocatori e allenatori. Lui in particolare ricorda i dieci anni di guida di Marco Collini. “Per me – tiene a sottolineare – è stato un amico fraterno”. Nei 26 anni di impegno come medico è molto cambiato anche il rapporto con i giocatori. “Quando ho iniziato era un rapporto tra persone della stessa età e quindi molto amichevole. Oggi mi danno tutti del lei”. guidocarli basket 33 Poker di vittorie in ottobre per il quintetto di Zanotti, ormai lanciato verso i posti nobili della classifica Il Costone non si pone limiti È un mese molto positivo quello che si è appena chiuso in casa Costone: se settembre aveva lasciato in eredità la cocente sconfitta interna con Pontedera, ottobre porta in dote otto punti, ottenuti nelle quattro gare disputate. Prima di tutte è arrivata la larga affermazione sul campo di Montevarchi, servita indubbiamente da iniezione di fiducia e trampolino per ripartire, e successivamente le vittorie nei tre impegni casalinghi: il derby con il Cus e le gare contro Passignano e San Giovanni Valdarno; in mezzo anche il turno di riposo osservato alla sesta giornata di campionato. Tutti questi impegni hanno messo in mostra una squadra molto affiatata, che sta raggiungendo il giusto amalgama anche in campo, agli ordini di Andrea Zanotti: Gambelli e Spampani appaiono maggiormente inseriti nei giochi, con il primo che è stato mattatore nella stracittadina e nella passeggiata contro gli umbri, le percentuali al tiro sono notevolmente migliorate ed anche i lunghi sono maggiormente coinvolti in attacco. Detto di un Gambelli ultrapositivo e finalmente in grado si sprigionare tutto il suo potenziale offensivo, chi non finisce mai di stupire è Andrea Cessel, che a 41 anni ha iniziato l’ennesima stagione a tutta birra, sfoderando oltre alla consueta grinta da leone, alcune prestazioni offensive insospettabili, come nella gara contro il Galli. Tra gli altri spiccano poi i giovani Duccio Benincasa, cresciuto tantissimo dallo scorso anno e capace ora di essere continuativamente un fattore dalla panchina, e Luigi Bruttini, che più di una volta ha saputo far valere tutto il suo talento, regalando brio e quel pizzico di sregolatezza che hanno trasformato in un rebus per le difese avversarie l’attacco della Consum.it. Unica nota negativa sono stati i numerosi viaggi dentro e fuori dall’infermeria: nell’ultimo mese si sono fermati per infortunio Solfrizzi, Benincasa e Spampani, oltre al lungo degente Filippo Franceschini, ancora alle prese con la caviglia che lo tormenta dal precampionato, ma che è finalmente sulla via della guarigione. Per finire, la classifica vede ora i gialloverdi al secondo posto, a quota 10 punti, all’ inseguimento del terzetto di testa composto da Pontedera, Monsummano e Montecatini (queste ultime con una partita in più): senza la rocambolesca battuta d’arresto con la Zetagas, il Costone sarebbe ora l’unica squadra imbattuta del girone E, ma, nonostante questa considerazione, la posizione in gradua- FORTUNATO Jacopo 09/07/1990. 188 cm 3-4 NEPI Alessandro 24/09/1993. 186 cm 2-3 BIGLIAZZI Jacopo 30/01/1991. 186 cm 3 5 FRANCESCHINI Niccolò 23/08/1984. 182 cm 1-2 6 GAMBELLI Lorenzo 22/05/1984. 188 cm 2-3 7 CASTRI Alessandro 27/11/1974. 192 cm 3-4 8 BONELLI Francesco 27/06/1988. 186 cm 1 9 SPAMPANI Francesco 11/02/1977. 202 cm 5 10 BENINCASA Duccio 13/02/1989. 182 cm 1 12 FRANCESCHINI Filippo 07/06/1980. 194 cm 3 13 ROSA Giovanni 03/07/1990. 184 cm 2 15 CATONI Filippo 11/05/1988. 192 cm 4 18 BRUTTINI Luigi 06/08/1990. 188 cm 2-3 19 CESSEL Andrea 16/06/1969. 205 cm 5 20 SOLFRIZZI Emiliano 14/10/1981. 196 cm 3-4 toria permette senza dubbio di essere ottimisti per il prosieguo dell’avventura. I prossimi impegni vedranno la squadra di Zanotti e Cini impegnata nella trasferta di Bottegone e successiavamente in casa, nel difficile test contro la Lucky Wind Foligno, appaiata ai senesi in classifica. • COSTONE CHANNEL, UNA PIACEVOLE REALTÀ Un canale web tutto made in Costone. L’idea, nata durante l’estate e concretizzatasi alla fine del mese di agosto, è il frutto di una iniziativa portata avanti grazie soprattutto all’impegno del dirigente Roberto Bruttini e del responsabile delle riprese video Vincenzo Frati, operatore televisivo di C3T, capace anche di intrattenere i telespettatori per ore facendo disinvolte telecronache mentre contemporaneamente riprende le azioni della partita. Un autentico mago della registrazione che ha riordinato l’intero parco filmati del Costone. Nasce così ‘Costone Channel’, l’emittente ufficiale, ufficiosa e scherzosa dell’ASD Costone Siena, sulla quale è possibile seguire rubriche di carattere sportivo, approfondimenti, e le gare in trasferta della Consum.it impegnata nel campionato di serie C. La prima trasmissione andata in onda è stata quella relativa ai filmati che celebrano eventi e vittorie costoniane, abbinati a musiche particolarmente adatte e accattivanti. Assai significativo il logo, rappresentato dalla chiesetta del Ricreatorio pio II con la parabola sul tetto. Quindi la web-tv giallo-verde parte con tutte le prerogative per ottenere l’obiettivo espresso nel suo stesso slogan: “La voglia di raccontarci”. L’iniziativa, prima nel suo genere nell’ambito del pianeta sportivo cittadino, risulta fondamentale se si vuole stare al passo con le esigenze comunicative che il tempo attuale impone, e per far questo è stata costituita una vera e propria redazione sportiva, di cui fanno parte molti giovani, tra cui l’esperto Giuseppe Nigro, Francesco Cantagalli, Guido Carli, che è la nuova firma costoniana di questa testata, e Giulio Valenti, coordinati dall’addetto stampa Roberto Rosa. Appuntamento fisso, quello del giovedì sera: con inizio alle ore 19 va in onda infatti la rubrica “COST TO COST …ONE”, con commenti e interviste ai protagonisti della squadra femminile e maschile gialloverde, all’interno della quale viene fatto il punto sui vari campionati. Col passare del tempo il palinsesto di Costone Channel, da cui si può accedere direttamente al sito www.costone.it, diventerà sempre più interessante e coinvolgente. Questo perlomeno è l’obiettivo della società che vuole dare risalto non solo allo sport, bensì alle attività del Costone in genere, da quelle culturali a quelle religiose. Una scommessa che, conoscendo la caparbietà della gente del Costone, sarà sicuramente vinta. La Iena e il Bellagioia ormai hanno preso gusto a pizzicarsi. Che dite? Questa telefonata intercettata la vogliamo pubblicare finché non entrerà in vigore la legge-bavaglio? Ma sì, sentiamo cosa hanno da dirsi questi due sciagurati, l’alfa e l’omega della polemica sportiva, i due poli della passione, uno positivo e l’altro negativo, verrebbe da dire, se la realtà non fosse sempre più sfumata (e complicata) della romanzesca eterna lotta tra il bene e il male… vinto ancora niente, a perdere l’umiltà necessaria. Se fai così, gli altri ti mettono sotto. Detto questo, rispondo subito: è possibile che no, non ce la facciamo a tornare subito da dove siamo venuti, se non impariamo immediatamente la lezione. La serie B è insidiosa, ha un calendario lunghissimo, si corre e si picchia più che in A, dove chi è migliore alla fine vince, mentre qui non sempre chi è bravo tecnicamente ce la fa: alla fine prevale chi gli puzza il fiato più degli altri. O chi ha la pelle più dura, se l’altra similitudine ti fa senso”. Bellagioia. “Un po’ di senso me lo fa, intendo come sensazione. Invece sulla sensatezza del tuo discorso non discuto, sono quasi disposto a sottoscriverlo, pensa tu. Ma andiamo avanti. L’altra beneamata, la Mens Sana, continua la sua opera di ricostruzione, per ora con qualche fatica ma confortata da buone prospettive. Possiamo sperare in un nuovo ciclo vincente, credo: Milano è forte e anche altre squadre sono cresciute, vedi Cantù e Bologna, mentre Roma ancora non mi convince, ma il ritorno di Kaukenas è un’ipoteca formidabile sul campionato, e anche sul percorso in Eurolega. E dimmi, hai mai visto un play elegante e fisicamente folgorante come Mc Calebb? E un centro mobile e ricco di soluzioni in attacco come Rakovic? E la forza mentale di Moss, che oltre a confermarsi ottimo difensore si sta rivelando anche buon attaccante, forse il migliore nell’arresto e tiro? E Aradori, passo dopo passo sempre più sicuro? E Lavrinovic, che dimenticati i dolori alla schiena grazie all’operazione può stare in campo più a lungo dell’anno scorso e tuffarsi senza paura nelle tonnare sotto canestro? E il pacchetto regalo Hairston sotto l’albero di Natale non ti ingolosisce nemmeno un po’? Certo, la squadra non è ancora registrata perfettamente, non potremo vincere tutte le partite di trenta e qualcun’altra forse la perderemo, ce ne dobbiamo fare una ragione, ma l’ho già detto e lo confermo: restiamo i più forti e vinceremo il quinto scudetto consecutivo. Dimmi tu se questo non è un atto d’amore…” Iena. “Più che atto d’amore lo chiamerei atto di fede. Ma mi sbilancio anch’io, nonostante tu mi rimproveri di essere un bastian contrario: il quinto scudetto ci può stare, faticoso da morire per noi che siamo stati abituati troppo bene, ma la forza della squadra e l’organizzazione societaria sono indiscutibili, e possono compiere l’impresa di iniziare da subito un nuovo ciclo vincente. Tutto questo pur avendo detto addio a uomini-chiave, con un asse play-centro completamente opposto a quello degli anni scorsi, con una difesa tutta da ricostruire senza Sato ed Eze, con un tiro da tre che non è più la prima opzione offensiva, e pur avendo perso sotto canestro quel quoziente di intimidazione che atterriva gli avversari, i quali infatti ora ci attaccano con meno paura. Ma ho guardato con attenzione i ragazzi di Pianigiani, sia i vecchi che i nuovi: continuano ad avere gli occhi della tigre, e quando in campo scendono determinazione e compattezza, i difetti scolorano e non si notano più. Almeno una battuta da scoglionato fetente consentimela: la Mens Sana ha preso Rakovic puntando al centrone immane, muscoli e supermetraggio per sfruttare le nuove regole, ma come mai tutte le volte che lo vedo giocare mi sembra sempre più piccolo rispetto ai dati ufficiali, 2,08 metri per 130 kg ? Misurato a spanne dalla tribuna, la prima volta mi risultava 2,06, la seconda 2,05, in coppa non andava oltre i 2,04, e sospetto si sia anche messo a dieta. Alla prossima uscita lo vedrò più basso di Carraretto. Rimpinziamolo di pici e bistecche alla fiorentina e mettiamogli una parrucca alla Stonerook e tacchi da dodici come il nostro premier, e allora sì che gli avversari li farà neri. Dimenticavo: cipolla a volontà, puzzasse il fiato pure a lui - scusa se insisto sul francesismo - li stenderebbe anche meglio”. • 35 Tesoro, mi si è ristretto il pivo pivot... Bellagioia. “Oggi sono molto triste, cara la mia Iena. La beneamata Robur da qualche settimana non mi soddisfa in pieno. E non mi dire che l’avevi previsto, sennò ti tiro un golino e ti stendo secco. Neanche tu, pessimista nato, uccello del malaugurio, avevi ipotizzato un periodo così altalenante. Ma come? Allenatore bravo da serie A, rosa fresca e vastissima…” Iena. “Sì, rosa fresca e aulentissima …ma sei un poeta del Dolce Stil Nuovo? Hai bevuto, o cosa?” . Bellagioia. “Fammi continuare. Tutti giocatori ottimi, di categoria, e diversi che valgono la A, qualche senatore che garantisce esperienza, parecchi ragazzi promettenti e alcuni già nell’under 21, gioco frizzante, entusiasmo, un avvio convincente. In più, una società carica e bene organizzata, lo sponsor che non lesina, la stampa nazionale che sentenzia: il Siena è due piani sopra gli altri, sarà uno scherzo tornare nella massima serie. E d’improvviso il blackout totale. Gol mangiati a ripetizione, gol sciocchi presi a catena, cedimenti nervosi. Io non capisco, veramente non capisco. Resto ottimista, altrimenti che Bellagioia sarei? E poi il ritorno al successo col Frosinone… Però a questo punto la domanda sorge spontanea lo stesso: se si va avanti così, siamo proprio certi di tornare al volo nel posto che ci compete e che per otto anni abbiamo dimostrato di meritare?. Iena. “Ma come: proprio tu che non hai mai avuto dubbi nelle magnifiche sorti e progressive, te la stai facendo sotto? Lo vedi che quando qualcosa gira storto voi entusiasti in servizio permanente effettivo perdete la testa? Non sapete convivere con le difficoltà, l’impatto con l’imponderabile vi devasta, distrugge i vostri schemini rosei da romanzetti per signora ed entrate in depressione. Questo atteggiamento non va niente bene. Se fai così cambi le parti in commedia, costringi me a recitare la parte del fiducioso, del positivo a tutti i costi. È un ruolo che non mi si addice, ma ci proverò. Dunque: la cornice è quella giusta che hai descritto tu, ci sono le condizioni per tornare subito in A. Ma il quadro per ora è uno scarabocchio, non ci si capisce molto, e le pennellate fosche e pasticciate stanno oscurando la limpidezza del disegno. Per farla breve, il motivo è tecnico ed è uno solo: in difesa manca un leader, un giocatore che si faccia carico e dia l’esempio, il Portanova di qualche anno fa, per dire. Se dietro ballano, tutta la squadra ne soffre, perde sicurezza. Aggiungi il fatto che i nostri giocatori a furia di sentirsi dire bravi ci hanno creduto davvero, hanno cominciato ad atteggiarsi da narcisi, a giocare da primi della classe senza aver coli ■ vincenzo 36 giuliaparri motociclismo Sul modello del ‘Valentino nazionale’, anche la passione di Michele Stabile per le due ruote nasce e si rafforza all’interno della famiglia Lo ‘zingaro’ fatto in casa Moto, che passione! Anche i più scettici verso questo sport, così pericoloso e considerato di nicchia, non hanno saputo resistere alle magie del ‘Valentino nazionale’ che continua a far emozionare non solo i suoi tifosi ma anche chi di motociclismo non ci capisce niente. Se anno dopo anno The Doctor, con le sue spettacolari prestazioni fa aumentare i neofiti di questo mondo e l’audience televisa, c’è chi lo segue da sempre, fin dagli albori della 125. Per questo, sapendo che è un suo supertifoso del quale ammira carisma e talento, la nostra chiacchierata con Michele Stabile non poteva cominciare che da lui: se tu potessi fare una domanda a Valentino, da dove partiresti? “Ma come diamine fai a girare in 1’48” al Mugello?” – la risposta immediata. È già, perché Michele, senese doc, ha avuto modo di correre di recente sui saliscendi del noto circuito italiano e sa cosa significa fare certi tempi. Classe 1972 (ma non ricordateglielo), ha da poche settimane archiviato la sua avventura stagionale nel Campionato Italiano Amatori categoria 600 Pro. Un’annata convincente, che gli ha permesso di gioire di un meritato 3° posto nella speciale classifica Over 35 e di aggiudicarsi l’11ª piazza nella classifica assoluta. Una storia d’amore con le due ruote, la sua, che parte da lontano. L’incipit è presto fatto: un padre appassionato di moto, quale giocattolo speciale può comprare al suo bimbo? Naturalmente una minimoto. “Avevo 5 anni ed è stato il giorno più bello della mia vita”, ricorda con emozione Michele. Una passione trasmessa geneticamente di padre in figlio quindi. A sei anni esordisce nelle gare di Minicross, un bambino fin dall’infanzia iperattivo ed attratto da discipline atipiche. Non il solito calcio o basket. La forte attrazione per le due ruote porta Michele fin da piccolo a vivere a lettere maiuscole, con quell’entusiasmo e quel pizzico di pazzia che lo avvicina col passare degli anni anche al karate, al paracadutismo e a prendere il brevetto di volo. Interessi originali senza dubbio. Della serie: non è certo il tipo da giocare a tappini! Ma uno che la vita l’assapora mangiandola a morsi. Maggiorenne, inizia le competizioni con le 125 nelle gare in salita, ma la loro pericolosità arresta per qualche anno la sua voglia di correre. Lasciato momentanea- mente il Racing, viene tentato dalle moto enduro e custom e basta veramente poco per capire che quella voglia sopita di correre è pronta a tornare all’attacco. E nel 2006 scatta nuovamente l’amore. Un anno dopo si iscrive al Campionato Italiano Amatori categoria 600 Base, senza team. Avete presente i piloti di una volta, quelli alla Lorenzo Ghiselli per intenderci? Anche lui parte per le gare accompagnato dal suo ‘furgone-casa’ e dalla cassetta degli attrezzi. Una sorta di trasferte ‘gipsy-style’. Lui che gli amici lo chiamano il gitano (mentre altri lo conoscono meglio come ‘Braccio’). Ed in effetti chi ha assaporato l’atmosfera del paddock sa bene quanto si respiri, insieme a benzina e ferodo, un’aria tanto zingaresca quanto affascinante. Sono due anni impegnativi per Stabile, ma riesce a piazzarsi a metà classifica, anche grazie all’appoggio degli amici più cari che lo seguono in qualsiasi trasferta. Impegno, passione e sacrificio sono il concime buono per far crescere in lui il desiderio, la caparbietà e la voglia di migliorarsi. Eccoci così arrivati alla stagione 2010 ed al connubio con il Monaco Racing Team di La Spezia. Sono padre e figlio, il primo è stato il motorista di Graziano Rossi per il team Gallina, ed ha vinto due mondiali negli anni ottanta con Lucchinelli e Uncini, il secondo è team manager e sospenzionista. Conosciuti in occasione dell’acquisto di una moto, la decisione di provare il salto di qualità nella categoria superiore, la 600 Pro, è un batter di ciglia. Sponsorizzato dalla Proxima Immobiliare, dalla Milc, da Blu Info e da Fabio Bartalesi-Stazione di Servizio Tamoil, dimostra di misurarsi con i veterani senza alcun timore reverenziale. Ottavo a Misano, nono a Vallelunga, undicesimo a Franciacorta e nelle due ultime prove al Mugello, sono tutte prestazioni che inducono a far ben sperare chi ha scommesso su di lui e su una sua graduale ascesa, dato che giocarsela coi primi fin da subito implica, per un esordiente, senz’altro del talento. Contradaiolo e proprietario di un famoso pub in centro, riesce a far conciliare con i suoi innumerevoli interessi ed i vari impegni lavorativi la passione per la corsa. “Deve dipendere dal mio carattere iperattivo” ci suggerisce. Ci racconta come la sua ‘bella’, la sua Honda 129, ha quel numero perché è stato un po’ il destino ad affidarglielo. “Mi iscrissi per ultimo, volevo il numero nove, ma lo avevano già preso. Me ne proposero altri, ma non trovavo nessuno che mi piacesse davvero, fino a che arrivammo al 129, al quale ora sono molto affezionato”. I suoi sponsor sono tutti amici, più o meno appassionati di motociclismo, e tutti uniti e coinvolti dal suo grande entusiasmo. I suoi occhi quando parla non ingannano. La sua voglia di correre e di migliorarsi è intensa. Il suo obiettivo stagionale era di puntare al podio, anche se a posteriori riconosce come il campionato al quale ha partecipato era sicuramente molto serrato. “I tempi tra il primo ed il decimo non differiscono che per un secondo”, puntualizza. Per Stabile l’ultima gara all’autodromo del Mugello è stata peraltro segnata da un week end decisamente in salita per via di un pneumatico posteriore difettoso ed alcune problematiche con la pompa della benzina. Grazie però ai nuovi meccanici Luigi Frignani (di professione dentista), Paolo Ammannati (perito meccanico) e Alessandro Casali (meccanico), subentrati intanto al Monaco Racing Team, sono riusciti a tempo di record ad ovviare a tutti gli inconvenienti ed a garantire la seconda qualifica. Cosa si prova a correre in tracciati importanti come il Mugello? “La sensazione è molto bella, è il tempio del motociclismo … Per un attimo in griglia, in attesa del semaforo, ti senti un campione. Io sono abituato a vivere di adrenalina, ma quei momenti sono veramente unici … ”. Baratteresti la tua moto? “Sì… con una che va più forte! La moto è un’appendice. Non conviene affezionarsi, perché sai che un domani ce ne sarà un’altra. Ciò che conta è quello che rappresenta.” Il suo pregio la partenza, il suo difetto la percorrenza. Così descrive le sue peculiarità. Tra le scaramanzie pre-gara, un bacio al serbatoio della sua 129, dove è raffigurata Emma, il suo alano. Con la testa ora Michele è già al prossimo campionato che inizierà ad anno nuovo, verso marzo. Se fossimo ad agosto e tu vedessi una stella cadente, quale desiderio esprimeresti? “Non lo dico esplicitamente, perché altrimenti non si avvera. Ma per la nuova stagione vorrei vedere la mia moto tempestata di tanti, tantissimi adesivi.” A buon intenditor … • francescovannoni cinque cerchi 37 Individuate dal Coni provinciale le nuove figure che andranno a supportare l’attività del Comitato sul territorio Per le sfide future ora ci sono anche i ‘Fiduciari locali’ Rispondere ad una domanda sportiva ampia e variegata come quella che si leva dalle diverse espressioni dell’intero territorio senese, sia per quanto concerne l’ancoraggio al tessuto sociale che per ciò che attiene le cangianti declinazioni di una passione individuale o di gruppo, impone al Coni Provinciale il costante monitoraggio sopra le esigenze e le potenziali inclinazioni di ogni entità, anche in base ai caratteri identificativi e peculiari di un determinato contesto. Studiare il territorio vuol dire conoscerlo profondamente e coglierne, attraverso i canali di una presenza sempre più attenta e sensibile, margini di crescita e prospettive di sviluppo. Questa è, in estrema sintesi, la funzione principale dei fiduciari locali, le nuove figure istituite all’interno del Coni senese, in stretta relazione con l’attività del Comitato e preziosi collaboratori nella definizione di progetti specifici secondo le linee operative stabilite a livello periferico. “Qualche anno fa – esordisce il presidente Roberto Montermini – insieme a tutto il gruppo di lavoro, facemmo una serie di incontri con le istituzioni locali e i comuni della provincia, allo scopo di illustrare le idee e i progetti che intendevamo promuovere e realizzare. L’occasione, oltre a costruire quella rete di contatti umani, fondamento di ogni collaborazione, riscosse molto favore anche dai nostri interlocutori ed è stata, nel tempo, foriera di reciproche soddisfazioni. Sulla falsa riga di questo canovaccio vorremmo riprendere e completare, entro i primi mesi del prossimo anno, un altro itinerario di incontri con le istituzioni per prendere contatto, anche grazie al lavoro dei fiduciari, con alcuni nuovi rappresentanti istituzionali e stabilire ulteriori relazioni di confronto per una sinergia in grado di armonizzare idee, risorse ed esperienze. Successi che testimoniano l’efficacia del ‘modus operandi’ al quale tutta l’attività del nostro organismo si ispira, ma che pure vanno ascritti, in modo particolare, all’affiatamento di tutta la Giunta Provinciale, allo sforzo e alla professionalità profusi dalla segreteria sotto la sapiente guida di Claudio Certosini e del settore tecnico coordinato dall’acume del professor Giampiero Torellini. Mi preme anche sottolineare il ruolo dell’ingegner Alberto Pazzaglia e di sua sorella Cecilia, architetto, come esperti Coni nel quadro generale dell’impiantistica sportiva, necessità trasversale, alla luce di progetti comprensoriali messe in campo da alcune realtà vicine tra loro”. Rinnovando la propria vocazione provinciale, e questo, beninteso, non a discapito della vivacissima poliedricità cittadina, semmai quale completa integrazione delle due diverse dimensioni ad un unicum sportivo pensato su alto profilo, sia dal punto di vista della partecipazione collettiva che in termini formativo-educativi. Il Coni di Siena ha individuato quattro apprezzati uomini di sport, noti non soltanto per il prestigio del loro curriculum agonistico o dirigenziale, ma per la riconosciuta levatura morale offerta al servizio del mondo sportivo, considerato in tutte le sue accezioni. In attesa di ottimizzare eventuali accorgimenti o marginali ritocchi alle varie ‘giurisdizioni’ assegnate, anche in funzione delle distanze geografiche da coprire, la ‘quaterna’ giocata sul tavolo dello sport locale ha tutte le credenziali per muoversi al meglio nella sua capillare e articolata dislocazione. A Giancarlo Pieri, in passato alla guida dell’Unione Sportiva Montalcino, attuale componente la Giunta Provinciale del Coni, già presidente provinciale della Federazione Italiana Gioco Calcio in seno alla quale ha ricoperto anche l’incarico prima di consigliere poi di presidente regionale del settore giovanile scolastico e di membro nazionale della commissione federale sulle attività di base, è stato scelto per la ‘porzione’ che va da Montalcino a San Casciano Bagni, passando per Buonconvento, San Quirico e Castiglion d’Orcia, Cetona, San Giovanni d’Asso, Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio. “Una delle iniziative prioritarie che ho in animo di proporre per il prossimo anno – anticipa Pieri – è un convegno sul tema dello sport femminile nella nostra provincia, convinto di intercettare un ramo sempre più vivo, soprattutto tra le nuove generazioni”. Fabio Bruni, istruttore di atletica leggera, sarà il referente per il nord della provincia e l’area della Val d’Elsa, opererà tra Colle, San Gimignano, Pog- gibonsi, Radicondoli e Casole d’Elsa, spostandosi anche sull’asse Monteriggioni, Castellina, Radda e Gaiole in Chianti. I nove anni trascorsi alla presidenza dell’Unione Polisportiva Poggibonsese, alla quale continua a prestare la sua opera come segretario, garantiscono sullo spessore di un percorso sportivo nobilitato anche dall’incarico di assessore allo sport al comune di Poggibonsi, che Bruni ha svolto per tre legislature. Albo Mechini, una vita trascorsa nella pallavolo come tecnico e dirigente Fipav a livello regionale e provinciale, dovrà occuparsi della parte relativa alle località di Torrita, Sinalunga, Trequanda, Montepulciano, Chianciano Terme, Chiusi, Sarteano, Pienza. Daniele Giovannini sta per celebrare le ‘nozze d’oro’ con lo sport: non ha potuto praticarlo, ma continua a servirlo da appassionato dirigente della Policras e da ex uomo delle istituzioni (è stato assessore allo sport a Sovicille). Si dice gratificato dell’incarico ricevuto e lo svolgerà nella fetta compresa tra Sovicille, Monteroni d’Arbia, Murlo, Asciano e Monticiano. Quattro nuovi innesti per rinforzare un team ormai collaudato che fa del gioco di squadra la sua caratteristica dominante. Così il Coni di Siena si prepara ad affrontare le sfide future, muovendosi in modo funzionale alle implicazioni di carattere legislativo economico e fiscale che interessano il sistema Italia e che investono nello specifico la gestione sportiva e il ruolo di chi volontariamente vi si dedica. L’input decisivo si chiama formazione: qualificare la conoscenza è condizione imprescindibile per una ‘missione’ dirigenziale incisiva ed efficiente. • 38 andreabruschettini atletica leggera Finale di stagione con squilli di tromba della valdelsana Irene Siragusa e dei giovani portacolori della Terrecablate Uisp I n b a c h e c a u n r i c c o 2 010 e tanti trofei Ultimo mese di atletica in pista, e anche quest’annata a fini statistici per l’atletica va in archivio. Non sono certo mancate le soddisfazioni o i motivi d’interesse nelle ultime settimane, a corollario di un 2010 di ottimo livello, nel quale rimarrà per sempre impresso il record italiano di Chiara Bazzoni agli europei di Barcellona. Il nome del mese è quello della diciassettenne Irene Siragusa, emergente sprinter dell’Atletica 2005 di Colle Val d’Elsa, che in estate si era posta in evidenza vincendo il titolo regionale assoluto sui 100m. Già presente nella parte alta delle classifiche nazionali da alcuni anni, la liceale valdelsana ha suggellato la sua crescita vincendo la medaglia di bronzo sui 100m ai campionati italiani allievi di Rieti. Irene Siragusa è finita alle spalle della pisana Anna Bongiorni, talento di caratura internazionale che ha vinto in 12”01, precedendo la padovana di origini nigeriane Jennifer Olekibe (12”13), infine lei che ha fermato i cronometri in 12”31. Se la medaglia arricchisce la bacheca dell’atletica senese in questo ricco 2010, non da meno è il tempo di 12”13 (vento +1,5) con il quale la Siragusa è stata la migliore nelle batterie di accesso alla finale, regalandosi con questo crono il nuovo record provinciale assoluto strappato a una protagonista dello sprint senese negli anni 80, Serena Minucci, cui rimane quello manuale (11”9). Nelle dichiarazioni post gara Irene è apparsa felice e al contempo un po’ amareggiata per non aver colto la piazza d’onore. Non mancheranno certo nuove occasioni per ottenere miglioramenti, sicuramente già a partire dalla prossima stagione, quando la ragazza allenata da Vanna Radi potrà mettere nel mirino l’abbattimento della soglia dei 12 secondi, un muro importante sulla distanza dei 100m. Molto florida l’attività giovanile, che in ottobre ha celebrato l’assegnazione dei titoli regionali delle categorie ragazzi e cadetti, con numerosi protagonisti della Terracablate Uisp Atletica Siena. Si fa forse un torto per queste categorie (giovani tra gli 11 e i 15 anni) a citare i vincitori di medaglie, perché è sempre bene non esaltare le singole prestazioni, ed accompagnare questi atleti in fieri solo verso una sana crescita, personale ed agonistica. Ma non è certo possibile sottacere il record regionale ragazzi del lancio del vortex (attrezzo in gomma propedeutico per il lancio del giavellotto) siglato da Yohannes Chiappinelli che a Colle Val d’Elsa ha toccato i 74,54m. Ancora tredicenne, il polivalente Chiappinelli è uno dei tanti nomi del sodalizio senese che popolano la pista del Campo Scuola divertendosi con l’atletica. Brave anche Matilde Giardi, vincitrice del titolo regionale del vortex con 41.68 e seconda nel peso; Virginia Vitti giunta decima sui 60 HS, mentre sugli 80 metri ha fatto segnare un buon 9”0 cosi come la compagna Sara Del Colombo, anche lei capace di correre in 9”0 e di saltare in alto 1,20. Positive inoltre le prove di Francesca Carrozza che ha ottenuto il primato nel salto in lungo con 3,47m e Alessia Manni che ha fatto il personale sugli ostacoli. In questo periodo come si sarà intuito, non solo ottime prestazioni degli atleti senesi, ma anche l’onore dell’organizzazione di importanti meeting a livello regionale. A Colle si sono svolti i Campionati toscani di società delle categorie ragazzi, con un importante successo di presenze; mentre nelle stesse giornate dei primi di ottobre, a Siena si è disputata l’ultima tappa del Gran Prix Montepaschi. La pista e le pedane del campo scuola hanno di nuovo vibrato, come a inizio stagione per il Meeting della Liberazione, con la presenza dei migliori atleti della regione ancora in lotta per posti di prestigio nella classifica finale del circuito di manifestazioni della FIDAL Toscana. Sicuramente non si sono viste competizioni affollate, ma significativi sono apparsi alcuni risultati: Manura Kuranage (Virtus CR Lucca) vincitore dei 200m in 22”12; Martina Boldrini (U.S. Quercia Rovereto Trentingrana) prima nel lungo con 5,85m; Gianluca Gafà (Atletica Edera Forlì) vincitore dei 400hs in 54”48; ed infine la soddisfazione di veder svettare nell’alto il ventenne della Terrecablate, Matteo Baldi, che valicava l’asticella a 1,92m, nuovo primato personale. Ricca di significato la gara dei 3000m, nella quale Maurizio Cito (Atletica Castello) si giocava in casa il successo del Gran Prix, cercando di sopravanzare il lucchese Andrea Giovannelli leader fino alla prova senese. Grazie a una corsa impostata su ritmi asfissianti e sostenuta dal kenyano Kipkemei, Maurizio è riuscito nel proprio intento, giungendo solitario al traguardo con un probante 8’ 24”57, solo un secondo sopra al suo primato. La TerreCablate Uisp Atletica Siena ha inoltre inteso offrire dei premi speciali (come ormai avviene da alcuni anni) con i Memorial Renzo Corsi e Memorial Foffo Dionisi, nomi importanti nella storia del club. Il primo trofeo è andato alla vincitrice dei 200m, la valdelsana Debora Montagnani (Atletica 2005), mentre il secondo è stato assegnato al vincitore dei 3000m, Maurizio Cito. Soddisfazione generale quindi all’interno della Terre Cablate Uisp Atletica Siena per un’annata vissuta intensamente e conclusa con l’organizzazione di un importante evento, sempre grazie al prezioso contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. • 40 robertoguiggiani rugby La Banca Cras legittima il passaggio in serie C con una partenza di grande personalità Sta stretto al Cus il r uolo di matricola Banca Cras Cus Siena rugby: è vera gloria. Approdata al campionato di serie C interregionale dopo due promozioni in tre anni dovute in parte a meriti sportivi, in parte ad un regolamento federale che consente di essere promossi soltanto a chi ha un settore giovanile adeguatamente sviluppato (ed in questo senso, Siena ha tutte le squadre giovanili regolarmente in campo), la squadra bianconera ha dimostrato nelle prime quattro partite non solo di meritare il livello al quale è arrivata, ma anche di poter essere una delle protagoniste del torneo. La serie B, non raggiunta alla fine della scorsa stagione, con una sconfitta nel secondo dei tre turni di spareggio per una meta subìta nei minuti di recupero, può diventare un progetto sportivo concreto. Sconfitto alla prima giornata a Terni da un avversario non certo superiore sul piano tecnico, il Cus Siena rugby ha perso la seconda partita con Noceto nei minuti finali ed ha poi conquistato due vittorie consecutive: a Gubbio con un match di grande spessore atletico e caratteriale, cercando il successo a tutti i costi e difendendo con il cuore prima ancora che con i muscoli e dopo travolgendo in casa il Forlì per 22-5, una vittoria ancora più netta di quanto non dica il punteggio, dimostrando in poco più di venti giorni di aver superato ogni timore da “matricola” e di affrontare invece il torneo da protagonista, ritrovandosi al terzo posto in classifica ed avendo di fronte avversari (Formigine ed Ascoli in trasferta, Foligno in casa) che non hanno fino a questo momento dimostrato di essere irresistibili. All’inizio del mese di dicembre sarà così possibile dire con certezza qual è il valore autentico della squadra senese e quali possono essere le sue ambizioni. Di sicuro, si conferma così anche quest’anno, pure in un campionato di più alto livello tecnico, quella che è la caratteristica principale della squadra allenata da Fulvio Biagioli: scendere in campo con la convinzione di poter vincere ogni partita. L’impianto della squadra è ormai lo stesso da alcuni anni, così il tecnico pratese ha avuto la possibi- L’organico della stagione 2010-2011 Prime linee: Davide Pezzuoli, Federico Giambi, Denis Redzic, Alessandro Pucci, Nelson Terrero Pena, Tommaso Mozzini. Seconde linee: Niccolò Montarsi, Roberto Benigni, Mattia Maestrini, Pietro Spessot, Niklas Martini di Cigala. Terze linee: Francesco Mazzuoli, Andrea Bocci, Dario Galasso, Tommaso Faleri, Fabio Perna, Marco Dupré De Foresta. Mediani di mischia: Francesco Rossi, Emilio Pieri, Lorenzo Biondini. Mediani d’apertura: Vasilica Doru Movileanu, Michele Mondet. Centri: Claudio Barone, Paolo Carmignani, Lorenzo Maestrini. Ali: Alessandro Gaggelli, Roberto Buonazia, Francesco Mura, Tommaso Chiantini. Estremi: Giacomo Donati, Leonardo Sestini, Patrick Gembal. lità di far crescere tutta la squadra e di modellarla secondo la sua filosofia di gioco, dove prima viene la potenza della mischia e poi la qualità del gioco in attacco. E se fino allo scorso anno, i senesi erano spesso “usciti alla distanza”, con finali di stagione decisamente in crescendo rispetto al girone di andata, quest’anno si è voluto porre rimedio a questa pecca, ed infatti la squadra ha dimostrato di essere pronta fin dalle prime giornate. Un modo per andare subito al vertice della classifica ed acquisire ancora maggiore consapevolezza dei propri meriti ed autorevolezza in campo, anche se carattere e forza mentale non sono mai mancati ai giocatori bianconeri. “La soddisfazione per i risultati della prima squadra è grande – commenta Antonio Cinotti, responsabile della sezione rugby del Cus Siena – perché sappiamo quanto hanno lavorato, fin da questa estate per farsi trovare pronti in un campionato che affrontiamo per la prima volta e che ci vede competere con squadre umbre, marchigiane e dell’Emilia Romagna. Ma per noi i risultati agonistici non possono e non devono essere mai distaccati dalla crescita di tutta la società, che ha nelle sue squadre giovanili e nel minirugby il proprio tesoro. Consideriamo quindi non meno importante, il fatto che Banca Cras Cus Siena rugby abbia quest’anno individuato in Francesco Ferluga, uno degli allenatori che da tanti anni lavora al campo dell’Acquacalda, il direttore tecnico dell’intero settore giovanile. Si tratta di un lavoro importante per il futuro del rugby senese, nel momento in cui veramente tanti giovanissimi hanno deciso di dedicarsi alla palla ovale”. Mai come oggi, nel momento stesso in cui si raccolgono i frutti di un lavoro durato dieci anni, l’attenzione è rivolta ad una crescita di tutto il movimento rugbystico senese. I successi della prima squadra sono indubbiamente un momento di gratificazione per tutti e di stimolo per i giovanissimi, ma l’aspetto educativo e formativo non deve mai passare in secondo piano. • 42 fabriziolachi associazionismo Dopo l’estate è ripresa l’attività ‘istituzionale’ degli appassionati di questa disciplina praticata anche da numerosi senesi In apnea per godersi il mare tutto l’anno L’estate è “la stagione” per antonomasia del pescatore in apnea; il periodo in cui chiunque può cimentarsi nella pratica di questo sport affascinante. È molto frequente trovare sui litorali persone che, attrezzate di tutto punto, si immergono in caccia di qualche preda o più semplicemente alla ricerca di quelle sensazioni che solo un’attività come questa riesce a regalare ai suoi praticanti. Fra tutti coloro che in estate inforcano maschera pinne e fucile, molti sentono il bisogno di passare in seguito dallo status di “bagnante armato” a quello di principiante vero, informandosi sulla possibilità di frequentare corsi o più semplicemente iscriversi ad un Club dove sarà possibile frequentare gente più esperta e navigata. Per tutti coloro che invece esercitano da anni, il fine estate rappresenta “la ripresa” dell’attività vera e propria. Il mare si spopola di turisti, il traffico nautico torna ad essere sostenibile e sopportabile, quindi è tutto più “godibile”. Con l’autunno riprende anche l’attività agonistica . Ad uso e consumo di coloro che ci leggono e non hanno dimestichezza con la pesca in apnea, sarà utile spiegare ancora quali sono le regole base del nostro sport (perchè di sport vero si tratta!) . Il pescatore si immerge in mare (o nel lago dove permesso) utilizzando come attrezzatura una muta protettiva, maschera, boccaglio respiratore, pinne ed un attrezzo chiamato fucile ma che, meccanicamente parlando, ricorda più un arco con freccia che un’arma capace di sparare. È importante ripetere che, diversamente dal pensiero comune, è SEVERAMENTE VIETATO L’USO DI BOMBOLE per respirare, quindi andremo a cercare le prede nel loro ambiente esclusivamente per quanto il nostro fisico ce lo consente. Le gambe saranno il nostro motore e potremo resistere in immersione esattamente per il tempo in cui saremo in grado di trattenere il respiro. In questo contesto, per un periodo che va dalle quattro alle cinque ore, gli atleti si sfidano (spesso affrontando condizioni meteo-marine difficili) rispettando un regolamento Federale molto restrittivo che prevede la cattura di poche specie selezionate, che rispettano delle dimensioni minime tali da preservare gli esemplari giovani e con un numero massimo di catture molto limitato per ciascuna specie ammessa. Per passare alla cronaca vera e propria, ottobre ha visto lo svolgimento delle due principali competizioni “a squadre” nel panorama nazionale. Sabato 9 , il bellissimo Golfo di Follonica ospitava il “Campionato Italiano per Società” dove si sono date battaglia le migliori rappresentative nazionali formate da tre atleti per squadra. La formula prevede che, a turno, due componenti pescano fianco a fianco ed il terzo rimane sull’imbarcazione a coordinare e fare assistenza. Il Gruppo Apneisti Senesi schiera Antonio Montomoli ed i fratelli Rapezzi che considerano Follonica come la loro seconda casa e quindi carichi di aspettative. Michele è in preda ad una “trance” ago- nistica senza precedenti e parte a spron battuto, gli altri cercano di non essere da meno. Durante le cinque ore di gara , i tuffi si ripetono a ritmi incessanti nonostante che i pesci avvistati nella preparazione dei giorni precedenti, siano purtroppo scomparsi. Alla sirena finale due prede valide segneranno la delusione della compagine senese che rimedierà un 17° posto in classifica certamente al di sotto delle proprie aspettative. Il “Club Sub Versilia” di Viareggio si laurea invece Campione italiano confermando il valore dei propri rappresentanti. Al secondo posto il “Komaros sub Ancona” davanti al “Ci.Ca. Sub Livorno” formato dai rappresentanti della Nazionale Italiana Ramacciotti, Paggini e l’ex Campione Mondiale Bellani. Delusione anche per la compagine di casa “LNI sub Follonica” che chiude al 10° posto. Il 24 Ottobre a Quercianella (LI) si è svolto il Campionato Toscano per Società. La sfida fra le dieci squadre presenti si è svolta in condizioni di mare proibitive. Possiamo purtroppo affermare che il fattore determinante sia stato....l’inquinamento! Infatti il forte vento da sud ha portato su tutto il litorale i residui di lavorazione dello stabilimento Solvay di Rosignano, rendendo l’acqua molto simile al latte con una visibilità praticamente nulla. Bolognesi Lachi e Antonio Montomoli per il GAS Siena hanno speso tutte le loro energie per confermare ( e se possibile migliorare) il terzo posto finale del 2008 e 2009. Niente da fare! Una sola preda consegnata consentiva di collocarsi al 5° posto a breve distanza dai vincitori di “Apnea Magazine Grosseto” ed al 2° dell’ “LNI Follonica” che riscatta in parte la delusione precedente. Gradino finale del podio per il “Club Sub Grossetano”. L’attività agonistica del G.A.S. (per saperne di più www.gruppoapneistisenesi.com) proseguirà durante il periodo invernale con l’altro settore che riguarda l’apnea pura in piscina, dove speriamo di confermare i bei successi ottenuti negli anni scorsi, confortati dal fatto che nuovi atleti carichi di entusiasmo sono andati ad affiancarsi ai collaudati rappresentanti del nostro sodalizio. • francescaguglielmi eventi 43 Successo di Adriano Pinamonti nella quarta edizione della singolare corsa organizzata dalla Polisportiva ‘La Bulletta’ Quando il fascino della Maratona si unisce a quello del Chianti La passione per la corsa e la valorizzazione del territorio, senza dimenticare la sana competizione sportiva. È l’Ecomaratona del Chianti, la gara organizzata dalla Polisportiva ‘La Bulletta’ di Castelnuovo Berardenga che quest’anno è giunta alla sua quarta edizione, confermando la vocazione per un avvenimento in cui i valori dello sport e della sana competizione si coniugano con la valorizzazione e la promozione dei territori e dei prodotti tipici locali; l’educazione ambientale; la solidarietà sociale e il confronto culturale. Nata dall’idea di un piccolo gruppo di podisti amici, oggi, l’Ecomaratona del Chianti vanta la presenza di numerosi marciatori stranieri: 80 quest’anno su 1177 iscritti e specialmente da Stati Uniti, Svizzera, Inghilterra, Germania, Francia, Olanda, Finlandia e Danimarca. Oltre 750, invece, gli appassionati che hanno partecipato all’Ecopasseggiata, la non competitiva di dieci chilometri partita da San Gusmè. Vincitore di quest’anno Adriano Pinamonti (Atletica Val di Non e Sole), 44 anni, atleta trentino specializzato nella maratona su strada che, in sole 2h e 59’, si è aggiudicato il posto più alto del podio nella 42 km, a cui hanno partecipato 511 podisti. Sul podio dell’Ecomaratona anche Loris Fanton (Spotorni Run) con 3h 10’ 23’’, già al terzo posto nell’edizione 2009, e Riccardo Baggia (Atletica Val di Non e Sole) che ha chiuso con 3h 13’ 51’’. Grandi emozioni anche per la Chianti Trail, la 18 km, che quest’anno ha richiamato ben 666 atleti e che ha visto piazzarsi ai primi tre posti Stefano Passarello, (Asd Il gregge ribelle) 29 anni, di Carpineto, e da sette anni ad Hong Kong, con 1h 11’ 12’’; Giacomo Valentini (Asd Uisp Chianciano) con 1h 13’ 15’’ e Massimiliano Taliani (Team Marathon Bike Grosseto) con 1h 13’ 17’’. Ancora vittoriosa tra le donne (262 in gara), Monica Casiraghi (Equipe Running) con 3h 40’ 29’’, nella 42 chilometri. L’atleta, pluricampionessa mondiale, europea e italiana di 24h, è ormai una veterana e appassionata della gara di cui è stata vincitrice assoluta nel 2007 e vincitrice nella categoria donna dell’Ecomaratona 2009. Tanta partecipazione anche alle iniziative collaterali come il Mercatale allestito in Piazza Marconi dai produttori di Pianella e le iniziative di ‘Domeniche in Chianti’. In piazza anche il gruppo ‘Sanguia el Hamra’ che si è esibito, per la prima volta in Italia, in un concerto di musica del deserto e a sostegno del popolo Saharawi. Anche quest’anno, infatti, gli organizzatori hanno voluto confermare un’attenzione al sociale, devolvendo parte delle quote di iscrizione all’associazione ‘Aiutare i bambini’ e premiando i partecipanti dell’Ecomaratona con medaglie confezionate con materiale di riciclo (latta e pelle di capra) dalla popolazione Saharawi “È stata una gara molto difficile e faticosa”, ha commentato a caldo il vincitore assoluto Adriano Pinamonti. “Il fango ha reso durissimi i primi 15 km su cui tutti hanno avuto un andamento molto lento. Da San Gusmè, in poi, però, il fondo è diventato più agevole e al 20esimo chilometro sono riuscito a staccarmi dal gruppo correndo il resto della gara pressoché da solo. È stata una meravigliosa esperienza – ha continuato l’atleta – e di questo devo ringraziare i miei amici toscani che mi hanno invitato. Ho partecipato ad altre corse in Toscana, ma senza dubbio questa è la più impegnativa oltre che la pìù bella e soddisfacente per il contatto diretto con la terra, la campagna e il territorio”. • Adriano Pinamonti e Monica Casiraghi all’arrivo (foto a sinistra). La partenza ed un momento della corsa (in alto). 44 paoloridolfi sport per tutti Riflessioni sul ruolo e le potenzialità di una struttura sportiva, ma non solo, che attraversa la vita di tante persone diverse La Uisp elevata a ‘fenomeno’ sociale Ad autunno inoltrato le attività del comitato Uisp di Siena procedono tutte a pieno regime ed è più semplice concedersi un attimo per riflettere su un aspetto che è forse paradossalmente troppo evidente per essere preso in considerazione. Vale a dire la dimensione trasversale della nostra associazione. La Uisp attraversa, nel vero senso della parola, diverse ‘dimensioni’. Innanzitutto quella territoriale. La provincia di Siena è abitata da circa 200.000 persone dislocate in un ambito particolarmente vasto. Le distanze tra il nord ed il sud sono importanti ed i collegamenti tra est ed ovest spesso complicati. La Uisp è riuscita, negli anni ad essere presente ovunque, dai confini con la provincia di Firenze a nord fino alle zone più distanti della Val di Chiana a sud, che si trovano in prossimità del confine con Umbria e Lazio. Anche la montagna amiatina vanta tradizioni ‘uispine’ rilevanti nello sci, nel calcio e nel podismo. In mezzo, tante realtà che si muovono grazie ad essa. Se sono quasi 20.000 le donne e gli uomini, i bambini e le bambine che hanno a diverso titolo in tasca la tessera dell’Unione Italiana Sport per tutti, significa che, ogni volta che più di dieci persone si incontrano, è molto probabile che almeno una di esse sia nostra socia. Capire perché, nel corso degli anni, c’è stato un radicamento così vasto, è difficile e, in ogni caso, passa in secondo piano di fronte all’aspetto principale che è quello di valutare la realtà soffermandosi a considerare l’enorme potenziale che ne deriva. Riflettere su questo aspetto vuol dire maturare consapevolezza e valutare le opportunità che in provincia di Siena la Uisp può ulteriormente cogliere. Un’altra ‘dimensione’ affascinante è quella delle età. Esiste un’altra associazione che riesce a soddisfare la voglia di movimento da 0 anni fino ai 90 e passa? La Uisp iscrive ai primi passi i bambini da 3 mesi in su, mentre, sempre nel nuoto, organizza corsi di attività motoria dolce in acqua per la terza età. Allo stesso modo i circoli delle bocce o dei giochi tradizionali annoverano moltissimi nonni, i quali comunque sono presenti anche nel podismo o nel ciclismo. Anche questa dimensione comprende, tra gli estremi, soggetti di tutte le età intermedie che riempiono gli innumerevoli spazi, fisici e virtuali, creati dalla nostra associazione per fare sport. È sempre emozionante poter vivere questo aspetto al momento della festa di fine anno quando vengono consegnati riconoscimenti al più giovane ed al più ‘grande’ socio della Uisp in un ideale abbraccio che coinvolge ventimila persone. Un aspetto interessante è poi quello delle diversità culturali sociali ed ideologiche. Ci si muove con la Uisp per tante ragioni, l’associazione riesce a rispondere alle esigenze di tantissimi per cui il grande numero fa si, ad esempio, che sullo stesso campo, nella stessa vasca, nella stessa palestra, si incontrino operai e manager, casalinghe (le poche rimaste) e donne in carriera, atei cattolici e musulmani; simpatizzanti di sinistra di destra e di centro. In una diversità che è ricchezza, che ha superato le barriere polverose del passato ed aiuta al confronto attraverso il gioco e l’attività fisica. La gente dell’Uisp è la gente ‘normale’ alta, bassa, grassa, magra, brutta bella, così così. Ci sono quelli bravi a vincere e quelli bravissimi a perdere. Si può finire un campionato a zero punti senza che l’allenatore sia esonerato oppure si può chiudere una stagione imbattuti senza prendere il premio promozione. Ci sono poi quelli ‘speciali’ che per muoversi usano la sedia a rotelle, dalla quale però tirano di scherma o si tuffano in piscina, o quelli che il mondo lo vedono solo attraverso gli occhi degli altri ma vanno in bicicletta nel velodromo ed anche in giro per l’Italia. La Uisp è anche promozione sociale e, accanto alla gente che si diverte e fa divertire, è serena e spensierata, segue e sostiene coloro che hanno difficoltà ad affrontare le vita. Per questo è nata l’idea dello sportello di counseling che aiuta le persone a trovare una mano ferma che li accompagni in un momento di difficoltà. Promozione sociale sono anche le attività nelle scuole o i corsi di formazione per dirigenti ed educatori. Grande successo hanno infine avuto i corsi di autodifesa realizzati in collaborazione con il comune di Siena che hanno ridato serenità e fiducia a tantissime donne. La Uisp attraversa dunque la vita di tante persone che, allo stesso tempo, attraversano l’associazione creando un movimento continuo spontaneo ed incontrollabile. Le dimensioni del fenomeno possono spaventare se si ritiene di doverlo governare o anche semplicemente sorvegliare. Qualcuno in passato ha detto che l’Uisp è sovradimensionata rispetto a ciò che la circonda e che per questo a volte è scomoda ed ingombrante. Forse è così, o forse, più realisticamente è un ‘animale’ difficile da capire perché non ha contorni definiti e controllabili. Forse è questo il segreto che le consente di attraversare tante dimensioni senza porsi troppi problemi; anche se purtroppo il mondo pare avere sempre più bisogno di regole, che sono necessarie fino a quando non soffocano la fantasia e la spontaneità… ma questa è un’altra storia. • Una partenza di Vivicittà, fiore all’occhiello della Uisp.