La società dell`incertezza

Transcript

La società dell`incertezza
Lo specchio
delle parole
Nel magazzino
delle idee
per raccontare
emozioni
Intervista a
Zygmunt Bauman
cult
Il mensile culturale RSI
Settembre 2014
Lo specchio
delle parole
Sandra Sain
Produttrice Rete Due
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SGUARDI
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Nel magazzino
delle idee
per raccontare
emozioni
Raymond Queneau ha 44 anni quando pubblica per la prima volta,
presso Gallimard, i suoi Exercices de style. Novantanove versioni
dello stesso brevissimo racconto, 99 texticules, come li aveva giocosamente definiti l’autore stesso, in cui sperimentare altrettante
varianti stilistiche. Un divertissement raffinatissimo e provocatorio
che ha profondamente segnato la storia della letteratura.
Per anni il mondo delle lettere di lingua italiana si è interrogato
sulle possibilità di traduzione di questi racconti che spaziano dalla
versione ispirata alla metafora a quella anagrammata, da quella
che attinge al linguaggio medico o botanico a quella in versi o
scritta come un interrogatorio, senza dimenticare il gergo popolare,
la matematica o l’enigmistica. Il primo a portare a termine l’impresa fu nel 1983 Umberto Eco, seguito nel 2001 da Stefano
Bartezzaghi. E proprio Stefano Bartezzaghi, non a caso, nel 2011
pubblica “Come dire. Galateo della comunicazione”.
Lo scrittore e giornalista si diverte e ci diverte da tempo con i giochi
di parole e le divagazioni linguistiche nelle sue rubriche su quotidiani e settimanali. “Come dire” è anche il titolo di una novità nel
palinsesto settembrino de LA 1 e che vuole indagare il nostro
rapporto con le parole, la loro evoluzione ed il loro essere specchio
della contemporaneità. Questo mese indaghiamo l’universo della
parola su Rete Due anche seguendo importanti manifestazioni
letterarie a Bellinzona e a Morges, proviamo a raccontare la musica e la musicologia con un nuovo approccio in un nuovo programma… E, tra Queneau e Bartezzaghi, quel che emerge è che parlar
bene non è solo e tanto questione di stile. Le parole strutturano
il nostro pensiero, ci mettono in relazione con gli altri, costruiscono la nostra rappresentazione del mondo… Lo sapeva bene Michele
Apicella, interpretato da Nanni Moretti nel suo Ecce Bombo
passato alla storia per la scena in cui un’inesperta intervistatrice
sciorina in poco più di un minuto frasi fatte e gergali arrivando
all’acme con trend negativo, Kitsch e ambiente molto cheap…
Ecco che l’esasperato pallanuotista la schiaffeggia urlando “Chi
parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste:
le parole sono importanti!”. Fortunatamente o meno, decidete
voi, di Michele Apicella in giro non ce ne sono molti.
ACCENTO
Un crogiolo
di lingue e culture:
le Antille a Babel
e su Rete Due
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Il Grande mare
ONAIR
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I cinque elementi:
la nuova trasmissione
musicologica
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L’OSI in
Corea del Sud
DUETTO
Cugini di campagna?
A “Le livre sur le quais”.
La Svizzera italiana vista
dai romandi
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RENDEZ-VOUS
Come può una rete
dividere il mondo
in due?
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A qualcuno piace
corto Web:
il cinema bonsai
si sposta online
Intervista
a Zygmund Bauman
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L’agenda
di settembre
NOTA BENE
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Recensioni
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Proposte Club
I palindromi sono vocaboli che possono essere letti in entrambi i sensi, vere e proprie parole
allo specchio ed esempi di trasformismo linguistico e semantico. Nell’immagine di copertina un esempio:
basta cambiare prospettiva e l’acetone può trasformarsi in enoteca.
Nel magazzino
delle idee
per raccontare
emozioni
Enrico Lombardi
Un nuovo format televisivo nelle prime serate
domenicali di settembre su LA 1 offre una serie
di punti di vista originali su quattro parole
dal forte impatto emotivo. Fra passioni, paure,
sfide e colpe il programma “Come dire”
propone un viaggio suggestivo attraverso stati
d’animo, pulsioni e sentimenti, in un contenitore molto speciale con pubblico, musica,
film ed ospiti accolti ed intervistati da Rachele
Bianchi Porro.
SGUARDI
LA 1 / Come dire
domenica 7, 14, 21 e 28 settembre
alle ore 20.40
La giornalista Rachele Bianchi Porro,
conduttrice del programma
È davvero una sfida raccolta con passione,
quella di dar vita ad un nuovo format televisivo che potremmo definire di intrattenimento culturale, ben coscienti dei rischi
di una tale definizione, che potrebbe far
paura a chi ha della cultura un’idea prettamente “accademica” e attribuisce al mezzo
televisivo, in genere, la colpa di trattare i
temi culturali con eccessiva superficialità.
“Come dire”, in programma per
quattro domeniche a settembre su LA 1 in
prima serata, si presenta qui nel rispetto
della sua valenza anche “giocosa” proprio
disseminando dentro queste note di presentazione, le parole-chiave attorno a cui
ruoterà il ciclo di appuntamenti: appunto
“sfida”, “passione”, “paura” e “colpa”, che
saranno, ciascuna, il motore di una serie
di spunti, riflessioni, approcci diversi, che
andranno a toccare gli ambiti della psicologia, dell’economia, delle arti figurative,
della letteratura, del cinema e della musica, nelle loro varie declinazioni, per dar
forma e sostanza ad un “contenitore” non
a caso ambientato scenograficamente in
un magazzino di trovarobato, che si è appunto voluto definire come il “magazzino
delle idee”.
Ed è proprio con il ritornello molto
celebre di “Un’idea” di Giorgio Gaber, che
ogni puntata si aprirà dichiarando l’intento di “un’idea, un concetto, un’idea, finché
resta un’idea è soltanto un’astrazione” e
che si tratta dunque di leggere, o meglio,
‹ Le parole nascono, vivono,
muoiono e a volte resuscitano.
Sono protagoniste
di una lunga e affascinante
storia collettiva… ›
rileggere parole usate, abusate, consunte,
come quelle scelte appositamente per il
ciclo, e ridare loro qualche ipotesi di “sostanza”, dentro il vissuto quotidiano di
ciascuno, ma anche dentro la storia che
ciascuno di questi termini è in grado di
tracciare se lo si cerca, come con una sorta
di “lente d’ingrandimento”, nei contesti
più diversi.
Ecco dunque che conteranno le testimonianze di chi, colto al volo, racconta
spontaneamente la propria “paura” o la
propria “passione”, ma conterà anche il
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contributo di un linguista come Giuseppe
Antonelli che in ogni puntata indagherà
storia e curiosità di parole come “colpa” o
“sfida”.
E così, di seguito, per parlare di “paura” o di “colpa” non si potrà non farsi trascinare dalla lettura che ne fa lo psichiatra
e scrittore Vittorino Andreoli, così come
di “sfide” e “passioni” letterarie, fra mitici
Achab e amanti alla Duras parlerà la nota
giornalista culturale Giovanna Zucconi.
E ancora, per dire come dire “sfida”,
la storica Nelly Valsangiacomo ripercorrerà le vicende dello sciopero alle Officine
di Bellinzona nel 2008; oppure, per dire
‹ Un percorso tra
letteratura, arte, musica
e cronaca… ›
come dire “paura”, la storica dell’arte Barbara Paltenghi Malacrida proporrà un affascinante itinerario fra le maggiori opere
artistiche che nei secoli hanno evocato o
rappresentato emblematicamente questo
sentimento, passando da Bosch a Munch,
da Blake a Bacon.
Approcci diversi e originali, dunque,
accompagnati o sottolineati costantemente dal contrappunto musicale offerto
da una vera e propria band, la “Come dire
Band” capeggiata dal tastierista ticinese
Nicola Locarnini. Si, perché, appunto,
si tratta di un programma di intrattenimento culturale, in cui le conversazioni
e le testimonianze si alternano e si legano
all’esecuzione di brani di canzoni “a tema”
eseguite dal gruppo per aprire un nuovo
capitolo o per suggerire che anche le canzoni ci dicono molto di “passione”, “paura”, “sfida” e “colpa”. E proprio per “colpa”
come non ricordare Shel Shapiro, artefice
SGUARDI
negli anni ’60 con i suoi “Rokes” di una
canzone manifesto generazionale come
“Ma che colpa abbiamo noi” che tornerà
eccezionalmente ad eseguire nell’ultima
puntata di “Come dire”, accompagnato
dalla band del programma.
Ed altri ospiti musicali, tutti svizzero
italiani, si succederanno, nel corso delle
puntate, per dar conto di generi diversi:
si pensi a Charlie Roe, con la sua “Ukulele Song”, a Rossana Taddei, dagli influssi
latino americani, a Zeno Gabaglio, con la
sua musica “da film” eseguita al violoncello elettrico. E a proposito di film, una
menzione speciale, infine, per la proposta, in ognuna delle quattro serate, di una
pellicola di grande impatto spettacolare
e popolare, legata, ciascuna, ad una delle
quattro parole-chiave: introdotte dalle
suggestive, sorprendenti, a volte ironiche
annotazioni di Lorenzo Buccella, ospite
fisso della trasmissione, si potranno vedere, nell’ordine, “Match Point” di Woody
Allen (passione), “The others” con Nicole
Kidman (paura), “Inside Man” di Spike
Lee (sfida) e “Espiazione” di Joe Wright
(colpa).
Ma non è tutto, altre sorprese non
mancheranno, sottolineate con calore
dal consenso del pubblico del “magazzino delle idee”. Ma in quanto sorprese, lasciamo che lo rimangano per il pubblico
che vorrà raggiungere idealmente Rachele
Bianchi Porro, i suoi ospiti, i musicisti, per
un appuntamento televisivo domenicale
inusuale, fatto di parole, note, ignote, reali, concrete, ideali.
Lo studio di Come dire, trasformato in un deposito di trovarobato, anzi nel “magazzino delle idee”,
con la Come dire Band e Rachele Bianchi Porro a colloquio con il linguista Giuseppe Antonelli,
uno degli ospiti fissi del programma.
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Rete Due / I cinque elementi
in onda la domenica alle ore 17.00
e in replica su Reteduecinque il mercoledi alle 16.00
rsi.ch/cinque-elementi
I cinque elementi:
la nuova trasmissione
musicologica
che scardina
le convenzioni
Claudio Farinone
Musicisti, compositori, aree geografiche, appartenenze di
genere; queste sono le consuetudini da cui spesso si parte per
elaborare un discorso di approfondimento sulla musica.
“I cinque elementi”, la nuova trasmissione di pura musicologia
di Rete Due, scardina questi criteri lasciando campo aperto
ai veri protagonisti, gli unici indispensabili a generare un
evento sonoro: gli strumenti musicali.
Gli elementi, inaspettatamente cinque, si riferiscono alla natura
dei diversi materiali che concorrono a una qualsiasi emissione
sonora: una colonna d’aria, una membrana, una corda, il corpo
stesso dello strumento, un dispositivo elettromagnetico.
In poche parole, la classificazione che ne fecero due importanti
etnomusicologi quali Eric von Horbostel e Curt Sachs, oggi
comunemente accettata.
E sarà proprio il suono degli strumenti, spesso stravaganti
e inconsueti, a ispirare i musicologi-conduttori che si alterneranno al microfono e che, manco a dirlo, saranno cinque:
Marcello Sorce Keller, Giordano Montecchi, Roberto Favaro,
Paolo Scarnecchia e Carlo Boccadoro.
ONAIR
La Guitarra, 1918 olio su tela. Juan Gris, nome d’arte di José Victoriano
González (Madrid, 23 marzo 1887 – Boulogne-sur-Seine, 11 maggio
1927), è stato un pittore spagnolo esponente del cubismo analitico
prima e del cubismo sintetico in seguito.
Tutte voci ben note agli ascoltatori affezionati di Rete Due che,
con un linguaggio affabile, lontano dal gergo dell’accademia
ma accattivante e leggero, racconteranno storie di musica sul
filo di un timbro, del colore che ogni strumento possiede,
che lo rende riconoscibile e che, talvolta, si traveste da elemento
ispiratore di una composizione, di un’improvvisazione o di
una semplice idea a sette note.
Non mancheranno racconti, letture, aneddoti e consigli
di approfondimento per tutti quelli che, incuriositi da suoni
suadenti, insoliti o eccentrici, volessero saperne di più.
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Rete Due / Moby Dick
sabato 6 settembre
alle ore 10.00
Rete Due / Passatempo
sabato 6 settembre
alle ore 14.30 e alle 15.30
Cugini di campagna?
A “Le livre sur les
quais”. La Svizzera
italiana vista dai
romandi
È un’occasione importante per portare sulle rive del Lemano
autori ticinesi le cui opere sono state tradotte anche in francese; ed è un’occasione anche per il nostro magazine d’approfondimento Moby Dick per verificare quanto i romandi
sappiano di storia e cultura dei loro cugini svizzero italiani,
quali contorni abbia la percezione reciproca. Nella splendida
cornice di Morges, Pierre Lepori e Raffaella Barazzoni accoglieranno Daniel De Roulet, scrittore ed intellettuale, Gianni
Haver, sociologo all’Università di Losanna, specialista di
cinema e di questioni nazionali e Silvia Ricci Lempen, scrittrice
e giornalista. Saranno due ore di dibattito ai microfoni di
Rete Due, che nel pomeriggio proporrà altre due finestre dal
Festival di Morges. Nell’ambito di Passatempo, Giorgio Thoeni
modererà un primo spazio di approfondimento dedicato
al libro e alla sua traduzione, ospitando l’editore Jean Richard
e la traduttrice Véronique Volpato; in un secondo spazio accoglierà gli autori Anne Cuneo, Max Lobe et Jean-Louis Kuffer.
Raffaella Barazzoni
Si definiscono cugini latini ed in comune hanno parecchie
cose: due lingue provenienti da un’unica radice, un patrimonio
culturale e identitario affine, l’essere minoranza all’interno di
un Paese a maggioranza tedescofona. Sarebbero elementi
sufficienti per ritenere che i rapporti e la convivenza tra romandi e svizzero italiani godano di un contesto favorevole all’interno della Confederazione. Tuttavia la percezione è un’altra
e potrebbe essere riassunta così: il legame tra i cugini a sud delle
Alpi è più solido nell’immaginario collettivo che non nella
realtà, dove in sostanza è l’indifferenza a predominare e non
il legame di parentela. Sicuramente a livello politico questa
interpretazione ha una sua ragion d’essere, perché sappiamo
quanto la decantata solidarietà latina a Palazzo Federale
alla resa dei conti risulti assai effimera. Forse però in ambito
culturale le cose stanno diversamente e di segnali incoraggianti
ve ne sono. La presenza ad esempio del Ticino, in qualità di
ospite d’onore, al Festival di Morges “Le livre sur les quais”.
ONAIR
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Rete Due / Colpo di scena
da lunedì 8 a venerdì 19 settembre
alle ore 13.30
rsi.ch/dramaradio
Come può una rete
dividere il mondo
in due?
Daniela Morelli / Autrice
Nell’estate del 1943 in un paese italiano sulla sponda occidentale del lago Maggiore, al confine con la Svizzera, il quattordicenne Giordano lotta per la libertà, prima ancora che dall’invasore tedesco, dal senso di colpa nei confronti di una madre che
lo ha destinato a diventare sacerdote. Quando nella sua vita
entra Rachele, coetanea ebrea che insieme alla famiglia cerca la
salvezza in Svizzera, il futuro del ragazzo e i progetti della
madre vanno in pezzi.
È questo il plot del romanzo storico “La porta della libertà” di
Daniela Morelli pubblicato negli Oscar Junior Mondadori
(finalista al premio Minerva 2012) e anche il plot dell’originale
radiofonico che l’autrice ha elaborato per la RSI con la regia
di Igor Horvat.
La porta della libertà è un romanzo di formazione che propone
l’esercizio della libertà di dubitare, di esprimere scelte autonome, di crescere. Non è facile agire per Giordano che ha una
madre onesta, ma autoritaria, un padre contrabbandiere-passatore di cui fin all’ultimo non sa se fidarsi e una sorella che si
accompagna con l’ultima camicia nera rimasta ancora in giro
dopo la caduta del fascismo. Per fortuna c’è un mentore
intelligente e generoso (un sacerdote informatore dei servizi
segreti inglesi) che guida il ragazzo a farsi domande, piuttosto
che a lasciarsi andare a una fede cieca.
ONAIR
Il muro che divide la Cisgiordania dallo stato d’Israele è lungo 730 km
e ingloba, oltre alla maggior parte delle colonie israeliane, la quasi totalità
dei pozzi. Il 9 luglio 2004 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha
dichiarato questa struttura contraria al diritto internazionale. Molti artisti
si sono mobilitati per denunciarne la costruzione: lo street artist britannico
Banksy è stato tra i primi a mettervi mano concretamente con 9 graffiti
capaci di generare spaesamento, provocatori e non polemici.
Avvenimenti come la caduta del fascismo (25 luglio), l’armistizio (8 settembre), l’occupazione tedesca (immediatamente
dopo), l’eccidio degli ebrei di Meina (21 e 22 settembre),
le prime azioni dei patrioti (allora non si chiamavano ancora
partigiani), l’apertura della dogana per l’esercito italiano
in fuga, sono qui vissuti in un microcosmo, un paese al confine
con la Svizzera. Di là della rete, la pace. Di qui, per Giordano,
il coraggio di agire.
La voce narrante della contessa, interpretata da una straordinaria Ketty Fusco, viene da quella terra da cui nessuno fa ritorno e guida l’ascoltatore attraverso una vicenda carica di suspance e contrappuntata da contributi sonori d’epoca.
In uscita in settembre, sempre per Mondadori, Il bambino
di Itaca, sull’infanzia di Odisseo, e in ottobre la seconda app di
una saga digitale dal titolo Salis in fuga. (salisedine.com)
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A qualcuno piace corto Web
dal 9 settembre ogni martedì online
rsi.ch/aqualcunopiacecorto
A qualcuno piace
corto Web:
il cinema bonsai
si sposta online
Carla Clavuot
Dodici minuti che scorrono inesorabili. Il tempo, sul web, è
relativo. Dodici minuti sono un’eternità in cui le sinapsi
dell’utente dall’altra parte dello schermo non fanno che sgomitare, tirate da fili invisibili, sempre in movimento. Panta rei,
ma mai come su internet.
Da settembre “A qualcuno piace corto” – programma dedicato
ai cortometraggi svizzeri e internazionali finora in onda su
LA 1 la domenica sera – approda sul web. La prima trasmissione
web only prodotta interamente da RSI ogni martedì proporrà
dodici minuti di film, interviste, giochi e curiosità sul mondo
del cinema. Il tutto condotto da un mattatore d’eccezione, l’autore e regista ticinese Erik Bernasconi, volto e anima del
programma sin dalla prima edizione.
In un certo senso, il cortometraggio è il prodotto ideale per
l’inarrestabile popolo del web. Cos’è un cortometraggio se non
un mondo circoscritto in pochi minuti, un universo – fantastico oppure no – che nasce e muore in un istante. E “A qualcuno piace corto” si pone come obiettivo proprio quello di aprire
uno spiraglio su questi mondi, su questi universi.
La versione online è ovviamente riveduta e corretta: ci sarà un
ONAIR
solo cortometraggio per ogni puntata e tanti piccoli contributi
che cercano di accontentare un pubblico il più possibile
variegato. Dalla critica cinematografica – personaggi del mondo del cinema ticinese (e non solo, sono previste non poche
sorprese) che consigliano cosa vedere al cinema nello spazio di…
un fiammifero – ai giochi – Handy, dinamico quiz girato tutto
in palmo di mano – ogni rubrica è concepita e plasmata per la
fruizione online. Insomma, si prepara una nuova sfida per il
“cinema bonsai”: dietro questa irriverente definizione si cela un
mondo mobile e sfaccettato, un mondo dove convivono gli
opposti ed è possibile entrare in contatto – per pochi minuti –
con la creatività nel suo stato più puro.
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Rete Due / Moby Dick
sabato 13 settembre alle ore 10.00
Rete Due / Passatempo
sabato 13 settembre alle ore 14.30 e alle 15.30
domenica 14 settembre alle ore 16.30
Un crogiolo
di lingue e culture:
le Antille a Babel
e su Rete Due
Lyonel Trouillot, romanziere giornalista e critico letterario di
Haiti. Il cubano Abilio Estevez, la rock star e scrittrice dominicana Rita Indiana Hernandez. Elizabeth Walcott-Hackshaw,
figlia di Derek Walcott, attenta al multiculturalismo e al
femminismo. Per colonna sonora, il calypso: musica meticcia
e trascinante, raccontata e suonata da David Rudder.
Mariarosa Mancuso
“Sei scesa dalla nave delle banane”. È l’ultimo scandalo letterario di New York, protagonisti la scrittrice di Antigua Jamaica
Kincaid e l’ex marito Allen Shawn, figlio di William che dal
1952 al 1987 fu il potentissimo direttore del New Yorker.
Un campione dei radical chic che insulta la moglie dimenticando la correttezza politica. Dieci anni dopo, lei lo racconta
nel suo ultimo e bellissimo romanzo: “Vedi allora adesso”
(Adelphi). Nata Elaine Cynthia Potter Richardson – lo pseudonimo serviva per non compromettere la famiglia in caso
di fallimento letterario – Jamaica Kincaid è una delle voci più
potenti e originali provenienti dai Caraibi. Isole ad alto tasso di
premi Nobel: Derek Walcott è nato a San Lucia, V. S. Naipaul
viene da Trinidad. Altri scrittori, anglofoni e francofoni,
saranno ospiti di Babel, Festival di letteratura e traduzione che
si terrà a Bellinzona il prossimo settembre ed è dedicato
quest’anno alle Antille.
Rete Due seguirà la manifestazione con una puntata di Moby
Dick, in diretta la mattina di sabato 13 settembre, e con due
collegamenti pomeridiani. Tra gli ospiti Patrick Chamoiseau,
scrittore della Martinica e premio Goncourt per “Texaco”.
ONAIR
Jamaica Kincaid, (Saint John's, Antigua e Barbuda, 25 maggio 1949), è una scrittrice statunitense.
Vive con la sua famiglia a North Bennington in Vermont.
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Rete Due / Operazione speciale Mediterraneo
dal 15 settembre
Laser, Geronimo, Colpo di scena, Reteduecinque,
il Punto, Blu come un’arancia e Moby Dick
il 23 settembre alle ore 20.30
Prima Fila (Ceresio Estate, Concerto dell’Ensemble Diferencias, Mediterranea)
rsi.ch/mediterraneo
Il Grande mare
Roberto Antonini
Un progetto ambizioso, alcune settimane all’insegna di quello
che è il “mare tra le terre” nelle lingue romanze e in inglese,
che – ci ricorda lo storico David Abulafia – gli ebrei chiamano
“Il Grande Mare”, i tedeschi il “Mare di mezzo” (Mittelmer)
e che i romani chiamavano il “mare nostrum”.
Diversi Laser sulle principali città del bacino mediterraneo
(tra cui Atene, Alessandria d’Egitto, Palermo, Tunisi ecc),
approfondimenti in Geronimo storia, la drammaturgia radiofonica con Colpo di scena, un Moby Dick, dei percorsi musicali
nei pomeriggi di Reteduecinque, la diffusione del concerto
“Mediterranea”, una serata pubblica il 23 settembre all’USI di
Lugano… tutto questo per scandagliare la realtà culturale,
commerciale, storica, strategica di quell’area che spazia dai
Dardanelli allo stretto di Gibilterra ma i cui confini culturali,
secondo il grande storico francese Fernand Braudel, vanno
ben oltre le rive del mare: riguardano le zone dove ad esempio
si produce l’olio d’oliva, ai fiumi commer-cialmente legati a
questo mare, alle località che culturalmente (in primis Gerusalemme) sono indissociabili dalla storia del “mare nostrum”.
Area culturale dalla forte impronta fenicia, etrusca, greca
dapprima, area di straordinario sviluppo e reciproche influenze
nel medioevo dove emersero con forza le influenze catalane,
genovesi o veneziane, il Mediterraneo perde centralità economica a partire dalla metà del XIX secolo. Ma rimane ancor oggi
una realtà al tempo stesso complessa, diversificata e unita.
ONAIR
Placido Caloiro et Oliva, Atlante nautico in sei carte, 1646
“L’intera vicenda del Mediterraneo”– scriveva Braudel –
“implica una massa di nozioni tale da sfidare qualsiasi ragionevole sintesi”. Si è trattato dunque di trovare un filo conduttore
che Rete Due ha snidato nel concetto di “contaminazioni”:
un viaggio con analisi e reportage in alcune località a nostro
giudizio più significative alla scoperta dei legami, delle influenze, degli interscambi che hanno fatto del “mare tra le terre”
un’area così feconda da tutti i punti di vista.
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rsi.ch / osi-corea
dal 22 settembre
collegamenti in Reteduecinque
Tournée
dell’Orchestra
della Svizzera
italiana
in Corea del Sud
Anna Ciocca-Rossi
A due anni dai successi brasiliani, l’Orchestra della Svizzera
italiana è chiamata nuovamente ad esibirsi fuori continente: dal
20 al 29 settembre i professori dell’OSI e il loro attuale direttore
ospite principale, il celebre Maestro Vladimir Ashkenazy, sono
in tournée nelle sale più prestigiose della Corea del Sud.
Un lungo lavoro organizzativo e un impegno di forze notevole per un’orchestra che – nella decina d’intensi giorni che
trascorrerà nel paese asiatico – avrà l’onore di dimostrare l’alto
livello musicale della Svizzera italiana, producendosi in ben
cinque concerti. Un’occasione straordinaria di contatti e
d’incontri per favorire la reciproca conoscenza, stima e fiducia e
che contribuiranno ad avvicinare i due paesi e le loro culture.
Una tournée che terminerà nel grandioso Art Center di Seoul, il
più grande del paese, la cui sala da concerto conta ben 2500
posti. Per l’occasione sono stati studiati due diversi programmi
focalizzati sulla grande musica europea, quella tedesca in
particolare, con opere di Mozart, Beethoven e Mendelssohn,
anche se di quest’ultimo verrà eseguita la Sinfonia n. 4 Italiana
che porterà una boccata di cultura mediterranea.
Due le soliste che si alterneranno, entrambe strettamente legate
alla Corea del Sud: la pianista Caroline Doerge Alassio, nata
ONAIR
a Berlino da padre tedesco e madre coreana e la violinista sudcoreana Choi Ye-Eun. Un avvincente connubio di tradizione
musicale europea e cultura coreana che andrà ad entusiasmare
il pubblico del posto, particolarmente attento alla nostra
musica. Nel suo ruolo di ambasciatrice culturale, a sottolineare il più profondo significato di questa operazione culturale,
l’OSI è attesa all’Ambasciata svizzera di Seoul per un momento
importante e rappresentativo con le autorità svizzere del posto.
La Tournée si svolge grazie al sostegno di Pro Helvetia,
nell’ambito del progetto triennale “Œuvres Suisses” che coinvolge undici orchestre a livello svizzero, con lo scopo non
ultimo di rafforzare la posizione delle orchestre elvetiche dentro e fuori i confini nazionali. L’OSI inoltre godrà per la prima
volta dell’appoggio del suo nuovo Partner Internazionale,
la cui identità verrà svelata a breve. Rete Due seguirà l’Orchestra
in Corea documentando giornalmente la tournée con contributi multimediali che verranno inseriti sul sito con una pagina
appositamente preparata per l’occasione. Interviste, video e
contributi radiofonici racconteranno la tournée giornalmente.
la violinista sudcoreana Choi Ye-Eun
e la pianista Caroline
Doerge Alassio
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Intervista a cura
di Roberto Antonini
Rete Due / Laser
mercoledì 3 e giovedì 4 settembre
alle ore 9.00
Zygmunt Bauman
La società
dell’incertezza
L’Europa è chiaramente un continente
in crisi. Il 2014 è stato segnato da elezioni
europee parecchio dolorose per l’UE.
In alcuni paesi sembra si sia votato
“contro” l’Europa.
Zygmunt Bauman, nato a Poznan nel 1925, è considerato uno dei massimi
sociologi e filosofi viventi. Fuggito con la sua famiglia dalla Polonia in URSS
al momento dell’invasione tedesca nel 1939, rientrato nel suo paese alla
liberazione, marxista convinto, Bauman dovette lasciare di nuovo il suo paese
nel 1968 incalzato dal clima antisemita alimentato dalla propaganda del regime
di Varsavia. Emigrato dapprima in Israele si stabilisce definitivamente all’inizio
degli anni 70 a Leeds, in Inghilterra, dove è titolare della cattedra di sociologia.
Teorico della post modernità, della globalizzazione, del mondo liquido che
caratterizza l’economia, la società e la cultura, Zygmunt Bauman è diventato
con gli anni una delle voci più ascoltate e influenti a livello globale.
DUETTO
Non è propriamente vero che si è votato contro l’Europa, la grande Europa,
l’Europa degli Stati. Direi piuttosto che
la gente ha manifestato il suo disappunto per le prestazioni fornite dall’Europa.
L’Europa è un grande esperimento in cui
si è cercato di fare cose mai fatte prima.
L’Europa è una comunità, o piuttosto
anela ad essere una comunità, di 28 paesi diversi, ognuno con la propria storia, la
propria lealtà nazionale, ecc. È una reazione naturale quando ci si avventura in territori sconosciuti. Ricordiamo che 50 anni
fa era difficile immaginare dei francesi e
dei tedeschi seduti allo stesso tavolo, co-
operando, commerciando, scambiandosi
delle realizzazioni culturali e così via. Oggi
la gente in Europa ricorda a malapena la
seconda guerra mondiale e non ricorda
perché l’Europa ha dovuto lasciare alle sue
spalle secoli di massacri reciproci che sono
stati perpetrati in tutta la sua storia. Ora
si è confrontati con un nuovo territorio,
senza precedenti, un territorio nel quale si
ritrovano due aspetti. Da una parte l’Europa è la “pattumiera” dei problemi che
sono stati causati a livello globale, non
dall’Europa o in Europa, ma globalmente.
Ad esempio la globalizzazione dei capitali, del commercio e dell’industria provoca
un nuovo flusso migratorio. L’altro aspetto è che, mentre l’Europa è la pattumiera
dei problemi prodotti globalmente, è allo
stesso tempo un grande laboratorio dove
si sperimentano nuovi metodi per risolvere queste nuove difficoltà. Come sempre
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nei laboratori, molti esperimenti non hanno buon esito. Alcuni riescono, ma sono
pochi.
Osservando quanto succede in diversi
paesi, a cominciare dal Regno Unito,
ci si può tuttavia chiedere se non
ci stiamo muovendo all’indietro verso
un ritorno allo Stato Nazione.
Come se il processo di apertura sovranazionale suscitasse una reazione
di difesa dei confini, delle frontiere.
Vede, alla gente manca un termine
di paragone. Certo, si può fantasticare:
“Ah, se solo uscissimo dall’Europa la vita
sarebbe bella.” Ma non sanno da che tipo
di pressione si dovranno difendere se questo avvenisse davvero. Lo ripeto, l’Europa è da un lato un meccanismo di difesa
e dall’altro un meccanismo di pressione.
L’errore sta nel modo di vedere la situazione. Se Madame Le Pen pensa che, uscendo dall’Europa, la Francia si troverebbe
in una condizione migliore, sbaglia. Non
sarà così. Al contrario, saranno da soli in
un mondo globalizzato, altamente competitivo e spietato.
La società dei consumi, la società
globalizzata esige più libertà e meno
sicurezza sociale. La società dell’incertezza crea paura. Paura per gli averi,
il corpo, l’ordine sociale, il lavoro,
l’esclusione. Lei stesso scrive che la
libertà senza sicurezza appare non
meno minacciosa della sicurezza
senza libertà. Come se ci trovassimo
tra Scilla e Cariddi: la globalizzazione
nei suoi aspetti negativi oscilla tra
il togliere sicurezza a chi è libero
DUETTO
e l’offerta di sicurezza ma solo
sotto forma di illibertà.
I sentimenti di timore emergenti in
Europa rifletterebbero dunque quelli
tipici della società liquida
globalizzata che lei ha predetto
e analizzato…
le cose vanno molto male e continueranno a peggiorare. Subentrano le pressioni,
l’austerità, i tagli ai servizi statali, la gente
è lasciata a se stessa, privata della sua casa
che viene ripresa dalla banca che ha concesso il prestito ipotecario, e quindi si ha
questa reazione istintuale. La gente dice:
“una volta non c’era questo caos sul mercato, questa incertezza, questa incapacità
di pianificare e di gestire la propria vita”.
Uno dei problemi legati all’incertezza
economica è quello della mancanza
di prospettive per molta gente.
Sulla base di quanto scritto nel suo
recente libro “Danni collaterali” ci può
spiegare perché il mondo post industriale, la “modernità liquida” ci ha
portato all’attuale situazione di forti
disuguaglianze?
Sono completamente d’accordo con
lei. Insisto, in modo ossessivo, nel mio
avvertimento: dopo un periodo nel quale
abbiamo cercato di acquisire più libertà a
scapito della sicurezza, ora il pendolo si è
spostato dall’altra parte e siamo inclini a
rimpiangere il fatto di aver rinunciato a
tanta sicurezza. Vogliamo più sicurezza
e la gente è persino pronta a rinunciare a
gran parte di libertà per avere più sicurezza. È così. Si tratta di un fenomeno universale. Il problema non è di sapere se sia
meglio la libertà o la sicurezza. Il problema
sta nel come assicurare quest’ultima. La reazione attuale è, in un certo senso, una risposta naturale, istintiva, alla caduta dopo
il crash finanziario. Dopo il crollo, in seguito alla crisi, si è passati dall’ottimismo
e dalle speranze di una vita più facile, più
piacevole, più opulenta, alla repentina delusione, alla caduta nel pessimismo dove
La disuguaglianza è una compagna
permanente. Risale a molto tempo addietro e dura da molto. Il problema oggi non
è la disuguaglianza ma il fatto che tutti i
freni, tutte le limitazioni alla crescita delle disuguaglianze sono scomparsi. Nel
XIX secolo, nella prima parte della socie-
tà industriale e della storia moderna, le
disuguaglianze erano in crescita. Poi, nel
XX secolo, dopo due guerre mondiali, è
giunto il periodo chiamato dagli storici “i
30 anni gloriosi”, dopo la seconda guerra
mondiale, quando la tendenza era quella
di non mai più ripetere la catastrofe della
prima grande crisi degli anni ’20 e ’30 che
ha portato al massacro di milioni di persone che hanno pagato con la vita il collasso economico degli anni 30. Mai più.
Mai più guerre. Mai più miseria. Dopo la
guerra, tutta l’Europa era d’accordo per
l’introduzione del cosiddetto stato sociale. L’aspetto principale è il dovere della
comunità di assicurare ogni suo membro
contro le disgrazie, fornendo una base di
sicurezza a tutti. Quando sai di avere una
sicurezza di base, che non morirai mai di
fame se non riesci nei tuoi intenti, allora
puoi mostrarti più coraggioso, più intraprendente, più avventuroso. Ecco perché
il periodo postbellico è stato un periodo di
rapida crescita economica, ma poi, come
si sa, la tendenza è cambiata negli anni ‘70
e ‘80. Il concetto neoliberista di Reagan e
della Thatcher ha avuto il sopravvento. La
gente si sentiva sufficientemente sicura
al punto da mostrare minore sensibilità
al problema della sicurezza. Tutto ciò ha
portato a un altro sviluppo nella storia
delle disuguaglianze. Questo sbalzo non
ha colpito solo quella parte della popolazione che veniva chiamata ai tempi della
mia gioventù “ceto oppresso” ma anche il
ceto medio che aveva promosso l’idea di
espandere la libertà gettando la sicurezza
alle ortiche.
È quello che lei chiama il passaggio
dal capitalismo del produttore al capitalismo del consumatore? Un concetto
25
24
tra l’altro sviluppato dall’ex ministro
americano del lavoro, l’economista
Robert Reich. Come mai questo cambiamento?
Non so se ha letto il libro di Thomas
Piketty “Il capitale nel XXI secolo”, un libro molto importante nel quale si dice
che il tasso di rendimento del capitale sta
crescendo in modo immensamente più
rapido della crescita economica generale,
particolarmente quella degli introiti dal lavoro. Questo significa che stiamo di nuovo
andando verso una situazione premoderna di oligarchia, quando la ricchezza ereditata era molto più importante delle entra-
te provenienti dall’impiego. La ricchezza è
concentrata nell’1% della popolazione. Alcuni economisti parlano persino di un decimo di un percento. Non si tratta di differenze tra le classi, ma di differenza tra l’1%
al vertice e il resto della popolazione. E il
divario cresce spaventosamente. Questa
situazione ha riunito la classe dei professionisti, quelle agiate e il ceto medio d’un
lato e quello che viene chiamato il proletariato dall’altro. Tutti quanti si stanno
fondendo in quello che chiamo “precariaDUETTO
to”. Ho ripreso il termine di Guy Standing
“precariat” che significa incertezza, avanzare sulle sabbie mobili, non essere in grado di controllare la propria vita…
Sempre sul tema delle disuguaglianze, dell’incertezza, dell’esclusione,
nei suoi libri lei usa due metafore,
una riguarda la logica di certi show
televisivi come “The weekest link”
(l’anello debole) o “Il Grande fratello”
dove la regola prevede l’esclusione
progressiva dei partecipanti, l’altra
riguarda la logica della costruzione
di un ponte, logica che non è più
quella che regge la società…
È semplice. Hai un ponte e vuoi sapere quanto possono pesare i camion che
lo attraversano. Come procedi? Non puoi
considerare la capacità di carico media di
tutti i pilastri perché basta un pilastro più
debole a far crollare il ponte. Se mandi un
camion di 20 tonnellate su un ponte di cui
un pilastro sopporta al massimo 5 tonnellate, non importa se gli altri pilastri sono
molto più resistenti. Il ponte crollerà, è
evidente. L’anello più debole decide della
qualità della società. Di recente sono state
fatte molte ricerche nelle scienze sociali a
dimostrazione che la quantità di patologie
sociali, di problemi sociali, come la delinquenza giovanile, l’alcolismo, il consumo
di droghe, le gravidanze di minorenni, non
ha una correlazione con il reddito medio
della società, ma con il grado di disuguaglianza. Più è grande il divario tra i benestanti e chi vive in miseria, più vi sono
patologie nella società. Il livello generale
di felicità di questa società, indipendentemente del ceto al quale si appartiene, si abbassa con l’aumento delle disuguaglianze.
In relazione al concetto di interregnum
a cui lei si riferisce nelle sue analisi,
cresce anche un sentimento di incertezza personale, anche di sconfitta
personale, e sempre più spesso di disastro collettivo…
non sapevamo cosa fare dicevamo “servono più informazioni”. Oggi è il contrario.
La quantità di informazione sconcerta e
disorienta. Siamo coscienti di non essere
in grado di divorare e digerire tutte le informazioni disponibili. Le idee si scontra-
C’è chi va all’estremo e prevede delle
apocalissi. Io non appartengo a quel gruppo di profeti, come ho già detto. Non sono
convinto che ci stiamo inevitabilmente avvicinando all’apocalisse. Tuttavia, il fatto
stesso che si fanno tali previsioni emerge,
a mio parere, da circostanze che chiamo
interregnum, circostanze dalle quali cerchiamo di sfuggire, ma senza sapere dove
andiamo. Sappiamo quello che c’è alle nostre spalle, ma non sappiamo quello che ci
aspetta.
Ma dobbiamo comunque andare avanti.
Siamo costretti ad andare avanti perché la situazione attuale è insostenibile
a lungo termine. Qualunque cosa intraprendiamo ora non basterà. Dobbiamo
fare di più.
no; per ogni idea esiste un suo contrario.
Solo per illustrarvi la difficoltà di questa
situazione: una singola edizione domenicale del New York Times contiene più informazioni di quanto i filosofi dell’Illuminismo consumavano sull’intero arco della
loro vita.
In fondo è come se stessimo pattinando su uno strato di ghiaccio sottile.
La nostra sicurezza dipende dalla
velocità. Dobbiamo quindi accelerare…
Non so se acceleriamo in modo voluto. Il fatto è che tutto, intorno a noi, sta accelerando. Oggi, in ogni aspetto della vita,
si osserva un ritmo accelerato. Prendiamo
l’informazione nel mondo. Quand’ero
giovane, la mia generazione diceva che
avevamo bisogno di più informazioni.
Quand’eravamo di fronte a un problema e
Immagini tratte da youtube
dell’intervista di Nicola Sessa
e Gianluca Cecere (2011)
27
26
Ma 23
9.
2014
ore 18.00 – 19.30
Auditorio dell’Università della Svizzera Italiana
Dialoghi, incontri, contaminazioni
nel “Grande Mare”
Il Mediterraneo area storica di cultura
e sviluppo
Ve 5
Lu 22
Settimane Musicali di Ascona
Orchestra della Svizzera
italiana
direzione di Constantinos
Carydis, Solisti, Varvara
Nepomnyashchaya pianoforte,
Giuliano Sommerhalder tromba
e le musiche di Mozart,
Shostakovich e Schumann
Settimane Musicali di Ascona
Coro della Radiotelevisione
Svizzera e i Barocchisti
direzione di Diego Fasolis
con le musiche di Sammartini,
Cantata “The Judgement
of Paris” (1740)
ore 20.30
Chiesa S. Francesco, Locarno
in diretta su Rete Due
Gio 11
In margine alla serie di programmi radiofonici speciali sulle
Città del Mediterraneo (rsi.ch/mediterraneo), la Rete Due della
RSI e il Laboratorio di Studi civili dell’USI organizzano una
serata dibattito con i professori
Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, già professoressa ordinaria di Storia della filosofia medievale all'Università
degli Studi di Milano
Franco Cardini, medievista, professore ordinario presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane
Maurizio Viroli, professore ordinario di comunicazione
politica dell’USI
Moderatore: Roberto Antonini
Gli interventi e la discussione, alla quale è invitato a partecipare
il pubblico, verteranno sulle influenze incrociate tra i diversi attori
della storia del bacino mediterraneo (greci, fenici, arabi, normanni, le repubbliche marinare, gli spagnoli ecc), sul retaggio
culturale che ci portiamo appresso e sullo stato di salute di quel
concetto di multiculturalità sul quale poggia la grande trazione
del “mare nostrum”. I relatori si soffermeranno in particolare sulle
sinergie tra le diverse civiltà che hanno prodotto alte forme
di pensiero... Seguirà un rinfresco
ore 19.30
KKL Kultur- und Kongresszentrum, Lucerna
•
•
•
Lucerne Festival im Sommer
I Barocchisti e Cecilia Bartoli
direzione di Diego Fasolis
e le musiche di Agostino
Steffani - Mission
Sa 13
ore 16.00
Dazio Grande, Rodi-Fiesso
in diretta su Rete Due
ore 20.30
Collegio Papio, Ascona
in diretta su Rete Due
Lu 29
ore 21.00
RSI Studio 2, Lugano
Tra jazz e nuove musiche
stagione 2014/15
Paolo Fresu incontra
LABOttega di Claudio
Pontiggia
Paolo Fresu tromba e flicorno,
Claudio Pontiggia composizione, direzione, voce e cajon,
Geoffroy Tamisier tromba,
Robert Bonisolo sax soprano e
tenore, Olivier Picon corno,
Alan Rusconi sax soprano e
tenore, Irene Ferrarese arpe,
Luigi Chiofalo chitarra elettrica
/ synt, Giuliano Ros basso
elettrico, Alessandro Nespoli
batteria
Regione del Gottardo:
culla delle acque
programma nazionale
di musica popolare svizzera
con cinque gruppi da tutto
il paese e vari ospiti: canti,
suoni e parole per raccontare
di acque, fiumi, laghi e altri
aspetti della nostra terra
RENDEZ-VOUS
29
28
club
Si alza il vento
Sabato 20 settembre, Palazzo Reale, Milano
di Hayao Miyazaki,
animazione (Giappone 2013)
Marco Zucchi
Charles
Lewinsky
Un regalo del Führer
Einaudi
Andrea Bianchetti
Charles Lewinsky, nato a
Zurigo nel 1946, nel suo nuovo
libro, “Un regalo del Führer”,
racconta in prima persona la
vita romanzata di Kurt Gerron,
ebreo, attore e regista berlinese degli anni ’20.
All’interno dell’itinerario della
fortunata sfortunata vita di Kurt
Gerron (da stella del cinema
berlinese a deportato) ritroviamo tutta la poesia della memoria: i ricordi dell’infanzia, del
primo amore, fino all’avvento
del nazionalsocialismo.
Poi il ghetto e la deportazione
a Theresienstadt dove (non
c’è mai fine al peggio), per la
sua notorietà, gli viene intimato
di girare un film propagandistico sul noto campo di concentramento ceco. Un libro ricolmo
di umanità: “Un regalo del
Führer” è una acuta ricognizione all’interno di una profonda
e normalissima (oggi fin troppo
sottovalutata) umanità.
NOTA BENE
Dal “Disney nipponico” molti
si aspettano solo film capaci di
miracolo: la potenza oniricopanteistica de “La città incantata” o di “Ponyo sulla scogliera”,
per intenderci.
Quando invece Miyazaki decide di tuffarsi a pesce nella
Storia del suo paese, ripercorrendo la vita dell’ingegneresognatore che concepì i leggendari aerei Mitsubishi Zero
Sen (quelli poi utilizzati dai
kamikaze nella Seconda guerra), ecco che arriva anche
qualche critica ideologica a
testimonianza di un occidentecentrismo abbastanza superficiale. In realtà la vena poetica
del settantenne maestro rimane intatta. Quest’ultimo film
prima dell’annunciato ritiro
professionale rappresenta
per i suoi tantissimi estimatori
un appuntamento imperdibile.
In uscita nelle sale ticinesi
il 14 settembre.
Duke Ellington
in Gröna Lund
Storyville, 2014
Corrado Antonini
Ellingtonianamente parlando,
il 1963 è l’anno del tour medioorientale e asiatico per conto
del Dipartimento di Stato.
Un jazzista nero in veste di ambasciatore nei mesi in cui lo
scontro sociale negli Stati Uniti
esplodeva in tutta la sua violenza (la tournée sarà interrotta
dall’annuncio dell’assassinio
del presidente Kennedy).
Durante l’estate l’orchestra di
Ellington fu protagonista anche
di un tour in terra di Svezia.
Quattro settimane di concerti,
tra cui sei serate al Gröna
Lund, il parco di divertimenti
di Stoccolma. Un doppio CD
ci restituisce il repertorio
dell’orchestra in tutto il suo
splendore. Fra i solisti lo svedese Rolf Ericson, primo
straniero alla corte del Duca.
Quando l’eleganza va al
parco giochi.
“Segantini.
Il Ritorno a Milano”
Una visita d’eccezione con la curatrice
Uno dei più grandi artisti europei vissuto a cavallo tra due secoli e due paesi.
Italiano di “cuore”, cresciuto a Milano, Giovanni Segantini è legato indissolubilmente
ai Grigioni dove visse a lungo (Savognin e Maloja), che ritrasse spesso e che oggi
ne conservano le maggiori testimonianze artistiche.
Dal 18 settembre il capoluogo lombardo gli dedica una straordinaria retrospettiva
a Palazzo Reale, splendido preludio all’EXPO del 2015, con una prestigiosa selezione di opere provenienti da realtà museali e collezioni del mondo intero.
Composta da oltre 120 opere, la mostra offre un'occasione unica per ripercorrere
la parabola artistica di Segantini, dai suoi esordi all'approdo alla "tecnica divisionista",
declinata prima in immagini di intenso naturalismo e poi in quei suggestivi paesaggi
montani inondati di luce, dal forte accento simbolista, che lo hanno reso un artista
apprezzato dal contesto internazionale.
A mostra appena aperta il Club di Rete Due offre ai suoi soci la possibilità di una
visita guidata che potrà vantare la presenza del Capo Dipartimento Cultura RSI
Diana Segantini, pronipote del grande artista e co-curatrice della mostra che come
pochi altri ne conosce il lavoro e la biografia. Diana Segantini condividerà con
i partecipanti anche il “dietro le quinte” della mostra e della sua realizzazione che
ha seguito da vicino.
Programma: Ore 13.00 partenza da Lugano (parcheggio RSI, Besso, durante
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il viaggio Diana Segantini farà un’introduzione alla mostra).
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Arrivo a Milano (zona Duomo) e tempo a disposizione per visite individuali.
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Alle 17:00 ci ritroveremo a Palazzo Reale (il palazzo è situato in prossimità
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del Duomo) per la visita guidata, con il contributo di Diana Segantini.
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Cena libera e ritrovo alle 21:30 per il rientro in Ticino.
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Prezzo: La quota di partecipazione comprendente trasferta in pullmann,
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biglietto d’entrata e visita guidata è di fr. 75.- per soci e 85.- per i non soci.
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Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60, [email protected]
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Produttrice Rete Due
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E-mail
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Fosca Vezzoli
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T +41 (0)91 803 56 60
F +41 (0)91 803 90 85
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Progetto grafico
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Frequenze di Rete Due Fm
Bellinzonese 93.5
Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5
Blenio 90.0
Calanca 90.2
Leventina 90.0 93.6 96.0
Locarnese 97.8 93.5 92.9
Luganese 91.5 94.0 91.0
Bregaglia 97.9 99.6 96.1
Malcantone 97.6 91.5
Mendrisiotto 98.8
Mesolcina 90.9 91.8 92.6
Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6
Val Poschiavo 94.5 100.9
Verzasca 92.3 92.7
Galleria Mappo-Morettina 93.5
Rivera-Taverne 97.3 92.8
INTERNET
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