La società dell`incertezza
Transcript
La società dell`incertezza
Lo specchio delle parole Nel magazzino delle idee per raccontare emozioni Intervista a Zygmunt Bauman cult Il mensile culturale RSI Settembre 2014 Lo specchio delle parole Sandra Sain Produttrice Rete Due 16 SGUARDI 4 Nel magazzino delle idee per raccontare emozioni Raymond Queneau ha 44 anni quando pubblica per la prima volta, presso Gallimard, i suoi Exercices de style. Novantanove versioni dello stesso brevissimo racconto, 99 texticules, come li aveva giocosamente definiti l’autore stesso, in cui sperimentare altrettante varianti stilistiche. Un divertissement raffinatissimo e provocatorio che ha profondamente segnato la storia della letteratura. Per anni il mondo delle lettere di lingua italiana si è interrogato sulle possibilità di traduzione di questi racconti che spaziano dalla versione ispirata alla metafora a quella anagrammata, da quella che attinge al linguaggio medico o botanico a quella in versi o scritta come un interrogatorio, senza dimenticare il gergo popolare, la matematica o l’enigmistica. Il primo a portare a termine l’impresa fu nel 1983 Umberto Eco, seguito nel 2001 da Stefano Bartezzaghi. E proprio Stefano Bartezzaghi, non a caso, nel 2011 pubblica “Come dire. Galateo della comunicazione”. Lo scrittore e giornalista si diverte e ci diverte da tempo con i giochi di parole e le divagazioni linguistiche nelle sue rubriche su quotidiani e settimanali. “Come dire” è anche il titolo di una novità nel palinsesto settembrino de LA 1 e che vuole indagare il nostro rapporto con le parole, la loro evoluzione ed il loro essere specchio della contemporaneità. Questo mese indaghiamo l’universo della parola su Rete Due anche seguendo importanti manifestazioni letterarie a Bellinzona e a Morges, proviamo a raccontare la musica e la musicologia con un nuovo approccio in un nuovo programma… E, tra Queneau e Bartezzaghi, quel che emerge è che parlar bene non è solo e tanto questione di stile. Le parole strutturano il nostro pensiero, ci mettono in relazione con gli altri, costruiscono la nostra rappresentazione del mondo… Lo sapeva bene Michele Apicella, interpretato da Nanni Moretti nel suo Ecce Bombo passato alla storia per la scena in cui un’inesperta intervistatrice sciorina in poco più di un minuto frasi fatte e gergali arrivando all’acme con trend negativo, Kitsch e ambiente molto cheap… Ecco che l’esasperato pallanuotista la schiaffeggia urlando “Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”. Fortunatamente o meno, decidete voi, di Michele Apicella in giro non ce ne sono molti. ACCENTO Un crogiolo di lingue e culture: le Antille a Babel e su Rete Due 18 Il Grande mare ONAIR 8 I cinque elementi: la nuova trasmissione musicologica 10 20 L’OSI in Corea del Sud DUETTO Cugini di campagna? A “Le livre sur le quais”. La Svizzera italiana vista dai romandi 22 12 RENDEZ-VOUS Come può una rete dividere il mondo in due? 14 A qualcuno piace corto Web: il cinema bonsai si sposta online Intervista a Zygmund Bauman 28 L’agenda di settembre NOTA BENE 30 Recensioni 31 Proposte Club I palindromi sono vocaboli che possono essere letti in entrambi i sensi, vere e proprie parole allo specchio ed esempi di trasformismo linguistico e semantico. Nell’immagine di copertina un esempio: basta cambiare prospettiva e l’acetone può trasformarsi in enoteca. Nel magazzino delle idee per raccontare emozioni Enrico Lombardi Un nuovo format televisivo nelle prime serate domenicali di settembre su LA 1 offre una serie di punti di vista originali su quattro parole dal forte impatto emotivo. Fra passioni, paure, sfide e colpe il programma “Come dire” propone un viaggio suggestivo attraverso stati d’animo, pulsioni e sentimenti, in un contenitore molto speciale con pubblico, musica, film ed ospiti accolti ed intervistati da Rachele Bianchi Porro. SGUARDI LA 1 / Come dire domenica 7, 14, 21 e 28 settembre alle ore 20.40 La giornalista Rachele Bianchi Porro, conduttrice del programma È davvero una sfida raccolta con passione, quella di dar vita ad un nuovo format televisivo che potremmo definire di intrattenimento culturale, ben coscienti dei rischi di una tale definizione, che potrebbe far paura a chi ha della cultura un’idea prettamente “accademica” e attribuisce al mezzo televisivo, in genere, la colpa di trattare i temi culturali con eccessiva superficialità. “Come dire”, in programma per quattro domeniche a settembre su LA 1 in prima serata, si presenta qui nel rispetto della sua valenza anche “giocosa” proprio disseminando dentro queste note di presentazione, le parole-chiave attorno a cui ruoterà il ciclo di appuntamenti: appunto “sfida”, “passione”, “paura” e “colpa”, che saranno, ciascuna, il motore di una serie di spunti, riflessioni, approcci diversi, che andranno a toccare gli ambiti della psicologia, dell’economia, delle arti figurative, della letteratura, del cinema e della musica, nelle loro varie declinazioni, per dar forma e sostanza ad un “contenitore” non a caso ambientato scenograficamente in un magazzino di trovarobato, che si è appunto voluto definire come il “magazzino delle idee”. Ed è proprio con il ritornello molto celebre di “Un’idea” di Giorgio Gaber, che ogni puntata si aprirà dichiarando l’intento di “un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea è soltanto un’astrazione” e che si tratta dunque di leggere, o meglio, ‹ Le parole nascono, vivono, muoiono e a volte resuscitano. Sono protagoniste di una lunga e affascinante storia collettiva… › rileggere parole usate, abusate, consunte, come quelle scelte appositamente per il ciclo, e ridare loro qualche ipotesi di “sostanza”, dentro il vissuto quotidiano di ciascuno, ma anche dentro la storia che ciascuno di questi termini è in grado di tracciare se lo si cerca, come con una sorta di “lente d’ingrandimento”, nei contesti più diversi. Ecco dunque che conteranno le testimonianze di chi, colto al volo, racconta spontaneamente la propria “paura” o la propria “passione”, ma conterà anche il 5 4 contributo di un linguista come Giuseppe Antonelli che in ogni puntata indagherà storia e curiosità di parole come “colpa” o “sfida”. E così, di seguito, per parlare di “paura” o di “colpa” non si potrà non farsi trascinare dalla lettura che ne fa lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli, così come di “sfide” e “passioni” letterarie, fra mitici Achab e amanti alla Duras parlerà la nota giornalista culturale Giovanna Zucconi. E ancora, per dire come dire “sfida”, la storica Nelly Valsangiacomo ripercorrerà le vicende dello sciopero alle Officine di Bellinzona nel 2008; oppure, per dire ‹ Un percorso tra letteratura, arte, musica e cronaca… › come dire “paura”, la storica dell’arte Barbara Paltenghi Malacrida proporrà un affascinante itinerario fra le maggiori opere artistiche che nei secoli hanno evocato o rappresentato emblematicamente questo sentimento, passando da Bosch a Munch, da Blake a Bacon. Approcci diversi e originali, dunque, accompagnati o sottolineati costantemente dal contrappunto musicale offerto da una vera e propria band, la “Come dire Band” capeggiata dal tastierista ticinese Nicola Locarnini. Si, perché, appunto, si tratta di un programma di intrattenimento culturale, in cui le conversazioni e le testimonianze si alternano e si legano all’esecuzione di brani di canzoni “a tema” eseguite dal gruppo per aprire un nuovo capitolo o per suggerire che anche le canzoni ci dicono molto di “passione”, “paura”, “sfida” e “colpa”. E proprio per “colpa” come non ricordare Shel Shapiro, artefice SGUARDI negli anni ’60 con i suoi “Rokes” di una canzone manifesto generazionale come “Ma che colpa abbiamo noi” che tornerà eccezionalmente ad eseguire nell’ultima puntata di “Come dire”, accompagnato dalla band del programma. Ed altri ospiti musicali, tutti svizzero italiani, si succederanno, nel corso delle puntate, per dar conto di generi diversi: si pensi a Charlie Roe, con la sua “Ukulele Song”, a Rossana Taddei, dagli influssi latino americani, a Zeno Gabaglio, con la sua musica “da film” eseguita al violoncello elettrico. E a proposito di film, una menzione speciale, infine, per la proposta, in ognuna delle quattro serate, di una pellicola di grande impatto spettacolare e popolare, legata, ciascuna, ad una delle quattro parole-chiave: introdotte dalle suggestive, sorprendenti, a volte ironiche annotazioni di Lorenzo Buccella, ospite fisso della trasmissione, si potranno vedere, nell’ordine, “Match Point” di Woody Allen (passione), “The others” con Nicole Kidman (paura), “Inside Man” di Spike Lee (sfida) e “Espiazione” di Joe Wright (colpa). Ma non è tutto, altre sorprese non mancheranno, sottolineate con calore dal consenso del pubblico del “magazzino delle idee”. Ma in quanto sorprese, lasciamo che lo rimangano per il pubblico che vorrà raggiungere idealmente Rachele Bianchi Porro, i suoi ospiti, i musicisti, per un appuntamento televisivo domenicale inusuale, fatto di parole, note, ignote, reali, concrete, ideali. Lo studio di Come dire, trasformato in un deposito di trovarobato, anzi nel “magazzino delle idee”, con la Come dire Band e Rachele Bianchi Porro a colloquio con il linguista Giuseppe Antonelli, uno degli ospiti fissi del programma. 7 6 Rete Due / I cinque elementi in onda la domenica alle ore 17.00 e in replica su Reteduecinque il mercoledi alle 16.00 rsi.ch/cinque-elementi I cinque elementi: la nuova trasmissione musicologica che scardina le convenzioni Claudio Farinone Musicisti, compositori, aree geografiche, appartenenze di genere; queste sono le consuetudini da cui spesso si parte per elaborare un discorso di approfondimento sulla musica. “I cinque elementi”, la nuova trasmissione di pura musicologia di Rete Due, scardina questi criteri lasciando campo aperto ai veri protagonisti, gli unici indispensabili a generare un evento sonoro: gli strumenti musicali. Gli elementi, inaspettatamente cinque, si riferiscono alla natura dei diversi materiali che concorrono a una qualsiasi emissione sonora: una colonna d’aria, una membrana, una corda, il corpo stesso dello strumento, un dispositivo elettromagnetico. In poche parole, la classificazione che ne fecero due importanti etnomusicologi quali Eric von Horbostel e Curt Sachs, oggi comunemente accettata. E sarà proprio il suono degli strumenti, spesso stravaganti e inconsueti, a ispirare i musicologi-conduttori che si alterneranno al microfono e che, manco a dirlo, saranno cinque: Marcello Sorce Keller, Giordano Montecchi, Roberto Favaro, Paolo Scarnecchia e Carlo Boccadoro. ONAIR La Guitarra, 1918 olio su tela. Juan Gris, nome d’arte di José Victoriano González (Madrid, 23 marzo 1887 – Boulogne-sur-Seine, 11 maggio 1927), è stato un pittore spagnolo esponente del cubismo analitico prima e del cubismo sintetico in seguito. Tutte voci ben note agli ascoltatori affezionati di Rete Due che, con un linguaggio affabile, lontano dal gergo dell’accademia ma accattivante e leggero, racconteranno storie di musica sul filo di un timbro, del colore che ogni strumento possiede, che lo rende riconoscibile e che, talvolta, si traveste da elemento ispiratore di una composizione, di un’improvvisazione o di una semplice idea a sette note. Non mancheranno racconti, letture, aneddoti e consigli di approfondimento per tutti quelli che, incuriositi da suoni suadenti, insoliti o eccentrici, volessero saperne di più. 9 8 Rete Due / Moby Dick sabato 6 settembre alle ore 10.00 Rete Due / Passatempo sabato 6 settembre alle ore 14.30 e alle 15.30 Cugini di campagna? A “Le livre sur les quais”. La Svizzera italiana vista dai romandi È un’occasione importante per portare sulle rive del Lemano autori ticinesi le cui opere sono state tradotte anche in francese; ed è un’occasione anche per il nostro magazine d’approfondimento Moby Dick per verificare quanto i romandi sappiano di storia e cultura dei loro cugini svizzero italiani, quali contorni abbia la percezione reciproca. Nella splendida cornice di Morges, Pierre Lepori e Raffaella Barazzoni accoglieranno Daniel De Roulet, scrittore ed intellettuale, Gianni Haver, sociologo all’Università di Losanna, specialista di cinema e di questioni nazionali e Silvia Ricci Lempen, scrittrice e giornalista. Saranno due ore di dibattito ai microfoni di Rete Due, che nel pomeriggio proporrà altre due finestre dal Festival di Morges. Nell’ambito di Passatempo, Giorgio Thoeni modererà un primo spazio di approfondimento dedicato al libro e alla sua traduzione, ospitando l’editore Jean Richard e la traduttrice Véronique Volpato; in un secondo spazio accoglierà gli autori Anne Cuneo, Max Lobe et Jean-Louis Kuffer. Raffaella Barazzoni Si definiscono cugini latini ed in comune hanno parecchie cose: due lingue provenienti da un’unica radice, un patrimonio culturale e identitario affine, l’essere minoranza all’interno di un Paese a maggioranza tedescofona. Sarebbero elementi sufficienti per ritenere che i rapporti e la convivenza tra romandi e svizzero italiani godano di un contesto favorevole all’interno della Confederazione. Tuttavia la percezione è un’altra e potrebbe essere riassunta così: il legame tra i cugini a sud delle Alpi è più solido nell’immaginario collettivo che non nella realtà, dove in sostanza è l’indifferenza a predominare e non il legame di parentela. Sicuramente a livello politico questa interpretazione ha una sua ragion d’essere, perché sappiamo quanto la decantata solidarietà latina a Palazzo Federale alla resa dei conti risulti assai effimera. Forse però in ambito culturale le cose stanno diversamente e di segnali incoraggianti ve ne sono. La presenza ad esempio del Ticino, in qualità di ospite d’onore, al Festival di Morges “Le livre sur les quais”. ONAIR 11 10 Rete Due / Colpo di scena da lunedì 8 a venerdì 19 settembre alle ore 13.30 rsi.ch/dramaradio Come può una rete dividere il mondo in due? Daniela Morelli / Autrice Nell’estate del 1943 in un paese italiano sulla sponda occidentale del lago Maggiore, al confine con la Svizzera, il quattordicenne Giordano lotta per la libertà, prima ancora che dall’invasore tedesco, dal senso di colpa nei confronti di una madre che lo ha destinato a diventare sacerdote. Quando nella sua vita entra Rachele, coetanea ebrea che insieme alla famiglia cerca la salvezza in Svizzera, il futuro del ragazzo e i progetti della madre vanno in pezzi. È questo il plot del romanzo storico “La porta della libertà” di Daniela Morelli pubblicato negli Oscar Junior Mondadori (finalista al premio Minerva 2012) e anche il plot dell’originale radiofonico che l’autrice ha elaborato per la RSI con la regia di Igor Horvat. La porta della libertà è un romanzo di formazione che propone l’esercizio della libertà di dubitare, di esprimere scelte autonome, di crescere. Non è facile agire per Giordano che ha una madre onesta, ma autoritaria, un padre contrabbandiere-passatore di cui fin all’ultimo non sa se fidarsi e una sorella che si accompagna con l’ultima camicia nera rimasta ancora in giro dopo la caduta del fascismo. Per fortuna c’è un mentore intelligente e generoso (un sacerdote informatore dei servizi segreti inglesi) che guida il ragazzo a farsi domande, piuttosto che a lasciarsi andare a una fede cieca. ONAIR Il muro che divide la Cisgiordania dallo stato d’Israele è lungo 730 km e ingloba, oltre alla maggior parte delle colonie israeliane, la quasi totalità dei pozzi. Il 9 luglio 2004 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha dichiarato questa struttura contraria al diritto internazionale. Molti artisti si sono mobilitati per denunciarne la costruzione: lo street artist britannico Banksy è stato tra i primi a mettervi mano concretamente con 9 graffiti capaci di generare spaesamento, provocatori e non polemici. Avvenimenti come la caduta del fascismo (25 luglio), l’armistizio (8 settembre), l’occupazione tedesca (immediatamente dopo), l’eccidio degli ebrei di Meina (21 e 22 settembre), le prime azioni dei patrioti (allora non si chiamavano ancora partigiani), l’apertura della dogana per l’esercito italiano in fuga, sono qui vissuti in un microcosmo, un paese al confine con la Svizzera. Di là della rete, la pace. Di qui, per Giordano, il coraggio di agire. La voce narrante della contessa, interpretata da una straordinaria Ketty Fusco, viene da quella terra da cui nessuno fa ritorno e guida l’ascoltatore attraverso una vicenda carica di suspance e contrappuntata da contributi sonori d’epoca. In uscita in settembre, sempre per Mondadori, Il bambino di Itaca, sull’infanzia di Odisseo, e in ottobre la seconda app di una saga digitale dal titolo Salis in fuga. (salisedine.com) 13 12 A qualcuno piace corto Web dal 9 settembre ogni martedì online rsi.ch/aqualcunopiacecorto A qualcuno piace corto Web: il cinema bonsai si sposta online Carla Clavuot Dodici minuti che scorrono inesorabili. Il tempo, sul web, è relativo. Dodici minuti sono un’eternità in cui le sinapsi dell’utente dall’altra parte dello schermo non fanno che sgomitare, tirate da fili invisibili, sempre in movimento. Panta rei, ma mai come su internet. Da settembre “A qualcuno piace corto” – programma dedicato ai cortometraggi svizzeri e internazionali finora in onda su LA 1 la domenica sera – approda sul web. La prima trasmissione web only prodotta interamente da RSI ogni martedì proporrà dodici minuti di film, interviste, giochi e curiosità sul mondo del cinema. Il tutto condotto da un mattatore d’eccezione, l’autore e regista ticinese Erik Bernasconi, volto e anima del programma sin dalla prima edizione. In un certo senso, il cortometraggio è il prodotto ideale per l’inarrestabile popolo del web. Cos’è un cortometraggio se non un mondo circoscritto in pochi minuti, un universo – fantastico oppure no – che nasce e muore in un istante. E “A qualcuno piace corto” si pone come obiettivo proprio quello di aprire uno spiraglio su questi mondi, su questi universi. La versione online è ovviamente riveduta e corretta: ci sarà un ONAIR solo cortometraggio per ogni puntata e tanti piccoli contributi che cercano di accontentare un pubblico il più possibile variegato. Dalla critica cinematografica – personaggi del mondo del cinema ticinese (e non solo, sono previste non poche sorprese) che consigliano cosa vedere al cinema nello spazio di… un fiammifero – ai giochi – Handy, dinamico quiz girato tutto in palmo di mano – ogni rubrica è concepita e plasmata per la fruizione online. Insomma, si prepara una nuova sfida per il “cinema bonsai”: dietro questa irriverente definizione si cela un mondo mobile e sfaccettato, un mondo dove convivono gli opposti ed è possibile entrare in contatto – per pochi minuti – con la creatività nel suo stato più puro. 15 14 Rete Due / Moby Dick sabato 13 settembre alle ore 10.00 Rete Due / Passatempo sabato 13 settembre alle ore 14.30 e alle 15.30 domenica 14 settembre alle ore 16.30 Un crogiolo di lingue e culture: le Antille a Babel e su Rete Due Lyonel Trouillot, romanziere giornalista e critico letterario di Haiti. Il cubano Abilio Estevez, la rock star e scrittrice dominicana Rita Indiana Hernandez. Elizabeth Walcott-Hackshaw, figlia di Derek Walcott, attenta al multiculturalismo e al femminismo. Per colonna sonora, il calypso: musica meticcia e trascinante, raccontata e suonata da David Rudder. Mariarosa Mancuso “Sei scesa dalla nave delle banane”. È l’ultimo scandalo letterario di New York, protagonisti la scrittrice di Antigua Jamaica Kincaid e l’ex marito Allen Shawn, figlio di William che dal 1952 al 1987 fu il potentissimo direttore del New Yorker. Un campione dei radical chic che insulta la moglie dimenticando la correttezza politica. Dieci anni dopo, lei lo racconta nel suo ultimo e bellissimo romanzo: “Vedi allora adesso” (Adelphi). Nata Elaine Cynthia Potter Richardson – lo pseudonimo serviva per non compromettere la famiglia in caso di fallimento letterario – Jamaica Kincaid è una delle voci più potenti e originali provenienti dai Caraibi. Isole ad alto tasso di premi Nobel: Derek Walcott è nato a San Lucia, V. S. Naipaul viene da Trinidad. Altri scrittori, anglofoni e francofoni, saranno ospiti di Babel, Festival di letteratura e traduzione che si terrà a Bellinzona il prossimo settembre ed è dedicato quest’anno alle Antille. Rete Due seguirà la manifestazione con una puntata di Moby Dick, in diretta la mattina di sabato 13 settembre, e con due collegamenti pomeridiani. Tra gli ospiti Patrick Chamoiseau, scrittore della Martinica e premio Goncourt per “Texaco”. ONAIR Jamaica Kincaid, (Saint John's, Antigua e Barbuda, 25 maggio 1949), è una scrittrice statunitense. Vive con la sua famiglia a North Bennington in Vermont. 17 16 Rete Due / Operazione speciale Mediterraneo dal 15 settembre Laser, Geronimo, Colpo di scena, Reteduecinque, il Punto, Blu come un’arancia e Moby Dick il 23 settembre alle ore 20.30 Prima Fila (Ceresio Estate, Concerto dell’Ensemble Diferencias, Mediterranea) rsi.ch/mediterraneo Il Grande mare Roberto Antonini Un progetto ambizioso, alcune settimane all’insegna di quello che è il “mare tra le terre” nelle lingue romanze e in inglese, che – ci ricorda lo storico David Abulafia – gli ebrei chiamano “Il Grande Mare”, i tedeschi il “Mare di mezzo” (Mittelmer) e che i romani chiamavano il “mare nostrum”. Diversi Laser sulle principali città del bacino mediterraneo (tra cui Atene, Alessandria d’Egitto, Palermo, Tunisi ecc), approfondimenti in Geronimo storia, la drammaturgia radiofonica con Colpo di scena, un Moby Dick, dei percorsi musicali nei pomeriggi di Reteduecinque, la diffusione del concerto “Mediterranea”, una serata pubblica il 23 settembre all’USI di Lugano… tutto questo per scandagliare la realtà culturale, commerciale, storica, strategica di quell’area che spazia dai Dardanelli allo stretto di Gibilterra ma i cui confini culturali, secondo il grande storico francese Fernand Braudel, vanno ben oltre le rive del mare: riguardano le zone dove ad esempio si produce l’olio d’oliva, ai fiumi commer-cialmente legati a questo mare, alle località che culturalmente (in primis Gerusalemme) sono indissociabili dalla storia del “mare nostrum”. Area culturale dalla forte impronta fenicia, etrusca, greca dapprima, area di straordinario sviluppo e reciproche influenze nel medioevo dove emersero con forza le influenze catalane, genovesi o veneziane, il Mediterraneo perde centralità economica a partire dalla metà del XIX secolo. Ma rimane ancor oggi una realtà al tempo stesso complessa, diversificata e unita. ONAIR Placido Caloiro et Oliva, Atlante nautico in sei carte, 1646 “L’intera vicenda del Mediterraneo”– scriveva Braudel – “implica una massa di nozioni tale da sfidare qualsiasi ragionevole sintesi”. Si è trattato dunque di trovare un filo conduttore che Rete Due ha snidato nel concetto di “contaminazioni”: un viaggio con analisi e reportage in alcune località a nostro giudizio più significative alla scoperta dei legami, delle influenze, degli interscambi che hanno fatto del “mare tra le terre” un’area così feconda da tutti i punti di vista. 19 18 rsi.ch / osi-corea dal 22 settembre collegamenti in Reteduecinque Tournée dell’Orchestra della Svizzera italiana in Corea del Sud Anna Ciocca-Rossi A due anni dai successi brasiliani, l’Orchestra della Svizzera italiana è chiamata nuovamente ad esibirsi fuori continente: dal 20 al 29 settembre i professori dell’OSI e il loro attuale direttore ospite principale, il celebre Maestro Vladimir Ashkenazy, sono in tournée nelle sale più prestigiose della Corea del Sud. Un lungo lavoro organizzativo e un impegno di forze notevole per un’orchestra che – nella decina d’intensi giorni che trascorrerà nel paese asiatico – avrà l’onore di dimostrare l’alto livello musicale della Svizzera italiana, producendosi in ben cinque concerti. Un’occasione straordinaria di contatti e d’incontri per favorire la reciproca conoscenza, stima e fiducia e che contribuiranno ad avvicinare i due paesi e le loro culture. Una tournée che terminerà nel grandioso Art Center di Seoul, il più grande del paese, la cui sala da concerto conta ben 2500 posti. Per l’occasione sono stati studiati due diversi programmi focalizzati sulla grande musica europea, quella tedesca in particolare, con opere di Mozart, Beethoven e Mendelssohn, anche se di quest’ultimo verrà eseguita la Sinfonia n. 4 Italiana che porterà una boccata di cultura mediterranea. Due le soliste che si alterneranno, entrambe strettamente legate alla Corea del Sud: la pianista Caroline Doerge Alassio, nata ONAIR a Berlino da padre tedesco e madre coreana e la violinista sudcoreana Choi Ye-Eun. Un avvincente connubio di tradizione musicale europea e cultura coreana che andrà ad entusiasmare il pubblico del posto, particolarmente attento alla nostra musica. Nel suo ruolo di ambasciatrice culturale, a sottolineare il più profondo significato di questa operazione culturale, l’OSI è attesa all’Ambasciata svizzera di Seoul per un momento importante e rappresentativo con le autorità svizzere del posto. La Tournée si svolge grazie al sostegno di Pro Helvetia, nell’ambito del progetto triennale “Œuvres Suisses” che coinvolge undici orchestre a livello svizzero, con lo scopo non ultimo di rafforzare la posizione delle orchestre elvetiche dentro e fuori i confini nazionali. L’OSI inoltre godrà per la prima volta dell’appoggio del suo nuovo Partner Internazionale, la cui identità verrà svelata a breve. Rete Due seguirà l’Orchestra in Corea documentando giornalmente la tournée con contributi multimediali che verranno inseriti sul sito con una pagina appositamente preparata per l’occasione. Interviste, video e contributi radiofonici racconteranno la tournée giornalmente. la violinista sudcoreana Choi Ye-Eun e la pianista Caroline Doerge Alassio 21 20 Intervista a cura di Roberto Antonini Rete Due / Laser mercoledì 3 e giovedì 4 settembre alle ore 9.00 Zygmunt Bauman La società dell’incertezza L’Europa è chiaramente un continente in crisi. Il 2014 è stato segnato da elezioni europee parecchio dolorose per l’UE. In alcuni paesi sembra si sia votato “contro” l’Europa. Zygmunt Bauman, nato a Poznan nel 1925, è considerato uno dei massimi sociologi e filosofi viventi. Fuggito con la sua famiglia dalla Polonia in URSS al momento dell’invasione tedesca nel 1939, rientrato nel suo paese alla liberazione, marxista convinto, Bauman dovette lasciare di nuovo il suo paese nel 1968 incalzato dal clima antisemita alimentato dalla propaganda del regime di Varsavia. Emigrato dapprima in Israele si stabilisce definitivamente all’inizio degli anni 70 a Leeds, in Inghilterra, dove è titolare della cattedra di sociologia. Teorico della post modernità, della globalizzazione, del mondo liquido che caratterizza l’economia, la società e la cultura, Zygmunt Bauman è diventato con gli anni una delle voci più ascoltate e influenti a livello globale. DUETTO Non è propriamente vero che si è votato contro l’Europa, la grande Europa, l’Europa degli Stati. Direi piuttosto che la gente ha manifestato il suo disappunto per le prestazioni fornite dall’Europa. L’Europa è un grande esperimento in cui si è cercato di fare cose mai fatte prima. L’Europa è una comunità, o piuttosto anela ad essere una comunità, di 28 paesi diversi, ognuno con la propria storia, la propria lealtà nazionale, ecc. È una reazione naturale quando ci si avventura in territori sconosciuti. Ricordiamo che 50 anni fa era difficile immaginare dei francesi e dei tedeschi seduti allo stesso tavolo, co- operando, commerciando, scambiandosi delle realizzazioni culturali e così via. Oggi la gente in Europa ricorda a malapena la seconda guerra mondiale e non ricorda perché l’Europa ha dovuto lasciare alle sue spalle secoli di massacri reciproci che sono stati perpetrati in tutta la sua storia. Ora si è confrontati con un nuovo territorio, senza precedenti, un territorio nel quale si ritrovano due aspetti. Da una parte l’Europa è la “pattumiera” dei problemi che sono stati causati a livello globale, non dall’Europa o in Europa, ma globalmente. Ad esempio la globalizzazione dei capitali, del commercio e dell’industria provoca un nuovo flusso migratorio. L’altro aspetto è che, mentre l’Europa è la pattumiera dei problemi prodotti globalmente, è allo stesso tempo un grande laboratorio dove si sperimentano nuovi metodi per risolvere queste nuove difficoltà. Come sempre 23 22 nei laboratori, molti esperimenti non hanno buon esito. Alcuni riescono, ma sono pochi. Osservando quanto succede in diversi paesi, a cominciare dal Regno Unito, ci si può tuttavia chiedere se non ci stiamo muovendo all’indietro verso un ritorno allo Stato Nazione. Come se il processo di apertura sovranazionale suscitasse una reazione di difesa dei confini, delle frontiere. Vede, alla gente manca un termine di paragone. Certo, si può fantasticare: “Ah, se solo uscissimo dall’Europa la vita sarebbe bella.” Ma non sanno da che tipo di pressione si dovranno difendere se questo avvenisse davvero. Lo ripeto, l’Europa è da un lato un meccanismo di difesa e dall’altro un meccanismo di pressione. L’errore sta nel modo di vedere la situazione. Se Madame Le Pen pensa che, uscendo dall’Europa, la Francia si troverebbe in una condizione migliore, sbaglia. Non sarà così. Al contrario, saranno da soli in un mondo globalizzato, altamente competitivo e spietato. La società dei consumi, la società globalizzata esige più libertà e meno sicurezza sociale. La società dell’incertezza crea paura. Paura per gli averi, il corpo, l’ordine sociale, il lavoro, l’esclusione. Lei stesso scrive che la libertà senza sicurezza appare non meno minacciosa della sicurezza senza libertà. Come se ci trovassimo tra Scilla e Cariddi: la globalizzazione nei suoi aspetti negativi oscilla tra il togliere sicurezza a chi è libero DUETTO e l’offerta di sicurezza ma solo sotto forma di illibertà. I sentimenti di timore emergenti in Europa rifletterebbero dunque quelli tipici della società liquida globalizzata che lei ha predetto e analizzato… le cose vanno molto male e continueranno a peggiorare. Subentrano le pressioni, l’austerità, i tagli ai servizi statali, la gente è lasciata a se stessa, privata della sua casa che viene ripresa dalla banca che ha concesso il prestito ipotecario, e quindi si ha questa reazione istintuale. La gente dice: “una volta non c’era questo caos sul mercato, questa incertezza, questa incapacità di pianificare e di gestire la propria vita”. Uno dei problemi legati all’incertezza economica è quello della mancanza di prospettive per molta gente. Sulla base di quanto scritto nel suo recente libro “Danni collaterali” ci può spiegare perché il mondo post industriale, la “modernità liquida” ci ha portato all’attuale situazione di forti disuguaglianze? Sono completamente d’accordo con lei. Insisto, in modo ossessivo, nel mio avvertimento: dopo un periodo nel quale abbiamo cercato di acquisire più libertà a scapito della sicurezza, ora il pendolo si è spostato dall’altra parte e siamo inclini a rimpiangere il fatto di aver rinunciato a tanta sicurezza. Vogliamo più sicurezza e la gente è persino pronta a rinunciare a gran parte di libertà per avere più sicurezza. È così. Si tratta di un fenomeno universale. Il problema non è di sapere se sia meglio la libertà o la sicurezza. Il problema sta nel come assicurare quest’ultima. La reazione attuale è, in un certo senso, una risposta naturale, istintiva, alla caduta dopo il crash finanziario. Dopo il crollo, in seguito alla crisi, si è passati dall’ottimismo e dalle speranze di una vita più facile, più piacevole, più opulenta, alla repentina delusione, alla caduta nel pessimismo dove La disuguaglianza è una compagna permanente. Risale a molto tempo addietro e dura da molto. Il problema oggi non è la disuguaglianza ma il fatto che tutti i freni, tutte le limitazioni alla crescita delle disuguaglianze sono scomparsi. Nel XIX secolo, nella prima parte della socie- tà industriale e della storia moderna, le disuguaglianze erano in crescita. Poi, nel XX secolo, dopo due guerre mondiali, è giunto il periodo chiamato dagli storici “i 30 anni gloriosi”, dopo la seconda guerra mondiale, quando la tendenza era quella di non mai più ripetere la catastrofe della prima grande crisi degli anni ’20 e ’30 che ha portato al massacro di milioni di persone che hanno pagato con la vita il collasso economico degli anni 30. Mai più. Mai più guerre. Mai più miseria. Dopo la guerra, tutta l’Europa era d’accordo per l’introduzione del cosiddetto stato sociale. L’aspetto principale è il dovere della comunità di assicurare ogni suo membro contro le disgrazie, fornendo una base di sicurezza a tutti. Quando sai di avere una sicurezza di base, che non morirai mai di fame se non riesci nei tuoi intenti, allora puoi mostrarti più coraggioso, più intraprendente, più avventuroso. Ecco perché il periodo postbellico è stato un periodo di rapida crescita economica, ma poi, come si sa, la tendenza è cambiata negli anni ‘70 e ‘80. Il concetto neoliberista di Reagan e della Thatcher ha avuto il sopravvento. La gente si sentiva sufficientemente sicura al punto da mostrare minore sensibilità al problema della sicurezza. Tutto ciò ha portato a un altro sviluppo nella storia delle disuguaglianze. Questo sbalzo non ha colpito solo quella parte della popolazione che veniva chiamata ai tempi della mia gioventù “ceto oppresso” ma anche il ceto medio che aveva promosso l’idea di espandere la libertà gettando la sicurezza alle ortiche. È quello che lei chiama il passaggio dal capitalismo del produttore al capitalismo del consumatore? Un concetto 25 24 tra l’altro sviluppato dall’ex ministro americano del lavoro, l’economista Robert Reich. Come mai questo cambiamento? Non so se ha letto il libro di Thomas Piketty “Il capitale nel XXI secolo”, un libro molto importante nel quale si dice che il tasso di rendimento del capitale sta crescendo in modo immensamente più rapido della crescita economica generale, particolarmente quella degli introiti dal lavoro. Questo significa che stiamo di nuovo andando verso una situazione premoderna di oligarchia, quando la ricchezza ereditata era molto più importante delle entra- te provenienti dall’impiego. La ricchezza è concentrata nell’1% della popolazione. Alcuni economisti parlano persino di un decimo di un percento. Non si tratta di differenze tra le classi, ma di differenza tra l’1% al vertice e il resto della popolazione. E il divario cresce spaventosamente. Questa situazione ha riunito la classe dei professionisti, quelle agiate e il ceto medio d’un lato e quello che viene chiamato il proletariato dall’altro. Tutti quanti si stanno fondendo in quello che chiamo “precariaDUETTO to”. Ho ripreso il termine di Guy Standing “precariat” che significa incertezza, avanzare sulle sabbie mobili, non essere in grado di controllare la propria vita… Sempre sul tema delle disuguaglianze, dell’incertezza, dell’esclusione, nei suoi libri lei usa due metafore, una riguarda la logica di certi show televisivi come “The weekest link” (l’anello debole) o “Il Grande fratello” dove la regola prevede l’esclusione progressiva dei partecipanti, l’altra riguarda la logica della costruzione di un ponte, logica che non è più quella che regge la società… È semplice. Hai un ponte e vuoi sapere quanto possono pesare i camion che lo attraversano. Come procedi? Non puoi considerare la capacità di carico media di tutti i pilastri perché basta un pilastro più debole a far crollare il ponte. Se mandi un camion di 20 tonnellate su un ponte di cui un pilastro sopporta al massimo 5 tonnellate, non importa se gli altri pilastri sono molto più resistenti. Il ponte crollerà, è evidente. L’anello più debole decide della qualità della società. Di recente sono state fatte molte ricerche nelle scienze sociali a dimostrazione che la quantità di patologie sociali, di problemi sociali, come la delinquenza giovanile, l’alcolismo, il consumo di droghe, le gravidanze di minorenni, non ha una correlazione con il reddito medio della società, ma con il grado di disuguaglianza. Più è grande il divario tra i benestanti e chi vive in miseria, più vi sono patologie nella società. Il livello generale di felicità di questa società, indipendentemente del ceto al quale si appartiene, si abbassa con l’aumento delle disuguaglianze. In relazione al concetto di interregnum a cui lei si riferisce nelle sue analisi, cresce anche un sentimento di incertezza personale, anche di sconfitta personale, e sempre più spesso di disastro collettivo… non sapevamo cosa fare dicevamo “servono più informazioni”. Oggi è il contrario. La quantità di informazione sconcerta e disorienta. Siamo coscienti di non essere in grado di divorare e digerire tutte le informazioni disponibili. Le idee si scontra- C’è chi va all’estremo e prevede delle apocalissi. Io non appartengo a quel gruppo di profeti, come ho già detto. Non sono convinto che ci stiamo inevitabilmente avvicinando all’apocalisse. Tuttavia, il fatto stesso che si fanno tali previsioni emerge, a mio parere, da circostanze che chiamo interregnum, circostanze dalle quali cerchiamo di sfuggire, ma senza sapere dove andiamo. Sappiamo quello che c’è alle nostre spalle, ma non sappiamo quello che ci aspetta. Ma dobbiamo comunque andare avanti. Siamo costretti ad andare avanti perché la situazione attuale è insostenibile a lungo termine. Qualunque cosa intraprendiamo ora non basterà. Dobbiamo fare di più. no; per ogni idea esiste un suo contrario. Solo per illustrarvi la difficoltà di questa situazione: una singola edizione domenicale del New York Times contiene più informazioni di quanto i filosofi dell’Illuminismo consumavano sull’intero arco della loro vita. In fondo è come se stessimo pattinando su uno strato di ghiaccio sottile. La nostra sicurezza dipende dalla velocità. Dobbiamo quindi accelerare… Non so se acceleriamo in modo voluto. Il fatto è che tutto, intorno a noi, sta accelerando. Oggi, in ogni aspetto della vita, si osserva un ritmo accelerato. Prendiamo l’informazione nel mondo. Quand’ero giovane, la mia generazione diceva che avevamo bisogno di più informazioni. Quand’eravamo di fronte a un problema e Immagini tratte da youtube dell’intervista di Nicola Sessa e Gianluca Cecere (2011) 27 26 Ma 23 9. 2014 ore 18.00 – 19.30 Auditorio dell’Università della Svizzera Italiana Dialoghi, incontri, contaminazioni nel “Grande Mare” Il Mediterraneo area storica di cultura e sviluppo Ve 5 Lu 22 Settimane Musicali di Ascona Orchestra della Svizzera italiana direzione di Constantinos Carydis, Solisti, Varvara Nepomnyashchaya pianoforte, Giuliano Sommerhalder tromba e le musiche di Mozart, Shostakovich e Schumann Settimane Musicali di Ascona Coro della Radiotelevisione Svizzera e i Barocchisti direzione di Diego Fasolis con le musiche di Sammartini, Cantata “The Judgement of Paris” (1740) ore 20.30 Chiesa S. Francesco, Locarno in diretta su Rete Due Gio 11 In margine alla serie di programmi radiofonici speciali sulle Città del Mediterraneo (rsi.ch/mediterraneo), la Rete Due della RSI e il Laboratorio di Studi civili dell’USI organizzano una serata dibattito con i professori Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, già professoressa ordinaria di Storia della filosofia medievale all'Università degli Studi di Milano Franco Cardini, medievista, professore ordinario presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane Maurizio Viroli, professore ordinario di comunicazione politica dell’USI Moderatore: Roberto Antonini Gli interventi e la discussione, alla quale è invitato a partecipare il pubblico, verteranno sulle influenze incrociate tra i diversi attori della storia del bacino mediterraneo (greci, fenici, arabi, normanni, le repubbliche marinare, gli spagnoli ecc), sul retaggio culturale che ci portiamo appresso e sullo stato di salute di quel concetto di multiculturalità sul quale poggia la grande trazione del “mare nostrum”. I relatori si soffermeranno in particolare sulle sinergie tra le diverse civiltà che hanno prodotto alte forme di pensiero... Seguirà un rinfresco ore 19.30 KKL Kultur- und Kongresszentrum, Lucerna • • • Lucerne Festival im Sommer I Barocchisti e Cecilia Bartoli direzione di Diego Fasolis e le musiche di Agostino Steffani - Mission Sa 13 ore 16.00 Dazio Grande, Rodi-Fiesso in diretta su Rete Due ore 20.30 Collegio Papio, Ascona in diretta su Rete Due Lu 29 ore 21.00 RSI Studio 2, Lugano Tra jazz e nuove musiche stagione 2014/15 Paolo Fresu incontra LABOttega di Claudio Pontiggia Paolo Fresu tromba e flicorno, Claudio Pontiggia composizione, direzione, voce e cajon, Geoffroy Tamisier tromba, Robert Bonisolo sax soprano e tenore, Olivier Picon corno, Alan Rusconi sax soprano e tenore, Irene Ferrarese arpe, Luigi Chiofalo chitarra elettrica / synt, Giuliano Ros basso elettrico, Alessandro Nespoli batteria Regione del Gottardo: culla delle acque programma nazionale di musica popolare svizzera con cinque gruppi da tutto il paese e vari ospiti: canti, suoni e parole per raccontare di acque, fiumi, laghi e altri aspetti della nostra terra RENDEZ-VOUS 29 28 club Si alza il vento Sabato 20 settembre, Palazzo Reale, Milano di Hayao Miyazaki, animazione (Giappone 2013) Marco Zucchi Charles Lewinsky Un regalo del Führer Einaudi Andrea Bianchetti Charles Lewinsky, nato a Zurigo nel 1946, nel suo nuovo libro, “Un regalo del Führer”, racconta in prima persona la vita romanzata di Kurt Gerron, ebreo, attore e regista berlinese degli anni ’20. All’interno dell’itinerario della fortunata sfortunata vita di Kurt Gerron (da stella del cinema berlinese a deportato) ritroviamo tutta la poesia della memoria: i ricordi dell’infanzia, del primo amore, fino all’avvento del nazionalsocialismo. Poi il ghetto e la deportazione a Theresienstadt dove (non c’è mai fine al peggio), per la sua notorietà, gli viene intimato di girare un film propagandistico sul noto campo di concentramento ceco. Un libro ricolmo di umanità: “Un regalo del Führer” è una acuta ricognizione all’interno di una profonda e normalissima (oggi fin troppo sottovalutata) umanità. NOTA BENE Dal “Disney nipponico” molti si aspettano solo film capaci di miracolo: la potenza oniricopanteistica de “La città incantata” o di “Ponyo sulla scogliera”, per intenderci. Quando invece Miyazaki decide di tuffarsi a pesce nella Storia del suo paese, ripercorrendo la vita dell’ingegneresognatore che concepì i leggendari aerei Mitsubishi Zero Sen (quelli poi utilizzati dai kamikaze nella Seconda guerra), ecco che arriva anche qualche critica ideologica a testimonianza di un occidentecentrismo abbastanza superficiale. In realtà la vena poetica del settantenne maestro rimane intatta. Quest’ultimo film prima dell’annunciato ritiro professionale rappresenta per i suoi tantissimi estimatori un appuntamento imperdibile. In uscita nelle sale ticinesi il 14 settembre. Duke Ellington in Gröna Lund Storyville, 2014 Corrado Antonini Ellingtonianamente parlando, il 1963 è l’anno del tour medioorientale e asiatico per conto del Dipartimento di Stato. Un jazzista nero in veste di ambasciatore nei mesi in cui lo scontro sociale negli Stati Uniti esplodeva in tutta la sua violenza (la tournée sarà interrotta dall’annuncio dell’assassinio del presidente Kennedy). Durante l’estate l’orchestra di Ellington fu protagonista anche di un tour in terra di Svezia. Quattro settimane di concerti, tra cui sei serate al Gröna Lund, il parco di divertimenti di Stoccolma. Un doppio CD ci restituisce il repertorio dell’orchestra in tutto il suo splendore. Fra i solisti lo svedese Rolf Ericson, primo straniero alla corte del Duca. Quando l’eleganza va al parco giochi. “Segantini. Il Ritorno a Milano” Una visita d’eccezione con la curatrice Uno dei più grandi artisti europei vissuto a cavallo tra due secoli e due paesi. Italiano di “cuore”, cresciuto a Milano, Giovanni Segantini è legato indissolubilmente ai Grigioni dove visse a lungo (Savognin e Maloja), che ritrasse spesso e che oggi ne conservano le maggiori testimonianze artistiche. Dal 18 settembre il capoluogo lombardo gli dedica una straordinaria retrospettiva a Palazzo Reale, splendido preludio all’EXPO del 2015, con una prestigiosa selezione di opere provenienti da realtà museali e collezioni del mondo intero. Composta da oltre 120 opere, la mostra offre un'occasione unica per ripercorrere la parabola artistica di Segantini, dai suoi esordi all'approdo alla "tecnica divisionista", declinata prima in immagini di intenso naturalismo e poi in quei suggestivi paesaggi montani inondati di luce, dal forte accento simbolista, che lo hanno reso un artista apprezzato dal contesto internazionale. A mostra appena aperta il Club di Rete Due offre ai suoi soci la possibilità di una visita guidata che potrà vantare la presenza del Capo Dipartimento Cultura RSI Diana Segantini, pronipote del grande artista e co-curatrice della mostra che come pochi altri ne conosce il lavoro e la biografia. Diana Segantini condividerà con i partecipanti anche il “dietro le quinte” della mostra e della sua realizzazione che ha seguito da vicino. Programma: Ore 13.00 partenza da Lugano (parcheggio RSI, Besso, durante sione In occa e ll il viaggio Diana Segantini farà un’introduzione alla mostra). e n a cit dell’us Arrivo a Milano (zona Duomo) e tempo a disposizione per visite individuali. i del s e in c sale ti il Alle 17:00 ci ritroveremo a Palazzo Reale (il palazzo è situato in prossimità a lz ia film “S del Duomo) per la visita guidata, con il contributo di Diana Segantini. ayao H i d ” vento osr Cena libera e ritrovo alle 21:30 per il rientro in Ticino. p il i, k Miyaza tteme s 4 1 re simo Prezzo: La quota di partecipazione comprendente trasferta in pullmann, istributo bre, il d ilm biglietto d’entrata e visita guidata è di fr. 75.- per soci e 85.- per i non soci. F c ti e Fren sio p is d a mette ri Iscrizioni: Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60, [email protected] ei letto zione d uni lc a di Cult per i validi bigliett e h sale c tutte le lm fi il o an proiett i.ch due@rs clubrete 3 56 60 1 80 T +41 9 30 31 Produttrice Rete Due Sandra Sain E-mail [email protected] Redazione Cult Fosca Vezzoli Internet retedue.rsi.ch Art Director RSI Gianni Bardelli Fotolito Prestampa Taiana Stampa Duplicazione RSI © RSI tutti i diritti riservati K12 Ccp 69-235-4 Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz DAB Club Rete Due casella postale 6903 Lugano T +41 (0)91 803 56 60 F +41 (0)91 803 90 85 retedue.rsi.ch SATELLITE Progetto grafico Ackermann Dal Ben Frequenze di Rete Due Fm Bellinzonese 93.5 Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5 Blenio 90.0 Calanca 90.2 Leventina 90.0 93.6 96.0 Locarnese 97.8 93.5 92.9 Luganese 91.5 94.0 91.0 Bregaglia 97.9 99.6 96.1 Malcantone 97.6 91.5 Mendrisiotto 98.8 Mesolcina 90.9 91.8 92.6 Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6 Val Poschiavo 94.5 100.9 Verzasca 92.3 92.7 Galleria Mappo-Morettina 93.5 Rivera-Taverne 97.3 92.8 INTERNET 14 n.6