Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Architettura e

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Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Architettura e
Seconda Università degli Studi di Napoli
Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale «L. Vanvitelli»
Corso di Caratteri costruttivi dell’edilizia storica
A.A. 2012/2013
Prof. arch. Francesco Miraglia
Murature laterizie
Caratteri costruttivi dell’edilizia storica
Prof. arch. Francesco Miraglia
Materiali fittili
- utilizzo nei cantieri partenopei con parsimonia (assenza di banchi di argilla e
necessità di importarli da Salerno, Ischia e Gaeta)
- utilizzo in corrispondenza di strutture come pilastri isolati, cantonali, archi,
piattabande e per opere di consolidamento associati ad elementi di tufo giallo
- di norma, anche negli edifici con paramenti in mattoni a vista, costituiscono la
copertina di finitura delle murature
- assenza di manualistica, sino alla restaurazione borbonica del XIX secolo, sulle
tecniche di produzione dei mattoni, in passato segretate dalle corporazioni di
fabbricatori
Rilevamento dei dati archeometrici
Sono state analizzate circa 60 unità stratigrafiche filologicamente documentate e
riferibili all’età moderna; modesto è anche il repertorio ottocentesco
Nella caratterizzazione cronologica si è raggiunta un’approssimazione variabile da
alcuni decenni a circa un secolo
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Età classica
Uso dei laterizi nei cantieri edili dal I secolo, perlopiù per la realizzazione di
fabbriche pubbliche
Alcune strutture superstiti a Napoli:
- contrafforti del teatro
- strutture lungo il cardine che costeggia l’erario pubblico (area archeologica di San
Lorenzo Maggiore)
- arcate dell’acquedotto ai Ponti Rossi
La produzione fittile di tipo industriale in Campania fu abbandonata dal IV secolo
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Medioevo
L’unica fabbrica medievale in mattoni
superstite a Napoli è il campanile di S.
Maria Maggiore (la Pietrasanta, XI
secolo), realizzato con laterizi e marmi
di spoglio.
Nell’età angioina le chiese di S.
Lorenzo Maggiore, S. Domenico
Maggiore e S. Pietro a Majella
ospitavano pavimenti in alcoltellati di
mattoni.
Nello stesso periodo, cominciarono ad
essere pavimentate con laterizi anche le
strade pubbliche.
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Rinascimento
Prospetto del palazzo del Panormita
(realizzato da Giovan Francesco di
Palma), che presenta fasce di laterizio e
zone di opus reticulatum.
Metà del XVI secolo: su decisione del
viceré Pedro de Toledo (1534) si
procedette all’ammattonamento delle
strade urbane impegnate da trasporti
leggeri.
Per quelle impegnate da trasporti pesanti
si preferiva l’uso della pietra vesuviana,
più durevole ed economica (facilità di
approvvigionamento).
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Fine XVI secolo
In alcuni cantieri di grande impegno furono realizzati paramenti murari in mattoni, su
iniziativa di tecnici centro-settentrionali, formati in aree dove il cotto da muro vantava
una tradizione plurisecolare, lo adottarono spesso nelle fabbriche napoletane per le
cortine di rivestimento delle strutture in tufo giallo.
Domenico Fontana: nuovo palazzo reale
Giulio Cesare Fontana: regi Studi
Francesco Grimaldi: cappella del Tesoro di S. Gennaro nella cattedrale
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Dal 1740
Rilancio dell’utilizzo del laterizio per opere speciali, favorito dal terremoto del 1732,
che generò l’esigenza di ristrutturare il patrimonio immobiliare partenopeo
Dalla metà del Settecento
Allestimento di paramenti a vista: innesto dell’esperienza tecnica di L. Vanvitelli
(cortine laterizie nel consolidamento dei palazzi reali di Napoli e Caserta), F. Fuga
(residenze Giordano e Caramanico) e M. Gioffredo (fodere in laterizio dei setti
murari esterni dei palazzi Casacalenda e Cavalcanti)
La letteratura tecnica del periodo recepì quest’innovazione, sottolineando la
convenienza funzionale ed estetica del cotto
Apertura a Portici, per iniziativa borbonica, di una fornace per servire i cantieri reali.
L’argilla veniva importata da Gaeta, Ischia o Sorrento: la notevole qualità del
prodotto compensava i costi di trasporto della materia prima
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CRONOTIPI
Dal 1740 al 1806 (Decennio Francese)
Mattoni di spessore maggiore rispetto a quelli impiegati in epoca anteriore, con
lunghezze e larghezze molto articolate, dunque non standardizzate, anche perché
prodotti da diverse fornaci
I mattoni subirono un sensibile incremento di qualità, caratterizzandosi per una
minima quantità di difetti di cottura
Il magistero murario, però, era poco soddisfacente, a causa della scarsa familiarità
delle maestranze locali con il cotto
Gli apparecchi murari, infatti, presentavano letti di malta grossi, allineamenti
approssimativi e giunti non correttamente sfalsati
Le maestranze più qualificate provenivano dall’Italia centro-settentrionale
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CRONOTIPI
Insiemi tipologici
Dal 1740 a fine secolo
Altezza = 4,5-5,5 cm
Lunghezze:
1) 22,5-23,5 cm (molto diffusi) con teste di 11-12,5 cm
2) 27-28 cm con teste di circa 13,5 cm
3) 30-32 cm con teste di circa 15,5 cm
Dalla seconda metà del secolo:
4) 20 cm circa con teste di 10,5 cm
Ulteriori dimensioni vengono registrate al volgere del Settecento:
5) mattoncelle di lunghezza pari a 18-20 cm con teste di 8,5-9 cm, utilizzate
solitamente per consolidamenti e pilastri isolati
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I mattoni sono utilizzati anche per le profilature di cornici e sporti e in opere speciali
In questi casi si rinvengono elementi sottili (pianelle) lunghi 23-24 cm, con teste di
12-12,5 cm e spessori pari a 3-3,5 cm
Questi elementi non erano mai utilizzati estesamente nei partiti murari coevi
Quando i mattoni erano rifiniti o tagliati a piè d’opera erano lasciati facciavista; le
cortine rustiche, invece, erano solitamente intonacate
I paramenti, limitati in genere alla sola fodera esterna, sono spesso disposti “a fascia”
Nelle riprese di consolidamento, invece, vi sono tessiture non regolari o
apparecchiate “alla gotica” (mattoni alternati per testa e per fascia)
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XIX secolo: contesto storico-politico-sociale
- Moto di rinnovamento all’industria napoletana profuso dai napoleonidi (Scuola di
Applicazione degli Ingegneri di Ponti e Strade, 1811)
- Inchiesta sulle manifatturiere del regno
- Varo di un intenso programma di opere pubbliche, proseguito durante il secondo
periodo borbonico
- Stimolo dell’utilizzo dei laterizi da muro, soprattutto negli edifici bellici
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XIX secolo: fonti
Utili, dal secondo periodo borbonico, sono le tariffe dei prezzi, militari e civili, le cui
informazioni integrano l’analisi diretta dei contesti materici
Nei prezzari (1823, 1828, 1838) sono spesso citati mattoni «grandi», «mezzani» e
«piccoli», con dimensioni diverse in virtù dei luoghi di produzione.
Oltre ai prezzari, ci si può riferire ai trattati:
-
Trattato di architettura (De Cesare, 1855): circostanziato quadro dei laterizi
disponibili sul mercato europeo
-
Principj di architettura pratica (Ragucci, prima edizione 1843; seconda edizione
ampliata 1859): altro tipo di distinzione, a seconda dello spessore dei mattoni, da
muro e da pavimento, in «quadrucci», «mezzane» e «pianelle». Nella seconda
edizione delinea un più vasto orizzonte, con variazioni onomastiche e
dimensionali rispetto al volume di De Cesare
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XIX secolo: tecnologie di produzione
Perfezionamento delle tecniche di confezionamento dei mattoni, spesso mutuate o
addirittura plagiate da quelle maturate fuori del regno (soprattutto inglesi)
Richiesta di brevetti di sfruttamento in esclusiva delle innovazioni prodotte
Oltre alle richiamate fonti scritte, è opportuno richiamare l’analisi delle rare
fabbriche partenopee del primo Ottocento per le quali è documentato l’utilizzo di
estesi partiti murari in laterizio:
- chiesa di S. Francesco di Paola
- palazzo reale
Entrambe le strutture possono essere analizzate riguardo le parti trasformate dal 1837
(P. Persico e G. Genovese)
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Chiesa di S. Francesco di Paola
Rivestimento in fodera di mattoni a più teste delle strutture posteriori di colonnati e
chiesa, forse da rifinirsi con intonaco, mai realizzato, come dimostra la sussistenza
delle buche pontaie
Palazzo reale
Dopo l’incendio del 1837 l’edificio fu ampliato e consolidato usando mattoni di
Gaeta
Caratteristica comune dei paramenti del primo Ottocento è la frequenza nella
presenza di diversi tipi di mattoni, solo in parte imputabile al loro riutilizzo, ma da
ricondurre, in via principale, alle notevoli difficoltà di approvvigionamento
I singoli pezzi hanno una fattura abbastanza accurata (spigoli paralleli, assetti
complanari) e sono caratterizzati da misure omogenee.
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CRONOTIPI
Insiemi tipologici
Dall’età della restaurazione al primo decennio post- unitario
I mattoni hanno, rispetto a quelli settecenteschi, spessori più contenuti e, in genere,
un rapporto costante tra lunghezze ed altezze (i più lunghi sono anche i più alti)
Quattro famiglie (repertori più diffusi)
1) Piccoli (17,7, 3,2, 8,8 cm)
2) Mezzani, ordinari o correnti (19, 2,6, 7,4 cm)
3) Grandi (26,4, 3,8, 13,2 cm)
4) Barbaglioni (26,4, 2,9, 12,7 cm)
I campioni esaminati evidenziano un divario tra prassi costruttiva e manualistica
Le murature in laterizio ottocentesche di rado sono a vista, perché spesso sono
occultate da intonaco.
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Inizi XX secolo
La formatura a mano era ancora molto diffusa, nonostante la disponibilità di diverse
macchine utensili
La formatura a macchina (estrusione della pasta di argilla attraverso una trafila
metallica e taglio della stessa, nel senso della lunghezza, con una taglierina) modificò
sensibilmente la morfologia dei mattoni: maggiore compattezza della grana,
regolarità negli assetti, costanza nelle dimensioni
1965 – normalizzazione UNI (5632)
Anche in tale periodo gli apparecchi in laterizio a vista furono adoperati come
copertine di protezione di murature in tufo giallo, adottando di solito tessiture «alla
gotica» con giunti molti sottili (0,5 cm), grazie alla notevole regolarità della
geometria dei mattoni
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Napoli, palazzo reale, facciata ovest, secondo piano nobile, particolare del fondale. I laterizi della copertina,
apparecchiati «alla gotica» – con letti di 1-1,5 cm, giunti verticali di 0,5-1 cm, componendo una cortina ondulata – hanno
dimensioni medie di 25,9, 3,8, 12,7 cm (range: 25-26,3; 3,6-4,1; 12,1-13,2).
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Napoli, cattedrale, cappella del Tesoro, fianco meridionale, particolare del paramento. I laterizi, a pasta arancio-rosata,
frutto di accurata selezione, hanno dimensioni medie 26,6, 3,7, 12,9 cm (range: 26-27,4; 3,2-4,1; 12,5-13,5).
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Napoli, campanile di S. Chiara, prospetto est, terzo registro, particolare del fondale. I laterizi – rossi, grigio-marroni ed
arancioni – hanno dimensioni medie 26,2, 3,3, 12,8 cm (range: 25,5-27; 3-3,5; 12,2-13).
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Napoli, chiesa di S. Maria della Sapienza, podio del pronao, fianco nord, particolare del fondale. I mattoni hanno
dimensioni medie 26,2, 3,2, 13,1 cm (range: 25,2-27; 3-3,5; 12,5-13,5).
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Napoli, palazzo Sanfelice all’Anticaglia, prospetto ovest, piano terra, particolare (1734-35). I mattoni hanno dimensioni
medie 23,7, 5,1, 11,6 cm (range: 23-24,6; 4,7-5,7; 11,3-11,8).
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Napoli, palazzo reale, prospetto occidentale, piano terra, particolare del tompagno vanvitelliano (1754). La fodera è
allestita con laterizi tagliati alti 4,2 cm di lunghezza variabile in ciascuna campata: da 27 cm (teste di 13,5 cm) a 29 cm
(teste di 14,2 cm circa).
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Caserta, reggia, cortile di nord-ovest, fronte settentrionale, piano terra,
particolare della cortina. I laterizi, tagliati, hanno dimensioni medie 26,9,
4,3, 13,4 cm (range: 26,5-27,2; 4,1-4,4; 13,2-13,5).
Caserta, reggia, scorcio di uno dei cortili. Gli
esterni sono caratterizzati dalle cortine di
mattoni tagliati, con tessitura «alla gotica» e
inquadrate da ordinanze di pietra calcarea di
Bellona.
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Napoli, albergo dei poveri, cortile orientale, lato est, piano terra, particolare della parete. Nell’edificio sono stati utilizzati
mattoni e, limitatamente a piattabande e profilature, pianelle.
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Napoli, palazzo Giordano, prospetto su via
dell’Ospedaletto.
Napoli, palazzo Giordano, facciata, piano nobile, particolare della
cortina. La copertina è allestita con laterizi lunghi 23,5 cm circa ed alti 5
cm circa, messi in opera dopo le partizioni in piperno. Nel prospetto
occidentale, al piano terra, sono presenti mattoni di dimensioni medie
23,8, 4,4, 13,1 e 23,1, 4,9, 12,9 cm.
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Napoli, Castel Nuovo, cortile, fronte occidentale, piano
terra, particolare della cortina (1767-73).
Napoli, palazzo Carafa di Montorio, cantonale sud-ovest,
particolare del consolidamento tardo-settecentesco.
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Napoli, edificio settecentesco in rua Catalana, particolare dell’opera laterizia rustica.
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Napoli, palazzo Serra di Cassano, particolare della cortina laterizia della fronte orientale.
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Napoli, chiesa di S. Francesco di Paola, particolare dell’opera laterizia.
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Napoli, supportico in rua Catalana, particolare di un paramento laterizio del primo Ottocento.
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Napoli, chiesa di S. Maria la Nova, transetto, testata ovest.
La fodera, del primo Novecento, presenta mattoni pressati
«di Salerno» di dimensioni medie 26, 6, 13 cm.
Napoli, muro di sostegno di via Capasso. Degli ultimi
anni del XIX secolo, la struttura è rivestita da laterizi
trafilati «di Salerno» di 26, 6, 13 cm.
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Napoli, chiesa dei SS. Marcellino e Festo, basamento
della recinzione del sagrato. Il paramento è stato
allestito, negli anni venti del Novecento, con mattoni
pressati di 25-25,5, 5,5-6, 11,5-12 cm.
Napoli, cattedrale, cappella del Tesoro, tamburo della
cupola, tompagno di un finestrone. La chiusura è stata
realizzata, da circa un quarantennio, con mattoni trafilati
«di Salerno».
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Napoli, edificio in via Carbonara 44, fronte sulla strada,
piano terra. Degli inizi del XIX secolo, la muratura è
realizzata con elementi sbozzati alti circa 19 cm, alternati
a tre corsi di mattoncelle di circa 19,5, 3,8, 8,5 cm.
Napoli, edificio in via Anticaglia 25, fronte sulla strada,
piano terra. Databile al primo decennio dell’Ottocento, la
ripresa muraria è realizzata alternando un corso di tufelli alti
circa 19 cm a quattro filari di mattoni di 26,5, 4,5, 13 cm
circa.
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Napoli, edificio in via del Formale 34, fronte sulla strada,
piano terra. Il rifacimento ottocentesco evidenzia l’uso di
tufelli alti 22 cm circa, alternati a tre corsi di barbaglioni
di Ischia di 26, 3, 13 cm circa.
Napoli, edificio in vico Polito 12, fronte sulla strada,
piano terra. Della prima metà dell’Ottocento, la
muratura è allestita con tufelli alti 21 cm circa,
alternati a tre corsi di mattoni di circa 25, 4,5, 12,5 cm.
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Napoli, edificio in via Carbonara 33, fronte su via S.
Elmo, piano terra. Del terzo quarto dell’Ottocento,
l’opera listata presenta filari di tufelli squadrati
manualmente, alti 19 cm circa, alternati a due ricorsi di
mattoni zoccoli di 27, 5,5, 14 cm.
Napoli, edificio in via Carbonara 84, fronte su vico dei
Tinellari, piano terra. Del secondo Ottocento, la
muratura evidenzia tufelli squadrati con la mannaia da
muratore, alti 23 cm circa, cui fanno seguito tre filari di
mattoni 24, 4,5, 12 cm circa.
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Napoli, edificio in vico Giganti 89, fronte sulla strada,
piano terra. La muratura, del primo Novecento, è
realizzata con tufelli alti 24 cm circa, alternati a tre corsi
di mattoni pressati «di Salerno».
Napoli, edificio in vico Lungo S. Matteo 13, fronte sulla
strada, piano terra. Consolidamento proto-novecentesco
realizzato con tufelli squadrati, alti 23 cm circa, interposti a
filari di mattoni pressati di 26, 6, 13 cm.