I corsi nelle prigioni788

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I corsi nelle prigioni788
Informazioni introduttive per i corsi nelle
prigioni
Documento preparato dalla Associazione Vipassana nel 2004,
aggiornato e revisionato da Biblioteca Vipassana, 2014
Questo pacchetto introduttivo è stato preparato per dare informazioni di base riguardo ai corsi di
meditazione Vipassana nelle prigioni nel mondo.
Centinaia di questi corsi di dieci giorni sono stati tenuti nelle prigioni in Asia, U.S.A., Messico,
Nuova Zelanda, Regno Unito e Spagna, con importanti risultati in termini di riduzione della
recidività e per un generale miglioramento del comportamento dei detenuti.
Poiché l’introduzione di un tale programma in una prigione richiede una buona preparazione, ci
sono molte condizioni che si devono verificare. Per questa ragione suggeriamo di prendere contatto
con il rappresentante locale della Commissione Europea Corsi nelle Prigioni, per creare una
presentazione con informazioni più dettagliate, documentazione video, e così via.
Si può visitare anche il sito: www.prison.dhamma.org
INDICE
La meditazione Vipassana.................................................................................................................................................. 2
Vipassana nelle carceri................................................................................................................................................... 2
Gli organizzatori ........................................................................................................................................................... 3
Ricerche ............................................................................................................................................................................ 4
Gli effetti della Meditazione Vipassana nelle prigioni..................................................................................................... 4
Una ricerca sulla recidività............................................................................................................................................. 4
Tabella dei risultati........................................................................................................................................................ 5
Articoli e testimonianze..................................................................................................................................................... 6
La meditazione Vipassana al North Rehabilitation Facility ............................................................................................ 6
Incarcerazione Trascendentale ..................................................................................................................................... 10
Vipassana in un carcere spagnolo................................................................................................................................. 13
Un corso di dieci giorni d’autoscoperta all’HMP Lancaster.......................................................................................... 15
Vipassana – l’esperienza di un detenuto....................................................................................................................... 17
La meditazione Vipassana
Vipassana significa “vedere le cose come realmente sono” ed è un metodo pratico d’autotrasformazione basato sulla consapevolezza della propria mente e del proprio corpo, attraverso
l’osservazione delle sensazioni fisiche.
Vipassana è considerata l’essenza della meditazione insegnata da Buddha, tuttavia è una tecnica
non settaria e non legata ad alcuna religione, che può essere praticata da persone di qualsiasi cultura,
razza, religione, nazionalità e sesso. Vipassana è insegnata in corsi residenziali di dieci giorni, durante i
quali gli studenti rimangono nel luogo dove si svolge il corso, senza avere contatti con il mondo
esterno. Essi si astengono dal leggere e scrivere e seguono un rigoroso programma giornaliero che
include approssimativamente dieci ore di meditazione , istruzioni, diverse pause durante il giorno ed
un discorso ogni sera. Gli studenti lavorano in silenzio per i primi nove giorni del corso, tuttavia
possono parlare con gli insegnanti e lo staff.
Ci sono attualmente circa 130 centri di meditazione Vipassana nel mondo: negli USA, Canada,
Belgio, Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Svizzera, Russia, Australia, Nuova Zelanda,
Giappone, Taiwan, India, Nepal, Sri Lanka, Mayanmar, Thailandia, e Cambogia.
Non è richiesto alcun pagamento in questa tradizione. Tutte le spese del corso sono sostenute da
donazioni di coloro che hanno precedentemente completato e tratto beneficio da un corso. Insegnanti
e organizzatori non ricevono remunerazione per il loro servizio.
Per altre informazioni sui corsi di meditazione Vipassana vedere: www.dhamma.org
Vipassana nelle carceri
Vipassana negli istituti correzionali statunitensi, messicani, europei ed asiatici.
Nel 1975 un corso per 120 detenuti è stato organizzato al carcere centrale di massima sicurezza a
Jaipur, primo esperimento di questo tipo nella storia dell’India. Successivi corsi sono stati organizzati
per condannati all’ergastolo, alti funzionari di polizia e agenti.
Nel 1993 un programma di corsi di dieci giorni è stato introdotto al carcere di Tihar, Nuova
Delhi, India; una delle più grandi prigioni dell’Asia, che ospita circa 10,000 detenuti. Nel 1994, alla
conclusione di un corso per oltre 1000 detenuti, un centro permanente di Vipassana è stato fondato
dentro le mura del carcere. Da allora due volte al mese, corsi Vipassana di dieci giorni hanno luogo
nel carcere di Tihar e con regolarità in più di quindici altre prigioni in India. Nel 1997, 75 corsi
Vipassana sono stati condotti nelle prigioni Indiane e il numero sta costantemente crescendo.
Nel novembre 1998 il primo corso di dieci giorni è stato tenuto alla prigione di media sicurezza di
Lancaster in Inghilterra per 8 uomini.
Nel carcere di minima sicurezza, North Rehabilitation Facility (NRF) del sistema carcerario della
contea King a Seattle, Washington, si sono tenuti venti corsi Vipassana di dieci giorni, dal novembre
1997 fino alla sua chiusura, nell’ottobre 2002, per detenuti uomini e donne. La sovrintendente
Amministrativa del NRF Lucia Meijer e l’assistente sovrintendente, Dave Murphy, così come altro
personale del NRF addetti al trattamento dei detenuti, hanno partecipato ad un corso di meditazione
Vipassana.
Nel carcere di media sicurezza San Francisco County Jail N°3 in San Bruno, California, si teneva il
primo corso di Vipassana nel febbraio 2001.
Nel gennaio 2002 il primo corso di Vipassana di dieci giorni per 20 detenuti è stato condotto in
una prigione statale di massima sicurezza degli Stati Uniti al W.E. Donaldson Correctional Facility
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aBessemer, Alabama. Tutti i 20 partecipanti hanno completato il corso, compresi due imam
mussulmani ed un predicatore evangelista. Un secondo corso ha avuto luogo nel maggio 2002 con 18
studenti.
Dal 1999, nove corsi di Vipassana sono stati tenuti in Nuova Zelanda al Te Ihi Tu, un centro di
riabilitazione gestito da Maori, il popolo indigeno della Nuova Zelanda, per detenuti Maori in
imminente attesa di essere rilasciati ed in libertà condizionata. Il programma di tre mesi inizia con un
corso di meditazione Vipassana di dieci giorni. Il 100% dello staff al Te Ihi Tu sostiene la meditazione
Vipassana perché migliora la partecipazione dei detenuti agli altri corsi. Da quando la meditazione
Vipassana è stata introdotta nel programma del Te Ihi Tu, si è riscontrato che il tasso di recidivismo è
calato tra i detenuti.
Il Te Ihi Tu è una iniziativa privata, ma è sovvenzionata dal Dipartimento di Correzione.
Nel luglio del 1996, un corso di dieci giorni ha avuto luogo per 24 detenuti al Ming Te Branch
Prison vicino T‘ainan sulla costa Sud-Ovest di Taiwan. Ming Te Prison, un centro sperimentale di
riabilitazione dalla tossicodipendenza, alloggia 182 detenuti condannati per uso di narcotici e
organizza programmi religiosi per aiutare i tossicodipendenti nel loro recupero.
Nel maggio 2002, il primo corso di Vipassana è stato organizzato per 49 uomini condannati per
droga e due persone dello staff carcerario al Kolong Pai nel distretto di Sikhiu, vicino Bankok,
Thailandia. Un secondo corso per 50 donne ad un istituto femminile separato, ha avuto luogo due
mesi dopo. Da allora, sei corsi per 377 uomini e donne sono stati condotti nelle prigioni Tailandesi
nel 2002 e altri sei sono previsti per il 2003.
Nel marzo 2003 un corso per 18 detenuti maschi si è tenuto al Penal de Santiaguito in Almoloya
de Juarez nello stato del Messico. Questo era il primo corso del genere tenuto in una struttura
correzionale messicana ed ha avuto grande successo. Tutti i detenuti che iniziarono il corso lo
completarono. L’amministrazione carceraria spera di stabilire un programma permanente di
meditazione Vipassana.
Nell’aprile 2003 il primo corso nelle prigioni ad essere tenuto nel continente Europeo, ha avuto
luogo al Centro Penitenciario Brians vicino Barcellona, Spagna. Questo è un carcere di alta sicurezza
per circa 1400 detenuti. Dei diciannove detenuti che hanno iniziato il corso, sedici lo hanno portato a
termine. L’ultimo giorno del corso sono stati invitate le famiglie, gli amici dei detenuti e altri
visitatori: tutti i detenuti hanno dato un resoconto molto positivo della loro esperienza. Basandosi su
questo il Direttore della prigione ha progettato già un altro corso nell’autunno 2003. I detenuti che
parteciparono al primo corso stanno adesso praticando giornalmente la meditazione in gruppo in
modo di rinforzare la loro pratica.
Gli organizzatori
Dopo aver fatto esperienza pionieristica in Nord America, è stata fondata nel 2002
l’Organizzazione Vipassana nelle Prigioni del Nord America (North American Vipassana Prison
Trust). L’organizzazione è disponibile a quesiti riguardanti la realizzazione di programmi Vipassana in
istituti correzionali. Si prega di contattare: (360) 379- 8292 o tramite e-mail:
[email protected]
Altre informazioni riguardanti programmi Vipassana in istituti di detenzione possono essere
trovati al: www.prison.dhamma.org
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Ricerche
Gli effetti della Meditazione Vipassana nelle prigioni
Un rapporto su quattro anni di meditazione Vipassana al North Rehabilitation Facility indicava
un 20% di decremento del recidivismo tra detenuti che avevano completato solo un corso di dieci
giorni.
Uno studio sovvenzionato dal National Institute of Healt, che si sta conducendo all’Università di
Washington uscirà nel 2003, per determinare quanto sia efficace la meditazione Vipassana nel limitare
la dipendenza dalla droga e dall’alcol e nel ridurre il recidivismo.
Una ricerca condotta all’India Institute di Bombay ha determinato che la meditazione Vipassana
accresce il controllo delle emozioni dei detenuti, riducendo moti di collera, tensione, ostilità, vendetta
e impotenza. Dipendenza dalla droga,sintomi nevrotici e psicopatologici sono anche diminuiti.
(Chandiramani,Verma, Dhar & Agarwal, 1995; Kumar,1995; Vora, 1995). I detenuti praticanti la
meditazione Vipassana hanno mostrato una crescente propensione per il lavoro, per partecipare ad
altri programmi di cura, per attenersi alle regole della prigione e alla cooperazione con le autorità della
prigione.
(Vora,1995).
Una ricerca sulla recidività
King County North Rehabilitation Facility, Seattle, U.S.A.
I risultati degli studi sul recidivismo del Programma di Meditazione Vipassana al North
Rehabilitation Facility sono definitivi fino al giugno 2002. Lo studio sui risultati includeva un esame
della storia criminale dei detenuti dei due anni precedenti i corsi e un esame di due anni postprogramma. Il numero dei detenuti preso a campione era limitato (n=75), e l’NRF non aveva le
risorse per esaminare i dati sul recidiviamo al di fuori della contea di King. Questo studio valutativo ha
fornito informazioni di base su cui sarà costruito un progetto di ricerca di due anni, sovvenzionato
attraverso una concessione di fondi federali all’Università di Washington dall’Istituto Nazionale della
Salute.
I risultati finali di rilievo venuti fuori sono qui sotto descritti:
Approssimativamente la metà (56%) dei detenuti che hanno completato un corso di Vipassana al
NRF sono tornati al King County Jail (KCJ), comparato con il 75% dello “Studio della Popolazione
Generale” del NRF (N=437). In altre parole, 3 su 4 detenuti del NRF sono reincarcerati entro due
anni, mentre solo 2 su 4 detenuti Vipassana sono reincarcerati.
 Il numero medio di recidivi è disceso da 2.9 prima del programma al 1.5 dopo il programma.
 Il numero medio di giorni-prigione rimaneva relativamente costante dai (45 gg.), ai (49 gg.)
indicando che quelli che ritornavano in prigione sono stati incarcerati per periodi più lunghi,
costituendo la differenza.
 La percentuale di detenute donne (54%) a ritornare alla KCJ era minore di quella degli
uomini (57%), benché non molto significativamente. Questo è notevole considerando che in
generale il passato criminale è più grave per le donne che per gli uomini ammessi al NRF.
Questi risultati sono molto incoraggianti, considerando la relativa brevità del programma di
Vipassana (10 giorni).
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Per altre informazioni, è possibile contattare Dave Murphy al (206) 296-1465 oppure via e-mail a
[email protected].
Tabella dei risultati
STUDIO AL NORTH REHABILITATION FACILITY
UOMINI
Corso No.
n1=47
1
nov-97
3
giu-98
5
gen-99
7
set-99
Subtotal
DONNE
Corso No.
2
4
6
8
n2=28
mar-98
ott-98
giu-99
dic-99
Subtotal
Totale
Media # Pre-Prog
incarcerazioni
2,0
1,4
2,7
3,3
2,4
RITORNO AL KCJ ( FINO AL 1 Ottobre 2000 )*
O volte
1 volta o >
Media # Pre-Prog
Media # Post-Prog
No. % (row) No. % (row)
giorni di prigione
incarcerazioni
28,2
5
45%
6
55%
1,5
49,2
4
40%
6
60%
1,7
33,9
8
62%
5
38%
0,7
72,4
7
54%
6
46%
0,7
46,5
24
51%
23
49%
1,1
Media# Pre-Prog
media # Pre-Prog
incarcerazioni
Giorni di prigione
3,0
4,3
4,7
2,9
3,7
2,89
45,6
46,3
62,6
21,3
43,0
45,19
21,4
70,2
34,5
31,1
38,1
Totale
No. % (row)
11 100%
10 100%
13 100%
13 100%
47 100%
media # Post-Prog
Totale
incarcerazioni
Giorni di prigione
1,6
2,5
1,4
0,1
1,3
50,4
39,2
27,9
0,3
28,0
No. % (row)
7
100%
6
100%
7
100%
8
100%
28 100%
75 100%
RITORNO AL KCJ ( FINO AL 1 Ottobre 2000 )*
O volte
1 volta o >
Media # Post-Prog
No. % (row) No. % (row)
4
57%
3
43%
1
17%
5
83%
4
57%
3
43%
7
88%
1
13%
16
57%
12
43%
40
53%
35
47%
Media # Post-Prog
Giorni di prigione
N° medio recidivi pre-programma su un periodo di due anni.
*N° medio recidivi post-programma sarà calcolato su un periodo di due anni; i dati presenti si
riferiscono solo fino al 1 ottobre 2ooo.
 I risultati dei corsi 1-3 sono definitivi; i risultati dei corsi 4-8 sono provvisori.
 I risultati definitivi sul recidivismo dei corsi No. 4, 5 e 6 saranno disponibili a settembre 2001.
 I risultati definitivi sul recidivismo dei corsi No. 7 e 8 saranno disponibili a giugno 2002.
Nota: Altri studi valutativi indicano che approssimativamente 75% dei detenuti al NRF sono
reincarcerati nel King County Jail (un piccolo numero di queste reincarcerazioni consistono in vecchie
accuse o avvisi di reato).
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Articoli e testimonianze
La meditazione Vipassana al North Rehabilitation Facility
King County Jail, Seattle
Di Lucia Meijer, Amministratore del NRF
da AMERICAN JAILS Magazine
Luglio/agosto, 1999
Questo articolo è stato ristampato da Vipassana Research Publication con il permesso dell’American Jails, il
giornale dell’American Jail Association.
Tutti i diritti sono riservati.
Altre riproduzioni sono consentite solo con il permesso scritto dell’American Jail Association.
Il primo corso di Vipassana in una struttura correzionale del Nord America ha avuto luogo al
North Rehabilitation Facility (NRF) a Seattle, Washington dal 28 ottobre al 8 novembre, 1997. Da
allora cinque altri corsi di dieci giorni hanno avuto luogo in questa struttura, il più recente dal 1 al 12
giugno 1999. Un totale di cinquantacinque detenuti hanno completato l’intero corso di dieci giorni.
Il North Rehabilitation Facility è un carcere di minima sicurezza con una popolazione di detenuti
di quasi 300 adulti tra uomini e donne. L’NRF è classificato come un “carcere di speciale detenzione”
ed è amministrato e gestito interamente dal Seattle-King County Department of Pubblic Health in
stretta collaborazione con il Department of Adult Detention.
Sin dall’inizio nel 1981, il carcere ha affrontato l’alta incidenza d’abuso di droghe e altri correlati
del comportamento criminale attraverso un giornaliero programma di cure, istruzioni e lavoro.
Tra i detenuti collocati in quest’istituto ci sono sia detenuti per reati minori che per reati più gravi,
molti dei quali sono frequenti recidivi, con storie d’alcolismo, tossicodipendenza, malattie mentali e/o
difficoltà nell’apprendimento. Il carcere non ospita quei criminali che sono stati appena condannati
per crimini violenti, stupratori e detenuti ad alto rischio d’evasione.
La meditazione Vipassana è una disciplina mentale e una pratica d’etica, insegnata più di 2000
anni fa dal Buddha storico. Benché Vipassana contenga l’essenza di quanto più tardi è stato chiamato
Buddismo, essa non è una religione organizzata, non richiede conversione ed è praticata da persone di
differente fede e nazionalità. La parola “Vipassana” significa percezione, vedere le cose come sono
realmente. Questa disciplina intende fornire una via naturale e razionale perché le persone possano
vivere in pace con se stessi e gli altri.
I corsi di Vipassana hanno luogo prevalentemente in centri dove studenti, insegnanti e lo staff
composto di volontari, vivono per un periodo di dieci giorni e undici notti.
L’orario giornaliero inizia alle 4,30 di mattina e finisce alle 21.30. Gli studenti ricevono istruzioni
e siedono silenziosamente in meditazione per circa undici ore al giorno con pause di dieci minuti circa
ogni ora e pause più lunghe per colazione e pranzo. La cena per i nuovi studenti consiste di tè e frutta.
I vecchi studenti, (ovvero: chi ha già fatto almeno un corso) non mangiano alcun cibo solido dopo il
pasto delle 11,00.
Il corso include un codice di condotta morale, che impegna gli studenti, durante il corso, a non
uccidere, non rubare, non mentire, non avere una scorretta condotta sessuale e non assumere
intossicanti.
Tutti i regolamenti istituzionali continueranno ad essere applicati durante i corsi di Vipassana.
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Il codice di disciplina Vipassana è fatto per assicurare che gli studenti abbiano la possibilità di
lavorare correttamente ed include quanto segue:



Non parlare (né comunicare in altri modi) eccetto che con l’insegnante, per questioni riguardanti
la pratica di Vipassana, o con lo staff per problemi pratici di sistemazione.
Non fumare, leggere, scrivere, telefonare, niente televisione, radio, musica o altri intrattenimenti o
distrazioni.
Non mangiare altro cibo eccetto quello fornito. Questo include due pasti vegetariani, con uno
spuntino alle 17.00 di frutta e tè (per i nuovi studenti).
Durante i primi tre giorni, agli studenti viene insegnato come concentrarsi sul proprio respiro, così
che alla fine, la mente diventi calma e concentrata. Il quarto giorno viene insegnato loro Vipassana,
che allena la mente a osservare sistematicamente, senza reagire, i fenomeni mentali e fisici sempre
cangianti della mente e del corpo.
Facendo ciò, gli studenti imparano a sperimentare le sensazioni spiacevoli e piacevoli, i pensieri e le
emozioni senza attaccamento o bramosia, senza paura o avversione.
L’idea di condurre un corso di meditazione Vipassana per i detenuti del NRF è stata introdotta da
Ben Turner, un infermiere del carcere che pratica e insegna Vipassana. All’amministratore dell’istituto
Lucia Meijer e ad altro personale del NRF è stato mostrato un documentario sui corsi nelle prigioni in
India, dal titolo “Doing Time, Doing Vipassana” (Scontare la pena, fare Vipassana). Nell’arco di vari
incontri tra lo staff del NRF, Ben Turner e l’istruttore di Vipassana, Rick Crutcher, è stato convenuto
che uno sforzo sarebbe stato fatto per tenere un corso di Vipassana per detenuti al NRF.
A tutti i detenuti è stato mostrato il documentario “Doing Time, Doing Vipassana” e data loro
l’opportunità di incontrare istruttori di Vipassana. E’ stato spiegato il codice di disciplina e condotta
morale del corso. Inoltre, si è chiarito che non ci sarebbero state ricompense o incentivi per quei
detenuti che sceglievano di fare il corso; né punizioni o disincentivi per quelli che sceglievano di non
farlo.
Nessuno al NRF credeva che un solo detenuto si facesse volontario. Quando sedici uomini
accettarono, nessuno credeva che un singolo detenuto completasse il corso. Quando undici uomini lo
completarono, il successivo corso per detenuti era programmato.
Fino a questo momento sono stati tenuti sei corsi di Vipassana al NRF. Nel periodo di quasi
diciotto mesi, cinquanta uomini e venti donne hanno iniziato un corso di Vipassana al NRF, e tra
questi, quattro hanno fatto due corsi. (Uomini e donne sono strettamente segregati al NRF, e
insegnanti e servitori sono dello stesso sesso dei partecipanti). Dei settantuno detenuti che iniziarono
un corso, sedici (22,5%) lasciarono prima di averlo completato. Dei cinquantacinque che
completarono i loro corsi, tutti, tranne sei, sono stati rilasciati nel luglio 1999.
Solo cinque di questi rilasciati sono tornati al NRF con nuove accuse o violazioni (10%). Un altro
è stato rimandato al NRF dallo stato di libertà condizionata per lavoro. Questo potrebbe essere
significativo considerando il fatto che in generale almeno la metà dei detenuti mandati al NRF sono
recidivi del NRF. Più significativo per il personale del NRF è stato l’impatto dei corsi di Vipassana sul
comportamento dei detenuti. Il personale ha scoperto che, in generale, quegli individui che
completarono un corso sono diventati più cooperativi, vanno più d’accordo con gli altri detenuti ed è
più probabile che parteciperanno con successo ad altri programmi.
Un accurato studio dei risultati nel tempo dirà meglio se Vipassana ha un impatto sul recidivismo
o altri risultati positivi dopo il rilascio. E’ notevole che dei cinque detenuti che tornarono al NRF con
nuove accuse o violazioni, tre erano donne. Un’altra donna è stata rimandata al NRF dalla libertà
condizionata per lavoro. Fino a questo momento, non si sa quante altre persone che completarono un
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corso di Vipassana al NRF potrebbero essere stati arrestati di nuovo senza essere reincarcerati, o quanti
altri potrebbero essere stati reincarcerati in altri istituti di detenzione.
Questi ed altri dati non sono stati ancora raccolti ed esaminati.
Il personale carcerario a tutti i livelli è stato coinvolto nelle decisioni che hanno dato vita a questo
progetto, incluse le guardie carcerarie, i manutentori, lo staff dei vari programmi e i cuochi.
E’ stato anche necessario lavorare con il personale del tribunale e della classificazione per
confermare che nessun detenuto partecipante al corso sarebbe stato rilasciato, riclassificato o chiamato
davanti al giudice fino a che il corso non fosse finito. Il personale del programma assisteva i detenuti
partecipanti, contattando i membri delle famiglie, gli avvocati ed altri, per informarli che sarebbero
stati impossibilitati a comunicare con i detenuti per un periodo di dieci giorni ed undici notti, eccetto
che per emergenza.. Verifiche sono state condotte su tutto il personale volontario ed è stata data loro
un’intensiva istruzione sul protocollo di sicurezza.
Trovare un’area adatta per il corso all’interno della prigione è stato problematico. Il corso aveva
bisogno di essere completamente isolato dal resto del complesso, con una propria sala per i pasti,
bagni, docce e aree dove dormire. L’edificio del North Rehabilitation Facility è un ex ospedale militare
navale in cattive condizioni, risalente a prima della II Guerra Mondiale. E’ stato deciso che i corsi
potevano essere tenuti nella metà di un’ala in uso come spazio per uffici e aule per il programma di
rieducazione, il cui personale gentilmente acconsentì a sgombrare gli uffici e a traslocare in altre aree
dell’istituto. Con qualche aggiustamento, l’area è stata resa operativa come residenza: un muro con
una porta è stato costruito per separare l’ala in due; sono state riattivate le vecchie docce e per l’acqua
calda s’installarono degli scaldabagni; un corridoio in disuso è stato trasformato in una sala da pranzo
con accesso ad un cortile all’aria aperta; una grande aula venne convertita in una sala di meditazione
semplicemente rimuovendo le sedie e mettendo stoffa sopra le finestre; gli uffici trasformati in stanze
dove i volontari Vipassana riposavano, e due aule diventarono dormitori per gli studenti-detenuti.
Con la manodopera dei detenuti e con materiale donato o in surplus, l’iniziale costo per questo
progetto è stato meno di 1500 dollari. Questo costo è stato sostenuto dal fondo benefici per i detenuti
che è costituito dalle industrie della prigione del NRF. Con l’aiuto di un volontario, il capo cuoco
preparò un menu vegetariano conseguendo grande successo. Il costo totale per il vitto dei corsi di
Vipassana al NRF è stato sotto la media e i materiali particolari occorrenti per il corso (es. cartelli,
cuscini, tende per finestre, ecc.) sono stati tutti donati. Il solo costo da sostenere per i corsi successivi è
quello del personale per la sicurezza del NRF utilizzato per i corsi.
Il relativo isolamento del corso di Vipassana dal resto del carcere comportava la necessità di una
presenza di sicurezza al corso 24 ore su 24. Fortunatamente, due agenti della sicurezza che hanno essi
stessi fatto un corso di Vipassana, si offrirono come volontari per alternarsi in quest’incarico (un uomo
e una donna). L’incarico di servire a un corso di Vipassana per detenuti è volontario e non comporta
nessuna remunerazione extra.
Questo tipo di volontariato è coerente con la filosofia Vipassana e tutti gli istruttori e servitori
Vipassana offrono il loro tempo senza alcun compenso. Il personale del NRF che collabora al corso è
equipaggiato con radio, ed esplica la normale routine della conta durante il giorno. Il personale della
sicurezza di turno entra nell’ala per fare la conta tra le 22,00 e le 4,00.
I detenuti che hanno fatto corsi di Vipassana rappresentano una sezione trasversale della
popolazione totale del carcere al NRF, con accuse che vanno dai reati commessi durante la guida, ai
reati sulla proprietà e crimini per droga, incluso individui con storie d’aggressione e violenza
domestica.
Molti tra quanti hanno fatto corsi di Vipassana sono recidivi di lunga data, tra cui un alcolizzato
grave che è stato incarcerato al NRF una trentina di volte. Come in qualsiasi prigione, ci sono molti
soggetti con gravi problemi d’alcol, oppure con deficienze economiche, sociali, e di istruzione.
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Detenuti con problemi mentali, inclusa depressione, depressione bipolare e disturbi nella
concentrazione, hanno partecipato con successo ai corsi di Vipassana al NRF. Anche detenuti con
precedenti infrazioni disciplinari e con nessun precedente interesse ai programmi e servizi del NRF,
hanno completato con successo i corsi. Detenuti di tutti i gruppi etnici ed età sono stati ben
rappresentati. Una donna che non parlava inglese è stata fornita d’istruzioni registrate in spagnolo e
aiutata da un interprete volontario.
Dopo aver completato un corso, gli studenti sono incoraggiati a meditare ogni giorno e sono stati
fatti sforzi per farli stare negli stessi dormitori e se è possibile nelle stesse stanze.
Un istruttore di Vipassana arriva settimanalmente per portare un aiuto in più. Basato sulla
disponibilità del personale per servire questi corsi, un nuovo corso è offerto ogni tre – quattro mesi.
Dopo le considerazioni sui costi e la sicurezza, la preoccupazione principale del NRF concernevano
la credibilità della pratica stessa. Sei caratteristiche della meditazione Vipassana sono state molto
persuasive.
1) E’ una disciplina, non una fuga. Lo scopo di Vipassana è rendere la vita migliore, non più facile.
E’ stata descritta come una “disintossicazione mentale” – un processo che può essere molto
scomodo, ma questo lascia l’individuo in un maggiore stato salutare.
2) E’ una pratica etica. Un semplice codice di condotta morale è parte integrale alla pratica di
Vipassana. Questa è una necessaria componente per qualsiasi investimento nella riabilitazione dei
detenuti.
3) E’ pragmatica. La pratica si focalizza sulla diretta esperienza di causa ed effetto. Non è richiesta
una fede cieca né rituali o sottomissioni a nessun insegnamento o insegnante. I volontari di
Vipassana dimostrano un forte approccio pratico al loro lavoro e non cercano di “salvare”
l’individuo o “aggiustare” il sistema.
4) Può essere insegnata in solo dieci giorni. Questo è importante in un ambiente carcerario dove ci
sono frequenti trasferimenti di detenuti. Offre un modo per avere un effetto positivo sul
comportamento e il modo di pensare dei detenuti in un periodo di tempo molto concentrato.
5) E’ gratuita. Vipassana è insegnata e sostenuta da volontari e donazioni. I rimanenti costi
istituzionali sono minimi rispetto ai benefici.
6) Dà benefici immediati. Benché i risultati a lungo termine sono ancora da verificare, gli effetti a
breve termine sono che i detenuti sono più docili da trattare e più propensi alla partecipazione di
altre attività programmate. Questi benefici da soli sono sufficienti per garantire la continuazione
dei corsi di Vipassana al NRF.
Per ulteriori informazioni riguardanti i corsi di Vipassana al North Rehabilitation Facility
contattare:
Kathy Henry e Ben Turner al (206) 463 – 6385 - o Lucia Meijer, Amministratore del NRF (202)
296 – 6826
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Incarcerazione Trascendentale
di Joel P. Engardio
Da: Sfweekly.com
Originariamente pubblicato da SF Weekly 21 febbraio 2001
© 2002 New Times, Inc. Tutti i diritti sono riservati.
“I primi detenuti del carcere di San Bruno a partecipare ad un programma sperimentale di meditazione
dicono che Vipassana li ha aiutati a liberare la loro mente, se non altro”
Lo Sceriffo di San Francisco Michael Hennessey ammette – Il decadente complesso carcerario della
contea a San Bruno è un “Buco d’inferno”, ma egli ha un inusuale piano per portare ordine e
riabilitazione ai detenuti lì. Come l’SF Weekly recentemente riportava, i detenuti possono adesso
prendere parte ad un corso di meditazione chiamata Vipassana, ispirata dal Buddha (Hard Labor
“Lavoro Duro” 20 dicembre 200). Dopo una preparazione di due anni, il programma pilota è stato
completato con successo questo mese.
Il carcere di media sicurezza di San Bruno (County Jail N. 7), è stato solo il secondo— e il più
grande— istituto correzionale in Nord America ad aver introdotto Vipassana, l’antica forma di
meditazione, già usata per calmare detenuti in qualcuna delle più tristemente note prigioni dell’India.
Hennessey ha modellato il suo programma su un altro sperimentato in una più piccola prigione di
media sicurezza a Seattle, che da tre anni offre corsi di Vipassana ed è oggetto di uno studio del
National Institutes of Health per determinare se la tecnica di meditazione bbiaa qualche reale effetto
sulle dipendenze varie ed il comportamento criminale.
Isolati dalla generale popolazione dei detenuti, 13 uomini emersero il 5 febbraio dopo dieci giorni
d’intensa e silenziosa meditazione guidata da insegnanti di Vipassana locali. “Io ero veramente
contento, il corso è certamente andato bene”, Hennessey dice. “Ogni persona coinvolta era eccitata dal
corso e si sono superati considerevoli ostacoli che si trovano in un grande carcere come il nostro”.
In un sicuro e quieto edificio vicino alla prigione N. 7 gli uffici sono stati adattati
temporaneamente in alloggi per i detenuti, che vi praticavano la meditazione fino a 12 ore al giorno,
in totale silenzio e sotto la sorveglianza di guardie dello sceriffo. Il severo regime richiedeva anche pasti
unicamente vegetariani che erano preparati nella cucina della prigione principale e portati ai
partecipanti. Solo un detenuto non finì il programma, che richiedeva di astenersi da certi privilegi
quali le visite, le telefonate, la corrispondenza, e la televisione in modo da rimanere silenziosi e
concentrati. I rimanenti 13 detenuti descrivono il corso come un’esperienza che cambia la vita.
“Sono stati sicuramente i dieci giorni più duri della mia vita, ma i più terapeutici”, dice James
Crowley, un nativo di San Francisco in attesa di giudizio per violenza domestica e molestie. “Tanti
pensieri inondavano la mia mente, ed ho rivissuto quanta miseria ho causato alla gente. Io so che se
non mi fossi drogato o non avessi tradito mia moglie, non sarei in questa situazione. E se non avessi
conosciuto Vipassana, non sarei qui. Ora vedo come Vipassana può aiutarmi a cambiare il mio modo
di pensare e purificare la mia mente”.
Diversamente da altre popolari tecniche di rilassamento come la meditazione trascendentale,
Vipassana fa un più profondo viaggio all’interno della mente, che può essere tumultuoso ed
estenuante. Tre giorni interi sono dedicati solamente alla concentrazione sul respiro, lasciando
scorazzare la mente finché essa si calma e i pensieri si affievoliscono. I rimanenti sette giorni sono
dedicati ad insegnare agli studenti come osservare il proprio corpo, così possono sentire, interpretare, e
poi distaccarsi dalle sensazioni che segnalano comportamenti indesiderati. Si ha percezione anche delle
più sottili sensazioni corporee: spasmi muscolari, pizzicori e formicolii della pelle, persino delle sottili
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variazioni della temperatura corporea e della pressione sanguigna. I meditatori pensano alla voglia di
bere, fumare o arrabbiarsi, poi imparano a notare le sensazioni associate con questi impulsi e a lasciarle
passare.
“Tutte le mie dipendenze sono venute alla superficie”, dice Carlton Allen: ha 29 anni ed usa
cocaina, crack ed eroina da quando era adolescente. “Ma Vipassana mi sta aiutando a rimuovere i miei
forti desideri. Riesco a vedere che essi sono solo sensazioni – esattamente come un mal di testa che
viene e va. Sono sorpreso che Vipassana funzioni. Essa mi calma veramente e mi tranquillizza. Non
sono ancora una persona differente, ma sono sulla via del cambiamento”.
Per l’insegnante di Vipassana, Harry Snyder, questo è il massimo delle sue aspettative dopo un
corso di dieci giorni. Avendo insegnato ai detenuti a Seattle, Snyder è soddisfatto dei risultati di San
Francisco.
“Questo successo dei detenuti in un’impresa straordinariamente difficile, è importante,
considerando che loro si trovano in prigione perché hanno fallito spesso nella vita”, dice Snyder.
“Questi uomini non diventeranno santi improvvisamente, ma almeno adesso hanno la comprensione e
gli utensili per cercare una via d’uscita dai loro problemi”. Finché il prossimo corso di Vipassana non
sarà programmato e il programma pilota non sarà organizzato, Snyder continua a visitare la prigione
regolarmente ogni giovedì per guidare gli studenti anziani attraverso sedute di meditazione
d’aggiornamento. Il resto della settimana, provano a meditare per proprio conto nelle loro celle ogni
mattina prima che gli altri detenuti si sveglino.
Allen, che ha un processo la prossima settimana per spaccio di droga, dice che gli altri detenuti lo
hanno preso subito in giro per la meditazione. Ma egli non se ne cura perché Vipassana lo tiene
lontano dai guai. “tante cose possono succedere in prigione, e io so come essere più umile e pensare
prima di reagire”, egli dice. “Prima, sarei stato pronto per fare a botte”.
La maggioranza dei quasi 400 detenuti al County Jail N°7, non volevano avere niente a che fare
con Vipassana, specialmente quando sentivano parlare delle restrizioni sociali. Nonostante questo, 100
uomini mostrarono interesse, benché molti ammettevano di essere più interessati ad andare in qualche
posto oltre il carcere regolare, ed avere cibo speciale –sebbene cibo vegetariano- cucinato apposta per
loro. Allen racconta che anche lui era di questo parere e presto cominciò a pensare che i “privilegi”
che portava Vipassana non ricompensavano il lavoro duro che richiedeva. “I primi cinque giorni ero
veramente irritato. Non mi ero reso conto a cosa andavo incontro –alzarsi alle 4,00 di mattina e
meditando fino alle 9,00 di sera-. Questo era un inferno per il corpo. Volevo smettere”, dice, “però il
sesto giorno iniziai ad essere più partecipe. Imparai a mettermi in contatto con me stesso”.
Alla fine, dopo le informazioni d’orientamento, solo 14 uomini erano disposti a fare il corso (la
metà di quelli inizialmente interessati rinunciarono quando scoprirono che fare il corso significava
perdere il Super Bowl in televisione). Per i 13 che completarono vipassana, non era un compito facile.
“Siamo realisti, loro non stavano seduti e fermi, a gambe incrociate sui loro cuscini” diceva il
sergente Paul Nelson, che aveva già fatto un corso. “Certo, parlavano e si muovevano, ma per tanti
versi, facevano meglio dei non detenuti che ci provavano per la prima volta. I detenuti, non hanno
niente di meglio da fare. Non è che possono andare a giocare a golf se lasciano il corso”.
Nelson dice che qualcuno del personale carcerario dubitava che Vipassana avrebbe funzionato, ma
molti furono sorpresi di come il programma andò bene e come qualche comportamento era già
cambiato. “Il personale carcerario ha notato tre o quattro detenuti che chiaramente hanno avuto
benefici”, dice Nelson. “E due o tre che evidentemente non hanno avuto lo stesso risultato”. Lo
sceriffo Hennessey dice che ha in mente di seguire i detenuti che hanno completato il programma, per
vedere quanto abbiano tratto beneficio da quest’esperienza. “Il corso finì senza intoppi, ma è ancora
incerto se i risultati saranno secondo le mie aspettative”, dice Hennessey. “Io spero che questa
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esperienza avrà un profondo impatto nella vita di questi 13 individui. Non vedo l’ora di fare un altro
corso di Vipassana”.
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Vipassana in un carcere spagnolo
Da “Vivencias”, giornale pubblicato dai detenuti per tutte le prigioni della Catalogna
maggio 2003
di Martin Stephens.
Martin Stephens e sua moglie, Deni, assistono S.N. Goenka nell’insegnamento dal 1988. Martin lavora
come architetto e Deni è abilitata all’insegnamento scolastico. Sovrintendono alle attività della meditazione
Vipassana di Spagna e Portogallo.
Agli inizi d’aprile un insolito evento ha avuto luogo al Modelo Residencial O (MRO), Centro
Penitenciario Brians (CPB). Un corso di meditazione Vipassana di dieci giorni dove i volontari
partecipanti acconsentirono ad un programma giornaliero di meditazione e ad una serie di regole e
discipline più esigenti persino di quelle della prigione. 19 detenuti delle sezioni 1 e 2, e 4 volontari, si
sono impegnati a meditare per 11 ore al giorno, e rimanere in completo silenzio per i primi nove
giorni, eccetto poter parlare con l’insegnante o gli organizzatori. Non solo questo. Essi acconsentirono
ad un basilare codice di condotta morale per la durata del corso: non uccidere, non rubare, non
mentire, non prendere droghe o alcol e non fare attività sessuale. Acconsentirono anche a non fumare
sigarette e mangiare solo cibo vegetariano! Sapevano anche che non avrebbero ricevuto nessun tipo di
corrispondenza, ricevuto visite, guardato la TV, ascoltato radio, letto giornali o libri durante i dieci
giorni.
Perché? Perché andare incontro a tutta questa sofferenza? Così come il corpo necessita di un buon
esercizio fisico, così anche la mente necessita di un buon esercizio mentale per mantenersi sana.
Vipassana è quest’esercizio. In ogni modo, nell’arco un mese circa prima che il corso iniziasse, ci sono
stati quattro incontri d’orientamento per introdurre gradualmente questo nuovo e insolito
programma per i detenuti interessati. È stato mostrato loro il documentario “Changing From Inside”,
che seguiva le storie di detenuti studenti di Vipassana in due corsi tenutisi in un istituto di
riabilitazione a Seattle, U.S.A. Il successivo incontro per i detenuti era per leggere il Codice di
Disciplina del corso e per eventuali domande.
Il terzo incontro era per mostrare ai detenuti gli ambienti di meditazione annessi alla prigione,
rispondere ad altre domande e per compilare i moduli d’iscrizione. Come insegnante del corso,
m’incontrai con ognuno dei detenuti per discutere dei loro dubbi e speranze riguardo il corso stesso, e
per assicurarmi che fossero idonei mentalmente e fisicamente. Dei 29 detenuti interessati all’inizio, 22
volevano iniziare il corso, tuttavia tre non erano adatti a farlo per ragioni di salute, così il numero
finale è stato di 19.
L’ultimo incontro era per introdurli alla fase iniziale della meditazione – la consapevolezza del
respiro – in 20 minuti di seduta silenziosa, e per completare l’ultimo modulo di partecipazione.
Questo è stato fatto al (MRO) dove tutto il corso si sarebbe svolto.
Appena prima che il corso iniziasse, Paco Vicente (Direttore del CPB), il giudice José Albiñna e
Jeśus Martinez (capo del servizio di riabilitazione del Dipartimento di Giustizia) vennero al MRO e
parlarono a tutti gli studenti, dando loro parole d’incoraggiamento. Benché questo tipo di
meditazione nelle prigioni sta diventando comune in India, è ancora relativamente nuovo in
Occidente, e c’è voluto il coraggio e la lungimiranza di amministratori come loro per intraprendere
questo iniziale esperimento – il primo corso di questo tipo ad avere luogo nel continente Europeo.
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Allora, cosa facevano i detenuti per dieci giorni? Avendo accettato il codice di base morale
menzionato prima - osservare il silenzio e rinunciare ad altre distrazioni - la mente inizia a calmarsi
con la pratica di Anapana – consapevolezza del respiro naturale, essere consapevoli continuamente
soltanto del respiro che entra e che esce. Sembra facile, ma non lo è. Ogni pochi secondi la mente
vuole correre via e pensare a qualcos’altro, ma gradualmente diventa più concentrata e può fissarsi su
questo obiettivo per periodi di tempo sempre più lunghi. Con questa mente concentrata, il
pomeriggio del quarto giorno la pratica di Vipassana inizia.
“Vipassana” è un’antica parola Indiana e significa percezione, saggezza, vedere le cose come sono
realmente. Ci si allena ad osservare il cambiamento delle sensazioni fisiche del corpo – sia piacevoli che
spiacevoli – con mente equilibrata. Questo gradualmente allena la mente a non reagire con avversione
alle sensazioni spiacevoli, né ad attaccarsi con bramosia a quelle piacevoli. Non solo questa tecnica è
veramente efficace nell’aiutare le persone ad uscire dalla dipendenza di droghe e alcol, ma anche a
liberarsi da tutti i modelli mentali negativi abituali come rabbia, odio, avidità ecc. Non c’è nessun uso
di visualizzazione – mantra o altri oggetti – solo la semplice osservazione dei fenomeni naturali che
avvengono nel corpo.
In ogni caso, non ci sono dubbi che questo è veramente un lavoro difficile perché inizi a guardare
in faccia delle realtà profonde dentro di te, e alcune di esse non sono affatto piacevoli. Il secondo
giorno due studenti lasciarono il corso perché trovarono questo lavoro troppo impegnativo, ma col
passare dei giorni potevo vedere il gruppo che stava lavorando sempre più seriamente. La tendenza a
rompere il silenzio e parlare agli amici andava sempre diminuendo, però persino il nono giorno, anche
dopo aver lavorato così duramente, un altro studente abbandonò il corso. Così la mattina del decimo
giorno, quando si ricominciò di nuovo a parlare, c’erano 16 studenti veramente felici ed orgogliosi.
Orgogliosi di aver intrapreso un corso così difficile e di averlo completato con successo.
L’undicesimo giorno, quando il corso era finito una “giornata aperta” ebbe luogo nel teatro della
prigione con la presenza d’amici e parenti degli studenti ed altre persone del pubblico interessate. In
tutto vennero 100 persone e gli studenti raccontarono la loro personale esperienza del corso e quale
profitto avessero tratto da esso. Dopo, fu servito un rinfresco e tutti noi che abbiamo lavorato al corso
avevamo la possibilità di incontrare i familiari degli studenti. Le parole non possono spiegare
l’atmosfera di quest’occasione. Madri, padri, sorelle e fratelli degli studenti, che non avevamo mai
incontrato ci abbracciavano e ci ringraziavano. Loro sapevano che quegli uomini avevano ricevuto
qualcosa di speciale e volevano esprimere la loro gratitudine. In un periodo di sei settimane mi sono
incontrato con questi detenuti regolarmente e dedicato diverse ore al giorno con loro nella stanza di
meditazione. Ho visto le loro facce trasformarsi da sofferenza incisa, al guardingo sospetto, dalla paura,
alla speranza e alla tranquillità fino ad una certa felicità.
Adesso il corso è terminato, ma non finisce qui. Sì, un altro corso è in progetto per la fine di
quest’anno, ma nel frattempo gli studenti sono incoraggiati a provare a meditare due ore ogni giorno.
Questo non sarà facile, ma la maggior parte stanno tentando. Possono meditare nelle loro celle la
mattina per un’ora ed il pomeriggio in “sedute di gruppo” con compagni meditatori sono sistemati in
una stanza silenziosa per un’ora al giorno, guidati da uno dei membri del personale o volontari che
hanno già completato un corso di Vipassana. In questo modo la meditazione può essere integrata nel
programma giornaliero della prigione. Già quattro membri del personale hanno completato un corso
di dieci giorni ed altri si stanno interessando. Questo è veramente importante, perché i membri
Vipassana del personale carcerario sono essenziali per attuare le varie misure di sicurezza carcerarie,
fare la “conta” e così via, durante il corso. Possono così contribuire alla continuazione dei programmi
di Vipassana dentro le prigioni.
Ci sono solo poche cose che voglio aggiungere. Molte persone sono circospette o sospettose sulla
“meditazione”. Potrebbero pensare che essa è una cosa strana o dell’altro mondo. Vipassana non è
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nulla di tutto ciò. E’ semplicemente un mezzo molto pratico per purificare la mente e renderti più
efficace ed equilibrato nella vita di tutti i giorni. E’ completamente non settaria ed è aperta alle
persone di tutte le fedi e non. Benché la tecnica fu insegnata dal Buddha storico quasi 2600 anni fa,
questo non è buddismo. Basta essere una persona per praticare Vipassana, non un buddista.
Più di 100.000 persone ogni anno partecipano a questi corsi di dieci giorni in più di 90 centri di
meditazione e in 90 paesi in tutto il mondo, tra i quali Australia, Nuova Zelanda, Giappone,Cina,
Asia, Medio Oriente, Israele, Russia, USA, Canada, ed altri paesi europei e dell’America Latina.
Non c’è nessuno scopo di lucro poiché i corsi sono offerti gratuitamente. Quando uno studente
finisce il corso, può fare una donazione, così che un altro studente in futuro potrà beneficiarne, ma
non c’è obbligo. Questo significa che tutti sono benvenuti, qualunque sia la loro origine. Occorre solo
essere in un ragionevole stato di buona salute sia mentalmente che fisica. Nessuno degli insegnanti od
organizzatori è pagato per questo.
Non c’è nessuna dipendenza da un “guru”. Benché l’insegnante principale, il signor S.N. Goenka,
sia rispettato dai suoi studenti, egli non ha seguaci, perché insegna l’auto-responsabilità.
Si stanno notando costanti e significativi miglioramenti nel comportamento dei detenuti,
cooperazione e propensione a continuare la pratica di Vipassana, ed il tasso di recidività ha subito una
diminuzione sostanziale.
Per maggiori informazioni visitare: www.dhamma.org o www.neru.dhamma.org O scrivere al Centro
Vipassana Dhamma Neru, Apartado Postal 29, Santa Maria de Palautordera, 08460 Barcellona.
Un corso di dieci giorni d’autoscoperta all’HMP Lancaster
Durante il novembre del 1998, un corso di Meditazione Vipassana di dieci giorni è stato condotto da Chris
Berry e Paul Bevan al Lancaster Prison.
I seguenti due articoli sono percezioni del corso dalle prospettive del personale e dei detenuti.
Durante il mese di novembre 1998, ebbe luogo all’ HMP Lancaster Castle il primo corso di
Meditazione Vipassana mai tenuto in Europa.
Il corso di dieci giorni è stato condotto dal Vipassana Trust, un Education Charity equivalente ad
un’associazione o.n.l.u.s. italiana. Otto detenuti e due agenti, insieme con l’insegnante di meditazione
e due volontari di quest’organizzazione dettero vita al corso. Questi corsi sono molto impegnativi,
anche perché si chiede agli studenti di rimanere sul luogo per tutti i dieci giorni.
La giornata di meditazione inizia alle 4,30 di mattina e continua fino alle 9,00 di sera. Ogni
giornata consiste in gran parte in sedute di meditazione che durano da una a due ore ciascuna. Tra le
sessioni si hanno brevi pause, con interruzioni più lunghe per la colazione, il pranzo ed il tè. Alla fine
c’è un discorso serale in video. Ai partecipanti, per l’intero corso, si richiede di osservare il più
completo silenzio tra loro.
È stato possibile realizzare il corso dato l’effettivo isolamento degli studenti (detenuti) dal resto
della prigione. La prigione ha fornito due aule ed un piccolo cortile per poter passeggiare nelle pause.
Gli studenti erano sistemati in un gruppo di celle adiacenti al cortile con lo staff in stanze vicine. Senza
quest’isolamento, la normale attività del carcere avrebbe avuto un cattivo impatto sull’intensità
richiesta dal corso.
Cos’è la Meditazione Vipassana e perché è proposta in prigione?
La Meditazione Vipassana è una tecnica praticata ed insegnata dal Buddha più di 2500 anni fa.
Dopo che la tecnica fu persa in India, è stata mantenuta in Birmania da una devota catena di maestri
fino agli anni sessanta quando uno di questi maestri, S.N. Goenka, riportò la tecnica in India. Da
allora, Vipassana è stata appresa da svariate tipologie di persone della società indiana e i corsi si stanno
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tenendo in molti altri paesi. La meditazione Vipassana non è settaria e i partecipanti ai corsi
comprendono membri di tutte le religioni così come quelli senza una particolare fede.
Non esiste uno studente tipico. Al centro di meditazione Vipassana a Herefordshire, dottori,
insegnanti, casalinghe, poliziotti, studenti, guardie carcerarie, disoccupati, davvero persone di ogni
genere vengono a fare un corso di Vipassana. È per questa ragione che Vipassana si sta introducendo
nelle prigioni: non perché i corsi siano pensati apposta per i detenuti, ma perché la Meditazione
Vipassana può portare benefici a tutte le persone di tutte le estrazioni sociali e i detenuti non sono
un’eccezione.
I corsi nelle prigioni iniziarono in India quando qualche dirigente iniziò dapprima ad imparare la
tecnica per proprio conto, apprezzandone i benefici. Successivamente si decise di proporla ai detenuti.
Nell’ aprile 1994, la dottoressa Kiran Bedi, ispettrice generale del carcere di Tihar a Nuova Delhi (che,
con più di 9000 detenuti, è la più grande prigione del paese), chiese che un corso più grande per 1000
detenuti avesse luogo in quel carcere. Sull’onda del successo di questo corso, un permanente centro di
meditazione Vipassana è stato istituito in un’ala del carcere di Tihar ed il governo Indiano dispose che
la meditazione Vipassana come insegnata da S.N. Goenka, fosse introdotta in ogni prigione del paese.
Programmi di corsi Vipassana si stanno svolgendo a Taiwan e negli Stati Uniti, ed altri paesi stanno
dimostrando un certo interesse.
Il corso al Lancaster Castle ha avuto luogo dopo che due agenti iniziarono ad imparare Vipassana.
Incoraggiati dalla loro personale esperienza, e dal benefico impatto di Vipassana in altre prigioni,
decisero di esplorare la possibilità di fare un corso all’ HMP di Lancaster. Infatti, è di rilevante
importanza per l’introduzione di Vipassana nelle prigioni che qualche dipendente dell’istituzione
carceraria abbia provato la tecnica precedentemente. Solo allora l’amministrazione della prigione può
capire cosa implichi fare un corso e il tipo di esperienza che i detenuti andranno ad incontrare.
C’erano ovviamente ostacoli pratici da superare, ma il corso fu tenuto arrecando il minimo
disturbo alla normale attività della prigione. Accettando volontariamente di partecipare al corso, gli
aspiranti dovevano riempire un modulo ed acconsentire a seguire un codice di disciplina. C’era poi
un’esauriente serie d’interviste per valutare l’impegno e l’idoneità degli studenti prima che fossero
confermati.
Lo scopo del corso è d’insegnare la tecnica di meditazione Vipassana così che chi partecipa possa
iniziare a sviluppare auto-consapevolezza ed un senso d’autostima, così come un senso di
considerazione per gli altri. Sembra un obiettivo ambizioso, ma i risultati parlano da soli.
Il 12 novembre arrivò, e finalmente, dopo mesi di preparazione, il corso iniziò. Otto detenuti
entrarono nella sala di meditazione per la prima volta. Tutti completarono con successo il rigoroso
programma di meditazione Vipassana.
Diventò chiaro durante e dopo il corso che un cambiamento era avvenuto in ogni studente. Le
loro espressioni erano cambiate e tutti avevano uno scintillio negli occhi. Ricordo come mi sentivo
bene ad essere circondato da detenuti in tale positivo stato mentale, una reale sensazione di sostegno e,
oserei dire, d’affetto.
Dopo il corso, tutti gli studenti ricevettero una visita dai loro familiari o amici. L’apprensione
prima del corso, l’ardimentoso viaggio mentale mentre meditavano per dieci lunghi giorni ed alla fine
il contatto con i propri cari, per qualche studente fu un’emozione molto forte. Il libero scambio
d’emozioni e sensazioni era un’esperienza potente ed estremamente significativa.
Tutto questo andava bene, però altre persone parlavano di valutare ed in qualche modo cercare di
misurare l’esperienza degli studenti. Pensavo che questo poteva essere troppo personale: dopo tutto,
lacrime sono state spesso versate durante e dopo la meditazione. La mia paura era infondata. Tutti e
otto gli studenti hanno dato un resoconto molto sincero sul loro stato mentale prima e dopo il corso.
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Ed era evidente, dopo aver letto i rapporti, che c’è stato un cambiamento. Un cambiamento molto
positivo!
Uno studente ha scritto “Mi sento come avessi incontrato una nuova persona dentro me stesso”.
Egli rimarcò come adesso si sentiva diverso.
Questo tema del cambiamento interiore compare in tutte le valutazioni del dopo corso. Due
esempi: “Avevo la miccia corta (perdevo facilmente le staffe), ora però sono una persona più calma”.
“Mi è stato dato uno strumento per la vita, per la mia crescita spirituale”.
Le considerazioni del personale carcerario, osservando gli studenti dopo il corso sono state
anch’esse molto positive. Un agente ha commentato che “la luce era stata accesa dentro di loro,
emanavano luce come persone che finalmente approdano”.
Il personale del Dipartimento d’Istruzione notò che c’era un marcato cambiamento in meglio nella
disciplina personale, volontà d’imparare e qualità di rendimento negli studenti che avevano
partecipato al corso.
Uno studente condivise con me il suo senso di realizzazione qualche tempo dopo il corso, dopo
che dimostrò che si era liberato dalla droga attraverso vari esami.
I risultati parlano da soli. Non ho nessun’intenzione di vendere o spingere questa tecnica sulle
persone, per interessi personali. Ho avuto a che fare con programmi di recupero da droga e alcol:
“Corsi per Risolvere i Problemi” e “Uomini e Violenza”, tutti programmi che a loro modo sono giusti e
buoni e che favoriscono risultati positivi. Ma per me, senza denigrare altri progetti e i loro risultati, la
meditazione Vipassana riporta veramente le persone verso se stesse. Qui c’è una tecnica per sradicare la
sofferenza. E’ universale. Sarei in difetto nel mio dovere se fossi consapevole di questo e non dessi alla
gente l’opportunità che noi abbiamo avuto, Vipassana è “arte di vivere” e potrebbe essere il viaggio di
tutta una vita!
Io vorrei ringraziare tutte le persone che diedero il loro tempo e usarono le loro risorse per
realizzare con successo questo programma al Lancaster Castle. Il sostegno e l’incoraggiamento dato a
noi tutti è stato lodevole. Vorrei ringraziare anche il personale della prigione per aver abbracciato
quello che all’inizio pareva un programma estremamente diverso dai soliti, ed aver avuto il coraggio di
provare qualcosa di “nuovo”.
Vipassana – l’esperienza di un detenuto
Brian Worthington, Lancaster Prison
Prison Service Journal Jan 2000: “Spiritualità in Prigione”
Sono un alcolizzato in via di recupero. All’età di 12 anni, ero in affidamento per ragioni a me
sconosciute. Sono stato maltrattato e violentato. Adesso ho 33 anni, e da 21 anni sono entrato ed
uscito di prigione o altre forme d’istituti.
Nel 1997 sono stato condannato a 4 anni per scasso. Sapevo che dovevo fare qualcosa riguardo alla
mia vita, dovevo cambiare il mio comportamento. Non volevo stare in prigione per il resto della mia
vita o intrufolarmi nelle case altrui di nuovo.
Iniziai a fare ordine nella mia vita. Iniziai a frequentare Incontri d’Alcolisti Anonimi. Poi iniziai a
studiare psicologia per cercare di comprendere come lavora la mente. Partecipai ad altri corsi di
Consapevolezza dell’Alcolismo, Prevenzione contro la ricaduta e così via. Imparai molto, ma sentivo
ancora che c’era qualcosa che mi mancava, avevo ancora tanto odio ed emozioni represse e non potevo
liberarmene. Parlare delle emozioni sembrava utile all’inizio, ma dopo un paio di giorni, le emozioni
ritornavano, e ciò mi deprimeva.
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Una volta nell’agosto del 1998, sentii parlare riguardo ad un corso di meditazione Vipassana che
stava per iniziare nella prigione. Dieci giorni di meditazione, non fumare, non parlare, niente visite o
lettere. In piedi dalle 4,30 di mattina fino alle 9,00 di sera. L’arte di vivere la chiamavano loro.
Chiesi in giro e raccolsi più informazioni che potevo. Più sentivo parlare di Vipassana più sapevo
che era adatta a me, non sapevo cosa fosse veramente, ma in qualche modo sapevo che dovevo fare
questa cosa. Diedi il mio nome e finalmente, il 12 novembre, il corso iniziò.
La Vita Dopo Vipassana
Ho avuto così tanto dal corso di Vipassana che troverei difficile descrivere ogni cosa. Mi sento una
persona totalmente diversa con un futuro meraviglioso davanti a me. Tutti i pensieri negativi sono
spariti. Mi sento così calmo dentro e riesco a vedere le cose come realmente sono.
Non mi soffermo più sul passato e, attraverso la meditazione, ho in qualche modo lasciato andare
le emozioni negative che reprimevo, alcune vecchie di venti anni. Mi ha permesso di andare avanti con
la mia vita.
Sono pienamente consapevole che ci saranno momenti sì e momenti no nella mia vita, come per
ogni altra persona. Sento di poter far fronte ad ogni giorno così come sorge e non fermarmi sulle
difficoltà, ma affrontarle quando sorgono.
Sono molto più consapevole di cosa sta succedendo intorno a me, sento che ho trovato la radice
dei miei problemi.
I miei rapporti con la mia compagna e i figli stanno andando molto meglio. Siamo capaci di
comunicare in modo migliore. Capiamo i nostri sentimenti e sappiamo cosa vogliamo per il futuro.
Delle difficili situazioni sono sorte da quando ho fatto Vipassana. Prima di Vipassana, so che le
avrei affrontate in modo conflittuale. Adesso mi sento molto più calmo interiormente e per la prima
volta nella mia vita, riesco ad affrontare le difficoltà in modo civile e consapevole.
Consiglierei che la meditazione Vipassana fosse disponibile per tutti i detenuti, sia uomini che
donne. Nessuno può praticarla senza trarre profitto da quest’esperienza.
Una persona deve voler fare quest’esperienza, non è facile! In ogni modo le ricompense sono
veramente grandi.
Dalla mia personale esperienza, so che ci sono persone come me nel sistema carcerario che
vogliono ed hanno bisogno d’aiuto. Sono stufi del ciclo dell’alcol, droga, violenza e crimine, ma è stato
una parte della loro vita per così tanto tempo che semplicemente non possono vedere una via d’uscita.
Vipassana può dare loro una differente direzione. Un passo nella giusta direzione. Una guida
interiore, per così dire.
Quando un uomo o una donna entra in prigione, gli viene offerto aiuto. Sono disponibili corsi
come “AA” (Alcolisti Anonimi), terapie psicologiche e così via. Queste vanno bene, ma non sempre
vanno alla radice del problema, Vipassana in questa direzione può aiutare. Schiarisce la mente ed aiuta
con l’auto-disciplina ad affrancarsi da desideri e subbugli interiori.
La cosa buona è che Vipassana non costa nulla! Pensa solo quanti soldi si risparmieranno di tasse
negli anni futuri se essa può aiutare detenuti come me ad essere più calmi e più concentrati su un
futuro positivo, sia durante la permanenza in prigione che per quel che riguarda il dopo.
Nelle prigioni americane e indiane ci sono stati ottimi successi con Vipassana. Spero che Vipassana
avrà gli stessi risultati nei nostri sistemi carcerari. Vipassana ha migliorato la mia vita tantissimo e
spero che altri troveranno gli stessi benefici attraverso di essa.
Possano tutti gli esseri essere felici!
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