Leggi News n. 22 di ottobre 2015
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OTTOBRE 2015 – N.22 [email protected] Editoriale: IL DIRITTO E LO SVILUPPO A JANGANY Carissimi amici di Jangany, vi saluto nuovamente dal Madagascar, dopo le vacanze passate in Italia nello scorso mese di settembre. Il mio rientro è andato bene. Sono partito da Torino la sera del 7 ottobre e sono arrivato a Jangany il giorno 12: con padre Fahamaro, mio confratello malgascio, abbiamo impiegato quattro giorni a percorrere gli 800 km che separano Antananarivo, capitale del Madagascar, da Jangany. Mi sono trovato subito immerso nei numerosi problemi della vita di qui, ma conservo vivi nel cuore i ricordi delle belle esperienze vissute durante le vacanze negli incontri con tanti di voi, sia a Torino e in Alta Italia che in Sardegna. Resto sempre sorpreso e commosso nel vedere la vostra affettuosa accoglienza, la generosità e la costanza con cui seguite i problemi della missione di Jangany. Voglio rinnovare a tutti il mio più cordiale ringraziamento. La profonda riconoscenza che sento nel cuore mi porta a ricordarvi nella preghiera e a chiedere a Dio per ognuno di voi una grande benedizione. Il primo problema che ho dovuto affrontare appena rientrato è stato quello del tribunale di Betroka. Eravate tutti al corrente del grave furto subito dalla nostra missione nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2011, quattro anni fa. I briganti avevano rubato i soldi destinati alla costruzione della nuova chiesa (salario operai, acquisto del materiale per i muri ecc.). Avendo acquisito delle chiare prove, avevamo denunciato i ladri presso il tribunale di Anche quest’anno abbiamo potuto incontrare il vazaha [il bianco] di Jangany. La scoperta è stata che hanno cominciato a chiamarlo Rainamandreny, che significa «il padre e la madre», del villaggio s’intende, o di tutti… dunque se prossimamente invece di sentirlo chiamare il Mompera - «il padre» di Jangany - sarà Rainamandreny saprete il perché di questa curiosa e non credo casuale evoluzione. Mentre stavamo preparando questa news, giungeva la notizia grandiosa: il 16 ottobre il Tribunale di Betroka ha condannato tutti i furfanti del furto alla missione del novembre 2011. La notizia che ci ha reso felici, ma anche ora preoccupati per la incolumità fisica di padre Tonino e per la missione, alla luce di possibili ritorsioni e vendette. In questi giorni abbiamo potuto imparare anche qualche altra parola nuova. Intanto il termine spregiativo Malaso, ha un suo perché in Malaso Kapa [lisce scarpe]: si intende il fatto che i briganti – che giungono ora soprattutto nei pleniluni, quando c’è più luce, e dopo le ore 21, allo spegnersi dei lampioni di Jangany - scappano calzando delle tavole piatte per confondere le tracce. Ma anche un’altra parola si associa a questi eventi delinquenziali; ora, dopo il processo, è Afa baràka [perdere la faccia] perché con il processo c’è stato un Manào afa baràka [far perdere la faccia]: questi delinquenti che ora cercheranno vendetta. Con la sentenza del tribunale, si è sciolta la grande nuvola che ci è stata sulla testa per 4 anni. Il cielo non si è ancora del tutto rasserenato, perché l’esecuzione della sentenza rimane difficile, tuttavia è avvenuta una grande chiarificazione: il Tribunale ha riconosciuto senza indugi la colpevolezza dei ladri denunciati. La notizia è cosa pubblica e a Jangany la gente ne è a conoscenza, anche se con molta discrezione e senza inutili esaltazioni. I cristiani sono contenti e sono coscienti di aver ricevuto una grande grazia, perché la sentenza non riguarda solo il Mompera, ma tutta la comunità cristiana e la cittadinanza di Jangany. (segue) Betroka (14 marzo 2012). In questi ultimi quattro anni, la missione ha vissuto una vicenda importante e significativa che merita di essere raccontata in un libro. Mi sto impegnando a preparare questo libro in modo da rendere partecipi tutti voi amici anche degli aspetti faticosi e rischiosi dell'esperienza della missione. Le mie vacanze dovevano terminare il 20 ottobre 2015, ma ho dovuto interromperle 13 giorni prima perché i giudici di Tulèar, unici competenti a giudicare le cause criminali del tribunale di Betroka, hanno deciso di fare il processo il 16 ottobre 2015. Subito dopo il mio arrivo a Jangany, nei quattro giorni tra il lunedì 12 e il giovedì 15 ottobre, ho dovuto cercare l'avvocato, rintracciare e radunare i testimoni e organizzare il trasferimento da Jangany a Betroka. Nonostante i tempi così ristretti, siamo riusciti a preparare tutto con puntualità e precisione. So che molti di voi hanno seguito col cuore in preghiera la nostra vicenda. Ho toccato con mano l'aiuto di Dio e la forza della chiesa in preghiera. Il venerdì 16 ottobre 2015 è stata discussa la nostra causa. Il dibattimento è durato dalle 10 del mattino fino alle 4 del pomeriggio: sei ore. Il nostro avvocato mi aveva informato che, per questa occasione, il tribunale di Tulèar aveva fatto venire a Betroka la sua autorità più alta, il "Procureur Ambony" (Procuratore Capo). Questa notizia mi fece piacere, perché era segno che si era coscienti dell'importanza della nostra causa. Racconterò nel libro lo svolgimento degli avvenimenti. In questo messaggio vi comunico solo il risultato finale. Sono stati condannati i ladri denunciati: il famoso Aina, Bedary suo cugino, Alexandre suo amico e nipote del delegato di governo, Raymond suo suocero e operaio della missione. Il gendarme Vevé, complice nel furto, è stato deferito al tribunale militare. La condanna è stata a sei anni di arresto: tre da scontare in carcere e tre in libertà vigilata per risarcire i soldi rubati. Bedary e Alexandre, latitanti, devono ancora scontare i tre anni di carcere, mentre Aina e Raymond li hanno già scontati. Oltre al carcere e alla libertà vigilata, i colpevoli sono stati condannati al risarcimento dei soldi rubati alla Chiesa di Jangany (72 milioni di Ariary malgasci). Non ho chiesto altri rimborsi, ma solo la restituzione pura e semplice dei soldi rubati. Le parole della sentenza sulla restituzione sono state queste: «Il tribunale ha accolto la richiesta di padre Tonino Cogoni, rappresentante della Chiesa Cattolica di Jangany, della restituzione dei soldi rubati e condanna i quattro colpevoli a restituire alla Chiesa la somma di 72 milioni di Ariary entro i prossimi tre anni». (continua dalla prima) Ricorderete, con la precedente news, il lancio del progetto UNA SCOSSA PER JANGANY… a distanza di pochi mesi possiamo essere davvero molto contenti, non solo per avere raggiunto l’obiettivo economico (che pure è cresciuto avendo esteso gli obiettivi), ma anche per la possibilità di portare il doppio dell’energia che avevamo ipotizzato: 40Kw. Accanto al sogno della scolarizzazione, che speriamo totale nei prossimi cinque anni, è sorto dunque questo nuovo sogno; non aggiungo parole e quelle di Silvio, presidente di Shalom onlus, nel suo intervento al Concerto dei quattro sogni a Sassi (Torino) il 18 ottobre scorso con gli Otto Violoncelli di Torino, per esprime i sentimenti con cui siamo dentro questi sogni. A livello di sentenza, abbiamo ottenuto quanto abbiamo chiesto: vedremo a livello di esecuzione. Grazie per le vostre preghiere. Passando alle altre notizie, ho da segnalare la buona riuscita dello scorso anno scolastico 2014/15. Abbiamo presentato agli esami delle Elementari 37 alunni e a quelli delle Medie 42: sono stati tutti promossi con voti molto buoni. La nostra scuola, anche quest'anno, è stata l'unica del distretto di Betroka che ha avuto il 100% di promossi. Il nuovo anno scolastico, iniziato il 12 ottobre, è ben avviato: abbiamo 150 nuovi alunni e siamo contenti. Durante le vacanze, molti di voi mi hanno dato delle offerte da portare direttamente qui per i bambini: vi assicuro che ho portato tutto qui e che stiamo utilizzando i vostri aiuti per lo studio dei bambini e per la loro salute. Siamo anche entrati nella fase conclusiva dell'operazione "UNA SCOSSA PER JANGANY", che attuerà l'installazione dei pannelli solari per le tre ore di illuminazione e per altri usi destinati allo sviluppo del villaggio. Vi informeremo sull'andamento di questa importante operazione. Intanto intendiamo ringraziare con grande riconoscenza le tante persone che hanno preso parte con coraggio e generosità a questa iniziativa. Avremo occasione di ricordare i vari nomi. La missione di Jangany segue con la preghiera tutto il lavoro ed è pronta a prendere parte a tutta l'attività. Vi salutiamo tutti con gratitudine e vi daremo notizie più avanti. P.Tonino e tutta Jangany segue editoriale ANJARA. LA MIA PARTE Approfittiamo di questa news per il lancio del prossimo CD: Anjara. La mia parte, cui dedichiamo il supplemento; ancora una volta musicisti di livello internazionale e da più parti del mondo (questa volta siamo giunti a Siviglia, Los Angeles, Montreal) hanno donato la loro musica per Jangany. Buona lettura, con il messaggio del Raiaman-dreny e i diversi reportage degli incontri con padre Tonino di settembre/ottobre. Ricordate la storia di Andrea e Peggy ? Ecco il frutto [voandalana] del nostro viaggio a Mada: la vispa Marie con 2,8kg e la piccina Amélie di 2,3k sono arrivate, pronte a scoprire questo mondo meraviglioso! Insieme sono uno spettacolo! Ciao, Andrea e Peggy http://vozama-jangany.tumblr.com Il Mompera è ora Raiaman-dreny 3 ottobre 2015 - Chieri. Anche quest’anno abbiamo avuto la possibilità di incontrare il Mompera di Jangany, il padre di tutti dice la traduzione. Ogni anno c’è qualcuno in più ed è veramente un momento di festa : chissà per quale alchimia, si vive veramente un grande momento di amicizia tra persone di diversa età, appartenenza, competenza… ma tutte accomunate da questo interesse a quello che abbiamo cominciato a chiamare il sogno di Jangany. All’incontro erano presenti intorno al Mompera - gli amici delle onlus: Dario, Guido, Raffaella, Igino, Greta (Legamondo onlus), Silvio, Domenico, Renato e Cristina e Roberta ed Ezio (Shalom onlus), Maria Rosa Marocco (Il Sole onlus); fedelissimi e sponsor benefattori di questo percorso: Mariangela e Luisella Basiletti, Oliva e Piergiorgio Rossetti (che a Jangany sono andati), Chiara Papi (voce internazionale degli amici di Jangany), Giancarlo D'Emanuele (della comunità di Sassi), Silvio Garzia (lo sponsor che per - - - primo ha creduto nella produzione dei libri di Jangany), Gesuino Paba (conterraneo di Aritzo e reduce di Buchenwald) con Adriana, Antonio Sabbione (il cameramen delle riprese scolastiche a Pino) e ancora Teresina Bosio (insegnante pinese e nipote di un confratello di Padre Tonino) con Franco; gli uomini storici, testimoni dell’inizio del sogno di Jangany con una presenza operativa determinante al villaggio: l’agronomo di Jangany Beppe Bellotti da Brescia, l’ingegnere di Jangany Agostino Cagni da Bergamo (presidente AINA onlus), l’elettricista di Jangany Antonio Franceschi… una speciale e felicissima presenza nuova: Adrea e Peggy con i loro due bimbetti e due gemelle nel pancione di Peggy dal quale sono “uscite” il 16 ottobre! [Lo scorso anno con il pancione c’era Sabrina di Casalborgone che peraltro desiderava esserci anche quest'anno]. Ci siamo incontrati con Andrea e Peggy nel marzo 2013 e li abbiamo seguiti nella loro avventura di sviluppo del turismo solidale non lontano da Jangany; e, per la prima volta: Filippo Ferrero, da sempre presente nei progetti per il sostegno scolastico, ingegnere impegnato nel progetto fotovoltaico. Ha portato delle stampe con “la nuova Jangany” vista dal satellite; Angelo Brembilla da Brescia: ha presentato a padre Tonino il progetto di pompe a pedale da realizzare al villaggio previo prototipo Insomma eravamo una trentina, ma molti saluti sono giunti da persone che avrebbero voluto essere presenti. Altrettanti ma diversi, in particolare genitori e insegnanti dell’IC di Pino Torinese, dopo la messa presso la cappellina della sede dei vincenziani, hanno salutato padre Tonino in serata in pizzeria. Mentre i due ingegneri Agostino e Filippo, con altri del progetto Una scossa per Jangany, si confrontavano sulle scelte e sui prossimi passi da realizzare per l’impianto fotovoltaico, Renato ha raccontato qualcosa di questo percorso, di come sia stata un’esperienza unica, in cui le offerte sono state raccolte goccia a goccia, in diverse circostanze ed eventi, ma soprattutto caratterizzata dal coinvolgimento spontaneo di tante realtà diverse… per tutti valga l’esperienza di Solidando onlus, a Cagliari, che ha raccolto 10.000€ per il progetto attraverso una decina di concerti. Il racconto del Mompera. Situazione generale Quali sono le novità di quest’anno? Il Madagascar continua ad essere in una situazione di grande miseria. Il ciclone che è passato sopra Fianarantsoa ha creato molti danni alle risaie e ora vengono da noi a comprarlo, con i camion, e la gente lo vende, ma poi non ne ha più. Rimangono le grandi difficoltà nella alimentazione: il 92% dei malgasci vive con 9 centesimi al giorno. Non migliora la situazione generale e di conseguenza quella di Jangany. La situazione politica è grave: non ci sono elementi capaci di guidare un governo nella nazione malgascia. Si tratta di una povertà soprattutto etica: manca l’educazione orale alla giustizia, alla verità, alla sensibilità all’aiuto alla propria popolazione. Per questo tutto fallisce, va in fallimento Zaramà (l’Enel malgascia), va in fallimento Air… Quando uno non ruba è considerato uno stupido. Situazione a Jangany: la scuola Nella missione e nella scuola ci sono invece buone notizie: a Jangany siamo partiti nel 1996 con meno di 400 abitanti, oggi vedetela dal satellite: Jangany ha più di 5000 abitanti, una realtà rurale, ma in continua espansione. Il suo mercato è il più vasto di tutta la zona, in nessun altro posto si arriva a vendere legno… Guardatela dal satellite: da 4 capanne di un tempo, oggi si vedono i punti luminosi dei tetti in lamiera… quanto si è estesa! Si vede il quadrilatero della Citè des Etudes [la città degli studi], con il collegio che ha più di 250 posti… in pochi anni, da zero sono 2.217 bambini e ragazzi che vengono… dobbiamo arrivare a 3.300. Ne mancano sempre circa 1.000 perché diminuendo la mortalità l’obiettivo era 3000, poi 3200 e ora 3300, e ora siamo anche più precisi nel contarli. Questi circa 1000 che mancano sono della brousse; al villaggio il 97% viene a scuola. Non siamo riusciti a convincere ancora quelli della savana dell’importanza della scuola, sono ancora come a quelli di una volta a Jangany, per loro “è una vergogna vendere il bue per mandare i bambini a scuola”. Nei prossimi cinque anni speriamo di raggiungere questo risultato. Noi diciamo a quelli di Jangany di dire a quelli della brousse: “ma voi non riuscite a far vergognare i genitori della brousse che non mandano i figli a scuola?”. Abbiamo una trentina di laureati (la maggior parte laurea triennale) e di questi dieci sono tornati a Jangany a insegnare, per cui 1 su3 degli insegnanti arriva da Jangany. I tempi sono cambiati quando dovevo andare ad Antsirabè (Università Cattolica) a cercarmi l’insegnare. Si sono preparati in Informatica, Lingue e Gestione Internazionale alla capitale Antananarivo, il resto ad Anstirabè. Dalla Sardegna hanno aiutato Florence che si laurea a gennaio. Gli ho chiesto di diventare Ministro del Lavoro, ma lui non vuole sciupare l’educazione ricevuta dalla scuola, perché sa che andando lì non farà progredire la popolazione. Stiamo trasformando la società attraverso i ragazzi. Siamo partiti dai genitori che dicevano “cos’è la scuola” agli stessi che ora chiedono il liceo. E quando mi hanno chiesto il liceo io ho detto: «Come paghiamo gli insegnanti?». Loro non mi hanno detto «cerca andafy», ma si sono impegnati a fare tre risaie per trovare le risorse per pagare gli insegnanti con le proprie forze e capacità. Vedremo come procedere con il liceo una volta raggiunto il numero adeguato dei diplomati alla scuola media. E, a proposito di formazione, gli operai sono tutti malgasci, io sono l’unico bianco. Lavorano ormai da 22 anni e questo dimostra che se i malgasci si mettono possono riuscire. L’alimentazione e la scuola agraria Il Centro Rurale di Formazione, cioè la scuola agraria e la scuola dell’allevamento, ha in programma la produzione sul posto, presso la scuola stessa. Non basta il riso per nutrire. Abbiamo spiegato cosa serve, a coltivare, a cucinare… e al mercato ora portano queste cose e si vendono, sanno anche cucinarle. Se uno chiede da fuori cos’è un pomodoro, quelli di Jangany dicono «come non sai ancora che quello è un pomodoro?», e l’altro si vergogna. Le sementi che inizialmente erano italiane ora sono nostre. La maggior parte del mio bagaglio è medicinali e sementi. I ragazzi entrano nel problema della alimentazione usando la testa: lezioni teoriche e pratiche, occupando la zona di tre più tre ettari di produzione. Dai 14 anni in su, questi ragazzi non dipendono più dai genitori per pagare il salario all’insegnante, ma lo pagano con le ore di lavoro alla scuola. Entrano nel campo del lavoro migliorando la situazione economica della loro famiglia. Se voi sapete coltivare e far comprare la vostra merce, avete dei soldi per la situazione economica della vostra famiglia. Legumi, ortaggi… questa è l’alimentazione minima; ma la scuola di agricoltura e allevamento con la mucca da latte, i maiali di razza per la carne senza ricorrere a uccidere un bue, e le galline ovaiole, porta sviluppo alla famiglia. Ora cominciamo a produrre senza andare a cercar fuori… mangiare la carne non solo quando ci sono feste o riti. Certo c’è il problema del mangime: se viene la siccità perdiamo l’animale per mancanza di foraggio. Io contratto con i taxisti il costo per portare pacchi di conchiglie per mangime: noi paghiamo meno ma diamo continuità. Oggi produciamo 40 uova... ho insegnato a friggere le uova: è un lusso un po’ di riso con uova fritte. I ristoratori le cercano. Queste sono le belle notizie che mi interessava comunicarvi. Intervento di Antonio l’elettricista che riceve l’applauso unanime: «per inaugurare il fotovoltaico però occorre uccidere il bue per festeggia re e ringraziare». Il brigantaggio Che cosa ci danneggia? Questo è il problema della sicurezza. I briganti aumentano… ora anche tra Fianarantsoa e Ambositra più a nord ci sono. Negli ultimi tre mesi sono arrivati a uccidere per pochi soldi anche alla capitale. Fermano i grossisti… Prima non pensavamo che nei 100 km tra Jangany e Johsy ci potessero essere i briganti. Dunque ci siamo messi d’accordo di viaggiare tra le 3 di mattina e le 3 di pomeriggio: più macchine insieme mettono in difficoltà i briganti. Possono anche ferirti e ammazzarti. Con il villaggio che cresce e il mercato che cresce i briganti fanno grandi danni, affittano le armi dai gendarmi cui danno metà refurtiva e bloccano lo sviluppo. La corrente elettrica Gli insegnanti hanno bisogno di luce e anche gli scolari che usano la candela. Il gruppo elettrogeno, grazie a un cavo costoso di 5 km dello Zirama, fornisce da 8 anni la luce puntualmente: la gente sa che alle 18 c’è la luce e che alle 21 sparisce. I contatori sono quelli neri dell’Enel di una volta. A Johsy hanno la luce tutto il giorno, ma non sai mai quando c’è o manca; da noi c’è solo 3 ore ma è sicura. Agli insegnanti diamo un buon stipendio (quello che dice lo Stato) con cui possono mantenere anche 6 figli: 25-30€. Ma ora il gasolio è aumentato già 3 volte. Consumiamo 500 litri di gasolio al mese… gli utenti questo richiedono, ma poi non riescono a pagarla. Dunque il bisogno di ridurre la dipendenza dal gasolio con i pannelli solari per proporre una bolletta accessibile a tutti. Ricordo però che la problematica della corrente elettrica, come base, è stata un bisogno della scuola: era nostro desiderio che potessero studiare una, due ore la sera. DOMANDE E RISPOSTE Renato: è venuto là Padre Generale dei Lazaristi (Vincenziani)… Sì, un americano. Nel sud è venuto nella infima periferia di Jangany seguendo l’indicazione del Papa di andare alle periferie. È stato accolto bene dai bambini: prima i bimbi quando vedevano un bianco scappavano, ora gli vanno incontro e gli sparano tutte le parole francesi che sanno. Roberta: la chiesa nuova… Sì, vedetela dal satellite: c’è un tracciato ovale che consente di individuarla bene. È capitato che all’inizio visitavo ogni mese 17 cristiani, meno del 3%. Lungo gli anni spieghiamo a scuola la cultura animista e la saggezza degli antenati; e poi il messaggio cristiano. Quando quelli del catechismo raccontano i canti e le cose agli altri, gli animisti sono curiosi e coinvolti e vengono a chiedere il battesimo, portano i genitori… Quest’anno sono arrivati 47 giovani tra i 14 e i 26 anni al catechismo. La chiesetta di oggi è 20x8 metri, le persone stanno metà dentro e gli altri fuori. Quella nuova è pensata per 1500 posti a sedere. Per ora cominceremo con il tetto, anche senza porte e finestre. Tenete conto che i cristiani sono passati dal 3 al 30% della popolazione. L’età media è tra 15 e 17 anni. Si crea un ambiente particolare, tanto che la dott.ssa Peppina diceva: «certo che a veder pregare questa gente vien voglia di pregare anche noi occidentali». Abbiamo messo ultimo cordolo, le capriate in tubolari in metallo più leggeri (perché il legno eucaliptus è troppo pesante e poi dopo anni marcisce). Il tetto in lamiera. La chiesa è aperta, speriamo entro Natale di avere finito il tetto. Guido: noi di Legamondo stiamo sostenendo da anni il lavoro dell’acqua. Come dare nuovo impulso e ottimizzare il lavoro sull’acqua? Come potranno essere usati o sviluppati i nuovi invasi. Come continuare questa linea di lavoro portata avanti da un po’ di anni. Ci sono a brevissimo bandi, occorre muoversi. Lo scorso anno abbiamo portato attrezzatura meccaniche agricole e sostenuto la realizzazione di invasi. Come si è evoluto negli anni questo percorso? Stiamo lottando da anni contro la siccità. Abbiamo previsto per ogni ettaro un pozzo; ogni giorno gli studenti della scuola agraria si impegnano con l’irrigazione a mano, questo richiede molto tempo: servono pompe agevoli. Serve alzare acqua per portarla a un acquedotto, ma manca un idraulico nostro ben preparato: questo impedisce utilizzi delle cisterne perché manca il collegamento tra acquedotto e cisterna. I tubi li troviamo in Madagascar, ma l’idraulico è il problema. Ho cercato fino a Johsy: sono costosissimi, arrivano e poi ti chiedono come fare. Dobbiamo istruire qualcuno sul luogo. Serve dunque collegare il serbatoio ai campi. È necessaria un’atmosfera di pressione. Abbiamo provato in un punto ma è troppo pericoloso salire (per via del vento e della instabilità) e non voglio più ripetere questa esperienza. Se il pozzo è poco profondo, bisogna filtrare l’acqua per usarla con la irrigazione “a goccia”. Stiamo usando una pompa solare per alzarla sullo chateau ma solo alla scuola. C’è molta acqua piovana, ma solo nello spazio tra dicembre e metà gennaio. Il problema è trattenerla, che non scappi come un ruscello. Abbiamo squadrato il terreno e la abbiamo incanalata su 15x10 metri, ma va a fondo ugualmente perché il fondo non è impermeabilizzato con il cemento. I canali fatti per guidare l’acqua verso le due vasche assorbono anche loro e non arriva quella che pensavamo. L’acqua serve anche per produrre il fieno… è difficile adeguare la situazione alle esigenze degli animali. Inoltre sapete che a volte le risaie sono compromesse. Guido: mi sembra quindi che oggi va bene lo chateau, il bacino, la scuola, ma mancano piccoli accorgimenti per far funzionare tutto. Va bene! Chiedo aiuto all’indispensabile e “sempre verde” Beppe Bellotti, per impegnarci nel completamento degli interventi di ottimizzazione. Serviranno uno o due anni per completare le cose, considerando l’impermeabilizzazione degli invasi, l’ottimizzazione dell’irrigazione a cascata… entro un paio d’anni rendere ottimale l’impianto d’irrigazione. Alcune cose riusciamo a farle noi (per esempio l’impermeabilizzazione), ma quel che manca è l’idraulico: uno o due mesi di volontariato risolverebbe i problemi. Andremo prima alla capitale a comprare i tubi e quello che l’idraulico dirà (eccetto i suoi strumenti). Vediamo poi se le pompe automatiche grazie al fotovoltaico - una per pozzo - risolveranno un po’. Renato: chissà se è un sogno una scuola di idraulica al pari della scuola di agricoltura? Importante verificare e progettare questa formazione per il futuro. Silvio: Filippo [uscito prima - NdR] diceva che farà venire giù un idraulico per capire cosa c’è da fare. Il secondo passaggio è mandare materiali e persone. I problemi sono due: i tempi, cioè due anni; e i materiali, cioè sapere cosa serve in maniera mirata e precisa. Antonio: la vasca si riempie d’acqua o solo nella stagione delle piogge? La raccogliamo e la teniamo anche oltre, ma solo in quelle due vasche e per le risaie, finché finisce. Le vasche sono da impermeabilizzare. Cerco qualcuno in Madagascar che sappia il mestiere, gli do due giovani, pago la scuola e lui insegna… Così come ho fatto con l’insegnante di inglese o gli operai con i mattoni. Così vorrei fare qui con l’idraulico, perché occorre anche fare attenzione che non ti guastino il materiale. Guido: Il trattorino cinese è ancora un’esigenza per la scuola agraria? Abbiamo comprato la brillatrice dai cinesi. Invadono con macchinari guasti prima dell’uso, ma abbiamo verificato che ci siano i ricambi prima di comprarli. Abbiamo anche una macchina tritatrice di semi di mais e manioca. L’aratura è ancora con i buoi, non hanno potenza benché l’aratro sia meglio che niente, ma il trattore per il momento è ancora lontano, per la dipendenza dal gasolio. Noi vogliamo un pareggio tra le spese e i rientri con la nostra produzione: quest’anno abbiamo ricuperato metà e non tutto e il trattore aumenterebbe il costo… ma non lasciamo cadere l’idea del trattore (che fa produrre di più)… vedremo! Come meccanizzazione considerate il completamento della stalla per il maiale razza e le galline ovaiole; il mangime per questi animali comporterà l’uso di qualche piccola macchina. Sempre tenendo come riserva l’operatività manuale, non vogliamo che lo sviluppo tecnico diventi un blocco se qualcosa si guasta. Roberta: tornerai non a ottobre, ma a giugno nel 2016 Sì, la visita oculistica ha individuato una cataratta all’occhio destro, l’intervento è già prenotato. Sarà un tempo da coordinare con la presenza a Jangany dei volontari per il fotovoltaico. Antonio S.: come vedi il futuro quando non avrai più le forze? Chi continua il tuo lavoro? Ora c’è padre Fahamaro, il Moltesimo dopo molti fratelli. È con me da 8 anni. È lui il direttore della scuola agraria; è bene formato. Mi hanno dato da 6 mesi anche un altro confratello: Paulbert (Paoloalberto). Fahamaro è diventato ora superiore di Johsy, ma non sarà spostato. Senza di lui si fermerebbe tutto. Sarà quindi superiore, ma a Jangany! che è della zona di Johsy. Andrà a Johsy per le esigenze, ma – per dirvi quando è cresciuto nella consapevolezza della gestione delle cose – ha chiesto: «chi paga il gasolio?». «Metà e metà» gli ho risposto. Chiederò anche un terzo giovane perché la savana è molto vasta. Cerchiamo di tirar su dei giovani a convinti del lavoro che stiamo facendo. Padre Fahamaro comunica via mail in francese, ma si sta impegnando a imparare l’italiano. Mi ha appena aggiornato con un ultimo messaggio: «finalmente sono arrivati Air tel per il pilone per i telefonini». Considerate che oggi il campo arriva da 45 km e troviamo la rete sdraiandoci per terra solo in certi punti del cortile della scuola. Una pizza lunga un anno per gli amici di Pino Torinese L’incontro di Chieri ha avuto seguito la sera in pizzeria con insegnanti, genitori, sponsor, grandi e piccoli… è sempre un momento di grande festa Giuseppe Bellotti (Brescia), l’agronomo di Jangany sta valutando con padre Tonino i bisogni idrici del villaggio e della scuola. Cinzia Tasso, vice Preside all’IC di Pino Torinese e la maestra Roberta De Macchi, referente dei progetti di interculturalità dell’Istituto Comprensivo. Cristina Meloni, referente plesso primaria Folis (IC Pino) con alcuni birbanti. Chiara Papi, la “voce internazionale” di Jangany e Renato Gava, amico di Jangany. Antonio Franceschi e la first lady dell’elettricista di Jangany. Enrico Carpino, amico di Jangany e sponsor dei progetti di sostegno di questi anni. Maria Rosa Marocco, mitica presenza, ex Il Sole onlus. Antonello Spedicato, l’uomo più buono del mondo. …e naturalmente tanti altri che per ragioni di spazio non possiamo includere qui. Ezio Perno, del progetto Una scossa per Jangany, con la moglie Roberta De Macchi. Grazie Mompera! I nostri sogni devono entrare nei loro sogni Intervento di Shalom onlus al “Concerto dei quatto sogni” del 18 ottobre 2015 con gli Otto Violoncelli di Torino. La serata ha ricevuto donazioni per 1.790€. Per sognare bisogna dormire! E in questi anni abbiamo imparato che: «Sia che il contadino vegli, sia che dorma, il seme porta frutto!». Ma perché i sogni si realizzino occorre sognare insieme gli stessi sogni. Ecco gli "Amici di Jangany", gente diversa che sta imparando a sognare insieme. Noi siamo testimoni di questa meraviglia, noi dormiamo, sogniamo e poi al risveglio il sogno si è avverato, non per opera nostra ma di tanti amici, di impensate circostanze, di intuizioni inimmaginabili. In questi anni Abbiamo sognato la scuola e ora 2.200 bambini frequentano la scuola Sainte Marie con ottimi risultati. Alcuni sono diventati insegnanti, altri avvocati , elettricisti, agronomi, infermieri... hanno creato un mondo che prima non c’era. Abbiamo sognato più salute per la gente di Jangany ed ecco il dispensario medico e la suora infermiera, le medicine che arrivano da Andafy (da oltre l’oceano), i pozzi con l’acqua pulita (e quanto è stato importante avere i pozzi!), un medico che per un po’ di anni segue regolarmente i casi più gravi. Abbiamo sognato meno precarietà nell’alimentazione ed ecco la scuola agricola, le nuove sementi e quindi i nuovi prodotti agricoli, l’allevamento dei maiali, delle galline e delle pecore… ed ecco sorgere un mercato che commercializza prodotti prima sconosciuti e che è diventato il più importante mercato di tutto il sud del Madagascar. Ora stiamo sognando di dare sviluppo al villaggio fornendo un po’ di energia elettrica a costi accettabili, per dare qualche ora serale di luce al villaggio, per far funzionare qualche frigorifero, una pilatrice di riso, un piccolo mulino per produrre mangimi, per offrire l’opportunità di connettersi alla rete internet... ed ecco troviamo chi mette le risorse, chi progetta l’impianto, chi fornisce il supporto logistico, chi acquista il materiale...e pian piano anche questo sogno si sta realizzando. Ma nulla si realizza senza una vera crescita culturale della gente di Jangany. Occorre tempo, tanto tempo, occorre che queste cose entrino nel loro modo di pensare ed agire, diventino parte della loro cultura ancora segnata dal mito delle tradizioni degli anziani. Non dobbiamo imporre, ma proporre e dimostrare che ciò che si propone può aiutarli in una vita troppo spesso segnata dal fatalismo, dall’incertezza e dalla precarietà. Accompagnare è il verbo giusto dei nostri sogni: come un accompagnamento musicale non deve soppiantare o distorcere l’armonia, così i nostri sogni devono entrare nei loro sogni perché davvero si impari a sognare insieme su sponde diverse dell’oceano. È per questo che vi proponiamo un concerto: l’armonia come risultato di un insieme dove un suono rispetta e si integra con l’altro dando come risultato un insieme che incanta il cuore di chi ascolta. La bellezza è sempre un insieme armonico di suoni, di colori, di architetture, di elementi del paesaggio...insieme raccontiamo l’infinito di cui siamo parte. Un grazie a chi ci aiuta a continuare a sognare, a chi accetta di sognare con noi senza tanti clamori, a chi scopre che Jangany è a 12.000 Km dagli occhi, ma è dentro il cuore e nei sogni di tanti amici. Buon ascolto! Un’energia e un entusiasmo contagioso L’incontro di Solidando onlus a Cagliari, 19 settembre 2015. Antonio Pisu ha sintetizzato una giornata intensa, di contenuti e di affetto. Padre Tonino ha dedicato la mattina ai soci di Solidando raccontandoci, ad un anno di distanza dal precedente incontro, le novità e gli sviluppi della vita nel villaggio di Jangany e in generale della situazione in Madagascar; in serata l’incontro è stato esteso ai numerosi amici e simpatizzanti. Abbiamo esaminato i possibili obiettivi futuri e quali progetti finanziare nel 2015/16. Novità riguardanti l’aspetto politico sociale del Madagascar: fondamentalmente le cose non sono cambiate, governano persone impreparate che, “una volta eletti” pensano solamente ai propri interessi; regna l’egoismo e l’avidità e di conseguenza il popolo rimane in povertà, privo di alcun servizio essenziale, come la sanità e la giustizia, e lontano da una vera emancipazione nel progresso e nella cultura. La ricchezza è concentrata nel 5% della popolazione e l’altro 95% vive con 90 centesimi al giorno. Padre Tonino ci ha consegnato l’immagine di un popolo rassegnato. A Jangany le cose migliorano, si è raggiunta la quota di 5.000 abitanti, sono cresciute le attività commerciali, ci sono 10 camion per il commercio e 3 taxi (prima ce n’era uno solo). La scuola dà soddisfazione con 400 diplomati, 30 laureati (prevalentemente con laurea triennale), 10 di questi insegnano nella scuola di Jangany (su 30 insegnanti quindi un terzo); ma anche gli altri 20 laureati sono tornati a Jangany: 2 ragazze gestiscono l’albergo, 2 ragazze curano l’informatica, 1 insegna in una scuola di informatica a Joshy e l’altra lavora nella segreteria dell’ospedale di Sakalalina. Scuola elementare e media. La frequenza dei ragazzi aumenta: il 97% dei ragazzi del villaggio va a scuola, e con profitti altissimi. Aumenta il concetto di istruzione nella consapevolezza degli adulti e anche nella savana qualcuno sta cominciando a vendere il bue per far studiare i figli dove abbiamo il 50% di scolarizzazione; i bambini ancora da scolarizzare sono soprattutto qui nella brousse Scuola agraria. La scuola agraria sta andando avanti,; da ottobre insegnerà uno dei ragazzi laureato in Agricoltura e Allevamento. Gli allievi previsti sono massimo 40, ma ancora i genitori non li mandano volentieri. Gli allievi lavorano nella scuola stessa per pagare le spese, ci sono 3 operai, una macchina per tritare il mangime ed una decorticoeuse per brillare il riso. I ragazzi delle medie fanno nella scuola agraria due ore di lavoro pratico. Padre Tonino ha un’energia e un entusiasmo contagioso. Abbiamo proiettato l’immagine di Jangany presa da Google Earth e lui ha descritto tutto in modo minuzioso, ingrandendo le immagini, tutto ciò che è stato costruito: le strade, le scuole, le stalle, i depositi d’acqua, i campi coltivati, il rimboschimento, il mercato… insomma ha reso l’idea ai tanti amici presenti di cosa sia stato realmente fatto, ha risposto alle tante domande e soddisfatto le curiosità di molti. Tutto ciò col suo solito modo semplice e preciso che non ti fa stancare di ascoltarlo. Sul finire Solidando gli ha consegnato un contributo di 5.000 euro per il progetto scolastico. La giornata è terminata con un momento conviviale, con i saluti e un arrivederci commosso all’anno prossimo. Desenzano Del Garda: con interesse ed entusiamo interculturale nella scuola multietnica Padre Tonino ha fatto visita all’Istituto Bazoli-Polo di Desenzano del Garda (Brescia) martedì 6 ottobre, il giorno prima di ripartire dall’Italia per il Madagascar. Dopo gli incontri con le classi in auditorium, Cecilia Magalini e Daniel Lorini del giornalino della scuola si sono fermati qualche minuto per rivolgergli poche domande, preparate per l’occasione. In sintesi, eccovi l’intervista. Padre Tonino, negli ultimi anni ci racconta del problema dei briganti. Ci sono notizie buone? Quando potrà accogliere di nuovo gruppi di ospiti dall’Italia? I briganti, oggi, dilagano dappertutto e il Madagascar è piombato in uno stato di insicurezza totale. Dunque, non ci sentiamo ancora di assumere il rischio di ricevere nuovi gruppi di persone (come, invece, abbiamo fatto qualche anno fa). Abbiamo sentito che dall’anno scorso che era venuto a trovarci a quest’anno c’è stato un periodo in cui è stato poco bene e il problema riguarda i pozzi dell’acqua inquinata: cosa ci può dire? Generalmente l’acqua è potabile. L’abbiamo fatta analizzare ed è risultato che è pulita. Rimane il problema che ormai le persone sanno come costruire pozzi e quindi possono inquinare le falde acquifere calando i loro secchi sporchi. L’unica soluzione affidabile e sicura resta questa di sempre, cioè quella di far bollire l’acqua, in modo tale da eliminare ogni malattia e virus. Sicuramente quello dell’autonomia energetica è un altro grosso problema. Come lo state affrontando? Da un paio di anni stiamo cercando di fornire due ore in più di elettricità per permettere ai ragazzi di studiare oltre il tramonto. Purtroppo il costo del gasolio si è notevolmente alzato e per questo stiamo pensando di installare dei pannelli solari grazie all’aiuto di un gruppo di ingegneri (si tratta del progetto Una scossa per Jangany, N.d.R.). Ultima domanda. E portare dei ragazzi di Jangany qui in Italia: è già successo e/o quando sarà possibile? È già successo qualche anno fa: due ragazzi laureati in informatica hanno svolto uno stage a Torino. Scoraggia il fatto del costo economico (per il viaggio) e che c’è voluto un lunghissimo periodo di attesa delle autorizzazioni (perché ci sono grandi problemi burocratici: per loro, per uscire dal Madagascar). Però, ha avuto i suoi buoni risultati, perché poter dire di possedere anche un piccolo riconoscimento di studio o di stage in Europa dà molto prestigio in Madagascar. E, poi, chi è venuto qui è tornato là molto cambiato e pieno di sogni: un’altra persona (per sé e anche per gli altri). Ora la salutiamo e la ringraziamo per la splendida testimonianza che ogni anno ci porta. A presto, Padre Tonino! Velóma, rynámana, cioè: Addio (arrivederci), amici! (Si dice quando si va via. Mentre si dice, all’arrivo: Saláma, rynámana, cioè: Ciao, amici!). E grazie a tutti! Vi ricordo sempre con affetto! Questi i video che sono stati mostrati agli studenti: - "Incontro con Padre Tonino - video 1 (06.10.2015)": https://www.youtube.com/watch?v=-PiDz3VglO4 - "Incontro con Padre Tonino - video 2 (06.10.2015)": https://www.youtube.com/watch?v=H5u56f10TrU - "Incontro con Padre Tonino - video 3 (06.10.2015)": https://www.youtube.com/watch?v=kEwKOpyvjC8. Le foto sono state fatte da diversi studenti che si sono messi gentilmente a disposizione. Testimoniano interesse ed entusiasmo. Nella foto gli intervistatori del Bazoli Polo. Casalborgone sostiene Jangany L’incontro con la comunità di Casalborgone (Torino), 4 ottobre 2015. Sabrina Bonetto ha ricordato il tema domenicale approfondito dal Mompera e ha condiviso il loro impegno di quest’anno per Jangany. Anche quest'anno padre Tonino ha visitato la comunità di Casalborgone celebrando la santa Messa nella parrocchia di San Carlo Borromeo. Durante l'omelia Padre Tonino ha condiviso profonde riflessioni circa l'indissolubilità e la natura Sacra del matrimonio tra uomo e donna partendo dal Vangelo del giorno e ci ha poi aggiornato i circa gli sviluppi di Jangany e delle varie attività che si svolgono e dei problemi di ogni giorno. Durante l'anno trascorso dalla sua precedente visita nell’ottobre 2014, i ragazzi dell'oratorio e la comunità si sono adoperati per raccogliere fondi per finanziare il progetto Una Scossa per Jangany. A tale scopo i ragazzi hanno organizzato uno spettacolo teatrale e alcuni momenti di aggregazione aperti alla Comunità e al territorio in occasione dei quali sono stati preparati stuzzichini e dolcetti che hanno portato alla raccolta di offerte per la missione. Un esempio? In occasione di alcune domeniche i ragazzi hanno organizzato un aperitivo al termine della messa delle 11.15 che ha riscosso successo tra giovani e meno giovani. Inoltre, in occasione della Quaresima di Fraternità, alcuni volontari hanno preparato graziosi mazzolini con rami di ulivo accompagnati ciascuno da un biglietto con una frase tratta dalle Sacre Scritture che sono stati poi venduti in occasione della domenica delle Palme per devolverne il ricavato a Jangany. Le iniziative di solidarietà della parrocchia è risultata essere contagiosa: anche gli abitanti della vallata di Sant'Andrea, ove vi è una cappella nella quale si celebra ogni anno la messa in occasione della festa del Santo, hanno deciso di devolvere alla missione di padre Tonino le offerte raccolte nella giornata del 30 novembre 2014. Dopo la messa, nel pomeriggio, padre Tonino ha potuto raccontare qualche particolare della vita straordinaria di Jangany. Nel supplemento a questo numero tutte le informazioni sul nuovo CD ANJARA. LA MIA PARTE Vedi anche le pagine dedicate http://anjara-lamiaparte.tumblr.com/