Orizzonti 1_U2_C8
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Orizzonti 1_U2_C8
L’Umanesimo e il Rinascimento Centri e scuole umaniste Architettura rinascimentale Università Direttrici di diffusione dell’arte rinascimentale Uppsala Glasgow Aberdeen San Filippo Benizzi e la Vergine davanti al Purgatorio, affresco, monastero di San Francesco in Borgonuovo, Todi. St.Andrews Copenaghen Dublino Cambridge Oxford Londra Leida Anversa Vilnius Konigsberg Deventer Erfurt Wittemberg Lipsia Jena Cracovia Praga Norimberga Strasburgo Ingolstadt Vienna Bourges Tubinga Poitiers Melk Ginevra Basilea Budapest Mantova Lione Bordeaux Milano Graz Verona Valence Leon Venezia Orange Tolosa Torino Valladolid Padova Salamanca Pavia Montpellier Ferrara Coimbra Genova Bologna Saragozza Aix Arezzo Firenze Avignone Madrid Alcalà Lisbona Perugia de Inares Barcellona Siena Toledo Roma Caen Parigi Orleans Nantes Lovanio Rouen Heidelberg Valencia Siviglia Napoli Bari Salerno Catania La diffusione dell’Umanesimo e del Rinascimento nel Quattrocento e nel Cinquecento 8.1 L’Umanesimo: Rivelazione e teologia: per ebraismo, cristianesimo e islamismo, la Rivelazione è la manifestazione di Dio testimoniata all’umanità da intermediari scelti da Dio stesso (patriarchi o profeti) e conservata nelle Sacre Scritture. La teologia è dunque la scienza più elevata perché si dedica all’interpretazione e alla spiegazione della Rivelazione, cioè della Parola di Dio. la riscoperta della civiltà classica Cultura e società nel Medioevo Per l’uomo medievale i rigidi schemi gerarchici che modellavano la società derivavano direttamente dalla volontà divina. Ogni figura sociale svolgeva il ruolo prestabilito dall’appartenenza a una classe sociale e ognuno contribuiva con la propria opera al bene comune. Tutti condividevano una visione del mondo e della società imperniata sulle verità della dottrina cristiana e conforme ai valori morali che da questa derivavano. In poche parole, tutti – sovrani, feudatari, cavalieri, contadini – Il giubileo di Bonifacio VIII, affresco, 1300 circa, Roma, San Giovanni in Laterano. basavano la propria vita sugli ideali cristiani. I custodi della cultura erano i monaci, massimo esempio di vita cristiana. Le scuole monastiche (e, in città, quelle legate a una chiesa cattedrale) erano l’unico luogo d’accesso all’istruzione superiore. Questa, oltre a preparare i figli dei nobili ad assumere un ruolo sociale adeguato al proprio rango (membri del clero, alti funzionari) era finalizzata a formare membri esemplari della cristianità. Al vertice della scienza monastica era posta la teologia : tale disciplina permetteva a chi la studiava di approfondire la conoscenza della Parola di Dio, della liturgia e delle leggi della Chiesa e di assumere, come principe o membro del clero, la guida politica o spirituale della società. Va ricordato che i monasteri conservavano non solo le Sacre Scritture e le opere dei Padri della Chiesa, ma anche testi di letteratura, storia e filosofia dei classici greci e latini: i quali però erano considerati semplici precursori della cultura cristiana e come tali superati dall’avvento del cristianesimo. Al centro della cultura medievale, in sostanza, c’erano Dio e la sua Rivelazione e tutto era finalizzato alla salvezza della propria anima e al raggiungimento del Paradiso. Anche l’autorità dei re e dei nobili veniva fatta dipendere da Dio, che, secondo la tradizione medievale, affidava a questi uomini la missione di proteggere la Chiesa e la vera fede. La centralità dell’uomo nella società borghese Nella seconda metà del Trecento e nel corso del Quattrocento la cultura europea visse una profonda trasformazione. La società si era arricchita di nuove figure, il mercante, l’artigiano, il banchiere, il notaio, il funzionario, che formavano una nuova classe sociale, la borghesia. Il borghese medievale continuava a considerare assolutamente irrinunciabile la propria dignità di buon cristiano (l’appartenenza di tutti alla «cristianità» era indiscutibile all’epoca per la stragrande maggioranza della popolazione europea). Tuttavia si considerava responsabile della propria fortuna e poneva al centro della propria vita il lavoro. Egli tendeva a distinguere i «beni eterni» dai «beni terreni», che dunque acquisivano una loro rispettabilità che non contrastava con quella spirituale (arricchirsi, appunto, non era più un peccato in sé). Per realizzarsi nel mondo urbano e affrontare i propri impegni quotidiani il borghese aveva inoltre bisogno di una nuova cultura. Per questo motivo, tra la fine dell’XI e il XIII secolo, in Europa era cominciata una progressiva estensione della componente istruita della società ed erano nate le università. In questi centri, i religiosi continuarono ad avere un ruolo determinante e fino al XIV secolo (e anche oltre) la teologia continuò a essere collocata al vertice del sapere. Tuttavia, proprio perché il clero non costituiva più il cardine della società, cresceva continuamente l’importanza delle scienze «laiche» e «umane»: matematica e geometria, grammatica e letteratura, diritto e filosofia. A 1200 Album p. 180 p. 206 Hans Holbein il Giovane, Gli ambasciatori, 1533, Londra, National Gallery. © Loescher Editore – Torino 166 laico: in una società cristiana indica coloro che non sono sacerdoti o religiosi. Per estensione, sono «laiche» quelle ricerche e conoscenze che non riguardano argomenti «sacri» (cioè teologici). Oggi il termine viene soprattutto utilizzato con il significato di «autonomo rispetto all’autorità della Chiesa». © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 167 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, Londra, National Gallery. Raffaello Sanzio, La scuola di Atene, affresco, 1509-11, Vaticano, Palazzi Vaticani. Il rinnovato interesse per gli antichi magia: pratica che si serve di fenomeni paranormali e occulti per agire sugli individui e sulla natura. Album p. 180 A poco a poco gli intellettuali , studiosi e maestri, pur continuando a rispettare e a studiare la teologia, volsero la loro attenzione alla cultura degli antichi greci e latini. E lo fecero con uno sguardo nuovo: essi non ricercarono in quelle opere l’attesa della Rivelazione, ma iniziarono a vedere in questi autori i protagonisti di un mondo in cui la dignità di ognuno dipendeva dalla sapienza e dall’ingegno personali. Con la riscoperta dei classici si faceva strada l’idea che al centro dell’interesse culturale non ci fosse più solo Dio e la via che porta a lui, ma l’uomo, impegnato con le sue forze a realizzare se stesso nel mondo. Un uomo che aspirava sì al Paradiso, ma che apprezzava anche i beni di questo mondo e godeva della bellezza, del lusso, dell’arte, dell’amore e dei piaceri della vita sociale. Gli uomini dell’antichità divenivano un esempio e le loro opere testimoniavano l’eccellenza in ogni campo: dall’arte al diritto, dalla strategia militare alla politica, dalle belle lettere alla filosofia, dall’astronomia alla fisica, dalla mitologia pagana alla magia (intesa come ricerca ed espressione del potere dell’uomo sulla natura). A Tra gli autori antichi riscoperti ve ne furono alcuni che acquisirono un’importanza eccezionale per lo sviluppo della cultura e della scienza: è il caso ad esempio di Ari- stotele. Grande osservatore della natura e attento analista dei rapporti sociali, la riscoperta di tutta la sua filosofia contribuì proprio tra XIII e XIV secolo a fondare i nuovi saperi di cui l’uomo europeo aveva bisogno in ogni campo: teologia, filosofia e i primi passi delle «scienze naturali» L’Umanesimo Per la riscoperta dell’importanza dell’uomo (e del suo essere al «centro dell’Universo») e per il rinnovato studio della cultura greca e romana (che aveva posto grande attenzione proprio all’uomo e alle sue vicende terrene), questa nuova cultura borghese fu detta «Umanesimo». Con questo termine gli storici raccolgono sotto un’unica denominazione un insieme di autori e opere assai eterogeneo: l’Umanesimo infatti non fu un movimento unitario, bensì un atteggiamento nuovo e un campo di ricerche che accomunò autori impegnati su diversi fronti. È una convenzione indicare come primo grande umanista il poeta Francesco Petrarca (1304-1374), il quale precisò autorevolmente la necessità di studiare gli autori antichi per rinnovare lo stile letterario e ritrovare modelli e ideali morali. La rilettura di testi classici già noti (che furono con maggior impegno ricopiati e diffusi) e la ricerca nelle biblioteche dei monasteri europei di testi a lungo ignorati coinvolse numerosi intellettuali del XIV e XV secolo. Tra essi citiamo Coluccio Salutati (1331-1406), che ritrovò testi di Cicerone, e Poggio Bracciolini (1380-1459), che fece conoscere ai suoi contemporanei il grande poema di Lucrezio Sulla natura. Questi primi umanisti conoscevano bene il latino, lingua ancora usata in tutta Europa nei documenti ufficiali, nella liturgia della Chiesa, e tra la gente colta. Non conoscevano, invece, il greco. Lo studio diretto del mondo greco fu reso possibile solo dal contatto con gli studiosi bizantini che, in fuga da Costantinopoli, minacciata (e poi conquistata) dai Turchi, portarono con sé manoscritti di valore inestimabile e seppero trasmettere le loro competenze sui testi classici – a cominciare dalla capacità di leggere i testi originali di autori come Omero, Erodoto, Tucidide e i grandi autori tragici – agli intellettuali occidentali. La riscoperta dei testi greci, che si potevano finalmente leggere in lingua originale, ampliò la conoscenza non solo delle opere letterarie di questa antica civiltà, ma anche di quelle naturalistiche, mediche, storiche, geografiche e cosmologiche. A poco a poco si fece anche strada l’idea che anche la Bibbia dovesse essere conosciuta, studiata e commentata a partire dai testi originali (scritti in ebraico quelli dell’Antico Testamento, in greco quelli del Nuovo). Molti umanisti si dedicarono dunque anche allo studio dell’ebraico, e così conobbero non solo i testi della Bibbia, ma anche quelli della cultura ebraica. Questa enorme ricchezza di opere diede nuovo impulso alla filologia , cioè la scienza che studia i testi antichi, ne ricostruisce la storia e permette di riconoscere le loro versioni originali. Il più celebre tra i numerosi filologi dell’epoca fu Lorenzo Valla (1405-1457), che divenne celebre grazie agli studi dedicati alla cosiddetta «donazione di Costantino»: un documento che si faceva risalire all’imperatore romano, e che stabiliva che la Chiesa di Roma aveva diritto a esercitare la propria autorità su un suo Stato. Valla dimostrò che il documento era un falso medievale redatto per sostenere i diritti della Chiesa e rese così evidente la portata anche politica del rinnovamento degli studi letterari. Pagina di manoscritto con paesaggio di Valchiusa con postille di Francesco Petrarca, 1351, Parigi, Biblioteca Nazionale. L’uomo come «centro dell’universo» La riscoperta della centralità dell’uomo favorì l’affermazione della ragione come strumento in grado di costruire il destino di ognuno. Gli umanisti esaltarono l’uomo come «centro dell’universo», l’unica creatura capace di usare la sua intelligenza e la sua libertà per trasformare se stesso e il mondo. Ecco le parole di Marsilio Ficino, un umanista vissuto a Firenze (1433-1499), a proposito dell’uomo: «Come è ammirevole la coltivazione della terra! Come è stupenda la costruzione degli edifici della città! […] L’uomo si sostituisce davvero a Dio! […] Comanda a se stesso, e poi governa la famiglia, amministra lo Stato, ha autorità sui popoli, comanda al mondo: chi negherebbe che egli abbia quasi lo stesso ingegno del Creatore dei Cieli?» E così un altro umanista fiorentino, Giovanni Pico della Mirandola (14631494) immaginava un discorso rivolto da Dio all’uomo: © Loescher Editore – Torino 168 1200 L’Umanesimo e il Rinascimento filologia: disciplina che si occupa dei documenti linguisticoletterari delle varie epoche, cercando di ricondurli alla loro forma originale e di individuarne le caratteristiche. Tweet Storia p. 358 © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 169 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento La diffusione delle stamperie nell’Europa rinascimentale Altri paesi 18% Italia 30% Inghilterra 2% Spagna 18% Francia 15% Germania 18% Paolo Uccello, Creazione degli animali e creazione di Adamo, affresco, Santa Maria Novella, Firenze. «Tu determinerai la tua natura secondo il tuo arbitrio. […] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché da te stesso, quasi libero e sovrano artefice, ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori, che sono divine.» Dossier 9 p. 344 Come si può notare, la visione dell’uomo e dei suoi compiti assumeva una dimensione più laica rispetto a quella medievale. Prima l’uomo era un esecutore della volontà divina e a Dio e alla sua opera (la creazione) attribuiva ogni gloria e ogni splendore. Ora, nella visione degli umanisti, l’uomo riceveva da Dio i doni che fondavano la sua grandezza (l’intelligenza, la creatività, il coraggio, l’ambizione) ed era suo compito metterli a frutto, per la gloria sua e del creatore. L’uomo degli umanisti, dunque, non era un uomo ostile a Dio o che a Dio voleva sostituirsi. Ci furono, tra l’altro, grandi umanisti cristiani, impegnati nel rinnovamento morale della Chiesa e della sua missione: tra essi Erasmo da Rotterdam (1466-1536) e Tommaso Moro (1478-1535). Gli umanisti non furono quindi irreligiosi, ma vollero e seppero esaltare l’autonomia e la responsabilità dell’uomo. L’invenzione della stampa e la diffusione del sapere L’Umanesimo ebbe diffusione europea e la circolazione di idee e testi coinvolse tutte le principali città del continente. Per gli umanisti i libri e i manoscritti erano autentici tesori perché permettevano di conoscere il pensiero degli uomini dell’antichità e le concezioni e le proposte degli intellettuali contemporanei. Durante i lunghi secoli del Medioevo il monopolio della cultura e la riproduzione dei testi erano rimasti nelle mani dei monaci amanuensi, che con il loro paziente lavoro avevano preservato dalla rovina e dall’oblio numerose e importanti opere. Il lato negativo del sistema di copiatura manuale stava nella rarità dei libri e nella loro scarsa fruibilità da parte dei non ecclesiastici. Una grande innovazione tecnologica favorì invece la diffusione del sapere e delle idee dell’Umanesimo: la stampa a caratteri mobili. D9 Inventata dal tedesco Johann Gutenberg nel 1456, questa tecnica consisteva nell’allineare i singoli caratteri alfabetici in modo da formare una pagina, cospargerli di inchiostro e pressarli su un foglio o su una pergamena: un procedimento di gran lunga più efficiente ed economico rispetto a quelli tradizionali, che si diffuse rapidamente in tutta Europa. Di un libro stampato si potevano finalmente pubblicare diverse copie in breve tempo e a costi molto ridotti. Il primo libro stampato della storia occidentale fu una Bibbia nel 1456. Nel giro di pochi decenni le stamperie si diffusero in tutta Europa. Grazie a questa innovazione i testi antichi e quelli moderni erano ora a disposizione di un gran numero di studiosi, che potevano acquistarli e creare una propria biblioteca. Anche le università si dotarono di biblioteche e ne nacquero alcune aperte al pubblico. La cultura umanistica si diffuse così in tutto il continente e in diversi strati sociali della popolazione. Per la Chiesa, che ereditava dal Medioevo la funzione di conservazione, diffusione e controllo della cultura, la facilità con cui la stampa permetteva di diffondere nuove idee poneva un serio problema. Le istituzioni ecclesiastiche cominciarono a sottoporre ad esame le opere che venivano stampate e diffuse, cercando di imporre, quando lo ritenevano necessario, limiti e censure contro le opere giudicate «eretiche». In questo esse ottennero più volte l’appoggio delle autorità politiche, anch’esse preoccupate di difendersi dall’eccessiva libertà di espressione. La diffusione della stampa alla fine del XV secolo Colonia Parigi 1200 Bamberga Magonza Strasburgo Norimberga Basilea Augusta Beromunster Venezia Foligno Subiaco Roma Tarsia lignea nello studiolo di Federico da Montefeltro, Urbino, Palazzo ducale. Una pagina di libro a stampa ornata da una miniatura. Johannes Gutemberg, l’inventore della stampa a caratteri mobili, in un’incisione del XVI sec. © Loescher Editore – Torino 170 L’Umanesimo e il Rinascimento © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 171 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento L’Umanesimo e il Rinascimento 8.2 Il Rinascimento: dall’arte alle scienze «Umanesimo» e «Rinascimento» Il termine «Rinascimento» indica la spettacolare «rinascita» di tutte le arti (architettura, pittura, letteratura, musica), del pensiero politico e della ricerca sul mondo naturale che si verificò in Europa – e in misura straordinaria in Italia – tra Quattrocento e Cinquecento, in una fase successiva all’affermazione e diffusione dell’Umanesimo. L’Umanesimo e il Rinascimento sembrerebbero dunque, almeno in apparenza, due momenti separati della storia culturale europea tra Trecento e Cinquecento. In realtà essi sono due aspetti paralleli e compresenti di una medesima stagione culturale, caratterizzata dalla forte critica nei confronti del passato e dal profondo rinnovamento della mentalità dell’uomo europeo rispetto a quella condivisa per secoli in epoca medievale. [Testimonianze documento 8, p. 211] Fu proprio lo studio dei testi classici inaugurato dagli umanisti a favorire il recupero e la reinterpretazione dei modelli artistici greci e romani che è alla base del Rinascimento. In generale, dopo secoli di incontrastato dominio della fede e della Chiesa e di ripetizione continua degli stessi stili e degli Veronese, Nozze di Cana, particolare dei commensali, Parigi, Louvre. stessi temi, la «riscoperta» dei testi antichi portò al risveglio di ogni forma espressiva dell’uomo, alla ripresa della creatività e dell’armonia antiche: al «rinascimento», appunto, della ricerca di sé, della bellezza del mondo e della trasformazione della realtà secondo l’intelligenza e il sentimento propri della natura umana. Così come l’intraprendenza della borghesia aveva portato a rivoluzionare l’economia e la società del Medioevo, allo stesso modo gli artisti rinascimentali si lasciavano alle spalle la tradizione medievale (considerata da alcuni un’epoca «oscura») e si dedicavano ora a nuovi soggetti (l’uomo e la sua bellezza, in primo luogo), nuovi stili, nuove tecniche, cercando ispirazione nell’antichità e superandola (cioè non si limitarono a ripeterla e imitarla). Era a tutti gli effetti una nuova stagione, che avrebbe segnato la cultura europea fino ai nostri giorni. [ I NODI DELLA STORIA p. 178] La «rinascita» dell’arte e della scienza nelle corti italiane Scuola di Fontainebleau, Dama allo specchio, XVI sec., Digione, Musée des Beaux-Arts. Mentre la cultura umanistica si diffondeva in tutta Europa, avendo come centri pro- Melozzo da Forlì, Papa Sisto IV conferisce al Platina la carica di prefetto della Biblioteca vaticana, Città del Vaticano, Pinacoteca vaticana. pulsori le università, le biblioteche, gli studi privati degli umanisti, i principi italiani – signori di Firenze, Milano, Urbino, Ferrara, Mantova – e i papi, sovrani dello Stato della Chiesa, cercarono per primi di dare prestigio alle proprie corti radunando intorno a sé poeti, filosofi, pittori, scultori e architetti. I migliori ingegni e i più importanti artisti del Quattrocento e del Cinquecento furono ospitati e mantenuti da questi potenti signori. La frammentazione politica della nostra penisola (e la conseguente moltiplicazione dei centri di potere), favorì dunque il sostegno interessato alla creatività artistica e alla ricerca scientifica e tecnica di personaggi come Filippo Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti. Il mecenatismo delle più potenti famiglie italiane fu imitato anche dai sovrani europei in Francia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi e portò a grandi progressi in ogni campo della cultura. La pittura e la scultura si rinnovarono profondamente, gli architetti costruirono edifici eleganti, gli studiosi dei segreti dell’universo cominciarono a raccogliere osservazioni dirette dei fenomeni naturali e a elaborare nuove teorie. In ogni Veduta d’insieme della Cappella Sistina di Michelangelo. campo si percepiva un senso di novità rispetto al passato e sul modello delle civiltà greca e romana. Firenze: una delle capitali del Rinascimento Tra le città che si segnalarono per l’intensa attività culturale dell’epoca rinascimentale spicca la Firenze governata dalla famiglia Medici. D10 In particolar modo ricca fu la corte di Lorenzo il Magnifico: amante dell’arte e della poesia, come già avevano fatto i suoi predecessori raccolse intorno a sé umanisti e filosofi del calibro di Marsilio 1200 Dossier 10 p. 346 Le fasi del Rinascimento Fasi Periodo storico Centro Inizio Primi decenni del Quattrocento La Firenze di Lorenzo il Magnifico Sviluppo Tra Quattrocento e Cinquecento Le corti italiane (Milano, Urbino, Ferrara, Mantova) Conclusione 1527 (sacco di Roma) La Roma di artisti come Leon Battista Alberti, Bramante, Raffaello e Michelangelo © Loescher Editore – Torino 172 mecenatismo: indica la generosità di principi e ricchi signori nel mettere a disposizione degli artisti e degli scienziati parte dei loro beni per liberarli dalla preoccupazione del sostentamento e per sostenerli nel loro impegno creativo. Il nome deriva da un personaggio storico, Mecenate, che favorì artisti e poeti all’epoca di Augusto (I secolo d.C.). © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 173 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento Dalle arti alla scienza La facciata di San Pietro, Città del Vaticano. Piazza del Campidoglio a Roma. Dossier 5 p. 336 I principali artisti nelle corti italiane Città Artista Venezia Giorgione, Tiziano Milano Bramante, Leonardo Mantova Mantegna, Giulio Romano Firenze Donatello, Masaccio, Brunelleschi, Leonardo, Raffaello, Michelangelo Urbino Raffaello, Piero della Francesca Roma Tiziano, Bramante, Raffaello, Michelangelo Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, poeti come Poliziano, pittori come Botticelli e Leonardo da Vinci, architetti come Leon Battista Alberti. Nella Firenze dell’epoca si potevano comunque già ammirare capolavori artistici come la cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore (il duomo della città) edificata da Brunelleschi, i dipinti di Masaccio, le sculture di Donatello: si può tranquillamente affermare che Firenze fu una delle capitali internazionali dell’arte rinascimentale. D5 Il mecenatismo dei papi Per conferire maggior lustro e splendore alla Chiesa, anche i papi fecero ricorso a numerosi artisti. Tra il Quattrocento e il Cinquecento a Roma operarono architetti come Leon Battista Alberti e Donato Bramante, impegnati nella progettazione della grandiosa Basilica di San Pietro, e artisti, tra i quali spiccano i nomi di Michelangelo, autore di varie sculture e dei magnifici affreschi della Cappella Sistina, e Raffaello, che dipinse le stanze vaticane. Il Rinascimento non fu solo una stagione di straordinaria produzione artistica, ma diede origine a ricerche che rappresentano la base della scienza e della tecnica moderne. Molti studiosi si dedicarono all’osservazione diretta dei fenomeni che volevano comprendere e, conseguentemente, all’elaborazione di ipotesi attraverso la prima applicazione di calcoli matematici: oggetto di tali studi furono il corpo umano, la Terra, i moti dei pianeti e delle stelle. D4 Fino al Cinquecento l’osservazione e lo studio della natura erano state praticate da un lato in continuità con l’interpretazione filosofica e teologica del mondo e dall’altro insieme alla magia. Esemplare in questo senso era l’antica disciplina dell’alchimia , che univa in sé arti magiche e conoscenze chimiche, ed era finalizzata al dominio delle forze naturali. Anche la medicina, studiata nelle università e disciplina antichissima essa stessa, era fondata su teorie che oggi consideriamo semplici superstizioni – influssi delle stelle, presenza nel corpo umano di «umori» di diverse qualità ecc. – e che si rivelavano del tutto inefficaci in caso di gravi malattie (come ad esempio nelle grandi epidemie di peste del Trecento). D15 L’anatomista e medico fiammingo Andrea Vesalio (1514-1564), che insegnò a Bologna e a Padova, fu tra i primi a descrivere organi, apparati e sistemi del corpo umano (ad esempio il sistema nervoso). Nel corso della sua carriera pubblicò alcuni studi che sono considerati tra i fondamenti della scienza anatomica moderna: Tabulae anatomicae sex (Le sei tavole anatomiche) ma soprattutto De humani corporis fabrica (La fabbrica del corpo umano). Un contributo decisivo allo studio della natura fu inoltre quello di Leonardo da Vinci (1452-1519), genio universale impegnato in studi e nelle attività artistiche più svariate. Egli basò sempre le sue ricerche sull’osservazione diretta: ad esempio del corpo umano, del volo degli uccelli, delle dinamiche dei fluidi. D5 Il simbolo dei primi progressi della scienza europea può tuttavia essere considerato il medico e astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543), che per primo propose una descrizione del cosmo basata sul «sistema eliostatico» o «eliocentrico». Secondo questa teoria non è il Sole a ruotare intorno alla Terra, come si era sempre pensato, ma, al contrario, sono il nostro e gli altri pianeti a ruotare attorno al Sole, posto immobile al centro delle loro orbite. Queste affermazioni entravano in aperto contrasto con la Un disegno di Leonardo da Vinci dal Codice Atlantico: macchina idraulica, viti di Archimede e pompe per sollevare l’acqua, 1480 circa. 1200 alchimia: sapere che aveva per oggetto la natura e che, avvalendosi anche di pratiche magiche, cercava di rivelare i segreti della vita e di trasformare in oro i metalli vili. Dossier 4 p. 334 Dossier 5 p. 336 Dossier 15 p. 356 Leonardo da Vinci, Autoritratto all’età di sessant’anni circa, Torino, Biblioteca Reale. © Loescher Editore – Torino 174 L’Umanesimo e il Rinascimento © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 175 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento cosmologia esposta nella Bibbia (dove si afferma l’immobilità della Terra), considerata tradizione inviolabile da parte della Chiesa. Per questo motivo, l’affermazione della visione eliocentrica non fu priva di difficoltà, nonostante il crescente numero di osservazioni che sembravano confermarla. Copernico non estese le sue teorie all’intero universo. Fu il filosofo Giordano Bruno (1548-1600) a intuire che l’universo è illimitato e quindi infinito, senza un centro e sede di infiniti mondi. Concezioni filosofiche che gli valsero la condanna per eresia da parte della Chiesa e la morte sul rogo a Roma. Le invenzioni in età rinascimentale altiforni: forni costruiti a doppio tronco di cono per la produzione della ghisa da minerali ferrosi. pp. 80, 312 Numerose furono le invenzioni che a partire dall’età rinascimentale cominciarono a modificare il volto della società europea. Abbiamo già parlato della stampa e occorre ricordare che nel corso del XV secolo si diffuse, a partire dall’Italia e poi in Francia e Germania, la produzione industriale della carta, ottenuta inizialmente dalla macerazione e battitura del lino e della canapa. D9 Nel corso del Cinquecento anche l’arte della navigazione fece notevoli progressi. D7 Una particolare importanza ebbero anche l’invenzione e la crescente diffusione delle armi da fuoco: a poco a poco cambiarono completamente le modalità di com- battimento e le tecniche di guerra, oltre a causare un notevole aumento del numero delle vittime nei conflitti. D6 La polvere da sparo, inventata in Cina nel X secolo (dove veniva usata prevalentemente per i fuochi d’artificio), dalla fine del Trecento fu utilizzata in Europa come forza propulsiva per scagliare a distanza prima grosse frecce, poi proiettili di pietra e infine di piombo. Nel corso del Quattrocento sui campi di battaglia fecero la loro comparsa i cannoni e gli archibugi, antenati dei fucili. Progressi importanti si ebbero anche nelle attività manifatturiere: l’industria tessile si avvalse di nuovi torcitoi che rendevano possibile intrecciare fibre di diversa qualità, come la seta e il cotone o la lana e il cotone, per creare il fustagno. Fu anche possibile aumentare la produzione e concentrarla in grandi ambienti, antenati delle moderne fabbriche. Grandi sviluppi ebbero anche le macchine applicate agli scavi minerari e nuove tecniche metallurgiche (come i primi altiforni ). La nascita della «scienza della politica» Artisti, studiosi, ricercatori, filosofi e scrittori dell’Umanesimo e del Rinascimento esploravano e celebravano le potenzialità dell’uomo impegnato a trasformare se stesso e il mondo: la visione della politica non Dossier 6 p. 338 Dossier 7 p. 340 Dossier 9 p. 344 Battaglia di Pavia: sconfitta della cavalleria francese, arazzo, Napoli, Museo di Capodimonte. Anonimo, Ritratto di Cesare Borgia e Niccolò Machiavelli in conversazione davanti al cardinale Pedro Loys Borgia e al segretario don Micheletto Corella, XVI sec., Roma, collezione privata. poteva non risentire di questa esaltazione dell’individualismo, della laicità, del valore delle conoscenze e delle conquiste terrene. Diversi autori seppero dare un nuovo impulso alla riflessione sul potere e sul ruolo del principe, superando la visione medievale del potere fondato sul diritto divino. I principali furono Niccolò Machiavelli (14691527), Francesco Guicciardini (1537-1540) e Jean Bodin (1519-1596). Machiavelli espresse compiutamente la sua concezione della politica nell’opera intitolata Il Principe (1513). Egli affermava che l’unico movente di chi partecipa alla vita sociale è l’interesse. L’azione del principe, quindi, deve puntare non alla realizzazione di una società ideale ispirata ad alti valori morali e spirituali, ma a un ben più realistico equilibrio tra gli interessi contrapposti che animano la vita sociale. Egli deve imporre con ogni mezzo il proprio potere per raggiungere il massimo bene davvero realizzabile: la pace e la prosperità dello Stato. La vera virtù del politico, quindi, non risiede in astratti e irrealizzabili valori morali (una ricerca, questa, che anzi lo renderebbe imperdonabilmente debole), ma nella comprensione dell’animo umano nei suoi aspetti anche più sgradevoli (passioni, ambizioni, sete di guadagno e potere). Solo questa conoscenza lo rende in grado di dominare e manipolare gli uomini, a seconda delle circostanze con fermezza e violenza oppure con l’adulazione e la ricompensa: un visione realista che fa di Machiavelli il primo pensatore politico moderno. Tra il 1537 e il 1540 Francesco Guicciar- Santi di Tito, Ritratto di Niccolò Machiavelli, Firenze, Palazzo Vecchio. © Loescher Editore – Torino 176 1200 L’Umanesimo e il Rinascimento © Loescher Editore – Torino 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco 1430 Appare la caravella XV sec. Appare la nave ad attrezzatura completa 1550 177 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento dini scrisse una Storia d’Italia, considerato un capolavoro della storiografia, in cui seppe presentare con obiettività, scrupolosità ed eccezionale attenzione ai documenti disponibili il recente passato della penisola italiana. Rinunciando alla consueta esaltazione di uomini straordinari e di eroi, Guicciardini fornì un importante contributo alla visione concreta e realistica dei rapporti sociali e dei moventi reali dell’azione umana. Il francese Jean Bodin fu un magistrato e visse in un periodo in cui il suo Paese era in preda a disordini e a sanguinosi conflitti religiosi. Nelle sue opere (ricordiamo I sei libri della repubblica, del 1576) egli indicò nella piena affermazione della monarchia la soluzione per uscire dalla situazione di instabilità in cui si dibatteva la Francia. Bodin riteneva inoltre che il potere assoluto non derivasse dall’investitura divina, e che inoltre non potesse essere mantenuto con il dispotismo; al contrario, solo la conoscenza dell’animo umano e delle leggi che lo governano poteva permettere al sovrano di ottenere l’obbedienza dei sudditi. Il sovrano auspicato da Bodin conosce quindi le leggi di natura e sa seguirle e difenderle; egli è, dunque, il vero difensore del diritto. Questi ed altri autori avviarono la riflessione moderna sull’agire politico come scienza e non come descrizione dell’ordine ideale stabilito da Dio, tipica della tradizione medievale. 1420 L’umanista Lorenzo Valla dimostra che la «Donazione di Costantino» è un falso 1453 Caduta di Costantinopoli 1456 Gutenberg inventa la stampa Ritratto di Francesco Guicciardini, incisione del XVI sec. 1 Le trasformazioni della società europea portano in primo piano una nuova visione del mondo e quindi una nuova cultura. La cultura medievale era rigidamente ispirata dalla fede cristiana e spingeva ogni membro di una società ordinata «secondo volere divino» a impegnarsi per la salvezza dell’anima. I monaci e il clero in genere erano gli esempi di vita cristiana più alti e anche i custodi della cultura. La teologia era la scienza più importante e come tale veniva insegnata nelle università. A partire dal Trecento, con l’affermarsi della borghesia, impegnata nella conquista del benessere e di una migliore condizione sociale tramite il lavoro e gli investimenti, crebbe l’interesse per i beni terreni (ricchezza, prestigio sociale, lusso, ma anche gusto del bello) e per le conoscenze che favorivano l’impegno dell’uomo in questo mondo. La classe sociale emergente apprezzava i valori del mondo: il senso pratico, l’intelligenza e la volontà dell’uomo, la ricerca della bellezza, i sentimenti che rendono la vita degna d’essere vissuta. 2 Si afferma l’Umanesimo: esaltazione dell’uomo e della sua responsabilità in questo mondo, e riscoperta dei classici greci e latini. Spinta da questi cambiamenti, la cultura si trasformò. Emerse una nuova figura di intellettuale, l’umanista, che al centro del proprio interesse metteva l’uomo, uomo al quale Dio ha affidato la missione di dominare il mondo e trasformarlo con le sue forze. I maestri di questa nuova cultura riscoprirono gli antichi manoscritti greci e latini e le testimonianze artistiche di quelle civiltà: nell’antichità, infatti, l’uomo realizzava se stesso nella politica, nei commerci, nell’arte e nella fedeltà a valori morali che garantivano fama e gloria. Lo studio degli umanisti fu anche favorito delle antiche opere greche diffuse in Europa occidentale dagli intellettuali bizantini in fuga da Costantinopoli, minacciata e poi conquistata dai Turchi. 3 I NODI DELLA STORIA Qual’è la differenza tra Umanesimo e Rinascimento? Pochi termini pongono problemi, nel linguaggio storiografico, come Umanesimo e Rinascimento. La storiografia sembra essere eternamente indecisa tra un uso delle due categorie di tipo periodizzante, cioè nel considerare le parole in questione come indicanti due momenti successivi dell’epoca storica a cavallo tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età moderna, oppure nel considerarle espressioni tutto sommato sovrapponibili cronologicamente, seppure con storie e significati differenti. L’uso molto diffuso nelle storie cosiddette «speciali», ad esempio quella della letteratura, di chiamare umanistica quella del Quattrocento e rinascimentale quella del Cinquecento, pur se molto diffusa e ormai di senso comune, non è priva di ambiguità. Il concetto di Umanesimo, infatti, rimanda a un insieme di valori culturali ben noti nel periodo che va dalla prima metà del XIV secolo ad almeno la seconda del XVI. Si trattava del valore delle humanae litterae (come si diceva in latino), del modello della cultura classica, ma soprattutto della centralità dell’uomo nell’universo, un uomo finalmente padrone del proprio destino in un non scontato rovesciamento della visione tipica 1304-1374 Petrarca il primo umanista L’Umanesimo e il Rinascimento nel profondo Medioevo. Quest’idea trovò tra le sue massime espressioni l’affermazione di Pico della Mirandola secondo cui la dignità dell’uomo stava, fondamentalmente, nello scoprirsi «libero e sovrano artefice di se stesso». Era presente anche all’epoca l’idea della rinascita dopo un lungo periodo buio e barbaro, secondo uno stereotipo, fortunato quanto ingiusto, sul Medioevo. Tuttavia si cominciò a parlare di «Rinascimento» solo molto tempo dopo, nell’Ottocento, con Jules Michelet e soprattutto con Jacob Burckhard, che nell’arte italiana di quel periodo riconobbe il riscatto della naturale bellezza umana aldilà delle mortificanti limitazioni medievali. L’idea di Rinascimento, quindi, finiva per essere una costruzione storica tarda, in qualche modo idealizzata e soprattutto contrapposta troppo meccanicamente con l’età precedente. Il grande storico della cultura olandese Johan Huizinga avrebbe avuto buon gioco, all’inizio del Novecento, a ricordare che non da una frattura ma da una sostanziale continuità con il meraviglioso «autunno del Medioevo» scaturiva il Rinascimento e, quindi, la modernità. 1469-1492 Lorenzo de’ Medici signore di Firenze 1509 Bramante lavora con Raffaello in Vaticano 1543 Copernico pubblica la teoria eliocentrica 1543 Vesalio pubblica il suo atlante anatomico All’Umanesimo si accompagna il Rinascimento: una stagione di straordinaria creatività e ricerca in ogni campo dell’ingegno umano. Dall’Umanesimo, che diffondeva le sue idee anche tramite l’invenzione della stampa, ebbe origine una straordinaria stagione di produzione artistica e di ricerca nelle scienze naturali: il Rinascimento. I luoghi di questo straordinario rinnovamento furono principalmente le corti principesche italiane: i Signori italiani, veri e propri mecenati, sostennero infatti l’attività di scrittori, poeti, pittori, scultori e architetti. Il loro esempio venne ben presto seguito anche dai principali sovrani europei. Le città italiane dove il Rinascimento lasciò più tracce della sua ricchezza furono la Firenze dei Medici e la Roma dei papi (che vedevano nell’arte un mezzo per dare splendore alla Chiesa). Alcuni esempi di grandi artisti, spesso capaci di impegnarsi in più campi d’attività: Bramante, Michelangelo, Raffaello e Leonardo da Vinci. 4 Nel Rinascimento prende avvio lo studio della natura tramite l’osservazione dei fenomeni, si susseguono nuove scoperte tecnologiche e si afferma una nuova visione della politica. Accanto alle arti e alla letteratura fiorì la ricerca scientifica fondata sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali, che è alla base del metodo scientifico moderno. Tra i principali esponenti di questa svolta citiamo Leonardo da Vinci, Niccolò Copernico (che per primo propose il «sistema eliocentrico») e Andrea Vesalio (che studiò la struttura e il funzionamento del corpo umano). Importanti progressi tecnologici furono introdotti nell’arte della guerra (invenzione delle armi da fuoco), nella stampa, nelle manifatture tessili, nell’estrazione e lavorazione dei metalli. Infine, Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini e Jean Bodin inaugurarono la moderna visione dell’agire politico, basata sull’analisi dei moventi umani e non sulla descrizione dell’ordine ideale voluto da Dio. © Loescher Editore – Torino 178 1200 1364 Dondi costruisce l’astrario Fine XIV sec. Formula della polvere da sparo per le armi da fuoco © Loescher Editore – Torino 179 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento L’Umanesimo e il Rinascimento La nuova rappresentazione dell’uomo e la riscoperta del mondo classico Uno dei campi nei quali si è manifestato maggiormente il profondo desiderio di rinnovamento del sapere umano che caratterizzò la cultura umanistico-rinascimentale è stato, senza dubbio, quello dell’arte. Pittura, scultura e architettura raccolsero e condensarono l’esigenza, largamente diffusa tra Quattrocento e Cinquecento, di riformulare dalle basi la visione dell’uomo, della natura e di Dio. Per fare questo gli artisti si ispirarono ai valori dell’antichità classica greca e romana. Fu soprattutto l’Italia a rendersi protagonista di questa fase di forte innovazione attraverso l’attività di un numero eccezionale di pittori, scultori e architetti. L’uomo Leonardo, Uomo vitruviano, 1490. La natura Uno dei nuovi soggetti protagonisti dell’arte figurativa umanistico-rinascimentale fu la natura. Essa era considerata un dono divino che era stato destinato agli esseri umani come scenario fondamentale della loro esistenza. Uomo e natura dovevano restare in equilibrio e contatto costante perché anche alla natura apparteneva quell’ideale di armonia e bellezza che trovava la sua massima espressione nell’essere umano. Sandro Botticelli, Primavera, 1482 circa. La prospettiva L’essere umano fu senza dubbio l’elemento centrale dell’arte umanistico-rinascimentale. Era considerato la misura di tutte le cose, ossia il soggetto al quale doveva armonicamente rapportarsi ogni oggetto naturale e artificiale. Gli artisti studiarono con attenzione il corpo umano perché lo ritenevano la massima opera della creazione divina e un esempio della bellezza ideale, basata su armonia e proporzione tra corpo e spirito. Poiché armonia e proporzione erano gli aspetti essenziali della bellezza ideale, i pittori del Quattro-Cinquecento concepirono nuove e più efficaci regole per la prospettiva. La prospettiva era la tecnica che consentiva, attraverso un’analisi di tipo geometrico, di riprodurre su un piano bidimensionale, come una tela o una parete, la realtà a tre dimensioni. La tecnica prospettica faceva percepire, anche se solo in apparenza, la profondità dello spazio. L’abilità degli artisti di questo periodo dimostra che il loro approccio alla realtà naturale era razionale e matematico. Leonardo, L’ultima cena, 1495-1498. La tradizione greco-romana Gli artisti e gli intellettuali dell’Umanesimo e del Rinascimento ritenevano che il loro ideale di bellezza e armonia e la loro concezione della centralità umana nell’universo non fossero del tutto nuovi, ma riprendessero quanto era già stato espresso nel passato dalla cultura greco-romana. Anche nel campo artistico e architettonico vi fu uno studio approfondito dell’antichità e una forte ripresa di alcuni elementi classici. Negli edifici si fece spesso ricorso all’arco a tutto sesto e alle piante circolari o quadrate perché erano considerati simbolo di completezza e armonia. Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, 1536-1541. 180 © Loescher Editore – Torino Donato Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, Roma, 1502 circa. © Loescher Editore – Torino 181 2 8 Dalla fine del Medioevo all’età del Rinascimento Ragiona sul tempo e sullo spazio Impara il significato 1 4 ATTIVITÀ 2 Osserva la cartina a p. 166 e rispondi alle domande: quali sono le principali regioni d’Europa in cui si sviluppa l’architettura rinascimentale? Tra queste, qual è stata il centro propulsore? a Bruno • Bodin • Ficino • Petrarca • da Vinci XV XVI b XVII c Salutati Bracciolini Collega ogni concetto al significato che assume alle soglie dell’Età moderna. 1 Dignità 2 Scienze naturali 3 Cosmologia 4 Centro propulsore 5 Fustagno 6 Mitologia pagana Completa la linea del tempo con i seguenti nomi. XIV d e f Machiavelli Pico della Mirandola Erasmo da Rotterdam Moro L’Umanesimo e il Rinascimento 5 La fisica, cioè lo studio dei fenomeni osservati nell’universo attraverso il metodo scientifico; la riscoperta della filosofia di Aristotele contribuisce a muovere i primi passi in questo campo Persona o cosa che favorisce un incremento, uno sviluppo; la cultura umanistica si diffonde in tutta Europa grazie alle università, alle biblioteche e alle corti di principi e papi Tessuto morbido e robusto, vellutato sul lato esterno; la sua realizzazione è resa possibile dall’introduzione di nuovi torcitoi che permettono di intrecciare fibre di diversa qualità Il complesso dei miti delle religioni dei Greci e dei Romani, e in generale dei culti non cristiani Studio della struttura dell’universo e delle leggi generali che lo regolano Nobiltà morale che deriva all’uomo dalla sua natura e dalle sue qualità, nonché dal rispetto che egli ha di sé e che suscita negli altri in virtù di questa condizione Prova a riflettere sui significati di «reale», «concreto», «ideale» e «astratto» e, alla luce di quello che hai letto nel capitolo, spiega la relazione che intercorre tra loro. Copernico Osserva, rifletti e rispondi alle domande Esplora il macrotema 3 Completa il testo. Attenzione: alcuni concetti non vanno usati. sapere • Italia • critica • diretta • polvere da sparo • Mantova medievale • moderna • Germania • stampa • Firenze • autonomia 6 Osserva la mappa concettuale relativa al passaggio dalla cultura medievale a quella umanistica. Poi rispondi alle domande. Le caratteristiche della cultura umanistica Tra il XV e il XVI secolo si assiste a una spettacolare «rinascita» delle arti e a un rinnovamento in tutti i campi del (1) che prende il nome di Rinascimento. Tale stagione creativa, che ha origine in (2) ma che presto si diffonde in tutta Europa, prende avvio dalla riscoperta dei testi classici operata dall’Umanesimo e si caratterizza per una forte (3) nei confronti del passato e una nuova concezione dell’uomo, di cui vengono esaltate (4) e responsabilità. In generale, in campo artistico si assiste a una prodigiosa fioritura delle arti ispirata ai classici; in campo scientifico, invece, l’osservazione (5) dei fenomeni dà avvio a ricerche che sono alla base della scienza e della tecnica moderne e che sono in grado di mettere a frutto invenzioni importanti per la società europea, come la (6) e le armi da fuoco. Un ruolo chiave nella promozione delle arti è giocato dalle corti di principi e papi che, per aumentare il proprio prestigio, si circondano di artisti e scienziati; tra queste spicca la corte medicea di Lorenzo il Magnifico, a (7) . Anche il pensiero politico risente di tale cambiamento: la rivalutazione dell’individuo e del mondo terreno, infatti, avvia una riflessione che porterà al superamento della visione (8) del potere fondato sul diritto divino. Mostra quello che sai 7 182 © Loescher Editore – Torino 1 Quali differenze ci sono tra la cultura umanistica e la cultura medievale? 2 Perché la cultura umanistica si rivolge alla borghesia? Osserva l’immagine a p. 180 (in alto) e rispondi alla domanda: quali elementi fanno pensare al mondo classico e alla centralità dell’uomo propria dell’Umanesimo e del Rinascimento? © Loescher Editore – Torino 183