Linee Guida Revisione PVF
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Linee Guida Revisione PVF
Dipartimento Agricoltura ed ambiente rurale U.O. Ambiente rurale e gestione faunistica Provincia di Lodi Via Haussmann, 7 – 26900 Lodi C.F. 92514470159 tel. 0371.442.1 fax 0371.439237 pec: [email protected] LINEE GUIDA PER LA REVISIONE DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO Premessa La pianificazione dell’attività di caccia e la regolamentazione ad essa sottesa, che a livello provinciale si sostanziano nel documento programmatorio del Piano Faunistico-Venatorio Provinciale (PFVP), determinano effetti importanti ed incisivi sulla tutela e sulla protezione della fauna selvatica. È da sottolineare che l’evoluzione normativa nel corso degli anni si è sempre più indirizzata verso l’impostazione di una disciplina del prelievo venatorio in coerenza con le esigenze di conservazione della biodiversità. Già la legge quadro nazionale in materia, L. 11 febbraio 1992 n. 157, pone come obiettivo prioritario la tutela della fauna selvatica secondo metodi di razionale programmazione delle forme di utilizzazione del territorio e di uso delle risorse naturali, consentendo il prelievo venatorio nel rispetto del mantenimento degli equilibri ecosistemici. Questa disciplina si pone in stretta relazione con altre realtà di tutela della fauna selvatica sancite nell’ambito di accordi internazionali, delle normative comunitarie e di altre disposizioni di legge che prevedono programmi di protezione spesso ad ampio spettro. Di fatto la redazione del PFVP trova ispirazione in uno scenario legislativo composito in cui si sono inserite negli ultimi anni norme finalizzate alla tutela dell’ambiente in senso lato: - un quadro normativo specifico che dettaglia a livello nazionale e regionale (L. 157/92, L.R. 26/93 e succ.mod., d.g.r. e regolamenti conseguenti) la disciplina dell’attività venatoria e le tipologie di istituti “gestionali” afferenti alla pianificazione faunisticovenatoria del Territorio agro-silvo-pastorale. www.provincia.lodi.it - un quadro normativo non specifico, ma direttamente interferente, che ha come obiettivo principale quello di garantire la salvaguardia dell’ambiente impegnando le istituzioni ad effettuare una valutazione in via preliminare degli effetti di determinati piani e programmi potenzialmente interagenti con gli ecosistemi (disciplina della Valutazione Ambientale Strategica: direttiva 2001/42/CE, D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i., L.R. 12/05, d.g.r. 30 dicembre 2009 n. 8/10971) - un quadro normativo strettamente connesso, inerente la protezione generale della natura e dell’ambiente, di cui è principale fonte la normativa europea sulla Rete Natura 2000, che prevede l’effettuazione di determinate procedure analitiche obbligatorie, quali la Valutazione di Incidenza (d.g.r. 7/14106 dell’8/8/2003). A questo si unisce un’esigenza diffusa, ratificata da convenzioni e trattati internazionali, che spingono le istituzioni ad attivare procedure di valutazione di componenti ambientali e faunistiche finalizzate ad una conservazione della biodiversità (si cita il Piano di monitoraggio dei Vertebrati terrestri di interesse comunitario - direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE – in Lombardia attivato recentemente dalla Regione in collaborazione con la FLA) nonché sollecitazioni nell’ambito della politica regionale a strutturare i propri interventi in maniera integrata nel quadro della Rete Ecologica Regionale recentemente approvata (d.g.r. 30 dicembre 2010 n. 8/10962). Il PFV della Provincia di Lodi ha visto la sua ultima revisione approvata con delibera di Consiglio Provinciale n. 23 del 04/06/2004. Essendo un atto pianificatorio non soggetto a scadenza, risulta evidente una necessità di aggiornamento insita nella naturale trasformazione a cui è soggetto un territorio a prevalenza rurale come il Lodigiano, sottoposto alle pressioni dello sviluppo urbanistico e industriale, ad un’evoluzione del tessuto infrastrutturale e, non ultimo, ad una rapida modificazione degli utilizzi agronomici e delle tecniche colturali. Mutamenti che nel complesso determinano un ovvio e significativo impatto sulle dinamiche delle popolazioni selvatiche. Questa esigenza, ad oggi, ben si concorda con la necessità di conformarsi alle recenti disposizioni normative in materia di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Incidenza e può essere l’opportunità, pur confermando le linee di intervento gestionale già avviate, per avviare un momento di sintesi con gli indirizzi delineati ad altri livelli istituzionali in materia di conservazione della biodiversità. Nel contempo si rilevano istanze da parte del mondo venatorio affinché si possa avviare un processo di gestione faunistico-venatoria concertata, occasione che, opportunamente colta, permetterebbe da un lato di rendere il cacciatore parte attiva e consapevole nella conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale e dall’altro consentirebbe alla 2 Provincia di porsi come soggetto propositivo nella diffusione di una cultura di fruizione venatoria sostenibile. In sintesi la revisione del PFV deve trarre ispirazione da un obiettivo generale che discende direttamente dalla normativa e che può essere così declinato: “pianificazione del Territorio Agro-Silvo-Pastorale nel rispetto dei principi di conservazione della fauna selvatica e dell’equilibrio ambientale, realizzabile mediante una gestione faunisticovenatoria sostenibile che tenga in considerazione la necessità di mantenimento e riqualificazione del territorio, nel rispetto delle attività produttive e delle tradizioni locali”. A tal proposito è necessario sottolineare che il Piano Faunistico Venatorio è piano di settore del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e come tale deve trarre fonte di ispirazione dalle linee di indirizzo strategiche della pianificazione territoriale. Inoltre risulta evidente la necessità di interpretare e relazionare le scelte strategiche di altri strumenti di pianificazione settoriale del Dipartimento, quali il Piano Agricolo Triennale e il Piano di Indirizzo Forestale, in un rapporto di stretta connessione funzionale e di coerenza. La volontà manifestata dall’Amministrazione provinciale negli indirizzi del PTCP di sostenere una visione dell’attività agricola non limitata alla mera produttività ma rivolta ad un uso plurimo della risorsa rurale deve rappresentare il valore aggiunto della nuova pianificazione venatoria. All’impresa agricola deve essere riconosciuto un ruolo innovativo di “presidio ecologico sul territorio” come elemento capace non solo di dar vita a produzioni alimentari ma in grado di preservare e conservare il territorio rurale come fonte di biodiversità. Lo stesso coinvolgimento delle imprese agricole nelle azioni di miglioramento ambientale attraverso gli aiuti previsti nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale può determinare una proficua sinergia ai fini della conservazione e del miglioramento degli habitat a fini faunistici. Non solo, gli agricoltori sono spesso individuati dalla normativa in materia quali soggetti privilegiati per la gestione di Istituti Venatori, rimarcando la funzione multivalente dell’attività agricola: ruolo che dovrà essere adeguatamente valorizzato e proficuamente finalizzato. L’esigenza di sostenere una politica di governo sostenibile del territorio, evidenziata nel PTCP, si traduce inevitabilmente in una tendenza alla mitigazione delle pressioni di tipo antropico. Per questo si dovrà valutare la possibilità di un progressivo contenimento del numero di cacciatori ammissibili nella provincia anche finalizzato ad un rafforzamento del legame cacciatoreterritorio. Si auspica che il consolidamento del rapporto tra chi esercita l’attività venatoria e l’ambiente in cui agisce, stimoli un sentimento di affettività che si traduca in un approccio non limitato al solo “uso” della risorsa faunistica ma anche volto al suo mantenimento e salvaguardia. 3 Sulla base di queste considerazioni, si possono individuare degli obiettivi specifici: - definizione dell’assetto territoriale attuale finalizzata ad un’analisi/verifica degli azzonamenti esistenti in relazione all’attuale vocazionalità faunistica e ad una valutazione della popolazione venatoria provinciale - valutazione dell’assetto faunistico in essere, volta all’individuazione di specifici obiettivi e relativi indirizzi gestionali per il raggiungimento degli stessi con particolare riferimento alle specie di interesse venatorio e conservazionistico - affinamento, a fronte dell’esperienza avuta nell’applicazione delle linee gestionali precedenti, di strumenti operativi di governo - individuazione di interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici, a partire dal principio che la qualità ambientale di un territorio determina la capacità di supportare popolazioni selvatiche e nell’ottica di un raccordo con le strategie messe in campo dai vari livelli istituzionali. Articolazione e contenuti del piano Sulla base di quanto sopra esposto, si ritiene che nell’elaborazione della revisione del piano si possano distinguere due fasi. Una prima fase di ricognizione dell’uso del suolo in relazione alle modifiche intervenute nel corso degli ultimi anni. In questa fase, sarà determinante valutare la vocazionalità del territorio dal punto di vista faunistico: saranno di supporto le informazioni ricavabili dalla recente pianificazione provinciale e comunale (PTCP, PAT, PIF, PIP e PGT) nonché i dati disponibili dai sistemi informativi agricoli (SIARL). L’elaborazione di tali dati determinerà la base per l’aggiornamento del valore della Superficie Agro-Silvo-Pastorale (TASP) e per l’impostazione della revisione dell’azzonamento dei confini degli istituti di protezione. Ad una mappatura “a tavolino” della qualità ambientale del territorio dovrà necessariamente seguire una valutazione dello stato delle consistenze faunistiche tramite monitoraggi. L’attività svolta finora consente di avere un buon quadro dell’andamento delle popolazioni di lepre nelle zone di Ripopolamento e Cattura mentre scarsi sono i dati relativi ad altre specie. A tal fine può essere opportuno operare una suddivisione della fauna oggetto di indagine in tre categorie, specie di interesse venatorio, conservazionistico e gestionale, che individua immediatamente una diversità di obiettivi. Per le specie di interesse venatorio si dovrà operare nell’ottica del mantenimento di densità faunistiche compatibili con l’attività venatoria e si dovrà intervenire, in particolare, con indagini mirate ai fini di mettere a punto strategie gestionali. Per le specie di interesse gestionale, quali specie alloctone o predatrici, potrà essere impostato uno schema di 4 protocollo comune che consenta di integrare le azioni mirate con gli obiettivi di salvaguardia faunistica. Per le specie di interesse conservazionistico, in particolare per le specie di interesse comunitario e per quelle classificate come minacciate o vulnerabili, si dovrà agire verso un aumento della conoscenza da acquisire nel tempo volta a: - una mappatura della distribuzione spaziale delle diverse specie; - un’acquisizione di serie temporali di lungo periodo; - un esame dei possibili riflessi dell’esercizio venatorio su queste specie In quest’ambito si valuteranno le possibili implementazioni dei monitoraggi già avviati per la realizzazione dell’Atlante Ornitologico e della gestione della Stazione Ornitologica Provinciale. La seconda fase della revisione del piano consisterà nella pianificazione vera e propria. A partire da un’analisi e valutazione delle strategie di gestione del precedente piano e dei risultati ottenuti, si dovrà procedere ad una verifica degli azzonamenti esistenti finalizzata all’individuazione di una perimetrazione degli istituti venatori che possa tener conto delle attuali vocazioni faunistiche, dei riscontri avuti nella fase di monitoraggio e dei risultati ottenuti fino ad oggi. Nella fase di pianificazione verranno anche rivisti, alla luce delle valutazioni precedenti, gli obiettivi di gestione specifici per la fauna di interesse venatorio e si procederà alla definizione di indirizzi puntuali per la loro attuazione. Da queste considerazioni è possibile definire uno schema di massima dei contenuti in cui si articolerà il nuovo piano: - Quadro normativo - Configurazione dell’attuale assetto territoriale e rideterminazione del Territorio AgroSilvo-Pastorale ai fini della definizione della popolazione venatoria provinciale e di una commisurazione del prelievo venatorio in un’ottica di sostenibilità nel lungo periodo - Valutazione delle risorse faunistiche e pianificazione delle attività di monitoraggio con particolare riferimento alla fauna di interesse venatorio e conservazionistico - Principi di gestione faunistica: indicazioni di riferimento per la gestione della fauna di interesse venatorio, definizione di indirizzi di gestione del Territorio a Gestione Programmata e degli Istituti venatori - Obiettivi gestionali di programmazione faunistica relativi a specie di interesse venatorio, gestionale e conservazionistico - Pianificazione dell’attività venatoria e regolamentazione di istituti previsti dalla normativa - Indicazioni per la realizzazione di interventi di miglioramento ambientale con particolare riferimento alle modalità e alla localizzazione 5 Organizzazione del lavoro La revisione del piano, dal punto di vista organizzativo, comporterà l’attivazione di canali operativi paralleli. Si ritiene opportuno, infatti, costituire un gruppo di lavoro interno all’ente, individuato tra il personale del Dipartimento Agricoltura e Ambiente Rurale che possa effettuare la ricognizione dello stato di fatto e offrire il supporto nell’attività di redazione del piano. Nel contempo si dovrà ricorrere a professionalità specialistiche che concorrano sia alla realizzazione delle ricognizioni specifiche in ambito faunistico sia all’elaborazione della relazione di Piano. La revisione del piano, come anticipato nella premessa, vedrà avviarsi parallelamente la procedura di Valutazione Ambientale Strategica, che offre una notevole opportunità di confronto e interazione con il mondo venatorio, ambientalista e agricolo. Si ritiene che tale occasione possa realizzarsi appieno se condivisa con la struttura organizzativa provinciale creando la giusta sinergia per avviare una politica integrata di gestione venatoria. Si valuta opportuno, pertanto, che la procedura di VAS venga seguita internamente, prevedendo che per aspetti che richiedono alte professionalità specialistiche, quali la redazione dello Studio di Incidenza, ci si possa avvalere di collaborazioni esterne. Programma di lavoro La pianificazione operativa delle singole attività può essere dettagliata presupponendo che le attività di ricognizione delle risorse faunistiche richiedano per lo meno un anno di attività, stante la necessità di avviarle in relazione al ciclo biologico delle singole specie. E’ possibile pertanto elaborare il seguente cronoprogramma di massima: 6 2010 * FASI mar apr mag giu P Istituzione gruppo lavoro P Definizione incarichi e accordi con enti di ricerca X P Ricognizione dati X E/P Aggiornamento informazioni dell’ 2011 lug ago set nov dic X X X X X X X X X X X X ott gen feb mar apr 2012 mag giu lug ago set X X X X X X X X X X X X X X X X nov dic ott gen feb X assetto territoriale E Monitoraggio delle componenti faunistiche E Definizione della bozza di Piano P Avvio procedimento VAS Predisposizione documento scoping P VAS X X X X X I conferenza avvio confronto P/E Predisposizione Rapporto ambientale e Sintesi non tecnica E Predisposizione Studio di Incidenza P Deposito atti e pubblicazione Raccolta delle osservazioni P Acquisizione valutazione incidenza X X X X di P VAS conferenza di Valutazione finale X P Formulazione parere VAS Approvazione del Piano X *P attività a carico della struttura provinciale E attività a carico di soggetti esterni 7