La “primavera Araba”: dalla Tunisia al mondo Arabo*

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La “primavera Araba”: dalla Tunisia al mondo Arabo*
Commissione Nazionale di Studio Formazione alla Politica aa 2011-2012
La “primavera Araba”: dalla Tunisia al mondo Arabo*
Premessa necessaria
Questo documento vuole dare un quadro generale delle tensioni e dei fermenti democratici
avvenuti dal 17 dicembre del 2010 - data d’inizio dei moti popolari in Tunisia - fino al 2011 sulle
sponde arabe del Mediterraneo. Va considerato quindi come un punto di partenza, uno stimolo,
per una più attenta riflessione su questioni - solo in apparenza - lontane da noi.
Rivolta dei gelsomini e primavera araba
Per “rivolta dei gelsomini” si intende la rivolta scoppiata a metà dicembre in Tunisia, a seguito
del suicidio di Mohamed Bouazazi come estrema protesta contro il sequestro della sua merce
- unico suo sostentamento. La Primavera Araba è invece l’ondata rivoluzionaria che è partita
dalla Tunisia e ha coinvolto - direttamente o indirettamente - Egitto, Libra, Yemen, Bahrain, Siria,
Algeria, Iraq, Giordania, Kwait, Marocco, Oman. Anche in altri Stati si sono sollevate proteste,
anche se di minore intensità: Libano, Mauritania, Arabia Saudita, Sudan e Sahara ovest.
Ovunque le richieste sono le stesse: più giustizia sociale combattendo la corruzione e
cambiando il sistema sociale basato sul clientelismo, lotta alla disoccupazione giovanile e
inclusione negli organi decisionali dei giovani, più partecipazione politica e democratica, agire
contro l’aumento del prezzo dei beni alimentari, costituire e garantire la libertà d’espressione e
una stampa libera in paesi per lo più sottoposti a decennali regimi autoritari, alcuni addirittura da
dittature dinastiche.
Il documento tratterà, per ogni Pese elencato il contesto precedente i moti rivoluzionari, le
cause scatenanti la rivolta e come si è strutturata la fase di transizione. I paesi s cui ci siamo
concentrati sono:
1. Tunisia
2. Egitto
3. Libia
4. Siria
5. Yemen
6. Marocco
Per Arabia Saudita, Baharain, Giordania e Algeria proponiamo una rassegna stampa a cui
attingere per approfondire i temi. Troverete inoltre sulla pagina di FB della Commissione la
rassegna stampa di tutti i Paesi.
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Tunisia
Paese dal quale si sono propagate le rivolto di tutto il magheb e del vicino medio oriente. Prima
dello scoppio della rivolta la Tunisia era guidata dalla dittatura del presidente Ben Alì. Il suo regime
è stato appoggiato più o meno direttamente dai Paesi occidentali per gli stessi motivi per cui sono
appoggiati i regimi maghrebini e medio orientali: Contenimento dell’islam1 e poter contare su un
partner economicamente favorevoli. In particolare Ben Alì ha avuto un sostegno diretto italiano
tramite il SISMI durante il governo di Craxi.
La sua dittature ventennale ha si caratterizzato la miglior competitività nei paesi del maghreb
e l’incremento dell’alfabetizzazione; ma come tutti i regimi presenta una forte repressione delle
minoranze politiche, dei dissensi e dell’informazione. Caratterizzato inoltre da un’alta corruzione
politica e mancanza di tutela dei diritti umani.
La situazione negli ultimi anni è peggiorata a causa dell’inflazione che colpisce soprattutto i
beni alimentari, a causa Dell’eccessiva dipendenza dall’importazione e dalla crisi mondiale dovuta
all’uso alternativo degli alimenti per produrre energia, dagli incendi in Russia, dalla siccità in
Ucraina e altri Paesi esportatori di cereali ad uso alimentare.
L’inizio della rivolta ha una data: 17 dicembre 2010; e ha anche un nome: Mohamed Bouazazi;
Questo ragazzo, un giovane universitario, si è dato fuoco come protesta contro la polizia,
respnsabile del sequestro della sua bancarella, con al quale si era improvvisato ambulante
per aiutare la famiglia fortemente indebitata. A seguito di questo estremo gesto, e sulla scia di
altri suicidi analoghi che si sono susseguiti in Tunisia e nei paesi vicini,è amplificato l’eco della
frustrazione e il desiderio di cambiamento.
Le rivolte, repentine, costringeranno Il presidente Ben Alì a fuggire in Arabia Saudita: la
ribellione dell’esercito all’ordine di reprimere le proteste con la forza è l’ultimo atto che sancisce la
fine del suo potere.
Nella situazione attuale la Tunisia è guidata nella transizione dal primo ministro dell’ex rais,
Mohamed Ghannouchi con l’esercito che si dichiara neutrale e al servizio dello Stato. Le due
fazioni presenti ora sono costituite dai vecchi partiti che sostenevano il regime e quelli nuovi (uno
dei quali islamista) che rischiano di non ottenere riconoscimento formale, in quanto non costituiti
secondo i requisiti formali del regime precedente. Il primo nodo da sciogliere è la revisione della
Costituzione - arebbe necessaria un’ assemblea costituente prima delle elezioni, per evitare un
ulteriore deriva totalitaria - che, essendo disegnata su misura per i presidenti precedenti, deve
essere ridisegnata per garantire anche alle nuove formazioni politiche il riconoscimento necessario
per operare legalmente e a pieni poteri per la ricostruzione della Tunisia.
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cfr: http://www.winksweet.com/wp/ie.php?plg=ie&ad2=73&subs=gmail&elm=sign
2
Egitto
Nel 1981 a seguito di un attentato ad opera di frange fondamentaliste, viene assassinato
il presidente egiziano Anwar Al-Sadat (dittatore). Successivamente Hosni Mubarak, già vice
presidente dell’Egitto diviene Presidente. Approfittando dell’attentato sottopone l’Egitto allo
stato d’emergenza, consentendogli sia enormi poteri repressivi che un forte controllo dei media
nazionali. In tutti questi anni Il suo governo è caratterizzato da un altissima corruzione e mancanza
di rispetto dei diritti umani. Lo stato d’emergenza permarrà fino alla sua caduta avvenuta l’11
febbraio del 2011: al culmine degli scontri di piazza Tahrir, tra manifestanti e poliziotti, Mubarak è
costretto alle dimissioni.
Gli Stati occidentali sono rimasti perplessi da una sollevazione così violenta e repentina, ma
in realtà le tensioni e i sentimenti di protesta giacevano da decenni sotto le ceneri. Le tensioni
che si sono verificate in Tunisia hanno dato il via alle manifestazioni egiziane. Le cause principali
che hanno portato all’11 febbraio sono molte, è per certi versi sovrapponibili a quelle che hanno
generato le sommosse tunisine: alta disoccupazione, bassi salari minimi e elevata inflazione dei
prezzi dei generi alimentari, stato d’emergenza, uso indiscriminato della forza da parte della
polizia e diffuse frodi elettorali.
Il 13 febbraio il Consiglio Supremo dell’Egitto scioglie il Parlamento. Viene fissato per il 19
marzo un referendum costituzionale approvato con più del 77% dei voti. Nonostante questo le
aspettative degli egiziani non vengono esaudite e riprende la protesta. Questa volta interviene
direttamente l’esercito che riaccentra su di se la gestione del potere per controllare le nuove
proteste.
L’Egitto è ancora in attesa dell’elezioni presidenziali, di una nuova Costituzione che gartantisca
lo stato di diritto e argini il potere militare ( fino ad ora considerato il fattore indispensabile per
mantenere il potere in Egitto).
Per quanto riguarda le elezioni parlamentari si sono svolte il 23 gennaio. Il consiglio superiore
e l’esercito hanno ridato il potere legislativo al Parlamento. Il partito che è risultato vincitore è
quello dei Fratelli Musulmani, la principale organizzazione islamiche con un approccio politico
all’islam che non ha preso parte alla rivotla nonstante fossero contrari al regime. L’ideologia di
questa organizzazione è di tipo tradizionalista, orientata verso l’anti secolarizzazione. I loro campi
di impegno spaziano dalla politica fino a toccare la sanità e l’educazione e molti aspetti della vita
sociale.
Libia
La divisione tribale e il secessionismo della Cirenaica hanno caratterizzato la nascita del regime
di Gheddafi e della sua caduta. Dopo aver rovesciato nel 1969 la dinastia senussita2 a seguito di
2L’ultimo
esponente, fu il Re Idris I
3
un golpe militare , Gheddafi mantenne la divisione tribale del paese organizzando su di queste
l’organizzazione del potere e la distribuzione delle cariche. Diede così al Paese un impostazione
militare, enfatizzando il nazionalismo panarabo e il socialismo islamico. Negli anni 80 Gheddafi ha
finanziato il terrorismo internazionale in Europa, appoggiando movimenti come L’IRA3, facendo
esplodere un aereo presso Lockerbie in Scozia, due attentati ai voli Pan Am e UTA negli U.S.A, e
facendo esplodere un missile sulle coste italiane.
Le rivolte sono iniziate il 17 febbraio del 2011 a Bengasi nella Cirenaica ad opera di un gruppo
di giovani libici che, per protestare contro l’arresto di un avvocato attivista dei diritti umani.
Da questa regione, dalla quale era nato il movimento senussita e per questo pesantemente
penalizzata nella divisione del potere, si sono poi diffuse le manifestazioni. Li è avvenuta la
creazione del Consiglio provvisorio degli insorti, e da li sono stati sconfitti le milizie regolari e
mercenarie del colonnello4. La principale ragione per cui si sono verificati gli scontri è stata la
grande percentuale di disoccupazione nel Paese ( circa 30%) e la voglia del popolo di mettere fine
al dominio di Gheddafi. Un grande ruolo hanno avuto i social network per la diffusione delle idee.
La transizione è ancora lunga e faticosa. Caduto il regime ritornano gli scontri tra famiglie e
tribù, in una lotta per frammenti di potere. Manca inoltre un identità, un anima nazionale e il
riconoscimento indiscusso dei un leader. Dal 18 ottobre 2011 ad oggi la Libia è guidata da un
Consiglio Nazionale di Transizione. Un dato importante da sottolienare è che la shari’a (la legge
islamica) sarà la fonte fondamentale della nuova Costituzione libica.
Siria
La Siria dal 1971 è guidata dal partito Ba’th e dalla dinastia Assad. Il primo esponente Hafiz alAsad prese il potere lo stesso anno, dopo decenni caratterizzati da continui colpi di stato. Alla sua
morte avvenuta nel 2000 succede il figlio Bashad al-Assad, neanche 35enne.
Pur essendo molto giovane la sua attività di governo è molto conservatrice. Osservatori arabi
sostengono che non riesca ad attuare le riforme politiche e sociali promesse, perché circondato
da un entourage ancora ripiegato su posizioni anti-israeliane e antiamericane. Portando così
avanti politiche militari di repressione e destabilizzazione internazionale piuttosto che di sviluppo
del paese: sostiene infatti i gruppi palestinesi di Hamas e libanese di Hezbollah. La famiglia Assad
appartiene al gruppo religioso siriano degli Alauiti, peraltro minoritario, innalzati a privilegi
religiosi e politici. Per questo è mal visto dalla maggioranza sunnita e dai Fratelli Musulmani.
A seguito delle rivolte di negli altri Paesi arabi del Mediterraneo anche in Siria, a partire
da marzo 2011, c’è una sollevazione popolare che sta subendo una sanguinosa repressione
militare, non diversa da quella libica. Obiettivo delle sommosse è quello di spingere il governo a
vareare riforme atte a trasformare l’attuale sistema politico istituzionale siriano un in Paese più
democratico. LA situazione è in continua evoluzione e le manifestazioni di piazza si sono tramutate
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Irish Republic army
Si consiglia la lettura di: “Mediterraneo in rivolta”, di Franco Rizzi,ed. Castelvecchi.
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in guerra civile.
I Rapporti con l’Europa e la Russia sono molto stretti soprattutto dovuti al commercio di
petrolio e armi.Nonostante l’embargo sancito per il 15 novembre 2011 dall’Europa, a causa dei
pagamenti petroliferi che possono andare dai 30 ai 60 giorni, ancora nel 2012 milioni di euro
affluiranno nelle casse del regime. L’embargo poteva essere anticipato, ma non è avvenuto per
non compromettere l’economia Europea, soprattutto grazie alla mediazione dell’Italia che aveva
maggiori urgenze di approvvigionamento.
Yemen
Lo Yemen è uno dei Paesi più problematici da analizzare. Per provare a definire la complessità
della situazione basta citare le Infiltrazioni al-Qaeda le lotte fra sciti e sunniti,le forti divisioni
tribali e le altre divisioni interne dovute alla Guerra Fredda e le ingerenze dei Paesi del golfo, tra i
quali l’Arabia Saudita che appoggia militarmente il regime. Non ultimo anche il ruolo dell’esercito
assume una certa rilevanza considerando che è capeggiato, nelle sue varie articolazioni, dai
famigliari di Saleh, attuale dittatore uscente.
Saleh a capo del Paese dal 1978, ha unificato col pugno di ferro lo Yemen, a seguito della
divisione tra nord (di stampo filo-occidentale) e sud (filo comunista) nel corso della guerra fredda,
è sostenuto dagli Stati Uniti in quanto oppositore di al-Qaeda. Dopo la crisi formatasi a causa del
mancato appoggio della tribù di provenienza, Saleh ha sciolto il governo e represso nel sangue
le proteste, tutte pacifiche. A seguito degli scontri ha accettato di rimettere i poteri al Consiglio
di Cooperazione del Golfo5. A questo è seguito, il 23 novembre del 2011, la stipulazione di un
trattato nel quale si prevede l’immunità del dittatore -ma non dei responsabili minori- in cambio
dell’accettazione delle dimissioni e indizione di nuove elezioni presidenziali a febbraio del 2012,
data nella quale darà ufficialmente le dimissioni. Intanto la transizione è guidata dal primo
ministro ad interim Mohammed Basindwa.
Non è prevista alcuna assemblea costituente, unica garante di una transizione democratica,
difficilmente pensabile in un Paese ancora fortemente tribale e diviso religiosamente.
Marocco
Toccato anch’esso dai fermenti del nord Africa ma in modo molto differente. Il Marocco infatti
è guidato da una monarchia e si ritiene che il re sia discendente diretto del Profeta. Quindi il
potere monarchico non è messo in discussione.
I manifestanti, così come in Giordania, non contestano l’autorità che li guida, ma chiedono
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Voluta su impulso dell’Arabia Saudita e sotto la pressione degli Stati Uniti, ha la finalità dei instaurare un mercato
comune, anche se può anche esercitare poteri di mediazione tra gli stati aderenti.
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maggior partecipazione all’amministrazione dello stato, che i poteri del re siano divisi e
ridimensionati orientanto la struttura dello stato verso una specie di monarchia parlamentare,
e maggior giustizia sociale. A queste seguito di queste richieste il re del Marocco ha concesso
la promulgazione di una Costituzione, alla quale vanno alcune rilevanti criticità: innanzitutto la
commissione di stesura della Costituzione è stata interamente nominata dal re, ai partiti sono
state consentite solo 24 ore per analizzare presentare osservazioni (non vincolanti), il popolo può
approvarla tramite referendum su tutto il testo non essendo prevista l’approvazione dei singoli
articoli.
il potere esecutivo resta ancora saldamente nelle mani del re: spetta al re, infatti, nominare il
primo ministro (art. 46) a condizione, questa volta, che egli sia membro del partito più votato alle
elezioni parlamentari; è il re che dirige il consiglio dei ministri (art. 48), anche se ora è prevista
la possibilità che, talvolta, possa anche delegare altri. Il re è sempre il comandante delle forze
armate (art. 53) e nomina il personale militare. Anche il potere legislativo e giudiziario, per quanto
timidamente attenuato, è ancora nelle mani del re, il quale presiede ogni anno la sessione di
apertura del parlamento (art. 65) e può sciogliere le camere (art. 51). È ancora il re che approva
le nomine dei giudici (art. 57), che può concedere la grazia (art. 58), che presiede il Consiglio
Superiore della Magistratura (art. 56), il Consiglio della Sicurezza Nazionale (art. 54) e che può
dichiarare lo stato di emergenza (art. 59).
Algeria
http://www.chicago-blog.it/2009/11/19/l%E2%80%99economia-algerina-va-di-male-in-peggio-e-ora-sposa-ilprotezionismo/
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=12342
http://www.nanopress.it/mondo/2011/09/13/algeria-il-governo-abolisce-il-monopolio-sullinformazione_P3418931.html
http://www.ansamed.it/ansamed/it/notizie/stati/algeria/2012/03/09/visualizza_new.html_130032218.html
Arabia Saudita
http://www.asianews.it/notizie-it/Rivolta-dei-Gelsomini:-l%E2%80%99Arabia-saudita-teme-il-contagio,-e-pensa-alleriforme-20834.html
http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/arabia-saudita-tensione-polizia-protesta-780895/
http://italian.irib.ir/notizie/politica/item/98749-arabia-saudita-pronti-a-usare-ogni-mezzo-per-schiacciare-disordiniin-hajj
http://www.focusmo.it/politica/61-interna/14232-arabia-saudita-14-feriti-nei-disordini-a-qatif.html
Bahrein
http://it.peacereporter.net/articolo/31385/Bahrein,+scontri+tra+forze+dell'ordine+e+manifestanti
http://www.focusmo.it/politica/62-estera/17943-bahrein--scontri-dallalba-tra-polizia-e-manifestanti-.html
Egitto
http://www.ft-ci.org/article.php3?id_article=3742
http://www.ilgiornale.it/esteri/egitto_transizione_via_lesercito_scioglie_camere_e_congela_costituzione/egittomuseo-furto-faraone-mubarak-transizione/13-02-2011/articolo-id=505806-page=0-comments=1
http://www.resetdoc.org/story/00000021840
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Giordania
http://www.cesi-italia.org/dettaglio.php?id_news=36
http://www.medarabnews.com/2011/02/10/i-cambiamenti-in-egitto-gettano-ombre-sulla-giordania/
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2011/03/25/AOvnPhH-apparente_morto_calma.shtml#axzz1p6BQymjx
Libia
http://www.lettera43.it/politica/36739/libia-transizione-minata.htm
Marocco
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/01/marocco-oggi-si-vota-per-la-nuova-costituzione/132892/
http://myamazighen.wordpress.com/2008/09/28/lislam-in-marocco/
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Siria
http://www.iltempo.it/2011/03/24/1245690-rivolta_siria_assad_traballa.shtml
http://temi.repubblica.it/limes/gli-usa-si-preparano-al-secolo-pacifico/29350
http://www.lettera43.it/attualita/24878/siria-embargo-ue-sul-petrolio-dal-15-novembre.htm
http://www.asianews.it/notizie-it/Contro-l%E2%80%99estremismo-islamico,-vietato-il-niqab-nelle-universit%C3%A0siriane-18981.html
http://www.conbagaglioleggero.com/2012/02/gli-alawuiti-in-siria/
Tunisia
http://club.quotidiano.net/ferri/tunisia_la_rivolta_dei_gelsomini_e_merito_del_web.html
http://www.migrare.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=799:tunisia-la-rivoluzione-dei-gelsomini-siinveste-in-democrazia&catid=25:il-progetto&Itemid=37
http://www.babelmed.net/Paesi/Mediterraneo/tunisia_transizione.php?c=6303&m=514&l=it
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/18/tunisia-le-spine-dopo-la-rivoluzioneislam.html
http://guide.supereva.it/cultura_araba/interventi/2005/07/218146.shtml
http://www.lettera43.it/attualita/41888/tunisia-stato-sotto-attacco-salafita.htm
http://www.lettera43.it/politica/40828/tunisi-la-deriva-velata.htm
Yemen
http://www.osservatorioiraq.it/la-pseudo-transizione-yemenita-saleh-vola-negli-usa-ma-torner%C3%A0
http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/yemen-saleh-transizione-pacifica-799193/
http://it.peacereporter.net/articolo/19803/Raccolta+fondi+del+terrore
http://it.peacereporter.net/articolo/27516/Yemen,+crisi+di+regime
http://it.peacereporter.net/articolo/25011/Yemen%2C+l%27ultima+spiaggia
http://it.peacereporter.net/articolo/27605/Yemen,+oggi+mega+manifestazione+contro+Saleh
http://www.ildirigibile.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=726:yemen-intransizione&catid=4:legende&Itemid=5
http://www.amnesty.it/yemen-transizione-macchiata-da-impunita
Rivolta dei gelsomini
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http://www.deapress.com/internazionale/la-rivolta-dei-gelsomini-dal-maghreb-al-mashreq
http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=4252
http://blog.panorama.it/mondo/2011/02/21/rivoluzione-dei-gelsomini-anche-la-cina-ha-paura/
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/03/10/indice_rivolta_rivoluzione_gelsomini_medio_oriente.html
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-23/scontri-proteste-piazza-yemen-191342.shtml?uuid=AaQkgxID
*A cura di Giovanni Galmozzi, CNdS FaP
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