jivkaApostolova/Persh

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jivkaApostolova/Persh
Jivka, detta Jivceto
testo di Keva Apostolova trad. di E. Pershorova
A quei tempi vivevo con Mancio, lo zingaro. Lui è zingaro e così lo chiamano, anche
se ha qualcosa di turco, di armeno. Però è un vero bulgaro, con qualcosa di ebreo nello
sguardo.
Non si vede niente delle sue origini tartare, solo di quelle bulgare. Però quelle
bulgare sono contadine, ma albanesi.
Ci nutrivamo di lenticchie. A pranzo – zuppa di lenticchie, a cena – il resto delle
lenticchie, però soffritte e addensate con farina. Saporito, nutriente, calorico – contenti,
stracontenti.
Con me Mancio ha smesso di bere. Lui è così magrolino, come un serpentino. Io
sono alta e larga. Sono bulgara, però turca. Invece sono greca. Ho anche qualcosa di
serbo-macedone. Mi si vede anche l'origine rumena. Albanese – niente; la mia bisbisnonna era albanese. Ma sono bulgara!
Ho le vene varicose, ma quando abbraccio Mancio, la sua testolina affonda tra i miei
seni e lui è contento, contento... Anch'io sono contenta. Stavamo molto bene.
Mancio ha un suo business : porta la carta ai punti di raccolta. E' così intelligente...
Verso sera passa ai mercati, raccoglie i cartoni vuoti, li porta nella nostra stanza e
comincia a piegarli, ordinarli... Che pareti dritte, che pieghe e angoli perfetti – vera arte! I
colori – dalla parte alta. Un vero artista! Uno scultore!
Però i suoi pacchi non li prendono nelle gallerie, perché li c'è la mafia. Quelli, scelgono i
propri cartoni, carte e pacchi, stecchini e pagliuzze, lamiere, ghise arrugginite e li
espongono come se fosse arte, perché sono pagati, mentre Mancio lo pagano al chilo, non
per la bellezza. Che talento, che artista!
Ho sentito alla radio che faranno una mostra, però con artisti stranieri. Gli dico:
Mancio, fai quello che vuoi, io porto la carta, poi vediamo che ne diranno. Mancio mi dice:
Amore mio, ti arrestano. Non proprio “amore mio”, ma quando Mancio dice, chiedo scusa,
“scema, se ne fotteranno di te, è come se dicesse: Amore mio, mi preoccupo per te. Dico:
Taci cazzo, - ops, chiedo scusa, ma come se dicessi: Tranquillo caro. Carico la carta e
dritta alla galleria.
Davanti alla galleria – pieno di americani con bicchiere di champagne in mano.
Salgo sul carretto, mi metto in posa, come da rivista, così – gambe allargate, cosa ho da
nascondere – ce l'ho, anche loro hanno ce l'hanno, anche se sono americane, però gli
americani se ne intendono di figa, non fanno finta, come i bulgari,che non ci sia.
Tutti gli americani corrono verso di me, tirano fuori le macchine fotografiche, le
videocamere e cominciano a fotografarmi da tutte le parti. Si inginocchiano, strisciano,
sbirciano per fotografarmi dappertutto, un giapponese, che però è americano, mi ha
sfiorato la figa con la macchina fotografica, sorry, sorry, ma io non mi arrabbio, questa è
arte, e loro ne sono intenditori.
Mi sentivo una vera Merilyn Monroe, e la carta sotto di me – arte come si suol dire,
e dico eh, cazzo, cazzo - ops - eh caro, caro, fossi venuto con me avresti goduto anche tu
del riconoscimento, e anche me avresti visto con altri occhi
Sentite un po', Mancio è stato apprezzato dagli americani, mente i nostri – rabbia e
invidia!
A certo momento un'americana carina viene da me con microfono e interprete. Mi
chiede "Cosa vuole dire con questa ... sta...installazione ?" Dico io "Entriamo dentro , sta
tuonando, tra un po’ piove..." "Oh, dice lei, ha scelto un materiale deteriorabile per
sottolineare che tutto è transitorio. Oh, oh che naturalismo!... Dico "Dammi 5 $ per
l'intervista, ma l'interprete non vuole tradurre "Give me (5 dita) 5 $ per l'intervista - ho
osato io. L'americana mi ha capito e ha cominciato a ridere a crepapelle. Che denti, denti
fatti di porcellana, di porcellana americana, una bellezza!
Ha riso tanto, ma non ha sganciato... più le dicevo give me, give me e indicavo le
dita della mano destra, più rideva forte e divertita e ripeteva "avant-garde, avant-garde".
Cominciò a piovere. Tutti gli americani, anche la mia, andarono sotto la tettoia. Io
rimasi sul carretto. La pioggia diventò battente. Fiumi scorrevano lungo il mio corpo. La
carta sotto di me cominciava a mollarsi e gli americani fotografavano e applaudivano.
La pioggia continuava. Gli americani avevano ripreso ciò che gli serviva e tutti
insieme entrarono in sala. Rimase solo la mia americana. Senza l'interprete. Stette un pò,
mi guardò, pensò qualcosa e tirò fuori un ombrello, lo aprì e venne da me. Si avvicinò, mi
fissò negli occhi e scoprì la differenza tra le scie della pioggia da quelle delle lacrime, vera
americana! Tirò fuori dalle numerose tasche 5$, me li diede, e giuro, disse" Thank you!"
Disse "Thank you " e tornò dagli altri.
E così io e Mancio vivemmo con questi dollari felici e contenti. Ho comprato tutto:
due braciole, un etto di feta, un etto di caciocavallo, due etti di salame, una bottiglia di
olio, un pacco di riso, zucchero, sale, lenticchie.
Però adesso tutto questo ben di dio, lo devo lasciare. Torno in paese. Domani
rilasciano mio marito, esce dal carcere.