Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Africa Subsahariana
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DUEMILA
Kenya
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AFRICA SUBSAHARIANA
l’avevano praticata e un’altra sono state arrestate nella città orientale di Bafatá, dopo
essere state accusate di aver sottoposto quattro bambine a Fgm, a settembre. Le quattro
bambine, che facevano parte della stessa famiglia e di età compresa tra due e cinque
anni, erano state prese per essere sottoposte alla pratica dalla nonna, che era tra le donne
arrestate a ottobre. Dopo alcuni giorni di detenzione, le tre donne sono state poste in libertà condizionata in attesa di ulteriori indagini, con l’obbligo di presentarsi quotidianamente presso l’ufficio del procuratore locale. A fine anno, il caso giudiziario non era stato
ancora esaminato da un tribunale.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – GIORNALI
Ad aprile, il governo ha ordinato la chiusura del periodico settimanale Última Hora, dopo
che aveva pubblicato un articolo che riportava alcune parti di un rapporto ufficiale, benché
inedito, che a quanto pare collegava l’allora capo di stato maggiore della marina all’omicidio
del presidente Vieira. A seguito della generale disapprovazione da parte di gruppi della società civile, il governo ha negato di aver ordinato la chiusura del giornale. Tuttavia, ha ammonito tutti i giornali a essere prudenti nel riportare i fatti, pena la perdita della licenza.
MISSIONI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Una delegazione di Amnesty International ha visitato la Guinea-Bissau a marzo.
KENYA
REPUBBLICA DEL KENYA
Capo di stato e di governo: Mwai Kibaki
Pena di morte: abolizionista de facto
Popolazione: 41,6 milioni
Aspettativa di vita: 57,1 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 84‰
Alfabetizzazione adulti: 87%
Sono state emanate leggi attuative di alcune disposizioni della costituzione, create nuove
istituzioni e sono stati nominati funzionari pubblici. Ci sono state proposte di ulteriori riforme legislative e istituzionali. Tuttavia, non è venuta meno l’impunità per passate e attuali violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni illegali e altre violazioni da parte
della polizia, e per i reati commessi durante la violenza postelettorale del 2007-2008.
CONTESTO
La commissione per l’applicazione della costituzione, istituita con scopo consultivo e di
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supervisione per il processo di attuazione della costituzione del 2010, è divenuta operativa il 4 gennaio. Il governo ha proposto varie leggi, che sono state prese in esame dalla
commissione e approvate dal parlamento. Queste comprendono la legge sui servizi giudiziari e la legge sulla nomina dei giudici e dei magistrati, che forniscono un quadro legislativo per riforme nel settore della giustizia, come la creazione di una nuova
commissione sui servizi giudiziari (Judicial Service Commission – Jsc), responsabile della
nomina e della definizione della durata e dei requisiti dei funzionari giudiziari. La legge
sul controllo istituisce un collegio per indagare l’integrità degli attuali funzionari giudiziari. A seguito del processo pubblico di selezione guidato dalla Jsc, al vertice della magistratura sono stati nominati un nuovo Chief Justice [giudice che presiede l’Alta corte
del Kenya, N.d.T.] e un suo nuovo vice, assieme a cinque giudici della nuova Corte suprema, il massimo organo giudiziario del Kenya. Il Chief Justice, il suo vice e il procuratore generale hanno prestato giuramento a giugno.
Sono state emanate anche due leggi che forniscono un quadro legislativo per la nuova
nomina dei membri della commissione nazionale sui diritti umani del Kenya (l’istituzione
statale sui diritti umani) e della commissione nazionale per le pari opportunità. Altre
leggi approvate nel corso dell’anno hanno istituito una nuova commissione anticorruzione, una commissione sull’amministrazione della giustizia e la commissione elettorale
indipendente e di revisione dei termini, l’organo incaricato di gestire le elezioni e di rivedere i termini elettorali e amministrativi.
A fine anno, diversi progetti di legge erano oggetto di pubblico dibattito. Tra questi
c’erano bozze legislative sulla struttura e sulle competenze dei governi delle contee istituiti dalla costituzione.
IMPUNITÀ
VIOLENZA POSTELETTORALE
Sebbene il governo abbia dichiarato più volte che proseguivano le indagini sui crimini e
le violazioni dei diritti umani, compresi possibili crimini contro l’umanità, che sarebbero
stati commessi durante la violenza postelettorale, non sono state intraprese iniziative
per assicurare alla giustizia i responsabili.
Il Comitato Cedaw, nelle sue osservazioni conclusive rese note ad aprile, a seguito dell’esame della situazione del Kenya in riferimento all’applicazione della Cedaw, ha
espresso il timore che i responsabili di violenze sessuali e di genere, compresi stupri e
stupri di gruppo, commesse durante la violenza postelettorale, rimanessero impuniti.
POLIZIA E FORZE DI SICUREZZA
Si sono verificati casi di uccisioni illegali e tortura e altri maltrattamenti da parte della
polizia e altro personale di sicurezza.
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A gennaio, poliziotti in borghese hanno sparato a tre uomini a Nairobi, dopo aver intimato loro di scendere
dall’auto. Secondo testimoni oculari, gli uomini si erano arresi prima che fosse loro sparato. Dopo l’accaduto
la polizia ha sostenuto che erano criminali armati. Sebbene il ministro della Sicurezza interna abbia annunciato che gli agenti coinvolti erano stati sospesi, il governo non ha chiarito le iniziative intraprese per
consegnarli alla giustizia.
Le autorità non sono intervenute per portare davanti alla giustizia poliziotti e altro personale di sicurezza che, secondo le denunce, avevano compiuto negli ultimi anni esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali.
La polizia ha interrotto le indagini sulle uccisioni nel 2009 di Oscar Kingara e Paul Oulu, due attivisti per
i diritti umani, da parte di uomini armati non identificati.
Sono state approvate leggi di primaria importanza che stabiliscono il quadro legislativo
per la riforma della polizia. Queste comprendono la legge sull’autorità di supervisione
indipendente della polizia (che istituisce un’autorità di controllo incaricata di gestire le
denunce contro la polizia), la legge sul servizio nazionale di polizia (che fornisce un
nuovo quadro legislativo per la polizia) e la legge sulla commissione sul servizio di polizia
nazionale (che istituisce una commissione sul servizio di polizia). A dicembre, l’iter per
la nomina dei membri della commissione sul servizio di polizia era in corso.
GIUSTIZIA INTERNAZIONALE
L’8 marzo, la Corte penale internazionale (International Criminal Court – Icc) ha emesso
un mandato di comparizione per sei cittadini keniani, ritenuti responsabili di crimini
contro l’umanità commessi durante la violenza postelettorale. Ad aprile, i sei uomini
sono comparsi di fronte all’Icc in due diversi processi. A settembre e ottobre, la camera
preprocessuale ha condotto udienze di convalida per determinare o meno il luogo a procedere. A fine anno la decisione dell’Icc rimaneva pendente.
Ad aprile, il governo ha chiesto che i casi fossero dichiarati inammissibili davanti all’Icc,
in quanto grazie agli emendamenti alla legislazione keniana, tra cui l’adozione di una
nuova costituzione e l’emanazione della legge sui crimini internazionali, “i tribunali nazionali erano ora in grado di processare i reati legati alla violenza postelettorale, compresi
i casi sotto giurisdizione dell’Icc”. La camera preprocessuale ha respinto la richiesta,
sostenendo che non c’erano prove di indagini e procedimenti in corso a carico dei sei
sospettati e che la promessa di seguire i casi non poteva essere utilizzata per impedire
la giurisdizione dell’Icc.
A marzo, il governo ha cercato invano di ottenere un pronunciamento da parte del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a favore di un trasferimento dei casi dell’Icc.
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Il governo non ha fatto niente riguardo a una mozione parlamentare approvata nel dicembre 2010, che chiedeva allo stesso di avviare il ritiro del Kenya dallo Statuto di
Roma e di abrogare la legge sui crimini internazionali che incorpora lo Statuto nella legislazione keniana.
Il 28 novembre, l’Alta corte ha stabilito che il governo aveva l’obbligo di procedere all’arresto del presidente sudanese al-Bashir, in forza degli esistenti mandati d’arresto
emessi dall’Icc nei suoi confronti, in caso di una sua futura visita in Kenya. Il governo
ha annunciato la propria intenzione di appellarsi contro la decisione.
COMMISSIONE VERITÀ, GIUSTIZIA E RICONCILIAZIONE
La commissione verità, giustizia e riconciliazione (Truth, Justice and Reconciliation Commission – Tjrc) ha condotto udienze pubbliche in tutto il paese, in cui singole persone
hanno reso deposizioni riguardo alle presunte violazioni dei diritti umani, all’impatto
della corruzione generale, alle ingiustizie relative alla terra e ad altre tematiche che rientrano nel suo mandato. La commissione aveva in programma di concludere queste
udienze entro la fine di gennaio 2012 e di condurre udienze a tema a febbraio e marzo.
Il rapporto finale contenente i risultati e le raccomandazioni era previsto per maggio
2012. Il lavoro della commissione è stato ostacolato da un insufficiente stanziamento
di fondi.
A fine anno, un tribunale incaricato di indagare sulla presunta mancanza di credibilità
del presidente della commissione non aveva ancora iniziato il suo lavoro. Il presidente
aveva infatti intentato una causa, ancora pendente, per bloccare le indagini del tribunale
sulla sua presunta complicità in violazioni dei diritti umani del passato, rientranti nel
mandato della Tjrc. Il presidente è rimasto sospeso dall’incarico per tutto l’anno.
VIOLENZA CONTRO DONNE E RAGAZZE
Nelle sue osservazioni conclusive, il Comitato Cedaw ha espresso preoccupazione per la
“persistenza di norme culturali ostili, pratiche e tradizioni così come di atteggiamenti patriarcali e di stereotipi profondamente radicati riguardanti i ruoli, le responsabilità e le
identità di uomini e donne in ogni sfera della vita”. Il Comitato ha osservato che tali stereotipi perpetuano la discriminazione nei confronti delle donne e contribuiscono al persistere della violenza contro le donne e di pratiche dannose, comprese le mutilazioni genitali
femminili, la poligamia, il prezzo sulla sposa e l’eredità della moglie. Il Comitato ha
espresso preoccupazione poiché, nonostante le donne dovessero affrontare questi aspetti
negativi, il governo “non aveva intrapreso energiche e sistematiche azioni per modificare
o eliminare gli stereotipi e i valori culturali negativi nonché le pratiche dannose”.
DIRITTO ALL’ALLOGGIO – SGOMBERI FORZATI
A settembre, oltre 100 persone sono morte a seguito dell’esplosione di un oleodotto nel106
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l’insediamento non autorizzato di Sinai, nella zona industriale di Nairobi. L’incendio che
ne è seguito si è rapidamente diffuso all’interno dell’insediamento a causa dell’elevata
concentrazione di alloggi, della scarsa qualità dei materiali con cui erano costruiti e della
mancanza di strade d’accesso per i servizi d’emergenza.
A ottobre e novembre, le autorità hanno effettuato sgomberi forzati di massa e demolizioni di case in almeno cinque insediamenti di Nairobi, sia autorizzati che non, per la
maggior parte nei pressi dell’aeroporto Jomo Kenyatta, dell’aeroporto Wilson e della base
aerea Moi. Gli sgomberi hanno lasciato senzatetto centinaia di famiglie. Secondo le autorità aeroportuali del Kenya, gli sgomberi erano necessari per recuperare terreno per
l’aeroporto, allo scopo di impedire possibili disastri aerei. Nella maggior parte dei casi i
residenti hanno obiettato che non era stato dato loro adeguato preavviso prima delle demolizioni né la possibilità di contestarle o di chiedere un alloggio alternativo. Migliaia di
residenti dell’insediamento di Kyang’ombe, adiacente all’aeroporto internazionale Jomo
Kenyatta, sono stati sgomberati con la forza dalle loro abitazioni dalla polizia e da altro
personale, che ha agito su indicazione dell’autorità aeroportuale del Kenya. Ciò è avvenuto nonostante l’esistenza di un’ordinanza provvisoria di tribunale, chiesta da un gruppo
di residenti, in attesa del risultato di un caso giudiziario relativo alla proprietà del terreno.
In almeno tre casi distinti nel corso dell’anno, l’Alta corte ha stabilito che il diritto a un
alloggio adeguato, ai sensi dell’art. 43 (1) della costituzione, comprendeva il divieto legale di sgomberi forzati. A fine anno, il governo non aveva rispettato l’impegno, assunto
nel 2006, di pubblicare linee guida nazionali sugli sgomberi.
SFOLLATI INTERNI
I dati del governo resi pubblici a settembre indicavano che la maggior parte delle persone
sfollate a causa della violenza postelettorale del 2007-2008 aveva fatto ritorno alla propria abitazione, era stata integrata in varie comunità o reinsediata in altre parti del paese.
Circa 158 nuclei familiari rimanevano in campi provvisori per sfollati. Ngo locali hanno
riferito che le cifre ufficiali escludevano centinaia di famiglie sfollate, che vivevano ancora in campi provvisori autogestiti non riconosciuti dal governo. Gruppi di persone sfollate a causa della violenza postelettorale hanno obiettato che le misure ufficiali per
aiutarle, come i sussidi, erano inadeguate. Migliaia di altre sono rimaste sfollate a causa
degli scontri etnici prima della violenza del 2007-2008.
RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO
A novembre, oltre 152.000 rifugiati somali in fuga dal conflitto e dalla siccità erano arrivati nei campi di Dadaab, nel Kenya orientale. A luglio, il governo keniano ha aperto
una nuova ala del campo Ifo. Tuttavia, lo spazio e le strutture per i residenti dei campi
continuavano a essere inadeguati.
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RAPPORTO 2012
A ottobre, il governo ha schierato l’esercito keniano in Somalia per combattere contro il
gruppo islamista al-Shabab. A seguito dell’intervento, il governo ha interrotto la registrazione dei nuovi arrivi a Dadaab da parte dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i
rifugiati, e il trasporto dei richiedenti asilo dal confine fino a Dadaab.
A ottobre, novembre e dicembre, ci sono stati molti attentati dinamitardi ed esplosioni
nelle cittadine di confine del Kenya nordorientale e un attentato a un parcheggio degli
autobus pubblici a Nairobi, da parte di sospetti membri e simpatizzanti di al-Shabab.
Molte persone sono state uccise incluso un rifugiato a capo del campo di Hagadera, a
Dadaab, e decine ferite. Il governo ha annunciato che avrebbe indagato sugli attentati.
PENA DI MORTE
I tribunali hanno continuato a comminare condanne a morte ma non ci sono state esecuzioni.
Alcuni tribunali hanno ignorato la decisione della corte d’appello del luglio 2010, che
aveva stabilito l’incostituzionalità dell’applicazione obbligatoria della pena di morte.
MISSIONI E RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Delegati di Amnesty International hanno visitato il Kenya a gennaio, marzo, luglio, ottobre, novembre e dicembre. L’organizzazione ha un ufficio a Nairobi.
Examination of Kenya’s state report under the Convention: Oral statement by Amnesty
International to the CEDAW Committee (AFR 32/001/2011)
Kenya’s application before the International Criminal Court: A promise is not enough to
pre-empt the Court’s jurisdiction (AFR 32/003/2011)
Kenya: Fire shows need for protection for slum-dwellers (AFR 32/005/2011)
Kenya: Triple killing by police must be investigated (PRE 01/022/2011)
Kenya must comply with ICC summons on post-election violence (PRE 01/126/2011)
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