I figli di Bossi vanno a zappare

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I figli di Bossi vanno a zappare
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ITALIA
Sabato 14 settembre 2013
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::: SVOLTE ESISTENZIALI
La battaglia
Veneto indipendente:
fra una settimana
sapremo la verità
Il governatore Luca Zaia [LaPresse]
::: MATTEO MION
 «L’adesione delle terre di San Marco al
regno di Vittorio Emanuele II è avvenuta in
forza di un plebiscito farsa e manipolato:
quel plebiscito che Indro Montanelli definì
una vera e propria truffa».
Queste le parole che usa Alessio Morosin –
Presidente onorario del partito Indipendenza Veneta – nel suo saggio intitolato Autodeterminazione nelle librerie in questi giorni. E
mai pubblicazione è stata più tempestiva,
perchè martedì 17 il Consiglio regionale del
Veneto vota l’ammissione del referendum
indipendentista. Nel suo scritto Morosin
spiega le ragioni filosofiche e storiche su cui
si fonda il diritto all’autodeterminazione del
Popolo Veneto.
I 1100 anni di vita della Serenissima, infatti, sono «il titolo legale dato dalla storia che
non ha bisogno di conferme da norme di diritto positivo attuali dell’ordinamento italiano». Morosin analizza da buon giurista la via
d’uscita democratica dallo stato italiano la
cui vita è invece di soli 150 anni. Immagina
un Veneto indipendente e sovrano perché
«per l’Italia non ci sarà alcuna perdita di territori, atteso che essa tornerà ad essere quella
che era nel 1861, cioè senza alcuna deminutio rispetto alle sue origini».
«L’indipendenza della nuova Repubblica
Veneta poggia sulle solide basi della legittimità data dalle norme del diritto internazionale e trova la sua spinta maieutica nella libera volontà costituente del Popolo Veneto»
– scrive il leader d’Indipendenza Veneta. Partito indipendentista che ha raccolto ben
20.000 firme e le ha portate all’attenzione del
governatore Zaia. La Regione ha dato riscontro alle istanze referendarie e tra qualche
giorno sapremo se l’iter democratico, auspicato e descritto dal Morosin, sarà realtà oppure no. Certo è che il diritto alla libera
espressione delle proprie idee è tutelato dalla
Costituzione italiana e pertanto non vi sarebbe motivo di negare a qualsivoglia regione
una mera consultazione.
Martedì 17 il Consiglio veneto può scrivere
una pagina di storia per innescare un percorso indipendentista. Veneto e Italia come
Quebec e Canada, Catalogna e Spagna, Scozia e Gran Bretagna: vagiti di autodeterminazione principio sancito nel diritto internazionale e ratificato dall’Italia nel 1955. Commovente la pagina 154 del libro di Morosin ove
riporta il discorso di commiato del degano di
Perasto, cittadina veneta nella costa dalmata,
pronunciato rivolto alla bandiera di San
Marco al momento della perdita della Madre
Patria Serenissima dopo giorni di furiosi
combattimenti «…per ti in perpetuo sarave le
nostre sostanze, el nostro sangue, la nostra vita e, piuttosto che vederte vinto e desonorà dai
toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avarave sepelio sotto de ti! Ma za che altro no ne
resta da far per ti, el nostro cor sia l’onoratissima to tomba, e el più puro e el più grande
to elogio le nostre lagreme!». Non so se tutti i
Veneti esprimerebbero la stessa autodedizione rivolti al tricolore: martedì ne sapremo
di più. Intanto grazie Alessio: iterum rudit
leo!
www.matteomion.com
Renzo Bossi al lavoro nel frutteto della fattoria di Brenta (Va) [Foto da un servizio del settimanale «Oggi»]
La nuova vita del Trota
I figli di Bossi vanno a zappare
Dalla politica ai maialini: Renzo e Roberto Libertà hanno aperto una fattoria
::: GIANLUCA VENEZIANI
BRENTA (VARESE)
 Due asinelli a far da guardia al
casolare, due maialini all’interno di
un recinto. E all’interno dell’azienda
loro due, Renzo e Roberto Libertà
Bossi.
Non hanno messo su una trattoria, come scriveva ieri La Stampa,
ma continuano a portare avanti la
loro fattoria «Tera Nostra» a Brenta,
in provincia di Varese, con l’intenzione di ingrandirla e diversificare la
produzione. «Ora», ci dice Roberto
Libertà, cappello a visiera, scarponi e
tenuta da agricoltore, «abbiamo tolto i box dei cani e costruito, al loro
posto, delle stalle per pecore. Intendiamo produrre latte con i nostri
stessi animali».
La nuova attività è testimoniata
dalle balle di fieno che appaiono
all’ingresso, biada buona per gli ovini. E dalla presenza di un paio di fattori, che aiutano i Bossi junior a portare avanti il loro nuovo business. «Ci
vorrà ancora molto per crescere»,
ammette uno dei due, «fino a tre anni fa qua non c’era praticamente
nulla». Il lavoro intenso per trasformare un casolare sperduto in
un’azienda efficiente è reso possibile anche dal contributo di alcuni tecnici che, come ci confermano dal
Comune di Brenta, stanno studiando progetti per creare strutture adibite all’allevamento nella tenuta
Bossi. «Forse è il primo passo per dare vita a una trattoria o a un agriturismo, ma per il momento nessuno ci
ha ancora chiesto delle autorizzazioni», ribadisce l’impiegato del Comune.
L’atmosfera bucolica dell’azienda
viene intaccata solo dalla presenza
di alcune auto di grossa cilindrata
che creano un piccolo via vai davanti
al cancello d’entrata. «Renzo arriva
sempre con il fuoristrada», ci dice un
uomo che abita vicino alla cascina.
Chissà, forse il figlio del Senatùr cre-
.
VERDE PADANO
Dall’alto: i maiali dei fratelli Bossi; balle di fieno
pronte per nutrire il bestiame e un dettaglio della facciata del casale di
Brenta, nel Varesotto
de ancora di dover andare a lavorare
in Regione...
Roberto Libertà, con la sua auto da
campagna, usa invece mezzi molto
più spartani. «Vengo qui nel primo
pomeriggio e bado alle mie pecore.
Lavoriamo insieme, io e mio fratello,
ci diamo una bella mano». Renzo pe-
IN ARRESTO UN 40ENNE
Ricattava il fratello
della Boldrini
Un uomo di 40 anni, romagnolo, è
stato arrestato con l’accusa di aver
tentato di estorcere qualche migliaio di euro a uno dei fratelli della
presidente della Camera Laura
Boldrini. Il 40enne aveva messo insieme un dossier con notizie a detta degli inquirenti totalmente prive di fondamento. Il ricattatore è
stato bloccato in flagranza di reato
a Monte Roberto, in provincia di
Ancona.
rò, e sono già le 18, non è ancora arrivato. «Ti faccio chiamare da lui, che
ne sa molto di più», mi dice Roberto.
Ma poi Renzo non chiama. Né arriva.
Intanto nella cascina compaiono
alcuni blocchi di cemento utili alla
stalla che sta nascendo alle spalle del
casolare. «Ti prego, non fotografarlo,
dobbiamo ancora ripulire la facciata», fa Roberto, preoccupato
dell’estetica dell’edificio. Eppure,
nel suo stato di rovina, questa struttura immersa nei boschi offre un
senso di libertà – nomen omen, viene da pensare, ricordando il secondo nome di Roberto –e di fuga dai sospetti che sono stati spesi a carico di
suo padre e suo fratello. Qui rivedi il
verde che non è più il verde della Lega, ma il verde dei pini e delle erbacce, che allude al contatto con la terra,
non da difendere in quanto Padania,
ma da coltivare, in quanto madre
gravida di frutti.
Anche le braccia della premiata
ditta R&R, Roberto e Renzo, hanno
trovato il luogo giusto dove spendersi. Niente a che fare con Mani Pulite.
Qui ci sono soltanto braccia sporche.
La base leghista è lontana, a Brenta manca perfino la sezione locale
del partito, bisogna andare fino a
Gavirate per trovarne una. L’unico
Carroccio è il carro che serve a trasportare le balle di fieno per le bestie.
Non c’è neppure il wi-fi, quassù, a
due passi dai monti, cosicché le notizie dal resto d’Italia arrivano in ritardo e più sfumate. «Ma davvero papà
ha detto a un giornale che avremmo
messo su una trattoria?», ci chiede
Roberto con l’aria sorpresa. Forse
Umberto Bossi intendeva «fattoria»
ed è stato frainteso, o forse per lui la
trattoria è quella dove stanno i trattori. E di sicuro qui, nell’azienda «Tera Nostra», se ne vedono tanti, di
trattori. Alludono a fatica e fertile
stanchezza. Perché anche la vita
agra, a volte, sa essere una dolce vita.