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Settimanale d’informazione ANNO LVI- N. 5 euro 1 www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 15 febbraio 2009 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Economia in vallesina eluana Le speranze di fronte alle emergenze e alla disoccupazione di Cipolloni, Mengarelli, Uncini 11 regione marche Il Paese diviso. Il decreto di morte. La sua luce. Domande. Ipocrisia. sport - basket La valorizzazione di quanto offre il territorio La Fileni batte la capolista a Roseto immigrazione Una ricerca sulle seconde generazioni in Ancona e Macerata di M. Chiara La Rovere di Giuseppe Papadia di Paola Cocola 1,4,6,13 2 15 10 Si celebra in Diocesi la Giornata Mondiale del Malato: domenica 15 febbraio alle ore 16 di autori vari Educare alla salute è educare alla vita Q uesta settimana è stata segnata dalla conclusione della vicenda umana di Eluana Englaro, alle ore 20 della sera di lunedì 9 febbraio. Il nostro settimanale è tornato più volte sul tema della difesa della vita e sulla necessità che ciascuno si impegni a favore di questo diritto ed anche questo numero contiene tante riflessioni e testimonianze che ci aiutano a prendere consapevolezza che la vita è un dono che ci è stato dato e del quale nessuno può disporre liberamente. «Che il Signore l’accolga e perdoni chi l’ha portata a questo punto»: è il primo commento del “ministro della Salute” del Vaticano, card. Javier Lozano Barragan, alla morte di Eluana Englaro. “In questo momento - ha concluso il porporato messicano - dobbiamo avere uno spirito di perdono e riconciliazione, non avviare polemiche, e continuare a promuovere il rispetto assoluto alla vita. Sarà poi accertato come è accaduto il decesso e se ci sono responsabilità”. Si celebra l’11 febbraio, in tutto il mondo, la Giornata Mondiale del Malato, nel giorno in cui la Vergine è apparsa per la prima volta alla giovane Bernadette Soubirours, a Lourdes, in Francia, nel 1858. Questa giornata in Diocesi si terrà domenica pomeriggio, 15 febbraio, con il vescovo Gerardo e don Aldo Anderlucci, responsabile della Pastorale della Salute diocesana, che celebreranno la Santa Messa alle ore 16 nella Chiesa dell’Ospedale. L’invito a partecipare è per tutti perché ciascuno di noi abbiamo bisogno di fermarci per comprendere che “educare alla salute è educare alla vita”: è il tema di quest’anno che si rivela quanto mai attuale e che ci ricorda la necessità di educare al rispetto della dignità della persona umana con particolare attenzione, sostegno, vicinanza e accoglienza del malato. Il Vescovo, nella sua riflessione del mattino su Radio Duomo in Blu (tutte le mattine alle ore 7,20 su 106,7 o 95,2 Mhz) per la Giornata del Malato ha chiesto alla Madonna che ci insegni a spendere la vita nel dono di noi stessi. Il Vescovo ha rivolto un augurio alle tante persone sofferenti che invocando Maria trovino in lei conforto e incoraggiamento ed ha affidato alla Vergine tutte le persone che si dedicano a sostenere i malati. b.t. Foto Sir L’Italia riflette con sofferenza e con-passione di fronte ad una morte voluta Perchè il dramma di Eluana Englaro ha spaccato la nazione? E’ stato ed è un dramma quello di Eluana che ha determinato una forte contrapposizione fra “due popoli”, per cui è doveroso chiedersi: dall’una e dall’altra parte è stato tutto strumentale o si è sviluppata una vera battaglia che nasconde quale realtà? Ora la risposta appare facile: è stata ed è una sfida di fronte ad un dilaniante dilemma: sì alla vita anche se diventata del tutto vegetativa oppure sì all’intervento dell’uomo per porre fine ad un essere umano che vegeta ma vive. La Chiesa, da sempre, ha esplicitato la sua posizione a favore della prima soluzione. Ma l’orientamento per la difesa della vita è San Valentino festa degli innamorati accolto, da sempre, anche da tante organizzazioni di ogni orientamento ideologico e da tanti cittadini, atei, laici o laicisti che siano, perché il problema non è religioso, ma umano, di civiltà. Molti altri, anche in seno al mondo cattolico, sono per l’intervento della scienza perché si ponga fine alla “non vita”. Ma chiediamoci: la spaccatura trasversale del Paese nasconde il fatto che se passa il principio della possibile interruzione della vita, anche se una vita puramente vegetativa, un domani passerà il principio dell’eutanasia, cioè dell’intervento attivo per la morte di fronte ad una serie sempre maggiore di anomalie psico-fisiche e, magari, sempre meno gravi? Se così fosse, ci si deve spaventare. Ma poiché c’è chi, nel sostegno dello stato vegetativo dopo tanti anni, vede soltanto l’accanimento terapeutico del quale si chiede la cessazione, si genera questa profonda divergenza nel Paese, divergenza che da anni si ripercuote anche nel parlamento, ormai paralizzato di fronte alla necessità di offrire alla società una legge sulla fine della vita. L’appello al rispetto dei principi della natura di fronte alla morte trova, ormai da molti anni, in forza delle possibilità offerte dalla scienza, un prolungamento della vita che, da una parte appare una conquista, dall’altra appare una tortura. Ed ecco la domanda che sconvolge le coscienze: entro quali limiti vanno rispettate le istanze della natura ed entro quali limiti autorizzare l’ingresso alle conquiste scientifiche senza cadere nell’accanimento terapeutico? Solo la soluzione di questo drammatico dilemma permetterà al parlamento di individuare una linea legislativa. Purtroppo la spaccatura ha investito anche i vertici istituzionali – presidente della repubblica e presidente del governo sia in nome della legge, sia in nome della vita, delle procedure, della pietà. A questo punto non Sabato 14 febbraio ore 19 al Santuario delle Grazie dobbiamo nasconderci che, poiché la pesante dialettica che avviene ai vertici rispecchia la profonda divisione che attraversa il Paese, il rischio di un sussulto che faccia saltare le regole del gioco non appare impossibile. Il terreno è offerto da prevaricazioni e da vuoti legislativi. La magistratura ha sentenziato, dopo mille perplessità, al di fuori della legge e il governo ha tentato di riparare la prevaricazione con la prevaricazione della carta costituzionale. Ed ecco lo scontro, pericolosissimo, ai più alti livelli. E si giunge all’invocazione, da parte del presidente del consiglio, della immediata modifica della Costituzione della quale tutti hanno sem- pre riconosciuto la validità della prima parte. Ben vengano i tanto attesi aggiornamenti della seconda parte, nella speranza che si riesca ad ottenere, finalmente, una radicale sburocratizzazione delle procedure legislative, in attuazione di tante promesse, ma guai a toccare quei principi espressi dalla volontà di personaggi come De Gasperi, La Malfa, Einaudi, De Nicola, Dossetti, Moro, Saragat, Nenni e Togliatti, il quale, sissignori, nonostante la sua inaccettabile ideologia, ha determinato la conferma dei patti lateranensi con il voto favorevole dell’art. 7 della Costituzione. Vittorio Massaccesi [email protected] Santa Messa presieduta dal Vescovo mons. Gerardo Rocconi con benedizione delle coppie, dei fidanzati e degli sposi 2 Cultura e società 15 febbraio 2009 Del più e del meno Cento anni fa, l’aerocurvo di Ponzelli di Giuseppe Luconi U na delle notizie che in questi giorni affollano Internet ci fa sapere che sono in corso i preparativi per celebrare il centenario del Primo Circuito Aereo “che si consumò nella Brughiera di Montichiari”, poco lontano da Brescia, nel settembre del 1909. Si trattava della prima grande manifestazione aviatoria italiana. Si iscrissero a quella gara, dotata di centomila lire (a quei tempi, una gran bella cifra), i più celebri aviatori del tempo: sette piloti italiani, quattro francesi, e un americano. Fra gli aerei in gara, quello di uno jesino: Riccardo Ponzelli. Il nostro concittadino, pilota anche lui (terzo italiano in assoluto a conseguire il brevetto), viene ricordato soprattutto per essere stato il primo a levarsi in volo, l’anno dopo, sul cielo dell’Argentina. Ma chi era Riccardo Ponzelli e come era arrivato a trovarsi tra i pionieri dell’aviazione italiana? °°° Aperto alle conquiste del progresso, Ponzelli era stato tra i fondatori e primo presidente del Club Escursionisti di Jesi, tra i primi jesini a possedere un’automobile e ad introdurne il commercio in città. Giovanissimo, aveva seguito con crescente interesse le notizie sulle nuove macchine volanti. Aveva 32 anni quando, nel 1907, si era divertito a realizzare col fil di ferro un modellino di aereo di sua invenzione. L’anno dopo, a Bologna, in occasione di un circuito automobilistico, aveva conosciuto l’osimano Muzio Gallo ed il bolognese Mario Cobianchi, personaggi del mondo dell’aviazione, che lo avevano introdotto nell’ambiente e convinto a partecipare al Circuito di Brescia. Ponzelli progettò così un suo aeroplano, affidandone la costruzione all’officina torinese dell’ingegnere Franz Miller. L’apparecchio, “ufficialmente battezzato Aerocurvo Ponzelli Miller, era un monoplano monoposto caratterizzato da un’ala, a diedro curvo pesante 300 chili e mosso da un motore Miller da 35 cv.”. La costruzione fu completata giusto in tempo per partecipare al Circuito Aereo di Brescia, che si svolse alla presenza del re, Vittorio Ema- nuele III. A quella manifestazione, per la prima volta, nei panni del giornalista, c’era anche lo scrittore Franz Kafka. Doveva raccontare degli aerei in volo, ma la sua curiosità era volta soprattutto al pubblico. Tra una folla affascinata e ipnotizzata, Kafka notò la presenza di Giacomo Puccini e Gabriele D’Annunzio, osservando “come il musicista avesse un naso da bevitore” e D’Annunzio, sempre in cerca di una posa fotogenica, “recitasse una poesia su Icaro e rilasciasse interviste sulla divinità del volo”. Il velivolo di Ponzelli venne affidato “alle esperte mani” di un padovano, il barone Leonino Da Zara (sarà poi il primo presidente dell’Aero Club d’Italia). Purtroppo, per la scarsa potenza del motore, Da Zara non riuscì a far decollare l’aerocurvo, che finì la sua corsa contro una staccionata. Vinse l’americano Glenn Curtis. °°° Due anni dopo, nel marzo del 1911, in un’intervista rilasciata al settimanale jesino Il Birichino Riccardo Ponzelli dichiarava: “Io non considero l’aviazione come un acrobatismo. Considero l’aviazione per ciò che realmente è: una scienza cioè che muove ora i primi passi, una scienza che, senza dubbio e in tempo non lontano, si affermerà e modificherà sensibilmente la vita sociale, ma che ha bisogno di un grande studio, di pazienti ricerche, serie prove”. Ponzelli aveva visto giusto, ma forse neppure lui immaginava come e quanto si sarebbe sviluppata e affermata l’aviazione. Nei due disegni: Riccardo Ponzelli (visto da Duilio Diotallevi) e l’aerocurvo Ponzelli-Miller. 13 febbraio: le associazioni astrofile jesine per l’ambiente I In piazza: M’illumino di meno n occasione della giornata dedicata al risparmio energetico, venerdì 13 febbraio “M’illumino di meno”, organizzata a livello nazionale dalla trasmissione radiofonica di Rai 2 “Caterpillar”, le Associazioni astrofile “Vaghe stelle dell’Orsa” e A.J.A. di Jesi, nonché l’Associazione nazionale per la protezione del cielo notturno “Cielobuio”, parteciperanno all’evento con una loro iniziativa in Piazza della Repubblica di Jesi. Dalle ore 17.30 alle 20 di venerdì 13 febbraio saranno proiettate immagini didattiche sull’inquinamento luminoso e sulla critica situazione di Jesi che è in netto ritardo nell’applicazione della Legge Regionale 10/02 che disciplina il contenimento dell’inquinamento luminoso e il risparmio energetico nelle Marche. Tempo permettendo, approfittando dell’intensità delle luci che per l’evento sarà abbassata, si effettuerà un’osservazione telescopica pubblica di alcuni oggetti astronomici presenti nel cielo. La pluralità della nostra regione, da limite a fattore di rilancio Obiettivo promozione: Prodotto Marche “Prodotto Marche: agire insieme per costruire un’offerta complessiva di territorio”. Rientra nel progetto “Marche d’eccellenza”, un percorso di studio ed approfondimento programmato da Ubi-Banca Popolare di Ancona di concerto con la Regione Marche e in partnership con il management di “Tipicità: Festival dei prodotti tipici delle Marche”. Obiettivo strategico: promuovere il brand “Marche”, in tempi di mutamenti determinati dalla crisi dei modelli economici. A parlare sono esponenti del mondo economico, istituzionale e giornalistico. La proposta: «fare della nostra pluralità il nostro cavallo di battaglia» così esordisce il moderatore del confronto Angelo Serri, direttore di “Tipicità”. L’evento, che precede di poco la 17ª edizione di “Tipicità” (7, 8 e 9 marzo), consueto appuntamento con il made in Marche, non a caso si è svolto nel terminal Arrivi dell’Aeroporto “Raffaele Sanzio” di Ancona-Falconara, «luogo simbolo, struttura fondamentale per lo sviluppo turistico delle Marche» dice il direttore generale Ubi-Banca Popolare di Ancona Luciano Goffi, per cui è venuto il momento di «imparare a mettere in campo sinergie di risorse e di energie». Se diverse sono le prospettive dei relatori, uno è il concetto: fare sistema nella pluralità. «Nei prossimi tre anni saranno spesi quasi 22 milioni per la promozione» sostiene il vice presidente della Giunta delle Marche Paolo Petrini «è importante che i Comuni programmino lo sviluppo turistico in sinergia, e così per la pianificazione urbanistica, e su questa direzione si devono proporre incentivi; l’Assessorato ha cercato di mettere insieme le varie eccellenze del territorio, ad esempio con il programma di sviluppo agricolo europeo». «I programmi dell’Aeroporto seguono le esigenze della Regione» tiene a chiarire il direttore generale Aerdorica Marco Morriale «non possono prevedere nuovi servizi se la Regione non ha necessità di sviluppare numeri maggiori di traffico». Patrizia Casagrande, nella doppia veste di presidente della Provincia di Ancona e presidente STL “Marca Anconetana”, difende il Sistema Turistico Unico: «non è l’ennesimo carrozzone ma ha come presidente la presidenza della Provincia e come esecutivo i sindaci della Vallesina, insieme al punto di vista della Camera di commercio. Abbiamo creato reti utili e dinamicità promosse dai Comuni (pensiamo alle stagioni liriche o al Summer Jamboree). Ci vuole competizione e non contrapposizione». Per l’assessore regionale al turismo e alla cultura Vittoriano Solazzi «la politica dei 100 campanili deve servire a differenziare l’offerta; il nostro è un turismo balneare, montano, in un territorio che è un museo diffuso» e precisa i punti strategici: «investire nella comunicazione originale, fare sistema (antidoto allo sperpero di risorse), un marketing che miri a segmentare il mercato, con un’offerta differenziata, la qualità». Presente anche il vice direttore di QN/Il Resto del Carlino Pierluigi Masini che parla di un «sano protezionismo marchigiano come carta da sfruttare di fronte al “villaggio globale”». Stoccata del presidente regionale Confindustria Turismo Marco Calvaresi, che chiede agli enti locali una Cabina di regia per individuare una strategia per fare sistema: «la qualità non va solo sbandierata e occorrono fondi strutturali che la garantiscano in tutte le strutture ricettive». A parlare di un forte turismo religioso è Don Mario Lusek, direttore Ufficio Pastorale tempo libero, turismo e spot della C.E.I., che ricorda i 108 santuari, le 25 cattedrali, i 73 musei ecclesiastici, e i fondamentali progetti di rilancio dei grandi itinerari religiosi (come la Via Lauretana). Sulla necessità di offrire una vacanza di qualità e certificata punta Paola Michelacci, Cavaliere del Lavoro per l’imprenditoria turistica. «La Regione è ricca quando è appetibile per le multinazionali» e precisa «il politico non può diventare un esperto di eccellenze, ma deve usare l’imprenditore per fare una politica che aumenti l’appeal del territorio». Guido Giambuzzi, presidente Amatori Tour Operator, spiega l’obiettivo voler proporre fortemente le Marche come meta turistica, per peculiarità artistiche, storiche, enogastronomiche: «le Marche per noi sono una sfida». «L’unicità delle Marche è nel suo paesaggio, quindi nelle aziende agricole, nel biologico, nella conservazione della biodiversità» così il presidente Agriturist Marche Augusto Congionti. Tra i relatori anche l’assessore al turismo del Comune di Pesaro Luca Pieri, a esporre come Pesaro abbia puntato soprattutto su due elementi vincenti: un “turismo motociclistico” legato al campione di Tavullia, e un “turismo business” con convention che fruttano 3 milioni di euro in quattro giorni. A chiudere il confronto, i profumi e i sapori dell’opera culinaria dei “Cuochi di Marca” e i vini tipici provenienti dall’Enoteca Regionale. fotoservizio Maria Chiara La Rovere 3 Cultura 15 febbraio 2009 Incontri letterari del Rotary: Ginesi presenta il suo libro e bacchetta “Jesi provinciale” SCUSATE IL BISTICCIO (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it DIMENTICATO IL MOTORINO Tris di omonimie Un lettore affezionato (M.M.) ci fa notare che il nome VESPA non si addice soltanto al popolare conduttore (puntate) e al famigerato insetto (punture): riguarda anche un mezzo di trasporto che furoreggiò nei trascorsi decenni (ricordate Vacanze romane, 1953 ?). Con quest’ultimo tipo di vespa si può programmare un’interessante puntatina verso qualche amena località (soli o in compagnia). EUFEMISMI PIETOSI Si parla di semafori intelligenti. Ma non sarebbe più appropriato chiamarli semafori furbacchioni? PS - Senza dire che l’espressione inglese (smart lights) - di cui quella italiana è un volenteroso calco - ammette astutamente l’una e l’altra interpretazione. Si parla tanto di social card. Qualcuno, con mesto umorismo, ha proposto di chiamarla barbon card. (Personalmente, comunque, non farei tanto lo schizzinoso: con questi chiari di luna...). SCHIETTEZZA BERGAMASCA Cambio di vocale Il direttore di “Libero” ha il pregio di parlare fuori dai denti, di cantarle chiare, di non mandarle a dire. Non ha, come si dice, peli sulla lingua. Il nostro amico Xxxxxx si esprime senza xyxxxx *** Afrodite, foderati La Citazione a cura di Riccardo Ceccarelli Civiltà per Eluana È la civiltà: ci vuole una sentenza, un team medico, un struttura idonea, tanto volontariato per far morire di fame e di sete, ma monitorata, una giovane donna indifesa e bisognosa che, guarda caso, ha trovato chi si prende cura di lei. Sorriderle, accarezzarla, lavarla ed asciugarla. Farle compagnia. Darle da mangiare e da bere. Lindo Giovanni Ferretti in “Il Foglio”, venerdì 6 febbraio 2009. CORRADO CAIMMI A NUOVE SVISTE Dal 14 febbraio al 1° marzo, con orario dalle 17 alle 20 (lunedì chiuso), presso la Chiesa di San Bernardo, in Via Valle 3: Corrado Caimmi a Nuove Viste: percorsi d’arte contemporanea. Organizzazione a cura dell’Assessorato alla Cultura del comune di Jesi. Inaugurazione sabato 14 febbraio alle ore 18.30. 50 anni di cultura, storia e passioni P resentato il 29 gennaio, presso il Pa- Gheddafi, Juan Mirò, il presilazzo della Signoria di Jesi, l’ultimo dente Giorgio Napolitano, Carlo libro del critico marchigiano Armando Rambaldi (creatore di E.T.), paGinesi, 50 anni attorno all’arte. Dal- dre Stefano Trojani (“francescano la A alla Z (edito da affinità elettive e dell’arte”), Sgarbi, Mario Giacoda Cattedrale), vincitore del Premio melli, Josè Guevara. E i ricordi della Cultura 2008 della giuria in- della redazione di Arte Nuova ternazionale del Circolo della Stampa di Oggi, negli anni ‘70, lungo il corso Milano. È il primo dei due incontri cul- di Jesi. turali organizzati dal Rotary club jesino Un concetto su tutti: «la cultura ed è stato presentato dal prefatore del come una chiave che apre tante libro Moris Gasparri e dal presidente porte, instaura e ricuce relazioni del club Maurizio Ricci. diplomatiche, oltre che possibiliIl libro, veramente ricco di esperienze, tà economiche, da prevedere se si vissuti, dati, episodi di ogni tipo e foto- vuole riuscire nelle imprese» afgrafie in bianco e nero («il colore della ferma il professore. Mai avido di memoria» dice Ginesi), ripercorre un giudizi taglienti e aspramente cricammino nell’arte lungo 50 anni, dove tici, Ginesi riserva stoccate polela cultura si mescola alla scoperta del miche alla città natia: «è una città mondo, delle sue problematiche, delle schizzofrenica, che da un lato ha sue bellezze, e all’incontro con i tanti capacità industriale e di proietpersonaggi a cui Ginesi si è accostato tarsi fuori dai confini, dall’altro umanamente e professionalmente. Già rimane sempre provinciale, soterminato nelle librerie, il libro è in se- prattutto nei progetti culturali», e conda ristampa. Oratore preciso, iro- parla di una certa chiusura jesina, nico e brillante, racconta per quasi due di una Jesi che «si pensa città ma ore, della sua attività di studioso dell’ar- si scopre paese». te, delle mostre organizzate nel mondo, «Dopo diversi tentativi, ho dedel giornalismo e delle interviste fatte ciso che con il pubblico qui non farò - e conclude «Jesi deve decidere cosa da lui, del ruolo di console onorario del- più niente, solo con i privati» precisa fare da grande». la Repubblica russa nelle Marche («una convinto «è una questione di dna: se Prossimo appuntamento con il Rotabella rogna ma stimolante» dice). Parla si organizza qualcosa qui i commenti ry, sempre nella sala maggiore di Padella Cina, di Re Juan Carlos, di pittori, sono “costa troppo”, “che ci sarà sotto” lazzo della Signoria: il 26 febbraio con scultori, fotografi da lui incontrati, che … e poi manca assolutamente il respi- Andrea Angeli, portavoce dell’Onu racconta mentre scorrono le foto: ed ro internazionale». in Iraq ed in Afganistan e autore del ecco Renato Guttuso, Giulio Carlo Ar- Non si esime neanche dalla freccia- libro Professione peacekeeper, intergan, Alberto Borgonzoni, gli jesini Fran- tina pungente «La polemica per il vistato dal presidente dell’Ordine dei co Carotti, Paolo Fedeli e Gian Franco gettone di presenza alla Huppert, per giornalisti delle Marche Gianni RosBerti, Bruno D’Arcevia, Lucio Fontana, il premio Moriconi, è stata solo una setti. l’onorevole Fanfani, il primogenito di serie di dichiarazioni “fuori dal vaso” Maria Chiara La Rovere Pergolesi e Spontini in inglese, spagnolo, russo e cinese In preparazione alle celebrazioni del 2010 Il sito della Fondazione Pergolesi Spontini www.fondazionepergolesispontini.com “parla” anche russo e cinese, oltre che inglese e spagnolo. Una vera unicità nel panorama degli enti lirici e dei teatri di tradizione italiani finanziati dal Fondo Unico dello Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali. In vista delle Celebrazioni Pergolesiane del 2010 per il Terzo Centenario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi, l’ente culturale jesino si presenta sul web con un sito ‘poliglotta’, tradotto da tempo in inglese e spa- C inema Nel 1987 esce nelle sale cinematografiche Full Metal Jacket, il penultimo film di Stanley Kubrick. Il film è incentrato sulle folli dinamiche comportamentali proprie del mondo dei marines e della guerra in toto. La pellicola è divisa in tre parti che raccontano tre fasi diverse del percorso affrontato da marines per prepararsi al Vietnam, per combattere e per cercare di sopravvivere. Il narratore di questo percorso è il soldato Joker, Matthew Modine, di professione giornalista e che ha come utopica intenzione quella di andare in Vietnam per svolgere il suo mestiere. Nella prima parte ci viene raccontata la brutalità dell’addestramento al quale vengono sottoposti i soldati. Assoluto dominatore della scena di questa porzione di pellicola è il sergente istrut- gnolo, ed ora anche in cirillico ed in caratteri cinesi per essere comprensibile ad una larga fetta della popolazione mondiale, dall’Asia all’Est Europa fino ai paesi dell’America Latina. L’iniziativa permette di internazionalizzare ancor più l’Opera Italiana, sicuramente uno dei frutti più eccellenti del Made in Italy ed uno straordinario veicolo di promozione della cultura nazionale in tutto il mondo. Nel nome di Pergolesi e di Spontini, autori apprezzati e conosciuti la Fondazione si propone ai potenziali spet- tatori provenienti da Paesi in cui la domanda di Opera Lirica emerge con sempre maggior forza. Il cinese è la prima lingua parlata nel mondo ed è utilizzata da 1.391 milioni di persone di cui 1.213 milioni madrelingua e 178 milioni che la utilizzano quale seconda lingua (Stime Encarta ed Ethnologue). Al terzo posto vi è l’inglese, con 341 milioni di persone madrelingua. Al quarto lo spagnolo con 352 milioni di persone di cui 322 madrelingua. All’ottavo è il russo, parlato da 277 milioni di persone di cui 167 madrelingua. Al diciottesimo è l’italiano parlato da 150 milioni di persone di cui solo 62 madrelingua. Il regista americano Stanley Kubrik e i suoi capolavori Full metal Jacket tore Hartman, Lee Ermey, che provoca i suoi soldati in modo disumano. Le conseguenze dell’addestramento così concepito porterà alla follia il soldato Palla di Lardo che sceglierà la modalità più estrema per dimostrare al sergente Hartman di aver recepito gl’insegnamenti di quest’ultimo. Palla di Lardo uccide il suo superiore poi gira il fucile verso di sé e fa esplodere un Full Metal Jacket, il nome dei proiettili in dotazione ai marines. In questa parte del film si può notare uno stile registico differente da quello che Kubrick adotterà quando ci sposteremo in Vietnam. La rigidità delle regole dell’addestramento viene riprodotto con una regia statica, formale, dove il bilanciamento delle masse che intervengono all’interno delle inquadrature hanno una regolarità ed una geometria estrema. Ellissi temporale: ci troviamo in Vietnam ed il soldato Joker inizia a raccogliere testimonianze dai suoi commilitoni. Joker è in un angolo di Vietnam relativamente tranquillo e vorrebbe svolgere esclusivamente il suo lavoro di giornalista. Nella terza parte del film, Joker ed altri si perdono durante una missione di ricognizione e sono attaccati, in una città fantasma, da un cecchino che riesce ad eliminare alcuni di loro. Joker riesce a trovare il cecchino, una giovane donna vietnamita, ma è in trappola e riesce a salvarsi solo per l’intervento di un altro soldato americano. La donna colpita, moribonda, chiede di essere uccisa per non prolungare l’agonia. Joker perde, se così si può dire, la sua verginità e si trasforma in quell’assassino che non avrebbe mai voluto diventare. In realtà Joker dimostra, anche in questo episodio, di non aver perso la sua dignità, la sua umanità. Il colpo sparato per uccidere la donna è un indice di questa sua fedeltà ad i suoi ideali, al suo dissenso alla guerra. Il film rappresenta come la follia della guerra abbia come fine quello di far degenerare l’uomo ad uno stato disumano. La trama di Full Metal Jacket può essere interpretata come l’Odissea di Joker alla ricerca del suo sé malvagio e la guerra gli farà scoprire la parte più bestiale di se stesso. Questa dicotomia è rappresentata anche nella locandina del film in cui sull’elmetto di un soldato figurano sia il simbolo della pace che le parole “Born to Kill”. Andrea Antolini 4 Attualità 15 febbraio 2009 nessuno puo’ privare un suo simile del diritto alla vita, Alcuni diritti non possono essere messi in discussione Che la storia di Eluana sia luce e non sia vana Decreti di morti di Riccardo Ceccarelli P iù che con rammarico, con una forte indignazione ho accolto la decisione del presidente Giorgio Napoletano a non firmare il decreto del governo che cercava in extremis di salvare la vita di Eluana Englaro, impedendo che si procedesse nei suoi confronti a sospendere la somministrazione di acqua e cibo, come previsto da un decreto della Corte di Appello di Milano e da una sentenza della Cassazione. Decreto e sentenza che peraltro non avevano date improrogabili, salvo il volere del padre, che da anni chiedeva questa soluzione. Non c’era urgenza del decreto legge, ha detto il Quirinale. Per altri decreti, lo posso pure immaginare, ma per Eluana cui si stava in quelle ore togliendo acqua e cibo per vivere, non è ravvisata l’urgenza di procedere all’interruzione. L’esecuzione della sentenza è stata anche l’inizio dell’esecuzione di morte per Eluana. Se non c’era urgenza di fronte ad un’esecuzione di morte, mi sono chiesto quando ci può essere urgenza. Ed ha fatto bene il Governo a fare il decreto per non essere complice di un omicidio e per non creare un pericoloso e preoccupante precedente. Perché Eluana era viva, nonostante che il professor De Monte capo dell’équipe dei quattordici volontari e specialisti che stanno provvedendo all’”accudimento accompagnatorio” di Eluana verso la morte, abbia detto che Eluana era morta da diciassette anni e che era stato “devastato” alla vista di lei nelle ore che in ambulanza l’ha accompagnata da Lecco a Udine. Lui, medico, “devastato” dal corpo di Eluana, che devastato affatto non era, che professione fa? L’orefice? Eluana era viva, togliendole l’acqua e il cibo, è stata uccisa, o sarà uccisa, come accadde a Terry Schiavo nel marzo 2005 negli Stati Uniti. Era viva, non parlava, non comunicava con chi gli era accanto, chiudeva alla sera gli occhi e li riapriva al mattino, non prendeva medicine per vivere, solo acqua e cibo frullato come si dà ai bambini. Così Eluana è stata accompagnata alla morte, cioè si è voluta la sua morte: il decreto che lo avrebbe impedito non era urgente. Ci si prova ora con una legge specifica, ma forse non si arriverà in tempo. Il fine settimana degli onorevoli è stato più sacro della vita di Eluana. L’uomo non è per la legge ma la legge è per l’uomo. In questo caso la legge, una sentenza che formalmente non era di morte (non contemplata dal nostro codice), ma lo era nella sostanza autorizzando la sospensione di acqua e di cibo, ha prevalso sull’uomo, sulla tutela della vita. Altro che moratoria della pena di morte di cui ci siamo vantati in tutto il mondo. La legge ed una certa cultura hanno giustificato l’eliminazione fisica di una disabile, una esecuzione degna dei nazisti. Tutto il resto è un chiacchiericcio indegno. La Chiesa, caro Beppino Englaro, non vuole imporre i suoi principi, difende il diritto suo come quello di sua figlia di bere e di mangiare per non morire. “Non uccidere” non è solo il quinto comandamento, è un dovere scritto dentro l’uomo, nella sua natura, purtroppo l’abdicazione a questo dovere non è nuovo, si sperava che almeno rimanesse tra padre e figlio. Si è proceduto ad una condanna a morte per fame e per sete nel rispetto delle formalità. Sta trionfando anche nella pubblica opinione la lobby della morte. No, caro presidente Napolitano, questo – e siamo in molti a pensarlo – viste le sue recenti prese di posizione, e lo diciamo con rispetto, non ce l’avremmo aspettato. O forse sì, se andiamo ai fatti d’Ungheria del 1956, pensavamo però che il tempo avesse fatto qualcosa. Comunque, ancora con rispetto, le manifestiamo la nostra delusione. Non ce ne voglia. La vita di Eluana e di tante Eluane sconosciute valeva un decreto d’urgenza. “In una società civile ci sono doveri morali che non possono essere messi in discussione: curare è uno di questi”. Chi è l’autore di questa dichiarazione? Si potrebbe pensare Benedetto XVI, invece è Obama, il presidente degli Stati Uniti d’America (TG3 della sera del 5 febbraio scorso). Se “curare” è un imperativo, ancora di più lo è “alimentare”. Ad Udine in questi giorni c’è una donna cui questo diritto inalienabile sta per essere negato: si chiama Eluana. Per dimostrare il mio profondo dissenso rispetto a questa plateale ingiustizia, mercoledì 4, preso un permesso dal lavoro, con un amico mi sono recato ad Udine davanti l’ingresso del “penitenziario” denominato “Clinica La quiete”. Alle ore 16,30 Paolo Ramonda, successore di don Benzi alla guida delle Comunità Giovanni XXIII, cui appartenevano molti dei presenti, ha dato lettura del comunicato stampa che viene qui riportato in parte. “I diritti umani sono universali, inviolabili e inalienabili. Nessuno può legittimamente privare un suo simile della vita chiunque egli sia, perché ciò significherebbe fare violenza alla sua natura. Il primo diritto è il diritto alla vita, dal concepimento fino al suo esito naturale. Molti medici competenti in materia dicono che togliere il cibo ad Eluana significa ucciderla. I magistrati che hanno decretato la sentenza non hanno tenuto conto delle decisioni del comitato nazionale di bioetica che si era espresso contro la possibilità di staccare il sondino che la nutre. La morte sarà consumata atrocemente. Per la prima volta nella storia della repubblica viene fatta morire per sentenza dello Stato una persona non in stato terminale, che respira da sola che deglutisce, e che potrebbe essere nutrita anche senza il sondino. Chiediamo allo Stato che finanzi scelte di vita e non di morte, che sostenga le migliaia di famiglie che tengono presso di sé i loro figli gravemente disabili. Bisogna dire con chiarezza come ha detto Benedetto XVI “che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per sottoposta, questi giorni è afflitta quanto dolce, ma testimoniare da attacchi di tosse. l’amore che aiuta ad affrontare Proprio in questo periodo si il dolore e l’agonia in modo stanno “sgretolando” uno dopo umano.” l’altro i presupposti sui quali è Successivamente è iniziato un stata emesso il decreto: momento di preghiera interval- Eluana è in grado di deglutire: lato da testimonianze di padri e il sondino è stato inserito per madri di casa famiglia. Toccante praticità; l’invito rivolto in uno di questi - vi è la testimonianza di Pieinterventi al sig. Beppino Englaro tro Crisafulli, il cui fratello si di prendersi cura direttamente trovava in una situazione simile della figlia, cosa delegata da ben a quella di Eluana e che allora 12 anni ad un istituto di suore nel 2006 era favorevole all’eutadi Lecco (Dico io, mentre lui era nasia: il sig. Beppino gli ha conoccupato nei ricorsi legali, difidato che la volontà di morire mostratisi negli anni sempre innon era mai stata espressa dalla fruttuosi, secondo il suo punto di figlia, ma era storia inventata da vista, tranne nell’ultimo decreto lui strumentalmente, per ottenedella Corte d’Appello di Milano: re un verdetto favorevole. Non è una sentenza da rispettare, Inoltre anche le Comunità di ma un decreto, non è definitiDon Benzi si sono dichiarate divo perché per sua natura può sponibili a prendersi carico della sempre essere modificabile. E poi cura di Eluana, come già fatto non obbliga nessuno ad eseguirlo, in precedenza dalle suore presso autorizza ma non obbliga). cui è stata ospitata fino ad oggi, Eluana è considerata dalle suore e quindi non si vede perchè si “una di famiglia”, sono la sua voglia ad ogni costo eliminarla. famiglia, come fanno parte a A questo punto non resta che pieno titolo delle case famiglia di confidare nel buon senso delle Don Benzi casi anche più gravi, e più alte autorità dello stato, che portarla via da Lecco è stato un sappiano liberarsi da questioni allontanarla dalla sua famiglia di parte, per salvare una vita e, probabilmente a causa degli innocente. sbalzi di temperatura cui è stata Paolo Carletti Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* Immigrati e lavoro I l lavoro degli immigrati nel nostro Paese continua ad essere molto discusso. La crisi ne ha poi accentuato i toni negli ultimi mesi; speriamo che la punta sia stata toccata in questi giorni e che ora si possa affrontare questo tema complesso rimettendo al centro la persona e le ragioni della convivenza umana. Il dibattito è stato caotico con un susseguirsi di prese di posizione di ogni genere. Si è dibattuto a lungo, per esempio, sulla opportunità di una “moratoria” dei flussi di nuova immigrazione perchè renderebbe insicura l’occupazione degli italiani. Di fronte a risorse scarse (il lavoro) c’è sempre la tentazione di chiudersi dentro forme di protezionismo di qualunque natura. Così come non sono mancate e non mancano dichiarazioni che alimentano la paura e atteggiamenti contrari alla cultura dell’”inclusività” e dell’”accoglienza”. A noi sembrano scolpite sulla pietra, invece, le parole di Giorgio Napolitano secondo cui gli immigrati sono “un fattore di freschezza e forza”. Del resto oramai rappresentano una forza significativa, non solo quantitativamente, sia del “lavoro” che dell’”imprenditoria”. Mettiamo fine dunque a questa battaglia sbagliata sia civilmente che economicamente. Ma cosa pensano gli italia- ni? I risultati di un recente sondaggio di ma a “sintomi allarmanti di tendenze difIpsos PA per il Corriere della Sera [20 no- fuse”. In questo contesto, la testimonianza vembre 2008] ci danno un’idea di cosa stia di un giusto approccio alla gestione, intesuccedendo e i rischi che ne conseguono. grazione e valorizzazione degli immigraC’è un gruppo minoritario di cittadini ti nella società e nel lavoro, può venire “positivo” nei confronti degli immigra- dalle imprese che possono aiutare molto ti, un gruppo più numeroso che è “osti- in questa direzione. Ci sono molte azienle” perché li considera una minaccia e un de, infatti, multinazionali e domestiche, a terzo gruppo infine, ancora più rilevante proprietà diffusa e a controllo famigliare, numericamente, di “pragmatici”, persone grandi e piccole, che stanno battendo da cioè che pur non considerando l’immi- tempo la strada fondata sulla convinziograzione una minaccia sono consapevoli ne che successo aziendale e integrazione, che costituisce un problema da affron- performance e “diversità” diano eccellenti tare. Possono aiutare questa situazione, risultati. Ce n’è ampia e documentata proci domandiamo, prese di posizione che va in molte indagini ed inchieste. Fa molaccrescono diffidenza, alimentando chiu- to riflettere poi la notizia che decine di sura ed ostilità verso l’”altro”? Non cre- migliaia di manager e professionisti licendiamo proprio, anzi crediamo che siano ziati dall’Occidente in piena crisi, stanno profondamente irresponsabili. Ben ven- “cercando lavoro” nei paesi a più alto tasso gano allora dichiarazioni come quella del di crescita. Nel mondo c’è un lavoro per Presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu tutti; occorre però credere che il mondo [Corriere della Sera, 2 febbraio), che pro- appartenga a tutti. Non dimentichiamo va a ricollocare la questione anche nel suo poi che tutti siamo stati o, forse, divensignificato di realtà: “…l’immigrazione è teremo emigrati in questo mondo. Una un fenomeno che orienterà i processi eco- prova? “Via gli operai italiani, ci rubano nomici e sociali dell’Europa per un seco- il lavoro” è stata la reazione di alcune malo, non lo si può affrontare con l’orecchio estranze inglesi contro la decisione di una teso alle voci delle osterie della Bassa pa- raffineria di petrolio sulla costa orientale dana”. Il Presidente della Repubblica, dopo dell’Inghilterra di assumere un gruppo di i “raccapriccianti” episodi più recenti, è lavoratori italiani. Chi la fa se l’aspetti! ritornato sulla questione avvertendo che Docente Università LUISS Guido Carli siamo di fronte oramai non a fatti isolati, [email protected] notizie in breve Vertice dei Comuni sulla crisi economica Vertice a Maiolati Spontini fra amministratori locali, Regione e categorie produttive sulla crisi economica: sabato scorso si è tenuto un incontro fra tutti i sindaci dei Comuni del Cis e il primo cittadino di Jesi per analizzare congiuntamente il problema della crisi occupazionale e concertare i possibili interventi. Il sindaco di Maiolati Spontini Giancarlo Carbini sottolinea l’importanza dell’iniziativa “in un momento molto particolare per l’occupazione, visto che la crisi si sta rilevando ogni giorno di dimensioni sempre più preoccupanti e i Comuni si trovano sollecitati su tanti fronti. E’ l’Amministrazione comunale, l’ente più vicino ai cittadini, che accoglie in primis le richieste di aiuto di chi non riesce a pagare l’affitto, le bollette, i servizi comunali o addirittura ha difficoltà serie ad arrivare alla fine del mese”. L’incontro ha lo scopo di verificare, da parte dei Comuni, le possibili iniziative da mettere in campo “possibilmente in maniera concertata – sot- tolinea Carbini – per evitare, ad esempio, che due lavoratori di una stessa azienda, entrambi licenziati ma residenti in Comuni diversi, trovino risposte diverse. L’iniziativa è solo un primo passaggio. Insieme si deciderà come proseguire con questo tavolo di concertazione e se estendere lo stesso ad altre rappresentanze delle categorie produttive, come il commercio o l’agricoltura, e dei lavoratori, ossia i sindacati”. Inquinamento dell’aria L’associazione Jesi nel Cuore ha chiesto nei giorni scorsi all’Amministrazione Comunale di conoscere il livello di inquinamenti dell’aria. Nel corso di iniziative pubbliche organizzate sul problema della riconversione SADAM è più volte emersa questa preoccupante denuncia, aggravata dal fatto che laddove alcuni dati sono stati registrati sono stati evidenziati sforamenti del livello di guardia senza che il Sindaco abbia adottato provvedimenti per mitigare l’inquinamento e riportarlo entro i limiti di soglia. 5 Cultura 15 febbraio 2009 Ottavo centenario della Cattedrale (XXVIII) T L’ARCI-Confraternita del Sacramento ranquilli, non si tratta di una filiazione dell’ARCI (= associazione ricreativa culturale italiana, notoriamente navigante in acque sinistrorse) da parte della Confraternita legata alla cattedrale, avente come finalità quella di promuovere il culto dell’eucaristia. Quell’arci- significa invece che essa vanta diritti di primogenitura su tutte le altre della diocesi: i suoi Statuti infatti sono serviti da modello per quelle presenti (un tempo) in molte parrocchie. E’ stata aggregata infatti nel 1540 alla Confraternita del Corpus Domini eretta in Roma l’anno prima da Paolo III in S. Maria sopra Minerva, e nel 1739 ha avuto l’aggregazione all’Adorazione Perpetua in S. Maria ad Martyres, sempre in Roma. Come si sa, le Confraternite erano associazioni laicali nate nell’ambito della chiesa, in genere con finalità cultuali e caritative. Il periodo di maggior sviluppo è stato quello fra i secoli XVI e XX. Soprattutto per questo secondo scopo (pensiamo alle Misericordie toscane) ricevevano lasciti di beni immobili da confratelli e pie persone. In tempi recenti il loro ruolo nella chiesa è stato occupato da altre associazioni laicali (tipo Azione cattolica) e, specie dopo il Vaticano II, dai numerosi movimenti (Corsisti, Neocatecumenali, Focolarini, ecc.). In quest’ultimo decennio si assiste ad un certo revival delle confraternite: ad esempio ogni anno nelle Marche si organizza un ben riuscito convegno, mentre pare che nel 2011, anno del Congresso eucaristico nazionale di Ancona, Jesi dovrà ospitare un loro raduno nazionale con circa 15mila partecipanti. Diamo ora un’occhiata agli Statuti della nostra Confraternita. Retta da quattro priori e due sagrestani, i confratelli erano tenuti ad accostarsi ai sacramenti (confessione e comunione) almeno tre volte l’anno (per quei tempi era tanto!). Inoltre dovevano essere presenti all’adorazione del Sacramento nelle Quarantore. Oltre l’annuale processione del Corpus Domini, ce n’era un’altra ogni terza domenica del mese. I confratelli erano tenuti, con indosso veste bianca e mozzetta celeste, ad accompagnare con l’”ombrello”, ceri e suono di campanello i sacerdoti che porta- San valentino Vita, leggenda, reliquie e celebrazionii O Un santo e una festa per chi crede gni anno, a febbraio, ormai in tutto il mondo, si celebra la festa degli innamorati. Pienamente laicizzata dalla società godereccia dei nostri tempi, mantiene tuttavia traccia della sua origine e del suo valore religioso almeno nel riferimento al santo che la denomina. Spesso di lui, però, si conosce poco più del nome… Per la tradizione San Valentino, primo vescovo di Terni nel 197 d. C., si guadagna l’appellativo di “santo dell’amore” per aver celebrato il matrimonio tra una giovane cristiana ed un legionario pagano. Muore il 14 febbraio 273 d.C., perseguitato dal Senato romano per aver sostituito l’antico rito pagano della festa della fertilità, i Lupercalia, con un sacramento religioso cristiano. La sua vita dedita all’apostolato, e nobilitata dal martirio, indusse nel 1644 i cittadini a proclamarlo Patrono di Terni. Ma la notorietà internazionale di San Valentino si deve alla leggenda, nata nei paesi anglosassoni, secondo la quale egli era solito donare ai giovani che andavano a rendergli visita un fiore del suo giardino. Tra due di questi giovani nacque un amore che portò ad un’unione tanto felice che molte altre coppie seguirono il loro esempio, a tal punto da indurre il Santo a dedicare un giorno dell’anno ad una benedizione nuziale generale. Ancora oggi a Terni si perpetua questa usanza nella “Festa della Promessa”: prima i fidanzati che diranno il loro ‘’si’’’ in chiesa entro l’anno, giunti da tutta Italia – o anche da più lontano –, si scambiano un voto d’amore, poi gli sposi che hanno raggiunto il venticinquesimo o il cinquantesimo anno di matrimonio possono rinnovare l’impegno del loro legame. Il vescovo di Terni mons. Vincenzo Paglia, in occasione della celebrazione di quest’anno, ha dichiarato che ‘’in momenti non facili come quelli che stiamo vivendo nella società attuale si riscopre anche il valore della famiglia, l’importanza di avere qualcuno con cui condividere anche i momenti più drammatici. Le centinaia di giovani coppie che, nella basilica di San Valentino, rinnoveranno coralmente la promessa d’amore davanti all’urna del Santo loro protettore, mostrano il volto felice di un amore benedetto’’. Ma anche le Marche hanno un rapporto intimo e particolare con il protettore degli innamorati. Infatti Sassocorvaro, nella diocesi di Urbania, assicura di possedere i resti autentici del santo, conservati in un’urna nell’Oratorio della SS. Trinità. Durante il giorno di San Valentino qui si svolge una semplice processione: i giovani innamorati vanno a rendere omaggio alle reliquie del santo e poi partecipano ad un piccolo rinfresco nella casa parrocchiale. Questa stessa celebrazione ricorre da quasi tre secoli. Altre località rivendicano le spoglie di San Valentino, e ognuna sventola documenti e carte a garanzia dell’autenticità delle proprie ossa. È praticamente impossibile risalire con esattezza al possessore del corpo in questione; ovunque riposi, ciò che conta è la testimonianza di un santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento e generoso, intelligente e rispettoso. E che ci siano giovani coppie che riconoscano nel matrimonio religioso un valore importante, a cui prepararsi attraverso il fidanzamento. Rosa Coscia vano la Comunione ai malati. In compenso si avvantaggiavano di numerosi “sconti di pena” (indulgenze) nel purgatorio e beneficiavano delle tombe (tuttora…in funzione) di proprietà di questo sodalizio. Come ogni Confraternita, anche la nostra possedeva una sua Chiesa o Oratorio (a Venezia erano chiamate “Scuole”: celebre quella di s. Rocco, tutta ricoperta dai “teleri” del Tintoretto). Si trova proprio dietro al Duomo, con un bell’in- 1579, mentre sul soffitto si libra un gresso in pietra che “costituisce Cristo in gloria. Che dire infine deluno dei più bei portali del ma- le Confraternite del SS. Sacramento nierismo jesino, la cui poca noto- nel giorno d’oggi? rietà è pari solo alla sua eleganza” Che esse, nate per l’intensa adora(così recita il libro dell’arte della zione eucaristica promossa dopo diocesi). Sulla finestra la scritta il Concilio di Trento (come rea“ANNO DOMNI MDLXXVIII/ zione alle negazioni protestanti anno del Signore 1578”, mentre della presenza reale), potrebbero sull’architrave è scolpito: “SOCIE- cogliere l’occasione di rinnovarsi TAS CORPORIS XRI D.AESIO/ dal prossimo Congresso Eucarisocietà del Corpo di Cristo di Jesi”. stico. In due maniere. La prima, L’interno si presenta come una quella di organizzare fra gli adepti semplice aula rettangolare di pro- l’adorazione eucaristica, specie porzioni “rinascimentali” (come nella chiesa in piazza (cosa che due cubi affiancati), mentre il sta particolarmente a cuore al soffitto è scandito da “unghiature” Vescovo). Secondo, sulla scia del che terminano con un capitello rinnovamento liturgico, che conpiatto e scanalato (come quelli del sidera l’eucaristia anzitutto come cortile di Palazzo della Signoria): “celebrazione”, la Confraternita del sei di essi portano scolpiti i simbo- Sacramento potrebbe trasformarsi li eucaristici di calice-ostia. La sala in un efficiente “Gruppo liturgico”. serviva per le riunioni e (tuttora) Dovrebbe curare, cioè, la prepacome deposito delle “attrezzature” razione e la divisione dei compiti (lampioni processionali, bandiera, nelle nostre messe. Dove non di divise, campanello e altarini per la rado persiste la vecchia mentalità comunione, ecc.). Davanti all’altare secondo la quale “tanto ci pensa un bel paliotto in scagliola dipinta, tutto il prete”. A meno che non si commissionato da tale Catarina voglia tornare alle messe di LefeSabatina nel 1699 e sopra, accanto vre…: con questi chiari di luna, c’è al Crocifisso, Maria e Giovanni di- poco da scherzare! pinti da Marcantonio Aquilini nel Don Vittorio Magnanelli circolo ferrini Conferenza del professor Enrico Ciuffolotti, seconda parte “... come stella in cielo in me scintilla” P er iniziativa del Circolo “Contardo Ferrini”, il 27 gennaio, a Jesi, nella sala-conferenze del Museo diocesano il prof. Enrico Ciuffolotti ha delineato la figura dell’uomo e del poeta a partire dai ritratti di Giotto e Raffaello e da alcune note biografiche: lo “studente eccezionale” della Scuola francescana di Santa Croce, l’incontro con Beatrice, l’impegno politico e l’integrità morale di fronte alle fazioni in lotta e al potere ambiguo e corrotto del ‘papa Bonifacio VIII. Qualche curiosità…Dante e le Marche Illustrata la “cosmogonia” dantesca, il professore ha presentato alcune immagini dell’Incipit del “Paradiso” (“La gloria di colui che tutto muove…”) fra le quali due stupende miniature: una di scuola bolognese (sec. XIV) e una di scuola veneta. Fra gli incunaboli, primi codici a stampa, c’é un codice senza miniature, stampato nel 1472, quasi sicuramente a Jesi. Pellegrino a Parigi e in Italia, il poeta visita anche le Marche, “il paese che siede fra Romagna e quel di Carlo” (Purg.5°, 69): la Marca anconetana confinante a nord con la Romagna e a sud con il Regno di Napoli, governato nel 1300 da Carlo II D’Angiò. Dante nomina il Montefeltro, il Montecarpegna, Pesaro Urbino, Fano, Urbisaglia e Senigaglia (Par.16°); parla di “un gibbo che si chiama Catria di sotto al quale è consecrato un ermo” (l’Eremo camaldolese di Fonte Avellana) e della “casa di Nostra Donna sul lido adriano” (forse S. Maria in Portonovo o Loreto) (Par.21°). L’itinerario dell’anima “Per capire il Paradiso dantesco - osserva il relatore - ci vuole un’età adulta. Dante affronta il tema della beatitudine ed é straordinario: c’é tutta la sua cultura, la sua sapienza teologale profonda… in questo itinerario dell’anima”. La lettura di alcuni versi de i Canti 24°, 25°, 26° e di tutto il 33° del Paradiso, offerta dal prof. Ciuffolotti con senso critico, chiarezza, sensibilità umana, ha commosso il pubblico elevando gli animi verso la contemplazione delle realtà spirituali. Nel Cielo Stellato san Pietro esamina Dante sulla Fede; san Jacopo sulla Speranza; san Giovanni evangelista sulla Carità. L’uomo di fede: “Credo in tre persone eterne, e queste/ credo in un’essenza sì una e sì trina,/ che sòffera congiunto “sono” ed “este”. De la profonda condizion divina/…. la mente mi sigilla/ più volte l’evangelica dottrina./ Quest’é il principio, quest’é la favilla/ che si dilata in fiamma poi vivace,/ e come stella in cielo in me scintilla” (Par. 24°,139-147). Per intercessione della Vergine Maria, Dante, uomo mortale, ottiene la grazia di fissare lo sguardo in Dio e di intuire nella Luce i misteri della Unità-Trinità e Incarnazione (Par.33°). Oggi, in una società complessa e problematica, che tende a chiudersi nella filosofia spicciola dell’utile immediato, senza progettualità e senza storia, riproporre all’attenzione personaggi che, attraverso i secoli, hanno arricchito di cultura e di umanità la nostra storia, può contribuire alla nascita di un nuovo umanesimo. Dante uomo-poeta-credente del Trecento trascende i limiti del suo tempo per offrire oggi una lezione di vita con la sua arte. E non avrebbe potuto creare un’opera di poesia così sublime se non avesse incontrato Dio nella sua vita. Maria Crisafulli Spigolando La pianta che non muore Un mio stimabilissimo amico qualche giorno fa osservava: “Io ho cura dei miei gerani. Voglio bene alle piante che ho in casa. Se Eluana Englaro era da considerare un vegetale perché non è stata trattata come una pianta di cui continuare ad occuparsi con amore?”. Alla sua aggiungo un’altra considerazione. In un paese che vanta la più alta democrazia e dove è bandita la condanna a morte anche per i più efferati delitti, può essere lecito paradossalmente, e vietandolo i nostri stessi principi costituzionali, togliere la vita ad una creatura del tutto innocente? A.F.C. 6 Jesi 15 febbraio 2009 Petrucciana: Un contributo di Silvano Petrosino eluana: una domanda aperta Abitare la disgregazione e edificare la speranza Oggi i filosofi non interrogano più le essenze, ma i volti, l’esistenza. Proprio da questa svolta, si muove l’anelito del cristiano verso una meta trascendentale, quell’ordo amoris della città celeste, Gerusalemme. Quaggiù però il mondo appare frammentato, niente si tiene più. La città dell’uomo, anche la più piccola, ha perso la sua identità. Il volto urbano cambia velocemente. La disgregazione però è una costante della storia umana e biblica, (le vicende del popolo eletto e la stessa “divina catastrofe” di Gesù secondo le parole di Pio XII). Ma davvero la disgregazione è un male? Il mutamento, il pluralismo, il disorientamento sono davvero un male per il cristiano? Conformarsi a Cristo non vuol dire forse portare l’amore di Dio fino all’indifferenza di sé? Dobbiamo cercare continuamente un degno abitare che, come sottolinea Petrosino, costruisce e coltiva. La speranza non può alimentarsi di risentimento. Solo se consideriamo la città, al pari della creazione, come cosa buona e bella (ancorché per costruire si deve prima abbattere il vecchio edificio), solo se la fede sa nutrirsi di cambiamento, di espansione, di cose nuove che crescono, sapremo essere profezia e educare le coscienze -specie per ciò che riguarda oggi un paganeggiante sminuimento della vita. Ma cosa ha detto in concreto il filosofo S. Petrosino nella conferenza dello scorso 6 febbraio, inserita nell’ambito del ciclo di incontri 200809 dal titolo Il volto nuovo della città disgregazione o convivenza, promossi dalla Petrucciana e dalla Planettiana (info 0731-538345 o 0731207511)? Non certo l’esaltazione multiculturalista della Babele contemporanea, né la difesa della conservazione identitaria. Proprio partendo dall’abitare come tema forte, è stata all’inizio ribadita la concezione dell’uomo come “colui che sa porre una pausa riflessiva”. Non già vitalismo di una “nuda vita”, bensì capacità di iniziativa, dì iniziare, “di curvare il proprio flusso di vita, secondo la propria misura”. E allora, seguendo Gn 2,I5, l’abitare non è la sola perizia tecnica di aggiungere un mattone sull’altro, quanto piuttosto un coltivare che, al tempo stesso, custodisce. Nell’abitare il suo habitat l’uomo è co-attore della creazione, in quanto essa col suo ordine non semplicemente dato è dono fatto all’uomo chiamato ad una relazione personale con Dio (CCC, 299). L’uomo crea da quell’ordine senza il quale nulla è possibile cose nuove. Ma la vocazione dell’uomo non si esaurisce qui. Il vero abitare vuol dire anche custodire la creazione, cioè porsi il senso del limite, umiltà. Chi crea non è mai il Creatore, non è all’origine della vita! Ancora una volta però il custodire è apertura, non è un mettere sotto una teca la città o la stessa verità. Apertura perché, precisa il filosofo, in fondo l’uomo custodisce in sé ciò che gli sfugge, l’alterità –nella triplice scansione della trascendenza orizzontale, quella che per Eliade inizia dal mistero della volta celeste; della trascendenza orizzontale, quella del mistero del volto dell’altro e, infine, dell’interiorità, ossia il mistero che si apre affacciandosi su quell’abisso che è l’io. Così l’uomo è abitato dal mistero. E anche la città è abitata da qualcosa che la supera. C’è in lei una forza disgregatrice (le sue forze centrifughe, le diversità di interessi, lingue, tradizioni), che, però, può diventare forza di convivenza. L’abitare e la città sono apertura a quel mistero che attenta il potere unificante, la volontà di totalità a scapito, per citare Levinas, dell’infinito. Proprio in questa fragilità (che è anche tale dal punto di vista ecologico, perché nessuna città è incontaminata, pura, ideale) si fonda la sua possibilità di fratellanza –e qui torna opportuna la lezione laica di Camus. Senza convivenza non c’è vera custodia, ma pericolosi isterismi e fondamentalismi. Concludo, chiedendomi se simili contributi aiutino il dibattito diocesano. Essi, credo, sono preziosi non solo per tener vivo il cantiere del Progetto culturale, del Progetto culturale giovani (compresi i nascenti social network su Facebook come “Giovani e cultura” o “Chiesa 2.0”), ma anche per dare un senso alla pastorale (che non può essere solo un rincorrersi di iniziative) e per evitare la segregazione dei cattolici dal dibattito intorno alla città dell’uomo. G. Bevilacqua di ELUANA: UNA DOMANDA APERTA Mi ero ripromesso di non parlarne. Ma troppe persone mi hanno posto questa tremenda domanda: cosa si dovrebbe fare? E io non so rispondere. Oggi con voi voglio proprio condividere questo mio non saper rispondere. Che significa: il mio non avere una risposta certa, sicura. Non potevi esimerti allora dall’entrare nella questione? Potevi parlare d’altro, in fondo la psicologia di argomenti da affrontare ne ha così tanti… Perché hai deciso di entrarci? Ho deciso di entrarci perché mi sono accorto che quanto sta avvenendo questi giorni, dopo la presa di posizione di tanti nostri uomini politici (passando per maggioranze e opposizioni, a tutti i livelli istituzionali) abbiamo rischiato, e tuttora stiamo rischiando, di cadere in una tremenda trappola. Una trappola politico istituzionale. Come se il vero problema fosse veramente ‘chi sta con la costituzione e chi invece non vuole rispettarla’! Ma è questo l’interrogativo che ci porta questa giovane donna con la sua vita così misteriosa e incomprensibile? Per noi e per le nostre scienze? Sì, perché è proprio misteriosa e incomprensibile anche per le nostre scienze: medicina, biologia e psicologia non sono ancora riuscite ad entrare pienamente in quello stato di vita che chiamiamo coma. E’ tuttora una zona irraggiungibile, nelle sue aree più profonde, per gli strumenti e le conoscenze di cui disponiamo a tuttoggi. Gli Federico Cardinali specialisti che ne parlano, se vogliono parlare con l’onestà dell’uomo-di-scienza, sanno bene che, accanto a dati di fatto (la mancanza e/o presenza di certe risposte a determinati stimoli), ci portano la loro opinione. Rispettabile, certo, ma sempre opinione. E un’opinione non è un dato di fatto scientificamente provato: è il risultato della lettura che una persona fa quando cerca di mettere insieme le sue conoscenze (scientifiche) e i suoi valori (esistenziali). Sia egli uno specialista o l’uomo della strada. Ed è importante che colui che esprime il suo pensiero tenga presente che quanto più sa (= quanto più conosce i dati che le scienze ci offrono) tanto più deve essere chiaro nel dire: “questo è il dato finora provato dalle conoscenze scientifiche e questo è il mio pensiero”. Distinguendo bene l’uno dall’altro. Quando non si fa questa distinzione e non la si esplicita, facciamo come ai tempi di Galileo, quando i teologi, esperti nelle sacre scritture, pretendevano di insegnare allo scienziato come era fatto l’universo, rifiutando così di guardare la complessità del reale, perché loro ‘sapevano’… Oggi, questo stesso rischio lo corrono sia gli uni che gli altri. Ogni volta che pretendono di proporre il loro pensiero come se solo esso racchiudesse tutta la verità. Eluana. Io credo che questa giovane donna, costretta in un letto da tanti anni, incapace di alimentarsi in maniera autonoma, con il suo silenzio e la sua sofferenza, per noi incomprensibili, ci parla del mistero della vita e della morte. E di fronte a questo mistero, se vogliamo ascoltarlo, non possiamo che provare a ritrovare un po’ di silenzio ed entrare in noi stessi. E provare così a dialogare con la nostra anima. Elie Wiesel, Nobel per la pace 1986, scrive: «… “Ogni domanda possiede una forza che la risposta non contiene più… L’uomo si eleva verso Dio per mezzo delle domande che Gli pone. Ecco il vero dialogo: l’uomo interroga e Dio risponde. Ma le sue risposte non si comprendono, non si possono comprendere, perché vengono dal fondo dell’anima e vi rimangono fino alla morte. Le vere risposte tu non le troverai che in te… Prego il Dio che è in me di darmi la forza di poterGli fare delle vere domande”. Mi convinsi che [attraverso questi pensieri] mi trasportava con sé nell’eternità, in quel tempo in cui domanda e risposta diventano Uno» (E. Wiesel, La notte). Socrate, un grande maestro dell’antichità (IV sec a.C.), insegnava ai suoi allievi che la strada che conduce al vero sapere passa attraverso il sapere di non sapere. Solo se sono consapevole di non sapere troverò la forza di muovermi verso la conoscenza. E la strada maestra è quella di ascoltare le domande che la vita, di giorno in giorno, ci mette davanti attraverso le esperienze che ci fa incontrare. Ascoltare le domande. Quali domande? Le domande che la nostra anima ci pone. E la prima domanda che essa ci pone riguarda proprio il mistero della vita e della morte. Cos’è l’una e cos’è l’altra. E, soprattutto, la inseparabilità dell’una dall’altra. In altre occasioni, su questo giornale, c’eravamo trovati di fronte alla domanda sul senso della vita e della morte. Sul senso del nostro essere nel mondo. Ci dicevamo quanto fosse irrinunciabile per ciascuno di noi ascoltare questa domanda. E tenerla aperta. Forse dovremo davvero tenerla aperta per tutto il fluire del (nostro) tempo, fino all’eternità: perché solo lì, oltre il tempo, nell’Eterno troveremo che domanda e risposta diventano UNO. In Dio, origine della Vita. Io non so quale sia il ‘compito’ con cui Eluana è venuta in questo mondo. Né so quale sia il senso di una presenza così carica di dolore nella vita di suo padre e dei suoi familiari. Tantomeno so se è arrivato per lei il momento di lasciare questa vita: onestamente devo dire che credo che nessun altro possa dare una risposta sicura ad una domanda come questa. Credo di poter dire, comunque, che per la mia anima la sua vita è diventata una domanda aperta. Una domanda che mi accompagna nella ricerca del senso del (suo e) mio essere nel mondo. Adesso. Qui. Con la mia storia, il mio passato e il mio presente. E con il mio futuro, quello che sarà. Molti chilometri separano il suo corpo fisico dal mio: non sarà questa una dimensione del nostro incontro. Ma sento che le nostre anime possono parlarsi. Nel silenzio del raccoglimento e della preghiera. Mi è difficile pensare che dobbiamo decidere noi di lasciarla morire. Ma questa è solo la mia opinione. La mia verità. Ma è poi questa la sua verità? Moie: la biblioteca è aperta anche il sabato mattina Il centro cultuale “eFFeMMe23” sarà aperto al pubblico anche il sabato mattina da sabato 14 febbraio per rispondere alle tante richieste dei cittadini che per motivi di lavoro possono fruire della struttura solo nei weekend. La biblioteca La Fornace di Moie sarà, dunque, aperta al pubblico per i prestiti del materiale documentario e per tutti gli altri servizi bibliotecari dalle ore 10 alle ore 12,30, come nelle altre mattinate dalla settimana. L’apertura del sabato resterà in vigore per tutto l’orario invernale, ossia fino al 31 maggio. “Abbiamo deciso di sostenere l’ulteriore impegno economico – spiegano il sindaco Giancarlo Carbini e l’assessore alla Cultura Sandro Grizi – a fronte dell’ottimo andamento della biblioteca. Nell’anno appena trascorso sono stati effettuati ben 13.048 prestiti, e nel mese di gennaio 2009 sono stati 1.418, il doppio di quelli di gennaio 2008. Risultati davvero esaltanti, che confermano la bontà di una scelta, quella di recuperare l’ex fornace per farne una biblioteca, le cui ricadute positive si estendono all’intera Vallesina. Gli utenti della struttura, infatti, arrivano da tutto il territorio e le ulteriori aperture del sabato mattina faranno conoscere la biblioteca ad un pubblico ancora più ampio”. IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 - www.fazibattaglia.com Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 Vita ecclesiale LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Da mercoledì 12 a domenica 15 febb: Seminario, Esercizi Spirituali con un gruppo di Studenti di Teologia Giovedì 12 febbraio ore 21: S. Maria del Piano, Incontro con i fidanzati Sabato 14 febbraio ore 15.30: Macerata, Incontro con i giovani dell’UNITALSI ore 19: Santuario delle Grazie, Incontro e S. Messa per coppie di sposi e fidanzati ore 20.30: Parrocchia Divino Amore, Incontro con i Corsisti Domenica 15 febbraio ore 10: Cupramontana, S. Messa nella Festa della Madonna di Lourdes ore 16: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa per malati e Volontari dell’UNITALSI ore 21: Incontro a carattere vocazionale Martedì 17 febbraio ore 15.00-18.00: il Vescovo riceve nella cappella di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza appuntamento. Mercoledì 18 febbraio ore 9.30: Seminario Regionale: Incontro per operatori della pastorale vocazionale ore 16: Comitati Etico ore 21: Parrocchia San Marcello, Incontro con i Fidanzati Giovedì 19 febbraio Mattino: Ritiro Spirituale con i Sacerdoti Venerdì 20 febbraio ore 18: Conferenza alla Biblioteca Planettiana Domenica 22 febbraio ore 11.15: S. Messa ricordando don Giussani ore 21: Incontro a carattere vocazionale Parola di Dio 15 febbraio 2009 7 15 febbraio 2009 - sesta domenica del tempo ordinario - b Lasciati contagiare da Cristo c’è solo il riferimento all’apostolo, a chi Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra incarna cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai il Vangelo Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piaceper vore a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, percazione ché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di “come io Cristo. Parola di Dio lo sono di Cristo”. Il modello Commento relazione viva con Dio. Sen- ultimo di riferimento non za spiritualismi e con amore è lui, ma Cristo. La meLa fede si diffonde per con- concreto, cioè da laici. Sen- diazione dell’apostolo che tagio. Come la lebbra, di cui za moralismi e senza dare esprime la mediazione della parla il Vangelo. La lebbra fa scandalo (cfr il contesto Chiesa, è indispensabile. La paura. La fede fa bene a tut- sul mangiare la carne im- Chiesa italiana a Verona nel ta la vita. San Paolo chiede molata agli idoli). Afferma suo convegno ecclesiale, ha di entrare in “contagio” con il Concilio: “Tutti i fedeli ribadito il primato della teDio. Tutta la vita sia toccata quindi nelle loro condizio- stimonianza. “... la via della da Dio. Tutto deve tendere ni di vita, nei loro lavori o missione ecclesiale più alla “santità”. Non c’è nulla circostanze, e per mezzo di adatta al tempo presente e che noi facciamo e viviamo tutte queste cose, saranno più comprensibile per i noche debba essere sottratto al ogni giorno più santificati stri contemporanei prende contatto con Dio. Neppure se tutto prendono con fede la forma della testimonianquelle cose indispensabili dalla mano del Padre cele- za, personale e comunitaper vivere come il mangia- ste, e cooperano con la vo- ria: una testimonianza umire e il bere. Tutto acquista lontà divina,manifestando le e appassionata, radicata valore se è orientato a Dio, a tutti,nello stesso servizio in una spiritualità profonda per mezzo di Cristo, nello temporale, la carità con e culturalmente attrezzata, Spirito. La spiritualità, se- la quale Dio ha amato il specchio dell’unità inscincondo san Paolo, non è so- mondo.” (Lumen gentium, dibile tra una fede amica pra, ma dentro la vita. La 41). Al di sopra di tutto c’è dell’intelligenza e un amospiritualità, la vita secondo sola la carità. re che si fa servizio genelo Spirito, non è per pochi Poi san Paolo chiede di en- roso e gratuito!” (n 11 del e privilegiati. Tutti i battez- trare in contagio con lui, documento conclusivo). zati sono chiamati alla santi- l’Apostolo. La frase “diven- Così come è la vita quotà. Anche i laici, cioè coloro tate miei imitatori” può tidiana (magiare e bere!!) che devono trattare le cose sembrare presuntuosa. In l’“alfabeto” per comunicare umane, sono chiamati alla realtà, senza un testo scritto, il Vangelo. SECONDA LETTURA (1Cor 10,31-11,1) Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi di don Mariano Piccotti [email protected] «Gesù, ti ringrazio perché oggi ti ricevo con gioia nel mio cuore; ti ringrazio,perché, in ogni giorno e in ogni minuto,mi aiuti a vincere la tristezza e me la cambi in gioia;ti ringrazio perché, in ogni momento di malinconia, mi aiuti a essere felice e sorridente:e,nelle difficoltà,mi fai capire tutto quello che devo fare. An che a me, che sono solo una bambina, tu dai forza per portare serenamente la mia croce. Ti ringrazio perché ho capito che, senza una croce, nessuno può essere felice:e perché, vivendo nella sofferenza,si impara che, in ogni esperienza bella o brutta della nostra vita, ci sono sempre tanti motivi per essere felici. Io sono félice sebbene ho anch’io la mia croce:e di questa croce che mi hai donato, Signore; ti ringrazio con tutto il mio cuore. Amen». (preghiera di Valeria una bambina di nove anni, nel giorno della sua prima comunione (era il 1989). La croce di Cristo l’ha toccata presto con la sua ombra benefica:fu privata subito dell’affetto della mamma Gisella, che doveva assistere una sua sorellina nata down e operata trentun volte) AVULSS CUPRAMONTANA - 5° CORSO BASE L’associazione AVULSS di Cupramontana è in attività dal 1995 e opera con i suoi 60 soci presso la R.S.A., la Casa di Riposo e nei trasporti. I volontari sono impegnati nella Rsa dove assistono gli ospiti, a pranzo e a cena per mangiare, aiutandoli a camminare e facendo loro compagnia; nella CASA DI RIPOSO aiutano gli ospiti durante i pasti, propongono attività di laboratorio e ginna- stica dolce, organizzano feste; gli AUTISTI, che con l’auto dell’associazione, effettuano i trasporti presso le strutture ospedaliere e specialistiche, di coloro che necessitano di visite e terapie, a volte con l’accompagnamento degli altri volontari. L’associazione dedica particolare attenzione alla formazione dei suoi soci volontari. A questo scopo il 16 febbraio prenderà il via il 5° CORSO BASE che, con l’inter- vento di esperti in ambito socio sanitario e religioso, si propone di fornire una formazione adeguata e aggiornata per svolgere un servizio organizzato, qualificato e gratuito, sia per il reperimento di nuovi soci che per l’aggiornamento di quelli in attività. Aiutaci ad aiutare chi ha bisogno è il motto che è stato scelto per questo corso a cui, si spera, siano in molti a partecipare. In radio le riflessioni del Vescovo Il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi ogni mattina alle 7.20, sulle frequenze di Radio Duomo (106,7 oppure 95,2 Mhz) propone una sua breve riflessione a partire dal Vangelo del giorno. La rubrica vuole offrire una chiave di lettura cristiana sulle vicende quotidiane ed essere un semplice strumento che aiuti a vivere in serenità e fiducia appoggiandosi alla Parola di Dio. Il vescovo Gerardo si sofferma sull’importanza di diventare ogni giorno più consapevoli che l’amicizia con Gesù riempie il cuore e la vita. CHIESA dell’ADORAZIONE luogo di adorazione e di ascolto Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione, in Piazza della Repubblica 2 a Jesi, per le Confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Tutti i venerdì dalle 19 alle 20 un piccolo gruppo di giovani si riunisce nella Chiesa dell’Adorazione per un’ora di preghiera davanti alla SS Eucaristia. Sono invitati altri giovani che cercano un momento di silenzio, di meditazione sulla Parola di Dio e di preghiera di adorazione. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 LA SOMARA DEL PROFETA (5) (male è stato, peggio sarà) L a somara di Balaam non prevede tempi migliori. Non è perché è pessimista de natura, ma perché quando camina guarda per tera. Nemmeno per Balaam figlio di Beor sarebbe operazione proibitiva: basterebbe che fosse sveglio. Non è difficile, dicevo: basta guardare quel che viviamo e strizzare lo sguardo un po’ più in là della punta del naso. Se non facciamo questo, facciamo la figura degli stupidi o di quelli che mettono la testa dentro ‘n sacco; di quelli che sanno che quanno tira la curina, dopo tre giorni urina, ma quando si tratta di altri argomenti, non riescono a prevedere niente. *** È risaputo: si legge poco. Ultimamente ha fatto chiacchierare la pubblicazione delle percentuali di chi legge in Italia. Nel 2007, il 69% dei laureati (si parla di medici, avvocati, notai, commercialisti, …preti) non ha toccado ‘n libbro! Il 69%. Se questo è successo a chi è laureato ed ha quindi una certa dimestichezza con la carta stampata, che sarà stato di quelli che hanno ter- Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. minato appena le elementari o la terza media? Il 36% della popolazione italiana, dice sempre la stessa pubblicazione, o non sa fare la firma e quindi è analfabeta o ha fatto solo la quinta elementare o è analfabeta di ritorno. Come mettere d’accordo, dunque, questa situazione (ma ce ne sarebbero altri di dati) col fatto che noi cristiani (assieme ai mussulmani ed agli ebrei) siamo la religione del libro? Sarà pure vero, chi dice, ma se oggi non si leggono (o si leggono pochissimo) i romanzi di Camilleri, di Baricco e di Faletti, come si può ragionevolmente pensare che i cristiani comuni possano tenere in mano la Bibbia? Gli stessi Vescovi, nelle oramai famose Propositiones del sinodo, in uno dei pochissimi spiragli di realismo, scrivono: nel mondo di antica cristianità, la Bibbia si trova nelle case più che in altri tempi, ma forse non sempre come un libro veramente letto. Lodevole. Lodevole questa ammissione. Ci si accosta poco, dunque, ai libri (e peggio sarà, sentenzia la somara di Balaam) per una serie di motivi che accenno solamente: sarebbe bellissimo raccontare episodietti esilaranti per provare quanto sto per dire, ma non mi pare il caso di andare per le lunghe. Innanzitutto la gente è distratta. Per leggere un libro (o anche un semplice articolo della Gazzetta dello Sport) bisogna fermarsi fuori dal chiasso, mettersi comodi e concentrarsi: solo così si può leggere. Ma chi se lo può (o vuol) permettere? In secondo luogo la gente va di fretta. È una fretta imposta, ma è anche voluta perché è diventata abitudine correre e può capitare che non si sa dove si va, ma ci si va di corsa. La ultimo la gente lavora. Nell’arco delle 24 ore, ne lavora 8; quando va bene. E sono, quelle, le ore migliori in quanto a prestanza mentale. Le altre sono per dormire (e quando si dorme non si legge), per la famiglia (quando, di ritorno dal lavoro, tocca a ‘judà’ al fijo a fa’ i compidi è difficile leggere) e per il divertimento. Da ultimo bisogna esse ‘nfarinadi per capirle certe cose. Ma questo sarà argomento d’un prossimo articoletto. Don Maurizio 8 Vita Ecclesiale 15 febbraio 2009 Secondo anniversario S Ci è caro ricordare, a due anni dalla sua scomparsa, il nostro collaboratore “Sentinella, quanto resta della notte?” iete mai andati ad Auschwitz o avete avuto modo di parlare con chi ci è stato? Ricordo la testimonianza di una persona che ha visitato i campi di concentramento. Aveva quasi timore di parlarne! Mi disse: “Tu non mi crederai se ti racconto quello che ho visto! Ancora ho negli occhi quelle baracche, quei forni, quel campo! Giravo per il campo e avevo sempre paura di rimanere solo. L’ambiente mi opprimeva! Quelle case di legno, tutte uguali, quell’atmosfera di morte che ancora si respirava e mi domandavo come era possibile che lì fossero vissuti uomini come me, che venivano uccisi, ma anche che uccidevano!” Il vescovo inglese Richard Williamson, ordinato da mons. Marcel Lefebvre, nega che ciò sia accaduto: ma questa non è soltanto l’offesa agli ebrei morti in quei campi di concentramento, (più di 6 milioni caddero senza nessuna ragione se non quella razziale, etnica, religiosa), ma è un’offesa al concetto profondo di fede e di appartenenza a una religione di misericordia e di perdono che nella storia vuole concretizzare il Regno di giustizia. Non nascondo il disagio che ho sentito quando quel vescovo ha negato l’Olocausto, soprattutto dopo che gli è stata tolta la scomunica dal Santo Padre come segno di riavvicinamento! Non è una questione di perdono! Il perdono non lo si nega a nessuno anche perché non vogliamo giudicare! Ci pensa Dio! Ma non possiamo negare quei fatti tremendi che insieme ai gulag hanno caratterizzato il ‘900. Quel vescovo ha scandalizzato il popolo di Dio! Non c’è peccato più grave raccontato nel Vangelo di quello dello “scandalo” in cui Gesù con determinazione lo definisce il peccato contro lo Spirito. Aver messo la Chiesa nelle condizioni di doversi difendere, quando il Papa con un gesto di misericordia voleva cancellare una ferita, recuperando in una ecclesialità coloro che, scismatici, si erano allontanati da essa, per risposta si è trovato a dover difendersi dall’accusa di essere anche lui negazionista di fatti storici così dolorosi. Non viene messo in discussione il recupero della “Fraternità Pio X” ma il fatto che non sia stato espresso nessun tentativo inverso da parte della fraternità nel riconoscere il Concilio Vaticano II. Queste ultime dichiarazioni del vescovo Williamson sono gravissime nel negare pubblicamente l’Olocausto! Si poteva evitare questa improvvisa apertura del Vaticano? Le posizioni dei lefebvriani nell’arco degli anni non sono cambiate da quando papa Giovanni Paolo II li scomunicò perché avevano creato seminari e ordinato sacerdoti e Vescovi senza autorizzazione. Allora: da cosa è avvenuta questa urgenza? Non sta a me giudicare la politica vaticana che ha portato a questa scelta! Molti vescovi d’Europa, francesi, tedeschi, italiani hanno contestato il Vescovo inglese, ma soprattutto vogliono garanzie che la Fraternità Pio X accetti senza condizioni il “Concilio Vaticano II”, che anche Papa Benedetto ha definito un punto di riferimento irrinunciabile. Il Concilio Vaticano II è stato per noi “un’alba nuova” in cui il popolo di Dio è diventato più consapevole di essere un popolo “sacerdotale”, in cui il laicato è diventato “adulto”, in cui si è concretizzata la libertà di essere cristiani ma nello stesso tempo di essere “cittadini”! Non è rimanendo nel passato che si è fedeli alla tradizione! Anche la nostra storia di fede è dentro la storia di sofferenza e di liberazione dell’uomo! Il più grande peccato è separare Dio dall’uomo! Lui che facendosi Uomo ha voluto condividere fino alla croce la condizione umana. Come non può quella sofferenza di milioni di fratelli ebrei non è essere la “croce storica” che il ‘900 ha costruito nelle violenza e nel sopruso, che governi autoritari sia quello tedesco e quello sovietico hanno materializzato in quei campi di sterminio? E’ fondamentale ritornare a Dio cercando la sua giustizia! Il padre della costituzione Giuseppe Dossetti, diventato poi monaco, riferendosi al salmo di Isaia (21,11) “Sentinella, quanto resta della notte”, riconosce nella notte del nostro tempo la perdita di valori che possono liberare l’uomo dagli appetiti crescenti delle cose che lo rendono schiavo. Lo Spirito di Dio soffia dove vuole! Questo per me, oltre che una certezza è un augurio che si concretizza nella Chiesa e nel mondo, sperando di essere in tanti a vegliare nella “notte”. Remo Uncini Anniversario Le comunità parrocchiali di San Giuseppe e di Coppetella si uniscono nella preghiera di suffragio per Vittorio Zenobi 8-gennaio 1937 12 febbraio 2007 Lo ricordiamo in particolare per il suo impegno settimanale presso la redazione di Voce, un impegno che ci appariva il frutto della sua spiritualità nel movimento neocatecumenale. E’ con gli amici di questo prestigioso gruppo ecclesiale che Vittorio si è sempre più avvicinato all’amore di Dio e del prossimo. Il dolore che anche a lui, come a tanti, è toccato nella vita, ha saputo volgerlo a profonda formazione spirituale che lo ha aiutato nel cammino in tanti momenti. Il direttore e i redattori Igino Montecchiani passato alla Casa del Padre a 76 anni di età dopo una vita operosa di cittadino e cristiano esemplare. La Santa Messa in die septimo sarà celebrata nella chiesa del Sacro Cuore della Coppetella, domenica 15 febbraio alle ore 10. Primo anniversario Giovedì 12, alle ore 18, presso la parrocchia di S.Francesco di Paola, sarà celebrata una S. Messa in suffragio dell’estinto. Bordoni Eugenio 6 marzo 1929 12 febbraio 2008 Anniversario Le persone che si amano non si perdono mai, rimangono per sempre nei nostri cuori. Elena Carletti A sei mesi dalla sua scomparsa, il fratello Umberto, la cognata Maria, la nipote Carla la ricordano con profondo affetto e pregano per lei in partecipando ad una Santa Messa in suffragio. I familiari lo ricordano a tutti coloro che gli hanno voluto bene. In memoria di Eugenio verrà celebrata una S. Messa presso la Chiesa di San Giuseppe in Jesi sabato 14 febbraio alle ore 18,30 Asterisco - Il Papa fa il Papa «L o spirito segue in silenzio e in preghiera le operazioni per la nomina del nuovo Presidente della repubblica Italiana. Ho tenuto a starmene fuori con rigore, fedele al mio principio che il Papa fa il Papa e non permette che gli si possa personalmente attribuire qualunque inframittenza indebita nel governo civile d’Italia»: è una nota sorprendentemente chiara del pensiero di Papa Giovanni XXIII, scritta nel suo diario il 4 maggio 1962, durante le votazioni che avrebbero eletto Mario Segni, e che rivela la tempra e la chiarezza di quel pontefice oggi dimenticato, o ricordato solo come il Papa buono. Eppure, senza di lui, probabilmente non sarebbe mai arrivato Karol Wojtyla, che da Roncalli riprende il concetto basilare di un Papa che non parla solo ai credenti ma «a tutti gli uomini di buona volontà» ed è figlio del Concilio vaticano II. Alberto Papuzzi ripercorre e analizza il suo pontificato con l’intento di dimostrare quale innovativa e chiara realtà politica e religiosa stesse dietro la retorica della figura del Papa buono e contadino di Sotto il Monte, che nei suoi otto anni di pontificato (morì il 6 giugno 1963) incise radicalmen- te sul modo di vivere e pensare dei credenti, ma anche cambiò i rapporti tra le gerarchie vaticane e del clero, fra clero e laici. Era convinto che, col mutare del contesto, le verità di fede debbano essere presentate in sintonia con la cultura moderna. Non a caso decise che primo argomento del Concilio fosse la liturgia. «Nessun Papa, probabilmente, ha saputo e voluto essere così contemporaneo, pur ricavando la sua forza da forme antiche di sapienza biblica e di deposito della fede. Questa, certamente - per Papuzzi - la ragione del fascino che papa Giovanni ha esercitato sul mondo». Eletto come uomo semplice e papa di transizione, dimostrò subito di essere di tutt’altra pasta intellettuale, e riuscì a capire che da solo, lottando contro il Cardinal Ottaviani e le Curia ereditata da Pio XII, non sarebbe mai riuscito a cambiare il Vaticano e portare la Chiesa a vivere nel mondo contemporaneo, se non avesse investito del problema tutti i vescovi del mondo, indicendo un Concilio: una decisione coraggiosa e che portò avanti con grande fermezza. Giacomo Galeazzi IL REFRATTARIO L’ ULTIMO IMPERATORE Carlo d’Austria fu l’ultimo imperatore cattolico d’Europa, l’ultimo rappresentante del Sacro Romano Impero, l’ultimo esponente di un’epoca definitivamente tramontata con la Grande Guerra, così come testimoniano magistralmente i romanzi dello scrittore Joseph Roth, quali La marcia di Radetzky e La cripta dei cappuccini. Dopo la morte dello zio Francesco Giuseppe, nel 1916, Carlo assunse la guida dell’Impero Austro-Ungarico. Si trovò così a fronteggiare la guerra che era scoppiata due anni prima certo non per sua volontà. Tuttavia, da fervente cattolico qual era, Carlo cercò in tutti i modi di evitare mali peggiori o sofferenze inutili, condannando, ad esempio, l’uso dei sottomarini e il ricorso ai gas asfissianti e imponendo limiti alla guerra aerea. Fu anche l’unico capo di Stato a seguire i suggerimenti di Papa Benedetto XV e ad adoperarsi strenuamente per la fine del conflitto e per la pace, anche a costo di sembrare un debole agli occhi del mondo. Vero padre dei popoli che governava, si dimostrò favorevole a idee federaliste ed operò sempre per garantire la giustizia sociale. Durate il conflitto, Carlo e la sua famiglia vivevano con la tessera alimentare di cui disponevano operai e contadini. Nel palazzo imperiale regnavano umiltà, austerità e sobrietà. Nel 1918, terminata la guerra e crollato l’Impero Austro-Ungarico, Carlo si rifiutò di collaborare con la massoneria, che tanta parte aveva avuto nella dissoluzione di quel sistema politico cattolico. Ebbe a dire: “Non sarà mai che io accetti dal diavolo ciò che mi ha dato Iddio” e si rifiutò di rinunciare al trono. Fu così che venne esiliato, insieme alla sua famiglia, nell’isola di Madera, dove visse gli ultimi anni della sua vita in povertà e preghiera, così come aveva sempre fatto. Morì prematuramente nel 1922. Poco prima di spirare, le sue ultime parole furono per Gesù: “Sia fatta la tua volontà. Gesù, Gesù,vieni! Si, si!... Gesù, Gesù”. La sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi e, nel 2004, Papa Giovanni Paolo II ha proclamato beato questo ultimo imperatore d’ Austria. Federico Catani In diocesi 15 febbraio 2009 9 Testimonianza dall’ACR di Santa Maria del Piano Il mese della pace I l mese della pace ci ha visto coinvolti a costruire in maniera attiva la pace. Abbiamo scoperto con Carla Tiberi e Katia Strappa la realtà del Commercio equo e solidale, che aiuta i paesi produttori con prezzi giusti e permette loro di avere un futuro dignitoso. Siamo andati anche a vedere la Bottega del Commercio Equo e Solidale a Chiaravalle e lì abbiamo scelto gli oggetti che abbiamo venduto nelle domeniche 25 gennaio e 1 febbraio. Oggetti tra i più vari, dai prodotti alimentari, veramente buoni e gustosi!!, e altre belle cose per la casa, per abbigliamento ecc. Sabato 31 gennaio abbiamo concluso il mese della pace con la preghiera insieme e il lancio dei palloncini con i nostri messaggi, che arrivino dove c’è più bisogno di pace!!! Ecco il biglietto di ringraziamento che i volontari ci hanno fatto pervenire il 4 febbraio e che dice tutto della bellezza di questa esperienza “aperta ai confini del mondo!!” Ai ragazzi dell’ACR della parrocchia di Santa Maria del Piano Prima di tutto vorremmo dirvi GRAZIE per aver pensato di parlare nelle vostre riunioni di un argomento che a tutti noi sta particolarmente a cuore, ovvero del commercio equo solidale e per aver realizzato i due banchetti per la vendita dei nostri prodotti. Il vostro impegno e la vostra partecipazione attiva vi hanno portato ad incassare ben 599,66 euro: questa cifra rappresenta per la bottega di Jesi e per la cooperativa intera un notevole incasso ed un aiuto economico per le comunità dei produttori che hanno realizzato gli alimentari e l’artigianato da voi venduti. Vorremmo concludere con le parole di Enrique Garcia presidente della Cooperativa “La Nueva Esperanza” di Ei Bosque (Guatemala) enunciate durante la visita del presidente della Cooperativa Mondo Solidale alla scuola in Guatemala che funziona grazie all’impegno di Mondo Solidale e della Regione Marche. Enrique, in quell’occasione, si esprime così: “Migliorare le proprie condizioni di vita costa fatica, ci vuole impegno, ma con l’aiuto di chi da lontano pensa a noi e lavora per noi: si può fare!” e sulla scuola aggiunge: “Ora cresceranno uomini nuovi che possono far nuovo il Guatemala”. Un saluto, un augurio che la collaborazione con Mondo Solidale possa continuare ed un piccolo ringraziamento da parte nostra per il vostro impegno. I volontari della bottega di Mondo Solidale di Jesi MONTECAROTTO: il presepio nella chiesa parrocchiale S ebbene il periodo natalizio sia terminato già da un po’, il presepio allestito come ogni anno nella chiesa parrocchiale di Montecarotto ha avuto nel recente Natale un elevato numero di visitatori, merito della gran maestria con la quale è stato preparato dai giovani della parrocchia. Incontriamo Gabriele Pittori, uno dei realizzatori, che, insieme a Veronica, a nome di tutti gli altri collaboratori, provano a descriverlo così: “I pastori sono in viaggio verso la santa famiglia circondati da un paesaggio desertico attraversato da un torrente, dal giorno che si alterna Giovani e tradizione alla notte e dal cielo stellato. Un allestimento essenziale che ha messo in rilievo alcuni aspetti. Il deserto come segno della società attuale, che tende sempre più a portare gli individui all’isola- mento. Altro particolare importante la sacralità della famiglia, messa nell’allestimento in primo piano. Ed ancora la rinascita spirituale che si ha attraverso l’acqua che scorreva nel ruscello vicino la capanna e la costante presenza dello Spirito Santo quale forza che ci illumina presente nel fuoco che rischiarava nel buio della notte i pastori con il gregge”. L’emozione provata osservando le espressioni dei singoli personaggi nel susseguirsi del ritmo della giornata è stata grande. Un autentico gioiello dunque che ha lasciato incantati quanti lo hanno visitato. Il meri- to di questo capolavoro va, come abbiamo già detto, ad un gruppo di ragazzi che da anni cura con grande passione l’allestimento. “I lavori sono iniziati a metà novembre - ha detto ancora Gabriele – in chiesa è stato chiuso un altare laterale. Noi giovani ci siamo incontrati molte volte dopo una giornata di lavoro o di studio per mettere insieme le idee e discutere come realizzarle - Numerose le ore di sonno sottratte alle serate trascorse in chiesa per preparare il tutto e far sì che il presepio fosse pronto per la notte di Natale. E così è stato. I consensi che hanno raccolto hanno ampiamente ripagato il gruppo di giovani delle fatiche fatte. Vogliamo anche sottolineare che i ragazzi sono stati spinti da un interesse autentico per la tradi- zione del presepio che, ai tempi d’oggi, stranamente si coniuga con la loro giovane età. Segno questo del loro sincero attaccamento alle tradizioni del passato, che, unite alla passione per la tecnologia ed alla voglia di stare insieme in maniera ‘sana’, ne ha fatto di diritto dei veri Maestri del Presepio. M. Cristina Coloso 4° incontro della civ per imparare ad tenere g questo tempo “Oltre che da un uomo lo si conosce La profondità dello DOMENICA 15 F ORE 15,30 Centro di spiritualità “Su PROPOSTA DI RIFLES TEMA: CIO’ CHE SALVA negli sguardi di G ritrovata L’incontro si conclude c ore 18,30. 4° incontro della civetta per imparare ad tenere gli occhi aperti sulla notte di questo tempo “Oltre che dal suo modo di parlare e di agire, un uomo lo si conosce anche dal suo modo di guardare. La profondità dello sguardo rivela l’ampiezza dello spirito.” DOMENICA 15 FEBBRAIO ‘09 ORE 15,30 Centro di spiritualità “Sul monte” Castelplanio PROPOSTA DI RIFLESSIONE SPIRITUALE SUL TEMA: CIO’ CHE SALVA E’ LO SGUARDO negli sguardi di Gesù, la speranza ritrovata L’incontro si conclude con la preghiera del Vespro alle ore 18,30. 10 15 febbraio 2009 Cultura e società Al Meic di Jesi: conferenza di Sara Tassi per conoscere Domenico Luigi Valeri N “Tutto è delicata poesia” ella sala-conferenze del Museo diocesano di Jesi, la sera del 20 gennaio, una ragazza di 27 anni, semplice, vivace, decisa, ha presentato ad un folto pubblico di professionisti invitati dal gruppo Meic “Edith Stein” di Jesi, la figura e l’opera del “Cavalier Domenico Luigi Valeri, pittore e architetto jesino” del Settecento.E’ questo l’argomento della Tesi in Metodologia della Storia dell’arte di Sara Tassi, jesina, guida scout, laureatasi ad Urbino nel 2007. Per iniziativa del Meic una giovane studiosa ha potuto far conoscere il frutto del proprio lavoro: lo scrigno s’è aperto e la neodottoressa ha offerto una ricca documentazione con l’ausilio di immagini e un’analisi approfondita dell’opera del Valeri. Alla relazione ha fatto seguito il dialogo con il pubblico, gestito con passione e competenza da Sara Tassi (nella foto), alla quale abbiamo rivolto alcune domande per conoscere qualcosa di Valeri. Una vita breve (64 anni) ma intensa e movimentata...Pittore, architetto, ritrattista: dove emerge maggiormente l’originalità di Domenico Luigi Valeri? Il suo essere artista a tutto tondo, impegnato sia in pittura che in architettura, lo identifica già come personalità interessante ed affascinante, animata da una forte spinta creativa, da un’indole volta alla sperimentazione e dalla capacità di saggiarsi in vari ambiti con risultati del tutto pregevoli. Senza prescindere dalla carriera di architetto, dove il Valeri dimostra competenza e inventiva, quella di pittore offre la possibilità di tracciare un’evoluzione artistica completa e di riconoscere nelle sue opere la peculiarità nel fondere modelli preesistenti a livello formale e iconografico e interpretarli in chiave personale con gusto ed eleganza. Valeri “protagonista” della pittura del Settecento a Jesi e Camerino? Perchè? Qui, a Palazzo Ripanti, ci sono tele del Cavaliere degne di nota? Quando il Valeri tornò a Jesi dopo essersi formato a Roma, nella capitale dell’arte, aver avuto un degno esordio fra la nobiltà romana ed essere stato nominato Cavaliere per meriti artistici, la sua fama precedeva le sue gesta. Le famiglie nobili più rinomate della città di Jesi, quali gli Honorati, i Colocci, i Guglielmi Baleani, i Ripanti, i Pianetti e la stessa Chiesa jesina furono i principali mecenati che, ammirando la levatura del pittore e l’ingegno dell’architetto Valeri, non lo lasciarono mai privo di committenze. Allo stesso modo si trovò ad operare nel territorio di Camerino e dopo aver gravitato per alcuni anni fra Jesi e Camerino, impegnato in molteplici commissioni, decise di trasferirsi in quest’ultima città e divenire punto di riferimento per la produzione pittorica e architettonica del territorio: anche qui famiglie nobili e Chiesa locale divennero suoi promotori, riconoscendo la maestria e la maturità artistica del Valeri. In particolare la famiglia Ripanti fu la prima a chiamare l’artista per fargli decorare l’abitazione jesina: per nessun’altro committente il Cavaliere produrrà un tale numero di opere, tutte ottimamente eseguite, sia di soggetto sacro che di soggetto decorativo, quali le de- liziose cinque tele di Putti Festanti. I dipinti che hanno tematiche riprese dall’Antico Testamento, Giuditta, Il Giudizio di Salomone, Salomone che offre sacrifici al Tempio di Gerusalemme, vengono presentati come fossero appartenenti al repertorio mitologico: nel modo di vestire, panneggiare e atteggiare le figure, il Valeri rievoca quel mondo ideale della Grecia classica e dell’antica Roma, che celebravano la bellezza formale come manifestazione dell’elemento divino. Idillica é l’atmosfera che si respira, che traspare dei volti dei personaggi e dalle pose per nulla scomposte. La luce e il colore concorrono nel conferire morbidezza e armonia all’immagine e i passaggi chiaroscurali vengono modulati per avvolgere le figure e farle risaltare, non certo per acuire i contrasti. L’architetto Valeri quali opere ha lasciato alla città di Jesi? Credo che l’Arco Clementino, eretto per celebrare Papa Clemente XII, sia uno dei monumenti più conosciuti della città, ma forse non tutti sanno che è un’opera del Valeri, il quale ne curò il disegno e la realizzazione. Purtroppo una delle imprese architettoniche più apprezzabili dell’artista per la città, il Teatro del Leone, ideato e costruito su un suo progetto, non è più esistente in quanto distrutto da un incendio a fine Ottocento. Ritengo che sia interessante comunque menzionarlo per comprendere il valore del Valeri architetto che, nell’arco della sua carriera, si misurò in edificazioni di varia natura con risultati apprezzabili. Lei ha parlato di uno “stile morbido e raffinato” del pittore e ritrattista: quanto di classico e quanto di romantico c’é dentro? Se per romantico intendiamo nostalgico di un mondo artistico modulato sui canoni del classicismo seicentesco, allora non risulta improprio utilizzare questo aggettivo. In Valeri si celebra il ricordo di un mondo classicamente ideale, di figure eteree, di candidi volti, di gesti pausati, di armonie compositive di una raffinatezza mai stancante o pedante. Una pittura che non prevede difetti, che indugia sull’atteggiamento distaccato dalla realtà oggettiva per porsi su un piano metafisico, oltre la materia, oltre la fisicità. Ogni forma è costruita con sapiente modulazione di luce e colore, per cui l’occhio che passa ad indagare la linea non si scontra mai con spigolosità o effetti chiaroscurali eccessivi. Tutto è delicata poesia, tutto è narrato come se vi fosse una sospensione dell’anima dai moti che la possano turbare. Al Valeri si deve il merito di avere introdotto una personalissima “poetica” della pittura settecentesca marchigiana e di essersi posto in dialogo con alcuni grandi pittori del classicismo seicentesco, come Guido Reni e Carlo Maratti, senza mai scendere a compromessi interpretativi, ma volgendo ogni aspetto con una chiave stilistica propria, in nome di un’arte che porta la bellezza pura all’apice dell’estetica. Dottoressa Tassi, come è nata la sua passione per l’arte? Da sempre sono stata educata a osservare ciò che mi circonda e ad ammirare la bellezza delle cose. Con il tempo e anche grazie all’incontro con professori che, a loro volta, mi hanno trasmesso la loro passione, credo di aver maturato, nel profondo apprezzamento per l’artista, quella “sensibilità al bello”, connaturata all’animo di ognuno di noi come creature di Dio. Grazie, Sara, e tanti auguri! Siamo certi che la bellezza dell’opera d’arte è via di elevazione spirituale. Maria Crisafulli dalla relazione del sociologo e giornalista Vittorio Lannutti (III parte): l’integrazione scolastica dei migranti La ricerca sulle seconde generazioni nelle province di Ancona e Macerata L a ricerca di cui stanno per essere presentati i principali risultati è stata svolta nell’autunno del 2006. È stata diretta dal professor Ennio Pattarin, docente di sociologia dell’Università Politecnica delle Marche. La ricerca è stata realizzata grazie ad un cofinanziamento cui hanno partecipato il ministero dell’Università e la Regione Marche (assessorato all’immigrazione). L’obiettivo principale della ricerca è stato l’analisi delle forme d’integrazione scolastica dei giovani migranti di seconda generazione, relative sia ai diritti economici, sociali e politici, sia alle forme d’identità riferite alle dinamiche intra-familiari e al confronto con la cultura del paese d’origine. La ricerca, ha riguardato ali studenti di origine straniera delle medie di secondo grado delle province di Ancona e Macerata. La forte crescita dei ricongiungimenti familiari pone il problema delle seconde generazioni. L’ipotesi di riferimento è che i giovani migranti di seconda generazione tendono ad elaborare un modello culturale che non è proprio né della cultura d’origine, né di quella ospitante, ma è il prodotto di un movimento alterno tra le varie culturale, con possibili tentativi sia di recupero della cultura d’origine sia di mimetismo nella cultura ospitante. In questo equilibrio instabile, gioca un ruolo primario il rapporto sia con la prima generazione d’immigrati, portatori di una maggiore coscienza della propria identità, rappresentata da genitori, amici di famiglia e parenti, sia con la cultura del paese ospitante. La ricerca è stata di tipo quantitativo, si è scelto di procedere in una campagna di somministrazione di un questionario strutturato, costituito da 6 parti: conoscenza linguistica dell’intervistato e dei suoi genitori la struttura familiare e la sua integrazione nel territorio le condizioni economiche della famiglia le reti amicali e gli stili di vita 1’autopercezione e conside- scuole con l’obiettivo di concludere la carrazione di sé atteggiamenti identitari verso riera scolastica una volta completato 1’iter l’Italia e il Paese d’origine della formazione rappresentato dalla scuola superiore. Alcuni risultati. In parte le aspettative dei genitori sembraI questionari sono stati distribuiti in quasi no essere premiate dall’andamento scolatutti gli istituti scolastici delle 2 province stico dei loro figli. Alla domanda: “come prese in considerazione, tenendo conto di vai a scuola?” cieca 2/3 dei ragazzi dichiara mantenere una proporzionalità pari a quel- di andare abbastanza bene. L’81% dei rala fornita dai dati ministeriali per i 3 rami gazzi ritiene i propri genitori pienamente scolatici principali: licei, istituti tecnici e soddisfatti del loro andamento scolastico. scuole professionali. In totale il campione La minore percentuale di liceali rispetto di studenti intervistati è stato di 875 alun- agli italiani, spiega la minore propensione ni di origine straniera: 54% maschi e 46% a proseguire gli studi andando all’Universifemmine. I ragazzi sono arrivati in Italia tra tà. La metà del nostro campione preferisce il 1986 e il 2005, di cui i155% dopo i12000. solo studiare, poco meno del 40% pensa sia L’età dei ragazzi è per la maggior parte com- utile integrare il lavoro allo studio e solo presa fra i 14 e 18 anni. poco più del 10% preferisce lavorare. AbIl carattere pluriculturale dell’immigrazione bastanza precisa è la progettualità verso italiana è dato dall’elevata presenza di dif- sbocchi lavorativi poiché quasi il 90% ha ferenti nazionalità. Il nostro campione rile- già un’idea del lavoro che vorrebbe fare al va quasi 60 nazioni di provenienza. I primi termine degli studi. Di questi quasi 1’80% due gruppi sono i nati in Albania (16,4%) e pensa di avere buone o molte possibilità di in Romania (10,6%). Circa la metà degli in- realizzare i propri obiettivi lavorativi. Cotervistati proviene da Paesi europei mentre munque circa il 40% dell’intero campione l’altra metà si distribuisce con quasi uguali pensa che per raggiungere gli stessi risulpercentuali tra Africa, Asia e America lati- tati degli italiani dovrà lavorare più degli na. Il 13% è nato in Italia. altri. Istruzione e lavoro dei genitori Andamento scolastico Il livello di istruzione dei padri è per la Rispetto alla scuola i dati segnalano che ci maggior parte medio-alto, dato che un tersi trova dinnanzi ad una-tendenza decre- zo (34,1%) ha frequentato le scuole supescente mano a mano che aumenta la clas- riori, e circa i129,6% è andato all’Universe frequentata: il 37% frequenta la prima, sità o ha conseguito una specializzazione il 27% la seconda, il 15% la terza, il 10% la post-laurea. L’elevato titolo di studio dei quarta e il 9% la quinta. Dal punto di vista genitori rappresenta una risorsa impordella tipologia di scuola frequentata il no- tante ed è un forte incentivo per i figli nel stro campione non si è discostato dal dato proseguire gli studi. Importante notare che generale considerato che circa il 20% del- l’incentivo allo studio deriva soprattutto le seconde generazioni da noi intervistate dall’elevato titolo di studio delle madri, le frequenta i licei mentre il 28% una scuola quali hanno studiato di più dei loro coniutecnica e il restante 51% un istituto profes- gi, con differenze in positivo del 9% per i sionale. L’80% degli adolescenti cui è stato titoli secondari e universitari. somministrato il questionario frequenta Non solo nei Paesi d’origine i genitori han- no conseguito titoli di studio elevati, ma avevano anche un ruolo professionale mediamente più elevato rispetto a quello ottenuto in Italia. Con la migrazione in Italia è aumentata la percentuale di muratori, di camionisti e in genere di operai industriali, mentre è diminuita quella di professionisti, impiegati e lavoratori autonomi. Va segnalata la scarsissima presenza nel nostro campione di collaboratrici domestiche. La ragione è data dalla dinamica del percorso migratorio, per cui il ricongiungimento familiare o la presenza di famiglie di migranti avviene nella fase di maturità del percorso, mentre il lavoro di collaboratrici domestiche avviene all’inizio del percorso migratorio e caratterizza donne immigrate in Italia per lo più con figli e mariti ancora nel Paese d’origine. Il livello elevato di scolarità e di competenze professionali acquisite in patria suggerisce sia una sottoutilizzazione professionale nel nostro Paese, frutto della segmentazione del lavoro, e dell’offerta ai migranti di lavori poco ricercati dagli italiani, sia, per quanto qui ci riguarda di una maggiore spinta alla scolarizzazione dei figli per recuperare nel rapporto generazionale la caduta di tipo professionale. In altri termini le aspirazioni maturate dai genitori probabilmente vengono proiettate sui figli. Composizione familiare Come è già emerso in diverse ricerche sui migranti residenti nelle Marche, anche da questa ricerca risulta che l’immigrazione nelle Marche si connota come fenomeno familiare: poiché oltre i tre quarti degli intervistati, (il 75.3%), vive con entrambi i genitori, mentre il 18,4% vive soltanto con la madre, con l’altro genitore ci vive soltanto l’1,5, mentre un 4,5% vive con altri parenti, in strutture di accoglienza o da solo. Paola Cocola Continua al prossimo numero Economia in Vallesina 15 febbraio 2009 11 “Le Acli e le politiche sociali nelle Marche” Confartigianato: in ginocchio la catena dei subfornitori jesini. Sono necessarie risposte straordinarie M L Segni di speranza “Siamo in una delicata fase di emergenza” arco Moroni, docente e presidente regionale delle Acli marchigiane illustra il libro «Le Acli e le politiche sociali nelle Marche», scritto insieme a Fabio Corradini: una sintesi della pratica sociale che il Movimento aclista ha realizzato nell’ultimo quindicennio per creare una rete di interventi di tutela e di solidarietà nella nostra realtà regionale. L’attenzione delle Acli per le politiche sociali non nasce oggi. Perchè questo libro? Le Acli hanno prestato attenzione alle politiche sociali fin dal loro nascere, cioè fin dal lontano 1945: non solo con i primi servizi (come il Patronato e con l’Ente per la formazione professionale), ma anche contribuendo all’elaborazione e alla realizzazione di un moderno Stato sociale anche in Italia. Questo impegno è cresciuto nel corso degli anni Novanta quando nel nostro Paese compaiono le prime proposte di smantellamento di quello Stato sociale, per affidare tutto al mercato. Il libro raccoglie le analisi e le proposte elaborate dalle Acli marchigiane a partire da quegli anni, ma la pubblicazione l’abbiamo decisa con Fabio Corradini nel 2006 per ricordare un nostro caro amico: Rodolfo Bordi, direttore provinciale del Patronato Acli di Ancona, scomparso prematuramente nel giugno di quell’anno. A quale pubblico vi rivolgete? Il libro non si rivolge soltanto agli aclisti, ma a tutti coloro (volontari, operatori sociali, amministratori e semplici cittadini) che hanno a cuore la vita sociale delle nostre comunità e in particolare i problemi e le difficoltà dei ceti più deboli. Nel libro non ci siamo limitati a esaminare quanto realizzato dalle Acli per creare una rete di solidarietà nella realtà marchigiana, ma abbiamo analizzato anche i fenomeni che negli ultimi decenni hanno profondamente trasformato anche la nostra regione. E lo abbiamo fatto dal nostro particolare punto di vista: quello di una associazione cristiana impegnata nel sociale, ma attenta in particolare alle esigenze ed ai bisogni degli “ultimi”. L’attuale crisi economica non fa ben sperare... No, infatti, e la Presidenza regionale delle Acli marchigiane esprime viva preoccupazione per la pericolosa caduta dell’occupazione e il crescente ricorso alla cassa integrazione che stanno interessando tutte le Marche. Di fronte alle innumerevoli problematiche che si prospettano, dunque, occorre prestare più attenzione al mondo del lavoro, sostenendo non solo le banche e le grandi industrie, ma anche la piccola e media impresa, avviando responsabilmente politiche sociali capaci di affrontare le difficoltà delle categorie più svantaggiate, delle famiglie e dei soggetti più fragili. L’augurio pertanto è che l’odierna crisi economica si trasformi in una seria riflessione sul nostro modello di sviluppo, che va profondamente ripensato. Volendo sintetizzare il messaggio in una battuta? In una società che ci spinge all’individualismo, noi pensiamo invece che occorre operare concretamente per il bene comune. E il bene della comunità lo si costruisce davvero se si sostengono i più deboli: per età, salute, povertà o qualunque altro tipo di discriminazione. Francesca Cipolloni La scheda Una sintesi di “solidarietà” Il testo curato da Moroni e Corradini analizza tre fenomeni: il lavoro, l’immigrazione e il welfare. Oggi è necessario affrontare problemi quali la disoccupazione e la precarietà. Di fronte alla competitività sfrenata e alla deriva individualistica che dominano nella società, i lavoratori spesso si sentono soli e impotenti. Occorre quindi arrivare a distinguere le vere priorità mettendo al centro la persona che lavora, prima del mercato. Nel libro si parla poi di immigrazione. Il compito delle Acli, infatti, è anche quello di tutelare i vari diritti di cittadinanza degli immigrati. Si tocca infine il tema del welfare promotore di sviluppo umano che valorizzi il principio di fraternità, promuovendo un capitale sociale capace di fermentare legami solidali fra i cittadini. a crisi che sta mettendo in grossa difficoltà i grandi gruppi, ha riflessi pesantissimi sulla catena della subfornitura jesina. Oltre la metà delle imprese di subfornitura opera nel settore della meccanica, hanno un’elevata propensione ad operare sul mercato locale e regionale ed una bassa quota di fatturato esportato. La complessità e la portata delle dinamiche che caratterizzano l’attuale fase congiunturale, sottolinea Fabio Marcatili (nella foto) responsabile sindacale della Confartigianato della Vallesina, hanno accentuato alcuni fra i problemi principali ancora aperti che contraddistinguono la subfornitura, come la crescente concorrenza internazionale nelle fasce basse di mercato, la limitata diffusione di strategie di internazionalizzazione, l’elevato grado di dipendenza economica da pochi committenti, la scarsa visibilità del mercato finale di riferimento, la minore propensione ad individuare nuovi spazi di mercato. Tra gli aspetti per i quali si richiede una regolamentazione vi è soprattutto quello della forma e dei tempi di pagamento. Ciò per evitare che si legittimino rapporti non corretti, in base ai quali un’impresa, oltre a scaricare sui propri subfornitori una serie di oneri, li lascia poi in uno stato di incertezza. A giugno gli imprenditori si troveranno a pagare il saldo Irpef 2008 e l’acconto del 2009. Ma come fa un’azienda in difficoltà da mesi a rispettare le scadenze se il sistema creditizio chiude i cordoni della borsa? Il nostro sistema economico, prosegue Fabio Marcatili di Confartigianato, rischia di crollare non perché alle imprese sia venuta meno la voglia di rischiare, ma per la crisi di liquidità. I nostri imprenditori non hanno perso la voglia di investire e di reagire alla congiuntura negativa. Ma questa loro propensione viene bloccata da un atteggiamento non altrettanto coraggioso da parte de- gli istituti bancari. A ‘strangolare’ le imprese non è soltanto il costo del denaro ma anche le condizioni per ottenerlo, decisamente peggiorate, come emerge dall’ultima rilevazione di febbraio dell’Osservatorio sull’imprenditoria giovanile di Confartigianato: negli ultimi tre mesi, il 38,7% dei giovani imprenditori ha riscontrato maggiori difficoltà nei rapporti con le banche. Difficoltà che si manifestano soprattutto con richieste di rientro anticipato degli affidamenti, con l’aumento dello spread sui tassi di interesse, con richieste di maggiori garanzie, con l’allungamento dei tempi delle procedure burocratiche. La crisi che ha investito l’economia mette a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare correttamente la realtà delle imprese. La normalità economica fotografata dagli studi di settore è costruita su dati del 2006, o addirittura precedenti, e pertanto restituisce un’immagine molto diversa dai risultati che le imprese stanno conseguendo. Siamo in una fase d’emergenza che impone risposte straordinarie anche sul fronte della costruzione e dell’applicazione degli studi di settore. Confartigianato chiede una revisione congiunturale degli studi stessi che registri le conseguenze negative della crisi sulle imprese e sui lavoratori autonomi. Paola Mengarelli Il disoccupato: l’ho incontrato una mattina alla Posta ... L’ ho incontrato all’ufficio postale. Lo vedevo sporadicamente. Sposato e padre di due figli, era lì per ritirare una raccomandata! Forse quella del suo licenziamento. Lui più giovane di me, quando lavoravo in fabbrica era un ragazzo. La crisi che vivemmo allora ci separò. Lui poi trovò lavoro come operaio specializzato in una piccola fabbrica della Vallesina mentre io cambiai professione. “Non sei al lavoro questa mattina? Gli chiesi. E lui: E’ da una settimana che sono disoccupato. Lavoravo in una piccola fabbrica che realizzava componenti per le lavatrici; il lavoro non era pesante, eravamo pochi operai con macchine computerizzate in gergo “a controllo numerico”. Eravamo una famiglia! L’imprenditore era un amico! Ci stavo bene!” Consapevole che mi stavo avventurando in una ferita che ancora sanguinava, gli chiesi ancora: perché il lavoro si fosse fermato. “L’azienda dalla sera alla mattina ci ha comunicato che ritirava tutto il lavoro. Era consuetudine che all’inizio del mese il committente ci consegnasse il lavoro e alla fine lo ritirasse. Ma ora non poteva più consegnarcelo; dapprima commesse sempre meno urgenti e poi il blocco. Mi guardò, sapeva i miei trascorsi. Insieme combattemmo in un’altra crisi, che entrambi perdemmo! Quando essa arriva avviene dei meccanismi in cui il “si salvi chi può” diventa fisiologico. “In fondo – ricordò - allora noi fummo fortunati. Avemmo per un lungo periodo la cassa integrazione. La crisi era sola della nostra fabbrica, non era generalizzata come è ora. Invece adesso non puoi andare neanche a cercare lavoro! Le fabbriche sono in procinto di licenziare, non assumono in questo periodo di grande instabilità. La piccola azienda dove lavoravo era conduzione familiare.” “Pensa- ha continuato a raccontarmiil datore di lavoro quando ieri mi ha consegnato l’ultima paga si è messo a piangere dal dispiacere. Mi disse che anche lui era in mezzo alla strada! Anni di lavoro buttati via. Tutto da ricominciare. Ma quando?” Lo guardai, le parole ormai non avevano senso. La paura gli si leggeva negli occhi! “E i sindacati?” – chiesi. Guardandomi, mi domandò: “Ma quale sindacato? Più sei piccolo e più sei solo! Dopo quasi 25 anni di lavoro mi trovo nel momento più difficile con nessuna salvaguardia. La cassa integrazione non ci aspetta, non facciamo notizia, non siamo tutelati, come noi tutti quei lavoratori atipici, flessibili, interinali che non hanno nessuna garanzia. Tutti vogliono pensare a noi! Ma domani mattina mi scade la rata del mutuo della casa: non so come fare Monsano e il sostegno alla famiglia di emergenza sociale che si stanno manifestando anche a Monsano. Nei giorni scorsi, presso il comune di Monsano, è avvenuto un incontro tra l’Amministrazione comunale di Monsano e le organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL insieme al Sindacato Pensionati SPI-CGIL - FNP-CISL, per discutere e illustrare il Bilancio Comunale di Previsione 2009. I sindacati hanno manifestato la loro preoccupazione sull’innalzamento delle tariffe in diversi Comuni della Vallesina. L’Assessore al Bilancio, Marina Melappioni, ha ribadito l’intenzione del Comune di Monsano di mantenere invariate le principali tariffe. L’Amministrazione è riuscita a rispettare e salvaguardare le fasce più deboli, stabilendo anche un “Fondo Sociale” di dieci mila euro, per coprire le situazioni Nasce Unimpresa Si allarga il Comitato unitario della Provincia di Ancona e cambia nome. Diventa Unimpresa. La nuova realtà è stata presentata ufficialmente alla stampa sabato 7 febbraio presso il Centro direzionale Zipa di Jesi. Il Comitato unitario Apindustria, CNA e Confesercenti era nato il 30 novembre 2007 con l’obiettivo di trovare nella convergenza e nell’aggregazione le risposte alle sfide del sistema imprenditoriale odierno. A distanza di poco più di un anno, alle tre associazioni pioniere si sono aggiunte Lega delle cooperative e CIA della Provincia di Ancona. Presenti, all’incontro di sabato, i dirigenti delle associazioni di categoria e la presidente della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande. e sto andando a chiedere un prestito ai miei parenti, ma per quanto ancora? La finanza si è giocata in “borsa” il mio avvenire e quello dei miei figli: tante speculazioni dannose di coloro che capiscono!””Ho quasi 50 anni con due figli che studiano all’università. Oggi ho bisogno d’aiuto, non domani! Dove trovare lavoro alla mia età: non sono più giovane ma neanche vecchio! Ho una casa con un mutuo da pagare, due figli che studiano, mia moglie fa qualche ora di servizio in una signora. Ho fatto sempre il mio dovere! Risparmi dopo risparmi, pensavo ormai anche alla pensione invece eccomi oggi a domandarmi dell’avvenire”. Ci lasciammo, quasi in silenzio! La città cerca di nascondere queste ferite che si stanno sempre più allargando in una società che vuole ancora correre e non si accorge di coloro che rimangono indietro. Per andare dove? Coloro che “capiscono” come mi diceva, non hanno capito che si poteva vivere forse con meno ricchezze ma con più sicurezze in una società più giusta e più umana. Diventa fondamentale stare vicino, condividere! Anche da un giornale come il nostro deve partire quel grido d’aiuto per coloro ai quali il rumore del benessere vuole nascondere la loro sofferenza. Remo Uncini Comuni virtuosi Promuovere e divulgare le grandi tematiche ambientali del risparmio energetico e della strategia “Rifiuti Zero”. E’ questo l’obiettivo principe di Dialoghi virtuosi, la manifestazione che avrà luogo i prossimi 13, 14 e 15 febbraio a Melpignano, comune in provincia di Lecce. Prendendo il via venerdì 13 febbraio, Dialoghi virtuosi vuole sottolineare la propria adesione all’iniziativa M’Illumino di Meno – Giornata del risparmio energetico organizzata dalla trasmissione radiofonica di Radio2 “Caterpillar” con il patrocinio del Parlamento Europeo – in occasione della quale il comitato direttivo dell’Associazione Comuni Virtuosi si riunirà per un’assemblea a lume di candela che prenderà il via con il discorso del presidente Gianluca Fioretti. l.r. 12 Jesi 15 febbraio 2009 Stagione concertistica: un capolavoro di Mussorgski Quando la musica incontra la pittura La parola e la poesia hanno spesso ispirato la musica. Più raramente l’incontro è avvenuto con altre arti: con la pittura in particolare, anche se un paesaggio, una scena di vita, un’immagine, pure non riprodotti sulla tela indirettamente hanno molte volte suggerito un’opera musicale. Realmente invece ad una serie di quadri si ispira una delle più famose composizioni di Mussorgski, “Quadri di un’esposizione”. Si può ricordare brevemente la sua genesi. Nel 1871 moriva in giovane età un architetto russo, Victor Hartmann, amico del musicista che in sua memoria, tre anni dopo, scrisse una suite per pianoforte a titolo “Tableaux d’une exposition”, ispirata a una serie di quadri e di disegni di Hartmann esposti a Pietroburgo poco dopo la sua morte. Nel 1922 Ravel avrebbe messo il suo genio a disposizione di Mussorgski per elaborare della suite una sontuosa trascrizione per orchestra che è entrata ormai nei repertori concertistici di tutto il mondo. I ‘quadri’ sono quattordici, collegati da una ‘promenade’ che ritorna con variazioni diverse, a suggerire i cambiamenti dello stato d’animo dell’osservatore. Scene di vita popolare, personaggi vivacemente caratterizzati o fiabeschi sono descritti dalla musica: uno gnomo gobbo che salta qua e là; un trovatore che canta nostalgicamente una serenata ai piedi di un antico castello; una strega paurosa, Baba Jaga, per metà gallina, per metà orologio, che sembra uscita da un cartone animato di Walt Disney. Dal vero sono colte altre situazioni: i bambini che giocano nel parco; una nidiata di pulcini pigolanti che escono dal guscio; il mercato e il vociare delle comari; il dialogo fra un ebreo ricco e spocchioso ed un altro piagnucoloso; l’incedere pesante di un carro dalle grandi ruote dei contadini polacchi; le ombre misteriose delle catacombe; la maestosa, ‘grande porta di Kiev’ che si spalanca alla luce. Quest’opera così intensamente descrittiva e dal carattere intimamente russo, era nel programma del quinto concerto degli ‘Amici della Musica’, il 25 gennaio. E’ stata presentata nella sua forma originale, cioè per pianoforte, affidata ad un giovane artista pugliese, Antonio D’Abramo. Diplomato con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Rodi Garganico, ha seguito corsi di perfezionamento con il M° Giuseppe Di Chiara, direttore artistico della stessa Stagione concertistica jesina. Si è esibito spesso in Italia e all’estero, ma anche dalle nostre parti: a Pesaro, in Ancona e, da solista, con la Filarmonica Marchigiana. Sicurezza, fluidità, misurata precisione nel rendere raffinati effetti sonori caratterizzano lo stile della sua interpretazione e definiscono personalità e sensibilità. Al capolavoro di Mussorski ha aggiunto, con sfoggio di virtuosismo, altre grandi pagine: la So- nata n° 30 di L. Van Beethoven e la Ballata n° 2 di F. Liszt, concludendo, nei bis, con due autori fra loro distanti nel tempo, B. Bartók e A. Scarlatti. Molte emozioni per il pubblico, che lo ha salutato con calorosi applausi. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Mostra fotografica a Palazzo dei Convegni Insieme per una irresistibile passione Un’allegra comitiva e delle foto molto belle: una manciata di palazzi che si specchiano in un quadrato d’acqua, gabbiani in volo che planano sulla battigia, la torre Eiffel “inscatolata” in uno scorcio, un campanile che svetta nel cielo azzurro, paesaggi incontaminati, tramonti accesi, innumerevoli “volti” della natura…A colori o in bianco e nero. Questi gli ingredienti della mostra allestita a Palazzo dei Convegni dal 5 al 12 febbraio dal Gruppo fotografico Cedas. Un gruppo che da decenni vive nel cuore della New Holland di Jesi e dei suoi dipendenti fin da prima che nascesse lo stabilimento. Oggi conta una quindicina di persone legate dalla passione per la fotografia, che generalmente si incontrano tutti i mercoledì alla sede di via Tessitori per realizzare insieme dei progetti, o per programmare delle uscite, oppure per confrontarsi sulle tecniche e raccontarsi le novità. Una “scusa” insomma, quella della fotografia, per stare insieme condividendo una stessa irresistibile passione. Questi, gli autori: Gerardo Medei, Gilberto Polpacelli, Paolo Manzetti, Paolo Roscini, Giordano Pieralisi, Claudio Ceccarelli, Claudio Mazzarini, Roberto Pasquinelli, Carlo Mollaretti, Rossella Bartolucci, Mirco Musumecci, Emanuele Santini, Piero Procicchiani, Enoteca: il recupero della tradizione “Era la dispensa della casa” Presso l’Enoteca di Jesi si è svolta una iniziativa promossa dall’Assessorato del Turismo con il progetto “Tutti in …pista” All’insegna del biologico”: una serata in cui la tradizione si è unita alla musica. Lo spunto è stato dato dalla celebrazione di un rito che nelle nostre campagne veniva effettuato in questi mesi, cioè la “pista del maiale”. La cena era stata preparata con cibi a base di maiale accompagnata dai vari vini biologici della Vallesina e in sottofondo la musica jazz proposta dal quartetto Track Quartet. Ogni piatto veniva accompagnato da un vino che proveniva o da Montecarotto o da Cupramontana o da Maiolati, illustrato dai vari viticultori, tutti verdicchi doc. Lo storico Riccardo Ceccarelli, autore anche di una pubblicazione sul maiale, che ha definito “uno di casa”, e su come esso abbia caratterizzato sia la cucina e sia la cultura della nostra terra, ha permesso ai presenti di ritornare indietro con la memoria. Infatti il maiale era fonte di sostentamento: il suo grasso veniva misurato con il palmo della mano, era il condimento che veniva utilizzato durante l’anno nelle campagne e non solo. Il maiale, che i contadini dovevano spartire con il padrone del terreno, Alessandro Mariani, Juri Talacchia, Luca Sampaolesi, Tomas Tamburi. Fotoservizio Paola Cocola Istituto Comprensivo di Moie: Uso etico e consapevole delle nuove tecnologie Per navigare in sicurezza era fonte di risparmio: non aveva esigenze particolari di Potenzialità e rischi del allevamento, dal momento mondo digitale, messagche il maiale mangiava tutti gi espliciti ed impliciti dei gli avanzi della cucina. Non mezzi tecnologici: i ragazzi, c’erano i mangimi sofisticati oggi, tramite la rete possodi oggi e questo animale fa- no interagire con un mondo ceva parte della famiglia e ve- intero di possibili incontri, niva considerato la dispensa avventure, esperienze. Moldella casa del presente e del to si è detto sulla velocità futuro. con cui le nuove tecnologie Il Track Quartet, con pro- si sono diffuse tra i giovani, fessionalità e con passione, molto si discute sull’uso – e gradita dal pubblico, ha pro- sull’abuso – della comuniposto brani di jazz in cui i cazione digitale. E gli adulti quattro musicisti si esibivano -genitori, insegnanti, educainsieme o brani in cui veni- tori-, domandandosi come vano evidenziati i solisti: alla aiutare i ragazzi a non catromba Giacomo Uncini; al dere nelle trappole della sax Tommaso Uncini; al sax tecnologia, devono fare i tenore Antonangelo Giudice; conti, spesso, con la propria al basso Ludovico Carmenati. incapacità di aggiornarsi e Un unico appunto: forse era diventare competenti in mapiù opportuno rispettare la teria, per accompagnare il tradizione povera del maiale, viaggio dei giovani nella rete raccontata dal dott. Riccardo globale, per comprendere i Ceccarelli, che vedeva la fa- rischi e le potenzialità che miglia intorno alla spendola derivano dall’uso dei nuocon la salciccia da catturare, vi mezzi di comunicazione. invece di una polenta che non Il percorso formativo Uso ha convinto perché ha sofisti- etico e consapevole delle cato un piatto povero, buono nuove tecnologie è proposto nella sua semplicità. dall’istituto Comprensivo r.u. “C. Urbani” di Moie – Castelplanio - Poggio S. Marcello, in collaborazione con il Comune di Maiolati Spontini - assessorati alla cultura e alla pubblica istruzione l’Università degli adulti della Media Vallesina, il Corecom-Marche, l’Associazione Genitori Insieme di Moie, e finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Jesi. E’ rivolto a famiglie, docenti, educatori, alunni, per fornire una cornice di significato al bisogno di comunicazione, per acquisire gli strumenti necessari a “navigare” in sicurezza non solo nel mondo reale, ma anche in quello virtuale. Tre sono gli appuntamenti in programma per educatori e famiglie: il 20 febbraio, alle ore 21, alla biblioteca La Fornace di Moie con lo scrittore per ragazzi Marco Moschini. Tema dell’incontro: educare lo sguardo come primo passo verso la consapevolezza, poiché molti sono i “segni” che oggi hanno bisogno di essere decodificati. Il 17 aprile, alle ore 17.30, alla sala comunale 6001 di Moie, interverranno Maurizio Pierlorenzi – dirigente della polizia postale delle Marche - e Marco Moruzzi – presidente Corecom. Si parlerà di tutela dei minori, con approfondimenti sui rischi e le regole per una navigazione efficace e sicura in Internet. Chiuderà il ciclo degli incontri il prof. Roberto Mancini – docente di filosofia all’Università di Macerata - l’11 maggio, alle ore 21, alla Biblioteca La Fornace di Moie, con un intervento su educazione e relazioni interpersonali, per riscoprirne significati e valori. Il programma prevede inoltre due lezioni per gli studenti in orario scolastico. Gli alunni delle quarte e quinte classi della scuola primaria dell’Istituto incontreranno il 25 febbraio Marco Moschini; il 26 febbraio la dott.ssa Mila Bocchi – vice questore aggiunto Polizia di Stato - parlerà di internet, telefonini e video ai ragazzi della scuola media. Al termine dell’anno scolastico uscirà una pubblicazione contenente gli approfondimenti tematici trattati dagli esperti e le riflessioni emerse nelle scuole. Tiziana Tobaldi In dialogo Opinioni a confronto 13 15 febbraio 2009 In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. La pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente Gli scritti si possono inviare per email a [email protected] Eluana: l’ipocrisia di decidere La saggezza dei nostri padri “Est modus in rebus” dicevano i nostri padri latini; a significare che “A tutto c’è un limite” e che, di conseguenza, occorre imparare a dire “basta”. Ho tenuto presente (ma si volga anche il discorso al plurale) il saggio consiglio quando non scandalizzata, ma piuttosto nauseata – la differenza è notevole - ho lasciato la sala cinematografica prima del termine del film ‘La pianista’. Se non sono scesa e non scendo ora in dettagliate descrizioni di quanto ho visto è perché sarei di sicuro censurata. Non lo ha fatto, del resto, nemmeno il presentatore del film: ma appunto per questo non tutto era prevedibile e immaginabile. Credo comunque che basti rimestare questa storia. C’è gente che si è abbondantemente stancata di sentirne parlare. Ricordo solo che di parole come ‘pudore’, ‘decenza’ e ‘dignità’ è stato spesso deformato e travisato il significato originario. Non sono state però ancora cancellate dal vocabolario. Augusta Franco Cardinali P.S. Faccio presente che nessuno mi paga per quanto dico e scrivo e che non ho dipendenze di alcuna natura. Per favore, mi si lasci respirare aria di libertà. Buone e cattive notizie «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno»: è un’“uscita” dell’Unione atei e agnostici razionalisti, che i genovesi hanno potuto leggere sugli autobus della loro città, così come in termini più o meno simili l’hanno letta in lingua spagnola gli abitanti di Barcellona e in lingua inglese quelli di Londra. Di fronte a questa “provocazione” (così è stata definita) non è davvero il caso di stracciarsi le vesti né d’invocare inopportune “censure” che darebbero ad atei e agnostici una patente di “persecuzione” del loro libero pensiero. Meglio, forse, riderci sopra! Si tratta tutto sommato di un «apostolato» sui generis, legittimo nella dimensione di libertà della democrazia, per diffondere la propria mancanza di fede nel trascendente, così come i credenti cristiani ritengono di poter obbedire a un mandato divino: «Andate e predicate il Vangelo a tutte le creature!» Si consenta però almeno qualche considerazione, altrettanto liberamente espressa, soprattutto per chiarimenti che riguardano non solo la «fede», ma anche la stessa «ragione» umana, dato che atei e agnostici si definiscono, a torto o a ragione, «razionalisti». Per quanto riguarda la «fede», non c’è bisogno di formulare a parole nostre una risposta. Ci ha pensato già la Sacra Scrittura, quando nel Salmo 14 (versetto 1) afferma senza mezzi termini: «Lo stolto pensa: “Dio non c’è”». Da notare la parola “garbata” «stolto», che fa pensare spontaneamente al diverso stile lessicale di un famoso ateo come Piergiorgio Odifreddi, che a quanto pare “fa molti quattrini” con i suoi libri e i suoi interventi televisivi nei quali non ha alcuna remora nel dire che soltanto i «cretini» possono essere cristiani; per esattezza, ecco l’inte- ra frase tratta dal suo libro Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) [Longanesi 2007]: «In fondo la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterati CRETINI, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo». Forse, se l’autore del Salmo 14 avesse letto i libri dell’Odifreddi, avrebbe senz’altro detto: «Il cretino pensa: “Dio non c’è”», o avrebbe fatto ricorso ad uno dei sinonimi di “cretino” (“scemo”, “stupido”, ecc.). Ma lasciamo perdere. Oggi è di moda essere “atei” o atteggiarsi a tali; fa più audience e fa passare per “progrediti”, “moderni”, “scienziati”, ecc. Anzi, solo a costoro si dà credito e rinomanza culturale. Persino nei tre volumi dell’Enciclopedia Universale (le Garzantine) distribuiti in edicola dal Corriere della Sera si dà spazio alla famosa astrofisica, anch’essa atea, Margherita Hack [per altro in buona compagnia con Maurizio Costanzo, Massimo d’Alema, Francesco Totti…], ed invece non viene nominato neppure per sbaglio un certo Enrico Medi, lo scienziato che commentò in diretta in televisione lo sbarco dell’uomo sulla luna: ovviamente (?) perché “uomo di fede” oltre che “uomo di scienza”. Ma, di nuovo, lasciamo perdere! Forse è molto più utile tracciare un bilancio, sia pure sommario, di ciò che l’idea religiosa in genere ha prodotto nella storia dell’umanità e di quanto invece hanno prodotto atei e agnostici. Diciamolo con qualche interrogativo sul patrimonio prezioso prodotto dalle varie religioni di tutti i tempi e di tutti i luoghi a beneficio dell’umanità intera. Cosa sarebbe il mondo senza tesori d’arte quali il Partenone, i templi egiziani, i templi buddisti, i templi induisti, le pagode, le sinagoghe ebraiche, le moschee musulmane, ecc. ecc.? Si possono immaginare Milano senza il suo Duomo, Roma senza il suo Cupolone, Firenze senza Santa Maria del Fiore, ecc. ecc.? E si possono immaginare tutte le città d’Europa senza le loro cattedrali gotiche, normanne, ecc., o anche semplicemente tutti i paesi grandi e piccoli d’Italia senza i loro centri storici con le loro chiese che ne costituiscono il fiore all’occhiello? E all’interno di questi monumenti del genio religioso umano si possono ammirare la Pietà o il Giudizio Universale di Michelangelo, gli affreschi di Giotto, le tavole d’altare di tutti i più prestigiosi pittori di ogni secolo. E cosa sarebbe l’umanità senza la Divina Commedia di Dante o il Paradise Lost di Milton? Cosa sarebbe l’umanità senza il Dies irae di Verdi o gli Stabat Mater di Rossini o Pergolesi? Non c’è spazio, qui, per una storia dettagliata dell’arte, della letteratura, della musica. Ma tutto questo è stato prodotto dall’IDEA RELIGIOSA dell’uomo. Si consenta, allora, una semplice domanda finale. Di fronte a tutti i tesori prodotti dalla fede in Dio, in qualsiasi “dio”, in ogni epoca storica, in ogni luogo, in ogni religione, mi si sa dire «che cavolo» [e si scusi l’espressione colloquiale!] hanno prodotto atei e agnostici? Edmondo Coccia Perché nell’Enciclopedia Universale del Corriere della Sera non viene nominato Enrico Medi? Eppur vita è Vita che pulsi / per un atto d’amore / che sulla terra /prendi forma e colore… Sospesa al filo / misterioso invisibile / a mente umana: / Vita incredibile! Venendo dal cielo /per farne ritorno / celata da un velo / inizi il tuo giorno! Vita bella / dove trovi mani di culla / vita di mamma per ogni creatura offre alla scienza vita sicura… Vita che rende / in gioia il suo pianto / vita che porta speranza / o rimpianto! Vita che spunta / fuori dal nulla / vita che sfugge / nell’avventura… Vita naturale /d’un vegetale / che chiede sole e acqua / per maturare! Vita precaria / e inaridita / che si dissolve / lì fra le dita! Vita è un richiamo / ad uscire all’aperto / fuor d’un contenitore /che ,chiuso, non può… Ascoltare / il silenzio d’amore! Maria Giannetta Grizi (dedicata ad Eluana ed al movimento per la vita) Sembra come se la vita sia un bene di lusso, un bene che a qualcuno può essere rifiutato; come se anni di storia in cui dittatori si sono permessi di uccidere a loro piacimento, non fossero serviti a nulla. Facciamo campagne e marce contro la pena di morte in America, ci arrabbiamo lottiamo contro le guerre in cui la gente muore inutilmente. Poi, quando abbiamo una persona tra la vita e la morte, “l’opinione pubblica” si spacca in due: vita o morte. Qualcuno, ora, ha quasi il potere ufficiale di decidere sulla vita di qualcun altro. Qualcuno ha la possibilità di decidere se qualcun altro ha il diritto di vivere o meno, forse pensando che ci sono vite meno degne di essere vissute: e non è semplice sopravvivenza. Vista dal mio punto di vista, pur sapendo che non sono un dottore e quindi incapace di poter stabilire fatti clinici, l’uomo rimane uomo. Sarebbe come dire Amore sotto un’altra forma, la nostra possibilità di poter affrontare quello che la vita ci chiede; la sfida che il nostro continuo vivere ci mette di fronte; la grande e dura provocazione che modifica tutto quello che fino a ieri era scontato. Un affronto. Un affronto che ci deve far crescere nel modo più umano possibile. In tutte le scelte che sono state prese, ho visto come una mancanza della consapevolezza (del non riconoscere, quindi) che “Sono stato fatto” e che non posso decidere deliberatamente sulla vita di qualcuno, come un duro razionalismo in cui non si tiene in considerazione la Ricerca del Significato. A volte, mi sembra che non ci sia più voglia di affrontare il dolore, più il proprio che quello dell’altro che sta male, come a dire (senza esternare): lui soffre, ma io che sono cosciente e vedo la sofferenza che mi dà questa situazione, soffro di più. Forse è minimalista come affermazione per me che non sono mai capitato in questa situazione, ma è quello che ho provato sentendo parlare le amiche di Eluana. Ma non c’è dolore più grande che programmare una morte, e un’ipocrisia più cosciente di decidere di questa. Non esiste dolore che Dio dà e che quell’uomo non sappia affrontare. Lettera firmata 14 Pagina Aperta 15 febbraio 2009 Jesi –Il Palazzo e dintorni AGENDA Il santo del giorno Giovedì 12 febbraio santa Eulalia, venerdì 13 sante Fosca e Maura, sabato 14 san Valentino, domenica 15 santi Faustino e Giovita, lunedì 16 santa Giuliana, martedì 17 santa Marianna, mercoledì 18 santa Costanza, giovedì 19 san Corrado, venerdì 20 sant’Eleuterio, sabato 21 santa Eleonora, domenica 22 santa Margherita. Farmacie Farmacia di turno, la notte, a Jesi Giovedì 12 febbraio Comunale 1, venerdì 13 Cerni, sabato 14 Comunale 2, domenica 15 Grammercato, lunedì 16 Coppi, martedì 17 Moretti, mercoledì 18 Coppi, giovedì 19 Coppi, venerdì 20 Calcatelli, sabato 21 Coppi, domenica 22 Comunale 1. Farmacia di turno, la notte, in Vallesina Giovedì 12 febbraio Montecarotto, venerdì 13 Moie (Angelico), sabato 14 Macine, domenica 15 Moie (Lucarelli), lunedì 16 Angeli, martedì 17 Poggio San Marcello, mercoledì 18 Castelbellino, giovedì 19 Pianello Vallesina, venerdì 20 Montecarotto, sabato 21 Angelico, domenica 22 Macine. Anagrafe Nati a Jesi, salvo diversa indicazione, dall’1 al 26 gennaio Malek Gasmi, Alessandro Aristè, Adam ben Hassen, Arianna Carnuccio, Steisy Caceres Mendez, Nicholas Della Santina, Serena Zhu Xinyi, Pietro Campana, Anita Grattini, Elfat Ferati, Gabriele Grilli, Matteo Pirani, Romeo Spada, Denisa Maria Prodan, Anita Massaccio, Caterina Capodimonte, Riccardo Oradei, Linda Fantini, Francesco Pisten, Alessandro Leon Bernardi, Maddalena Fiordelmondo, Alex Romano, Evelyn Orsetti, Jacopo Polenta, Douaa M’Hamed, Matilde Polita. Deceduti a Jesi, salvo diversa indicazione, dal 9 al 30 gennaio Gina Montecchiani (92 anni), Elisa Corinaldesi (94) di Filottrano, Anita Montopoli (87), Gildo Coppari (79) di Filottrano, Dina Ferrato (78) di Agugliano, Clemente Luchetta (82) di San Paolo di Jesi, Marino Vichi (80) di Monte San Vito, Franca Plebani (64), Filomena Tamagnini (88) di Apiro, Caspio Inghes (88), Anita Sbarbati (85), Lucio Longhi (74), Leonello Lucaioli (83) di Cingoli, Pericle Estremi Asciutti (87), Adele Cesarini (98), Umbertina Carletti (86), Mattia Masè (20) di Castelplanio, Pasquale Alberti (88), Ofelia Cardinali (62), Ersilia Bastari (94) di Maiolati Spontini, Enrico Martelli (83), Italia Mercuri (89), Palmina Barchiesi (94), Palmira Bimbo (79) di Cupramontana, Elda Giovannini (80) di Castelbellino, Maria Cardinali (78), Giacomina Panti (77) di Castelplanio, Giovanni Benigni (64) di Ancona, Carola Fraboni (81), Armanda Esposto Riccitelli (91), Vincenzo Mocchegiani (89), Armando Santoni (75), Vincenzo Distefano (53) di Monsano, Paolina Perticaroli (86) di Poggio San Marcello, Attilio Quercetti (87) di Santa Maria Nuova, Giuseppe Toti (82) di Serra San Quirico, Erminia Consoli (79) di Castelplanio, Umberto Marasca (89), Maria Zannotti (85) di Staffolo, Teresa Cesaroni (96) di Monte Roberto, Gina Torbidoni (92) di Cupramontana. L’IMMIGRAZIONE AL FEMMINILE Il volto femminile dell’immigrazione è una delle tematiche centrali del terzo ciclo di incontri “Famiglia Migrante e Comunità ritrovata” che prenderà il via giovedì 12 alle 16.30 con il primo appuntamento sul tema “Le seconde generazioni, i figli degli immigrati della regione Marche” tenuto dal professor Gabriele Sospiro, direttore di ricerca in sociologia delle migrazioni. L’iniziativa, promossa dall’Ambito territoriale sociale IX insieme (zona 5 dell’Asur, Politecnica delle Marche, associazioni e scuole), viene riproposta dopo il successo dei due anni precedenti attraverso un laboratorio dove si alterneranno relazioni e dibattiti. “Gli operatori sociali, sanitari, culturali e scolastici del territorio - sottolineano gli orga- nizzatori - avvertono sempre più l’esigenza di uniformare gli strumenti per una lettura sociale dei fenomeni e per individuare percorsi di accompagnamento delle persone e dei territori sempre più significativi”. Gli incontri si svolgeranno presso la scuola “Mestica” di via Posterma (angolo piazza Federico II) secondo un articolato programma. Dopo l’incontro di giovedì, si alterneranno altri quattro appuntamenti fino al 27 marzo, dove verranno focalizzati i temi del lavoro e della salute della donna migrante, dei rifugiati e richiedenti asilo, delle famiglie nella migrazione con la partecipazione di autorevoli relatori. La partecipazione è completamente gratuita ed è possibile ricevere l’attestato di partecipazione. Info: 0731 538245. Sensibilità di fronte all’emergenza E ’ noto che proprio po, anche nella Vallesiin questi giorni il na e fino al fabrianese governo sta mettendo – zone di lavoro della a punto una serie di stragrande maggioraninterventi per far fron- za delle nostre famiglie te, per quanto possibi- - la crisi si sta manifele, alla nota emergenza stando veramente rileeconomico- finanziaria vante sia in forza delle che investe il mondo. difficoltà di alcune inEbbene, sapere che an- dustrie maggiori e meche le amministrazioni die, sia in conseguenza locali si stanno ponen- di un indotto che già do il problema di una viene colpito oltre ogni loro specifica presenza previsione. a favore delle famiglie e Non saranno certo gli delle attività produttive, euro che le amminicomporta da parte di strazioni comunali riuchiunque riconoscere sciranno a strappare ai sensibilità e tempesti- bilanci, quelli che salvevità di fronte ad un problema del tutto eccezionale e che, per tanti, potrebbe diventare drammatico nel giro di qualche mese. Fa piacere prendere atto che il comune di Jesi fa del suo meglio per “metter su” una specie di fondo di solidarietà per far fronte alle emergenze di maggior rilievo. E fa piacere leggere che i comuni del CIS ranno la situazione, ma si stanno muovendo dimostrare di voler fare sulla stessa linea. Per tutto il possibile – e anesempio: Jesi prova a che l’impossibile? – per raggranellare dai cento dare speranza a piccole ai duecento mila euro, industrie, agli artigiani, Monsano incomin- alle famiglie, vuol dire cia con diecimila euro. molto sul piano umano Ma, al di là delle cifre, e psicologico; è anche conta molto allertarsi, un incentivo verso chi conta dimostrare con può, perché si faccia fatti concreti, anche se avanti e contribuisca certamente non riso- a rafforzare le inizialutivi, la piena presa di tive degli enti pubblici coscienza della gravità e delle organizzazioni della situazione e del private nel momento non stare con le mani in del bisogno. mano. Perché, purtropv.m. TreValli Cooperlat: Innovazione e qualità N Luca Squartini nuovo Direttore uovo direttore vendite per TreValli Cooperlat. Il Gruppo cooperativo, primario competitor italiano nel settore lattiero caseario, con sede a Jesi, ha nominato Luca Squartini quale nuovo Direttore vendite. Squartini, 47 anni, ha il compito di coordinare e gestire la forza vendite, attualmente composta da oltre 200 risorse, focalizzando l’attività di promozione dei marchi nazionali del Gruppo sui mercati italiani, secondo quanto sta- commerciale del Gruppo bilito nei piani di sviluppo – aggiunge Luca Squartini dell’azienda. – mira a garantire i presidi “TreValli Cooperlat sta la- storici regionali rapprevorando ad obiettivi ambi- sentati dai nostri marchi ziosi di crescita nei merca- territoriali, potenziando al ti – dichiara il presidente tempo stesso il dialogo con Giovanni Cucchi – garan- i grandi clienti attraverso tire la continuità dei valori una efficace valorizzazioche contraddistinguono il ne dei marchi nazionali. I sistema cooperativo, attra- nostri interlocutori, infatverso una struttura opera- ti, possono contare su un tiva e manageriale efficace, partner altamente affidabile moderna e attenta alle evo- in termini di capacità di inluzioni dei consumi agro- novazione e di garanzie di alimentari”. “La strategia qualità”. Latte Fresco Alta Qualità 15 Sport 15 febbraio 2009 La Jesina calcio con gli alunni delle scuole primarie della città sabato al “Carotti” contro la formazione anconetana a Jesina Calcio ha dato vita al progetto “Insieme per crescere”, con il coinvolgimento degli istituti scolastici cittadini. Dall’incontro tra Michele Mancini (responsabile della comunicazione della Jesina Calcio e curatore del progetto) e i dirigenti scolastici sono nate molte idee: dal nuovo inno musicale della Jesina che verrà composto dagli alunni della Cappannini, al marchio sportivo che sarà realizzato dai bambini della scuola co Polita, il vice Pietro Paper l’infanzia Sbriscia; dagli nettieri e gli altri dirigenti articoli giornalistici ospi- (Gaetano Martini, Osvaldo tati dall’house organ del- Presti, Michele Mancini, la Jesina Calcio “11 Leoni”, Alessandro Cossu), oltre che verranno redatti dagli all’allenatore Giovanni Trilalunni dell’Istituto Lotto, lini e a due rappresentanti agli incontri con i giocatori della squadra (Lucas Figuee i dirigenti sulle tematiche roa e Nicola Focante) handello sport e dell’educa- no risposto e scherzato con zione ospitati dalla scuo- i bambini, spiegando loro la Leopardi e dall’Istituto l’importanza di fare sport Comprensivo Federico II. ed invitandoli alle prossiProprio presso l’aula magna me partite della Jesina allo della scuola Federico II si Stadio Carotti. Proprio al sono svolti nei giorni scor- Carotti saranno esposti i si due incontri a cui hanno disegni e i simpatici penpartecipato giocatori e diri- sieri realizzati dai bambini genti della società bianco- della scuola Collodi, aventi rossa. Gli alunni hanno ri- per tema il sogno di divenvolto domande riguardanti tare calciatori. «La Jesina – le regole sportive, la forza ha detto Michele Mancini di volontà e lo spirito di sa- - crede nella funzione educrificio necessari per gioca- cativa del calcio e anche atre a pallone, dimostrando traverso queste piccole inigrande interesse e parteci- ziative vuole esportare un pazione. Il presidente Mar- modo nuovo di intendere lo econda vittoria consecutiva per la giovane formazione di mister Belardinelli. Dopo la vittoria di sabato 31 gennaio contro la Filottranese (1-0), ecco un’altra convincente vittoria. Nel pomeriggio di sabato 7 febbraio la Juniores della Jesina ha sconfitto a Castelferretti la formazione locale, con il risultato di tre reti a zero. Prova positiva per i “baby leoncelli” che hanno imposto un buon ritmo nell’arco dei novanta minuti, creando qualche palla gol e concretizzando le occasioni avute. Dal suo canto, la Castelfrettese ha tentato vanamente di macinare gioco e di rendersi pericolosa all’interno dell’area “capeggiata” da Federici, senza trovare però La forza educativa dello sport L CALCIO Eccellenza Un brutto ritornello a fine partita sigla lo scontento del pubblico: zero a zero ancora una volta! E a commento, il solito mugugno sottolinea la difficoltà di realizzare il gol. Non possiamo lamentarci quanto all’impegno dei nostri, ma il bunker ordito dalla Monturanese ha resistito sul risultato nullo: zero a zero, tra le mura amiche, contro il fanalino di coda! A bordo campo scintillava la Coppa Italia vinta a Fermo dai leoncelli, ma quasi ripudiata dalla sterilità dei nostri attaccanti: giunti in vista dell’area difesa caparbiamente dagli ospiti e dal loro portiere Grilli, mancavano nel tiro decisivo. A fine partita, il nostro allenatore ripeteva: “Sotto porta ci è mancata la cattiveria”. sport. A nome della società – ha continuato - ringrazio i dirigenti scolastici che hanno sostenuto il progetto, Mirella Mazzarini, Filiberto Arcangeli, Rosa Ragni e Rosa Meloni, oltre naturalmente a tutti i docenti che ci supportano nelle varie iniziative». Attraverso il progetto “Insieme per crescere”, la società biancorossa ha dimostrato ancora una volta la sua doppia finalità: da un lato insegue le vittorie sul campo (la scorsa settimana la squadra di Trillini ha conquistato la Coppa Italia d’Eccellenza Marche), dall’altro si impegna per diffondere i veri principi dello sport. Gli stessi principi che animano le 16 squadre del settore giovanile della Jesina Calcio, che da quest’anno vedono impegnati oltre 240 ragazzi del territorio. Il prossimo turno ci impegna ancora in casa contro l’Urbania. Promozione A San Marcello pareggia la New Relax Rio (2-2). A Tavoleto il Vallesina non passa (1-0). Prima categoria A Barbara, il Cupramontana le busca (3-0). A Castelplanio, le Torri pareggiano col Monserra (1-1). Seconda categoria Monsano batte la Serrana duramente e tiene forte la vetta (4-1). Ad Agugliano Polverigi, l’Aurora cede (2-0). Perde in casa il Castelbellino con la Labor (2-3). Borgo Minonna resiste e vince con la Leopardi (3-2). In casa della Folgore perde la Aesina (1-0). Vir Uisp: trofeo regionale di ginnastica artistica Le Jesine al secondo posto D omenica scorsa si è svolta, al Palazzetto di Senigallia, la prima gara del Trofeo Regionale Uisp a squadre di Ginnastica Artistica Femminile organizzata dalla Polisportiva Cesanella. Il settore Ginnastica della UISP di Jesi ha preso parte alla manifestazione con 40 bambine che si sono suddivise nei livelli A, B e C. Buoni i risultati raggiunti dalle giovani atlete che si sono classificate al secondo posto nella categoria C, al sesto posto nella categoria A e all’ottavo posto nella categoria B. Grande la soddisfazione delle insegnanti Isabella Lelli e Giulia Ferretti che hanno preparato le bambine e ragazze per questo primo appuntamento dell’anno. Le atlete saranno nuovamente impegnate a livello regionale il 21 e 22 febbraio con la rassegna di Coreografia e la manifestazione di Acrobatica e nel mese di marzo con la seconda gara del Trofeo Regionale Uisp a squadre e con le due fasi regionali individuali valide per le qualificazioni ai Campionati Nazionali che si svolgeranno a Fano la prima settimana di giugno. La UISP di Jesi settore ginnastica, promuove, per i mesi di aprile e maggio prossimi, lezioni gratuite di ginnastica artistica rivolte ai maschietti dai 5 ai 7 anni in previsione dell’apertura, per l’anno sportivo 2009/2010, di corsi di avviamento per bambini. Per coloro che fossero interessati a provare questa attività basta rivolgersi al Comitato Uisp Jesi, viale Verdi 39/a telefono 0731.213090 e-mail [email protected]. Juniores Jesina: avanti con fiducia! S la via della rete. Nei primi settimo sigillo in campiona20 minuti i padroni di casa to di Sassaroli, sempre più sono più aggressivi e brillan- leader della speciale graduati; per fortuna della Jesina, toria. Il tris viene calato da non riescono a realizzare un “Pippo” Mazzieri (terza rete dubbio penalty concesso dal stagionale per il “folletto”) direttore di gara! Che brivi- che in contropiede trafigge do! l’estremo difensore locale. Pronta la reazione della for- Tre a zero il risultato finale. mazione ospite che non ci Finalmente si può parlare di sta a soffrire l’intensità av- un collettivo bianco-rosso versaria. cinico ed efficace! I “leoncelli” sembrano pren- La Jesina si porta in terza dere per mano le redini del posizione, a quota 35 punti, gioco. Il vantaggio arriva nella classifica del campiograzie ad un rigore trasfor- nato regionale Juniores gimato da Fava, match-winner rone B, a meno tredici lundel match contro Filottrano. ghezze dalla capolista Piano La prima frazione di gara San Lazzaro. Prossimo aptermina con il risultato di puntamento in programuno a zero a favore dei ra- ma sabato 14 febbraio al gazzi di Belardinelli. Nel- “Carotti” proprio contro la la ripresa la Jesina “scalda” formazione anconetana. Ne molto bene il motore e rie- vedremo delle belle… sce a raddoppiare, grazie al Daniele Bartocci BASKET Dopo il netto successo su Soresina Fileni Bpa in trasferta a Sassari Una netta vittoria su Soresina, restituisce colore ad una Fileni Bpa reduce da sei sconfitte nelle ultime sette partite. Domenica scorsa al PalaTriccoli, gli arancio-blu hanno battuto i lombardi 105 a 85. “Era la reazione che mi aspettavo – ha detto Luca Ciaboco (nella foto), subentrato in settimana all’esonerato Zanchi – Tutti i ragazzi si sono aiutati sia in attacco sia in difesa. E’ una cosa da tenere stretta”. Giovedì 5 la Fileni aveva perso nel turno infrasettimanale a Roseto 80 a 79. Nel dopo partita i tifosi locali si erano resi protagonisti di gravissimi episodi di vandalismo attaccando con un ripetuto lancio di sassi, al pullman della Fileni ed a quello dei tifosi. Il bilancio della serata: due feriti lievi e numerosi i danni agli autoveicoli. La classifica dopo il quinto turno di ritorno: Varese 26 punti; Veroli, Soresina, Casale Monferrato 24; Fileni Bpa Jesi 22; Sassari, Reggio Emilia, Scafati, Rimini, Brindisi 20; Roseto, Livorno, Pavia, Venezia 18; Pistoia, Imola 14 punti. Oggi, domenica 15 febbraio, gli arancio-blu volano in Sardegna per affrontare il Sassari (ore 18.15). Gli isolani, allenati dal giovane Cavina, hanno una rosa dove spiccano l’ex jesino Whiting e l’esperto Vanuzzo. Nella rosa c’è anche un altro ex Aurora, l’inglese Ezugwu. All’andata finì 84 a 70 per la Fileni. Giuseppe Papadia VOLLEY Mercoledì 18 ritorno di Challenge in Francia La Monte Schiavo si gioca il terzo posto L’avventura della Monte Schiavo Banca Marche alle finali di Coppa Italia, giocate ad Eboli nello scorso fine settimana, è durata appena un giorno. Venerdì 6 le “prilline” sono state eliminate nei quarti dal Busto Arsizio dopo cinque combattuti set (parziali: 26-28, 25-18, 25-21, 22-25, 18-16). A fare la differenza la maggior continuità delle lombarde ed il loro muro-difesa. “Una sconfitta che lascia l’amaro in bocca – ha detto Simona Rinieri – Nel tie break abbiamo commesso troppi errori, e la reazione finale non è stata sufficiente. Ancora una volta abbiamo pagato i troppi alti e bassi in cui incappiamo durante la gara”. Ad aggiudicarsi il trofeo è stato il Pesaro, che in finale ha sconfitto Novara 3-0. Giovedì 12 Rinieri e compagne hanno giocato al PalaTriccoli la gara di andata dei quarti di Challenge Cup contro le francesi dell’Albi. Mercoledì 18 si disputerà il ritorno in Francia (ore 20). Oggi, domenica 15 febbraio, le “prilline” sono ospiti del Novara (ore 17.30) per uno spareggio per il terzo posto. Le piemontesi, che precedono le rossoblu di un punto, sono allenate dall’esperto Pedullà e dispongono di buone individualità come il libero azzurro Cardullo, la regista cinese Feng e la schiacciatrice Osmokrovic. All’andata finì 3-1 per le jesine. Due le ex in campo nella Monte Schiavo: la centrale Calloni e l’opposto Flier (nella foto di Magliola). Gip 16 15 febbraio 2009 Esperienze