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Settimanale d’informazione
ANNO LVI- N. 5
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 15 febbraio 2009
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Economia in vallesina
eluana
Le speranze
di fronte alle
emergenze e alla
disoccupazione
di Cipolloni,
Mengarelli, Uncini
11
regione marche
Il Paese diviso. Il
decreto di morte.
La sua luce. Domande. Ipocrisia.
sport - basket
La valorizzazione
di quanto offre
il territorio
La Fileni
batte la capolista
a Roseto
immigrazione
Una ricerca sulle
seconde generazioni in Ancona
e Macerata
di M. Chiara La Rovere
di Giuseppe Papadia
di Paola Cocola
1,4,6,13
2
15
10
Si celebra in Diocesi la Giornata Mondiale del Malato: domenica 15 febbraio alle ore 16
di autori vari
Educare alla salute è educare alla vita
Q
uesta settimana è stata
segnata dalla conclusione della vicenda umana
di Eluana Englaro, alle ore 20 della
sera di lunedì 9 febbraio. Il nostro
settimanale è tornato più volte sul
tema della difesa della vita e sulla
necessità che ciascuno si impegni
a favore di questo diritto ed anche
questo numero contiene tante riflessioni e testimonianze che ci
aiutano a prendere consapevolezza che la vita è un dono che ci
è stato dato e del quale nessuno
può disporre liberamente. «Che il
Signore l’accolga e perdoni chi l’ha
portata a questo punto»: è il primo commento del “ministro della
Salute” del Vaticano, card. Javier
Lozano Barragan, alla morte di
Eluana Englaro. “In questo momento - ha concluso il porporato
messicano - dobbiamo avere uno
spirito di perdono e riconciliazione, non avviare polemiche, e continuare a promuovere il rispetto
assoluto alla vita. Sarà poi accertato come è accaduto il decesso e
se ci sono responsabilità”.
Si celebra l’11 febbraio, in tutto il
mondo, la Giornata Mondiale del
Malato, nel giorno in cui la Vergine è apparsa per la prima volta
alla giovane Bernadette Soubirours, a Lourdes, in Francia, nel
1858. Questa giornata in Diocesi
si terrà domenica pomeriggio, 15
febbraio, con il vescovo Gerardo
e don Aldo Anderlucci, responsabile della Pastorale della Salute diocesana, che celebreranno
la Santa Messa alle ore 16 nella
Chiesa dell’Ospedale. L’invito a
partecipare è per tutti perché ciascuno di noi abbiamo bisogno di
fermarci per comprendere che
“educare alla salute è educare alla
vita”: è il tema di quest’anno che
si rivela quanto mai attuale e che
ci ricorda la necessità di educare al rispetto della dignità della
persona umana con particolare
attenzione, sostegno, vicinanza e
accoglienza del malato.
Il Vescovo, nella sua riflessione
del mattino su Radio Duomo in
Blu (tutte le mattine alle ore 7,20
su 106,7 o 95,2 Mhz) per la Giornata del Malato ha chiesto alla
Madonna che ci insegni a spendere la vita nel dono di noi stessi.
Il Vescovo ha rivolto un augurio
alle tante persone sofferenti che
invocando Maria trovino in lei
conforto e incoraggiamento ed ha
affidato alla Vergine tutte le persone che si dedicano a sostenere
i malati.
b.t.
Foto Sir
L’Italia riflette con sofferenza e con-passione di fronte ad una morte voluta
Perchè il dramma di Eluana Englaro ha spaccato la nazione?
E’
stato ed è un dramma
quello di Eluana che
ha determinato una forte
contrapposizione fra “due
popoli”, per cui è doveroso
chiedersi: dall’una e dall’altra parte è stato tutto strumentale o si è sviluppata
una vera battaglia che nasconde quale realtà? Ora
la risposta appare facile: è
stata ed è una sfida di fronte
ad un dilaniante dilemma: sì
alla vita anche se diventata
del tutto vegetativa oppure
sì all’intervento dell’uomo
per porre fine ad un essere
umano che vegeta ma vive.
La Chiesa, da sempre, ha
esplicitato la sua posizione
a favore della prima soluzione. Ma l’orientamento
per la difesa della vita è
San Valentino
festa
degli
innamorati
accolto, da sempre, anche
da tante organizzazioni di
ogni orientamento ideologico e da tanti cittadini,
atei, laici o laicisti che siano, perché il problema non
è religioso, ma umano, di
civiltà. Molti altri, anche
in seno al mondo cattolico,
sono per l’intervento della scienza perché si ponga fine alla “non vita”. Ma
chiediamoci: la spaccatura
trasversale del Paese nasconde il fatto che se passa
il principio della possibile
interruzione della vita, anche se una vita puramente
vegetativa, un domani passerà il principio dell’eutanasia, cioè dell’intervento attivo per la morte di fronte ad
una serie sempre maggiore
di anomalie psico-fisiche e,
magari, sempre meno gravi?
Se così fosse, ci si deve spaventare. Ma poiché c’è chi,
nel sostegno dello stato
vegetativo dopo tanti anni,
vede soltanto l’accanimento terapeutico del quale
si chiede la cessazione, si
genera questa profonda
divergenza nel Paese, divergenza che da anni si ripercuote anche nel parlamento,
ormai paralizzato di fronte alla necessità di offrire
alla società una legge sulla
fine della vita. L’appello al
rispetto dei principi della
natura di fronte alla morte
trova, ormai da molti anni,
in forza delle possibilità offerte dalla scienza, un prolungamento della vita che,
da una parte appare una
conquista, dall’altra appare
una tortura.
Ed ecco la domanda che
sconvolge le coscienze:
entro quali limiti vanno
rispettate le istanze della
natura ed entro quali limiti
autorizzare l’ingresso alle
conquiste scientifiche senza cadere nell’accanimento
terapeutico?
Solo la soluzione di questo
drammatico dilemma permetterà al parlamento di
individuare una linea legislativa.
Purtroppo la spaccatura ha
investito anche i vertici istituzionali – presidente della
repubblica e presidente del
governo sia in nome della legge, sia in nome della
vita, delle procedure, della
pietà. A questo punto non
Sabato 14 febbraio
ore 19
al Santuario delle Grazie
dobbiamo nasconderci che,
poiché la pesante dialettica che avviene ai vertici
rispecchia la profonda divisione che attraversa il Paese,
il rischio di un sussulto che
faccia saltare le regole del
gioco non appare impossibile. Il terreno è offerto da
prevaricazioni e da vuoti
legislativi. La magistratura
ha sentenziato, dopo mille
perplessità, al di fuori della
legge e il governo ha tentato di riparare la prevaricazione con la prevaricazione
della carta costituzionale.
Ed ecco lo scontro, pericolosissimo, ai più alti livelli.
E si giunge all’invocazione,
da parte del presidente del
consiglio, della immediata
modifica della Costituzione
della quale tutti hanno sem-
pre riconosciuto la validità
della prima parte. Ben vengano i tanto attesi aggiornamenti della seconda parte,
nella speranza che si riesca
ad ottenere, finalmente, una
radicale sburocratizzazione
delle procedure legislative,
in attuazione di tante promesse, ma guai a toccare
quei principi espressi dalla
volontà di personaggi come
De Gasperi, La Malfa, Einaudi, De Nicola, Dossetti, Moro, Saragat, Nenni e
Togliatti, il quale, sissignori, nonostante la sua inaccettabile ideologia, ha determinato la conferma dei
patti lateranensi con il voto
favorevole dell’art. 7 della
Costituzione.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
Santa Messa
presieduta dal
Vescovo mons. Gerardo Rocconi
con benedizione delle coppie,
dei fidanzati e degli sposi
2
Cultura e società
15 febbraio 2009
Del più e del meno
Cento anni fa, l’aerocurvo di Ponzelli
di Giuseppe Luconi
U
na delle notizie
che in questi giorni affollano Internet ci fa
sapere che sono in corso
i preparativi per celebrare il centenario del Primo
Circuito Aereo “che si
consumò nella Brughiera di Montichiari”, poco
lontano da Brescia, nel
settembre del 1909. Si
trattava della prima grande manifestazione aviatoria italiana. Si iscrissero a quella gara, dotata
di centomila lire (a quei
tempi, una gran bella cifra), i più celebri aviatori
del tempo: sette piloti
italiani, quattro francesi, e un americano.
Fra gli aerei in gara, quello di uno jesino:
Riccardo Ponzelli.
Il nostro concittadino, pilota anche lui
(terzo italiano in assoluto a conseguire il
brevetto), viene ricordato soprattutto per
essere stato il primo a levarsi in volo, l’anno dopo, sul cielo dell’Argentina. Ma chi
era Riccardo Ponzelli e come era arrivato
a trovarsi tra i pionieri dell’aviazione italiana?
°°°
Aperto alle conquiste del progresso,
Ponzelli era stato tra i fondatori e primo
presidente del Club Escursionisti di Jesi,
tra i primi jesini a possedere un’automobile e ad introdurne il commercio in città.
Giovanissimo, aveva seguito con crescente
interesse le notizie sulle nuove macchine
volanti. Aveva 32 anni quando, nel 1907,
si era divertito a realizzare col fil di ferro
un modellino di aereo di sua invenzione.
L’anno dopo, a Bologna, in occasione di un
circuito automobilistico, aveva conosciuto l’osimano Muzio Gallo ed il bolognese
Mario Cobianchi, personaggi del mondo
dell’aviazione, che lo avevano introdotto
nell’ambiente e convinto a partecipare al
Circuito di Brescia.
Ponzelli progettò così un suo aeroplano, affidandone la costruzione all’officina
torinese dell’ingegnere Franz Miller. L’apparecchio, “ufficialmente battezzato Aerocurvo Ponzelli Miller, era un monoplano monoposto caratterizzato da un’ala, a
diedro curvo pesante 300 chili e mosso da
un motore Miller da 35 cv.”. La costruzione
fu completata giusto in tempo per partecipare al Circuito Aereo di Brescia, che si
svolse alla presenza del re, Vittorio Ema-
nuele III.
A quella manifestazione, per la prima volta, nei panni del giornalista, c’era anche lo
scrittore Franz Kafka.
Doveva raccontare degli aerei in volo, ma la
sua curiosità era volta
soprattutto al pubblico. Tra una folla affascinata e ipnotizzata,
Kafka notò la presenza
di Giacomo Puccini e
Gabriele D’Annunzio,
osservando “come il
musicista avesse un
naso da bevitore” e
D’Annunzio, sempre
in cerca di una posa fotogenica, “recitasse
una poesia su Icaro e rilasciasse interviste
sulla divinità del volo”.
Il velivolo di Ponzelli venne affidato “alle esperte mani” di un padovano,
il barone Leonino Da Zara (sarà poi il
primo presidente dell’Aero Club d’Italia).
Purtroppo, per la scarsa potenza del
motore, Da Zara non riuscì a far decollare l’aerocurvo, che finì la sua corsa
contro una staccionata. Vinse l’americano Glenn Curtis.
°°°
Due anni dopo, nel marzo del 1911, in
un’intervista rilasciata al settimanale jesino Il Birichino Riccardo Ponzelli dichiarava: “Io non considero l’aviazione come
un acrobatismo. Considero l’aviazione per
ciò che realmente è: una scienza cioè che
muove ora i primi passi, una scienza che,
senza dubbio e in tempo non lontano, si affermerà e modificherà sensibilmente la vita
sociale, ma che ha bisogno di un grande
studio, di pazienti ricerche, serie prove”.
Ponzelli aveva visto giusto, ma forse
neppure lui immaginava come e quanto si
sarebbe sviluppata e affermata l’aviazione.
Nei due disegni: Riccardo Ponzelli
(visto da Duilio Diotallevi)
e l’aerocurvo Ponzelli-Miller.
13 febbraio: le associazioni astrofile jesine per l’ambiente
I
In piazza: M’illumino di meno
n occasione della giornata dedicata al risparmio energetico,
venerdì 13 febbraio “M’illumino
di meno”, organizzata a livello
nazionale dalla trasmissione radiofonica di Rai 2 “Caterpillar”, le
Associazioni astrofile “Vaghe stelle dell’Orsa” e A.J.A. di Jesi, nonché l’Associazione nazionale per la
protezione del cielo notturno “Cielobuio”, parteciperanno all’evento
con una loro iniziativa in Piazza
della Repubblica di Jesi. Dalle ore
17.30 alle 20 di venerdì 13 febbraio
saranno proiettate immagini didattiche sull’inquinamento luminoso e sulla critica situazione di Jesi
che è in netto ritardo nell’applicazione della Legge Regionale 10/02
che disciplina il contenimento
dell’inquinamento luminoso e il
risparmio energetico nelle Marche.
Tempo permettendo, approfittando dell’intensità delle luci che per
l’evento sarà abbassata, si effettuerà un’osservazione telescopica pubblica di alcuni oggetti astronomici
presenti nel cielo.
La pluralità della nostra regione, da limite a fattore di rilancio
Obiettivo promozione:
Prodotto Marche
“Prodotto Marche: agire insieme per costruire un’offerta complessiva di territorio”.
Rientra nel progetto “Marche d’eccellenza”,
un percorso di studio ed approfondimento programmato da Ubi-Banca Popolare
di Ancona di concerto con
la Regione Marche e in partnership con il management
di “Tipicità: Festival dei prodotti tipici delle Marche”.
Obiettivo strategico: promuovere il brand “Marche”,
in tempi di mutamenti determinati dalla crisi dei modelli economici. A parlare
sono esponenti del mondo
economico, istituzionale e
giornalistico. La proposta:
«fare della nostra pluralità il
nostro cavallo di battaglia»
così esordisce il moderatore
del confronto Angelo Serri, direttore di
“Tipicità”.
L’evento, che precede di poco la 17ª edizione di “Tipicità” (7, 8 e 9 marzo), consueto appuntamento con il made in Marche, non a caso si è svolto nel terminal
Arrivi dell’Aeroporto “Raffaele Sanzio”
di Ancona-Falconara, «luogo simbolo,
struttura fondamentale per lo sviluppo
turistico delle Marche» dice il direttore
generale Ubi-Banca Popolare di Ancona
Luciano Goffi, per cui è venuto il momento di «imparare a mettere in campo sinergie di risorse e di energie».
Se diverse sono le prospettive dei relatori,
uno è il concetto: fare sistema nella pluralità.
«Nei prossimi tre anni saranno spesi quasi
22 milioni per la promozione» sostiene il
vice presidente della Giunta delle Marche
Paolo Petrini «è importante che i Comuni
programmino lo sviluppo turistico in sinergia, e così per la pianificazione urbanistica, e su questa direzione si devono proporre incentivi; l’Assessorato ha cercato
di mettere insieme le varie eccellenze del
territorio, ad esempio con il programma
di sviluppo agricolo europeo».
«I programmi dell’Aeroporto seguono le
esigenze della Regione» tiene a chiarire il direttore generale Aerdorica Marco
Morriale «non possono prevedere nuovi
servizi se la Regione non ha necessità di
sviluppare numeri maggiori di traffico».
Patrizia Casagrande, nella doppia veste
di presidente della Provincia di Ancona e
presidente STL “Marca Anconetana”, difende il Sistema Turistico Unico: «non è
l’ennesimo carrozzone ma ha come presidente la presidenza della Provincia e
come esecutivo i sindaci della Vallesina,
insieme al punto di vista della Camera di
commercio. Abbiamo creato reti utili e
dinamicità promosse dai Comuni (pensiamo alle stagioni liriche o al Summer
Jamboree). Ci vuole competizione e non
contrapposizione».
Per l’assessore regionale al turismo e
alla cultura Vittoriano Solazzi «la politica dei 100 campanili deve
servire a differenziare l’offerta;
il nostro è un turismo balneare,
montano, in un territorio che
è un museo diffuso» e precisa
i punti strategici: «investire
nella comunicazione originale, fare sistema (antidoto allo
sperpero di risorse), un marketing che miri a segmentare
il mercato, con un’offerta differenziata, la qualità».
Presente anche il vice direttore di QN/Il Resto del Carlino
Pierluigi Masini che parla di
un «sano protezionismo marchigiano
come carta da sfruttare di fronte al
“villaggio globale”».
Stoccata del presidente regionale Confindustria Turismo Marco Calvaresi,
che chiede agli enti locali una Cabina
di regia per individuare una strategia per fare sistema: «la qualità non
va solo sbandierata e occorrono fondi
strutturali che la garantiscano in tutte
le strutture ricettive».
A parlare di un forte turismo religioso
è Don Mario Lusek, direttore Ufficio
Pastorale tempo libero, turismo e spot
della C.E.I., che ricorda i 108 santuari,
le 25 cattedrali, i 73 musei ecclesiastici,
e i fondamentali progetti di rilancio dei
grandi itinerari religiosi (come la Via
Lauretana).
Sulla necessità di offrire una vacanza di qualità e certificata punta Paola
Michelacci, Cavaliere del Lavoro per
l’imprenditoria turistica. «La Regione
è ricca quando è appetibile per le multinazionali» e precisa «il politico non
può diventare un esperto di eccellenze,
ma deve usare l’imprenditore per fare
una politica che aumenti l’appeal del
territorio».
Guido Giambuzzi, presidente Amatori
Tour Operator, spiega l’obiettivo voler
proporre fortemente le Marche come
meta turistica, per peculiarità artistiche, storiche, enogastronomiche: «le
Marche per noi sono una sfida».
«L’unicità delle Marche è nel suo paesaggio, quindi nelle aziende agricole,
nel biologico, nella conservazione della
biodiversità» così il presidente Agriturist Marche Augusto Congionti.
Tra i relatori anche l’assessore al turismo del Comune di Pesaro Luca Pieri,
a esporre come Pesaro abbia puntato
soprattutto su due elementi vincenti:
un “turismo motociclistico” legato al
campione di Tavullia, e un “turismo
business” con convention che fruttano 3
milioni di euro in quattro giorni.
A chiudere il confronto, i profumi e i
sapori dell’opera culinaria dei “Cuochi di Marca” e i vini tipici provenienti
dall’Enoteca Regionale.
fotoservizio Maria Chiara La Rovere
3
Cultura
15 febbraio 2009
Incontri letterari del Rotary: Ginesi presenta il suo libro e bacchetta “Jesi provinciale”
SCUSATE IL BISTICCIO
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
DIMENTICATO IL MOTORINO
Tris di omonimie
Un lettore affezionato (M.M.) ci fa notare
che il nome VESPA non si addice soltanto
al popolare conduttore (puntate) e al
famigerato insetto (punture): riguarda
anche un mezzo di trasporto che furoreggiò
nei trascorsi decenni (ricordate Vacanze
romane, 1953 ?). Con quest’ultimo tipo di
vespa si può programmare un’interessante
puntatina verso qualche amena località
(soli o in compagnia).
EUFEMISMI PIETOSI
Si parla di semafori intelligenti. Ma non
sarebbe più appropriato chiamarli semafori
furbacchioni?
PS - Senza dire che l’espressione inglese
(smart lights) - di cui quella italiana è un
volenteroso calco - ammette astutamente
l’una e l’altra interpretazione.
Si parla tanto di social card. Qualcuno,
con mesto umorismo, ha proposto di
chiamarla barbon card. (Personalmente,
comunque, non farei tanto lo schizzinoso:
con questi chiari di luna...).
SCHIETTEZZA BERGAMASCA
Cambio di vocale
Il direttore di “Libero” ha il pregio di parlare
fuori dai denti, di cantarle chiare, di non
mandarle a dire. Non ha, come si dice, peli
sulla lingua.
Il nostro amico Xxxxxx
si esprime senza xyxxxx
***
Afrodite, foderati
La
Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
Civiltà per Eluana
È la civiltà: ci vuole una sentenza, un team medico,
un struttura idonea, tanto volontariato per far morire
di fame e di sete, ma monitorata, una giovane donna
indifesa e bisognosa che, guarda caso, ha trovato chi
si prende cura di lei. Sorriderle, accarezzarla, lavarla
ed asciugarla. Farle compagnia. Darle da mangiare e
da bere.
Lindo Giovanni Ferretti in “Il Foglio”, venerdì 6
febbraio 2009.
CORRADO CAIMMI
A NUOVE SVISTE
Dal 14 febbraio al 1° marzo,
con orario dalle 17 alle 20
(lunedì chiuso), presso la
Chiesa di San Bernardo, in
Via Valle 3: Corrado Caimmi
a Nuove Viste: percorsi
d’arte contemporanea.
Organizzazione a cura
dell’Assessorato alla
Cultura del comune di Jesi.
Inaugurazione sabato 14
febbraio alle ore 18.30.
50 anni di cultura, storia e passioni
P
resentato il 29 gennaio, presso il Pa- Gheddafi, Juan Mirò, il presilazzo della Signoria di Jesi, l’ultimo dente Giorgio Napolitano, Carlo
libro del critico marchigiano Armando Rambaldi (creatore di E.T.), paGinesi, 50 anni attorno all’arte. Dal- dre Stefano Trojani (“francescano
la A alla Z (edito da affinità elettive e dell’arte”), Sgarbi, Mario Giacoda Cattedrale), vincitore del Premio melli, Josè Guevara. E i ricordi
della Cultura 2008 della giuria in- della redazione di Arte Nuova
ternazionale del Circolo della Stampa di Oggi, negli anni ‘70, lungo il corso
Milano. È il primo dei due incontri cul- di Jesi.
turali organizzati dal Rotary club jesino Un concetto su tutti: «la cultura
ed è stato presentato dal prefatore del come una chiave che apre tante
libro Moris Gasparri e dal presidente porte, instaura e ricuce relazioni
del club Maurizio Ricci.
diplomatiche, oltre che possibiliIl libro, veramente ricco di esperienze, tà economiche, da prevedere se si
vissuti, dati, episodi di ogni tipo e foto- vuole riuscire nelle imprese» afgrafie in bianco e nero («il colore della ferma il professore. Mai avido di
memoria» dice Ginesi), ripercorre un giudizi taglienti e aspramente cricammino nell’arte lungo 50 anni, dove tici, Ginesi riserva stoccate polela cultura si mescola alla scoperta del miche alla città natia: «è una città
mondo, delle sue problematiche, delle schizzofrenica, che da un lato ha
sue bellezze, e all’incontro con i tanti capacità industriale e di proietpersonaggi a cui Ginesi si è accostato tarsi fuori dai confini, dall’altro
umanamente e professionalmente. Già rimane sempre provinciale, soterminato nelle librerie, il libro è in se- prattutto nei progetti culturali», e
conda ristampa. Oratore preciso, iro- parla di una certa chiusura jesina,
nico e brillante, racconta per quasi due di una Jesi che «si pensa città ma
ore, della sua attività di studioso dell’ar- si scopre paese».
te, delle mostre organizzate nel mondo, «Dopo diversi tentativi, ho dedel giornalismo e delle interviste fatte ciso che con il pubblico qui non farò - e conclude «Jesi deve decidere cosa
da lui, del ruolo di console onorario del- più niente, solo con i privati» precisa fare da grande».
la Repubblica russa nelle Marche («una convinto «è una questione di dna: se Prossimo appuntamento con il Rotabella rogna ma stimolante» dice). Parla si organizza qualcosa qui i commenti ry, sempre nella sala maggiore di Padella Cina, di Re Juan Carlos, di pittori, sono “costa troppo”, “che ci sarà sotto” lazzo della Signoria: il 26 febbraio con
scultori, fotografi da lui incontrati, che … e poi manca assolutamente il respi- Andrea Angeli, portavoce dell’Onu
racconta mentre scorrono le foto: ed ro internazionale».
in Iraq ed in Afganistan e autore del
ecco Renato Guttuso, Giulio Carlo Ar- Non si esime neanche dalla freccia- libro Professione peacekeeper, intergan, Alberto Borgonzoni, gli jesini Fran- tina pungente «La polemica per il vistato dal presidente dell’Ordine dei
co Carotti, Paolo Fedeli e Gian Franco gettone di presenza alla Huppert, per giornalisti delle Marche Gianni RosBerti, Bruno D’Arcevia, Lucio Fontana, il premio Moriconi, è stata solo una setti.
l’onorevole Fanfani, il primogenito di serie di dichiarazioni “fuori dal vaso”
Maria Chiara La Rovere
Pergolesi e Spontini in inglese, spagnolo, russo e cinese
In preparazione alle celebrazioni del 2010
Il sito della Fondazione Pergolesi Spontini www.fondazionepergolesispontini.com
“parla” anche russo e cinese,
oltre che inglese e spagnolo.
Una vera unicità nel panorama degli enti lirici e dei
teatri di tradizione italiani
finanziati dal Fondo Unico
dello Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali. In vista delle Celebrazioni Pergolesiane del 2010
per il Terzo Centenario della
nascita di Giovanni Battista
Pergolesi, l’ente culturale jesino si presenta sul web con
un sito ‘poliglotta’, tradotto
da tempo in inglese e spa-
C inema
Nel 1987 esce nelle sale cinematografiche Full Metal
Jacket, il penultimo film di
Stanley Kubrick. Il film è incentrato sulle folli dinamiche
comportamentali proprie del
mondo dei marines e della
guerra in toto. La pellicola è
divisa in tre parti che raccontano tre fasi diverse del percorso affrontato da marines
per prepararsi al Vietnam,
per combattere e per cercare
di sopravvivere. Il narratore
di questo percorso è il soldato Joker, Matthew Modine, di
professione giornalista e che
ha come utopica intenzione
quella di andare in Vietnam
per svolgere il suo mestiere. Nella prima parte ci viene raccontata la brutalità
dell’addestramento al quale
vengono sottoposti i soldati.
Assoluto dominatore della
scena di questa porzione di
pellicola è il sergente istrut-
gnolo, ed ora anche in cirillico ed in caratteri cinesi per essere comprensibile
ad una larga fetta della popolazione mondiale, dall’Asia
all’Est Europa fino ai paesi
dell’America Latina.
L’iniziativa permette di internazionalizzare ancor più
l’Opera Italiana, sicuramente uno dei frutti più eccellenti del Made in Italy ed
uno straordinario veicolo
di promozione della cultura
nazionale in tutto il mondo.
Nel nome di Pergolesi e di
Spontini, autori apprezzati e
conosciuti la Fondazione si
propone ai potenziali spet-
tatori provenienti
da Paesi in cui la
domanda di Opera
Lirica emerge con
sempre maggior
forza.
Il cinese è la prima lingua parlata
nel mondo ed è
utilizzata da 1.391
milioni di persone
di cui 1.213 milioni madrelingua e 178 milioni che la
utilizzano quale seconda lingua (Stime Encarta ed Ethnologue). Al terzo posto vi
è l’inglese, con 341 milioni
di persone madrelingua. Al
quarto lo spagnolo con 352
milioni di persone di cui 322
madrelingua. All’ottavo è il
russo, parlato da 277 milioni di persone di cui 167 madrelingua. Al diciottesimo
è l’italiano parlato da 150
milioni di persone di cui solo
62 madrelingua.
Il regista americano Stanley Kubrik e i suoi capolavori
Full metal Jacket
tore Hartman, Lee Ermey,
che provoca i suoi soldati in
modo disumano. Le conseguenze dell’addestramento
così concepito porterà alla
follia il soldato Palla di Lardo che sceglierà la modalità
più estrema per dimostrare
al sergente Hartman di aver
recepito gl’insegnamenti di
quest’ultimo. Palla di Lardo
uccide il suo superiore poi
gira il fucile verso di sé e fa
esplodere un Full Metal Jacket, il nome dei proiettili
in dotazione ai marines. In
questa parte del film si può
notare uno stile registico differente da quello che Kubrick
adotterà quando ci sposteremo in Vietnam. La rigidità
delle regole dell’addestramento viene riprodotto con
una regia statica, formale,
dove il bilanciamento delle masse che intervengono
all’interno delle inquadrature
hanno una regolarità ed una
geometria estrema. Ellissi
temporale: ci troviamo in
Vietnam ed il soldato Joker
inizia a raccogliere testimonianze dai suoi commilitoni.
Joker è in un angolo di Vietnam relativamente tranquillo e vorrebbe svolgere
esclusivamente il suo lavoro
di giornalista.
Nella terza parte del film, Joker ed altri si perdono durante
una missione di ricognizione
e sono attaccati, in una città
fantasma, da un cecchino che
riesce ad eliminare alcuni di
loro. Joker riesce a trovare il
cecchino, una giovane donna
vietnamita, ma è in trappola e
riesce a salvarsi solo per l’intervento di un altro soldato
americano. La donna colpita,
moribonda, chiede di essere
uccisa per non prolungare
l’agonia. Joker perde, se così
si può dire, la sua verginità e
si trasforma in quell’assassino
che non avrebbe mai voluto
diventare. In realtà Joker dimostra, anche in questo episodio, di non aver perso la
sua dignità, la sua umanità. Il
colpo sparato per uccidere la
donna è un indice di questa
sua fedeltà ad i suoi ideali, al
suo dissenso alla guerra.
Il film rappresenta come la
follia della guerra abbia come
fine quello di far degenerare
l’uomo ad uno stato disumano. La trama di Full Metal Jacket può essere interpretata
come l’Odissea di Joker alla
ricerca del suo sé malvagio e
la guerra gli farà scoprire la
parte più bestiale di se stesso.
Questa dicotomia è rappresentata anche nella locandina del film in cui sull’elmetto
di un soldato figurano sia il
simbolo della pace che le parole “Born to Kill”.
Andrea Antolini
4
Attualità
15 febbraio 2009
nessuno puo’ privare un suo simile del diritto alla vita, Alcuni diritti non possono essere messi in discussione
Che la storia di Eluana sia luce e non sia vana
Decreti di morti
di Riccardo Ceccarelli
P
iù che con rammarico, con una forte
indignazione ho accolto la decisione
del presidente Giorgio Napoletano
a non firmare il decreto del governo
che cercava in extremis di salvare la
vita di Eluana Englaro, impedendo
che si procedesse nei suoi confronti a
sospendere la somministrazione di acqua
e cibo, come previsto da un decreto della
Corte di Appello di Milano e da una
sentenza della Cassazione. Decreto e
sentenza che peraltro non avevano date
improrogabili, salvo il volere del padre,
che da anni chiedeva questa soluzione.
Non c’era urgenza del decreto legge, ha
detto il Quirinale. Per altri decreti, lo
posso pure immaginare, ma per Eluana
cui si stava in quelle ore togliendo
acqua e cibo per vivere, non è ravvisata
l’urgenza di procedere all’interruzione.
L’esecuzione della sentenza è stata
anche l’inizio dell’esecuzione di morte
per Eluana. Se non c’era urgenza di
fronte ad un’esecuzione di morte, mi
sono chiesto quando ci può essere
urgenza. Ed ha fatto bene il Governo a
fare il decreto per non essere complice
di un omicidio e per non creare un
pericoloso e preoccupante precedente.
Perché Eluana era viva, nonostante che
il professor De Monte capo dell’équipe
dei quattordici volontari e specialisti che
stanno provvedendo all’”accudimento
accompagnatorio” di Eluana verso
la morte, abbia detto che Eluana era
morta da diciassette anni e che era stato
“devastato” alla vista di lei nelle ore che in
ambulanza l’ha accompagnata da Lecco
a Udine. Lui, medico, “devastato” dal
corpo di Eluana, che devastato affatto
non era, che professione fa? L’orefice?
Eluana era viva, togliendole l’acqua e il
cibo, è stata uccisa, o sarà uccisa, come
accadde a Terry Schiavo nel marzo 2005
negli Stati Uniti. Era viva, non parlava,
non comunicava con chi gli era accanto,
chiudeva alla sera gli occhi e li riapriva
al mattino, non prendeva medicine per
vivere, solo acqua e cibo frullato come
si dà ai bambini. Così Eluana è stata
accompagnata alla morte, cioè si è voluta
la sua morte: il decreto che lo avrebbe
impedito non era urgente. Ci si prova ora
con una legge specifica, ma forse non si
arriverà in tempo. Il fine settimana degli
onorevoli è stato più sacro della vita di
Eluana. L’uomo non è per la legge ma
la legge è per l’uomo. In questo caso la
legge, una sentenza che formalmente
non era di morte (non contemplata dal
nostro codice), ma lo era nella sostanza
autorizzando la sospensione di acqua
e di cibo, ha prevalso sull’uomo, sulla
tutela della vita. Altro che moratoria
della pena di morte di cui ci siamo
vantati in tutto il mondo. La legge ed
una certa cultura hanno giustificato
l’eliminazione fisica di una disabile, una
esecuzione degna dei nazisti. Tutto
il resto è un chiacchiericcio indegno.
La Chiesa, caro Beppino Englaro, non
vuole imporre i suoi principi, difende
il diritto suo come quello di sua
figlia di bere e di mangiare per non
morire. “Non uccidere” non è solo il
quinto comandamento, è un dovere
scritto dentro l’uomo, nella sua natura,
purtroppo l’abdicazione a questo
dovere non è nuovo, si sperava che
almeno rimanesse tra padre e figlio. Si
è proceduto ad una condanna a morte
per fame e per sete nel rispetto delle
formalità. Sta trionfando anche nella
pubblica opinione la lobby della morte.
No, caro presidente Napolitano, questo –
e siamo in molti a pensarlo – viste le sue
recenti prese di posizione, e lo diciamo
con rispetto, non ce l’avremmo aspettato.
O forse sì, se andiamo ai fatti d’Ungheria
del 1956, pensavamo però che il tempo
avesse fatto qualcosa. Comunque, ancora
con rispetto, le manifestiamo la nostra
delusione. Non ce ne voglia. La vita di
Eluana e di tante Eluane sconosciute
valeva un decreto d’urgenza.
“In una società civile ci sono
doveri morali che non possono
essere messi in discussione:
curare è uno di questi”. Chi è
l’autore di questa dichiarazione? Si potrebbe pensare Benedetto XVI, invece è Obama,
il presidente degli Stati Uniti
d’America (TG3 della sera del
5 febbraio scorso). Se “curare”
è un imperativo, ancora di più
lo è “alimentare”. Ad Udine in
questi giorni c’è una donna cui
questo diritto inalienabile sta
per essere negato: si chiama
Eluana. Per dimostrare il mio
profondo dissenso rispetto
a questa plateale ingiustizia,
mercoledì 4, preso un permesso dal lavoro, con un amico mi
sono recato ad Udine davanti
l’ingresso del “penitenziario”
denominato “Clinica La quiete”.
Alle ore 16,30 Paolo Ramonda,
successore di don Benzi alla
guida delle Comunità Giovanni
XXIII, cui appartenevano molti
dei presenti, ha dato lettura del
comunicato stampa che viene
qui riportato in parte.
“I diritti umani sono universali, inviolabili e inalienabili.
Nessuno può legittimamente
privare un suo simile della vita
chiunque egli sia, perché ciò
significherebbe fare violenza alla sua natura. Il primo
diritto è il diritto alla vita, dal
concepimento fino al suo
esito naturale. Molti medici
competenti in materia dicono
che togliere il cibo ad Eluana
significa ucciderla. I magistrati
che hanno decretato la sentenza non hanno tenuto conto
delle decisioni del comitato
nazionale di bioetica che si era
espresso contro la possibilità
di staccare il sondino che la
nutre. La morte sarà consumata atrocemente.
Per la prima volta nella storia
della repubblica viene fatta
morire per sentenza dello
Stato una persona non in stato
terminale, che respira da sola
che deglutisce, e che potrebbe
essere nutrita anche senza il
sondino. Chiediamo allo Stato
che finanzi scelte di vita e non
di morte, che sostenga le migliaia di famiglie che tengono
presso di sé i loro figli gravemente disabili. Bisogna dire
con chiarezza come ha detto
Benedetto XVI “che l’eutanasia è una falsa soluzione al
dramma della sofferenza, una
soluzione non degna dell’uomo. La vera risposta non può
essere infatti dare la morte, per sottoposta, questi giorni è afflitta
quanto dolce, ma testimoniare
da attacchi di tosse.
l’amore che aiuta ad affrontare
Proprio in questo periodo si
il dolore e l’agonia in modo
stanno “sgretolando” uno dopo
umano.”
l’altro i presupposti sui quali è
Successivamente è iniziato un
stata emesso il decreto:
momento di preghiera interval- Eluana è in grado di deglutire:
lato da testimonianze di padri e
il sondino è stato inserito per
madri di casa famiglia. Toccante praticità;
l’invito rivolto in uno di questi
-  vi è la testimonianza di Pieinterventi al sig. Beppino Englaro tro Crisafulli, il cui fratello si
di prendersi cura direttamente
trovava in una situazione simile
della figlia, cosa delegata da ben
a quella di Eluana e che allora
12 anni ad un istituto di suore
nel 2006 era favorevole all’eutadi Lecco (Dico io, mentre lui era
nasia: il sig. Beppino gli ha conoccupato nei ricorsi legali, difidato che la volontà di morire
mostratisi negli anni sempre innon era mai stata espressa dalla
fruttuosi, secondo il suo punto di figlia, ma era storia inventata da
vista, tranne nell’ultimo decreto
lui strumentalmente, per ottenedella Corte d’Appello di Milano:
re un verdetto favorevole.
Non è una sentenza da rispettare, Inoltre anche le Comunità di
ma un decreto, non è definitiDon Benzi si sono dichiarate divo perché per sua natura può
sponibili a prendersi carico della
sempre essere modificabile. E poi cura di Eluana, come già fatto
non obbliga nessuno ad eseguirlo, in precedenza dalle suore presso
autorizza ma non obbliga).
cui è stata ospitata fino ad oggi,
Eluana è considerata dalle suore
e quindi non si vede perchè si
“una di famiglia”, sono la sua
voglia ad ogni costo eliminarla.
famiglia, come fanno parte a
A questo punto non resta che
pieno titolo delle case famiglia di confidare nel buon senso delle
Don Benzi casi anche più gravi, e più alte autorità dello stato, che
portarla via da Lecco è stato un
sappiano liberarsi da questioni
allontanarla dalla sua famiglia
di parte, per salvare una vita
e, probabilmente a causa degli
innocente.
sbalzi di temperatura cui è stata
Paolo Carletti
Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
Immigrati e lavoro
I
l lavoro degli immigrati nel nostro Paese continua ad essere molto discusso.
La crisi ne ha poi accentuato i toni negli
ultimi mesi; speriamo che la punta sia
stata toccata in questi giorni e che ora si
possa affrontare questo tema complesso
rimettendo al centro la persona e le ragioni della convivenza umana. Il dibattito è
stato caotico con un susseguirsi di prese
di posizione di ogni genere. Si è dibattuto a lungo, per esempio, sulla opportunità di una “moratoria” dei flussi di nuova
immigrazione perchè renderebbe insicura
l’occupazione degli italiani. Di fronte a risorse scarse (il lavoro) c’è sempre la tentazione di chiudersi dentro forme di protezionismo di qualunque natura. Così come
non sono mancate e non mancano dichiarazioni che alimentano la paura e atteggiamenti contrari alla cultura dell’”inclusività” e dell’”accoglienza”. A noi sembrano
scolpite sulla pietra, invece, le parole di
Giorgio Napolitano secondo cui gli immigrati sono “un fattore di freschezza e forza”. Del resto oramai rappresentano una
forza significativa, non solo quantitativamente, sia del “lavoro” che dell’”imprenditoria”. Mettiamo fine dunque a questa
battaglia sbagliata sia civilmente che economicamente. Ma cosa pensano gli italia-
ni? I risultati di un recente sondaggio di ma a “sintomi allarmanti di tendenze difIpsos PA per il Corriere della Sera [20 no- fuse”. In questo contesto, la testimonianza
vembre 2008] ci danno un’idea di cosa stia di un giusto approccio alla gestione, intesuccedendo e i rischi che ne conseguono. grazione e valorizzazione degli immigraC’è un gruppo minoritario di cittadini ti nella società e nel lavoro, può venire
“positivo” nei confronti degli immigra- dalle imprese che possono aiutare molto
ti, un gruppo più numeroso che è “osti- in questa direzione. Ci sono molte azienle” perché li considera una minaccia e un de, infatti, multinazionali e domestiche, a
terzo gruppo infine, ancora più rilevante proprietà diffusa e a controllo famigliare,
numericamente, di “pragmatici”, persone grandi e piccole, che stanno battendo da
cioè che pur non considerando l’immi- tempo la strada fondata sulla convinziograzione una minaccia sono consapevoli ne che successo aziendale e integrazione,
che costituisce un problema da affron- performance e “diversità” diano eccellenti
tare. Possono aiutare questa situazione, risultati. Ce n’è ampia e documentata proci domandiamo, prese di posizione che va in molte indagini ed inchieste. Fa molaccrescono diffidenza, alimentando chiu- to riflettere poi la notizia che decine di
sura ed ostilità verso l’”altro”? Non cre- migliaia di manager e professionisti licendiamo proprio, anzi crediamo che siano ziati dall’Occidente in piena crisi, stanno
profondamente irresponsabili. Ben ven- “cercando lavoro” nei paesi a più alto tasso
gano allora dichiarazioni come quella del di crescita. Nel mondo c’è un lavoro per
Presidente dell’Antimafia, Beppe Pisanu tutti; occorre però credere che il mondo
[Corriere della Sera, 2 febbraio), che pro- appartenga a tutti. Non dimentichiamo
va a ricollocare la questione anche nel suo poi che tutti siamo stati o, forse, divensignificato di realtà: “…l’immigrazione è teremo emigrati in questo mondo. Una
un fenomeno che orienterà i processi eco- prova? “Via gli operai italiani, ci rubano
nomici e sociali dell’Europa per un seco- il lavoro” è stata la reazione di alcune malo, non lo si può affrontare con l’orecchio estranze inglesi contro la decisione di una
teso alle voci delle osterie della Bassa pa- raffineria di petrolio sulla costa orientale
dana”. Il Presidente della Repubblica, dopo dell’Inghilterra di assumere un gruppo di
i “raccapriccianti” episodi più recenti, è lavoratori italiani. Chi la fa se l’aspetti!
ritornato sulla questione avvertendo che
Docente Università LUISS Guido Carli
siamo di fronte oramai non a fatti isolati,
[email protected]
notizie in breve
Vertice dei Comuni sulla crisi economica
Vertice a Maiolati Spontini fra amministratori locali, Regione e categorie produttive sulla crisi economica: sabato
scorso si è tenuto un incontro fra tutti i sindaci dei Comuni
del Cis e il primo cittadino di Jesi per analizzare congiuntamente il problema della crisi occupazionale e concertare i
possibili interventi.
Il sindaco di Maiolati Spontini Giancarlo Carbini sottolinea
l’importanza dell’iniziativa “in un momento molto particolare per l’occupazione, visto che la crisi si sta rilevando ogni
giorno di dimensioni sempre più preoccupanti e i Comuni
si trovano sollecitati su tanti fronti. E’ l’Amministrazione
comunale, l’ente più vicino ai cittadini, che accoglie in primis le richieste di aiuto di chi non riesce a pagare l’affitto, le
bollette, i servizi comunali o addirittura ha difficoltà serie
ad arrivare alla fine del mese”. L’incontro ha lo scopo di verificare, da parte dei Comuni, le possibili iniziative da mettere in campo “possibilmente in maniera concertata – sot-
tolinea Carbini – per evitare, ad esempio, che due lavoratori di una stessa azienda, entrambi licenziati ma residenti in
Comuni diversi, trovino risposte diverse. L’iniziativa è solo
un primo passaggio. Insieme si deciderà come proseguire
con questo tavolo di concertazione e se estendere lo stesso
ad altre rappresentanze delle categorie produttive, come il
commercio o l’agricoltura, e dei lavoratori, ossia i sindacati”.
Inquinamento dell’aria
L’associazione Jesi nel Cuore ha chiesto nei giorni scorsi
all’Amministrazione Comunale di conoscere il livello di
inquinamenti dell’aria. Nel corso di iniziative pubbliche
organizzate sul problema della riconversione SADAM è
più volte emersa questa preoccupante denuncia, aggravata
dal fatto che laddove alcuni dati sono stati registrati sono
stati evidenziati sforamenti del livello di guardia senza che il
Sindaco abbia adottato provvedimenti per mitigare l’inquinamento e riportarlo entro i limiti di soglia.
5
Cultura
15 febbraio 2009
Ottavo centenario della Cattedrale (XXVIII)
T
L’ARCI-Confraternita del Sacramento
ranquilli, non si tratta di una
filiazione dell’ARCI (= associazione ricreativa culturale italiana,
notoriamente navigante in acque
sinistrorse) da parte della Confraternita legata alla cattedrale, avente
come finalità quella di promuovere il culto dell’eucaristia. Quell’arci- significa invece che essa vanta
diritti di primogenitura su tutte
le altre della diocesi: i suoi Statuti
infatti sono serviti da modello per
quelle presenti (un tempo) in molte parrocchie. E’ stata aggregata
infatti nel 1540 alla Confraternita
del Corpus Domini eretta in Roma
l’anno prima da Paolo III in S. Maria sopra Minerva, e nel 1739 ha
avuto l’aggregazione all’Adorazione Perpetua in S. Maria ad Martyres, sempre in Roma.
Come si sa, le Confraternite erano
associazioni laicali nate nell’ambito della chiesa, in genere con finalità cultuali e caritative. Il periodo
di maggior sviluppo è stato quello
fra i secoli XVI e XX. Soprattutto
per questo secondo scopo (pensiamo alle Misericordie toscane) ricevevano lasciti di beni immobili da
confratelli e pie persone. In tempi
recenti il loro ruolo nella chiesa è
stato occupato da altre associazioni laicali (tipo Azione cattolica) e, specie dopo il Vaticano II,
dai numerosi movimenti (Corsisti, Neocatecumenali, Focolarini,
ecc.). In quest’ultimo decennio
si assiste ad un certo revival delle confraternite: ad esempio ogni
anno nelle Marche si organizza
un ben riuscito convegno, mentre pare che nel 2011, anno del
Congresso eucaristico nazionale
di Ancona, Jesi dovrà ospitare un
loro raduno nazionale con circa
15mila partecipanti.
Diamo ora un’occhiata agli Statuti
della nostra Confraternita. Retta
da quattro priori e due sagrestani,
i confratelli erano tenuti ad accostarsi ai sacramenti (confessione
e comunione) almeno tre volte
l’anno (per quei tempi era tanto!).
Inoltre dovevano essere presenti all’adorazione del Sacramento
nelle Quarantore. Oltre l’annuale
processione del Corpus Domini,
ce n’era un’altra ogni terza domenica del mese. I confratelli erano
tenuti, con indosso veste bianca e
mozzetta celeste, ad accompagnare con l’”ombrello”, ceri e suono di
campanello i sacerdoti che porta-
San valentino Vita, leggenda, reliquie e celebrazionii
O
Un santo e una festa
per chi crede
gni anno, a febbraio, ormai
in tutto il mondo, si celebra
la festa degli innamorati. Pienamente laicizzata dalla società godereccia dei nostri tempi,
mantiene tuttavia traccia della
sua origine e del suo valore religioso almeno nel riferimento al
santo che la denomina. Spesso
di lui, però, si conosce poco più
del nome…
Per la tradizione San Valentino,
primo vescovo di Terni nel 197
d. C., si guadagna l’appellativo
di “santo dell’amore” per aver
celebrato il matrimonio tra una
giovane cristiana ed un legionario pagano. Muore il 14 febbraio 273 d.C., perseguitato dal
Senato romano per aver sostituito l’antico rito pagano della
festa della fertilità, i Lupercalia, con un sacramento religioso cristiano. La sua vita dedita
all’apostolato, e nobilitata dal
martirio, indusse nel 1644 i cittadini a proclamarlo Patrono di
Terni. Ma la notorietà internazionale di San Valentino si deve
alla leggenda, nata nei paesi
anglosassoni, secondo la quale
egli era solito donare ai giovani
che andavano a rendergli visita
un fiore del suo giardino. Tra
due di questi giovani nacque un
amore che portò ad un’unione
tanto felice che molte altre coppie seguirono il loro esempio, a
tal punto da indurre il Santo a
dedicare un giorno dell’anno
ad una benedizione nuziale generale. Ancora oggi a Terni si
perpetua questa
usanza nella “Festa della Promessa”: prima i fidanzati che diranno
il loro ‘’si’’’ in
chiesa entro l’anno, giunti da tutta Italia – o anche
da più lontano –,
si scambiano un
voto d’amore, poi
gli sposi che hanno raggiunto il
venticinquesimo
o il cinquantesimo anno di matrimonio possono
rinnovare l’impegno del loro legame. Il vescovo di Terni mons.
Vincenzo Paglia, in occasione
della celebrazione di quest’anno,
ha dichiarato che ‘’in momenti
non facili come quelli che stiamo vivendo nella società attuale
si riscopre anche il valore della
famiglia, l’importanza di avere
qualcuno con cui condividere
anche i momenti più drammatici. Le centinaia di giovani coppie
che, nella basilica di San Valentino, rinnoveranno coralmente
la promessa d’amore davanti
all’urna del Santo loro protettore, mostrano il volto felice di un
amore benedetto’’.
Ma anche le Marche hanno un
rapporto intimo e particolare
con il protettore degli innamorati. Infatti Sassocorvaro, nella
diocesi di Urbania, assicura di
possedere i resti autentici del
santo, conservati in un’urna
nell’Oratorio della SS. Trinità.
Durante il giorno di San Valentino qui si svolge una semplice
processione: i giovani innamorati vanno a rendere omaggio
alle reliquie del santo e poi partecipano ad un piccolo rinfresco
nella casa parrocchiale. Questa
stessa celebrazione ricorre da
quasi tre secoli.
Altre località rivendicano le spoglie di San Valentino, e ognuna
sventola documenti e carte a
garanzia dell’autenticità delle
proprie ossa. È praticamente impossibile risalire con esattezza al
possessore del corpo in questione; ovunque riposi,
ciò che conta è la
testimonianza di
un santo che parla
di amore fedele e
paziente, un amore attento e generoso, intelligente
e rispettoso. E che
ci siano giovani
coppie che riconoscano nel matrimonio religioso
un valore importante, a cui prepararsi attraverso il
fidanzamento.
Rosa Coscia
vano la Comunione ai malati. In
compenso si avvantaggiavano di
numerosi “sconti di pena” (indulgenze) nel purgatorio e beneficiavano delle tombe (tuttora…in
funzione) di proprietà di questo
sodalizio.
Come ogni Confraternita, anche la
nostra possedeva una sua Chiesa
o Oratorio (a Venezia erano chiamate “Scuole”: celebre quella di s.
Rocco, tutta ricoperta dai “teleri”
del Tintoretto). Si trova proprio
dietro al Duomo, con un bell’in- 1579, mentre sul soffitto si libra un
gresso in pietra che “costituisce Cristo in gloria. Che dire infine deluno dei più bei portali del ma- le Confraternite del SS. Sacramento
nierismo jesino, la cui poca noto- nel giorno d’oggi?
rietà è pari solo alla sua eleganza” Che esse, nate per l’intensa adora(così recita il libro dell’arte della zione eucaristica promossa dopo
diocesi). Sulla finestra la scritta il Concilio di Trento (come rea“ANNO DOMNI MDLXXVIII/ zione alle negazioni protestanti
anno del Signore 1578”, mentre della presenza reale), potrebbero
sull’architrave è scolpito: “SOCIE- cogliere l’occasione di rinnovarsi
TAS CORPORIS XRI D.AESIO/ dal prossimo Congresso Eucarisocietà del Corpo di Cristo di Jesi”. stico. In due maniere. La prima,
L’interno si presenta come una quella di organizzare fra gli adepti
semplice aula rettangolare di pro- l’adorazione eucaristica, specie
porzioni “rinascimentali” (come nella chiesa in piazza (cosa che
due cubi affiancati), mentre il sta particolarmente a cuore al
soffitto è scandito da “unghiature” Vescovo). Secondo, sulla scia del
che terminano con un capitello rinnovamento liturgico, che conpiatto e scanalato (come quelli del sidera l’eucaristia anzitutto come
cortile di Palazzo della Signoria): “celebrazione”, la Confraternita del
sei di essi portano scolpiti i simbo- Sacramento potrebbe trasformarsi
li eucaristici di calice-ostia. La sala in un efficiente “Gruppo liturgico”.
serviva per le riunioni e (tuttora) Dovrebbe curare, cioè, la prepacome deposito delle “attrezzature” razione e la divisione dei compiti
(lampioni processionali, bandiera, nelle nostre messe. Dove non di
divise, campanello e altarini per la rado persiste la vecchia mentalità
comunione, ecc.). Davanti all’altare secondo la quale “tanto ci pensa
un bel paliotto in scagliola dipinta, tutto il prete”. A meno che non si
commissionato da tale Catarina voglia tornare alle messe di LefeSabatina nel 1699 e sopra, accanto vre…: con questi chiari di luna, c’è
al Crocifisso, Maria e Giovanni di- poco da scherzare!
pinti da Marcantonio Aquilini nel
Don Vittorio Magnanelli
circolo ferrini Conferenza del professor Enrico Ciuffolotti, seconda parte
“... come stella in cielo in me scintilla”
P
er iniziativa del Circolo “Contardo Ferrini”, il
27 gennaio, a Jesi, nella sala-conferenze del
Museo diocesano il prof. Enrico Ciuffolotti ha
delineato la figura dell’uomo e del poeta a partire
dai ritratti di Giotto e Raffaello e da alcune note
biografiche: lo “studente eccezionale” della Scuola
francescana di Santa Croce, l’incontro con Beatrice, l’impegno politico e l’integrità morale di
fronte alle fazioni in lotta e al potere ambiguo e
corrotto del ‘papa Bonifacio VIII.
Qualche curiosità…Dante e le Marche
Illustrata la “cosmogonia” dantesca, il professore ha presentato alcune immagini dell’Incipit
del “Paradiso” (“La gloria di colui che tutto
muove…”) fra le quali due stupende miniature:
una di scuola bolognese (sec. XIV) e una di
scuola veneta. Fra gli incunaboli, primi codici a
stampa, c’é un codice senza miniature, stampato nel 1472, quasi sicuramente a Jesi.
Pellegrino a Parigi e in Italia, il poeta visita anche le Marche, “il paese che siede fra Romagna
e quel di Carlo” (Purg.5°, 69): la Marca anconetana confinante a nord con la Romagna e a sud
con il Regno di Napoli, governato nel 1300 da
Carlo II D’Angiò.
Dante nomina il Montefeltro, il Montecarpegna, Pesaro Urbino, Fano, Urbisaglia e Senigaglia (Par.16°); parla di “un gibbo che si chiama
Catria di sotto al quale è consecrato un ermo”
(l’Eremo camaldolese di Fonte Avellana) e
della “casa di Nostra Donna sul lido adriano” (forse S. Maria in Portonovo o Loreto)
(Par.21°).
L’itinerario dell’anima
“Per capire il Paradiso dantesco - osserva il relatore - ci vuole un’età adulta. Dante affronta
il tema della beatitudine ed é straordinario: c’é
tutta la sua cultura, la sua sapienza teologale
profonda… in questo itinerario dell’anima”.
La lettura di alcuni versi de i Canti 24°, 25°,
26° e di tutto il 33° del Paradiso, offerta dal
prof. Ciuffolotti con senso critico, chiarezza,
sensibilità umana, ha commosso il pubblico
elevando gli animi verso la contemplazione
delle realtà spirituali.
Nel Cielo Stellato san Pietro esamina Dante
sulla Fede; san Jacopo sulla Speranza; san Giovanni evangelista sulla Carità. L’uomo di fede:
“Credo in tre persone eterne, e queste/ credo
in un’essenza sì una e sì trina,/ che sòffera
congiunto “sono” ed “este”. De la profonda
condizion divina/…. la mente mi sigilla/ più
volte l’evangelica dottrina./ Quest’é il principio, quest’é la favilla/ che si dilata in fiamma
poi vivace,/ e come stella in cielo in me scintilla” (Par. 24°,139-147).
Per intercessione della Vergine Maria, Dante,
uomo mortale, ottiene la grazia di fissare lo
sguardo in Dio e di intuire nella Luce i misteri
della Unità-Trinità e Incarnazione (Par.33°).
Oggi, in una società complessa e problematica, che tende a chiudersi nella filosofia spicciola dell’utile immediato, senza progettualità
e senza storia, riproporre all’attenzione personaggi che, attraverso i secoli, hanno arricchito
di cultura e di umanità la nostra storia, può
contribuire alla nascita di un nuovo umanesimo.
Dante uomo-poeta-credente del Trecento
trascende i limiti del suo tempo per offrire
oggi una lezione di vita con la sua arte. E non
avrebbe potuto creare un’opera di poesia così
sublime se non avesse incontrato Dio nella sua
vita.
Maria Crisafulli
Spigolando
La pianta che non muore
Un mio stimabilissimo amico qualche giorno fa osservava:
“Io ho cura dei miei gerani. Voglio bene alle piante che ho in casa.
Se Eluana Englaro era da considerare un vegetale perché non è
stata trattata come una pianta di cui continuare
ad occuparsi con amore?”.
Alla sua aggiungo un’altra considerazione. In un paese che vanta
la più alta democrazia e dove è bandita la condanna a morte
anche per i più efferati delitti, può essere lecito paradossalmente,
e vietandolo i nostri stessi principi costituzionali,
togliere la vita ad una creatura
del tutto innocente?
A.F.C.
6
Jesi
15 febbraio 2009
Petrucciana: Un contributo di Silvano Petrosino
eluana: una domanda aperta
Abitare la disgregazione e
edificare la speranza
Oggi i filosofi non interrogano più le essenze, ma i volti,
l’esistenza. Proprio da questa
svolta, si muove l’anelito del
cristiano verso una meta trascendentale, quell’ordo amoris della città celeste, Gerusalemme.
Quaggiù però il mondo appare frammentato, niente si
tiene più. La città dell’uomo,
anche la più piccola, ha perso la sua identità. Il volto urbano cambia velocemente.
La disgregazione però è una
costante della storia umana
e bi­blica, (le vicende del popolo eletto e la stessa “divina
catastrofe” di Gesù secondo le parole di Pio XII). Ma
davvero la disgregazione è
un male? Il mutamento, il
pluralismo, il disorientamento sono davvero un male per
il cristiano? Conformarsi a
Cristo non vuol dire forse
portare l’amore di Dio fino
all’indifferenza di sé? Dobbiamo cercare continuamente un degno abitare che,
come sottolinea Petrosino,
costruisce e coltiva. La speranza non può alimentarsi di
risentimento.
Solo se consideriamo la città,
al pari della creazione, come
cosa buona e bella (ancorché
per costruire si deve prima
abbattere il vecchio edificio),
solo se la fede sa nutrirsi di
cambiamento, di espansione,
di cose nuove che crescono,
sapremo essere profezia e
educare le coscienze -specie
per ciò che riguarda oggi un
paganeggiante sminuimento
della vita.
Ma cosa ha detto in concreto
il filosofo S. Petrosino nella conferenza dello scorso 6
febbraio, inserita nell’ambito
del ciclo di incontri 200809 dal titolo Il volto nuovo
della città disgregazione o
convivenza, promossi dalla
Petrucciana e dalla Planettiana (info 0731-538345 o 0731207511)? Non certo l’esaltazione multiculturalista della
Babele contemporanea, né
la difesa della conservazione
identitaria.
Proprio partendo dall’abitare come tema forte, è stata
all’inizio ribadita la concezione dell’uomo come “colui
che sa porre una pausa riflessiva”. Non già vitalismo di
una “nuda vita”, bensì capacità di iniziativa, dì iniziare,
“di curvare il proprio flusso
di vita, secondo la propria
misura”. E allora, seguendo
Gn 2,I5, l’abitare non è la sola
perizia tecnica di aggiungere
un mattone sull’altro, quanto piuttosto un coltivare che,
al tempo stesso, custodisce.
Nell’abitare il suo habitat
l’uomo è co-attore della creazione, in quanto essa col suo
ordine non semplicemente
dato è dono fatto all’uomo
chiamato ad una relazione
personale con Dio (CCC,
299). L’uomo crea da quell’ordine senza il quale nulla è
possibi­le cose nuove. Ma la
vocazione dell’uomo non si
esaurisce qui. Il vero abitare
vuol dire anche custodire la
creazione, cioè porsi il senso
del limite, umiltà. Chi crea
non è mai il Creatore, non è
all’origine della vita!
Ancora una volta però il custodire è apertura, non è un
mettere sotto una teca la città o la stessa verità. Apertura
perché, precisa il filosofo, in
fondo l’uomo custodisce in
sé ciò che gli sfugge, l’alterità –nella triplice scansione
della trascendenza orizzontale, quella che per Eliade
inizia dal mistero della volta
celeste; della trascendenza
orizzontale, quella del mistero del volto dell’altro e, infine,
dell’interiorità, ossia il mistero che si apre affacciandosi su quell’abisso che è l’io.
Così l’uomo è abitato dal mistero. E anche la città è abitata da qualcosa che la supera.
C’è in lei una forza disgregatrice (le sue forze centrifughe, le diversità di interessi,
lingue, tradizioni), che, però,
può diventare forza di convivenza. L’abitare e la città
sono apertura a quel mistero
che attenta il potere unificante, la volontà di totalità
a scapito, per citare Levinas,
dell’infinito.
Proprio in questa fragilità
(che è anche tale dal punto di
vista ecologico, perché nessuna città è incontaminata,
pura, ideale) si fonda la sua
possibilità di fratellanza –e
qui torna opportuna la lezione laica di Camus. Senza
convivenza non c’è vera custodia, ma pericolosi isterismi e fondamentalismi.
Concludo, chiedendomi se
simili contributi aiutino il dibattito diocesano. Essi, credo,
sono preziosi non solo per
tener vivo il cantiere del Progetto culturale, del Progetto
culturale giovani (compresi
i nascenti social network su
Facebook come “Giovani e
cultura” o “Chiesa 2.0”), ma
anche per dare un senso
alla pastorale (che non può
essere solo un rincorrersi
di iniziative) e per evitare la
segregazione dei cattolici dal
dibattito intorno alla città
dell’uomo.
G. Bevilacqua
di
ELUANA: UNA DOMANDA APERTA
Mi ero ripromesso di non
parlarne. Ma troppe persone mi hanno posto questa
tremenda domanda: cosa
si dovrebbe fare? E io non
so rispondere. Oggi con voi
voglio proprio condividere
questo mio non saper rispondere. Che significa: il
mio non avere una risposta
certa, sicura.
Non potevi esimerti allora
dall’entrare nella questione?
Potevi parlare d’altro, in fondo la psicologia di argomenti da affrontare ne ha così
tanti… Perché hai deciso di
entrarci?
Ho deciso di entrarci perché
mi sono accorto che quanto
sta avvenendo questi giorni,
dopo la presa di posizione
di tanti nostri uomini politici (passando per maggioranze e opposizioni, a tutti i
livelli istituzionali) abbiamo
rischiato, e tuttora stiamo
rischiando, di cadere in una
tremenda trappola. Una
trappola politico istituzionale. Come se il vero problema
fosse veramente ‘chi sta con
la costituzione e chi invece
non vuole rispettarla’!
Ma è questo l’interrogativo
che ci porta questa giovane
donna con la sua vita così
misteriosa e incomprensibile? Per noi e per le nostre
scienze? Sì, perché è proprio
misteriosa e incomprensibile anche per le nostre
scienze: medicina, biologia
e psicologia non sono ancora riuscite ad entrare pienamente in quello stato di
vita che chiamiamo coma.
E’ tuttora una zona irraggiungibile, nelle sue aree
più profonde, per gli strumenti e le conoscenze di cui
disponiamo a tuttoggi. Gli
Federico Cardinali
specialisti che ne parlano, se
vogliono parlare con l’onestà dell’uomo-di-scienza,
sanno bene che, accanto a
dati di fatto (la mancanza
e/o presenza di certe risposte a determinati stimoli),
ci portano la loro opinione. Rispettabile, certo, ma
sempre opinione. E un’opinione non è un dato di fatto
scientificamente provato: è
il risultato della lettura che
una persona fa quando cerca di mettere insieme le sue
conoscenze (scientifiche) e i
suoi valori (esistenziali). Sia
egli uno specialista o l’uomo
della strada.
Ed è importante che colui
che esprime il suo pensiero
tenga presente che quanto
più sa (= quanto più conosce i dati che le scienze ci
offrono) tanto più deve essere chiaro nel dire: “questo
è il dato finora provato dalle conoscenze scientifiche
e questo è il mio pensiero”.
Distinguendo bene l’uno
dall’altro. Quando non si fa
questa distinzione e non la
si esplicita, facciamo come
ai tempi di Galileo, quando
i teologi, esperti nelle sacre
scritture, pretendevano di
insegnare allo scienziato
come era fatto l’universo, rifiutando così di guardare la
complessità del reale, perché loro ‘sapevano’… Oggi,
questo stesso rischio lo corrono sia gli uni che gli altri.
Ogni volta che pretendono
di proporre il loro pensiero
come se solo esso racchiudesse tutta la verità.
Eluana. Io credo che questa
giovane donna, costretta in
un letto da tanti anni, incapace di alimentarsi in maniera autonoma, con il suo
silenzio e la sua sofferenza,
per noi incomprensibili, ci
parla del mistero della vita
e della morte. E di fronte a
questo mistero, se vogliamo
ascoltarlo, non possiamo
che provare a ritrovare un
po’ di silenzio ed entrare in
noi stessi. E provare così a
dialogare con la nostra anima.
Elie Wiesel, Nobel per la
pace 1986, scrive: «… “Ogni
domanda possiede una forza che la risposta non contiene più… L’uomo si eleva
verso Dio per mezzo delle
domande che Gli pone. Ecco
il vero dialogo: l’uomo interroga e Dio risponde. Ma
le sue risposte non si comprendono, non si possono
comprendere, perché vengono dal fondo dell’anima e
vi rimangono fino alla morte. Le vere risposte tu non le
troverai che in te… Prego il
Dio che è in me di darmi la
forza di poterGli fare delle
vere domande”. Mi convinsi
che [attraverso questi pensieri] mi trasportava con sé
nell’eternità, in quel tempo
in cui domanda e risposta
diventano Uno» (E. Wiesel,
La notte).
Socrate, un grande maestro
dell’antichità (IV sec a.C.),
insegnava ai suoi allievi che
la strada che conduce al
vero sapere passa attraverso il sapere di non sapere.
Solo se sono consapevole di
non sapere troverò la forza
di muovermi verso la conoscenza. E la strada maestra
è quella di ascoltare le domande che la vita, di giorno
in giorno, ci mette davanti
attraverso le esperienze che
ci fa incontrare.
Ascoltare le domande. Quali
domande? Le domande che
la nostra anima ci pone. E la
prima domanda che essa ci
pone riguarda proprio il mistero della vita e della morte. Cos’è l’una e cos’è l’altra.
E, soprattutto, la inseparabilità dell’una dall’altra.
In altre occasioni, su questo
giornale, c’eravamo trovati
di fronte alla domanda sul
senso della vita e della morte. Sul senso del nostro essere nel mondo. Ci dicevamo
quanto fosse irrinunciabile
per ciascuno di noi ascoltare questa domanda. E tenerla aperta.
Forse dovremo davvero tenerla aperta per tutto il fluire del (nostro) tempo, fino
all’eternità: perché solo lì,
oltre il tempo, nell’Eterno
troveremo che domanda e
risposta diventano UNO. In
Dio, origine della Vita.
Io non so quale sia il ‘compito’ con cui Eluana è venuta in questo mondo. Né
so quale sia il senso di una
presenza così carica di dolore nella vita di suo padre e
dei suoi familiari. Tantomeno so se è arrivato per lei il
momento di lasciare questa
vita: onestamente devo dire
che credo che nessun altro
possa dare una risposta sicura ad una domanda come
questa.
Credo di poter dire, comunque, che per la mia anima
la sua vita è diventata una
domanda aperta. Una domanda che mi accompagna
nella ricerca del senso del
(suo e) mio essere nel mondo. Adesso. Qui. Con la mia
storia, il mio passato e il mio
presente. E con il mio futuro,
quello che sarà.
Molti chilometri separano
il suo corpo fisico dal mio:
non sarà questa una dimensione del nostro incontro.
Ma sento che le nostre anime possono parlarsi. Nel
silenzio del raccoglimento e
della preghiera.
Mi è difficile pensare che
dobbiamo decidere noi di
lasciarla morire. Ma questa
è solo la mia opinione. La
mia verità. Ma è poi questa
la sua verità?
Moie: la biblioteca è aperta anche il sabato mattina
Il centro cultuale “eFFeMMe23”
sarà aperto al pubblico anche
il sabato mattina da sabato 14
febbraio per rispondere alle
tante richieste dei cittadini che
per motivi di lavoro possono
fruire della struttura solo nei
weekend. La biblioteca La
Fornace di Moie sarà, dunque,
aperta al pubblico per i prestiti
del materiale documentario
e per tutti gli altri servizi
bibliotecari dalle ore 10 alle
ore 12,30, come nelle altre
mattinate dalla settimana.
L’apertura del sabato resterà
in vigore per tutto l’orario
invernale, ossia fino al 31
maggio.
“Abbiamo deciso di sostenere
l’ulteriore impegno economico
– spiegano il sindaco Giancarlo
Carbini e l’assessore alla
Cultura Sandro Grizi – a fronte
dell’ottimo andamento della
biblioteca. Nell’anno appena
trascorso sono stati effettuati
ben 13.048 prestiti, e nel mese
di gennaio 2009 sono stati 1.418,
il doppio di quelli di gennaio
2008. Risultati davvero esaltanti,
che confermano la bontà di una
scelta, quella di recuperare l’ex
fornace per farne una biblioteca,
le cui ricadute positive si
estendono all’intera Vallesina.
Gli utenti della struttura, infatti,
arrivano da tutto il territorio e
le ulteriori aperture del sabato
mattina faranno conoscere
la biblioteca ad un pubblico
ancora più ampio”.
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Vita ecclesiale
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Da mercoledì 12 a domenica 15 febb:
Seminario, Esercizi Spirituali con un gruppo di
Studenti di Teologia
Giovedì 12 febbraio
ore 21: S. Maria del Piano, Incontro con i
fidanzati
Sabato 14 febbraio
ore 15.30: Macerata, Incontro con i giovani
dell’UNITALSI
ore 19: Santuario delle Grazie, Incontro e S.
Messa per coppie di sposi e fidanzati
ore 20.30: Parrocchia Divino Amore, Incontro
con i Corsisti
Domenica 15 febbraio
ore 10: Cupramontana, S. Messa nella Festa della
Madonna di Lourdes
ore 16: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa per malati
e Volontari dell’UNITALSI
ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Martedì 17 febbraio
ore 15.00-18.00: il Vescovo riceve nella cappella
di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano
confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza
appuntamento.
Mercoledì 18 febbraio
ore 9.30: Seminario Regionale: Incontro per
operatori della pastorale vocazionale
ore 16: Comitati Etico
ore 21: Parrocchia San Marcello, Incontro con i
Fidanzati
Giovedì 19 febbraio
Mattino: Ritiro Spirituale con i Sacerdoti
Venerdì 20 febbraio
ore 18: Conferenza alla Biblioteca Planettiana
Domenica 22 febbraio
ore 11.15: S. Messa ricordando don Giussani
ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Parola
di Dio
15 febbraio 2009
7
15 febbraio 2009 - sesta domenica del tempo ordinario - b
Lasciati contagiare da Cristo
c’è solo il
riferimento all’apostolo, a chi
Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra
incarna
cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai
il Vangelo
Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piaceper
vore a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, percazione
ché giungano alla salvezza. Diventate miei imitatori, come io lo sono di
“come io
Cristo. Parola di Dio
lo sono di
Cristo”. Il
modello
Commento
relazione viva con Dio. Sen- ultimo di riferimento non
za spiritualismi e con amore è lui, ma Cristo. La meLa fede si diffonde per con- concreto, cioè da laici. Sen- diazione dell’apostolo che
tagio. Come la lebbra, di cui za moralismi e senza dare esprime la mediazione della
parla il Vangelo. La lebbra fa scandalo (cfr il contesto Chiesa, è indispensabile. La
paura. La fede fa bene a tut- sul mangiare la carne im- Chiesa italiana a Verona nel
ta la vita. San Paolo chiede molata agli idoli). Afferma suo convegno ecclesiale, ha
di entrare in “contagio” con il Concilio: “Tutti i fedeli ribadito il primato della teDio. Tutta la vita sia toccata quindi nelle loro condizio- stimonianza. “... la via della
da Dio. Tutto deve tendere ni di vita, nei loro lavori o missione ecclesiale più
alla “santità”. Non c’è nulla circostanze, e per mezzo di adatta al tempo presente e
che noi facciamo e viviamo tutte queste cose, saranno più comprensibile per i noche debba essere sottratto al ogni giorno più santificati stri contemporanei prende
contatto con Dio. Neppure se tutto prendono con fede la forma della testimonianquelle cose indispensabili dalla mano del Padre cele- za, personale e comunitaper vivere come il mangia- ste, e cooperano con la vo- ria: una testimonianza umire e il bere. Tutto acquista lontà divina,manifestando le e appassionata, radicata
valore se è orientato a Dio, a tutti,nello stesso servizio in una spiritualità profonda
per mezzo di Cristo, nello temporale, la carità con e culturalmente attrezzata,
Spirito. La spiritualità, se- la quale Dio ha amato il specchio dell’unità inscincondo san Paolo, non è so- mondo.” (Lumen gentium, dibile tra una fede amica
pra, ma dentro la vita. La 41). Al di sopra di tutto c’è dell’intelligenza e un amospiritualità, la vita secondo sola la carità.
re che si fa servizio genelo Spirito, non è per pochi Poi san Paolo chiede di en- roso e gratuito!” (n 11 del
e privilegiati. Tutti i battez- trare in contagio con lui, documento
conclusivo).
zati sono chiamati alla santi- l’Apostolo. La frase “diven- Così come è la vita quotà. Anche i laici, cioè coloro tate miei imitatori” può tidiana (magiare e bere!!)
che devono trattare le cose sembrare presuntuosa. In l’“alfabeto” per comunicare
umane, sono chiamati alla realtà, senza un testo scritto, il Vangelo.
SECONDA LETTURA (1Cor 10,31-11,1)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
di don Mariano Piccotti
[email protected]
«Gesù, ti ringrazio perché oggi ti ricevo con
gioia nel mio cuore; ti
ringrazio,perché, in ogni
giorno e in ogni minuto,mi
aiuti a vincere la tristezza e me la cambi in gioia;ti
ringrazio perché, in ogni
momento
di
malinconia, mi aiuti a essere felice e sorriden­te:e,nelle
difficoltà,mi fai capire tutto
quello che devo fare. An­
che a me, che sono solo una
bambina, tu dai forza per
portare serenamente la mia
croce. Ti ringrazio perché
ho capito che, senza una
croce, nessuno può essere
felice:e perché, vivendo nella sofferenza,si impara che,
in ogni esperienza bella o
brutta della nostra vita, ci
sono sempre tanti motivi per essere felici. Io sono
félice sebbene ho anch’io la
mia croce:e di questa croce
che mi hai donato, Signore;
ti ringrazio con tutto il mio
cuore. Amen». (preghiera
di Valeria una bambina di
nove anni, nel gior­no della
sua prima comunione (era
il 1989). La croce di Cristo
l’ha toccata presto con la
sua ombra benefica:fu privata subito dell’affetto della
mamma Gisella, che doveva
assistere una sua sorellina
nata down e operata trentun
volte)
AVULSS CUPRAMONTANA - 5° CORSO BASE
L’associazione AVULSS di Cupramontana è in attività dal 1995 e opera con
i suoi 60 soci presso la R.S.A., la Casa di
Riposo e nei trasporti. I volontari sono
impegnati nella Rsa dove assistono gli
ospiti, a pranzo e a cena per mangiare,
aiutandoli a camminare e facendo loro
compagnia; nella CASA DI RIPOSO
aiutano gli ospiti durante i pasti, propongono attività di laboratorio e ginna-
stica dolce, organizzano feste; gli AUTISTI, che con l’auto dell’associazione,
effettuano i trasporti presso le strutture
ospedaliere e specialistiche, di coloro che
necessitano di visite e terapie, a volte con
l’accompagnamento degli altri volontari.
L’associazione dedica particolare attenzione alla formazione dei suoi soci volontari.
A questo scopo il 16 febbraio prenderà
il via il 5° CORSO BASE che, con l’inter-
vento di esperti in ambito socio sanitario
e religioso, si propone di fornire una formazione adeguata e aggiornata per svolgere un servizio organizzato, qualificato
e gratuito, sia per il reperimento di nuovi
soci che per l’aggiornamento di quelli in
attività. Aiutaci ad aiutare chi ha bisogno è il motto che è stato scelto per questo corso a cui, si spera, siano in molti a
partecipare.
In radio le riflessioni del Vescovo
Il vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi ogni mattina alle
7.20, sulle frequenze di Radio Duomo (106,7 oppure 95,2
Mhz) propone una sua breve riflessione a partire dal Vangelo
del giorno. La rubrica vuole offrire una chiave di lettura cristiana sulle vicende quotidiane ed essere un semplice strumento che aiuti a vivere in serenità e fiducia appoggiandosi
alla Parola di Dio. Il vescovo Gerardo si sofferma sull’importanza di diventare ogni giorno più consapevoli che l’amicizia
con Gesù riempie il cuore e la vita.
CHIESA dell’ADORAZIONE
luogo di adorazione e di ascolto
Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa
dell’Adorazione, in Piazza della Repubblica 2 a Jesi, per le Confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti,
vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani.
Tutti i venerdì dalle 19 alle 20 un piccolo gruppo di giovani si
riunisce nella Chiesa dell’Adorazione per un’ora di preghiera davanti alla SS Eucaristia. Sono invitati altri giovani che cercano
un momento di silenzio, di meditazione sulla Parola di Dio e di
preghiera di adorazione.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
LA SOMARA DEL PROFETA
(5)
(male è stato, peggio sarà)
L
a somara di Balaam non
prevede tempi migliori.
Non è perché è pessimista
de natura, ma perché quando camina guarda per tera.
Nemmeno per Balaam figlio
di Beor sarebbe operazione
proibitiva: basterebbe che
fosse sveglio. Non è difficile,
dicevo: basta guardare quel
che viviamo e strizzare lo
sguardo un po’ più in là della punta del naso.
Se non facciamo questo, facciamo la figura degli stupidi
o di quelli che mettono la testa dentro ‘n sacco; di quelli
che sanno che quanno tira
la curina, dopo tre giorni
urina, ma quando si tratta
di altri argomenti, non riescono a prevedere niente.
***
È risaputo: si legge poco.
Ultimamente ha fatto chiacchierare la pubblicazione
delle percentuali di chi legge
in Italia. Nel 2007, il 69% dei
laureati (si parla di medici,
avvocati, notai, commercialisti, …preti) non ha toccado ‘n libbro!
Il 69%.
Se questo è successo a chi
è laureato ed ha quindi una
certa dimestichezza con la
carta stampata, che sarà stato di quelli che hanno ter-
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
[email protected]
www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143
del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì •
Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici)
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che
per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge.
minato appena le elementari
o la terza media?
Il 36% della popolazione italiana, dice sempre la stessa
pubblicazione, o non sa fare
la firma e quindi è analfabeta o ha fatto solo la quinta
elementare o è analfabeta di
ritorno. Come mettere d’accordo, dunque, questa situazione (ma ce ne sarebbero
altri di dati) col fatto che noi
cristiani (assieme ai mussulmani ed agli ebrei) siamo la
religione del libro?
Sarà pure vero, chi dice, ma
se oggi non si leggono (o si
leggono pochissimo) i romanzi di Camilleri, di Baricco e di Faletti, come si può
ragionevolmente
pensare
che i cristiani comuni possano tenere in mano la Bibbia?
Gli stessi Vescovi, nelle oramai famose Propositiones
del sinodo, in uno dei pochissimi spiragli di realismo,
scrivono: nel mondo di antica cristianità, la Bibbia
si trova nelle case più che
in altri tempi, ma forse non
sempre come un libro veramente letto.
Lodevole. Lodevole questa
ammissione.
Ci si accosta poco, dunque,
ai libri (e peggio sarà, sentenzia la somara di Balaam)
per una serie di motivi che
accenno solamente: sarebbe
bellissimo raccontare episodietti esilaranti per provare
quanto sto per dire, ma non
mi pare il caso di andare per
le lunghe.
Innanzitutto la gente è distratta. Per leggere un libro
(o anche un semplice articolo
della Gazzetta dello Sport)
bisogna fermarsi fuori dal
chiasso, mettersi comodi e
concentrarsi: solo così si può
leggere. Ma chi se lo può (o
vuol) permettere?
In secondo luogo la gente va di fretta. È una fretta
imposta, ma è anche voluta
perché è diventata abitudine
correre e può capitare che
non si sa dove si va, ma ci si
va di corsa.
La ultimo la gente lavora.
Nell’arco delle 24 ore, ne lavora 8; quando va bene. E
sono, quelle, le ore migliori
in quanto a prestanza mentale. Le altre sono per dormire (e quando si dorme
non si legge), per la famiglia
(quando, di ritorno dal lavoro, tocca a ‘judà’ al fijo a fa’
i compidi è difficile leggere)
e per il divertimento.
Da ultimo bisogna esse ‘nfarinadi per capirle certe cose.
Ma questo sarà argomento
d’un prossimo articoletto.
Don Maurizio
8
Vita Ecclesiale
15 febbraio 2009
Secondo anniversario
S
Ci è caro ricordare, a
due anni dalla sua
scomparsa, il nostro
collaboratore
“Sentinella,
quanto resta della notte?”
iete mai andati ad Auschwitz o avete avuto modo di
parlare con chi ci è stato? Ricordo la testimonianza di
una persona che ha visitato i campi di concentramento.
Aveva quasi timore di parlarne! Mi disse: “Tu non mi crederai se ti racconto quello che ho visto! Ancora ho negli
occhi quelle baracche, quei forni, quel campo! Giravo per
il campo e avevo sempre paura di rimanere solo. L’ambiente mi opprimeva! Quelle case di legno, tutte uguali,
quell’atmosfera di morte che ancora si respirava e mi domandavo come era possibile che lì fossero vissuti uomini
come me, che venivano uccisi, ma anche che uccidevano!”
Il vescovo inglese Richard Williamson, ordinato da mons.
Marcel Lefebvre, nega che ciò sia accaduto: ma questa
non è soltanto l’offesa agli ebrei morti in quei campi di
concentramento, (più di 6 milioni caddero senza nessuna ragione se non quella razziale, etnica, religiosa), ma
è un’offesa al concetto profondo di fede e di appartenenza a una religione di misericordia e di perdono che nella
storia vuole concretizzare il Regno di giustizia.
Non nascondo il disagio che ho sentito quando quel vescovo ha negato l’Olocausto, soprattutto dopo che gli
è stata tolta la scomunica dal Santo Padre come segno
di riavvicinamento! Non è una questione di perdono! Il
perdono non lo si nega a nessuno anche perché non vogliamo giudicare! Ci pensa Dio! Ma non possiamo negare
quei fatti tremendi che insieme ai gulag hanno caratterizzato il ‘900. Quel vescovo ha scandalizzato il popolo
di Dio! Non c’è peccato più grave raccontato nel Vangelo
di quello dello “scandalo” in cui Gesù con determinazione lo definisce il peccato contro lo Spirito. Aver messo
la Chiesa nelle condizioni di doversi difendere, quando il
Papa con un gesto di misericordia voleva cancellare una
ferita, recuperando in una ecclesialità coloro che, scismatici, si erano allontanati da essa, per risposta si è trovato
a dover difendersi dall’accusa di essere anche lui negazionista di fatti storici così dolorosi. Non viene messo in
discussione il recupero della “Fraternità Pio X” ma il fatto che non sia stato espresso nessun tentativo inverso da
parte della fraternità nel riconoscere il Concilio Vaticano
II. Queste ultime dichiarazioni del vescovo Williamson
sono gravissime nel negare pubblicamente l’Olocausto!
Si poteva evitare questa improvvisa apertura del Vaticano? Le posizioni dei lefebvriani nell’arco degli anni non
sono cambiate da quando papa Giovanni Paolo II li scomunicò perché avevano creato seminari e ordinato sacerdoti e Vescovi senza autorizzazione. Allora: da cosa è
avvenuta questa urgenza? Non sta a me giudicare la politica vaticana che ha portato a questa scelta! Molti vescovi d’Europa, francesi, tedeschi, italiani hanno contestato
il Vescovo inglese, ma soprattutto vogliono garanzie che
la Fraternità Pio X accetti senza condizioni il “Concilio
Vaticano II”, che anche Papa Benedetto ha definito un
punto di riferimento irrinunciabile.
Il Concilio Vaticano II è stato per noi “un’alba nuova” in
cui il popolo di Dio è diventato più consapevole di essere un popolo “sacerdotale”, in cui il laicato è diventato
“adulto”, in cui si è concretizzata la libertà di essere cristiani ma nello stesso tempo di essere “cittadini”! Non è
rimanendo nel passato che si è fedeli alla tradizione! Anche la nostra storia di fede è dentro la storia di sofferenza
e di liberazione dell’uomo! Il più grande peccato è separare Dio dall’uomo! Lui che facendosi Uomo ha voluto
condividere fino alla croce la condizione umana.
Come non può quella sofferenza di milioni di fratelli
ebrei non è essere la “croce storica” che il ‘900 ha costruito nelle violenza e nel sopruso, che governi autoritari sia
quello tedesco e quello sovietico hanno materializzato in
quei campi di sterminio? E’ fondamentale ritornare a Dio
cercando la sua giustizia!
Il padre della costituzione Giuseppe Dossetti, diventato
poi monaco, riferendosi al salmo di Isaia (21,11) “Sentinella, quanto resta della notte”, riconosce nella notte del
nostro tempo la perdita di valori che possono liberare
l’uomo dagli appetiti crescenti delle cose che lo rendono
schiavo.
Lo Spirito di Dio soffia dove vuole! Questo per me, oltre che una certezza è un augurio che si concretizza nella
Chiesa e nel mondo, sperando di essere in tanti a vegliare nella “notte”.
Remo Uncini
Anniversario
Le comunità
parrocchiali di
San Giuseppe e di
Coppetella si uniscono
nella preghiera di
suffragio per
Vittorio Zenobi
8-gennaio 1937
12 febbraio 2007
Lo ricordiamo in particolare per il suo impegno settimanale presso
la redazione di Voce, un
impegno che ci appariva il frutto della sua
spiritualità nel movimento neocatecumenale. E’ con
gli amici di questo prestigioso gruppo ecclesiale che
Vittorio si è sempre più avvicinato all’amore di Dio e
del prossimo. Il dolore che anche a lui, come a tanti,
è toccato nella vita, ha saputo volgerlo a profonda
formazione spirituale che lo ha aiutato nel cammino
in tanti momenti.
Il direttore e i redattori
Igino Montecchiani
passato alla Casa del
Padre a 76 anni di età
dopo una vita operosa
di cittadino e cristiano
esemplare.
La Santa Messa in die
septimo sarà celebrata nella chiesa del Sacro Cuore
della Coppetella, domenica 15 febbraio alle ore 10.
Primo anniversario
Giovedì 12, alle ore 18, presso la parrocchia di
S.Francesco di Paola, sarà celebrata una S. Messa in
suffragio dell’estinto.
Bordoni Eugenio
6 marzo 1929 
12 febbraio 2008
Anniversario
Le persone che si amano
non si perdono mai,
rimangono per sempre nei
nostri cuori.
Elena Carletti
A sei mesi dalla sua
scomparsa, il fratello
Umberto, la cognata
Maria, la nipote Carla
la ricordano con profondo affetto e pregano per lei in partecipando ad una Santa
Messa in suffragio.
I familiari lo ricordano a
tutti coloro che gli hanno
voluto bene.
In memoria di Eugenio
verrà celebrata una S. Messa presso la Chiesa di San
Giuseppe in Jesi sabato 14 febbraio alle ore 18,30
Asterisco - Il Papa fa il Papa
«L
o spirito segue in silenzio e in preghiera le
operazioni per la nomina del nuovo Presidente della repubblica Italiana. Ho tenuto a starmene fuori con rigore, fedele al mio principio che il
Papa fa il Papa e non permette che gli si possa personalmente attribuire qualunque inframittenza indebita nel governo civile d’Italia»: è una nota sorprendentemente chiara del pensiero di Papa Giovanni XXIII, scritta nel suo diario il 4 maggio 1962,
durante le votazioni che avrebbero eletto Mario Segni,
e che rivela la tempra e la chiarezza di quel pontefice
oggi dimenticato, o ricordato solo come il Papa buono.
Eppure, senza di lui, probabilmente non sarebbe mai
arrivato Karol Wojtyla, che da Roncalli riprende il concetto basilare di un Papa che non parla solo ai credenti ma «a tutti gli uomini di buona volontà» ed è figlio
del Concilio vaticano II.  Alberto Papuzzi ripercorre e
analizza il suo pontificato con l’intento di dimostrare quale innovativa e chiara realtà politica e religiosa
stesse dietro la retorica della figura del Papa buono e
contadino di Sotto il Monte, che nei suoi otto anni di
pontificato (morì il 6 giugno 1963) incise radicalmen-
te sul modo di vivere e pensare dei credenti, ma anche
cambiò i rapporti tra le gerarchie vaticane e del clero, fra clero e laici. Era convinto che, col mutare del
contesto, le verità di fede debbano essere presentate
in sintonia con la cultura moderna. Non a caso decise che primo argomento del Concilio fosse la liturgia.
«Nessun Papa, probabilmente, ha saputo e voluto essere così contemporaneo, pur ricavando la sua forza
da forme antiche di sapienza biblica e di deposito della fede. Questa, certamente - per Papuzzi - la ragione
del fascino che papa Giovanni ha esercitato sul mondo». Eletto come uomo semplice e papa di transizione,
dimostrò subito di essere di tutt’altra pasta intellettuale, e riuscì a capire che da solo, lottando contro il
Cardinal Ottaviani e le Curia ereditata da Pio XII, non
sarebbe mai riuscito a cambiare il Vaticano e portare
la Chiesa a vivere nel mondo contemporaneo, se non
avesse investito del problema tutti i vescovi del mondo, indicendo un Concilio: una decisione coraggiosa e
che portò avanti con grande fermezza.
Giacomo Galeazzi
IL REFRATTARIO
L’ ULTIMO IMPERATORE
Carlo d’Austria fu l’ultimo
imperatore cattolico d’Europa,
l’ultimo rappresentante del Sacro
Romano Impero, l’ultimo esponente
di un’epoca definitivamente
tramontata con la Grande
Guerra, così come testimoniano
magistralmente i romanzi dello
scrittore Joseph Roth, quali La
marcia di Radetzky e La cripta dei
cappuccini.
Dopo la morte dello zio Francesco
Giuseppe, nel 1916, Carlo assunse la
guida dell’Impero Austro-Ungarico.
Si trovò così a fronteggiare la guerra
che era scoppiata due anni prima
certo non per sua volontà. Tuttavia,
da fervente cattolico qual era, Carlo
cercò in tutti i modi di evitare
mali peggiori o sofferenze inutili,
condannando, ad esempio, l’uso
dei sottomarini e il ricorso ai gas
asfissianti e imponendo limiti alla
guerra aerea. Fu anche l’unico capo
di Stato a seguire i suggerimenti di
Papa Benedetto XV e ad adoperarsi
strenuamente per la fine del
conflitto e per la pace, anche a costo
di sembrare un debole agli occhi del
mondo. Vero padre dei popoli che
governava, si dimostrò favorevole a
idee federaliste ed operò sempre per
garantire la giustizia sociale. Durate
il conflitto, Carlo e la sua famiglia
vivevano con la tessera alimentare
di cui disponevano operai e
contadini. Nel palazzo imperiale
regnavano umiltà, austerità e
sobrietà.
Nel 1918, terminata la guerra e
crollato l’Impero Austro-Ungarico,
Carlo si rifiutò di collaborare con la
massoneria, che tanta parte aveva
avuto nella dissoluzione di quel
sistema politico cattolico. Ebbe a
dire: “Non sarà mai che io accetti
dal diavolo ciò che mi ha dato
Iddio” e si rifiutò di rinunciare al
trono. Fu così che venne esiliato,
insieme alla sua famiglia, nell’isola
di Madera, dove visse gli ultimi
anni della sua vita in povertà e
preghiera, così come aveva sempre
fatto. Morì prematuramente nel
1922. Poco prima di spirare, le sue
ultime parole furono per Gesù:
“Sia fatta la tua volontà. Gesù,
Gesù,vieni! Si, si!... Gesù, Gesù”. La
sua tomba divenne presto meta
di pellegrinaggi e, nel 2004, Papa
Giovanni Paolo II ha proclamato
beato questo ultimo imperatore d’
Austria.
Federico Catani
In diocesi
15 febbraio 2009
9
Testimonianza dall’ACR di Santa Maria del Piano
Il mese della pace
I
l mese della pace ci ha
visto coinvolti a costruire
in maniera attiva la pace.
Abbiamo scoperto con Carla
Tiberi e Katia Strappa la
realtà del Commercio equo
e solidale, che aiuta i paesi
produttori con prezzi giusti
e permette loro di avere un
futuro dignitoso.
Siamo andati anche a vedere
la Bottega del Commercio
Equo e Solidale a Chiaravalle
e lì abbiamo scelto gli oggetti
che abbiamo venduto nelle
domeniche 25 gennaio e 1
febbraio. Oggetti tra i più
vari, dai prodotti alimentari,
veramente buoni e gustosi!!,
e altre belle cose per la casa,
per abbigliamento ecc.
Sabato 31 gennaio abbiamo
concluso il mese della pace
con la preghiera insieme e
il lancio dei palloncini con i
nostri messaggi, che arrivino
dove c’è più bisogno di pace!!!
Ecco il biglietto di
ringraziamento che i
volontari ci hanno fatto
pervenire il 4 febbraio e che
dice tutto della bellezza di
questa esperienza “aperta ai
confini del mondo!!”
Ai ragazzi dell’ACR della
parrocchia di Santa Maria del
Piano
Prima di tutto vorremmo
dirvi GRAZIE per aver
pensato di parlare nelle
vostre riunioni di un
argomento che a tutti noi
sta particolarmente a cuore,
ovvero del commercio equo
solidale e per aver realizzato
i due banchetti per la vendita
dei nostri prodotti.
Il vostro impegno e la
vostra partecipazione
attiva vi hanno portato ad
incassare ben 599,66 euro:
questa cifra rappresenta
per la bottega di Jesi e per
la cooperativa intera un
notevole incasso ed un aiuto
economico per le comunità
dei produttori che hanno
realizzato gli alimentari e
l’artigianato da voi venduti.
Vorremmo concludere con
le parole di Enrique Garcia
presidente della Cooperativa
“La Nueva Esperanza” di
Ei Bosque (Guatemala)
enunciate durante la
visita del presidente della
Cooperativa Mondo Solidale
alla scuola in Guatemala che
funziona grazie all’impegno
di Mondo Solidale e della
Regione Marche.
Enrique, in quell’occasione,
si esprime così: “Migliorare
le proprie condizioni di
vita costa fatica, ci vuole
impegno, ma con l’aiuto di
chi da lontano pensa a noi e
lavora per noi: si può fare!” e
sulla scuola aggiunge: “Ora
cresceranno uomini nuovi
che possono far nuovo il
Guatemala”.
Un saluto, un augurio che la
collaborazione con Mondo
Solidale possa continuare ed
un piccolo ringraziamento
da parte nostra per il vostro
impegno.
I volontari della bottega
di Mondo Solidale di Jesi
MONTECAROTTO: il presepio nella chiesa parrocchiale
S
ebbene il periodo natalizio
sia terminato già da un po’,
il presepio allestito come ogni
anno nella chiesa parrocchiale
di Montecarotto ha avuto nel recente Natale un elevato numero
di visitatori, merito della gran maestria con la
quale è stato preparato
dai giovani della parrocchia. Incontriamo
Gabriele Pittori, uno
dei realizzatori, che,
insieme a Veronica, a
nome di tutti gli altri
collaboratori, provano
a descriverlo così: “I
pastori sono in viaggio
verso la santa famiglia
circondati da un paesaggio desertico attraversato da un torrente,
dal giorno che si alterna
Giovani e tradizione
alla notte e dal cielo stellato. Un
allestimento essenziale che ha
messo in rilievo alcuni aspetti. Il
deserto come segno della società attuale, che tende sempre più
a portare gli individui all’isola-
mento. Altro particolare importante la sacralità della famiglia,
messa nell’allestimento in primo piano. Ed ancora la rinascita spirituale che si ha attraverso
l’acqua che scorreva nel ruscello
vicino la capanna e la
costante presenza dello Spirito Santo quale
forza che ci illumina
presente nel fuoco che
rischiarava nel buio
della notte i pastori con
il gregge”. L’emozione
provata osservando le
espressioni dei singoli
personaggi nel susseguirsi del ritmo della
giornata è stata grande.
Un autentico gioiello
dunque che ha lasciato incantati quanti lo
hanno visitato. Il meri-
to di questo capolavoro va, come
abbiamo già detto, ad un gruppo
di ragazzi che da anni cura con
grande passione l’allestimento. “I lavori sono iniziati a metà
novembre - ha detto ancora Gabriele – in chiesa è stato chiuso
un altare laterale. Noi giovani
ci siamo incontrati molte volte dopo una giornata di lavoro
o di studio per mettere insieme
le idee e discutere come realizzarle - Numerose le ore di sonno
sottratte alle serate trascorse in
chiesa per preparare il tutto e far
sì che il presepio fosse pronto per
la notte di Natale. E così è stato. I
consensi che hanno raccolto hanno ampiamente ripagato il gruppo di giovani delle fatiche fatte.
Vogliamo anche sottolineare che
i ragazzi sono stati spinti da un
interesse autentico per la tradi-
zione del presepio che, ai tempi
d’oggi, stranamente si coniuga
con la loro giovane età. Segno
questo del loro sincero attaccamento alle tradizioni del passato, che, unite alla passione per la
tecnologia ed alla voglia di stare
insieme in maniera ‘sana’, ne ha
fatto di diritto dei veri Maestri
del Presepio.
M. Cristina Coloso
4° incontro della civ
per imparare ad tenere g
questo tempo
“Oltre che da
un uomo lo si conosce
La profondità dello
DOMENICA 15 F
ORE 15,30
Centro di spiritualità “Su
PROPOSTA DI RIFLES
TEMA:
CIO’ CHE SALVA
negli sguardi di G
ritrovata
L’incontro si conclude c
ore 18,30.
4° incontro della civetta
per imparare ad tenere gli occhi aperti sulla notte di
questo tempo
“Oltre che dal suo modo di parlare e di agire,
un uomo lo si conosce anche dal suo modo di guardare.
La profondità dello sguardo rivela l’ampiezza dello
spirito.”
DOMENICA 15 FEBBRAIO ‘09
ORE 15,30
Centro di spiritualità “Sul monte” Castelplanio
PROPOSTA DI RIFLESSIONE SPIRITUALE SUL
TEMA:
CIO’ CHE SALVA E’ LO SGUARDO
negli sguardi di Gesù, la speranza
ritrovata
L’incontro si conclude con la preghiera del Vespro alle
ore 18,30.
10
15 febbraio 2009
Cultura e società
Al Meic di Jesi: conferenza di Sara Tassi per conoscere Domenico Luigi Valeri
N
“Tutto è delicata poesia”
ella sala-conferenze del Museo diocesano di Jesi, la sera del 20 gennaio,
una ragazza di 27 anni, semplice, vivace,
decisa, ha presentato ad un folto pubblico
di professionisti invitati dal gruppo Meic
“Edith Stein” di Jesi, la figura e l’opera del
“Cavalier Domenico Luigi Valeri, pittore e
architetto jesino” del Settecento.E’ questo
l’argomento della Tesi in Metodologia della
Storia dell’arte di Sara Tassi, jesina, guida
scout, laureatasi ad Urbino nel 2007. Per
iniziativa del Meic una giovane studiosa
ha potuto far conoscere il frutto del proprio
lavoro: lo scrigno s’è aperto e la neodottoressa ha offerto una ricca documentazione
con l’ausilio di immagini e un’analisi approfondita dell’opera del Valeri. Alla relazione ha fatto seguito il dialogo con il pubblico, gestito con passione e competenza da
Sara Tassi (nella foto), alla quale abbiamo rivolto alcune domande per conoscere
qualcosa di Valeri.
Una vita breve (64 anni) ma intensa e movimentata...Pittore, architetto, ritrattista:
dove emerge maggiormente l’originalità
di Domenico Luigi Valeri?
Il suo essere artista a tutto tondo, impegnato
sia in pittura che in architettura, lo identifica già come personalità interessante ed affascinante, animata da una forte spinta creativa, da un’indole volta alla sperimentazione e
dalla capacità di saggiarsi in vari ambiti con
risultati del tutto pregevoli.
Senza prescindere dalla carriera di architetto, dove il Valeri dimostra competenza e inventiva, quella di pittore offre la possibilità di
tracciare un’evoluzione artistica completa e di
riconoscere nelle sue opere la peculiarità nel
fondere modelli preesistenti a livello formale
e iconografico e interpretarli in chiave personale con gusto ed eleganza.
Valeri “protagonista” della pittura del
Settecento a Jesi e Camerino? Perchè?
Qui, a Palazzo Ripanti, ci sono tele del
Cavaliere degne di nota?
Quando il Valeri tornò a Jesi dopo essersi
formato a Roma, nella capitale dell’arte, aver
avuto un degno esordio fra la nobiltà romana
ed essere stato nominato Cavaliere per meriti artistici, la sua fama precedeva le sue gesta.
Le famiglie nobili più rinomate della città di
Jesi, quali gli Honorati, i Colocci, i Guglielmi
Baleani, i Ripanti, i Pianetti e la stessa Chiesa
jesina furono i principali mecenati che, ammirando la levatura del pittore e l’ingegno
dell’architetto Valeri, non lo lasciarono mai
privo di committenze. Allo stesso modo si
trovò ad operare nel territorio di Camerino e
dopo aver gravitato per alcuni anni fra Jesi e
Camerino, impegnato in molteplici commissioni, decise di trasferirsi in quest’ultima città
e divenire punto di riferimento per la produzione pittorica e architettonica del territorio:
anche qui famiglie nobili e Chiesa locale divennero suoi promotori, riconoscendo la maestria e la maturità artistica del Valeri.
In particolare la famiglia Ripanti fu la prima
a chiamare l’artista per fargli decorare l’abitazione jesina: per nessun’altro committente il
Cavaliere produrrà un tale numero di opere,
tutte ottimamente eseguite, sia di soggetto
sacro che di soggetto decorativo, quali le de-
liziose cinque tele di Putti Festanti. I dipinti
che hanno tematiche riprese dall’Antico Testamento, Giuditta, Il Giudizio di Salomone, Salomone che offre sacrifici al Tempio
di Gerusalemme, vengono presentati come
fossero appartenenti al repertorio mitologico:
nel modo di vestire, panneggiare e atteggiare
le figure, il Valeri rievoca quel mondo ideale
della Grecia classica e dell’antica Roma, che
celebravano la bellezza formale come manifestazione dell’elemento divino. Idillica é l’atmosfera che si respira, che traspare dei volti
dei personaggi e dalle pose per nulla scomposte. La luce e il colore concorrono nel conferire morbidezza e armonia all’immagine e i
passaggi chiaroscurali vengono modulati per
avvolgere le figure e farle risaltare, non certo
per acuire i contrasti.
L’architetto Valeri quali opere ha lasciato
alla città di Jesi?
Credo che l’Arco Clementino, eretto per celebrare Papa Clemente XII, sia uno dei monumenti più conosciuti della città, ma forse non
tutti sanno che è un’opera del Valeri, il quale
ne curò il disegno e la realizzazione.
Purtroppo una delle imprese architettoniche
più apprezzabili dell’artista per la città, il Teatro del Leone, ideato e costruito su un suo
progetto, non è più esistente in quanto distrutto da un incendio a fine Ottocento. Ritengo che sia interessante comunque menzionarlo per comprendere il valore del Valeri
architetto che, nell’arco della sua carriera, si
misurò in edificazioni di varia natura con risultati apprezzabili.
Lei ha parlato di uno “stile morbido e raffinato” del pittore e ritrattista: quanto di
classico e quanto di romantico c’é dentro?
Se per romantico intendiamo nostalgico di
un mondo artistico modulato sui canoni del
classicismo seicentesco, allora non risulta
improprio utilizzare questo aggettivo. In Valeri si celebra il ricordo di un mondo classicamente ideale, di figure eteree, di candidi volti,
di gesti pausati, di armonie compositive di
una raffinatezza mai stancante o pedante.
Una pittura che non prevede difetti, che indugia sull’atteggiamento distaccato dalla realtà oggettiva per porsi su un piano metafisico,
oltre la materia, oltre la fisicità. Ogni forma è
costruita con sapiente modulazione di luce e
colore, per cui l’occhio che passa ad indagare
la linea non si scontra mai con spigolosità o
effetti chiaroscurali eccessivi. Tutto è delicata
poesia, tutto è narrato come se vi fosse una
sospensione dell’anima dai moti che la possano turbare. Al Valeri si deve il merito di avere
introdotto una personalissima “poetica” della
pittura settecentesca marchigiana e di essersi
posto in dialogo con alcuni grandi pittori del
classicismo seicentesco, come Guido Reni e
Carlo Maratti, senza mai scendere a compromessi interpretativi, ma volgendo ogni aspetto con una chiave stilistica propria, in nome
di un’arte che porta la bellezza pura all’apice
dell’estetica.
Dottoressa Tassi, come è nata la sua passione per l’arte?
Da sempre sono stata educata a osservare
ciò che mi circonda e ad ammirare la bellezza delle cose. Con il tempo e anche grazie
all’incontro con professori che, a loro volta,
mi hanno trasmesso la loro passione, credo
di aver maturato, nel profondo apprezzamento per l’artista, quella “sensibilità al bello”, connaturata all’animo di ognuno di noi
come creature di Dio.
Grazie, Sara, e tanti auguri! Siamo certi che
la bellezza dell’opera d’arte è via di elevazione spirituale.
Maria Crisafulli
dalla relazione del sociologo e giornalista Vittorio Lannutti (III parte): l’integrazione scolastica dei migranti
La ricerca sulle seconde generazioni nelle province di Ancona e Macerata
L
a ricerca di cui stanno per essere presentati i principali risultati è stata svolta nell’autunno del 2006. È stata diretta dal
professor Ennio Pattarin, docente di sociologia dell’Università Politecnica delle Marche. La ricerca è stata realizzata grazie ad
un cofinanziamento cui hanno partecipato il ministero dell’Università e la Regione
Marche (assessorato all’immigrazione).
L’obiettivo principale della ricerca è stato
l’analisi delle forme d’integrazione scolastica dei giovani migranti di seconda generazione, relative sia ai diritti economici, sociali e politici, sia alle forme d’identità riferite
alle dinamiche intra-familiari e al confronto
con la cultura del paese d’origine. La ricerca,
ha riguardato ali studenti di origine straniera delle medie di secondo grado delle province di Ancona e Macerata.
La forte crescita dei ricongiungimenti familiari pone il problema delle seconde generazioni. L’ipotesi di riferimento è che i giovani
migranti di seconda generazione tendono
ad elaborare un modello culturale che non
è proprio né della cultura d’origine, né di
quella ospitante, ma è il prodotto di un movimento alterno tra le varie culturale, con
possibili tentativi sia di recupero della cultura d’origine sia di mimetismo nella cultura ospitante. In questo equilibrio instabile,
gioca un ruolo primario il rapporto sia con
la prima generazione d’immigrati, portatori di una maggiore coscienza della propria
identità, rappresentata da genitori, amici di
famiglia e parenti, sia con la cultura del paese ospitante.
La ricerca è stata di tipo quantitativo, si è
scelto di procedere in una campagna di
somministrazione di un questionario strutturato, costituito da 6 parti:
conoscenza linguistica dell’intervistato e
dei suoi genitori la struttura familiare e la
sua integrazione nel territorio le condizioni
economiche della famiglia le reti amicali e
gli stili di vita 1’autopercezione e conside- scuole con l’obiettivo di concludere la carrazione di sé atteggiamenti identitari verso riera scolastica una volta completato 1’iter
l’Italia e il Paese d’origine
della formazione rappresentato dalla scuola superiore.
Alcuni risultati.
In parte le aspettative dei genitori sembraI questionari sono stati distribuiti in quasi no essere premiate dall’andamento scolatutti gli istituti scolastici delle 2 province stico dei loro figli. Alla domanda: “come
prese in considerazione, tenendo conto di vai a scuola?” cieca 2/3 dei ragazzi dichiara
mantenere una proporzionalità pari a quel- di andare abbastanza bene. L’81% dei rala fornita dai dati ministeriali per i 3 rami gazzi ritiene i propri genitori pienamente
scolatici principali: licei, istituti tecnici e soddisfatti del loro andamento scolastico.
scuole professionali. In totale il campione La minore percentuale di liceali rispetto
di studenti intervistati è stato di 875 alun- agli italiani, spiega la minore propensione
ni di origine straniera: 54% maschi e 46% a proseguire gli studi andando all’Universifemmine. I ragazzi sono arrivati in Italia tra tà. La metà del nostro campione preferisce
il 1986 e il 2005, di cui i155% dopo i12000. solo studiare, poco meno del 40% pensa sia
L’età dei ragazzi è per la maggior parte com- utile integrare il lavoro allo studio e solo
presa fra i 14 e 18 anni.
poco più del 10% preferisce lavorare. AbIl carattere pluriculturale dell’immigrazione bastanza precisa è la progettualità verso
italiana è dato dall’elevata presenza di dif- sbocchi lavorativi poiché quasi il 90% ha
ferenti nazionalità. Il nostro campione rile- già un’idea del lavoro che vorrebbe fare al
va quasi 60 nazioni di provenienza. I primi termine degli studi. Di questi quasi 1’80%
due gruppi sono i nati in Albania (16,4%) e pensa di avere buone o molte possibilità di
in Romania (10,6%). Circa la metà degli in- realizzare i propri obiettivi lavorativi. Cotervistati proviene da Paesi europei mentre munque circa il 40% dell’intero campione
l’altra metà si distribuisce con quasi uguali pensa che per raggiungere gli stessi risulpercentuali tra Africa, Asia e America lati- tati degli italiani dovrà lavorare più degli
na. Il 13% è nato in Italia.
altri.
Istruzione e lavoro dei genitori
Andamento scolastico
Il livello di istruzione dei padri è per la
Rispetto alla scuola i dati segnalano che ci maggior parte medio-alto, dato che un tersi trova dinnanzi ad una-tendenza decre- zo (34,1%) ha frequentato le scuole supescente mano a mano che aumenta la clas- riori, e circa i129,6% è andato all’Universe frequentata: il 37% frequenta la prima, sità o ha conseguito una specializzazione
il 27% la seconda, il 15% la terza, il 10% la post-laurea. L’elevato titolo di studio dei
quarta e il 9% la quinta. Dal punto di vista genitori rappresenta una risorsa impordella tipologia di scuola frequentata il no- tante ed è un forte incentivo per i figli nel
stro campione non si è discostato dal dato proseguire gli studi. Importante notare che
generale considerato che circa il 20% del- l’incentivo allo studio deriva soprattutto
le seconde generazioni da noi intervistate dall’elevato titolo di studio delle madri, le
frequenta i licei mentre il 28% una scuola quali hanno studiato di più dei loro coniutecnica e il restante 51% un istituto profes- gi, con differenze in positivo del 9% per i
sionale. L’80% degli adolescenti cui è stato titoli secondari e universitari.
somministrato il questionario frequenta Non solo nei Paesi d’origine i genitori han-
no conseguito titoli di studio elevati, ma
avevano anche un ruolo professionale mediamente più elevato rispetto a quello ottenuto in Italia. Con la migrazione in Italia
è aumentata la percentuale di muratori, di
camionisti e in genere di operai industriali,
mentre è diminuita quella di professionisti, impiegati e lavoratori autonomi. Va segnalata la scarsissima presenza nel nostro
campione di collaboratrici domestiche. La
ragione è data dalla dinamica del percorso migratorio, per cui il ricongiungimento
familiare o la presenza di famiglie di migranti avviene nella fase di maturità del
percorso, mentre il lavoro di collaboratrici
domestiche avviene all’inizio del percorso
migratorio e caratterizza donne immigrate
in Italia per lo più con figli e mariti ancora
nel Paese d’origine.
Il livello elevato di scolarità e di competenze professionali acquisite in patria suggerisce sia una sottoutilizzazione professionale
nel nostro Paese, frutto della segmentazione del lavoro, e dell’offerta ai migranti di
lavori poco ricercati dagli italiani, sia, per
quanto qui ci riguarda di una maggiore
spinta alla scolarizzazione dei figli per recuperare nel rapporto generazionale la caduta di tipo professionale. In altri termini
le aspirazioni maturate dai genitori probabilmente vengono proiettate sui figli.
Composizione familiare
Come è già emerso in diverse ricerche sui
migranti residenti nelle Marche, anche da
questa ricerca risulta che l’immigrazione
nelle Marche si connota come fenomeno
familiare: poiché oltre i tre quarti degli intervistati, (il 75.3%), vive con entrambi i genitori, mentre il 18,4% vive soltanto con la
madre, con l’altro genitore ci vive soltanto
l’1,5, mentre un 4,5% vive con altri parenti,
in strutture di accoglienza o da solo.
Paola Cocola
Continua al prossimo numero
Economia in Vallesina
15 febbraio 2009
11
“Le Acli e le politiche sociali nelle Marche”
Confartigianato: in ginocchio la catena dei subfornitori jesini. Sono necessarie risposte straordinarie
M
L
Segni di speranza “Siamo in una delicata fase di emergenza”
arco Moroni, docente e presidente regionale
delle Acli marchigiane illustra il libro «Le Acli
e le politiche sociali nelle Marche», scritto insieme
a Fabio Corradini: una sintesi della pratica sociale
che il Movimento aclista ha realizzato nell’ultimo
quindicennio per creare una rete di interventi di tutela
e di solidarietà nella nostra realtà regionale.
L’attenzione delle Acli per le politiche sociali non
nasce oggi. Perchè questo libro?
Le Acli hanno prestato attenzione alle politiche sociali
fin dal loro nascere, cioè fin dal lontano 1945: non solo
con i primi servizi (come il Patronato e con l’Ente per
la formazione professionale), ma anche contribuendo
all’elaborazione e alla realizzazione di un moderno
Stato sociale anche in Italia. Questo impegno è
cresciuto nel corso degli anni Novanta quando
nel nostro Paese compaiono le prime proposte di
smantellamento di quello Stato sociale, per affidare
tutto al mercato. Il libro raccoglie le analisi e le
proposte elaborate dalle Acli marchigiane a partire
da quegli anni, ma la pubblicazione l’abbiamo decisa
con Fabio Corradini nel 2006 per ricordare un nostro
caro amico: Rodolfo Bordi, direttore provinciale del
Patronato Acli di Ancona, scomparso prematuramente
nel giugno di quell’anno.
A quale pubblico vi rivolgete?
Il libro non si rivolge soltanto agli aclisti, ma a tutti
coloro (volontari, operatori sociali, amministratori e
semplici cittadini) che hanno a cuore la vita sociale
delle nostre comunità e in particolare i problemi e le
difficoltà dei ceti più deboli. Nel libro non ci siamo
limitati a esaminare quanto realizzato dalle Acli per
creare una rete di solidarietà nella realtà marchigiana,
ma abbiamo analizzato anche i fenomeni che negli
ultimi decenni hanno profondamente trasformato
anche la nostra regione. E lo abbiamo fatto dal nostro
particolare punto di vista: quello di una associazione
cristiana impegnata nel sociale, ma attenta in
particolare alle esigenze ed ai bisogni degli “ultimi”.
L’attuale crisi economica non fa ben sperare...
No, infatti, e la Presidenza regionale delle Acli
marchigiane esprime viva preoccupazione per la
pericolosa caduta dell’occupazione e il crescente
ricorso alla cassa integrazione che stanno interessando
tutte le Marche. Di fronte alle innumerevoli
problematiche che si prospettano, dunque, occorre
prestare più attenzione al mondo del lavoro,
sostenendo non solo le banche e le grandi industrie,
ma anche la piccola e media impresa, avviando
responsabilmente politiche sociali capaci di affrontare
le difficoltà delle categorie più svantaggiate, delle
famiglie e dei soggetti più fragili. L’augurio pertanto
è che l’odierna crisi economica si trasformi in una
seria riflessione sul nostro modello di sviluppo, che va
profondamente ripensato.
Volendo sintetizzare il messaggio in una battuta?
In una società che ci spinge all’individualismo, noi
pensiamo invece che occorre operare concretamente
per il bene comune. E il bene della comunità lo si
costruisce davvero se si sostengono i più deboli:
per età, salute, povertà o qualunque altro tipo di
discriminazione.
Francesca Cipolloni
La scheda
Una sintesi di “solidarietà”
Il testo curato da
Moroni e Corradini analizza tre
fenomeni: il lavoro,
l’immigrazione e il
welfare. Oggi è necessario affrontare
problemi quali la
disoccupazione e la
precarietà. Di fronte alla competitività
sfrenata e alla deriva individualistica
che dominano nella
società, i lavoratori
spesso si sentono
soli e impotenti.
Occorre quindi arrivare a distinguere le vere priorità
mettendo al centro
la persona che lavora, prima del mercato. Nel libro si parla
poi di immigrazione. Il compito delle Acli, infatti, è anche
quello di tutelare i vari diritti di cittadinanza degli immigrati. Si tocca infine il tema del welfare promotore di sviluppo umano che valorizzi il principio di fraternità, promuovendo un capitale sociale capace di fermentare legami
solidali fra i cittadini.
a crisi che sta mettendo in grossa difficoltà i grandi
gruppi, ha riflessi pesantissimi sulla catena della subfornitura jesina. Oltre la metà delle imprese di subfornitura opera nel settore della meccanica, hanno un’elevata
propensione ad operare sul mercato locale e regionale ed
una bassa quota di fatturato esportato.
La complessità e la portata delle dinamiche che caratterizzano l’attuale fase congiunturale, sottolinea Fabio
Marcatili (nella foto) responsabile sindacale della Confartigianato della Vallesina, hanno accentuato alcuni fra i
problemi principali ancora aperti che contraddistinguono
la subfornitura, come la crescente concorrenza internazionale nelle fasce basse di mercato, la limitata diffusione
di strategie di internazionalizzazione, l’elevato grado di
dipendenza economica da pochi committenti, la scarsa
visibilità del mercato finale di riferimento, la minore propensione ad individuare nuovi spazi di mercato.
Tra gli aspetti per i quali si richiede una regolamentazione vi è soprattutto quello della forma e dei tempi di
pagamento. Ciò per evitare che si legittimino rapporti
non corretti, in base ai quali un’impresa, oltre a scaricare
sui propri subfornitori una serie di oneri, li lascia poi in
uno stato di incertezza. A giugno gli imprenditori si troveranno a pagare il saldo Irpef 2008 e l’acconto del 2009.
Ma come fa un’azienda in difficoltà da mesi a rispettare
le scadenze se il sistema creditizio chiude i cordoni della
borsa? Il nostro sistema economico, prosegue Fabio Marcatili di Confartigianato, rischia di crollare non perché
alle imprese sia venuta meno la voglia di rischiare, ma
per la crisi di liquidità. I nostri imprenditori non hanno
perso la voglia di investire e di reagire alla congiuntura
negativa. Ma questa loro propensione viene bloccata da
un atteggiamento non altrettanto coraggioso da parte de-
gli istituti bancari.
A ‘strangolare’ le imprese
non è soltanto il costo del
denaro ma anche le condizioni per ottenerlo, decisamente peggiorate, come
emerge dall’ultima rilevazione di febbraio dell’Osservatorio
sull’imprenditoria giovanile di Confartigianato: negli ultimi tre
mesi, il 38,7% dei giovani
imprenditori ha riscontrato maggiori difficoltà nei
rapporti con le banche. Difficoltà che si manifestano
soprattutto con richieste di rientro anticipato degli affidamenti, con l’aumento dello spread sui tassi di interesse,
con richieste di maggiori garanzie, con l’allungamento
dei tempi delle procedure burocratiche.
La crisi che ha investito l’economia mette a dura prova
la capacità degli studi di settore di rappresentare correttamente la realtà delle imprese. La normalità economica fotografata dagli studi di settore è costruita su dati
del 2006, o addirittura precedenti, e pertanto restituisce
un’immagine molto diversa dai risultati che le imprese
stanno conseguendo. Siamo in una fase d’emergenza che
impone risposte straordinarie anche sul fronte della costruzione e dell’applicazione degli studi di settore. Confartigianato chiede una revisione congiunturale degli studi stessi che registri le conseguenze negative della crisi
sulle imprese e sui lavoratori autonomi.
Paola Mengarelli
Il disoccupato: l’ho incontrato una mattina alla Posta ...
L’
ho incontrato all’ufficio postale. Lo
vedevo sporadicamente. Sposato
e padre di due figli, era lì per ritirare
una raccomandata! Forse quella del
suo licenziamento. Lui più giovane di
me, quando lavoravo in fabbrica era
un ragazzo. La crisi che vivemmo allora ci separò. Lui poi trovò lavoro come
operaio specializzato in una piccola fabbrica della Vallesina mentre io
cambiai professione.
“Non sei al lavoro questa mattina? Gli
chiesi. E lui: E’ da una settimana che
sono disoccupato.
Lavoravo in una piccola fabbrica che
realizzava componenti per le lavatrici; il lavoro non era pesante, eravamo
pochi operai con macchine computerizzate in gergo “a controllo numerico”.
Eravamo una famiglia! L’imprenditore
era un amico! Ci stavo bene!” Consapevole che mi stavo avventurando in
una ferita che ancora sanguinava, gli
chiesi ancora: perché il lavoro si fosse fermato. “L’azienda dalla sera alla
mattina ci ha comunicato che ritirava
tutto il lavoro. Era consuetudine che
all’inizio del mese il committente ci
consegnasse il lavoro e alla fine lo ritirasse. Ma ora non poteva più consegnarcelo; dapprima commesse sempre
meno urgenti e poi il blocco.
Mi guardò, sapeva i miei trascorsi. Insieme combattemmo in un’altra crisi,
che entrambi perdemmo!
Quando essa arriva avviene dei meccanismi in cui il “si salvi chi può” diventa fisiologico. “In fondo – ricordò
- allora noi fummo fortunati. Avemmo
per un lungo periodo la cassa integrazione. La crisi era sola della nostra
fabbrica, non era generalizzata come
è ora. Invece adesso non puoi andare
neanche a cercare lavoro! Le fabbriche
sono in procinto di licenziare, non assumono in questo periodo di grande
instabilità. La piccola azienda dove
lavoravo era conduzione familiare.”
“Pensa- ha continuato a raccontarmiil datore di lavoro quando ieri mi ha
consegnato l’ultima paga si è messo a
piangere dal dispiacere. Mi disse che
anche lui era in mezzo alla strada!
Anni di lavoro buttati via. Tutto da
ricominciare. Ma quando?” Lo guardai, le parole ormai non avevano senso. La paura gli si leggeva negli occhi!
“E i sindacati?” – chiesi. Guardandomi, mi domandò: “Ma quale sindacato? Più sei piccolo e più sei solo! Dopo
quasi 25 anni di lavoro mi trovo nel
momento più difficile con nessuna
salvaguardia. La cassa integrazione
non ci aspetta, non facciamo notizia,
non siamo tutelati, come noi tutti
quei lavoratori atipici, flessibili, interinali che non hanno nessuna garanzia. Tutti vogliono pensare a noi! Ma
domani mattina mi scade la rata del
mutuo della casa: non so come fare
Monsano e il sostegno alla
famiglia
di emergenza sociale che si stanno
manifestando anche a Monsano.
Nei giorni scorsi, presso il comune di Monsano, è avvenuto un incontro tra l’Amministrazione comunale di Monsano e le organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL
insieme al Sindacato Pensionati
SPI-CGIL - FNP-CISL, per discutere e illustrare il Bilancio Comunale di Previsione 2009. I sindacati hanno manifestato la loro
preoccupazione sull’innalzamento
delle tariffe in diversi Comuni
della Vallesina.
L’Assessore al Bilancio, Marina
Melappioni, ha ribadito l’intenzione del Comune di Monsano di
mantenere invariate le principali
tariffe. L’Amministrazione è riuscita a rispettare e salvaguardare
le fasce più deboli, stabilendo anche un “Fondo Sociale” di dieci
mila euro, per coprire le situazioni
Nasce Unimpresa
Si allarga il Comitato unitario della
Provincia di Ancona e cambia nome.
Diventa Unimpresa. La nuova realtà è stata presentata ufficialmente
alla stampa sabato 7 febbraio presso il Centro direzionale Zipa di Jesi.
Il Comitato unitario Apindustria,
CNA e Confesercenti era nato il 30
novembre 2007 con l’obiettivo di
trovare nella convergenza e nell’aggregazione le risposte alle sfide del
sistema imprenditoriale odierno. A
distanza di poco più di un anno, alle
tre associazioni pioniere si sono aggiunte Lega delle cooperative e CIA
della Provincia di Ancona. Presenti,
all’incontro di sabato, i dirigenti delle
associazioni di categoria e la presidente della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande.
e sto andando a chiedere un prestito
ai miei parenti, ma per quanto ancora? La finanza si è giocata in “borsa”
il mio avvenire e quello dei miei figli:
tante speculazioni dannose di coloro
che capiscono!””Ho quasi 50 anni con
due figli che studiano all’università.
Oggi ho bisogno d’aiuto, non domani!
Dove trovare lavoro alla mia età: non
sono più giovane ma neanche vecchio!
Ho una casa con un mutuo da pagare,
due figli che studiano, mia moglie fa
qualche ora di servizio in una signora.
Ho fatto sempre il mio dovere! Risparmi dopo risparmi, pensavo ormai anche alla pensione invece eccomi oggi a
domandarmi dell’avvenire”.
Ci lasciammo, quasi in silenzio! La
città cerca di nascondere queste ferite
che si stanno sempre più allargando in
una società che vuole ancora correre e
non si accorge di coloro che rimangono indietro. Per andare dove? Coloro
che “capiscono” come mi diceva, non
hanno capito che si poteva vivere forse
con meno ricchezze ma con più sicurezze in una società più giusta e più
umana.
Diventa fondamentale stare vicino,
condividere! Anche da un giornale
come il nostro deve partire quel grido
d’aiuto per coloro ai quali il rumore
del benessere vuole nascondere la loro
sofferenza.
Remo Uncini
Comuni virtuosi
Promuovere e divulgare le grandi
tematiche ambientali del risparmio
energetico e della strategia “Rifiuti
Zero”. E’ questo l’obiettivo principe
di Dialoghi virtuosi, la manifestazione che avrà luogo i prossimi 13,
14 e 15 febbraio a Melpignano, comune in provincia di Lecce. Prendendo il via venerdì 13 febbraio,
Dialoghi virtuosi vuole sottolineare la propria adesione all’iniziativa
M’Illumino di Meno – Giornata
del risparmio energetico organizzata dalla trasmissione radiofonica
di Radio2 “Caterpillar” con il patrocinio del Parlamento Europeo –
in occasione della quale il comitato
direttivo dell’Associazione Comuni
Virtuosi si riunirà per un’assemblea
a lume di candela che prenderà il
via con il discorso del presidente
Gianluca Fioretti.
l.r.
12
Jesi
15 febbraio 2009
Stagione concertistica: un capolavoro di Mussorgski
Quando la musica incontra la pittura
La parola e la poesia hanno spesso
ispirato la musica. Più raramente
l’incontro è avvenuto con altre arti:
con la pittura in particolare, anche
se un paesaggio, una scena di vita,
un’immagine, pure non riprodotti sulla tela indirettamente hanno
molte volte suggerito un’opera
musicale.
Realmente invece ad una serie di
quadri si ispira una delle più famose composizioni di Mussorgski,
“Quadri di un’esposizione”. Si
può ricordare brevemente la sua
genesi. Nel 1871 moriva in giovane età un architetto russo, Victor
Hartmann, amico del musicista
che in sua memoria, tre anni dopo,
scrisse una suite per pianoforte
a titolo “Tableaux d’une exposition”, ispirata a una serie di quadri
e di disegni di Hartmann esposti
a Pietroburgo poco dopo la sua
morte. Nel 1922 Ravel avrebbe
messo il suo genio a disposizione
di Mussorgski per elaborare della suite una sontuosa trascrizione
per orchestra che è entrata ormai
nei repertori concertistici di tutto
il mondo.
I ‘quadri’ sono quattordici, collegati da una ‘promenade’ che ritorna
con variazioni diverse, a suggerire
i cambiamenti dello stato d’animo dell’osservatore. Scene di vita
popolare, personaggi vivacemente caratterizzati o fiabeschi sono
descritti dalla musica: uno gnomo
gobbo che salta qua e là; un trovatore che canta nostalgicamente
una serenata ai piedi di un antico
castello; una strega paurosa, Baba
Jaga, per metà gallina, per metà
orologio, che sembra uscita da un
cartone animato di Walt Disney.
Dal vero sono colte altre situazioni: i bambini che giocano nel parco; una nidiata di pulcini pigolanti
che escono dal guscio; il mercato
e il vociare delle comari; il dialogo
fra un ebreo ricco e spocchioso ed
un altro piagnucoloso; l’incedere
pesante di un carro dalle grandi
ruote dei contadini polacchi; le
ombre misteriose delle catacombe; la maestosa, ‘grande porta di
Kiev’ che si spalanca alla luce.
Quest’opera così intensamente
descrittiva e dal carattere intimamente russo, era nel programma
del quinto concerto degli ‘Amici
della Musica’, il 25 gennaio. E’ stata presentata nella sua forma originale, cioè per pianoforte, affidata ad un giovane artista pugliese,
Antonio D’Abramo. Diplomato
con il massimo dei voti e la lode
al Conservatorio di Rodi Garganico, ha seguito corsi di perfezionamento con il M° Giuseppe Di
Chiara, direttore artistico della
stessa Stagione concertistica jesina. Si è esibito spesso in Italia e
all’estero, ma anche dalle nostre
parti: a Pesaro, in Ancona e, da
solista, con la Filarmonica Marchigiana. Sicurezza, fluidità, misurata precisione nel rendere raffinati effetti sonori caratterizzano
lo stile della sua interpretazione e
definiscono personalità e sensibilità. Al capolavoro di Mussorski
ha aggiunto, con sfoggio di virtuosismo, altre grandi pagine: la So-
nata n° 30 di L. Van Beethoven e
la Ballata n° 2 di F. Liszt, concludendo, nei bis, con due autori fra
loro distanti nel tempo, B. Bartók
e A. Scarlatti. Molte emozioni per
il pubblico, che lo ha salutato con
calorosi applausi.
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
Mostra fotografica a Palazzo dei Convegni
Insieme per una irresistibile passione
Un’allegra comitiva e delle foto molto belle: una manciata di palazzi che
si specchiano in un quadrato d’acqua, gabbiani in volo che planano
sulla battigia, la torre Eiffel “inscatolata” in uno scorcio, un campanile
che svetta nel cielo azzurro, paesaggi
incontaminati, tramonti accesi, innumerevoli “volti” della natura…A
colori o in bianco e nero. Questi gli
ingredienti della mostra allestita
a Palazzo dei Convegni dal 5 al 12
febbraio dal Gruppo fotografico Cedas. Un gruppo che da decenni vive
nel cuore della New Holland di Jesi
e dei suoi dipendenti fin da prima
che nascesse lo stabilimento. Oggi
conta una quindicina di persone legate dalla passione per la fotografia,
che generalmente si incontrano tutti
i mercoledì alla sede di via Tessitori
per realizzare insieme dei progetti, o
per programmare delle uscite,
oppure per confrontarsi sulle
tecniche e raccontarsi le novità. Una “scusa” insomma,
quella della fotografia, per stare insieme condividendo una
stessa irresistibile passione.
Questi, gli autori: Gerardo
Medei, Gilberto Polpacelli,
Paolo Manzetti, Paolo Roscini,
Giordano Pieralisi, Claudio
Ceccarelli, Claudio Mazzarini, Roberto Pasquinelli, Carlo
Mollaretti, Rossella Bartolucci,
Mirco Musumecci, Emanuele Santini, Piero Procicchiani,
Enoteca: il recupero della tradizione
“Era la dispensa della casa”
Presso l’Enoteca di Jesi si è
svolta una iniziativa promossa dall’Assessorato del Turismo con il progetto “Tutti in
…pista” All’insegna del biologico”: una serata in cui la tradizione si è unita alla musica.
Lo spunto è stato dato dalla
celebrazione di un rito che
nelle nostre campagne veniva
effettuato in questi mesi, cioè
la “pista del maiale”. La cena
era stata preparata con cibi a
base di maiale accompagnata dai vari vini biologici della Vallesina e in sottofondo
la musica jazz proposta dal
quartetto Track Quartet.
Ogni piatto veniva accompagnato da un vino che proveniva o da Montecarotto o da
Cupramontana o da Maiolati,
illustrato dai vari viticultori,
tutti verdicchi doc. Lo storico
Riccardo Ceccarelli, autore
anche di una pubblicazione
sul maiale, che ha definito
“uno di casa”, e su come esso
abbia caratterizzato sia la
cucina e sia la cultura della
nostra terra, ha permesso ai
presenti di ritornare indietro con la memoria. Infatti il
maiale era fonte di sostentamento: il suo grasso
veniva misurato con
il palmo della mano,
era il condimento
che veniva utilizzato
durante l’anno nelle campagne e non
solo. Il maiale, che i
contadini dovevano
spartire con il padrone del terreno,
Alessandro Mariani, Juri Talacchia,
Luca Sampaolesi, Tomas Tamburi.
Fotoservizio Paola Cocola
Istituto Comprensivo di Moie: Uso etico e consapevole delle nuove tecnologie
Per navigare in sicurezza
era fonte di risparmio: non
aveva esigenze particolari di Potenzialità e rischi del
allevamento, dal momento mondo digitale, messagche il maiale mangiava tutti gi espliciti ed impliciti dei
gli avanzi della cucina. Non mezzi tecnologici: i ragazzi,
c’erano i mangimi sofisticati oggi, tramite la rete possodi oggi e questo animale fa- no interagire con un mondo
ceva parte della famiglia e ve- intero di possibili incontri,
niva considerato la dispensa avventure, esperienze. Moldella casa del presente e del to si è detto sulla velocità
futuro.
con cui le nuove tecnologie
Il Track Quartet, con pro- si sono diffuse tra i giovani,
fessionalità e con passione, molto si discute sull’uso – e
gradita dal pubblico, ha pro- sull’abuso – della comuniposto brani di jazz in cui i cazione digitale. E gli adulti
quattro musicisti si esibivano -genitori, insegnanti, educainsieme o brani in cui veni- tori-, domandandosi come
vano evidenziati i solisti: alla aiutare i ragazzi a non catromba Giacomo Uncini; al dere nelle trappole della
sax Tommaso Uncini; al sax tecnologia, devono fare i
tenore Antonangelo Giudice; conti, spesso, con la propria
al basso Ludovico Carmenati. incapacità di aggiornarsi e
Un unico appunto: forse era diventare competenti in mapiù opportuno rispettare la teria, per accompagnare il
tradizione povera del maiale, viaggio dei giovani nella rete
raccontata dal dott. Riccardo globale, per comprendere i
Ceccarelli, che vedeva la fa- rischi e le potenzialità che
miglia intorno alla spendola derivano dall’uso dei nuocon la salciccia da catturare, vi mezzi di comunicazione.
invece di una polenta che non Il percorso formativo Uso
ha convinto perché ha sofisti- etico e consapevole delle
cato un piatto povero, buono nuove tecnologie è proposto
nella sua semplicità.
dall’istituto Comprensivo
r.u. “C. Urbani” di Moie – Castelplanio - Poggio S. Marcello, in collaborazione con
il Comune di Maiolati Spontini - assessorati alla cultura
e alla pubblica istruzione l’Università degli adulti della Media Vallesina, il Corecom-Marche, l’Associazione
Genitori Insieme di Moie, e
finanziato dalla Fondazione
Cassa di risparmio di Jesi. E’
rivolto a famiglie, docenti,
educatori, alunni, per fornire una cornice di significato
al bisogno di comunicazione, per acquisire gli strumenti necessari a “navigare”
in sicurezza non solo nel
mondo reale, ma anche in
quello virtuale. Tre sono gli
appuntamenti in programma per educatori e famiglie:
il 20 febbraio, alle ore 21,
alla biblioteca La Fornace
di Moie con lo scrittore per
ragazzi Marco Moschini.
Tema dell’incontro: educare
lo sguardo come primo passo verso la consapevolezza,
poiché molti sono i “segni”
che oggi hanno bisogno di
essere decodificati. Il 17
aprile, alle ore 17.30, alla
sala comunale 6001 di Moie,
interverranno
Maurizio
Pierlorenzi – dirigente
della polizia postale delle
Marche - e Marco Moruzzi – presidente Corecom.
Si parlerà di tutela dei minori, con approfondimenti
sui rischi e le regole per una
navigazione efficace e sicura in Internet. Chiuderà il
ciclo degli incontri il prof.
Roberto Mancini – docente di filosofia all’Università
di Macerata - l’11 maggio,
alle ore 21, alla Biblioteca
La Fornace di Moie, con un
intervento su educazione e
relazioni interpersonali, per
riscoprirne significati e valori. Il programma prevede
inoltre due lezioni per gli
studenti in orario scolastico. Gli alunni delle quarte e
quinte classi della scuola primaria dell’Istituto incontreranno il 25 febbraio Marco
Moschini; il 26 febbraio la
dott.ssa Mila Bocchi – vice
questore aggiunto Polizia di
Stato - parlerà di internet,
telefonini e video ai ragazzi
della scuola media. Al termine dell’anno scolastico
uscirà una pubblicazione
contenente gli approfondimenti tematici trattati dagli
esperti e le riflessioni emerse nelle scuole.
Tiziana Tobaldi
In dialogo
Opinioni
a confronto
13
15 febbraio 2009
In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. La pubblicazione
non significa condivisione dei contenuti. Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il
numero di telefono del mittente Gli scritti si possono inviare per email a [email protected]
Eluana: l’ipocrisia di decidere
La saggezza
dei nostri padri
“Est modus in rebus” dicevano i
nostri padri latini; a significare
che “A tutto c’è un limite” e che,
di conseguenza, occorre imparare
a dire “basta”. Ho tenuto presente
(ma si volga anche il discorso al
plurale) il saggio consiglio quando
non scandalizzata, ma piuttosto
nauseata – la differenza è notevole - ho lasciato la sala cinematografica prima del termine del film ‘La
pianista’. Se non sono scesa e non
scendo ora in dettagliate descrizioni di quanto ho visto è perché sarei
di sicuro censurata. Non lo ha fatto,
del resto, nemmeno il presentatore del film: ma appunto per questo
non tutto era prevedibile e immaginabile.
Credo comunque che basti rimestare questa storia. C’è gente che
si è abbondantemente stancata di
sentirne parlare. Ricordo solo che
di parole come ‘pudore’, ‘decenza’ e
‘dignità’ è stato spesso deformato
e travisato il significato originario.
Non sono state però ancora cancellate dal vocabolario.
Augusta Franco Cardinali
P.S. Faccio presente che nessuno mi
paga per quanto dico e scrivo e che
non ho dipendenze di alcuna natura. Per favore, mi si lasci respirare
aria di libertà.
Buone e cattive notizie
«La cattiva notizia è che Dio non
esiste. Quella buona è che non
ne hai bisogno»: è un’“uscita”
dell’Unione atei e agnostici razionalisti, che i genovesi hanno potuto leggere sugli autobus della loro
città, così come in termini più o
meno simili l’hanno letta in lingua
spagnola gli abitanti di Barcellona
e in lingua inglese quelli di Londra.
Di fronte a questa “provocazione”
(così è stata definita) non è davvero
il caso di stracciarsi le vesti né d’invocare inopportune “censure” che
darebbero ad atei e agnostici una
patente di “persecuzione” del
loro libero pensiero. Meglio,
forse,
riderci
sopra! Si tratta
tutto sommato
di un «apostolato» sui generis,
legittimo nella
dimensione di
libertà della democrazia, per
diffondere
la
propria mancanza di fede nel trascendente, così come i credenti cristiani ritengono di poter obbedire
a un mandato divino: «Andate e
predicate il Vangelo a tutte le creature!»
Si consenta però almeno qualche
considerazione, altrettanto liberamente espressa, soprattutto per
chiarimenti che riguardano non
solo la «fede», ma anche la stessa
«ragione» umana, dato che atei e
agnostici si definiscono, a torto o a
ragione, «razionalisti». Per quanto
riguarda la «fede», non c’è bisogno di formulare a parole nostre
una risposta. Ci ha pensato già la
Sacra Scrittura, quando nel Salmo
14 (versetto 1) afferma senza mezzi
termini: «Lo stolto pensa: “Dio non
c’è”». Da notare la parola “garbata”
«stolto», che fa pensare spontaneamente al diverso stile lessicale di
un famoso ateo come Piergiorgio
Odifreddi, che a quanto pare “fa
molti quattrini” con i suoi libri e i
suoi interventi televisivi nei quali
non ha alcuna remora nel dire che
soltanto i «cretini» possono essere
cristiani; per esattezza, ecco l’inte-
ra frase tratta dal suo libro Perché
non possiamo essere cristiani (e
meno che mai cattolici) [Longanesi 2007]: «In fondo la critica al
Cristianesimo potrebbe dunque
ridursi a questo: che essendo una
religione per letterati CRETINI,
non si adatta a coloro che, forse per
loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo». Forse, se l’autore
del Salmo 14 avesse letto i libri
dell’Odifreddi, avrebbe senz’altro
detto: «Il cretino pensa: “Dio non
c’è”», o avrebbe fatto ricorso ad uno
dei sinonimi di “cretino” (“scemo”,
“stupido”, ecc.). Ma lasciamo perdere. Oggi è di moda essere “atei”
o atteggiarsi a tali; fa più audience
e fa passare per “progrediti”, “moderni”, “scienziati”, ecc. Anzi, solo
a costoro si dà credito e rinomanza culturale. Persino nei tre volumi
dell’Enciclopedia Universale (le
Garzantine) distribuiti in edicola
dal Corriere della Sera si dà spazio
alla famosa astrofisica, anch’essa
atea, Margherita Hack [per altro
in buona compagnia con Maurizio
Costanzo, Massimo d’Alema, Francesco Totti…], ed invece non viene
nominato neppure per sbaglio un
certo Enrico Medi, lo scienziato
che commentò in diretta in televisione lo sbarco dell’uomo sulla
luna: ovviamente (?) perché “uomo
di fede” oltre che “uomo di scienza”.
Ma, di nuovo, lasciamo perdere!
Forse è molto più utile tracciare
un bilancio, sia pure sommario, di
ciò che l’idea religiosa in genere ha
prodotto nella storia dell’umanità
e di quanto invece hanno prodotto atei e agnostici. Diciamolo con
qualche interrogativo sul patrimonio prezioso prodotto dalle varie
religioni di tutti i tempi e di tutti i
luoghi a beneficio dell’umanità intera. Cosa sarebbe il mondo senza
tesori d’arte quali il Partenone, i
templi egiziani, i templi buddisti,
i templi induisti, le pagode, le sinagoghe ebraiche, le moschee
musulmane, ecc. ecc.? Si possono
immaginare Milano senza il suo
Duomo,
Roma
senza il suo Cupolone, Firenze
senza Santa Maria del Fiore, ecc.
ecc.? E si possono
immaginare tutte
le città d’Europa
senza le loro cattedrali
gotiche,
normanne, ecc., o
anche semplicemente tutti i paesi
grandi e piccoli
d’Italia senza i loro centri storici
con le loro chiese che ne costituiscono il fiore all’occhiello? E
all’interno di questi monumenti
del genio religioso umano si possono ammirare la Pietà o il Giudizio Universale di Michelangelo,
gli affreschi di Giotto, le tavole
d’altare di tutti i più prestigiosi
pittori di ogni secolo. E cosa sarebbe l’umanità senza la Divina
Commedia di Dante o il Paradise Lost di Milton? Cosa sarebbe
l’umanità senza il Dies irae di
Verdi o gli Stabat Mater di Rossini o Pergolesi? Non c’è spazio, qui,
per una storia dettagliata dell’arte, della letteratura, della musica.
Ma tutto questo è stato prodotto
dall’IDEA RELIGIOSA dell’uomo.
Si consenta, allora, una semplice
domanda finale. Di fronte a tutti
i tesori prodotti dalla fede in Dio,
in qualsiasi “dio”, in ogni epoca
storica, in ogni luogo, in ogni religione, mi si sa dire «che cavolo»
[e si scusi l’espressione colloquiale!] hanno prodotto atei e agnostici?
Edmondo Coccia
Perché
nell’Enciclopedia
Universale del
Corriere della Sera
non viene nominato
Enrico Medi?
Eppur vita è
Vita che pulsi / per un
atto d’amore / che sulla
terra /prendi forma e
colore…
Sospesa al filo / misterioso
invisibile / a mente
umana: / Vita incredibile!
Venendo dal cielo /per
farne ritorno / celata
da un velo / inizi il tuo
giorno!
Vita bella / dove trovi
mani di culla / vita di
mamma per ogni creatura
offre alla scienza vita
sicura…
Vita che rende / in gioia
il suo pianto / vita
che porta speranza / o
rimpianto!
Vita che spunta / fuori dal
nulla / vita che sfugge /
nell’avventura…
Vita naturale /d’un
vegetale / che chiede sole e
acqua / per maturare!
Vita precaria / e inaridita
/ che si dissolve / lì fra le
dita!
Vita è un richiamo / ad
uscire all’aperto / fuor
d’un contenitore /che
,chiuso, non può…
Ascoltare / il silenzio
d’amore!
Maria Giannetta Grizi
(dedicata ad Eluana ed al
movimento per la vita)
Sembra come se la vita sia
un bene di lusso, un bene
che a qualcuno può essere
rifiutato; come se anni di
storia in cui dittatori si sono
permessi di uccidere a loro
piacimento, non fossero
serviti a nulla. Facciamo
campagne e marce contro
la pena di morte in America,
ci arrabbiamo
lottiamo
contro le guerre in cui la
gente muore inutilmente.
Poi, quando abbiamo una
persona tra la vita e la morte,
“l’opinione pubblica” si
spacca in due: vita o morte.
Qualcuno, ora, ha quasi il
potere ufficiale di decidere
sulla vita di qualcun altro.
Qualcuno ha la possibilità
di decidere se qualcun altro
ha il diritto di vivere o meno,
forse pensando che ci sono
vite meno degne di essere
vissute: e non è semplice
sopravvivenza. Vista dal mio
punto di vista, pur sapendo
che non sono un dottore
e quindi incapace di poter
stabilire fatti clinici, l’uomo
rimane uomo. Sarebbe come
dire Amore sotto un’altra
forma, la nostra possibilità
di poter affrontare quello
che la vita ci chiede; la sfida
che il nostro continuo vivere
ci mette di fronte; la grande
e dura provocazione che
modifica tutto quello che
fino a ieri era scontato. Un
affronto. Un affronto che ci
deve far crescere nel modo
più umano possibile. In tutte
le scelte che sono state prese,
ho visto come una mancanza
della consapevolezza (del
non riconoscere, quindi)
che “Sono stato fatto” e
che non posso decidere
deliberatamente sulla vita
di qualcuno, come un duro
razionalismo in cui non si
tiene in considerazione la
Ricerca del Significato.
A volte, mi sembra che non
ci sia più voglia di affrontare
il dolore, più il proprio che
quello dell’altro che sta
male, come a dire (senza
esternare): lui soffre, ma io
che sono cosciente e vedo la
sofferenza che mi dà questa
situazione, soffro di più.
Forse è minimalista come
affermazione per me che non
sono mai capitato in questa
situazione, ma è quello che
ho provato sentendo parlare
le amiche di Eluana. Ma non
c’è dolore più grande che
programmare una morte, e
un’ipocrisia più cosciente
di decidere di questa. Non
esiste dolore che Dio dà e
che quell’uomo non sappia
affrontare.
Lettera firmata
14
Pagina Aperta
15 febbraio 2009
Jesi –Il Palazzo e dintorni
AGENDA
Il santo del giorno
Giovedì 12 febbraio santa Eulalia, venerdì 13 sante
Fosca e Maura, sabato 14 san Valentino, domenica
15 santi Faustino e Giovita, lunedì 16 santa Giuliana,
martedì 17 santa Marianna, mercoledì 18 santa Costanza, giovedì 19 san Corrado, venerdì 20 sant’Eleuterio, sabato 21 santa Eleonora, domenica 22 santa
Margherita.
Farmacie
Farmacia di turno, la notte, a Jesi
Giovedì 12 febbraio Comunale 1, venerdì 13 Cerni,
sabato 14 Comunale 2, domenica 15 Grammercato,
lunedì 16 Coppi, martedì 17 Moretti, mercoledì 18
Coppi, giovedì 19 Coppi, venerdì 20 Calcatelli, sabato
21 Coppi, domenica 22 Comunale 1.
Farmacia di turno, la notte, in Vallesina
Giovedì 12 febbraio Montecarotto, venerdì 13 Moie
(Angelico), sabato 14 Macine, domenica 15 Moie
(Lucarelli), lunedì 16 Angeli, martedì 17 Poggio San
Marcello, mercoledì 18 Castelbellino, giovedì 19 Pianello Vallesina, venerdì 20 Montecarotto, sabato 21
Angelico, domenica 22 Macine.
Anagrafe
Nati a Jesi, salvo diversa indicazione, dall’1 al 26 gennaio
Malek Gasmi, Alessandro Aristè, Adam ben Hassen,
Arianna Carnuccio, Steisy Caceres Mendez, Nicholas Della Santina, Serena Zhu Xinyi, Pietro Campana,
Anita Grattini, Elfat Ferati, Gabriele Grilli, Matteo
Pirani, Romeo Spada, Denisa Maria Prodan, Anita
Massaccio, Caterina Capodimonte, Riccardo Oradei,
Linda Fantini, Francesco Pisten, Alessandro Leon
Bernardi, Maddalena Fiordelmondo, Alex Romano,
Evelyn Orsetti, Jacopo Polenta, Douaa M’Hamed,
Matilde Polita.
Deceduti a Jesi, salvo diversa indicazione, dal 9 al 30
gennaio
Gina Montecchiani (92 anni), Elisa Corinaldesi (94)
di Filottrano, Anita Montopoli (87), Gildo Coppari (79) di Filottrano, Dina Ferrato (78) di Agugliano,
Clemente Luchetta (82) di San Paolo di Jesi, Marino
Vichi (80) di Monte San Vito, Franca Plebani (64), Filomena Tamagnini (88) di Apiro, Caspio Inghes (88),
Anita Sbarbati (85), Lucio Longhi (74), Leonello Lucaioli (83) di Cingoli, Pericle Estremi Asciutti (87),
Adele Cesarini (98), Umbertina Carletti (86), Mattia Masè (20) di Castelplanio, Pasquale Alberti (88),
Ofelia Cardinali (62), Ersilia Bastari (94) di Maiolati
Spontini, Enrico Martelli (83), Italia Mercuri (89),
Palmina Barchiesi (94), Palmira Bimbo (79) di Cupramontana, Elda Giovannini (80) di Castelbellino,
Maria Cardinali (78), Giacomina Panti (77) di Castelplanio, Giovanni Benigni (64) di Ancona, Carola Fraboni (81), Armanda Esposto Riccitelli (91), Vincenzo
Mocchegiani (89), Armando Santoni (75), Vincenzo
Distefano (53) di Monsano, Paolina Perticaroli (86) di
Poggio San Marcello, Attilio Quercetti (87) di Santa
Maria Nuova, Giuseppe Toti (82) di Serra San Quirico, Erminia Consoli (79) di Castelplanio, Umberto
Marasca (89), Maria Zannotti (85) di Staffolo, Teresa
Cesaroni (96) di Monte Roberto, Gina Torbidoni (92)
di Cupramontana.
L’IMMIGRAZIONE AL FEMMINILE
Il volto femminile dell’immigrazione è una delle tematiche centrali del terzo ciclo di
incontri “Famiglia Migrante
e Comunità ritrovata” che
prenderà il via giovedì 12
alle 16.30 con il primo appuntamento sul tema “Le
seconde generazioni, i figli
degli immigrati della regione
Marche” tenuto dal professor
Gabriele Sospiro, direttore
di ricerca in sociologia delle
migrazioni.
L’iniziativa, promossa dall’Ambito territoriale sociale
IX insieme (zona 5 dell’Asur,
Politecnica delle Marche, associazioni e scuole), viene
riproposta dopo il successo
dei due anni precedenti attraverso un laboratorio dove
si alterneranno relazioni e
dibattiti.
“Gli operatori sociali, sanitari,
culturali e scolastici del territorio - sottolineano gli orga-
nizzatori - avvertono sempre
più l’esigenza di uniformare
gli strumenti per una lettura
sociale dei fenomeni e per
individuare percorsi di accompagnamento delle persone e dei territori sempre
più significativi”.
Gli incontri si svolgeranno
presso la scuola “Mestica” di
via Posterma (angolo piazza
Federico II) secondo un articolato programma. Dopo
l’incontro di giovedì, si alterneranno altri quattro appuntamenti fino al 27 marzo,
dove verranno focalizzati i
temi del lavoro e della salute della donna migrante, dei
rifugiati e richiedenti asilo,
delle famiglie nella migrazione con la partecipazione di
autorevoli relatori. La partecipazione è completamente
gratuita ed è possibile ricevere l’attestato di partecipazione. Info: 0731 538245.
Sensibilità di fronte
all’emergenza
E
’ noto che proprio po, anche nella Vallesiin questi giorni il na e fino al fabrianese
governo sta mettendo – zone di lavoro della
a punto una serie di stragrande maggioraninterventi per far fron- za delle nostre famiglie
te, per quanto possibi- - la crisi si sta manifele, alla nota emergenza stando veramente rileeconomico- finanziaria vante sia in forza delle
che investe il mondo. difficoltà di alcune inEbbene, sapere che an- dustrie maggiori e meche le amministrazioni die, sia in conseguenza
locali si stanno ponen- di un indotto che già
do il problema di una viene colpito oltre ogni
loro specifica presenza previsione.
a favore delle famiglie e Non saranno certo gli
delle attività produttive, euro che le amminicomporta da parte di strazioni comunali riuchiunque riconoscere sciranno a strappare ai
sensibilità e tempesti- bilanci, quelli che salvevità di fronte ad
un problema del
tutto
eccezionale e che, per
tanti, potrebbe
diventare drammatico nel giro
di qualche mese.
Fa piacere prendere atto che il
comune di Jesi
fa del suo meglio per “metter
su” una specie
di fondo di solidarietà per far
fronte alle emergenze di maggior rilievo. E fa
piacere leggere
che i comuni del CIS ranno la situazione, ma
si stanno muovendo dimostrare di voler fare
sulla stessa linea. Per tutto il possibile – e anesempio: Jesi prova a che l’impossibile? – per
raggranellare dai cento dare speranza a piccole
ai duecento mila euro, industrie, agli artigiani,
Monsano
incomin- alle famiglie, vuol dire
cia con diecimila euro. molto sul piano umano
Ma, al di là delle cifre, e psicologico; è anche
conta molto allertarsi, un incentivo verso chi
conta dimostrare con può, perché si faccia
fatti concreti, anche se avanti e contribuisca
certamente non riso- a rafforzare le inizialutivi, la piena presa di tive degli enti pubblici
coscienza della gravità e delle organizzazioni
della situazione e del private nel momento
non stare con le mani in del bisogno.
mano. Perché, purtropv.m.
TreValli Cooperlat: Innovazione e qualità
N
Luca Squartini
nuovo Direttore
uovo direttore vendite
per TreValli Cooperlat.
Il Gruppo cooperativo, primario competitor italiano
nel settore lattiero caseario,
con sede a Jesi, ha nominato Luca Squartini quale
nuovo Direttore vendite. Squartini, 47 anni, ha
il compito di coordinare e
gestire la forza vendite, attualmente composta da oltre 200 risorse, focalizzando l’attività di promozione
dei marchi nazionali del
Gruppo sui mercati italiani, secondo quanto sta- commerciale del Gruppo
bilito nei piani di sviluppo – aggiunge Luca Squartini
dell’azienda.
– mira a garantire i presidi
“TreValli Cooperlat sta la- storici regionali rapprevorando ad obiettivi ambi- sentati dai nostri marchi
ziosi di crescita nei merca- territoriali, potenziando al
ti – dichiara il presidente tempo stesso il dialogo con
Giovanni Cucchi – garan- i grandi clienti attraverso
tire la continuità dei valori una efficace valorizzazioche contraddistinguono il ne dei marchi nazionali. I
sistema cooperativo, attra- nostri interlocutori, infatverso una struttura opera- ti, possono contare su un
tiva e manageriale efficace, partner altamente affidabile
moderna e attenta alle evo- in termini di capacità di inluzioni dei consumi agro- novazione e di garanzie di
alimentari”. “La strategia qualità”.
Latte Fresco
Alta Qualità
15
Sport
15 febbraio 2009
La Jesina calcio con gli alunni delle scuole primarie della città
sabato al “Carotti” contro la formazione anconetana
a Jesina Calcio ha dato
vita al progetto “Insieme per crescere”, con il
coinvolgimento degli istituti scolastici cittadini.
Dall’incontro tra Michele Mancini (responsabile
della comunicazione della
Jesina Calcio e curatore
del progetto) e i dirigenti
scolastici sono nate molte
idee: dal nuovo inno musicale della Jesina che verrà
composto dagli alunni della Cappannini, al marchio
sportivo che sarà realizzato dai bambini della scuola co Polita, il vice Pietro Paper l’infanzia Sbriscia; dagli nettieri e gli altri dirigenti
articoli giornalistici ospi- (Gaetano Martini, Osvaldo
tati dall’house organ del- Presti, Michele Mancini,
la Jesina Calcio “11 Leoni”, Alessandro Cossu), oltre
che verranno redatti dagli all’allenatore Giovanni Trilalunni dell’Istituto Lotto, lini e a due rappresentanti
agli incontri con i giocatori della squadra (Lucas Figuee i dirigenti sulle tematiche roa e Nicola Focante) handello sport e dell’educa- no risposto e scherzato con
zione ospitati dalla scuo- i bambini, spiegando loro
la Leopardi e dall’Istituto l’importanza di fare sport
Comprensivo Federico II. ed invitandoli alle prossiProprio presso l’aula magna me partite della Jesina allo
della scuola Federico II si Stadio Carotti. Proprio al
sono svolti nei giorni scor- Carotti saranno esposti i
si due incontri a cui hanno disegni e i simpatici penpartecipato giocatori e diri- sieri realizzati dai bambini
genti della società bianco- della scuola Collodi, aventi
rossa. Gli alunni hanno ri- per tema il sogno di divenvolto domande riguardanti tare calciatori. «La Jesina –
le regole sportive, la forza ha detto Michele Mancini
di volontà e lo spirito di sa- - crede nella funzione educrificio necessari per gioca- cativa del calcio e anche atre a pallone, dimostrando traverso queste piccole inigrande interesse e parteci- ziative vuole esportare un
pazione. Il presidente Mar- modo nuovo di intendere lo
econda vittoria consecutiva per la giovane formazione di mister Belardinelli.
Dopo la vittoria di sabato
31 gennaio contro la Filottranese (1-0), ecco un’altra
convincente vittoria.
Nel pomeriggio di sabato
7 febbraio la Juniores della
Jesina ha sconfitto a Castelferretti la formazione locale,
con il risultato di tre reti a
zero.
Prova positiva per i “baby
leoncelli” che hanno imposto un buon ritmo nell’arco
dei novanta minuti, creando
qualche palla gol e concretizzando le occasioni avute.
Dal suo canto, la Castelfrettese ha tentato vanamente
di macinare gioco e di rendersi pericolosa all’interno
dell’area “capeggiata” da
Federici, senza trovare però
La forza educativa dello sport
L
CALCIO
Eccellenza
Un brutto ritornello a fine
partita sigla lo scontento del
pubblico: zero a zero ancora
una volta! E a commento, il
solito mugugno sottolinea la
difficoltà di realizzare il gol.
Non possiamo lamentarci
quanto all’impegno dei nostri,
ma il bunker ordito dalla
Monturanese ha resistito sul
risultato nullo: zero a zero,
tra le mura amiche, contro il
fanalino di coda!
A bordo campo scintillava la
Coppa Italia vinta a Fermo dai
leoncelli, ma quasi ripudiata
dalla sterilità dei nostri
attaccanti: giunti in vista
dell’area difesa caparbiamente
dagli ospiti e dal loro portiere
Grilli, mancavano nel tiro
decisivo. A fine partita, il
nostro allenatore ripeteva:
“Sotto porta ci è mancata la
cattiveria”.
sport. A nome della società – ha continuato - ringrazio i dirigenti scolastici che
hanno sostenuto il progetto,
Mirella Mazzarini, Filiberto Arcangeli, Rosa Ragni e
Rosa Meloni, oltre naturalmente a tutti i docenti che
ci supportano nelle varie
iniziative». Attraverso il
progetto “Insieme per crescere”, la società biancorossa
ha dimostrato ancora una
volta la sua doppia finalità:
da un lato insegue le vittorie
sul campo (la scorsa settimana la squadra di Trillini
ha conquistato la Coppa
Italia d’Eccellenza Marche),
dall’altro si impegna per diffondere i veri principi dello
sport. Gli stessi principi che
animano le 16 squadre del
settore giovanile della Jesina Calcio, che da quest’anno
vedono impegnati oltre 240
ragazzi del territorio.
Il prossimo turno ci impegna
ancora in casa contro l’Urbania.
Promozione
A San Marcello pareggia
la New Relax Rio (2-2). A
Tavoleto il Vallesina non passa
(1-0).
Prima categoria
A Barbara, il Cupramontana le
busca (3-0). A Castelplanio, le
Torri pareggiano col Monserra
(1-1).
Seconda categoria
Monsano batte la Serrana
duramente e tiene forte la vetta
(4-1). Ad Agugliano Polverigi,
l’Aurora cede (2-0). Perde in
casa il Castelbellino con la
Labor (2-3). Borgo Minonna
resiste e vince con la Leopardi
(3-2). In casa della Folgore
perde la Aesina (1-0).
Vir
Uisp: trofeo regionale di ginnastica artistica
Le Jesine al secondo posto
D
omenica scorsa si è svolta, al Palazzetto di Senigallia, la prima gara del
Trofeo Regionale Uisp a squadre di Ginnastica Artistica Femminile organizzata
dalla Polisportiva Cesanella. Il settore Ginnastica della UISP di Jesi ha preso parte
alla manifestazione con 40 bambine che si
sono suddivise nei livelli A, B e C. Buoni i
risultati raggiunti dalle giovani atlete che si
sono classificate al secondo posto nella categoria C, al sesto posto nella categoria A
e all’ottavo posto nella categoria B. Grande
la soddisfazione delle insegnanti Isabella
Lelli e Giulia Ferretti che hanno preparato le bambine e ragazze per questo primo
appuntamento dell’anno. Le atlete saranno
nuovamente impegnate a livello regionale il
21 e 22 febbraio con la rassegna di Coreografia e la manifestazione di Acrobatica e
nel mese di marzo con la seconda gara del
Trofeo Regionale Uisp a squadre e con le
due fasi regionali individuali valide per le
qualificazioni ai Campionati Nazionali che
si svolgeranno a Fano la prima settimana
di giugno. La UISP di Jesi settore ginnastica, promuove, per i mesi di aprile e maggio prossimi, lezioni gratuite di ginnastica
artistica rivolte ai maschietti dai 5 ai 7 anni
in previsione dell’apertura, per l’anno sportivo 2009/2010, di corsi di avviamento per
bambini. Per coloro che fossero interessati
a provare questa attività basta rivolgersi al
Comitato Uisp Jesi, viale Verdi 39/a telefono 0731.213090 e-mail [email protected].
Juniores Jesina: avanti con fiducia!
S
la via della rete. Nei primi settimo sigillo in campiona20 minuti i padroni di casa to di Sassaroli, sempre più
sono più aggressivi e brillan- leader della speciale graduati; per fortuna della Jesina, toria. Il tris viene calato da
non riescono a realizzare un “Pippo” Mazzieri (terza rete
dubbio penalty concesso dal stagionale per il “folletto”)
direttore di gara! Che brivi- che in contropiede trafigge
do!
l’estremo difensore locale.
Pronta la reazione della for- Tre a zero il risultato finale.
mazione ospite che non ci Finalmente si può parlare di
sta a soffrire l’intensità av- un collettivo bianco-rosso
versaria.
cinico ed efficace!
I “leoncelli” sembrano pren- La Jesina si porta in terza
dere per mano le redini del posizione, a quota 35 punti,
gioco. Il vantaggio arriva nella classifica del campiograzie ad un rigore trasfor- nato regionale Juniores gimato da Fava, match-winner rone B, a meno tredici lundel match contro Filottrano.
ghezze dalla capolista Piano
La prima frazione di gara San Lazzaro. Prossimo aptermina con il risultato di puntamento in programuno a zero a favore dei ra- ma sabato 14 febbraio al
gazzi di Belardinelli. Nel- “Carotti” proprio contro la
la ripresa la Jesina “scalda” formazione anconetana. Ne
molto bene il motore e rie- vedremo delle belle…
sce a raddoppiare, grazie al
Daniele Bartocci
BASKET Dopo il netto successo su Soresina
Fileni Bpa in trasferta a Sassari
Una netta vittoria su Soresina, restituisce colore
ad una Fileni Bpa reduce da sei sconfitte nelle
ultime sette partite. Domenica scorsa al PalaTriccoli, gli arancio-blu
hanno battuto i lombardi
105 a 85. “Era la reazione
che mi aspettavo – ha
detto Luca Ciaboco (nella foto), subentrato in
settimana all’esonerato
Zanchi – Tutti i ragazzi si
sono aiutati sia in attacco
sia in difesa. E’ una cosa
da tenere stretta”.
Giovedì 5 la Fileni aveva
perso nel turno infrasettimanale a Roseto 80 a 79.
Nel dopo partita i tifosi locali si erano resi protagonisti di gravissimi episodi di
vandalismo attaccando con
un ripetuto lancio di sassi,
al pullman della Fileni ed a
quello dei tifosi. Il bilancio
della serata: due feriti lievi
e numerosi i danni agli autoveicoli.
La classifica dopo il quinto turno di ritorno: Varese 26 punti; Veroli, Soresina, Casale Monferrato
24; Fileni Bpa Jesi 22;
Sassari, Reggio Emilia,
Scafati, Rimini, Brindisi
20; Roseto, Livorno, Pavia, Venezia 18; Pistoia,
Imola 14 punti.
Oggi, domenica 15 febbraio, gli arancio-blu
volano in Sardegna per
affrontare il Sassari (ore
18.15). Gli isolani, allenati
dal giovane Cavina, hanno una rosa dove spiccano
l’ex jesino Whiting e l’esperto Vanuzzo. Nella rosa c’è
anche un altro ex Aurora,
l’inglese Ezugwu. All’andata
finì 84 a 70 per la Fileni.
Giuseppe Papadia
VOLLEY Mercoledì 18 ritorno di Challenge in Francia
La Monte Schiavo si gioca il terzo posto
L’avventura della Monte
Schiavo Banca Marche alle
finali di Coppa Italia, giocate ad Eboli nello scorso
fine settimana, è durata
appena un giorno. Venerdì 6 le “prilline” sono state eliminate nei quarti dal
Busto Arsizio dopo cinque
combattuti set (parziali:
26-28, 25-18, 25-21, 22-25,
18-16). A fare la differenza la maggior continuità
delle lombarde ed il loro
muro-difesa. “Una sconfitta che lascia l’amaro in bocca – ha detto Simona Rinieri – Nel tie break abbiamo commesso
troppi errori, e la reazione finale non è stata
sufficiente. Ancora una volta abbiamo pagato
i troppi alti e bassi in cui incappiamo durante la gara”. Ad aggiudicarsi il trofeo è stato il
Pesaro, che in finale ha sconfitto Novara 3-0.
Giovedì 12 Rinieri e compagne hanno giocato
al PalaTriccoli la gara
di andata dei quarti di
Challenge Cup contro le francesi dell’Albi.
Mercoledì 18 si disputerà il ritorno in Francia (ore 20).
Oggi, domenica 15 febbraio, le “prilline” sono
ospiti del Novara (ore
17.30) per uno spareggio per il terzo posto.
Le piemontesi, che precedono le rossoblu di
un punto, sono allenate
dall’esperto Pedullà e dispongono di buone individualità come il libero azzurro Cardullo, la
regista cinese Feng e la schiacciatrice Osmokrovic. All’andata finì 3-1 per le jesine. Due le
ex in campo nella Monte Schiavo: la centrale
Calloni e l’opposto Flier (nella foto di Magliola).
Gip
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15 febbraio 2009
Esperienze