2015 primavera 1 - Il Corriere delle Donne

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2015 primavera 1 - Il Corriere delle Donne
il Corriere delle Donne PRIMAVERA 2015 | n. 90
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TRIBUNALE DI SIRACUSA - REGISTRAZIONE N. 16 DEL 07/09/92 - P. IVA 00959430893
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Dai forza a questo giornale!
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Sommario
Ehi, gente! Siamo qui: www.ilcorrieredelledonne.com. . . . . . . . . . . 3
Ci chiamavano “Nereidi”… e continuano . . . . . . . . . . . . . . . 5
La fatica di essere donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Egitto: nozze di sangue. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
Nel femminismo il mio essere donna . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Incontro Rete antiviolenza e Procura . . . . . . . . . . . . . . . . 10
Caro Napolitano ti scrivo… anzi: ti scrissi . . . . . . . . . . . . . . 13
Nasce l’ufficio legale del CDS. . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
Quello che il nazismo fece alle donne . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Lezione antiracket alla scuola media “Paolo Orsi” . . . . . . . . . . . . 20
direttora responsabile
Raffaella MAUCERI
IN QUESTO NUMERO LE FIRME DI:
Giada BARUCCO
Giorgia FAUSTI
Marida LOMBARDO
Elena TEBANO
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
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Tel. 0931 492383
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La Caporedattrice Nadia Germano
La Redattrice Silvana Baracchi
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La Collaboratrice Guendalina Giusto
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2014
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cultura
Ci chiamavano
“Nereidi”…
e continuano
DI Giada Barucco
Era il mese di giugno del lontano 2002, quando nasceva il Centro antiviolenza “Le
Nereidi” fondato da Raffaella Mauceri (*) la quale, ripetutamente eletta con voto
plebiscitario, lo presiede da allora ad oggi senza soluzione di continuità.
La frenetica attività che ci ha sempre contraddistinte, ha fatto sì che in capo ai primi tre
anni eravamo già capillarmente conosciute in tutta la provincia siracusana. Dovunque, infatti, lasciavamo segni tangibili della nostra
presenza e del nostro lavoro.
Nel 2009 siamo diventate una realtà di 15 presidi nel territorio
provinciale e abbiamo cambiato la nostra denominazione nell’attuale “Rete Centri antiviolenza”. Ma con la precedente denominazione “Le Nereidi” erano stati già distribuiti più di 30.000
bigliettini in formato card da mettere dentro il portafoglio, erano
state attaccate centinaia di locandine, e consegnati attestati di frequenza (dei nostri corsi e seminari) a centinaia di persone (operatrici di centri antiviolenza, operatori della sanità, delle forze dell’ordine, del mondo
della scuola, della stampa e così via) che li hanno inseriti nei loro curriculum. Fra radio,
giornali e tv, almeno 3000 servizi avevano parlato delle “Nereidi”, soprattutto ne parlava
a iosa questo periodico che la nostra presidente edita da vent’anni, dove non meno di
10 pagine erano dedicate all’ormai popolarissimo Centro antiviolenza Le Nereidi, per un
totale di 28 edizioni diffuse in complessive 140.000 copie! Insomma per Siracusa e non
solo, noi eravamo e continuiamo ad essere e sempre saremo le Nereidi perché il nostro
nome di battesimo è ormai incancellabile.
Lo prova la posta che riceviamo, tutta regolarmente intestata a “Le Nereidi”. Lo prova
internet dove alla voce “Nereidi” trovate tante delle nostre migliaia di foto. Lo prova
chi ci chiama al telefono: “Pronto, parlo con le Nereidi?”. Lo provano i messaggi che ci
arrivano sui cellulari “Brave Nereidi! Complimenti Nereidi! Auguri care Nereidi!”. Lo
prova il nostro bellissimo logo, piccola opera artistica di una nostra socia che raffigura
le Nereidi.
Ed è appena il caso di aggiungere che le Nereidi restano la nostra figura di riferimento,
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
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perché esprimono il valore fondamentale su cui si incardina il nostro impegno
di donne per le donne: la solidarietà
femminile. Un valore che come dice la
nostra Raffaella: “è il nostro distintivo, la
sorgente della nostra forza e della nostra
reciprocità fra donne”. Un valore che si
rafforza giorno dopo giorno perché la
violenza che cerchiamo di prevenire,
contrastare, arginare, non riguarda solo
le nostre utenti, riguarda tutte noi e tutte le donne del mondo.
Perciò ringraziamo le amiche e gli amici che non hanno
mai smesso di
chiamarci Nereidi. In particolare
ringraziamo tutti
coloro che con
orgoglio tengono
in bella mostra i
nostri bellissimi
attestati incorniciati nei propri uffici e studi professionali
rendendoci così un pochino “immortali”.
Proprio come immortali erano le belle
ninfe Nereidi, sirene del mare che ammaliavano i naviganti e hanno ammaliato
anche noi volontarie della Rete Centri antiviolenza di Siracusa che Nereidi
continueremo ad esserlo nel cuore. Per
sempre.
(*) Il Corriere delle Donne è una produzione
delle Edizioni “La Nereide” di Raffaella Mauceri
Marchio depositato Ufficio Ministeriale Brevetti
e Marchi n. 0001075124
Tribunale di Siracusa registrazione n. 16 del
07.09.1992 - www.lanereide-edizioni.it
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attualità
Maschi italiani
primi in Europa
Primi in Europa nel femminicidio. Primi in Europa per la
discriminazione sessuale. Primi in Europa per la pubblicità
pornografica. Primi in Europa nel turismo sessuale cioè stupratori
di bambine all’estero. Nei poverissimi paesi asiatici.
Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se le vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e
prima trattano il prezzo parlando quasi sempre lingue occidentali,
e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano.
Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di
un bebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Le
stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano uomini a
posto, uomini che mai e poi mai potreste riconoscerli dal modo di fare né dalla morfologia.
Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud del mondo. E poi
diventano il demonio. Italiani, tra quelli che ”consumano” di più a Santo Domingo, in
Colombia, in Brasile. Italiani, i primi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che
travolge 15.000 creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi,
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Inverno 2014-2015
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Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave
del sesso per turisti. In vendita a orario
continuato, per mano, talvolta, dai loro
genitori. In genere hanno tra i 14 e i 12
anni. Ma possono averne anche 9, anche
7, anche 5. Minuscoli bottini per turisti.
Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare a casa
come souvenir. Costa quanto una buona
cena o un’escursione. Puoi fare anche un pacchetto
all inclusive: alloggio, vitto, viaggio,
drink, preservativi
e ragazzine per un
tot. Puoi cercare
nei forum in Rete
le occasioni, ci
sono i siti apposta.
Puoi scegliere tra ”20 mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere
anche le vergini, mille euro in più. E poi
torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in
ufficio. E poi bentornato, e quello che è
successo chi lo sa?
(Marida Lombardo Pijola)
attualità
La fatica di
essere donna
DI raffaella mauceri
Capita a tutte noi che ci lamentiamo di subire ogni sorta di violenza, di sentire uomini adulti che piagnucolano come poppanti: “Anche gli uomini subiscono
violenza! E dove sono i centri antiviolenza per noi?”. Di fatto, una società patriarcale e
sessista fa male anche agli uomini, è ovvio, ma la violenza di cui si lamentano la subiscono da altri uomini e non certo dalla donne come
vorrebbero farci credere rendendosi anche un po’ ridicoli. Perché
in ogni società, in ogni luogo, in ogni caso, gli uomini restano quelli
che rispetto a noi donne hanno più denaro (il 90% di tutto quello
che circola nel pianeta), più proprietà, più opportunità e più potere
contrattuale. Quindi più seggi in parlamento, più posti nei governi,
nelle alte sfere della magistratura e nei consigli d’amministrazione,
più cariche pubbliche ecc. ecc. Ma soprattutto un governo domestico prettamente maschile nella misura in cui, a dispetto dell’attuale
diritto di famiglia del lontano 1975, il capo di famiglia resta “Lui” e
sempre “Lui”.
Donne! Ma, dico io, come fate a non accorgervi che perfino i capi di
tutte le religioni del mondo sono maschi? che anche dio è un padre,
cioè un maschio? come fate a non vedere che a decidere quello che è o non è giustonormale-legittimo-permesso-consentito-accettabile-desiderabile… è una enorme, sproporzionata, assoluta maggioranza maschile.
Qualsiasi uomo può essere protagonista e testimone ad un tempo, di una serie di vantaggi di cui gode in prima persona o per interposta persona (maschile) rispetto a qualsiasi
donna che, al contrario, non sempre si rende conto di come e quanto viene sistematicamente discriminata e offesa. Tant’è che, addirittura, ci sono donne che trasformano
la mortificazione e la discriminazione in un vanto. Ad esempio quelle che continuano
a chiamarsi avvocatO, psicologO, sindacO… senza rendersi conto che accettano una
sottile e perfida violenza che le oscura come donne e le omologa al genere maschile.
Per non parlare di certe ragazze che orgogliosamente dicono alle amiche: “Il mio fidanzato è geloso pure dell’aria che respiro! E se soltanto mi arrischio a guardare un altro
uomo, mi prende a schiaffi!”…
E a me che ascolto, invece, mi si torcono le budella.
E che dire delle prospettive di lavoro? Se soltanto hanno un po’
di voglia di studiare, gli uomini possono diventare fisici nucleari,
chimici, ricercatori, ingegneri elettronici, sindaci, deputati, ministri, astronauti e presidenti della repubblica. Le ragazze, invece, anche se hanno una laurea nel cassetto (oggi in Italia sono il
60% dei laureati) possono diventare casalinghe a tempo pieno,
parrucchiere, manicure, baby sitter, e qualora mai puntassero
più in alto, possono diventare “veline”, “letterine”, “meteorine”,
miss di questo e di quello, cover girl e pornodive ...Insomma tutte
opportunità lavorative dove la devono dare.
Se tu donna ti presenti ad un colloquio di lavoro, è sicuro come la morte che ti chiedono: Matrimonio in vista?, Figli in programma? e se dici di sì, su quel lavoro ci puoi
fare una croce.
Se invece dici di no e ti assumono, i tuoi colleghi, e non soltanto loro, pensano
subito che a qualcuno se non gliel’hai ancora data, di sicuro gliel’hai promessa. Del
resto nessuno ti salverà dalle molestie sessuali e pure lo stupro è una eventualità
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
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che dovrai mettere in conto.
Se poi diventi madre, le opportunità di
lavoro, belle brutte serie ridicole ben
pagate sottopagate, semplicemente crollano. D’altra parte se rinunci ad avere figli, ti dicono che sei una carrierista senza
scrupoli, una donna mascolina, anzi “peggio di un maschio”.
Se invece hai figli e magistralmente riesci
pure a lavorare e fare carriera, allora ti
dicono che sei una madre di merda perché pur di realizzarti, li trascuri ed è così
che diventeranno dei
fannulloni delinquenti
e tossicomani.
E com’è che se sbagli
(e sbagli praticamente sempre) a prescindere da quello
che sbagli, ti dicono
puttana?
Se parcheggi male
che diavolo c’entra
la tua vita sessuale?
E come mai gli stessi
insulti volti al maschile diventano complimenti? Non “troio”
né “sgualdrino” né “puttano” ma puttaniere, sciupafemmine, dongiovanni, seduttore, tomber de femmes e via lodando.
E pensare che non ha nemmeno l’obbligo
di essere bello né piacente. Deve soltanto essere “maschio”. Anzi “maschione”.
Cioè macho. Cioè forte.
Cioè rude e prepotente.
E poi ci chiedono perché gli uomini picchiano le donne.
Maledetti ipocriti.
La pedofilia è servita
attualità
Egitto:
nozze di sangue
DI raffaella mauceri
“In casa, sottoposte ai pestaggi dei mariti – dice Hassiba Hadj Sahraoui, di Amnesty International – fuori sottoposte a continue molestie
e aggressioni di gruppo, cui si aggiunge la violenza dei poliziotti che invece di
proteggerle ne abusano anch’essi”.
Parliamo dell’Egitto, un paese ad altissimo tasso di infibulazione, l’antica infibulazione faraonica, la più atroce in assoluto… e ci asteniamo dal descriverla. Lo stesso paese in cui è stata avanzata una proposta di legge necrofila,
detta “rapporto d’addio” che sta per: abuso sessuale sul cadavere ancora
caldo della moglie appena morta. E gli orrori egiziani non finiscono qui.
Bambine di pochi anni vengono vendute ai magnati arabi del
Golfo Persico che le “sposano”. Matrimonio-farsa che serve
soltanto perché questi uomini abominevoli possano legalmente e ripetutamente violentarle, picchiarle e, dopo pochi giorni,
ripudiarle. Matrimoni express, insomma: 500 euro e la sposa di
sei-sette anni è tua.
A maggior ragione il mercato vale per le ragazze che, nella folle
speranza di salvarsi dalla miseria, scelgono l’unica via di fuga:
vendersi come spose. Bastano 5.000 sterline egiziane, al cambio
580 euro, somma che viene utilizzata per la messinscena della
cerimonia nuziale, ragion per cui alle vittime del mercimonio
non resta quasi nulla. Nel 99% dei casi, il destino che le attende
è catastrofico: uomini violenti, già sposati, che non tardano a
ripudiarle.
Con grande fatica e sprezzo del pericolo, il regista egiziano Sokar Barra ha realizzato un documentario su questo scempio,
e più volte è stato censurato e minacciato: “Abbiamo dovuto
cancellare la prima edizione del documentario – dice – perché
temevamo che i compratori si rivalessero sulle ragazze che ci avevano raccontato le
loro storie, uccidendole. Ma noi speriamo che un giorno venga proiettato perché tutto
il mondo sappia”.
E di fatto, il documentario che svela uno dei tabù più vergognosi della società egiziana
è arrivato nelle sale spagnole. Da lì è emerso anche un aspetto
politico della violenza.
“Nel corso degli anni - spiega Amnesty International nell’ultimo
rapporto - i vari governi egiziani hanno da un lato esaltato i
diritti delle donne in quello che è risultato un mero esercizio di
pubbliche relazioni, e dall’altro hanno usato la violenza contro
le donne per guadagnare vantaggi politici contro i loro avversari”. Come una palla da ping pong scagliata contro l’opposizione
per accrescere il consenso e deposta a carica ottenuta: così, in
Egitto, la questione di genere continua ad essere strumentalizzata dal potere.
L’impegno dell’attuale presidente, Abdel Fattah al Sisi, che ha
annunciato l’introduzione di una legge contro le molestie sessuali, non trova alcun riscontro nella realtà. E, nemmeno la legislazione introdotta nel 2014 tutela le vittime, stante che le
condanne sono pochissime e in molte attendono ancora che
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
8
venga fatta giustizia. Per questo motivo,
Amnesty ha lanciato un ultimatum al governo egiziano:
“Le misure recentemente adottate per
proteggere le donne sono assolutamente simboliche. Le autorità devono dimostrare che non si tratta di misure di
facciata, facendo tutto il necessario per
attuare il cambiamento e contrastare le
attitudini dominanti nella società egiziana”.
E gli italiani? Non sono da meno: vai a
pag. 6.
Riflessioni di una corsista della
Rete Centri Antiviolenza
di Raffaella Mauceri
attualità
Nel femminismo il
mio essere donna
Ho voluto fortemente frequentare questo corso di formazione, scossa dai sempre più frequenti episodi di violenza contro le donne e che spesso sfociano nel
femminicidio. Una vera e propria mattanza del genere femminile che colpisce trasversalmente tutte
noi, senza alcuna distinzione di estrazione sociale, cultura e
religione, posizione economica e geografica.
E avendo intrapreso un percorso formativo e professionale
che mi spinge ad occuparmi di chi versa in condizione di disagio e ai margini della società, sentivo di non poter restare
indifferente a tutto questo.
Ed così ho scoperto che dietro questi eventi di cronaca
nera c’è molto di più, che il femminicidio inteso come omicidio di una donna, è solo l’aspetto più cruento e la soluzione più drastica e senza possibilità di ritorno, all’interno di
un quadro più ampio che vede da secoli scontrarsi il genere
maschile e quello femminile, in una guerra che il primo ha
dichiarato al secondo e che da sempre viene combattuta
ad armi impari.
Sono nata alla fine degli anni ’70, anni in cui proprio qui in
Italia, il femminismo vinceva alcune delle sue più importanti
battaglie e raggiungeva traguardi storici.
Sono figlia di quegli anni, cresciuta beneficiando delle vittorie di chi si è battuta anche
per me, quando ancora dovevo venire al mondo. Il diritto all’aborto, la possibilità di
divorziare, l’assunto che la violenza sessuale fosse reato alla persona e non alla morale
pubblica (tanto per citarne alcune), erano realtà culturali e giuridiche ben consolidate e
quindi date per scontate. Non mi ero mai chiesta come fossero cose prima, anzi per me,
dovevano essere sempre state così. Ho così appreso e soprattutto compreso, che il femminismo non è stato semplicemente un movimento sociale, collocabile in determinati periodi storici, esso è una cultura ed un
modo di essere, è la critica mossa dalle donne che in quanto soggetto sociale si oppongono alla cultura patriarcale dominante e di tipo autoritario che antepone il potere e la
forza alla vita e all’amore, che preferisce distruggere o ridurre l’altro a sé piuttosto che
costruire e rispettare la diversità, arricchendosi delle reciproche differenze. È l’affermazione intellettuale e spirituale, teorico e giuridica di una nuova concezione del
mondo che impone di modificare fatti, relazioni ed istituzioni. Il femminismo introduce
nuove forme di legami, affetti, linguaggi e norme, si fa portavoce di un’etica che si traduce in comportamenti nuovi tanto per le donne quanto per gli uomini. Esso riassume
l’esperienza storica ed umana di un genere, quello femminile, nel quale le dimensioni corpo-mente, corpo-sentimento, ragione-sentimento non possono essere disgiunte o
viaggiare su binari diversi e/o paralleli.
Perché noi donne siamo corpo ma soprattutto anima e cuore. Il femminismo è una
rivoluzione che si verifica quotidianamente e nel suo divenire trasforma donne e uomini
(?), istituzioni, norme e relazioni; esso sfida le fondamenta dei vecchi tabù, dei riti e dei
miti e la loro rappresentazione simbolica. E si fa “Verbum” che nomina, enuncia, svela,
analizza, dubita e mette in discussione. Per questo, il femminismo è stato e DEVE continuare ad essere anche movimento politico, una rivoluzione prima di tutto personale e
privata che investe ogni singola donna con una restituzione emotiva del suo vissuto che
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
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si riversi nelle piazze attraverso l’azione
sinergica e congiunta di tante rivoluzioni personali. Infatti il femminismo sorge
dai modi diversi di essere donna e poiché, come giustamente dice Simone
De Beauvoir: “ Donne non si nasce, si
diventa”… ad ogni singola rivoluzione
personale e presa di coscienza dell’essere donna e soprattutto di cosa voglia
dire essere donna, bisogna dare una voce
comune, organizzare un coro o piuttosto
trovare una posizione ottimale per dare
un’eco a questa voce che ci guidi verso
gli stessi principi e valori e la condivisione dei medesimi intenti.
Perché questo si possa realizzare, oggi
come ieri e più di ieri, è necessario risvegliare dentro e attorno a noi tutte,
quel sentimento che fa da collante e da
motore al movimento stesso: la sorellanza. Un sentimento che ci spinge ad
intraprendere un viaggio dentro noi stesse ma che per tutte ha un’unica meta,
ossia riscoprire quelle radici storiche,
culturali ed emotive che gli uomini e la
loro cultura patriarcale hanno violentemente estirpato. Dobbiamo, tutte insieme, riappropriarci di esse, piantarle,
curarle, proteggerle, custodirle e fare di
tutto affinché crescano ancora più forti
e radicate che mai, nel terreno dei nostri
cuori e delle nostre coscienze.
Ritrovare il mio Io ed il senso del mio
essere donna attraverso il senso del
“Noi”… un imperativo categorico, un
dovere morale, lo spirito guida per tutte
noi femministe, sì, ma soprattutto donne
e sorelle.
Dott.ssa Giorgia Fausti (nella foto)
attualità
Incontro
Rete antiviolenza e
Procura
Martedì 3 febbraio alle 15,30 negli uffici della Procura ha avuto luogo un incontro
di lavoro fra una rappresentanza della Rete Centri Antiviolenza di Raffaella Mauceri e un pool di magistrati che, a vario titolo, e da diverse angolature, si occupano di
violenza di genere, violenza domestica e violenza sui minori.
Si tratta di un’iniziativa personale del Procuratore Capo, dott. Francesco Paolo Giordano, che, a seguito del seminario tenuto lo scorso
12 dicembre dalla Rete per gli avvocati del Foro siracusano, ha voluto
questo incontro al fine di tradurre nella pratica quotidiana quella sinergia necessaria a rendere alle vittime un intervento più efficiente,
più intelligente e soprattutto più tempestivo per prevenire la piaga del
femminicidio “annunciato” e spesso ripetutamente denunciato.
A questo scopo, dunque, il Procuratore Giordano ha ritenuto di coniugare le competenze della magistratura, con i suoi compiti istituzionali, e le competenze delle volontarie della Rete con il loro impegno
quotidiano che da tanti anni ormai si occupano delle vittime a rischio
di letalità e che, ad oggi hanno accolto oltre 1700 donne con i loro
figli minori al seguito.
Occorre sapere, infatti, che, in rapporto alla popolazione delle altre
A sinistra il Procuratore Capo Dott. Francesco Paolo Giordano
province siciliane, Siracusa ha il triste primato dei femminicidi (20
contro i 24 di Palermo) e questo dato la dice lunga sulla necessità di
attivarsi mettendo in campo tutti i mezzi possibili e soprattutto mettendoli in sinergia fra di loro.
“Confermo– scriveva il Procuratore alla presidente Raffaella Mauceri - il briefing operativo col sottoscritto e con i sostituti procuratori dottori
Bonfiglio, Guarnaccia, Nitti, Grillo e Nicastro, per il giorno 3 Febbraio 2015,
alle ore 15,30 nel mio ufficio. Saluti e a presto, Francesco Paolo Giordano”.
La Rete era rappresentata dalla Presidente Raffaella Mauceri e dalle avvocate Loredana Battaglia, Daniela La Runa, Alessia Lo Tauro
ed Ester Malvagna che operano dai 10 ai 18 anni nel settore e sono
docenti nei corsi di formazione alle nuove leve e nei circa duecento
seminari tenuti agli operatori di tutte le categorie istituzionali.
“La violenza sulle donne è una realtà antichissima – ha detto la Presidente Mauceri - che ha attraversato i millenni proprio perché è stata coperta Da destra le avvocate Loredana Battaglia, Alessia Lo Tauro ed Ester Malvagna
dal silenzio delle vittime, quel silenzio che si nutre di terrore e riesce così
a trasformare le iniquità più vergognose nella più perfetta e assoluta conuna rubrica televisiva. Negli anni a seguire,
suetudine”.
poi, insieme alle mie volontarie abbiamo al“Il bubbone della violenza scoppiò negli anni 70, quando le donne (alcune donne) decisero che
fabetizzato questo territorio sulla violenza
avevano sopportato troppo e che era giunta l’ora di voltare pagina. Si chiamava MLD Movidi genere. Molte donne a rischio le abbiamo
mento di Liberazione della Donna e nell’arco di pochi anni, si sparse per tutto l’Occidente. Fu
letteralmente salvate dal femminicidio.
un autentico terremoto culturale. E poiché la schiavizzazione delle donne aveva attraversato
Oggi, la nostra Rete opera su 15 presidi
tutti i tempi della storia conosciuta, fu definita “La più grande rivoluzione culturale di
nella provincia siracusana e il nostro Coortutti i tempi”. La risposta maschile-maschiocentrica fu quella di un ulteriore incremento della
dinamento regionale opera con 527 volonviolenza sulle donne. Ed è così che oggi il femminicidio ha assunto le proporzioni della strage”.
tarie su 82 presidi in Sicilia. Tutte atti“I centri antiviolenza sono una creazione dell’MLD. – dice ancora la Mauceri - Io milito
ve 24 H ininterrottamente per 365 giorni
nell’MLD sin dagli anni 70, e ho contribuito in prima persona alla creazione dei centri antivioall’anno”.
lenza. Come giornalista ho cominciato a parlare di violenza sulle donne nel lontano 1979 con
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
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il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Estate 2014
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attualità
Caro Napolitano
ti scrivo…
anzi: ti scrissi
DI raffaella mauceri
Martedì 2 aprile 2013
Ill.mo Signor Presidente Giorgio Napolitano
Ormai sta per lasciarci e a noi povere donne italiane tocca elaborare il dolore di avere
avuto un ennesimo presidente maschilista che ha dato conferma della nostra cultura
italiana/talebana.
Per sette lunghi anni, infatti, siamo state particolarmente colpite dalla sua serafica
indifferenza davanti alla morte atroce di centinaia di donne assassinate
proprio perché donne, e per le quali non ha mai sprecato una parola di
indignazione e di dolore.
Non si pretendevano i funerali di stato, per carità, perché le donne non
sono mai eroine da vive figuriamoci da morte, ma uno straccetto di condoglianze anche pro-forma, no? E di tanto in tanto, una visita in chiesa
per l’ultimo saluto, a questa o quella vittima, no? Nemmeno quello?
Ma dopotutto, la presenza femminile nelle istituzioni italiane è sempre
stata ridicola e inconsistente. Dunque a che pro questo spreco di attenzioni? Ci avete già tappato la bocca con l’incarico alla Boldrini (classica
token) e tanto ci basta.
Ma, ci scusi la domanda indiscreta: ogni tanto, per caso, lei se lo ricorda
che sua madre era una donna? e si è mai chiesto come sarebbe stata la
sua vita senza sua madre? Semplicemente non sarebbe neanche nato,
guarda un po’! In fin dei conti le donne ci siamo proprio per questo:
per sfornare figli e fare gli angeli del focolare. E così, chiude ingloriosamente il suo
mandato, con la nomina di un pool di dieci saggi, tutti maschi come lei, ché se soltanto fossero stati dodici, quasi quasi avrebbe potuto nominarli apostoli! Mannaggia, a
pensarci prima!
Ebbene, adesso che sta per tramontare il suo settennato straordinariamente pieno
di insuccessi, violenza, degrado e miseria, adesso che non siamo più tenute a fare le
pecorelle belanti e deferenti al suo cospetto, glielo possiamo dire? Ecco qui, Signor
Presidente: le donne di questo paese ci vergogniamo di lei.
E non per la retorica dei suoi discorsi, con la quale ci ha asfissiate per sette lunghi anni,
non per la sua incapacità di far un discorso col cuore senza leggere fogli prestampati.
Ma perché lei, Signor Presidente, ha dato un perfetto esempio di misoginia a tutti i
maschi italiani confermando nella testa dei più che, ufficialmente e formalmente, in
Italia non esistono donne sagge.
Perché lei, Signor Presidente, ha trasmesso un pericoloso messaggio subliminale: la
sua indiretta (ma ideologica e culturale) complicità con i discriminatori di donne, con
i denigratori di donne, con gli stupratori di donne, con gli assassini di donne. Ma soprattutto, Signor Presidente, perché ha fatto quanto di più illogico lei potesse fare. E
difatti, dobbiamo forse ringraziare la saggezza maschile se l’Italia è ridotta in questo
stato di povertà economica, morale e istituzionale?
Dobbiamo ringraziare la saggezza maschile se in Italia, mentre affoghiamo nella miseria
e nel marasma, ci sono maschi che vogliono comprare i cacciabombardieri, maschi
che vogliono fare il ponte sullo stretto, maschi che vogliono metterci i Muos, maschi
che rubano, maschi che evadono le tasse, maschi che bivaccano in parlamento e pretendono il rimborso dei caffè e, udite udite, anche dei gratta e vinci!, maschi che dovrebbero stare in carcere per sempre e ci fanno soltanto qualche breve puntatina…
Maschi che tutto ciò malgrado, costituiscono il 96% della popolazione carceraria!
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Ripeto: il 96%! Ohibò, saranno forse un
tantino più delinquenti delle donne? Più
delinquenti ma ugualmente più saggi, Signor Presidente, stando alla sua scelta
totalitaria: dieci su dieci, il 100%, cioè
TUTTI!
Eppure è bastata la trovata di una mattacchiona la quale, fingendosi Margherita Hack, ha fatto dire ad uno dei suoi
grandi saggi, che erano inutili tutti e 10!
Bingo! Una sola donna, un’attrice, ha
messo sotto scacco i suoi 10 presunti
saggi ma di fatto i suoi 10 babbioni!
Per tutto quanto sopra, Signor Presidente, ci consenta di dirle che delle sue
grottesche e inaccettabili scuse secondo le quali non ci sarebbero, in Italia,
donne esperte nei vari settori, non sappiamo che farcene.
Anche perché, se ci fa caso, somigliano
tanto alle altre scuse, quelle che tempo
addietro ci fece Wojtyla, ricorda? Scuse per l’ “errore” della Chiesa cattolica
che torturò e bruciò vive due milioni di
nostre sorelle sui roghi del Sant’Uffizio
di tutta Europa. Troppo facile, Signor
Presidente, troppo comodo. Per essere
quelle che vi mettiamo al mondo, quelle che vi crescono, che vi trasmettono
il dono della parola e che vi dedicano
la vita, avremmo diritto a qualcosina di
più, non le pare?
Ma finché l’Italia sarà governata dai
penati, non ci aspettiamo più niente,
Signor Presidente, niente di niente. Perché questo povero e dannato paese non
vuole conoscere la saggezza, la bravura,
le competenze, l’amore delle donne. E
non le vuole conoscere perché i suoi
maschi, più o meno saggi, più o meno
tetragoni, misogini e buffoni, ne rimarrebbero umiliati e annichiliti! attualità
Nasce
l’ufficio legale
regionale
Coordinamento
Donne
Siciliane
In anteprima sull’8 marzo il C.D.S., il Coordinamento
Donne Siciliane contro la violenza fondato nel 2008
per iniziativa della Rete antiviolenza di Siracusa e presieduto
da Raffaella Mauceri, mette a segno una prestigiosa iniziativa:
la costituzione di un organismo unico nel suo genere: l’Ufficio Legale Regionale delle 26 associazioni che compongono
il Coordinamento. In tale contesto di svolgeranno i lavori di
avvio dell’Ufficio medesimo, con la messa a punto di un programma di massima delle attività che si prefigge di realizzare.
L’avvocata Pilar Castiglia
Dopo l’ufficializzazione dell’incarico di Capogruppo dell’Ufficio Legale che la presidente Raffaella Mauceri ha affidato
all’avvocata Pilar Castiglia (responsabile del centro antiviolenza di Biancavilla di Sicilia) le 19 avvocate provenienti da tutte le province hanno discusso, in primissima
battuta, sulle azioni da intraprendere per sollecitare l’emanazione dei decreti attuativi della legge regionale n. 3/gennaio 2012 “Norme per il contrasto e la prevenzione
della violenza di genere” per una corretta applicazione della legge medesima affinché
l’ARS proceda ad un controllo a tappeto dei centri operanti in Sicilia nonché alla
chiusura dei centri che presentano anomalie di vario tipo. Si ricorderà infatti che
la legge fu concepita da Raffaella Mauceri con il contributo tecnico delle avvocate
della Rete siracusana, e lanciata al preciso scopo di arginare il proliferare selvaggio
di centri antiviolenza privi di titoli, formazione, competenza, credibilità che arrecano ulteriore violenza alle malcapitate vittime gettando discredito su tutti i Centri
antiviolenza siciliani.
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Primavera 2015
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Accade infatti che, in assoluta e totale
inosservanza della citata legge, la Sicilia
pulluli di Centri che, laddove dovrebbero
essere rigorosamente e assolutamente laici, cioè a-partitici e a-confessionali, sono
invece note e lapalissiane “emanazioni” di
questo o quel partito o di questa o quella
confessione religiosa.
La tardiva emanazione dei decreti delegati
relativi ad ogni nuova legge, è un male che
affligge ogni ambito della realtà italiana,
ma poiché nel caso della legge in questione è in ballo l’incolumità e la vita stessa
di donne e bambini, il C.D.S. non intende
adeguarsi a questo malcostume e restare
a guardare con le mani in mano.
Si farà dunque il possibile perché l’8 marzo
un documento unitario arrivi all’Ars che
prenda atto della serietà del problema e si
impegni a risolverlo in tempi brevi.
Un gruppo di avvocate
il Corriere delle Donne Edizioni La Nereide di Raffaella Mauceri Inverno 2014-2015
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Elena Tebano intervista
Antonella Petricone sulla prostituzione
forzata nei lager nazisti
attualità
Anche questa era una forma di controllo.
C’era un sistema di funzionari tra gli internati: venivano usati per sorvegliare gli
altri. Oppure c’era chi lavorava per l’industria tedesca. Erano due delle categorie che potevano “guadagnare” l’accesso
al bordello grazie a buoni premio.
Era tutto organizzato e pianificato in
Quello che il
nazismo fece
alle donne
Quando si parla dei crimini del nazismo, si pensa
al genocidio degli ebrei. Voi mettete in evidenza
un ulteriore elemento, poco conosciuto: la prostituzione
forzata. Cos’è?
L’11 giugno 1942, Heinrich Himmler, il capo supremo
delle SS, autorizzò i comandanti dei lager “a fornire femmine nei bordelli ai detenuti più laboriosi”. Le donne erano costrette a fornire servizi di sottomissione sessuale
per motivare i militari e i prigionieri dei campi.
Erano ridotte in schiavitù?
Di fatto. L’oppressione delle donne, l’esistenza di torture legate al “genere”, è un aspetto poco conosciuto del
nazismo e del fascismo. Questa mostra, creata nel 2005
dal gruppo viennese “Die Austeller” e dall’università delle
Arti di Berlino, cerca di documentarne una parte.
Perché fino a pochi anni fa non se ne sapeva praticamente
niente?
Le vittime non ne hanno mai parlato per vergogna di essere considerate prostitute. O per paura che le accusassero di collaborazionismo. Nessuna è stata risarcita per lo sfruttamento sessuale nei lager. Anche i nazisti, all’epoca,
cercarono di nasconderne il più possibile l’esistenza.
I bordelli erano in tutti campi?
Sappiamo che strutture di questo tipo, chiamate “edifici speciali”, esistevano in almeno
10 campi. Tra cui Mauthausen, Auschwitz, Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen. Le prigioniere fatte prostituire venivano soprattutto dal lager di Ravensbrück (a 80 km da Berlino), che era tutto femminile, e da quello di Auschwitz-Birkenau, anch’esso femminile.
Quante donne sono state coinvolte? Erano ebree?
Almeno duecento. Non erano tutte ebree. La maggior parte di loro era di origine tedesca, imprigionate nei campi con l’accusa di essere “asociali” – categoria nella quale
rientravano sia le persone con problemi mentali, che quelle considerate “immorali”.
C’erano anche molte prigioniere politiche: tedesche, polacche, ucraine, russe o dei Paesi
Bassi.
Ufficialmente, sotto il nazismo la prostituzione era osteggiata. Perché allora aprire bordelli nei campi?
Era un “divertimento” per “rinfrancare” i militari tedeschi, soprattutto nella Polonia
occupata. Inoltre Himmler lo considerava “un incentivo” per la produttività dei deportati, che dovevano lavorare nei lager a sostegno dell’economia tedesca. Era una sorta di
“premio di produzione” per i più instancabili.
Quindi era usato per “controllare” meglio soldati e internati nei lager?
Esatto. Doveva anche servire a prevenire pratiche omosessuali, che il regime considerava peggiori della prostituzione.
Ma quali prigionieri potevano “usufruirne”: anche gli ebrei?
Assolutamente no. Era un privilegio riservato ai detenuti di origine tedesca, “asociali”
oppure criminali comuni, e a quelli “politici” o di guerra – con la sola eccezione dei sovietici, che erano considerati quasi al pari degli ebrei. Bisogna dire che molti prigionieri
politici protestarono come poterono contro i bordelli.
C’era un diverso trattamento a seconda dei “tipi” di prigionieri…
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modo “razionale” – per quanto l’insieme
fosse un meccanismo assurdo, folle.
Sì, è una delle caratteristiche del nazismo.
Gli “edifici speciali” erano confortevoli e
ben organizzati. In più avevano ferree regole igieniche. Le donne, prima di essere
costrette a prostituirsi, erano visitate,
nutrite e tenute in quarantena. Erano
obbligate a lavarsi dopo ogni rapporto
sessuale e sottoposte a controlli medici.
Non per il loro benessere, immagino.
Per evitare la diffusione di malattie nei
campi. Tutto era organizzato come un
sistema produttivo. Non c’era niente di
“umano”: le stanze dei bordelli erano
dotate di spioncini, perché le sorveglianti
potessero controllare che i rapporti sessuali avvenissero a dovere. E, soprattutto, per evitare che prigionieri e prostitute forzate parlassero e solidarizzassero.
È incredibile.
Sì, avevano previsto tutto, e in modo
da evitare qualsiasi forma di ribellione o
sabotaggio. Un sistema di burocratizzazione dell’orrore e dello sterminio. Ogni
giorno dovevano concedersi a un’infinità
di uomini. Uscirono dai lager distrutte,
rovinate per sempre, molte sull’orlo della morte”.
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attualità
Lezione antiracket
alla scuola media
“Paolo Orsi”
Valore delle associazioni di volontariato, consumo critico, violenza, bullismo, stalking e ludopatia: di tutto questo Giuseppe Barreca, presidente dell’associazione
“Salvatore Raiti” ha parlato ai ragazzi delle terze classi nella palestra della scuola media
“Paolo Orsi” catturando la loro attenzione.
“A rendere possibile questo incontro dei giovani studenti con la dura realtà del crimine – ha detto
Barreca - è stata la disponibilità e la collaborazione della Preside, dott.ssa Lucia Pistritto, e del
corpo insegnanti del prestigioso istituto cui va il nostro più sentito ringraziamento e con cui si è
istaurato un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione. Rapporto che ha cominciato a dare i
primi frutti e altri ne seguiranno in un prossimo futuro”.
La lezione è stata recepita dagli studenti con grande interesse soprattutto in riferimento al
fenomeno del bullismo, piaga particolarmente sentita e temuta dai ragazzi molti dei quali,
statisticamente, lo vivono in prima persona. Barreca ha spiegato come si riconosce un
bullo perché, strano a dirsi ma vero, spesso chi pratica il bullismo non se ne rende conto.
Il bullo – ha detto - si riconosce perché è un arrogante, un prepotente, un tipo irrispettoso
verso i coetanei e gli adulti. Messo davanti alle proprie responsabilità, il bullo è capace di
negare fin anche l’evidenza.
Altri argomenti che li hanno molto interessati sono lo stalking e la ludopatia. Il termine stalking, ha spiegato Barreca, deriva dal sostantivo inglese stalk, ovvero pedinamento furtivo.
Questo termine indica una serie di comportamenti tenuti al preciso scopo di affliggere
una persona, perseguitandola, generandole stati di paura e ansia e arrivando così a
compromettere la sua normale vita quotidiana.
La ludopatia non dovrebbe colpire i minorenni in quanto lo Stato vieta espressamente qualsiasi tipo di gioco a fine di lucro
ai minori di 18 anni, però succede spesso
che dei gestori irresponsabili, vendono
anche ai minori tutta quei giochi che lo
Stato mette in vendita per autofinanziarsi,
unitamente ai gestori di sale scommesse,
slot machine, video poker e quant’altro.
La lezione si è conclusa con un lungo
applauso che ha gratificato il corpo insegnanti e il presidente Barreca unitamente
ai componenti del direttivo dell’associazione “Salvatore Raiti” il vice presidente
Alessandro Cassarino e la signora Anna
Augello Scariolo.
Sono seguiti i vivaci interventi di alcuni
alunni che hanno argomentato su bullismo, stalking e ludopatia.
Qualcuno di essi ha parlato anche di racket perché la sua famiglia ha sofferto di
questo gravissimo male che a tutt’oggi affligge le popolazioni del sud d’Italia. Casa di riposo per anziane
4 Ambiente affettuoso, familiare e
signorile che si coniuga con rette
ragionevoli.
4 Possibilità di ospitalità diurna (ore
8.00 - 21.00 circa) anche non
continuativa.
4 Si accolgono anche anziane non
autosufficienti.
Via Sen. Di Giovanni, 41
Tel. il0931
96100
Siracusa
Corriere 37757
delle Donne -Edizioni
La Nereide
di Raffaella Mauceri Primavera 2015 20