La città e il mondo? Un`unica famiglia
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La città e il mondo? Un`unica famiglia
ANNO 53 - N. 10 NOTO, 20 MAGGIO 2012 ASSOCIAZIONE TEOLOGICA NETINA Dio educatore del suo popolo nell’Antico Testamento La prospettiva del profeta Osea INSERTO PERIODICO DELLA DIOCESI DI NOTO Direzione e Redazione, Via Mons. Blandini n. 7 - 96017 NOTO, Tel. 0931 573868 - Fax 0931 1846661 Amministrazione, Via Mons. Blandini n. 6 - 96017 NOTO, Tel. 0931 835286 - Fax 0931 573310 Editoriale �� �������� � ��� ���� ����� D a qualsiasi angolatura si guardi, quanto è accaduto nelle recenti elezioni amministrative dimostra che, con la politica non si scherza. Sarà pure sporca, come spesso si sente dire dalla gente comune; sarà pure composta da una classe politica travolta da scandali ed episodi di corruzione; sarà pure rappresentata da partiti e persone che, anziché perseguire il bene comune, sono intenti a curare gli interessi personali e di parte. Comunque la si voglia giudicare, non si può nascondere che la politica, per definizione, sia una cosa seria. Addirittura, Paolo VI la definì “La più alta forma di carità”. Una forma di impegno che, se mossa da vero spirito di servizio, riesce ad accomunare uomini appartenenti a credi diversi, così come è accaduto nel dopoguerra, uno dei periodi storici più drammatici per il nostro Paese. Allora, uomini “santi” come La Pira, Sturzo e Dossetti, seppero unirsi e collaborare con altri uomini, mossi da diversi ideali, per fare uscire l’Italia dalle macerie della guerra e per farle intraprendere la strada della ricostruzione e della ripresa. Anche se i cittadini nel loro agire, difficilmente fanno riferimento a questi esempi nobili di politica, sanno ugualmente valutare quella che, con un termine efficace, viene chiamata malapolitica. E la risposta dei cittadini, anche se tardiva, finalmente si è concretizzata, a dimostrazione che, non è possibile approfittare all’infinito degli elettori. Prima o poi si verifica, come di fatto si è verificata, la reazione: l’astensione e l’antipolitica, i due fenomeni con i quali da più parti si sono voluti liquidare i risultati delle elezioni del 6 maggio scorso. Più semplicemente, si tratta di una protesta, peraltro prevedibile, dei cittadini verso tutte le forze politiche, a motivo, principalmente, della loro inaffidabilità ed inconcludenza. Gli elettori, pure scegliendo comportamenti diversi, hanno lanciato messaggi chiari ed inequivocabili. Stanchi dell’andazzo politico, hanno in gran parte - circa il 40% - manifestato la loro disaffezione verso la politica, disertando le urne. Quelli che, invece, si sono recati a votare, hanno preso, come si dice “la mira”. Hanno voltato le spalle al PDL (un partito rivelatosi “semivuoto” dopo l’uscita di scena di Berlusconi); hanno punito la Lega (il popolo leghista non ha digerito il tradimento dei suoi capi); non hanno incoraggiato il terzo Polo (non è emerso ancora il vero volto della coalizione di centro); hanno dato un tiepido e prudente consenso al PD (un messaggio chiaro verso la mancanza di unità di intenti fra le tante anime del Partito); hanno riservato, invece, al movimento Cinque stelle, ispirato dal comico Beppe Grillo, uno strepitoso successo (forse a motivo della chiarezza con cui sa parlare ai cittadini). Ma la politica, al di là delle apparenze e delle reazioni più o meno emotive, è una cosa seria. Così come i cittadini hanno saputo dire una parola chiara nel confronti dei partiti – il PDL e la Lega in particolare – che hanno tradito le aspettative, al momento opportuno, sapranno dare una risposta anche a chi improvvisa e non sa dare contenuto alla protesta. Intervistato sul fenomeno dell’antipolitica, il Priore di Camaldoli, padre Alessandro Barban, ha affermato che essa “Nasce come una reazione molto forte nei confronti dei politici perché sono mancate due cose: una coerenza tra quello che si prometteva e quello che si faceva”. E richiesto, ancora, su quali indicazioni dare ai politici, il Priore ha risposto che “Il politico deve essere un veggente, una specie di profeta che anticipa nell’oggi quello che sarà il domani. Invece i politici vivono in ritardo il nostro oggi e non anticipano il domani”. La politica non è solo difficile e complessa. Prima di tutto, è una cosa seria. Pino Malandrino Poste Italiane Spa Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1, Siracusa 2,00 La città e il mondo? Un’unica famiglia l ❝ a crisi ci incattivisce. Ognuno pensa di salvarsi da solo e trova nella crisi un motivo per restringere l’ambito della propria solidarietà. E così la crisi ci fa entrare nel tunnel dell’egoismo disperato. Arriva Pentecoste, arriva la giornata del gemellaggio, e la chiamata è opposta: occorre non restringere ma dilatare il cuore, occorre non perdere le misure proprie della nostra vita umana che ci chiedono di partire dai più deboli, che sono accanto a noi e nel mondo. Grazie al gemellaggio, ad ogni apertura degli orizzonti, ad ogni relazione di fraternità con i poveri, con gli immigrati, con il Sud del mondo ci è donato un contatto che, se vissuto nella logica polifonica e conviviale dello Spirito, ci permette di ricomprendere come dilatare il cuore non ci impoverisce ma ci arricchisce e genera speranza. Certo, ad un patto. Che impariamo da Dio il segreto. Come dovrebbe accadere- ce l’ha ricordato padre Giovanni Salonia nell’ultimo incontro unitario – ad ogni Eucaristia, fonte di guarigione dei nostri rapporti, soprattutto dei rapporti tra fratelli. Come ci educa l’Eucaristia? Iniziando con il bacio dell’altare, che poi diventa bacio della Parola, bacio tra fratelli, bacio dello Spirito che trasforma il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo e i molti in uno. Bacio che si autentica nella richiesta di perdono del Confiteor e nel “conversare” della liturgia della Parola. Invitandoci quindi, alla presentazione dei doni, alla restituzione. E lasciandoci intravedere, nella fedeltà malgrado il tradimento, il prezzo dell’amore vero che è anche liberazione dallo spirito di possesso e sigillo che ci struttura come “uomini per gli altri”. Così ogni Eucaristia dovrebbe poi continuare nella vita … E il nostro Vescovo Mons. Staglianò ha tratto precise conseguenze: non basta un rinnovamento esterno delle nostre messe, non basta celebrarle, occorre trovare modi perché quella “vita per” si manifesti. Nel territorio come nel mondo. Dalla Chiesa gemella abbiamo in questo molto da imparare. E insieme alla Chiesa gemella abbiamo da testimoniare cosa può accadere se ci mettiamo veramente nelle braccia di Dio. La giornata del gemellaggio allora non può ridursi ad una preghiera o ad un’offerta, ma diventa forte spinta per rinnovare la Pentecoste nell’abbraccio dell’altro. Forte spinta alla comunione e alla profezia, segno e anticipo del Regno. Maurilio Assenza Pentecoste 2012: mentre i rapporti e la vita sociale si incattiviscono, dall’Eucaristia impariamo i rapporti fraterni e il senso del nostro gemellaggio con Butembo-Beni ❞ All’interno 24ª Giornata del Gemellaggio tra Noto e Butembo-Beni -“Uno scambio pastorale reciproco” alle pagg. 6 -7 Verso l’incontro mondiale delle Famiglie (Milano 30 maggio-3 giugno) - La famiglia un’esperienza di vita a pag. 3 Debiti e suicidi: sentiamo l’esperto a pag. 4 Convegno sulle Comunicazioni Sociali con mons. Domenico Pompili: “Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione” a pag. 12 Catechesi - Prime Comunioni festa della Fede - Obiettivo la sequela di Gesù a pag. 5