“Oltre che un classico, il cane in tv è sempre una risorsa, come ben

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“Oltre che un classico, il cane in tv è sempre una risorsa, come ben
“Oltre che un classico, il cane in tv è sempre una risorsa, come ben sa Antonio Ricci, che volentieri
ne mette uno sul bancone di Striscia a Canale 5, e che già metteva il cocker Hasfidanken a Drive In
con Gianfranco D’Angelo”.
(Alessandra Comazzi/La Stampa, 2 gennaio 2015)
“Se io oggi sono diventato Roberto Cenci lo devo a chi mi ha aiutato. Li posso citare tutti: Antonio
Ricci quando ero un semplice consulente musicale, Davide Rampello, Giorgio Gori, Beppe
Recchia, Pier Silvio Berlusconi, eccetera. Dire grazie è gratis”.
(Roberto Cenci a Gabriele Parpiglia/Chi, 25 febbraio 2015)
“Antonio Ricci ha una sua personale ambizione: vuole essere l’uomo più odiato e temuto dello
show biz italiano. Ultimamente stava perdendo un po’ di questa aura, e quindi ecco l’affondo su
Masterchef e Sky: aveva la notizia, l’ha data. Stop”.
(Claudio Plazzotta/ItaliaOggi, 5 marzo 2015)
“Antonio Ricci, da ventisette anni alla guida di Striscia la notizia, il più intelligente telegiornale
satirico esistente nei nostri palinsesti”.
(Maurizio Costanzo/Novella 2000, 12 marzo 2015)
“Quando sente l’odore del sangue, Antonio Ricci ruggisce e soprattutto morde. Il suo attacco è
direttamente proporzionale alla potenza dell’avversario. Poiché l’uomo è tignoso e vendicativo, non
risparmia colpi a nessuno: ma con i forti, i più di moda, i più seguiti, dà il meglio, o il peggio, a
seconda dei gusti, di sé”.
(Alessandra Comazzi/La Stampa, 6 marzo 2015)
“«A Sky abbiamo fatto un favore». Feroce e dissacrante come sempre Antonio Ricci si diverte
come un matto dopo le polemiche legate alla polemica di Striscia contro Masterchef”.
(Maurizio Caverzan/il Giornale, 7 marzo 2015)
“Che storia meravigliosa, unica, spettacolare, forse persino irripetibile. Grazie di cuore, davvero, ad
Antonio Ricci e a tutto il gruppo di lavoro targato Striscia la notizia. Non fosse all’opera questa
banda insonne, in onda dall’88 in zona Canale 5, non potremmo oggi celebrare un evento catartico:
non potremmo cioè ammirare, senza ombra di sarcasmo o scherzo, la completa mutazione della tv
italiana. Da specchio presunto della società vivente a circo inconsapevole di massime
contraddizioni”.
(Riccardo Bocca/Espresso.it, 7 maggio 2015)
“Creatura anni Ottanta (1988, per la precisione), Striscia la notizia di Antonio Ricci ha conquistato,
oltre che milioni di telespettatori, un indotto quasi unico nella storia della televisione italiana. Film
citazionisti (Ricordati di me, diretto da Gabriele Muccino), titoli di libri dove la sineddoche, una
parte per il tutto, serviva a poetare di Tv (Il ripieno del Gabibbo, di Antonio Bozzo) e persino una
ricerca dell’Università Bocconi di Milano (La rilevanza sociale, culturale ed economica di Striscia
la notizia. Dalla nascita a oggi). [...] L’uso della telecamera come ‘giustiziere della notte’ è la
summa dell’ideologia di Striscia, che non tutti in questi anni di successo e ascolti record hanno
apprezzato. Ad esempio, nel 1990, Federico Fellini scrisse su l’Unità: «Ho visto una trasmissione
che risulta più o meno come un reato»”.
(Giovanna Fumarola/Vero Tv, 26 maggio 2015)
“Che cos’hanno in comune l’intellettuale ebreo Carlo Levi, un cineasta figlio d’arte nazista come
Thomas Harlan, un ricco mecenate con il pallino della botanica come Sir Thomas Hanbury e
l’alfiere della satira italiana Antonio Ricci? La risposta, tutt’altro che ovvia, va ricercata lungo le
coste della Riviera di Ponente, su quel lembo di spiaggia sabbiosa a metà fra Imperia e Savona che
fu occupato mille anni fa da una principessa di Sassonia in fuga, e che si è allargato fino a diventare
quella che oggi per noi è Alassio. [...] Si diceva: cos’hanno dunque in comune Levi, Harlan,
Hanbury e Ricci? Forse poche cose, forse molte; ma certamente una sopra le altre: assaggiata
Alassio, non sono più stati capaci di dimenticarla”.
(Enzo e Paolo Vizzari/la Repubblica, 27 maggio 2015)
“Quanto all’arcidiavolo di Antonio Ricci, lui sono anni che si diverte come un Belfagor a seminare
dubbi in questo mondo di ipocrisia mediatica”.
(Massimiliano Lenzi/Il Tempo, 27 maggio 2015)
“Riassumere l’eclettismo di Antonio Ricci in una sola intervista è impresa ardua. Si tratta di
raccontare, insieme alla storia di un grande autore televisivo, un pezzo d’Italia, delle sue
contraddizioni, dei suoi personaggi e sfumature. Ricci, classe 1950, ha conferito un’impronta decisa
alla televisione italiana, cambiandone il volto con un uso innovativo del linguaggio, mescolando
generi e immagini e incastrando con arguzia satira e informazioni. Produzioni, le sue, che hanno
dato vita a personaggi dall’incredibile longevità, a modi di dire e neologismi entrati a far parte del
linguaggio comune. In lui convivono tormentoni e inchieste dal forte valore nazionale, ironia
pungente e un tipo di comunicazione che è stata al passo con i tempi, spesso anticipandoli”.
(Mariella Cortès/L’Unione in Tv, 05 giugno 2015)
“Il primo botto televisivo?
‘Come autori, Drive In con Antonio Ricci. Poi ci siamo divisi, oggi facciamo due lavori diversi. Ma
da Ricci abbiamo imparato tutto: cosa fare, cosa evitare. Gli riconosciamo di aver elevato a dignità
il ruolo di autore televisivo. Prima comandava il regista. Ricci ribaltò il rapporto. Tutti gli autori
televisivi gli debbono questo’”.
(Gino Vignali e Michele Mozzati a Enrico Arosio/L’Espresso, 9 luglio 2015)
“Con Antonio Ricci il discorso è partito da Drive In ed è arrivato fino a Striscia: ogni tanto
scopriamo che in molti nel mondo si ispirano a noi, o ci copiano di sana pianta, abbiamo inventato
un format italiano”.
(Ezio Greggio/Ansa, 12 luglio 2015)
“Antonio Ricci mi ha cambiato la vita. Prima chiamandomi a Striscia, poi affidandomi
Paperissima. Quando mi ha convocata nel suo ufficio per comunicarmelo, urlavo come una pazza
saltando dalla gioia”.
(Valeria Graci a Franco Bagnasco/Tv Sorrisi e Canzoni, 25 luglio 2015)
“Antonio Ricci, una delle eminenze grigie della televisione italiana, forse l’uomo che con più
determinatezza ha sfasciato i luoghi comuni televisivi dalla metà degli anni Ottanta in avanti. Inutile
ricordare che ha firmato Drive In (considerato da qualcuno come la peste, in realtà un punto di
svolta di tv e costume) e continua a indirizzare Striscia la notizia, da oltre vent’anni uno dei
programmi più seguiti, influenti e discussi della televisione italiana”.
(Paolo Giordano/Ilgiornale.it, 1 agosto 2015)
“Il postmoderno si diffonde in tutti i settori della società. Se dovessimo pensare a uno spettacolo tv
rappresentativo, sceglieremmo Drive In (1983-88), il programma contenitore di Antonio Ricci”.
(Carlo Bordoni/Corriere della Sera/La Lettura, 2 agosto 2015)
“Ricci mi ha chiamata e non potevo dire di no, del resto come per la Rai c’è Sanremo, per Canale 5
c’è Striscia la notizia”.
(Maria De Filippi/Ansa, 18 settembre 2015)
“Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia, ha inventato una formula di enorme successo, che con
tono leggero svolge un importante servizio pubblico. E anche se si dice ‘squadra vincente non si
cambia’, Ricci ha il coraggio di innovare ogni anno. Ha reclutato De Filippi, Venier e soprattutto
Christian De Sica. Tanti altri programmi sono in effetti ripetitivi: nella speranza di non perdere
ascolti, non cambiano mai”.
(Monica Mosca/Gente, 6 ottobre 2015)
“Antonio Ricci, il geniale inventore di Drive In e di Striscia la notizia, la declinazione più popolare
del situazionismo, in grado di generare un vero e proprio fenomeno di costume, di condizionare il
linguaggio, di modificare l’antropologia degli italiani”.
(Pino Pisicchio/La Gazzetta del Mezzogiorno, 7 ottobre 2015)
“Il geniale ideatore e fondatore del programma sappia che, disagi a parte dovuti a quanto sopra, il
suo prodotto continuerà ad essere una pietra miliare televisiva, malgrado sia vecchiotto, avendo
superato i venti anni di vita. […] Nel suo genere, il notiziario spettacolare di Ricci è unico in Italia e
forse nel mondo. Informa e diverte. Ed è il solo che fornisce notizie inedite, curiose, talvolta
scandalose e che in ogni puntata propina inchieste che raccontano, con rara efficacia, la realtà del
nostro sgangherato Paese. In più, gli autori hanno capito che per essere decisivi nel rompere le
scatole ai poteri nazionali consolidati, e avvezzi a farsi gli affari propri, serve ricorrere alla formula
magica del tormentone. Ovvero, non basta denunciare il malaffare per estirparlo, ma è
indispensabile insistere nel mettere alla berlina i malfattori. In questa attività meritoria Striscia è
specialista. Non penso di esagerare se definisco questo telegiornale dal piglio comico come il più
originale ed efficace del becero e conformistico panorama del giornalismo patrio. Ecco perché esso
dura senza mai flettere, se non per questioni stagionali e fisiologiche, non perdendo colpi
nell’apprezzamento del pubblico. L’Italia quale effettivamente è, e non quella dei nastri tagliati,
delle dichiarazioni del premier e del Papa e delle noiosissime notizie già ruminate dai siti internet,
non la narrano i mezzibusti che compaiono sul video alle ore 20 e alle 13 o 13.30, leggendo con aria
solenne cinque righe scritte male, bensì l’orchestrina affiatata diretta dal ligure Antonio, tra i più
illustri inventori della tivù commerciale”.
(Vittorio Feltri/il Giornale, 18 ottobre 2015)