L`adolescente e l`obesità: Rassegne
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L`adolescente e l`obesità: Rassegne
Rassegne Vol. 98, N. 2, Febbraio 2007 Pagg. 97-111 L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche Pier Luigi Giorgi Riassunto. L’adolescenza non è solo il periodo della vita durante il quale avvengono nel soggetto cambiamenti della sua entità psico-sociale, ma anche quello di un possibile esordio, se coesiste obesità, di patologie organiche importanti. In questa rassegna l’autore delinea innanzitutto la definizione di obesità nel bambino e nell’adolescente mediante grafici che illustrano il comportamento dell’Indice di Massa Corporea. Seguono le descrizioni delle patologie correlate: dalla sindrome metabolica, in particolare la dislipidemia, all’ipertensione ed ai possibili rischi cardiovascolari in età successiva, fino al diabete tipo 2. Inoltre, vengono illustrate le situazioni anomale dell’apparato genitale, sia nella femmina che nel maschio. Anche l’apparato respiratorio può essere coinvolto, e così pure il fegato, che già in questo periodo, può assumere i connotati del cosiddetto “fegato grasso”. Particolare attenzione va posta anche sull’apparato osteo-articolare, per la possibile insorgenza di anomalie posturali e strutturali. Infine, un accenno ai punti-chiave della prevenzione e della terapia: quella farmacologica e quella chirurgica. Parole chiave. Adolescenza, obesità, patologie correlate all’obesità, prevenzione, stile di vita, terapia. Summary. Obesity in adolescents: physical correlated pathologies, and therapeutic state of art. Obese adolescents are prone to several pathologies, which may begin in this period of life and have a continuity in adult age. In this review the author tries first to explain the obesity definition in infants, children, and adolescents. Some pathologies may appear in adolescent age. First of all, some features of the so called metabolic syndrome; furthermore, hormonal alteration during and after puberty, genital appearance in the obese adolescent male, respiratory problems as apnea, asthma, and the Pickwick syndrome. The non alcoholic fat liver disease is also described, and the orthopedic problems as well, owing to the overweight: from abnormal body posture to structural consequences on the skeleton. Finally, some remarks concerning pharmacological and surgical approach are presented. Key words. Adolescent, diabetes type 2, life-style, NAFLD, obesity, orthopedic problems, pharmacological and bariatric therapy, physical correlated pathologies. Premessa L’adolescenza è tempo di maturazione e di conflitti, ma anche di possibile esordio di patologie organiche importanti. È quel segmento della vita dove la maturazione biologica non si incontra quasi mai con quella psicosociale. Come pediatra ho avuto e continuo ad avere sempre più spesso l’opportunità di seguire il mio paziente dall’infanzia alla pubertà (che è pur sempre Di recente, Omar e coll.1 hanno cercato di proporre alcune frazioni temporali per lo sviluppo sia fisico che psicosociale: una prima fase tra i 12 e i 14 anni, una fase di mezzo tra i 15 e i 17 anni, e una terza fase tra i 18 e i 20 anni. Questa suddivisione temporale è tuttavia criticabile. René Diatkine2 sottolinea, infatti, che «certi soggetti non hanno mai conosciuto la loro adolescenza, mentre altri, al di là dell’età reale, non ne sono mai usciti». Tanto più questo accade in un periodo come quello attuale di precarietà sociale ed economica che preclude all’adolescente, ad eccezione di rari casi, la valutazione progettuale di un futuro da adulto. Prof. f.r. di Clinica Pediatrica, Università, Ancona. Pervenuto il 2 agosto 2006. un evento biologico), ma anche oltre, in quella “terra di nessuno” che è la cosiddetta adolescenza. Il percorso di quest’ultima fase non è privo di difficoltà, perché occorre mediare la fisiologica turbolenza di questa età – sia sul piano fisico che psicocomportamentale – tra ciò che i genitori vorrebbero e ciò che il soggetto, che è una nuova entità, da parte sua reclama: cioè un rapporto diverso con i genitori. 98 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Il medico– pediatra o medico di medicina generale – deve intermediare tra i mutamenti assai rapidi legati alla maturazione puberale (somatica e psichica) e le esigenze genitoriali, quasi mai pronte ad elaborare questo cambiamento. Prerogativa del medico dovrebbe essere quella di una visione olistica del nuovo soggetto: non più bambino ma non ancora adulto. Si rischia, altrimenti, di incorrere in quella situazione descritta da un recente editoriale3 appropriatamente intitolato “Lost in transition? Between pediatric and adult service“, ove per tale transizione viene ribadita la necessità di un approccio multidisciplinare alla conoscenza di una nuova entità psico-sociale per adattarla a nuove esigenze e per individuarne, e nel caso correggerne, eventuali devianze. Obesità: definizione Non è nostro compito addentrarci sulle diverse definizioni di obesità. Con la valutazione ormai universalmente accettata dell’Indice di Massa Corporea (BMI= Body Mass Index) calcolato in base al sesso e all’età, è più facile valutare il limite oltre cui il soggetto entra nella categoria degli obesi. BMI o Indice di Quetelet: Peso (kg) / statura (altezza al quadrato) Figura 1. Nel bambino e nell’adolescente la densità della massa magra non è costante, ma varia in funzione dell’età e del sesso. (Da: Guo S,Roche AF, Houtkooper L. Am J Clin Nutr 1989; 50: 435-43). l’International Obesity Task Force (IOTOF), hanno stabilito che il BMI «offre la misura più accettabile per la definizione di sovrappeso e obesità, anche se il BMI, di per sé, non è in grado di distinguere la massa grassa da quella magra». A commento di tale affermazione, viene proposto di utilizzare i grafici che qui riportiamo (figura 2), elaborati dall’International Obesity Task Force, ove un BMI di 25 all’età di 18 anni indica sovrappeso e quello di 30 obesità, corrispondenti rispettivamente al 91° e al 99° percentile per chi usa i grafici di valutazione inglesi. Vi è da sottolineare, comunque, che questo indice è punto di riferimento utile più a scopo statistico che individuale e non può considerarsi il gold standard. Il peso globale di un individuo non distingue, infatti, il quantitativo di massa grassa, cioè la quota di adiposità, da quello di pertinenza della massa magra, costituita dalla componente muscolare e ossea. Questo aspetto va tenuto in considerazione soprattutto se applicato ad un soggetto in età evolutiva, quale è l’adolescente, ove si verificano alternanze tra accumulo di tessuto adiposo e fasi di maggiore sviluppo della massa muscolare e ossea (figura 1)4. Considerato che, per valutare l’adiposità, ci si può avvalere di strumenti semplici come la plicometria, la valutazione del rapporto tra circonferenza della vita e quella dei fianchi o di valutazioni più sofisticate come l’impedenziometria, l’acqua marcata, la DEXA (DualEnergy X ray Absorption), la TC e la RMN, ed altre tecniFigura 2. Curve che delineano sovrappeso e obesità, passando rispettivamente sul BMI 25 che ancora più complesse, kg/m2 e 30 kg/m2 , (a) maschi e (b) femmine, secondo l’International Obesity Task Force, su sia l’European Children campioni rappresentativi di sei Paesi (riferimento cit. 5). Obesity Group (ECOG), sia P.L. Giorgi: L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche 99 Ma non tutti sono concordi su questa proposta. Cacciari et al., sulla base dei dati rilevati in 16 su 20 regioni italiane, riguardanti soggetti da 6 a 20 anni di età, ritengono opportuno rifarsi a valutazioni nazionali6. Altrettanto propongono Luciano et al., i quali rilevano che i valori-limite del BMI per distinguere sovrappeso da obesità sono da rivalutare, dando la preferenza ai dati specifici per una determinata popolazione7. Dello stesso avviso sono i ricercatori tedeschi che sottolineano variazioni del BMI rispetto ai dati di Cole et al., non solo nella popolazione in età evolutiva della città di Heidelberg, ma anche in quella di altri Paesi europei8. Ben vengano nell’uso comune per il pediatra le carte nazionali, purché si tenga conto che le medie dei valori, quantunque con i crismi di adeguata metodologia statistica, non sono facili da applicare in un Paese come l’Italia il cui panorama etnico è quanto mai complesso. William Dietz sottolinea come circa la metà degli adolescenti con un BMI pari o superiore a 30 sia destinato a diventare un adulto obeso e come esista una correlazione tra l’essere obeso durante l’infanzia e l’adolescenza con l’entità dell’obesità dell’adulto e con la morbilità e la mortalità ad essa correlate. Questa constatazione è condivisa da uno studio longitudinale di lunga durata: in particolare nei soggetti con marcata deposizione di grasso nel tronco, già evidente in molti casi in età adolescenziale16. Quantunque è il grasso viscerale, che può non essere evidente all’esame clinico, a rappresentare il maggiore imputato. I suoi prodotti metabolici che defluiscono nel sistema portale sono i maggiori responsabili delle alterazioni del metabolismo lipidico, mentre il grasso esterno porrebbe minori problemi17. u Anche se non vogliamo attribuire al BMI un valore assoluto, potremmo tuttavia considerarlo un parametro, seppure relativo, nella pratica clinica e per quel soggetto. La sindrome metabolica L’obesità e la genetica Che l’obesità abbia – a monte – un bagaglio genetico («l’obesità corre in famiglia») continua ad essere oggetto di discussione. Nessun evento, fisiologico o patologico, può escludere l’interazione patrimonio genetico/ambiente. Per quanto riguarda l’obesità, che è ormai pandemia, non è questa la sede per discutere sul prevalere dell’una o dell’altra ipotesi9. Quello che è certo è che negli ultimi due decenni gli obesi si sono triplicati, in un ambiente ove i consumi alimentari, più qualitativi che quantitativi, si sono drasticamente modificati. Anche ammettendo l’ipotesi (discutibile) secondo la quale l’introito calorico non avrebbe subìto sensibili variazioni in eccesso, è innegabile che lo stile di vita è molto cambiato e – più precisamente – il dispendio energetico si è notevolmente ridotto, con conseguente accumulo di grasso, in misura maggiore qualora vi siano geni “compiacenti”. L’adolescente obeso e la patologia correlata La letteratura e l’esperienza personale ci inducono ad affermare che l’obesità quale problema sanitario non è ancora valutata a dovere. Tranne che presso i Centri specialistici, l’eccesso di peso, nell’ambulatorio del pediatra o del medico generalista, è considerato più un problema estetico, soprattutto se si tratta di adolescente femmina, che non una condizione a rischio per la salute. Tutto ciò malgrado che convegni, articoli e massmedia abbiano cercato di dare al fenomeno il dovuto risalto10-15. Nel 1998 l’OMS propose di unificare la cosiddetta “sindrome X” (iperinsulinemia conseguente a insulino-resistenza) col termine di sindrome metabolica. Questa modificazione di terminologia era motivata dal fatto che, pur essendovi nella sindrome metabolica l’insulinoresistenza, quest’ultima da sola non è conditio sine qua non per individuare la sindrome in questione. Secondo i criteri dell’OMS «i soggetti con diabete tipo 2, con inadeguata tolleranza al glucosio o con insulino-resistenza potrebbero rientrare nella sindrome se, oltre a queste anomalie del metabolismo glicidico sono presenti almeno due delle seguenti quattro condizioni: ipertensione, dislipidemia, obesità soprattutto addominale, microalbuminemia»18. Tuttavia, non vi è concordanza su tale definizione da parte di Gruppi di esperti del metabolismo lipidico, dell’ipertensione e delle malattie cardiovascolari, dell’Associazione Americana per il Diabete e del Centro di Controllo delle Malattie di Atlanta. Per quanto riguarda l’adolescenza, un editoriale del febbraio 2006 rafforza i dubbi. Sottolinea la necessità di un intervento precoce sull’obesità del bambino e dell’adolescente, di una vigilanza attenta del metabolismo glicidico del soggetto obeso e di una più appropriata individuazione – con dati basati sull’evidenza – dei fattori di rischio per patologie cardiovascolari19 (tabella 1). Questo concetto di un complesso insieme di patologie non ancora ben definito era già stato espresso da Eckel et al. Tabella 1. - Fattori favorenti l’obesità e le patologie connesse nell’adolescente. • Basso livello di attività fisica, sedentarietà, eccesso di frequentazione TV e videogames • Cospicua ingestione di grassi • Sovrappeso dei genitori • Elevato peso alla nascita • Mancato controllo genitoriale sui fuori-pasto • Frequentazione dei fast food 100 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Essi – pur affermando che nella fisiopatologia della sindrome è predominante l’insulino-resistenza e il diabete tipo 2 – accennavano al concorso di eventi pro-infiammatori sulla genesi delle complicanze cardiovascolari20, concetto ripreso successivamente da Grundy il quale auspica il ricorso ad una terapia farmacologica preventiva verso i singoli fattori di rischio21. Sarti e Gallagher prevedono che, nel prossimo decennio, in parallelo con l’estendersi dell’epidemia obesità e del diabete tipo 2, aumenterà anche la prevalenza dei fattori di rischio per patologia coronarica, rischi già presenti, secondo gli autori, già negli adolescenti e perfino nei prepuberi22. Lau et al. richiamano altresì l’importanza della proteina C reattiva (PCR) che risulterebbe correlata all’entità dell’eccesso di peso sia negli adulti che negli adolescenti23, mentre Huang et al.24 e Gilardini et al.25 individuerebbero nella adiponectina, proteina del gruppo delle adipocitochine prodotte dalle cellule adipose con azione anti-infiammatoria, un possibile marcatore di rischio di ipertensione e di patologia coronarica, (anche in assenza di diabete), in particolare nelle adolescenti femmine24. Una nozione da non trascurare è che obesità materna e diabete mellito gestazionale, oltre che peso elevato alla nascita, sono fattori favorenti la comparsa di elementi che possono rientrare nella sindrome metabolica già durante la fanciullezza, ed ancora di più in fase adolescenziale. Charlotte Boney et al. definiscono la sindrome metabolica una associazione di obesità, insulino-resistenza, intolleranza al glucosio, ipertensione e dislipidemia26. Una ipotesi suggestiva è quella di Sbarbati et al. Questi autori hanno rilevato elementi tipici dell’infiammazione nel tessuto adiposo di bambini obesi. Sulla base di tale rilievo, ipotizzano che questa situazione, purché associata all’aumento della massa grassa, possa contribuire in qualche misura, tramite le adipochine pro-infiammatorie, a promuovere l’insulinoresistenza, l’alterazione dell’endotelio e, in conclusione, preparare il percorso all’arteriosclerosi27. Del resto, una rigidità delle arterie e una alterazione dell’endotelio erano già state segnalate in bambini con grave obesità. Prenderemo ora in considerazione le singole patologie, sia quelle presenti nella sindrome metabolica, sia altre ad essa non propriamente connesse. Obesità e diabete Vivian ha titolato con una frase tutt’altro che ottimistica un suo recente articolo: «Type 2 diabetes in children and adolescents: the next epidemic?»28. La correlazione tra obesità e diabete in età adolescenziale non è evento di oggi. Già negli anni ’70, Sims et al. avevano coniato un termine quanto mai esplicito: «diabesity»29. Di recente, Meyre e Froguel avrebbero identificato, con studi sul genoma, un inibitore del recettore dell’insulina (ENPP1) sul cromosoma 6q come possibile responsabile dei meccanismi molecolari che stanno a monte sia dell’obesità che del diabete tipo 230. Questa condizione, ben nota al medico dell’adulto, sta incrementando la sua prevalenza anche nel bambino e nell’adolescente. Autori giapponesi, già nel 1998 dichiaravano che negli ultimi 20 anni la prevalenza dell’associazione diabete-obesità era aumentata di ben 30 volte31. La prevalenza del diabete tipo 2 varia a secondo del gruppo etnico del soggetto obeso. È alta nei nativi americani, negli indiani Pimas soprattutto, i quali hanno peraltro una situazione genetica particolare che comporta un livello già elevato a digiuno sia dell’insulina che del polipeptide pancreatico nei soggetti maschi, anche se non obesi. Una segnalazione interessante è quella di Maffeis et al. i quali, da uno studio longitudinale di 14 anni in bambini italiani, hanno sì accertato un trascinamento dell’obesità pediatrica a quella adulta, ma anche che una insulino-resistenza nei ragazzi non è elemento predittivo significativo di obesità in età adulta, così come una insulino-resistenza nelle ragazze obese si opporrebbe ad una evoluzione verso l’obesità oltre l’età evolutiva13. Notazione importante soprattutto per il pediatra, è quella di Dean, secondo cui – a differenza dei soggetti adulti con diabete 2 – i bambini che ne sono affetti possono esordire con un quadro di importante chetoacidosi, la quale può arrivare in maniera insidiosa32. È Alcuni elementi di sospetto di possibile evoluzione verso un diabete tipo 2 (DM 2), o di conferma dello stesso nell’adolescente. • Anamnesi gravidica di diabete gestazionale • Anamnesi familiare: altri membri adulti affetti da DM 2 • Obesità viscerale valutata sia con dati antropometrici, sia con dati strumentali • Livelli alterati di trigliceridi e della alanino aminotransferasi (ALT) • Glicemia e soprattutto insulinemia elevata negli esami di routine • Negatività degli anticorpi anti-insula o di altri auto-anticorpi • Segni di iperandrogenismo e l’Acantosis nigricans, possono essere elementi di sospetto di insulino-resistenza • I livelli di glicemia e di insulinemia a digiuno sono più indicativi del test di tolleranza al glucosio e del dosaggio dell’HbA1c • Infine, dati ematochimici di glicemia a digiuno di 126 mg/dL ed oltre, o di 200 mg/dL ed oltre dopo un pasto, se si associano a polidipsia, poliuria e perdita di peso, potrebbero essere nel bambino e nell’adolescente obeso un segnale dell’insorgenza di DM 2, anziché correlati ad una perdita volontaria o indotta di peso (Da Styne DM, et al.33) Va da sé che la prevenzione del DM 2 è inevitabilmente connessa alla prevenzione dell’obesità fino dalle prime epoche della vita, se non addirittura fin dalla gravidanza. P.L. Giorgi: L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche 101 Successivamente, sarà la volta delle norme dieteEducazione: stile di vita, attività fisica tiche, quali l’allattamento Farmaci: iniziare con metformina al seno e un divezzamento Traguardo: glicemia <126 mg/dL e/o HbA1c <7.0% non precoce, una dieta ricca di fibre e povera di grassi, il frequente monitoraggio clinico ed ematochimico, oltre, ma non ultima, Terapia adeguata Terapia inadeguata dopo 3-6 mesi (glicemia <126 mg/dL e/o HbA1c <7.0%). (glicemia >126 mg/dL e/o HbA1c >7%). alla incentivazione di una Continuare Aggiungere insulina glargine serale maggiore attività fisica. Ove la malattia si sia manifestata, se il controllo glicemico e la sensibilità all’insulina non sono ragSe la terapia combinata è adeguata Terapia combinata inadeguata dopo 3-6 mesi giunti con le misure di (glicemia <126 mg/dL e/o HbA1c <7.0%). (glicemia >126 mg/dL e/o HbA1c >7.0%). Continuare Aggiungere insulina due volte al dì prevenzione sopra esposte, la tendenza attuale è quella di ricorrere alla terapia farmacologica (figura 3). Figura 3. Terapia farmacologica.del diabete tipo 2 nell’adolescente obeso. Da: Childhood obesity Sia nel bambino che nell’a- and type 2 diabetes mellitus. Hannon TS, Rao G, Arslanian SA. Pediatrics 2005; 116: 473-80. dolescente, per mantenere la glicemia entro i limiti della normalità, si può usare la metformina34. Altri farmaci come sulfonilurea Tabella 2. Valori lipemici di orientamento secondo il Nae tiazolidinedioni, possono essere valide alternati28 tional Cholesterol Education Panel, Bethesda, 199136. ve laddove la metformina fallisca . Poiché in alcuni soggetti con DM 2 vi può esseValori in mg/dL Alti Limiti Ottimali re un rapido deterioramento delle beta-cellule, si • Colesterolo totale ≥200 170-199 <170 può ricorrere all’insulina, in particolare all’analogo insulina glargine, tenendo conto della possibi• Colesterolo LDL ≥130 110-129 <110 lità di eventi ipoglicemici. L’adozione personaliz• Colesterolo HDL < a 35 35-45 >45 zata di questi farmaci, singoli o in associazione, ol• Trigliceridi ≥100 75-99 <75 tre a intervenire positivamente sulla regolazione (età < 10 anni) glicemica, agisce sulla prevenzione dell’ipertensione e migliora il profilo lipidico già in età adole• Trigliceridi ≥130 90-129 <90 scenziale. (età 10-19 anni) Obesità e dislipidemie È stato ipotizzato che una inadeguata nutrizione fetale e conseguente basso peso alla nascita potessero essere responsabili di aumentato rischio di ipercolesterolemia, di obesità e di patologie cardiovascolari,correlazione, oggi, sempre meno sostenuta da studi longitudinali35. Più rilevante è negli adolescenti l’associazione tra livello di colesterolo ed aumento del tessuto adiposo. Secondo il National Cholesterol Education Program for Children, già in bambini di due anni di età si dovrebbe eseguire una valutazione a digiuno dei valori lipemici (tabella 2), se in presenza di una delle seguenti condizioni: • quando un genitore (o un nonno di età inferiore a 55 anni) soffre di malattie cardiovascolari; • se un genitore ha livelli di colesterolo superiori a 240 mg/dL; • se l’adolescente ha un regime di vita sedentario; se fuma; se è già affetto da DM 2; • soprattutto se il suo BMI indica obesità. Obesità, pubertà ed eventuali successive complicanze È evenienza frequente che i genitori consultino il medico perché ritengono che lo sviluppo dei genitali del loro figlio sia inadeguato, in particolare in età puberale. Si tratta in realtà di un ritardo apparente di sviluppo (tranne che in rari casi di sindromi malformative o di endocrinopatie), essendo i genitali immersi nel grasso superfluo del basso addome. L’esperienza personale insegna che mentre questo è un motivo frequente di consultazione, da parte dei genitori si tende, invece, a sottovalutare il problema obesità. Una misurazione accurata della lunghezza reale del pene, confermata dal valore dei percentili ad hoc per l’età, associata alla valutazione delle dimensioni dei testicoli con l’orchidometro, tranquillizza i genitori, ma non sempre elude il problema nel paziente. Questi soggetti, infatti, puberi o post-puberi, spesso riducono o sospendono ogni attività fisico-sportiva, specie se di gruppo, perché essa comporterebbe (ad esempio al momento della doccia) una comparazione dei genitali. 102 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Un tale allontanamento dallo sport è ancora più pronunciato se si associa ad adipo-ginecomastia. In tali casi, anche se per via indiretta, la visita del pediatra o del medico generalista può essere l’occasione per affrontare il problema dell’eccesso ponderale37. Nelle adolescenti obese si verificano frequentemente oligomenorrea, amenorrea o irregolarità del ciclo, spesso associate ad irsutismo. Per quanto riguarda la comparsa del menarca, che è risultata più precoce nei dati degli studi dell’ultimo decennio rispetto a quelli degli anni precedenti – sulla base di uno studio longitudinale (Fels Longitudinal Study), Demerath et al. non concordano sull’ipotesi che la precocità del menarca sia da correlare all’aumento di BMI38. L’eccesso ponderale, nelle ragazze adolescenti, specie in quelle con irregolarità mestruali, eccesso che risulta spesso associato ad iperinsulinemia e ad aumentato tasso di androgeni, aumenta il rischio della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), sindrome che si verificherebbe più di frequente in soggetti i cui padri presentano una sindrome metabolica39. La PCOS è caratterizzata da cicli anovulatori, causa frequente di infertilità, e non di rado da elevati livelli di androgeni in circolo come testosterone, DHEA, DHEAS, a causa di una loro aumentata produzione da parte del surrene e delle ovaie40. L’iperinsulinemia rientra in causa nella PCOS, sia perché aumenta il testosterone libero a seguito della stimolazione degli androgeni ovarici e la soppressione della SHBP, o proteina legante gli ormoni sessuali, sia per l’incremento dei livelli liberi del IGF-1, cui si dà molta importanza da parte di Silfen et al. nell’aumento di androgeni delle ovaie e dei surreni41. Conseguente all’obesità è, inoltre, un aumentato rischio di ginecomastia peripuberale nei soggetti maschi a causa della aromatizzazione extraghiandolare degli androgeni in estradiolo, con l’ associazione, negli adolescenti obesi più gravi, di una riduzione del testosterone totale e libero. La ginecomastia, che in questi casi sarebbe più opportuno definire “adipo-ginecomastia”, non è un problema minore, perché incide profondamente sulla percezione di sé a livello psicologico. Per esperienza personale, laddove siano escluse patologie endocrine o sistemiche (per es. cirrosi epatica), o neoplastiche, o cromosomiche (es. sindrome di Klinefelter), e nei casi non responsivi agli anti-estrogeni (es. tamoxifene), è necessario ricorrere alla chirurgia plastica. Obesità, ipertensione e problemi cardiovascolari L’ipertensione è un evento frequente nell’adolescente obeso, tre volte più frequente rispetto al soggetto normopeso. La pressione sistolica, in particolare, è correlata all’entità del BMI e alle alterazioni del metabolismo lipidico42. Una correlazione positiva più stretta risulterebbe tra entità dell’eccesso ponderale e bassa quota di colesterolo HDL43. Anche l’iperinsulinemia e l’i- perleptinemia sono stati considerati cofattori dell’ipertensione nell’adolescente obeso. La frequenza cardiaca è più alta, anche a riposo, nell’adolescente obeso rispetto al normopeso. Risulta anche una maggiore variabilità pressoria, sia sistolica che diastolica e sia durante il giorno che durante la notte, in una ricerca effettuata tra studenti adolescenti obesi: e non obesi, il che suggerirebbe una iperattività del sistema nervoso simpatico44. Altro dato rilevante è che il riempimento diastolico in bambini e adolescenti obesi non sintomatici è in stretto rapporto con l’entità del BMI. Un particolare importante è che le molecole delle cellule di adesione possono risultare un utile marcatore della disfunzione endoteliale e del precoce instaurarsi dell’aterosclerosi45. Lo spessore delle arterie, che – se aumentato – potrà essere motivo di significative patologie cardiovascolari nell’adulto, risulta associato, nell’adolescente, alla quantità di grasso viscerale46. Obesità e problemi repiratori L’obesità, soprattutto se di grado elevato, si accompagna a modificazioni della funzione respiratoria. Ne sono espressione l’aumento del volume residuo, la riduzione della capacità funzionale residua, del volume di riserva espiratoria, e della capacità funzionale totale. Responsabili sono una ridotta espansione toracica a causa della compressione esercitata dal grasso sottocutaneo e di quella sul diaframma per l’eccesso di grasso addominale. La conseguenza è uno scarso riempimento alveolare. Le ripercussioni cliniche sono proporzionali al grado di obesità. Da quelle frequentemente evidenziabili nell’adolescente che fa attività sportiva, il quale presenta fatica muscolare anche con esercizi di lieve entità normalmente ben tollerati, alle gravi forme di ipoventilazione, delle quali la più nota è la sindrome di Pickwick. In questa forma, come in altre obesità sindromiche o meno, vi è anche un cofattore aggravante, rappresentato dall’ostruzione delle vie aeree superiori, di cui il russare è l’espressione più eclatante, oltre che una probabile iposensibilità respiratoria alla CO247,48. Crisi di apnea nel sonno sono assai frequenti nel bambino e nell’adolescente obeso. Ipoventilazione, sonnolenza, ipossia ed ipertrofia del ventricolo destro, policitemia, talora enuresi e deficit cognitivo49, suggeriscono l’opportunità sia di un intervento di adeno-tonsillectomia, se queste formazioni anatomiche sono chiaramente ostruenti sia, ovviamente, la necessità di una riduzione del peso corporeo. L’asma peggiora nel ragazzo e nell’adolescente obeso. Il Children’s Health Study avrebbe dimostrato che l’asma è più frequente nell’obeso non allergico che in quello allergico, in quanto lo sforzo induce dispnea, che scoraggia il soggetto a continuare una qualsiasi attività fisica50. P.L. Giorgi: L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche Sarebbe opportuno che per ogni adolescente obeso si eseguissero esami preliminari di facile attuazione, come il volume espiratorio forzato in 1 secondo, la capacità vitale forzata, oltre che il rilievo della frequenza respiratoria dopo 5-15 minuti di esercizi col cicloergometro. Oggiano mette giustamente in guardia sull’uso prolungato di antistaminici nei soggetti asmatici obesi e allergici, antistaminici che, chi più chi meno, inducono aumento dell’appetito e, quindi, ulteriore incremento ponderale47. Altrettanto dicasi per i cortisonici, anche per la loro azione sul metabolismo glucidico e sul consolidamento della struttura ossea proprio in età evolutiva; piuttosto, dovrebbero preferirsi cicli di steroidi inalatori, anche se di questi, per esperienza personale, si fa troppo spesso uso inappropriato (financo per un banale colpo di tosse conseguente a minime flogosi del rino-faringe). I rapporti tra asma e obesità sono, tuttavia, ancora da chiarire51. Si è ipotizzato che uno stile di vita sedentario distolga il bambino e l’adolescente da attività all’aperto, con possibilità di maggiore contatto con allergeni inalanti “indoor”, e che la scarsa attività fisica riduca la capacità di distensione della muscolatura liscia bronchiale. Altra ipotesi è che sia l’obesità a causare l’asma, promuovendo soprattutto uno stato pro-infiammatorio nelle vie respiratorie, con il coinvolgimento della leptina, la quale è in grado di stimolare la liberazione di citochine dal tessuto adiposo e la risposta di tipo TH1, con conseguente aumento dei livelli di IFN-g. Ne conseguirebbero uno stato infiammatorio cronico e una compromissione della funzione polmonare52. Anche gli ormoni femminili contribuirebbero all’associazione asma-obesità. Herrera-Trujillio et al. riferiscono che questa associazione risulta infatti più frequente nelle adolescenti che hanno avuto un menarca precoce53. Un ulteriore punto da chiarire è quello delle apnee ostruttive nel sonno, ove l’ostruzione totale o parziale a livello delle prime vie aree comporta, innanzitutto, se le crisi sono ripetute e prolungate, una riduzione della saturazione dell’ossiemoglobina e/o ipercapnia. Se si tratta di un soggetto obeso, bambino o adolescente che sia, si può instaurare una ipertensione polmonare che aggrava il rischio di complicanze cardiovascolari in età successive. Oltre a ciò, vi sarebbe anche un incremento dell’insulino-resistenza, già latente in questi soggetti. Non ultimo, il maggiore rischio nell’obeso di un eventuale intervento di adeno-tonsillectomia, intervento che, nel 25% dei casi, si accompagnerebbe ad una compromissione respiratoria post-operatoria per una diminuita risposta all’ipercapnia54. Se ne deduce che questi soggetti non possono essere trattati in regime di day hospital, ma richiedono un ricovero per una vigile sorveglianza. A margine dei problemi respiratori nell’adolescente obeso, non è fuori luogo la segnalazione di Kunutson, il quale mette in relazione l’incremento dell’obesità in questo soggetti con una minore durata delle ore di sonno. 103 È stato calcolato che, all’inizio del secolo scorso, la durata del sonno era di 9,1 ore; nel 1954 era scesa a 7,4 ore. Oltre ai cambiamenti delle abitudini sociali (TV, videogames, discoteca), questo rapporto inverso tra il valore del BMI e le ore di sonno, poiché si verifica più nell’adolescente maschio che nella femmina, potrebbe essere legato a diversi comportamenti ormonali55. Chi scrive propende piuttosto per modificazioni delle abitudini sociali. L’adolescente che vede la TV in seconda serata, o che va in discoteca, difficilmente recupera le ore di sonno perdute. Inoltre, procrastinare il sonno (una serata fuori casa, gli amici, la discoteca) può coincidere con un abuso di bevande alcoliche, ulteriore fattore di incremento ponderale. Obesità e “fegato grasso “ La malattia del fegato grasso o malattia grassa non alcolica del fegato, citata nella letteratura internazionale con la sigla NAFLD, è di riscontro sempre più frequente. Va di pari passo con l’aumentata prevalenza dell’obesità, può essere evidente già nel bambino e ancor più nell’adolescente, con stretta correlazione col BMI. Sta venendo alla ribalta per una maggiore attenzione che pediatri, nutrizionisti e dietologi stanno prestando (ma solo da pochi anni) alle complicazioni endocrino-metaboliche dell’obesità in età infantile e adolescenziale56. Come citano Maggiore e Fondelli, «la NAFLD è prevalentemente asintomatica, clinicamente silente ed è identificata occasionalmente dal riscontro di una iperecogenicità del parenchima epatico, a seguito di un esame eseguito, di solito, per un dolore addominale ricorrente, oppure in seguito al riscontro casuale di un aumento modesto e persistente delle aminotrasferasi sieriche»57,58. La conferma viene dai risultati del 1999-2000 National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES III), dai quali emerge che il 10% degli adolescenti obesi ha un aumento della alanino aminotransferasi (ALT), suggestiva della malattia in questione. Ulteriore conferma, da parte degli autori dell’indagine NHANES III, è quella della scarsa attenzione all’obesità in età pediatrica come possibile causa di patologie più o meno manifeste ad essa correlate59. Uno studio multicentrico italiano, condotto su soggetti obesi dai 4 ai 20 anni, avrebbe dimostrato steatosi epatica nel 55,4% dei soggetti esaminati e nel 20,3% un aumento della ALT60. Quest’ultima risulterebbe più elevata di 6 volte nei maschi adolescenti rispetto alle femmine di pari età, con prevalenza maggiore nei soggetti di origine asiatica o di discendenza ispanica negli USA61. Le differenze tra i vari gruppi etnici, come precedentemente esposto, non riguardano solo l’incidenza o la prevalenza della NAFLD, ma anche la progressione di questo danno verso quadri più severi quali la steatoepatite non alcolica o NASH, già descritta, negli anni ’80, nei bambini, da Moran et al.62. 104 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Esse riguardano quadri ancora più gravi, come Considerando che la perossidazione lipidica, cui risulta da una ampia serie di soggetti obesi in età consegue un danno secondario dell’epatocita, possa evolutiva, il 10% dei quali – da un modesto aurappresentare il momento patogenetico del passagmento della ALT e fegato grasso – studiati longigio dalla NAFLD alla steatoepatite, potenzialmente tudinalmente, passa, seppure in numero limitato, progressiva, si è tentato l’uso di anti-ossidanti non a quadri di steatoepatite, poi a fibrosi e, successisolo nell’adulto ma anche nell’adolescente. Vitamina vamente, a cirrosi63-65. E, S-adenosilmetionina, betaina, selenio, acido ursodesossicolico, la metformina stessa ove vi fossero eleLa malattia grassa del fegato vede come prima menti di insulino-resistenfase l’eccesso di trigliceriza, sono i tentativi teradi e carboidrati nella diepeutici effettuati. La ta. Gli acidi grassi liberi Abbiamo tentato, in questa parte della rasilibina, un bioflavonoide, (FFA) che nel fegato ensegna, di dare un quadro più aggiornato appartenente al gruppo trano nella catena dell’ospossibile (non presumendo che sia comdei flavonolignani, si sasidazione mitocondriale, pleto) della fisiopatologia del fegato grasso rebbe dimostrata efficace a in alcune situazioni, e fra del bambino, dell’adolescente e dell’adulto, livello sperimentale sui queste l’obesità, determiotre che delle prospettive terapeutiche. ratti70. Tutti questi farmanano in quest’organo una Non possiamo ignorare, tuttavia, quanto steatosi per accumulo di ci non hanno dimostrato, al espresso in un recente lavoro di Riley et al. In trigliceridi nell’epatocita. momento, anche per l’esisostanza, un monito per la classe medica, e in particolare per quella pediatrica: quanti bamL’insulino-resistenza è guità di studi controllati bini o adolescenti vengono sottodiagnosticauno dei fattori determiprospettici (tranne, forse, ti, pur essendo già in sovrappeso, o già pornanti. la vit E), un reale vantagtatori di fegato grasso o di elementi di sindroNegli adolescenti e nei gio rispetto all’intervento me metabolica? Secondo gli autori sono la giovani adulti con alto dietetico e a quello sullo maggioranza73. grado di obesità (BMI stile di vita, volti a ridurre >40) l’insulino-resistenza il BMI71,72,73. è sempre presente e correla positivamente oltre che con elevati valori enInfine, un’ulteriore considerazione personazimatici (ALT, AST, gamma-GT), anche con valori le. Sarebbe da verificare l’esattezza della sielevati di ferritina66. In un gruppo di soggetti obegla NAFLD, cioè: fegato grasso non dovuto si dai 7 ai 14 anni, oltre l’insulino-resistenza, anall’alcol. Siamo proprio sicuri che l’adolescente che uno stress ossidativo e uno stato di infiamobeso non assume alcol? Dati recenti dalla Svizmazione sistemica, seppure limitato, sarebbero zera e dalla Norvegia dimostrerebbero che i cosidimplicati nella patogenesi dell’epatopatia evoludetti “alcopops”, bevande dolci e colorate col 5tiva correlata all’obesità67. Il percorso della NA7% di gradazione alcolica (per non parlare di birFLD può limitarsi, quindi, al solo accumulo di ra e vino), sono di usuale consumo in discoteca o in altri luoghi di ritrovo, dove gli adolescenti con ecgrassi nell’epatocita, oppure, per l’intervento di cesso ponderale non sono una esigua minoranza74. citochine pro-infiammatorie, può progredire verso un ulteriore danno istologico, cioè verso la NANei soggetti con fegato grasso da obesità, la coSH, sviluppare fibrosi e, come evento finale, la lelitiasi, che è relativamente frequente nell’adulcirrosi. Se questa sequenza è di gran lunga più to (in particolare se si sottopone a riduzione di pefrequente nell’adulto, non va sottovalutata nell’aso), negli adolescenti obesi ha una scarsa prevalenza. Kaechele et al. l’hanno stimata intorno al dolescente, perché, a monte di questa, c’è l’obesità, dichiarata dai valori del BMI; condizione, 2%, con maggiori rischi per il sesso femminile75. che, salvo correzioni di rotta dietetica, comportamentale o farmacologica, si trascina fino all’età post-adolescenziale. Obesità e problemi ortopedici ■ Un ulteriore elemento si inserisce nel percorso obesità-NAFLD-NASH. Si tratta dell’intervento di una importante citochina, l’adiponectina, secreta dall’adipocita, la cui riduzione nel siero correla in maniera inversa col BMI, dal che si può dedurre che l’obesità è anche espressione di una adiponectina-deficienza. Altrettanto dicasi, per tale iter di ulteriore danno epatico, per i valori elevati della ALT e per il riscontro di una NASH già in età adolescenziale, che, stando alle affermazioni di Stefan et al.68, correlano negativamente col tasso di adiponectina nel sangue. Louthan M. et al. hanno avanzato, di recente, l’ipotesi che, in futuro, l’adiponectina potrebbe avere un ruolo importante nella terapia delle condizioni istopatologiche sopra esposte69. Le alterazioni strutturali dell’adolescente sovrappeso o francamente obeso sono di comune riscontro. Un inappropriato sovraccarico della struttura scheletrica, in particolare a livello delle epifisi, può alterare il normale andamento di crescita delle stesse. Una aumentata compressione del piatto epifisario da un lato può alterare la crescita dello stesso in questa sede, mentre, dall’altro lato, la proliferazione del tessuto procede regolarmente, creando così una asimmetria dell’articolazione interessata. Uno degli aspetti più appariscenti è il ginocchio valgo, che già nel bambino obeso si presenta con una distanza intermalleolare superiore a 10 cm, e che di regola è bilaterale, con i condili femorali che vengono a contatto tra loro. P.L. Giorgi: L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche Nel periodo di massimo accrescimento ponderale, che, di solito, almeno nel maschio, si verifica tra i 12 e i 16 anni e più precocemente nella femmina, il ginocchio valgo è la regola, specie in soggetti con lassità muscolo-ligamentosa generalizzata, a causa di un sovraccarico funzionale della cartilagine coniugale femorale per una lassità capsulo-ligamentosa prevalentemente mediale e abnorme sviluppo del condilo da quel lato77. È poco verosimile, come prospettano Bonet Serra et al., che sia il ginocchio valgo ad essere responsabile dell’obesità78. Se si deve dare credito alla medicina basata sull’evidenza, non si può negare che sia l’obesità la causa primaria e che, a sua volta, il ginocchio valgo contribuisca ad accentuarla per la minore attività fisica. 105 pestività è necessaria perché il non dilazionabile trattamento chirurgico, oltre a quello volto alla riduzione dell’obesità, possa risultare efficace, almeno nel ridurre le possibili sequele83. Piede piatto. È una condizione fisiologica nei primi anni di vita, sia perché l’arco plantare a questa età ha un tessuto adiposo sottocutaneo che fa da cuscinetto, sia perché c’è una volta plantare abbassata per la lassità ligamentosa, anch’essa fisiologica nella prima infanzia. Queste condizioni possono mimare un piattismo inesistente. Diventa deformità strutturata nella seconda e terza infanzia, ove si rende più evidente la deviazione in valgismo del calcagno, la protrusione in direzione plantare e mediale della testa astragalica, con appiattimento patologico della volta plantare. Il sovraccarico ponderale conLa tibia vara o malattia di Blount o osteoseguente ad una condizione di obesità si rende più condrite deformante della tibia, è caratterizzata evidente durante l’adolescenza, epoca in cui il rapida una crescita irregolare della fisi tibiale mediado accrescimento strutturale e l’aumento del peso le, il che conferisce un aspetto ad arco delle gambe. corporeo creano uno squilibrio tra richiesta funzioBambini e adolescenti – in una percentuale dal nale e resistenza dei tendini e legamenti del piede84. 50% all’80% – presenterebbero anche obesità79. L’esame istologico della cartilagine di accresciRiddiford-Harland et al., in un confronto tra soggetmento della tibia dimostrerebbe in questi casi alti prepuberi normopeso e soggetti obesi, mettono in terazioni molto simili a quelle che si riscontrano guardia che se già prima della pubertà esistono quenella epifisiolisi (vedi oltre), cioè fissurazioni della ste anomalie strutturali del piede, esse necessitano fisi, e tentativi di riparazione con tessuto fibro-vadi attenzione; se l’eccesso ponderale prosegue duscolare e cartilagineo a livello della giunzione fisiorante l’adolescenza, sintomatologia dolorosa e conmetafisaria. Nei soggetti seguente ridotta attività ficon insorgenza tardiva sica potrebbero rappresendella tibia vara dobbiamo tare uno sconfortate circolo A parte i problemi di ordine strutturale sultener conto anche del posvizioso85. Quando la valul’apparato osteo-articolare conseguenti alsibile varismo del femore tazione clinica e gli esami l’obesità, nel prepubere e successivamente nella parte distale. strumentali dimostrano nell’adolescente non vanno sottovalutati i Queste deformità degli un appiattimento del pieproblemi tecnico-operatori. Fratture, deforarti possono essere corretde, o una tendenza allo mità, in particolare scoliosi e cifosi, al mote chirurgicamente, anche stesso, può essere proposto mento dell’applicazione di apparecchi gesper ridurre i rischio di l’intervento chirurgico già sati e di protesi mobili, presentano difficoltà una artrite degenerativa all’età di 10-12 anni, coinoperative maggiori negli obesi rispetto ai del ginocchio, considerancidente di solito, nelle rasoggetti normopeso. I risultati possono esdo che il persistere del sogazze, con l’inizio della pusere insoddisfacenti e, se sono necessari vrappeso limita l’efficacia bertà. interventi chirurgici, le ferite hanno tempi dei risultati80. più lunghi a rimarginare, con esiti non semProblemi di postura. pre esteticamente accettabili76. L’epifisiolisi è una Poiché durante l’adolecondropatia nella quale l’escenza può manifestarsi pifisi prossimale del femouna scoliosi, occorre fare re presenta uno scivolamento, quasi sempre in direattenzione alle eventuali deviazioni del rachide, esazione postero-inferiore, con migrazione prossimale me necessario anche se più impegnativo per il noteanteriore della metafisi femorale. Sebbene questa vole spessore del grasso sottocutaneo che può macondizione, descritta anche come coxa vara dell’adoscherare le deviazioni. lescenza, possa verificarsi anche in alcune endocriAltro problema è quello della iperlordosi, che si nopatie, per il 50%-70% dei pazienti, soprattutto se presenta con un addome prominente, dovuto non sol’evento è bilaterale, la causa è l’obesità. Uno stretto lo ad una anomala postura statica del rachide, ma rapporto tra valori del BMI e tale affezione è stato anche al notevole accumulo di grasso in questa sede, sottolineato da Manoff et al.81, così come la prognosi soprattutto nell’adolescente maschio, oltre che ad una debolezza della muscolatura addominale. Il tutè stata messa in correlazione, oltre che all’età alla diagnosi (di solito compresa tra i 10 e i 16 anni), anto si può appurare, sul piano diagnostico, con un esache alla durata dei sintomi, e ovviamente al grado di me radiografico in ortostatismo. Oltre a ciò, come segnalato da Goulding et al., i scivolamento82. Un richiamo opportuno da parte di Katz è quelproblemi del rachide, così come di altre strutture lo sull’importanza di una diagnosi precoce, che talossee dell’adolescente obeso, sarebbero in parte da volta non avviene perché mascherata da sintomaimputare ad un minore contenuto minerale dei tologie dolorose dell’anca o del ginocchio. La temcorpi vertebrali86. 106 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Pseudotumor cerebri Questa condizione, che viene anche definita ipertensione intracranica benigna, è più frequente nel soggetto prepubere che nell’adolescente. Tuttavia va tenuta in conto, se si considera che si associa all’obesità nel 30%-80% dei casi. Segni e sintomi di questa ipertensione transitoria sono cefalea, papilledema, diplopia, perdita della visione laterale, instabilità e irritabilità. In questi casi, il sistema ventricolare è normale o leggermente dilatato, e non vi sono segni clinici o strumentali di lesioni focali87. Cenni di terapia medica e chirurgica Non ci soffermeremo sulla prevenzione per non cadere nell’ovvio, perché essa, a nostro parere, è l’unico intervento terapeutico che può quanto meno arginare l’epidemia dell’obesità. Della prevenzione, il pediatra è il primo attore, purché intervenga fin dai primi mesi di vita con misure dietetiche e, successivamente, con le raccomandazioni di uno stile di vita adeguato che coinvolga tutti i componenti il nucleo familiare. A nulla valgono le estenuanti sedute presso dietologi e nutrizionisti se non vi è un coinvolgimento globale: dalla famiglia, alla scuola, alla società. Inutile anche, e talvolta ipocrita, nascondersi dietro il luogo comune secondo cui «l’obesità corre in famiglia». La genetica ha una sua importanza, ma è solo una concausa; solamente in un esiguo numero di casi, che non fa statistica, può essere fattore determinante. Gestire l’adolescente obeso è compito difficile, e su questo concordano tutti coloro che si occupano di nutrizione in età evolutiva. McCarthy e Ashwell88, di fronte al dilagare dell’obesità e ad un percorso con difficile ritorno, propongono agli adolescenti questo messaggio: “Mantenete almeno la vostra circonferenza addominale al di sotto della metà della vostra statura“. QUALE SPAZIO HANNO NELL’ADOLESCENTE OBESO LA TERAPIA FARMACOLOGICA E QUELLA CHIRURGICA? Le linee-guida negli USA indicano un possibile impiego di farmaci nella fascia di età adolescenziale, ove il BMI sia superiore a 27 se a ciò si associano condizioni di patologia precedentemente enunciate, od anche in assenza di queste se il BMI è superiore a 30. Criteri di massima per l’accettazione della farmacoterapia dell’obesità nell’adolescente. • Eccesso ponderale elevato • Presenza o alto rischio di alterazioni metaboliche e/o cardiovascolari • Obesità grave in famiglia • Fallimento di provvedimenti sulla dieta e sullo stile di vita Orlistat. È un inibitore della lipasi intestinale; riduce l’assorbimento di circa il 30% dei grassi. È consigliato, per quanto riguarda gli adolescenti, nei soggetti tra i 12 e i 16 anni che contemporaneamente attuino anche una terapia dietetica. Una recente comunicazione da parte di gastroenterologi israeliani dell’Università di Tel Aviv parla anche di un possibile miglioramento del fegato grasso non alcolico (NAFLD), e di una riduzione della ALT89. Può avere effetti collaterali a livello intestinale quali: steatorrea, urgenza defecatoria, aumento del numero delle scariche. Poiché con la steatorrea si perdono vitamine liposolubili, importanti soprattutto nei soggetti ancora in crescita come sono gli adolescenti, questa perdita va reintegrata con preparati multivitaminici, in particolare in quegli adolescenti obesi i quali non abbiano ancora raggiunto la maturità scheletrica. Sibutramina. Ha una azione anoressizzante. È un inibitore della ricaptazione della serotonina e dell’adrenalina La sua azione, seppure incoraggiante nelle fasi iniziali della terapia, si attenua o si esaurisce, secondo Reisler et al., nell’arco di 6 mesi circa. Questa affermazione deriva da un studio che i suddetti autori hanno eseguito su adolescenti femmine di età dai 13 ai 18 anni90. Sia per l’orlistat che per la sibutramina, pur essendo farmaci approvati per gli adolescenti anche in Europa, Durant e Cox raccomandano studi più prolungati per stabilirne l’efficacia ed i rischi in questa fascia di età91. Con altrettanta cautela si esprime Molnar92, il quale accenna alla possibilità di nuovi farmaci, in particolare al rimonabant, un bloccante selettivo del recettore cannabioide-1 (CB1), usato per il momento i pazienti obesi adulti con dislipidemia aterogenica. Questo farmaco indurrebbe un aumento dell’adiponectina in circa la metà dei casi, ma non è privo di effetti collaterali come depressione, ansia e nausea93. Tutti questi farmaci non sono ancora corredati da sufficienti informazioni sia sui benefici che sugli eventuali rischi, tant’è che se ne auspica una attenta valutazione post-marketing, e non solo per gli adolescenti94. In data 6 marzo 2002 la Commissione Unica del Farmaco (CUF) aveva deliberato la sospensione cautelativa della vendita delle specialità contenenti sibutramina, in seguito alla segnalazione di eventi avversi cardio-circolatori in 50 soggetti adulti, con 2 morti sospette. Nell’agosto 2002 queste specialità sono state riammesse in commercio, con la raccomandazione che la loro prescrizione fosse riservata agli specialisti di cardiologia, diabetologia, medicina interna e scienza dell’alimentazione. È Una nota personale. Questi stessi farmaci possono essere acquistati via internet, espediente che può essere utilizzato anche dagli adolescenti, soprattutto da quelli più ‘anziani’, senza il filtro, quindi, di una valutazione medica di necessità e di rischio. Varrebbe la pena che la CUF riflettesse su questa possibilità. P.L. Giorgi: L’adolescente e l’obesità: patologie organiche correlate e proposte terapeutiche TERAPIA CHIRURGICA O BARIATRICA La segnalazione più consistente di questo tipo di terapia risale al 1975, da parte di Soper et al., con interventi di bypass gastrico o di gastroplastica, in 18 adolescenti obesi di età inferiore ai 20 anni95. Nel 1980, Anderson et al., in 30 soggetti adolescenti, ottennero calo ponderale di 40 kg a 3 anni, e di 26 kg a 5 anni dopo l’intervento96. Studi successivi hanno dimostrato un mantenimento del calo ponderale anche dopo 10 anni dall’intervento. Quali sono le condizioni per la terapia bariatrica? • Obesità grave con BMI superiore o uguale a 40 • Tentativi dietetici, comportamentali e farmacologici falliti • Maturazione scheletrica quasi completata • Presenza di patologie importanti connesse all’obesità, significativa e alta probabilità di un miglioramento delle stesse quando sia avvenuto il calo ponderale Non ci soffermeremo sulle tecniche chirurgiche, che possono essere di tipo restrittivo come l’ adjustable gastric banding (AGB) o di tipo restrittivo-malassorbitivo quale il bypass gastrico, che certamente si gioveranno di miglioramenti tecnici in grado di aumentare la perdita del peso eccessivo e di mantenere più a lungo questa condizione. Ciò è quanto sostengono Baker et al.97 che riferiscono una loro esperienza in soggetti adolescenti, con una perdita di peso del 60% dell’eccesso iniziale, con un mantenimento di tale risultato a distanza di 10 anni, con ridotta incidenza di patologie legate all’obesità, ed in particolare con un miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, gli stessi autori elencano anche gli effetti indesiderati: calcolosi biliare, aderenze cicatriziali, erniazione della parete addominale e, conseguenza severa per soggetti ancora in età evolutiva, deficienza di micronutrienti e anemia. Dello stesso tenore i risultati ottenuti da Sugerman et al.98 i quali, in una revisione di 20 anni di chirurgia bariatrica in soggetti adolescenti, riferiscono della possibilità di effetti collaterali, in parte dovuti a deficienze tecniche nel periodo iniziale di questo tipo di trattamento, effetti talora anche più gravi di quelli riportati da Baker et al. Tuttavia, sottolineano che tali rischi sono superati dal beneficio ottenuto non solo riguardo alle patologie associate ma, soprattutto, riguardo l’autostima e la vita sociale di questi sfortunati pazienti. 107 Una nota di prudenza è quella che emerge dall’esperienza di Steinbeck99 il quale ritiene che solo dopo appropriati provvedimenti dietetici con coinvolgimento familiare, e soprattutto dopo aver esperito il tentativo di un cambiamento radicale dello stile di vita (intensa attività fisica e, ove è il caso, trattamento farmacologico), solo allora negli adolescenti più grandi con grave obesità può essere proposta la chirurgia bariatrica. In un recente articolo, Garcia e De Maria100 suggeriscono alcuni criteri riassuntivi per la chirurgia bariatrica nell’adolescente: 1) che il rischio di complicazioni operatorie e di recidive sia minimo; 2) che il traguardo che ci si propone sia il migliore possibile; 3) che vi sia una possibilità di reintervenire per la fallita perdita di peso e per la ricomparsa di patologie conseguenti l’obesità. Gli autori sottolineano, infine, che quanto più alto è il valore del BMI, tanto maggiore sarà il rischio di decesso intraoperatorio, o quanto meno il rischio di complicanze e di risultati al di sotto delle attese. Non meno importante, secondo Zeller et al.101 è la valutazione della qualità della vita e l’eventuale presenza di una sintomatologia depressiva come criteri di selezione per un percorso terapeutico che abbia i minimi rischi e le maggiori possibilità di successo a lungo termine. Sebbene vi sia un’ampia esperienza sulla terapia chirurgica nell’adulto obeso, si discute ancora sulle metodiche da utilizzare per l’adolescente. Da un lato, alcuni autori, come Angrisani et al.102 del Gruppo di Studio Collaborativo Italiano per il Lap-Band System, ritengono questa metodica una opzione interessante per l’adolescente obeso, anche se con la riserva di ulteriori valutazioni a distanza. Dello stesso parere sono Parick et al.103 che valutano questo intervento, condotto per via laparoscopica, il più sicuro in termini di complicazioni immediate e a distanza. A ciò fanno da contraltare i sostenitori del bypass gastrico (Roux-en type of Gastric Bypass), secondo i quali tale procedura, anch’essa eseguita per via laparoscopica, dà garanzie di sicurezza e di efficacia per gli adolescenti obesi104; essa sarebbe addirittura da considerarsi quale gold standard, secondo Wulkan e Durham105, i quali, peraltro, ammettono che anche l’adjustable gastric band offre risultati promettenti, è reversibile e comporta minori rischi. A questo punto non resta che sottolineare che la terapia dell’obesità dell’adolescente con la chirurgia bariatrica, mediante le due tecniche prospettate, necessita di una attenta monitorizzazione sia clinica, chirurgica, nutrizionale, sia psicologica, trattandosi di un soggetto in fase dinamica di sviluppo, non solo corporeo; quindi non raffrontabile all’adulto obeso. 108 Recenti Progressi in Medicina, 98, 2, 2007 Conclusioni: i punti-chiave ■ L’adolescente obeso è uno scomodo testimone che il pediatra passa al medico dell’adulto. Non si tratta solo di un soggetto il cui Indice di Massa Corporea indica sovrappeso oppure obesità, bensì di un soggetto che può già presentare, oltre l’eccesso ponderale, patologie di rilievo. La sindrome metabolica, il diabete tipo 2, il fegato grasso non alcolico, le alterazioni dell’apparato cardiocircolatorio, respiratorio ed osteoarticolare, ne sono la testimonianza, talora latente, talora già manifesta. Se, da un lato, gli epidemiologi annunciano una più lunga aspettativa di vita, il progressivo dilagare dell’obesità, ormai diventata pandemia, potrebbe vanificare i successi della medicina. È vero che non mancano i rimedi per intervenire sulle varie patologie che l’obesità comporta, ma ragione vuole che per impedire una frana bisogna provvedere ad arginarla a monte. ■ Da dove e da quando dovrebbe dunque iniziare la prevenzione? Essa deve cominciare dall’infanzia, dall’età prepubere, dalle prime fasi dell’adolescenza, non limitando l’attenzione al soggetto singolo e al suo (incipiente o conclamato) eccesso di tessuto adiposo, ma coinvolgendo con fermezza il nucleo familiare, la società, i mass-media106. ■ Premesso che l’unica terapia è la prevenzione, vi sono rimedi da contrapporre alle varie patologie connesse con l’obesità. Così come avviene per l’adulto, si possono proporre, per arginare o ridurre l’eccesso ponderale, in prima linea provvedimenti dietetici, ma anche farmacologici e/o chirurgici, valutandone rischi e beneficî. ■ È proprio necessario arrivare a queste soluzioni, in particolare a quelle chirurgiche, da considerare nell’adolescente come extrema ratio? Non sarebbe preferibile, invece, dare più spazio ad una approfondita conoscenza nutrizionale, al monitoraggio sistematico dell’Indice di Massa Corporea durante l’infanzia, l’età prepubere e soprattutto durante l’adolescenza?107 Perché non insistere sulla necessità di una attività fisica giornaliera fin da bambini, attività che non necessariamente richiede ampi spazi – e che non è solo piscina, o tennis o danza o palestra, esercizi, peraltro, saltuarii – al fine di evitare la sedentarietà del bambino, sedentarietà che poi diventa sindrome ipocinetica dell’adolescente e dell’adulto108? Perché non cogliere tempestivamente le problematiche psicologiche presenti già nel ragazzo e nell’adolescente, problematiche che possono diventare causa di un piano inclinato verso l’ obesità, stante il fatto che in queste situazioni il soggetto trova nell’eccessivo introito di cibo un modo per allontanarsi dai suoi problemi, o, comunque, una gratificazione vanamente attesa da altre parti. ■ Si potrebbe obiettare che gli attuali modelli socio-culturali, economici, e soprattutto ambientali, ci portano nella direzione opposta. In tal modo si finisce per abdicare e ci si affida a diete incongrue, ai rimedi “miracolistici” proposti dalla pubblicità commerciale fino ad arrivare al farmaco anoressizzante o a quello che argina l’assorbimento dei grassi, ed infine al chirurgo. Nel contempo, spesso viene meno da parte dei medici, dei dietologi o dei nutrizionisti, la visione olistica di questi soggetti i quali, per definizione (adolescere) sono organismi in crescita nel corpo e nella mente. Essi diventano oggetto di casistiche e di competizioni per il farmaco o per il metodo chirurgico che dia i migliori risultati. Daniels109 sottolinea che, solo negli ultimi anni, ricercatori, epidemiologi, la classe medica in generale, hanno riconsiderato il fenomeno obesità del bambino, perché si sono resi conto che questa condizione, come un fiume carsico, riemerge a valle, a distanza di decenni, rivelandosi con gravi patologie metaboliche e vascolari. ■ Chi scrive non vuole arrendersi al pessimismo. “L’epidemia obesità”, che nell’adolescente può diventare anche oggetto di devianze psico-comportamentali, si può arginare partendo dalle origini, e cioè dal seno materno o, comunque, dai primi anni di vita. È utopia? Circa 500 anni aC, Lao Tzu, uno dei massimi esponenti del pensiero cinese (Tao = Libro della Via e della Virtù), si esprimeva con questa metafora: «Un viaggio lungo mille miglia inizia con un piccolo passo». P.L. 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