dagli egizi ad oggi

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dagli egizi ad oggi
L’archetipo della Tiranna
paladina del sesso e del potere
l’immagine senza tempo di una donna manipolatrice e pericolosa per la società
a cura di: http://xoomer.virgilio.it/iodonna
si ringrazia: www.paternita.info
Navigando nella storia egizia ci si può imbattere nella raffigurazione di Qedesh, una dea molto
importante che non veniva venerata nelle corti, ma che tra il popolo era molto temuta
(centinaia i ritrovamenti, da semplici vasi fino a sigilli d’oro, manufatti e dipinti che la
raffigurano). Questi risalgano in maggior parte al periodo dell’impero egiziano tra il 1550 ed il
1150 AC. Il nome iscritto, spesso accade, può avere variazioni: Qudshu, Qodshu, Qedeshet,
Qetesh.
Come nelle immagini raffigurate, si tratta di una donna che porta solitamente dei fiori da una
parte (in direzione di Min dio protettore della fecondità) e serpenti dall’altra (in direzione di
Reshep dio guerriero), in posizione eretta sopra una fiera, un leone.
dated ca. 1300-1200 BCE. Louvre.
Questo recita la iscrizione geroglifica frontale: "Qedesh, lady of heaven, mistress of all the
gods, eye of Ra, without her equal." Che tradotto significa: “Qedesh, signora del paradiso (dei
piaceri), amante di tutti i dei, occhio del dio del sole (RA), senza nessun eguale (che nessuna
possa essere uguale a lei).
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British Museum. Limestone. Late Bronze Age, ca. 1550-1200 BCE.
Mentre la prima raffigurazione si concentra evidentemente sul rapporto (principalmente di
controllo) verso il “maschile” (esclusivamente con dei e divinità, i maschi cittadini semplici
non sono presi in considerazione), la seconda illustra uno spaccato significativo del rapporto
(principalmente di rivalità) verso il “femminile” (inteso in questo caso invece come femminile
semplice, cittadine, dato che “nessuna può essere come lei”).
Parafrasando dunque con la donna attuale (sempre molto “potente”, “determinata”) la prima
raffigurazione rende bene l’idea di come la donna (divinizzata) “amante di tutti” gli uomini
(divinizzati), sempre pronta ad interagire e sedurre attraverso la sua arte sessuale, tenga due
tipi di rapporti assai diversi a seconda del tipo di uomo: fiori verso il primo inoffensivo
protettivo (della sua fecondità), serpenti verso il secondo potenzialmente ostile.
In ogni ritrovamento ella è sempre situata su di un leone che evidentemente raffigura la
potenza, la forza, la posizione “rialzata” di privilegio. (si può pensare ad esempio alle vigenti
quote rosa, discriminazioni positive, leggi di genere).
Nella seconda raffigurazione ( “il rito alla dea”) si vedono invece alcune donne del popolo
(scortate da un soldato di minore importanza) tenute sotto minaccia con una ascia di guerra
brandita dalla dea e per questo con le mani ben in vista e mostrate a richiesta di pietà; queste
donne offrono in rito vari beni ed alimenti e si sottomettono perché possano essere benvolute
dalla dea e soprattutto risparmiate della sua ira e violenza.
Nota: la dicitura “Lady of Heaven” e “Mistress of all the Gods” (signora del
paradiso, amante di tutti gli dei) esiste anche in altre culture mediterranee,
ad esempio le divinità Inanna e Ishtar in Mesopotamia, o Anat e Astarte per
i Siro-Cananiti, Afrodite per i Greci e Venere per i Romani.
Ai nostri tempi: trovati connotati comuni tra la “dea” (cioè la donna divinizzata) mediterranea
del 2000AC e quella del 2000 DC si può fare anche un paragone tra l’odierno divorzio e la
figura mitologica, l’interpretazione: una ex.moglie (agiata sui privilegi del diritto di famiglia,
dei tribunali e dell’immunità culturale di cui gode) che con i fiori (seduzione) controlla il
nuovo marito (protettore) e con i serpenti (cause, false accuse, ricatto, possesso dei figli, ecc..)
controlla il vecchio marito. Migliaia di donne di fatto ogni anno riescono impunemente a
costruirsi questo “doppio binario” dove dal primo vengono mantenute e dal secondo ricevono
assegni pressoché vitalizi.
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