8 Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte
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8 Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte
STAGIONE 2007-2008 DELIRI E ARMONIE Martedi 11 dicembre 2007 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte 8 Consiglieri di turno Direttore Artistico Dott.ssa Maria Majno Prof. Carlo Sini Dott. Con il patrocinio di Con il contributo di Con il patrocinio e il contributo di Con il contributo di Sponsor istituzionali Con la partecipazione di Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo eccezioni consentite dagli artisti. Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Das Veilchen KV 476 Die kleine Spinnerin KV 531 Komm liebe Zither KV 351 Die Alte KV 517 An Chloe KV 524 Das Kinderspiel KV 598 Rondò in re maggiore KV 485 per pianoforte Der Zauberer KV 472 Als Luise die Briefe KV 520 Abendempfindung KV 523 Aria “Un moto di gioia” KV 579 Aria “Nehmt meinen Dank” KV 383 Intervallo Gioachino Rossini (Pesaro 1792 – Passy 1868) da “Péchés de Vieillesse” (1857–1868) dal vol. II, Album français “Adieux à la vie“, Élégie sur une seule note dal vol. XIII, Musique Anodine “Prélude” per pianoforte “Petites mélodies” n. 1, 3, 4 e 5 dal vol. VII, Album pour les enfants dégourdis “Un petit train de plaisir comico-imitatif” per pianoforte dal vol. I, Album italiano “La regata veneziana”, 3 canzonette Si ringrazia Wolfgang Amadeus Mozart Das Veilchen KV 476 Die kleine Spinnerin KV 531 Komm liebe Zither KV 351 Die Alte KV 517 An Chloe KV 524 Das Kinderspiel KV 598 Rondò in re maggiore KV 485 per pianoforte Der Zauberer KV 472 Als Luise die Briefe KV 520 Abendempfindung KV 523 Aria “Un moto di gioia” KV 579 Aria “Nehmt meinen Dank” KV 383 Il canto ha sempre rappresentato nella vita di Mozart, fin dalla più tenera età, la dimensione naturale della musica. Mozart era nato in una famiglia di musicisti e il suo mondo era legato in primo luogo alla dimensione professionale della musica. I primi “amici” musicali furono per lui, ancora bambino, le persone legate all’ambiente del padre, quindi strumentisti e cantanti della cappella musicale dell’Arcivescovo di Salisburgo. Nel corso dei lunghi viaggi, prima in Europa e poi in Italia, Mozart frequentò gli interpreti più famosi del tempo, per parecchi dei quali ebbe anche occasione di scrivere diversi lavori, sia di tipo teatrale, sia nel campo della musica sacra, imparando a conoscere i segreti dell’arte vocale come pochi altri compositori nella storia. Una volta stabilitosi a Vienna come musicista indipendente, però, Mozart si trovò immerso in una realtà sociale molto differente da quella di Salisburgo. In una lettera di Mozart del 4 novema bre 1787, da Praga, si legge, per esempio: «Con inatteso piacere ricevo la Sua 2 lettera; - se c’è bisogno di rassicurarla della mia amicizia attraverso il Lied en question, allora non ha alcuna ragione ulteriore per dubitarne; - eccolo – Spero però che anche senza questo Lied Lei sia certo della mia autentica amicizia». Il destinatario dei saluti era Gottfried von Jacquin, figlio del barone Nicolaus Joseph, un importante confratello della loggia massonica “Zur wahren Eintracht”. Gli Jacquin, come Mozart, frequentavano il salotto del consigliere di corte Franz Sales von Greiner, uno dei luoghi più aperti e vivaci culturalmente della capitale, dove la musica, la poesia, il teatro, le scienze erano di casa. Come si deduce dalla lettera, Mozart non disdegnava di scrivere piccole pagine anche per questa società di amici, formata da musicisti e cantanti amatori spesso di livello tutt’altro che mediocre. La maggior parte della sua produzione nell’ambito del Lied è concentrata proprio nel periodo più intenso della vita sociale di Mozart a Vienna, tra il 1785 e il 1787. Tutti i Lieder eseguiti nel corso del concerto, infatti, appartengono a quest’arco di tempo, a eccezione di due esempi significativi, Komm, liebe Ziether e Das Kinderspiel, i quali hanno delle storie diverse. Il primo infatti risale all’inverno a cavallo del 1781, quando Mozart si trovava a Monaco per la rappresentazione di Idomeneo. Komm, liebe Zither nasce nell’ambito del divertimento di corte, tanto che il canto era accompagnato in origine non da uno strumento a tastiera, bensì da uno strumento esotico come il mandolino. Altro è il caso di Das Kinderspiel, che fa parte di un piccolo ciclo di tre Lieder apparentemente infantili, composti all’inizio del 1791. Le canzoni vennero pubblicate subito a Vienna da un fratello massone di Mozart, Ignaz Alberti, membro della stessa loggia “Zur gekrönten Hoffnung”, in una raccolta di Lieder per Kinder und Kinderfreunde am Clavier. L’autore del testo di Kinderspiel e di Sehnsucht nach dem Frühling era un poeta di Lubecca coetaneo di Mozart, Christian Adolph Overbeck, importante fratello della loggia massonica “Zum Füllhorn”, mentre il terzo Lied, Im Frühlingsanfang, era su parole del pastore luterano di Amburgo Christoph Christian Sturm, autore di un famoso libro di riflessioni spirituali in forma poetica. Il contesto di questi Lieder risentiva dunque gli influssi della svolta intellettuale imboccata dalla musica di Mozart nell’ultima fase della sua vita, impregnata di profonde convinzioni politiche e filosofiche di stampo massonico, benché dissimulate sotto il manto di una semplicità e di un’asciutezza che rasentano l’astrazione. Il corpo maggiore di Lieder, invece, era destinato all’intrattenimento privato, a disposizione di un mercato di Liebhaber, di amatori. Il rapporto è comprovato dal fatto che tutte queste pagine furono pubblicate ancora fresche d’inchiostro per così dire, negli anni immediatamente successivi. Mozart tratta con disinvoltura i temi di volta in volta suggeriti dai testi, passando dall’erotismo della Kleine Spinnerin, una sorta di saggia Zerlinetta, all’educazione sentimentale descritta metaforicamente in Das Veilchen (in tedesco la violetta è di genere neutro, come si userebbe per un adolescente), unico incontro con la poesia di Goethe. Il gusto dell’epoca si rifletteva nella scelta di poeti di stile anacreontico come Jacobi, autore di An Chloe, un genere molto amato dalle signore. Il carattere a volte è espressamente umoristico, come nel caso di Die Alte, che Mozart vorrebbe cantata “con voce nasale”, uno dei primi esempi di parodia in senso moderno, dove la musica prende in giro, per imitazione, il vecchio stile barocco. Als Luise costituisce invece una sorta di teatro in miniatura, riproducendo un drammatico recitativo accompagnato, al quale però non segue la canonica aria della primadonna. Rimane Abendempfindung, un piccolo gioiello di sensibilità lirica, che supera di gran lunga i confini della poesia sentimentale di genere e scaturisce da una dimensione profondamente personale dell’espressione artistica. Le due arie da concerto erano concepite invece per cantanti di professione, qual era Adriana Ferraresi del Bene, per la quale Mozart compose nel 1789 Un moto di gioia. «Credo che l’arietta che ho scritto per la Ferraresi piacerà – scriveva alla moglie in agosto – sempre che lei sia capace di interpretarla in maniera naturale, del che, però, dubito assai». La pagina avrebbe dovuto essere inserita nelle Nozze di Figaro, in occasione di una ripresa a Vienna, per far contenta con della musica nuova la cantante italiana. A un’altra cantante, non secondaria nella biografia di Mozart, Aloysia Lange, née Weber, sorella della moglie Constanze e anche suo vecchio amore, è dedicata invece l’aria Nehmt meinen Dank, scritta in una circostanza d’occasione il 10 aprile 1782, all’epoca del Ratto dal serraglio. La melodia principale deriva infatti da quest’opera e costituisce la struttura della semplice forma strofica. La voce in origine era accompagnata dall’orchestra, ma in questo caso invece l’aria viene presentata in un arrangiamento per pianoforte moderno, ma rispettoso dello stile d’epoca. Gioachino Rossini da “Péchés de Vieillesse” (1857–1868) dal vol. II, Album français “Adieux à la vie“, Élégie sur une seule note dal vol. XIII, Musique Anodine “Prélude” per pianoforte “Petites mélodies” n. 1, 3, 4 e 5 dal vol. VII, Album pour les enfants dégourdis “Un petit train de plaisir comico-imitatif” per pianoforte dal vol. I, Album italiano “La regata veneziana”, 3 canzonette: Anzoleta avanti la regata Anzoleta co passa la regata Anzoleta dopo la regata La vita di Gioachino Rossini non è stata forse spericolata come quella di Steve McQueen, ma certamente ha avuto un carattere eccessivo, esuberante, spropor- zionato, come i personaggi dei suoi melodrammi. A vent’anni Rossini era già il primo maestro d’Italia, a trentasette si ritirò dalle scene, a quarantacinque destò scandalo a Bologna, città degli Stati pontifici, convivendo con Olympe Pélissier mentre era ancora viva la prima moglie Isabella Colbran, a sessantadue decise di trasferirsi a Parigi, dove il suo salotto divenne la capitale intellettuale del Secondo Impero. Anche come persona Rossini fu un carattere impossibile da contenere in una sola etichetta, di volta in volta geniale, pigro, nevrotico, smodato nei piaceri, generoso, ipocondriaco, ironico fino al grottesco, patriottico e soprattutto nemico di ogni rivoluzione. Insomma la sua vita assomigliò ben poco a una musique anodine, nel doppio senso voluto dall’autore, ossia una musica altrettanto consolante quanto banale. Una delle contraddizioni più evidenti riguardava il suo rapporto con la musica, che sarebbe meschino ridurre a una mera relazione di odio e amore. Tra i tanti aspetti del disordine profondo di questa relazione, spicca l’ambiguo atteggiamento di Rossini verso il cospicuo gruppo di lavori scritti nell’ultimo decennio della sua vita, riservati a un uso esclusivamente domestico, per il divertimento della composita società di artisti e di personalità della cultura che frequentava i famosi samedi soirs nella casa sulla Chaussée d’Antin o, d’estate, nella villa di Passy. L’ultima fase della carriera di Rossini fu in effetti singolare, quanto lo era stata la prima, ma in maniera del tutto rovesciata. I suoi peccati di gioventù consistevano nella ricerca del successo, nella trasformazione radicale delle leggi del teatro comico e di quello serio, nella dimensione grandiosa dei mezzi espressivi impiegati. Al contrario, i Péchés de Vieillesse, secondo la denominazione comune attribuita con squisita ironia a questo insieme di musiche, pretendevano di rimanere inaccessibili al pubblico, giocavano in larga misura sulla manipolazione dei codici musicali e drammaturgici correnti, riducevano lo spazio della musica alle dimensioni del salotto borghese. Rossini, un paio d’anni prima di scomparire, cominciò a raccogliere i fogli di musica accumulati nel corso dell’ultimo periodo parigino e li sistemò in una serie di album, formati in base a criteri organici di vario genere. In realtà, da un punto di vista strettamente filologico, i Péchés costituiscono un capitolo ancora da chiarire della produzione di Rossini, sebbene le molte ricerche degli ultimi anni abbiano fornito delle notizie sicure. Il 21 agosto 1864, per esempio, fu eseguita a casa di Rossini Adieu à la vie, elegia sur une sole note per voce di mezzosoprano. Non era la prima volta che Rossini giocava con la vuota retorica del virtuosismo canoro, ma l’Adieu rappresenta un eccentrico capolavoro di scrittura drammatica. Un innamorato deluso si congeda dalla madre e dalla patria, con un’enfasi melodrammatica del tutto sproporzionata con l’incongrua riduzione della melodia a una sola nota. Per dare maggior risalto a questo saggio di com- pleta sfiducia nei confronti della musica a programma, Rossini aggiunse il testo in un secondo momento, sulla base di una precedente versione del brano scritta sui versi di “Mi lagnerò tacendo”, vero tormentone musicale della carriera del compositore. Il testo di Metastasio, assurto quasi a emblema del silenzio teatrale dell’autore, deriva da un’aria del Siroe, in qualche punto un po’ aggiustata. In passato Rossini aveva composto diversi pezzi su queste parole, ma nella primavera del 1857 decise di riunire sei Petites mélodies su “Mi lagnerò tacendo”, precedute da un Prélude per pianoforte, in un album intitolato Musique anodine e dedicato a Olympe. Per paradosso, proprio il fatto che le parole della grande tradizione del melodramma si adattino a qualunque tipo di carattere conferisce alla musica la sua più essenziale libertà, di non dover esprimere per forza una dimensione soggettiva, individuale. In filigrana, dietro questa sequenza di maschere senza volto, si scorge la polemica verso la musica contemporanea, la sfiducia un po’ cinica forse verso le pretese degli autori dell’epoca di creare addirittura la musica del futuro. Non era la sola ripicca contro il proprio tempo di questo ineguagliabile reazionario. In una lezione pubblicata di recente sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore, il critico d’arte Federico Zeri parlava dello scandalo suscitato nel 1844 da un quadro di Joseph Mallard William Turner, dal titolo Rain, steam and speed (Pioggia, vapore e velocità), nel quale è raffigurato un treno che percorre un ponte sul fiume trainato da una locomotiva a vapore: «Come protagonista del dipinto non c’è più un eroe dell’antichità o un fatto mitologico, non c’è più un soggetto sacro relativo ai Vangeli, alle storie dei Santi o alla storia religiosa dei tempi passati; non abbiamo più un quadro con intenti patriottici e neppure abbiamo più nemmeno un paesaggio puro. Qui c’è la celebrazione della locomotiva a vapore, prodotta nel 1825 diciannove anni prima dell’esecuzione del dipinto». La locomotiva costituiva per i giovani un oggetto affascinante e in qualche modo familiare, ma per le vecchie generazioni rappresentava l’emblema più sgradevole e persino diabolico dei tempi nuovi. Berlioz, per esempio, descriveva nel 1830 il miserevole stato dei suoi nervi con queste parole: «Sento il battito del cuore, le sue pulsazioni mi scuotono come i pistoni martellanti di una macchina a vapore. Ogni muscolo del corpo trema dal dolore… Futile!… Horrible!». Rossini provò un orrore forse peggiore l’unica volta in vita sua che decise di prendere il treno. Il simbolo della moderna società industriale, celebrata dal quadro di Turner e in maniera inconsapevole anche dalla musica di Berlioz, scatenò un rigetto violento nel corpo di Rossini, tanto che il musicista fu costretto a letto per giorni prima di riprendersi. La sua avversione prese in seguito la forma di un caustico brano per pianoforte, in un album dedicato “ai bambini svegli”, nel quale si trovano brani dal titolo degno di Satie, come Mon prélude hygiénique du matin o Étude asthmatique. L’umorismo del brano, dedicato come tutti i Péchés “aux Pianistes de la 4me Classe, a la qu’elle j’ai l’honneur d’appartenir”, consiste nelle numerose didascalie che accompagnano la musica, senza le quali si perderebbe in gran parte sia il carattere comico, sia quello imitatif. Per finire, dall’“Album italiano”, troviamo tre deliziose canzonette in veneziano, procurate a Rossini da Francesco Maria Piave, il famoso librettista di Verdi. La giusta notorietà della Regata veneziana dipende non solo dalla musica incantevole di Rossini, ma anche dal fatto che l’editore Ricordi pubblicò subito le canzonette, non appena venne in possesso del manoscritto, messo all’asta a Londra nel 1878. Oreste Bossini Wolfgang Amadeus Mozart Das Veilchen KV 476 La violetta (Johann Wolfgang von Goethe) Ein Veilchen auf der Wiese stand Gebückt in sich und unbekannt; Es war ein herzigs Veilchen! Da kam ein’ junge Schäferin Mit leichtem Schritt und munterm Sinn, Daher, daher, Die Wiese her, und sang. Una violetta stava sul prato, piegata su di sé e ignota; era una graziosa violetta! Ed ecco giungere una pastorella, con passo lieve e lieto il cuore, per la sua strada, giù per il prato, cantando. Ach! denkt das Veilchen, wär ich nur Sie schönste Blume der Natur, Ach, nur ein kleines Weilchen. Bis mich das Liebchen abgeflückt Und an dem Busen matt gedrückt, Ach nur, ach nur, Ein Viertelstündchen lang! Ah, pensa la violetta, se fossi il fiore più bello del creato, ah, solo per un istante, fino a che la bella mi colga e mi stringa languida al suo cuore! Ah, soltanto, soltanto per un breve quarto d’ora! Ach! aber ach! das Mädchen kam Und nicht in Acht das Veichen nahm, Ertrat das arme Veilchen. Es sank und starb und freut’ sich noch: Und sterb’ ich denn, so sterb’ ich doch Durch sie, durch sie, Zu ihren Füßen doch! Ahimè, ahimè, venne la ragazza, e non si curò della violetta, calpestò la povera violetta. Reclinò il capo e morì, eppur gioiva: se muoio, muoio tuttavia per causa sua, per causa sua, ai suoi piedi almeno! Das arme Veilchen! Es war ein herzigs Veilchen! Povera violetta! Era una graziosa violetta! Die kleine Spinnerin KV 531 La piccola filatrice “Was spinnst du?” fragte Nachbars Fritz, Als er uns jüngst besuchte. “Dein Rädchen läuft ja wie der Blitz! Sag’ an, wozu dies fruchte. Komm lieber her zu uns ins Spiel! ” “Herr Fritz, das laß’ ich bleiben; Ich kann mir, wenn er’s wissen will, So auch die Zeit vertreiben! “Cosa fili?” chiese il vicino Fritz, quando poco fa venne a trovarci. “Il tuo arcolaio corre come un fulmine! Dimmi a che ti giova. Vieni piuttosto a giocare con noi!” “Signor Fritz, lasciamo perdere; se vuol saperlo, posso passare il tempo anche così! Was hätt’ ich auch von euch, ihr Herrn? Man kennt ja eure Weise, Ihr neckt und scherzt und dreht euch gern Mit Mädchen um im Kreise, Erhitzt ihr Blut, macht ihr Gefühl In allen Adern rege, Und treibt, so bunt ihr könnt, das Spiel, Dann geht ihr eurer Wege! Cosa dovrei aspettarmi da voi giovanotti? Si sa bene qual è il vostro modo di fare: stuzzicate, scherzate, e vi divertite a circuire le ragazze, riscaldate loro il sangue, risvegliate l’ardore nelle loro vene, spingete il gioco fin dove è possibile, e poi ve ne andate per la vostra strada! Schier ist’s, als wären in der Welt Zum Spaße nur die Mädchen! Drum geht und spaßt, wo’s euch gefällt. Ich lobe mir mein Rädchen. Geht, eure Weise ist kein Nütz! Wenn ich soll Seide spinnen, So will ich, merk’s er sich, Herr Fritz, Nicht Werg dabei gewinnen. ” È chiaro, come se al mondo le ragazze esistessero solo per farvi divertire! Perciò andate e divertitevi dove vi piace. Io apprezzo la ruota del mio arcolaio. Andate, i vostri modi non fanno per me! Se io debbo filare la seta, se lo ricordi bene, signor Fritz, non la ridurrò mai in stoppa.” Komm, liebe Zither, komm KV 351 Vieni, cara cetra, vieni Komm, liebe Zither, komm, Du Freundin stiller Liebe, Du sollst auch meine Freundin sein. Vieni, cara cetra, vieni, tu, amica dell’amore silenzioso, devi essere anche amica mia. Komm, dir vertrau’ ich Die geheimsten meiner Triebe, Nur dir vertrau’ ich meine Pein. Vieni, a te confido i miei impulsi più segreti, solo a te confido le mie pene. Sag’ ihr an meiner Statt, Ich darf ’s ihr noch nicht sagen, Wie ihr so ganz mein Herz gehört; Parlale tu al posto mio, io non posso ancora dirle, che il mio cuore è solamente tutto per lei; Sag’ ihr an meiner Statt, Ich dar’s ihr noch nicht lagen, Wie sich für sie mein Herz verzehrt. diglielo tu al posto mio, io non posso ancora confidarle, che il mio cuore si strugge per lei. Die Alte KV 571 La vecchia (Friedrich von Hagedorn) Zu meiner Zeit, zu meiner Zeit Bestand noch Recht und Billigkeit. Da wurden auch aus Kindern Leute, Aus tugendhaften Mädchen Bräute; Doch alles mit Bescheidenheit. O gute Zeit, o gute Zeit! Es ward kein Jüngling zum Verräter, Und uns’re Jungfern freiten später, Sie reizten nicht der Mütter Neid. O gute Zeit, o gute Zeit. Ai miei tempi, ai miei tempi c’era ancora la legge e la giustizia. Allora i fanciulli diventavano uomini e le virtuose ragazze spose; tutto però con modestia. O bei tempi, bei tempi! Nessun giovane era infedele, e le nostre verginelle si sposavano più tardi, senza provocare l’invidia delle madri. O bei tempi, bei tempi! Zu meiner Zeit, zu meiner zeit War noch in Ehen Einigkeit. Jetzt darf der Mann uns fast gebieten, Uns widersprechen und uns hüten, Wo man mit Freunden sich erfreut. O schlimme Zeit, o schlimme Zeit! Mit dieser Neuerung im Lande, Mit diesem Fluch in Ehestande Hat ein Komet uns längst bedräut. O schlimme Zeit, o schlimme Zeit! Ai miei tempi, ai miei tempi nel matrimonio c’era ancora unità. Adesso l’uomo pretende quasi di comandarci, di contraddirci e di vigilare su di noi, anche solo perchè ci piace stare con gli amici. O brutti tempi, brutti tempi! Con queste innovazioni nel paese, con queste astiosità nel matrimonio, da tempo ci sta opprimendo una cattiva stella. O brutti tempi, brutti tempi! An Chloe KV 524 A Cloe (Johann Georg Jacobi) Wenn die Lieb’ aus deinen blauen, Hellen, offenen Augen sieht, Und vor Lust, hineinzuschauen, Quando l’amore brilla nei tuoi occhi, azzurri, chiari, sinceri, e, per la gioia di guardarvi dentro, Mir’s im Herzen klopft und glüht; Und ich halte dich und küsse Deine Rosenwangen warm, Liebes Mädchen, und ich schließe Zitternd dich in meinem Arm! il mio cuore batte e brucia; e ti stringo e bacio appassionatamente le rosee guance, cara fanciulla, e ti abbraccio tremante fra le mie braccia! Mädchen, Mädchen, und ich drücke Dich an meinem Busen fest, Der im letzten Augenblicke Sterbend nur dich von sich läßt; Den berauschten Blick umschattet Eine düst’re Wolke mir; Und ich sitze dann ermattet, Aber selig neben dir. Fanciulla, fanciulla, ti stringo fortemente al mio petto, che solo all’ultimo istante morendo potrà staccarsi da te; lo sguardo inebriato mi viene nascosto da una nube oscura; e mi siedo allora, spossato ma felice, accanto a te. Das Kinderspiel KV 598 Gioco di bambini (Christian Adolph Overbeck) Wir Kinder, wir schmecken, Der Freuden recht viel! Wir schäkern und necken, Versteht sich, im Spiel! Wir lärmen und singen Und rennen uns um Und hüpfen und springen Im Grase herum. A noi bambini piace tanto divertirci! Scherziamo e canzoniamo, s’intende per gioco! Facciamo chiasso e cantiamo, ci rincorriamo e saltiamo e sgambettiamo sui prati. Warum nicht? Zum Murren Ist’s Zeit noch genug! Wer wollte wohl knurren, Der wär’ ja nicht klug. Wie lustig steh’n dorten Die Saat und das Gras! Beschreiben mit Worten Kann keiner wohl das. Perchè no? Per brontolare c’è sempre tempo! Chi volesse brontolare, non sarebbe certo saggio! Come sono allegri là fuori i campi e l’erba! Nessuno certo è capace di descriverlo con le parole. Ei, seht doch, ihr Brüder, Den Schmetterling da! Wer wirft ihn uns nieder? Doch schonet ihn ja! Dort flattert noch einer, Ehi, fratelli, guardate quella farfalla! Chi ce la cattura? Ma no, lasciatela stare! Laggiù ce n’è un’altra che svolazza, Der ist wohl sein Freund; O schlag’ ihn ja keiner, Weil jener sonst weint! che certo è sua amica; oh, che nessuno la catturi, perchè l’altra piangerà! Ach geht sie schon unter, Die Sonne, so früh? Wir sind ja noch munter, Ach, Sonne, verzieh’! Auf morgen, ihr Brüder, Schlaft wohl, gute Nacht! Ja, morgen wird wieder Gespielt und gelacht. Sta già tramontando anzitempo il sole? Noi siamo ancora vispi, perdonaci, o sole! A domani, amici, dormite bene, buona notte! Domani si tornerà a giocare e a ridere. Der Zauberer KV 472 Il mago (Christian Felix Weisse) Ihr Mädchen flieht Damöten ja! Als ich zum erstenmal ihn sah, Da fühlt’ ich, so was fühlt ich nie, Mir ward… mir ward… ich weiß nicht wie! Ich seufzte, zitterte und schien mich doch zu freu’n: Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein! Ragazze, fuggite da Damöten! Quando lo vidi per la prima volta provai qualcosa che non avevo mai provato, mi sentii... mi sentii... non so come! Sospiravo, tremavo eppure mi pareva di gioire: credetemi, dev’essere un mago! Sah ich ihn an, so ward mir heiß, Bald war ich rot, bald war ich weiß, Zuletzt nahm er mich bei der Hand; Wer sagt mir, was ich da empfand? Ich sah, ich horte nicht, sprach nichts als Ja und Nein: Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein! Quando lo guardavo, sentivo caldo, ora arrossivo, ora impallidivo, infine lui mi prese per mano; Chi può dirmi cosa provai allora? Non vedevo, non udivo nulla, dicevo solo sì e no: credetemi, dev’essere un mago! Er führte mich in dies Gesträuch, Ich wollt’ ihn flieh’n und folgt’ ihm gleich: Er setzte sich, ich setzte mich: Er sprach – nur Silben stammelt’ ich; Die Augen starrten ihm, die meinen wurden klein; Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein! Mi portò in questo boschetto, volevo fuggire eppure lo seguii: egli si sedette, mi sedetti anch’io lui parlava, io balbettavo soltanto; mi guardò con gli occhi fissi, i miei si socchiusero; credetemi, dev’essere un mago! Entbrannt drückt’ er mich an sein Herz, Was fühlt’ ich! Welch ein süßer Schmerz! Ich schluchtz’, ich atmete schwer! Da kam zum Glück die Mutter her; Was würd’, o Götter, sonst nach so viel Zauberei’n Aus mir zuletzt geworden sein! Con passione mi strinse al suo cuore, cosa provai! Quale dolce dolore! Singhiozzavo, respiravo a fatica! Per fortuna in quel momento giunse mia madre; altrimenti, o dèi, dopo tante magie, che ne sarebbe stato al fine di me! Als Luise die Briefe ihres ungetreuen Liebhabers verbrannte KV 520 Quando Luisa bruciò le lettere del suo amante infedele (Gabriele von Baumberg) Erzeugt von heißer Phantasie, In einer schwärmerischen Stunde, Zur Welt gebrachte! Geht zur Grunde! Ihr Kinder der Melancholie! Note da un’accesa fantasia, in un momento di ardente passione, portate alla luce, ora sparite o figlie della malinconia! Ihr danket Flammen euer Sein, Ich geb’ euch nun den Flammen wieder, Und all die schwärmerischen Lieder, Denn ach! er sang nicht mir allein! Dalle fiamme siete venute, ora alle fiamme vi riporto, tutte quelle canzoni appassionate, ahimé, egli non le cantò a me sola! Ihr brennet nun, und bald, ihr Lieben, Ist keine Spur von euch mehr hier, Doch ach! der Mann, der euch geschrieben, Brennt lange noch vielleicht in mir. Ora bruciate, e presto, o care, qui non resterà di voi traccia alcuna, ma l’uomo che vi scrisse forse brucerà ancora a lungo in me. Abendempfindung KV 523 Pensieri della sera (Joachim Heinrich Campe) Abend ist’s, die Sonne ist verschwunden, Und der Mond strahlt Silberglanz; So entflieh’n des Lebens schönste Stunden, Flieh’n vorüber wie im Tanz. È sera, il sole è tramontato e la luna emana argenteo splendore; così trascorrono della vita le ore più belle, volano via leggere, come in un balletto. Bald entflieht des Lebens bunte Szene, Und der Vorhang rollt herab; Aus ist unser Spiel! Des Freundes Träne Fließet schon auf unser Grab. Presto svanisce della vita la variegata scena, e cala giù il sipario; la nostra commedia è finita! Il pianto dell’amico bagna già la nostra tomba. Bald vielleicht (mir weht, wie Westwind leise, Eine stille Ahnung zu). Schließ’ ich dieses Lebens Pilgerreise, Fliege in das Land der Ruh’. Presto forse (mi sussurra come lieve tramontana un tacito presentimento). Chiuderò il pellegrinaggio di questa vita, volerò nel mondo della quiete. Werdet ihr dann an meinem Grabe weinen, Trauernd meine Asche sehen, Dann, o Freunde, will ich euch erscheinen Und will himmelauf euch weh’n. Piangerete allora sulla mia tomba, guarderete mesti le mie ceneri, allora, amici, voglio apparirvi per indirizzarvi verso il cielo. Schenk auch du ein Tränchen mir Und pflücke mir ein Veilchen auf mein Grab, Und mit deinem seelenvollen Blicke Sieh’ dann sanft auf mich herab. Donami anche tu una piccola lacrima e deponi una violetta sulla mia tomba, e col tuo intimissimo sguardo volgiti dolcemente in giù verso me. Weih’ mir eine Träne und ach! Schäme dich nur nicht, sie mir zu weihn; Oh, sie wird in meinem Diademe Dann die schönste Perle sein. Dedicami una lacrima e, ahimè, non vergognarti d’avermela dedicata; nel mio diadema quella sarà la perla più bella. Un moto di gioia KV 579 (Lorenzo Da Ponte) Un moto di gioia mi sento nel petto che annunzia diletto in mezzo al timor. Speriam che in contento finisca l’affanno non sempre è tiranno il fato ed amor. Un moto di gioia… Nehmt meinen Dank KV 383 Accogliete il mio grazie Nehmt meinen Dank, ihr holden Gönner! So freurig, als mein Herz ihn spricht, Euch laut zu sagen, können Männer, Ich, nur ein Weib, vermag es nicht. Doch glaubt, ich werd’ in meinem Leben Niemals vergessen eure Huld; Bleib’ ich, so wäre mein Bestreben, Sie zu verdienen, doch Geduld! Von Anbeginn war stetes Wandern Der Musen und der Künstler Los; Mir geht es so wie allen Andern, Fort aus des Vaterlandes Schoss Seh’ ich mich von dem Schicksal leiten. Doch glaubt es mir, in jedem Reich, Wohin ich geh’, zu allen Zeiten Bleibt immerdar mein Herz bei euch. Accogliete il mio grazie, o benigni protettori! Esprimerlo a voce alta con tanto ardore come lo pronuncia il mio cuore, uomini lo possono, io, donna, non ne sono capace. Ma credetemi, in vita mia mai dimenticherò la vostra benevolenza; Se rimanessi mi farei premura di meritarla, ma abbiate pazienza! Fin da principio l'incessante peregrinare è stato il destino delle muse e dei poeti: a me succede come a tutti gli altri, lontano dal grembo della patria mi vedo trasportare dal destino. Ma credetemi, in qualunque paese io andrò e in ogni tempo il mio cuore rimarrà per sempre con voi. Gioachino Rossini Adieux à la vie, Élégie sur une seule note (Émilien Pacini) Salut! Dernière aurore qui viens pour moi d’eclore! Lui que mon coeur adore il veut partir je meurs. Oui, je meurs. Cruel! Vois mes douleurs! Céde à mes pleurs! Toi que j’implore, vois mon tourment mortel. Cruel! T’aimer c’était la vie qui m’est par toi ravie. Ton coeur ingrat m’oublie, dis adieu la mort est mon seul voeu. Au jour je dis adieu amis, ma mère adieu! qui m’est par toi ravie. Son coeur ingrat m’oublie, dis adieu la mort est mon seul voeu. Au jour je dis adieu, ma mere adieu! T’aimer c’était la vie, reprenez la, mon Dieu! Terre! Adieu! Ma mère, adieu! Mi lagnerò tacendo… (Pietro Metastasio) Mi lagnerò tacendo della mia sorte amara; ma ch’io non t’ami, o cara, non lo sperar da me. Crudel! In che t’offesi? Farmi penar, perché? La regata veneziana (Francesco Maria Piave) Anzoleta avanti la regata Là su la machina xe la bandiera, varda, la vedistu, vala a ciapar. Co quela tornime in qua sta sera, o pur a sconderte ti poi andar. In pope, Momolo, non te incantar. Va voga d’anema la gondoleta, ne el primo premio te pol mancar. Va là, recondite la to Anzoleta che da sto pergolo te sta a vardar. In pope, Momolo, non te incantar. Anzoleta co passa la regata I xe qua, vardeli, povereti i ghe da drento, ah contrario tira el vento i gha l’acqua in so favor. El mio Momolo, dov’elo? Ah, lo vedo, el xe secondo. Ah, che smania! me confondo a tremar me sento el cuor. Su, coragio, voga, voga, prima d’esser al paleto se ti voghi, ghe scometo tutti indrio ti lassarà. Caro, caro, par che le svola, el li magna tutti quanti, meza barca l’è andà avanti, Ah, capisso, el m’a vardà. Anzoleta dopo la regata Ciapa un baso, un altro ancora, caro Momolo, de cuor. Qua destrachite che xe ora de sugarte sto sudor. Ah t’ho visto co passando su mi l’ocio ti a butà E go dito respirando: un bel premio el ciaparà. Si un bel premio in sta bandiera, che xe rossa de color; gha parlà Venezia intiera, la t’a dito vincitor. Ciapa un baso, benedeto a vogar nessun te pol, de cassada de traghetto ti xe el megio barcarol. FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla mostra "Warhol - Beuys, Omaggio a Lucio Amelio". L’appuntamento è previsto per giovedì 31 gennaio 2008 alle ore 18.30 nella sede della Fondazione in Foro Buonaparte 50. I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795393) o via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società. Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento, possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8, presentando la tessera associativa. GEMMA BERTAGNOLLI soprano Gemma Bertagnolli è nata a Bolzano. Dopo aver vinto i concorsi As.Li.Co di Milano e Viñas di Barcellona (premio speciale come migliore interprete mozartiana), ha iniziato giovanissima una brillante carriera che l’ha portata a cantare per le maggiori istituzioni musicali in Italia e all’estero in collaborazione con direttori quali Roberto Abbado, Semyon Bychkov, Daniele Gatti, Gianandrea Gavazzeni, Gianluigi Gelmetti, Fabio Luisi, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Marc Minkowsky, Ennio Morricone, Riccardo Muti, Daniel Oren e Wolfgang Sawallisch. Collabora stabilmente con Antonio Ballista, in un ampio repertorio che spazia da Mozart e Rossini alla musica contemporanea, e con Giovanni Antonini con il quale si è esibita in numerose produzioni operistiche e in recital. Interprete d’elezione per il repertorio barocco, ha approfondito lo studio della prassi esecutiva collaborando con i maggiori specialisti quali Ottavio Dantone e l’Accademia Bizantina, Rinaldo Alessandrini e Concerto Italiano, Fabio Biondi e Europa Galante, Ivor Bolton, Christophe Coin, René Jacobs, Ton Koopman, Trevor Pinnock, Christophe Rousset, Freiburger Barockorchester, Akademie für Alte Musik Berlin. Diego Fasolis e I Barocchisti. Ha preso parte a numerose produzioni di opera barocca in teatri e festival di primo piano quali Staatsoper unter den Linden di Berlino, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Comunale di Bologna, Bayerische Staatsoper di Monaco, Opernhaus di Zurigo, festival Styriarte, Pergolesi di Jesi e Salisburgo. Tra gli impegni recenti ricordiamo The Tempest di Purcell/Galante in prima esecuzione assoluta al Teatro Regio di Torino, Falstaff con Zubin Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e in tournée a Tokyo, Die Schuldigkheit des ersten Gebots di Mozart con Umberto Benedetti Michelangeli al Rossini Opera Festival di Pesaro. La sua vasta discografia comprende la partecipazione all’integrale vivaldiana di Naive/Opus 111 che ha meritato i maggiori riconoscimenti della critica internazionale, le numerose incisioni con Antonio Ballista tra cui Mon ami Rossini e Ninna nanne e Serenate, Cinema concerto con Ennio Morricone, Branduardi e Dulce Pontes. È stata ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2002. ANTONIO BALLISTA pianoforte Pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, Antonio Ballista fin dall’inizio della carriera si è dedicato all’approfondimento delle espressioni musicali più diverse e alla composizione di programmi di rara inventiva e originalità. Ha effettato personalissime escursioni nel campo del ragtime, della canzone italiana e americana, del rock e della musica da film, escogitando una sorta di vita parallela tra la musica cosiddetta di consumo e quella colta. Dalla fine degli anni ‘50 suona in duo pianistico con Bruno Canino, una formazione di ininterrotta attività la cui presenza è stata fondamentale per la diffusione della “Nuova Musica”. Si è esibito con direttori quali Abbado, Boulez, Chailly, Maderna, Muti, e con le orchestre della BBC, del Concertgebow di Amsterdam, Filarmonica di Israele, Filarmonica della Scala, London Symphony, Orchestre de Paris, Philadelphia, Cleveland e New York Philharmonic. È stato ospite di prestigiosi festival a Parigi, Berlino, Strasburgo, Edimburgo, Varsavia, Venezia e Fienze. Come direttore ha debuttato al Teatro dell’Opera di Roma con Gilgamesh di Battiato. Fra i compositori che hanno scritto per lui ricordiamo Berio, Bussotti, Castaldi, Castiglioni, Donatoni, Lombardi, Lucchetti, Morricone, Mosca, Picco, Sciarrino, Sollima e Ugoletti. Ha effettuato tournée con Berio, Dallapiccola e Stockhausen e ha collaborato con Boulez, Cage e Ligeti in concerti monografici. È fondatore e direttore dell’ensemble “Novecento ed Oltre”, una formazione stabile fondata nel 1995 per l’esecuzione della musica del novecento storico e contemporanea. Con Federico Mondelci ha costituito nel 2003 il trio “Fata Morgana”, con il tenore Massimo Crispi forma il duo “Enfants Terribles”. Appassionato del repertorio liederistico ha collaborato con numerosi cantanti tra i quali Roberto Abbondanza, Anna Caterina Antonacci, Cathy Berberian, Luisa Castellani, Luciana Serra e Lucia Valentini Terrani. Legato da un sodalizio trentennale a Paolo Poli, ha inoltre lavorato con attori quali Gianni Agus, Arnoldo Foà, Ottavia Piccolo, Toni Servillo, Franca Valeri, Milena Vukotic e Peter Ustinov. Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche. Ha insegnato nei Conservatori di Parma e Milano e all’Accademia Pianistica di Imola “Incontri col Maestro”. Attualmente è docente presso l’Accademia Internazionale “Tema” di Milano. È stato ospite della nostra Società nel 1969, 1974 e 2004. Prossimi concerti: martedì 18 dicembre 2007, ore 19.30 Basilica di San Marco Academy of Ancient Music Richard Egarr direttore Susan Gritton, Wilke te Brummelstroete, Andrew Tortise, Christopher Purves solisti Per tradizione ormai consolidata, il concerto di Natale del Quartetto offre al pubblico una delle grandi pagine del repertorio di musica sacra, cercando di mettere in evidenza di volta in volta prospettive nuove dell’interpretazione. Quest’anno la nostra Società ospita, nella cornice appropriata della Basilica di San Marco, un eccellente gruppo di musica antica, l’Academy of Ancient Music, guidato dal suo nuovo direttore musicale Richard Egarr, che dallo scorso anno ha preso il posto del fondatore Christopher Hogwood. I musicisti inglesi presentano il capolavoro della loro tradizione corale, il Messiah di Händel, nella versione originale, scritta per un concerto di beneficenza a Dublino. Il lavoro di Händel, restituito alla sua forma primitiva più snella e agile, procura la sorpresa di ritrovare una musica fresca e di grande forza espressiva, quasi fosse ascoltata per la prima volta. Programma (Discografia minima) G.F. Händel The Messiah HWV 56 (Nelson, Kirkby, Watkinson, Elliott, Thomas Choir of Christ Church Cathedral, Oxford Academy of Ancient Music Christopher Hogwood Decca L’Oiseau-Lyre 430 488-2OH2) martedì 22 gennaio 2008, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Renaud Capuçon violino Nicholas Angelich pianoforte Schumann, Brahms, Franck Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it e-mail: [email protected]