8 Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte

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8 Gemma Bertagnolli soprano Antonio Ballista pianoforte
STAGIONE 2007-2008
DELIRI
E ARMONIE
Martedi
11 dicembre 2007
ore 20.30
Sala Verdi
del Conservatorio
Gemma Bertagnolli soprano
Antonio Ballista pianoforte
8
Consiglieri di turno
Direttore Artistico
Dott.ssa Maria Majno
Prof. Carlo Sini
Dott.
Con il patrocinio di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
Con il contributo di
Sponsor istituzionali
Con la partecipazione di
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che
l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo
eccezioni consentite dagli artisti.
Gemma Bertagnolli soprano
Antonio Ballista pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
Das Veilchen KV 476
Die kleine Spinnerin KV 531
Komm liebe Zither KV 351
Die Alte KV 517
An Chloe KV 524
Das Kinderspiel KV 598
Rondò in re maggiore KV 485 per pianoforte
Der Zauberer KV 472
Als Luise die Briefe KV 520
Abendempfindung KV 523
Aria “Un moto di gioia” KV 579
Aria “Nehmt meinen Dank” KV 383
Intervallo
Gioachino Rossini
(Pesaro 1792 – Passy 1868)
da “Péchés de Vieillesse” (1857–1868)
dal vol. II, Album français
“Adieux à la vie“, Élégie sur une seule note
dal vol. XIII, Musique Anodine
“Prélude” per pianoforte
“Petites mélodies” n. 1, 3, 4 e 5
dal vol. VII, Album pour les enfants dégourdis
“Un petit train de plaisir comico-imitatif” per pianoforte
dal vol. I, Album italiano
“La regata veneziana”, 3 canzonette
Si ringrazia
Wolfgang Amadeus Mozart
Das Veilchen KV 476
Die kleine Spinnerin KV 531
Komm liebe Zither KV 351
Die Alte KV 517
An Chloe KV 524
Das Kinderspiel KV 598
Rondò in re maggiore KV 485 per pianoforte
Der Zauberer KV 472
Als Luise die Briefe KV 520
Abendempfindung KV 523
Aria “Un moto di gioia” KV 579
Aria “Nehmt meinen Dank” KV 383
Il canto ha sempre rappresentato nella vita di Mozart, fin dalla più tenera età,
la dimensione naturale della musica. Mozart era nato in una famiglia di musicisti e il suo mondo era legato in primo luogo alla dimensione professionale della
musica. I primi “amici” musicali furono per lui, ancora bambino, le persone legate all’ambiente del padre, quindi strumentisti e cantanti della cappella musicale
dell’Arcivescovo di Salisburgo. Nel corso dei lunghi viaggi, prima in Europa e
poi in Italia, Mozart frequentò gli interpreti più famosi del tempo, per parecchi
dei quali ebbe anche occasione di scrivere diversi lavori, sia di tipo teatrale, sia
nel campo della musica sacra, imparando a conoscere i segreti dell’arte vocale
come pochi altri compositori nella storia. Una volta stabilitosi a Vienna come
musicista indipendente, però, Mozart si trovò immerso in una realtà sociale
molto differente da quella di Salisburgo. In una lettera di Mozart del 4 novema
bre 1787, da Praga, si legge, per esempio: «Con inatteso piacere ricevo la Sua 2
lettera; - se c’è bisogno di rassicurarla della mia amicizia attraverso il Lied en
question, allora non ha alcuna ragione ulteriore per dubitarne; - eccolo – Spero
però che anche senza questo Lied Lei sia certo della mia autentica amicizia». Il
destinatario dei saluti era Gottfried von Jacquin, figlio del barone Nicolaus
Joseph, un importante confratello della loggia massonica “Zur wahren
Eintracht”. Gli Jacquin, come Mozart, frequentavano il salotto del consigliere di
corte Franz Sales von Greiner, uno dei luoghi più aperti e vivaci culturalmente
della capitale, dove la musica, la poesia, il teatro, le scienze erano di casa. Come
si deduce dalla lettera, Mozart non disdegnava di scrivere piccole pagine anche
per questa società di amici, formata da musicisti e cantanti amatori spesso di
livello tutt’altro che mediocre. La maggior parte della sua produzione nell’ambito del Lied è concentrata proprio nel periodo più intenso della vita sociale di
Mozart a Vienna, tra il 1785 e il 1787. Tutti i Lieder eseguiti nel corso del concerto, infatti, appartengono a quest’arco di tempo, a eccezione di due esempi
significativi, Komm, liebe Ziether e Das Kinderspiel, i quali hanno delle storie
diverse. Il primo infatti risale all’inverno a cavallo del 1781, quando Mozart si
trovava a Monaco per la rappresentazione di Idomeneo. Komm, liebe Zither
nasce nell’ambito del divertimento di corte, tanto che il canto era accompagnato in origine non da uno strumento a tastiera, bensì da uno strumento esotico
come il mandolino. Altro è il caso di Das Kinderspiel, che fa parte di un piccolo
ciclo di tre Lieder apparentemente infantili, composti all’inizio del 1791. Le canzoni vennero pubblicate subito a Vienna da un fratello massone di Mozart, Ignaz
Alberti, membro della stessa loggia “Zur gekrönten Hoffnung”, in una raccolta
di Lieder per Kinder und Kinderfreunde am Clavier. L’autore del testo di
Kinderspiel e di Sehnsucht nach dem Frühling era un poeta di Lubecca coetaneo di Mozart, Christian Adolph Overbeck, importante fratello della loggia massonica “Zum Füllhorn”, mentre il terzo Lied, Im Frühlingsanfang, era su parole del pastore luterano di Amburgo Christoph Christian Sturm, autore di un
famoso libro di riflessioni spirituali in forma poetica. Il contesto di questi Lieder
risentiva dunque gli influssi della svolta intellettuale imboccata dalla musica di
Mozart nell’ultima fase della sua vita, impregnata di profonde convinzioni politiche e filosofiche di stampo massonico, benché dissimulate sotto il manto di una
semplicità e di un’asciutezza che rasentano l’astrazione.
Il corpo maggiore di Lieder, invece, era destinato all’intrattenimento privato, a
disposizione di un mercato di Liebhaber, di amatori. Il rapporto è comprovato
dal fatto che tutte queste pagine furono pubblicate ancora fresche d’inchiostro
per così dire, negli anni immediatamente successivi. Mozart tratta con disinvoltura i temi di volta in volta suggeriti dai testi, passando dall’erotismo della
Kleine Spinnerin, una sorta di saggia Zerlinetta, all’educazione sentimentale
descritta metaforicamente in Das Veilchen (in tedesco la violetta è di genere
neutro, come si userebbe per un adolescente), unico incontro con la poesia di
Goethe. Il gusto dell’epoca si rifletteva nella scelta di poeti di stile anacreontico
come Jacobi, autore di An Chloe, un genere molto amato dalle signore. Il carattere a volte è espressamente umoristico, come nel caso di Die Alte, che Mozart
vorrebbe cantata “con voce nasale”, uno dei primi esempi di parodia in senso
moderno, dove la musica prende in giro, per imitazione, il vecchio stile barocco.
Als Luise costituisce invece una sorta di teatro in miniatura, riproducendo un
drammatico recitativo accompagnato, al quale però non segue la canonica aria
della primadonna. Rimane Abendempfindung, un piccolo gioiello di sensibilità
lirica, che supera di gran lunga i confini della poesia sentimentale di genere e scaturisce da una dimensione profondamente personale dell’espressione artistica.
Le due arie da concerto erano concepite invece per cantanti di professione, qual
era Adriana Ferraresi del Bene, per la quale Mozart compose nel 1789 Un moto
di gioia. «Credo che l’arietta che ho scritto per la Ferraresi piacerà – scriveva
alla moglie in agosto – sempre che lei sia capace di interpretarla in maniera
naturale, del che, però, dubito assai». La pagina avrebbe dovuto essere inserita
nelle Nozze di Figaro, in occasione di una ripresa a Vienna, per far contenta con
della musica nuova la cantante italiana. A un’altra cantante, non secondaria
nella biografia di Mozart, Aloysia Lange, née Weber, sorella della moglie
Constanze e anche suo vecchio amore, è dedicata invece l’aria Nehmt meinen
Dank, scritta in una circostanza d’occasione il 10 aprile 1782, all’epoca del Ratto
dal serraglio. La melodia principale deriva infatti da quest’opera e costituisce la
struttura della semplice forma strofica. La voce in origine era accompagnata
dall’orchestra, ma in questo caso invece l’aria viene presentata in un arrangiamento per pianoforte moderno, ma rispettoso dello stile d’epoca.
Gioachino Rossini
da “Péchés de Vieillesse” (1857–1868)
dal vol. II, Album français
“Adieux à la vie“, Élégie sur une seule note
dal vol. XIII, Musique Anodine
“Prélude” per pianoforte
“Petites mélodies” n. 1, 3, 4 e 5
dal vol. VII, Album pour les enfants dégourdis
“Un petit train de plaisir comico-imitatif” per pianoforte
dal vol. I, Album italiano
“La regata veneziana”, 3 canzonette:
Anzoleta avanti la regata
Anzoleta co passa la regata
Anzoleta dopo la regata
La vita di Gioachino Rossini non è stata forse spericolata come quella di Steve
McQueen, ma certamente ha avuto un carattere eccessivo, esuberante, spropor-
zionato, come i personaggi dei suoi melodrammi. A vent’anni Rossini era già il
primo maestro d’Italia, a trentasette si ritirò dalle scene, a quarantacinque
destò scandalo a Bologna, città degli Stati pontifici, convivendo con Olympe
Pélissier mentre era ancora viva la prima moglie Isabella Colbran, a sessantadue decise di trasferirsi a Parigi, dove il suo salotto divenne la capitale intellettuale del Secondo Impero. Anche come persona Rossini fu un carattere impossibile da contenere in una sola etichetta, di volta in volta geniale, pigro, nevrotico, smodato nei piaceri, generoso, ipocondriaco, ironico fino al grottesco,
patriottico e soprattutto nemico di ogni rivoluzione. Insomma la sua vita assomigliò ben poco a una musique anodine, nel doppio senso voluto dall’autore,
ossia una musica altrettanto consolante quanto banale. Una delle contraddizioni più evidenti riguardava il suo rapporto con la musica, che sarebbe meschino
ridurre a una mera relazione di odio e amore. Tra i tanti aspetti del disordine
profondo di questa relazione, spicca l’ambiguo atteggiamento di Rossini verso il
cospicuo gruppo di lavori scritti nell’ultimo decennio della sua vita, riservati a
un uso esclusivamente domestico, per il divertimento della composita società di
artisti e di personalità della cultura che frequentava i famosi samedi soirs nella
casa sulla Chaussée d’Antin o, d’estate, nella villa di Passy. L’ultima fase della
carriera di Rossini fu in effetti singolare, quanto lo era stata la prima, ma in
maniera del tutto rovesciata. I suoi peccati di gioventù consistevano nella ricerca del successo, nella trasformazione radicale delle leggi del teatro comico e di
quello serio, nella dimensione grandiosa dei mezzi espressivi impiegati. Al contrario, i Péchés de Vieillesse, secondo la denominazione comune attribuita con
squisita ironia a questo insieme di musiche, pretendevano di rimanere inaccessibili al pubblico, giocavano in larga misura sulla manipolazione dei codici musicali e drammaturgici correnti, riducevano lo spazio della musica alle dimensioni
del salotto borghese.
Rossini, un paio d’anni prima di scomparire, cominciò a raccogliere i fogli di
musica accumulati nel corso dell’ultimo periodo parigino e li sistemò in una serie
di album, formati in base a criteri organici di vario genere. In realtà, da un punto
di vista strettamente filologico, i Péchés costituiscono un capitolo ancora da
chiarire della produzione di Rossini, sebbene le molte ricerche degli ultimi anni
abbiano fornito delle notizie sicure. Il 21 agosto 1864, per esempio, fu eseguita a
casa di Rossini Adieu à la vie, elegia sur une sole note per voce di mezzosoprano. Non era la prima volta che Rossini giocava con la vuota retorica del virtuosismo canoro, ma l’Adieu rappresenta un eccentrico capolavoro di scrittura
drammatica. Un innamorato deluso si congeda dalla madre e dalla patria, con
un’enfasi melodrammatica del tutto sproporzionata con l’incongrua riduzione
della melodia a una sola nota. Per dare maggior risalto a questo saggio di com-
pleta sfiducia nei confronti della musica a programma, Rossini aggiunse il testo
in un secondo momento, sulla base di una precedente versione del brano scritta
sui versi di “Mi lagnerò tacendo”, vero tormentone musicale della carriera del
compositore.
Il testo di Metastasio, assurto quasi a emblema del silenzio teatrale dell’autore,
deriva da un’aria del Siroe, in qualche punto un po’ aggiustata. In passato
Rossini aveva composto diversi pezzi su queste parole, ma nella primavera del
1857 decise di riunire sei Petites mélodies su “Mi lagnerò tacendo”, precedute
da un Prélude per pianoforte, in un album intitolato Musique anodine e dedicato a Olympe. Per paradosso, proprio il fatto che le parole della grande tradizione del melodramma si adattino a qualunque tipo di carattere conferisce alla
musica la sua più essenziale libertà, di non dover esprimere per forza una
dimensione soggettiva, individuale. In filigrana, dietro questa sequenza di
maschere senza volto, si scorge la polemica verso la musica contemporanea, la
sfiducia un po’ cinica forse verso le pretese degli autori dell’epoca di creare addirittura la musica del futuro. Non era la sola ripicca contro il proprio tempo di
questo ineguagliabile reazionario. In una lezione pubblicata di recente sul supplemento domenicale del Sole 24 Ore, il critico d’arte Federico Zeri parlava dello
scandalo suscitato nel 1844 da un quadro di Joseph Mallard William Turner, dal
titolo Rain, steam and speed (Pioggia, vapore e velocità), nel quale è raffigurato un treno che percorre un ponte sul fiume trainato da una locomotiva a vapore: «Come protagonista del dipinto non c’è più un eroe dell’antichità o un fatto
mitologico, non c’è più un soggetto sacro relativo ai Vangeli, alle storie dei Santi
o alla storia religiosa dei tempi passati; non abbiamo più un quadro con intenti
patriottici e neppure abbiamo più nemmeno un paesaggio puro. Qui c’è la celebrazione della locomotiva a vapore, prodotta nel 1825 diciannove anni prima dell’esecuzione del dipinto».
La locomotiva costituiva per i giovani un oggetto affascinante e in qualche modo
familiare, ma per le vecchie generazioni rappresentava l’emblema più sgradevole e persino diabolico dei tempi nuovi. Berlioz, per esempio, descriveva nel 1830
il miserevole stato dei suoi nervi con queste parole: «Sento il battito del cuore,
le sue pulsazioni mi scuotono come i pistoni martellanti di una macchina a vapore. Ogni muscolo del corpo trema dal dolore… Futile!… Horrible!». Rossini
provò un orrore forse peggiore l’unica volta in vita sua che decise di prendere il
treno. Il simbolo della moderna società industriale, celebrata dal quadro di
Turner e in maniera inconsapevole anche dalla musica di Berlioz, scatenò un
rigetto violento nel corpo di Rossini, tanto che il musicista fu costretto a letto
per giorni prima di riprendersi. La sua avversione prese in seguito la forma di
un caustico brano per pianoforte, in un album dedicato “ai bambini svegli”, nel
quale si trovano brani dal titolo degno di Satie, come Mon prélude hygiénique
du matin o Étude asthmatique. L’umorismo del brano, dedicato come tutti i
Péchés “aux Pianistes de la 4me Classe, a la qu’elle j’ai l’honneur d’appartenir”, consiste nelle numerose didascalie che accompagnano la musica, senza le
quali si perderebbe in gran parte sia il carattere comico, sia quello imitatif.
Per finire, dall’“Album italiano”, troviamo tre deliziose canzonette in veneziano, procurate a Rossini da Francesco Maria Piave, il famoso librettista di
Verdi. La giusta notorietà della Regata veneziana dipende non solo dalla musica incantevole di Rossini, ma anche dal fatto che l’editore Ricordi pubblicò
subito le canzonette, non appena venne in possesso del manoscritto, messo
all’asta a Londra nel 1878.
Oreste Bossini
Wolfgang Amadeus Mozart
Das Veilchen KV 476
La violetta
(Johann Wolfgang von Goethe)
Ein Veilchen auf der Wiese stand
Gebückt in sich und unbekannt;
Es war ein herzigs Veilchen!
Da kam ein’ junge Schäferin
Mit leichtem Schritt und munterm Sinn,
Daher, daher,
Die Wiese her, und sang.
Una violetta stava sul prato,
piegata su di sé e ignota;
era una graziosa violetta!
Ed ecco giungere una pastorella,
con passo lieve e lieto il cuore,
per la sua strada,
giù per il prato, cantando.
Ach! denkt das Veilchen, wär ich nur
Sie schönste Blume der Natur,
Ach, nur ein kleines Weilchen.
Bis mich das Liebchen abgeflückt
Und an dem Busen matt gedrückt,
Ach nur, ach nur,
Ein Viertelstündchen lang!
Ah, pensa la violetta, se fossi
il fiore più bello del creato,
ah, solo per un istante,
fino a che la bella mi colga
e mi stringa languida al suo cuore!
Ah, soltanto, soltanto
per un breve quarto d’ora!
Ach! aber ach! das Mädchen kam
Und nicht in Acht das Veichen nahm,
Ertrat das arme Veilchen.
Es sank und starb und freut’ sich noch:
Und sterb’ ich denn, so sterb’ ich doch
Durch sie, durch sie,
Zu ihren Füßen doch!
Ahimè, ahimè, venne la ragazza,
e non si curò della violetta,
calpestò la povera violetta.
Reclinò il capo e morì, eppur gioiva:
se muoio, muoio tuttavia
per causa sua, per causa sua,
ai suoi piedi almeno!
Das arme Veilchen!
Es war ein herzigs Veilchen!
Povera violetta!
Era una graziosa violetta!
Die kleine Spinnerin KV 531
La piccola filatrice
“Was spinnst du?” fragte Nachbars Fritz,
Als er uns jüngst besuchte.
“Dein Rädchen läuft ja wie der Blitz!
Sag’ an, wozu dies fruchte.
Komm lieber her zu uns ins Spiel! ”
“Herr Fritz, das laß’ ich bleiben;
Ich kann mir, wenn er’s wissen will,
So auch die Zeit vertreiben!
“Cosa fili?” chiese il vicino Fritz,
quando poco fa venne a trovarci.
“Il tuo arcolaio corre come un fulmine!
Dimmi a che ti giova.
Vieni piuttosto a giocare con noi!”
“Signor Fritz, lasciamo perdere;
se vuol saperlo, posso passare
il tempo anche così!
Was hätt’ ich auch von euch, ihr Herrn?
Man kennt ja eure Weise,
Ihr neckt und scherzt und dreht euch gern
Mit Mädchen um im Kreise,
Erhitzt ihr Blut, macht ihr Gefühl
In allen Adern rege,
Und treibt, so bunt ihr könnt, das Spiel,
Dann geht ihr eurer Wege!
Cosa dovrei aspettarmi da voi giovanotti?
Si sa bene qual è il vostro modo di fare:
stuzzicate, scherzate, e vi divertite
a circuire le ragazze,
riscaldate loro il sangue, risvegliate
l’ardore nelle loro vene,
spingete il gioco fin dove è possibile,
e poi ve ne andate per la vostra strada!
Schier ist’s, als wären in der Welt
Zum Spaße nur die Mädchen!
Drum geht und spaßt, wo’s euch gefällt.
Ich lobe mir mein Rädchen.
Geht, eure Weise ist kein Nütz!
Wenn ich soll Seide spinnen,
So will ich, merk’s er sich, Herr Fritz,
Nicht Werg dabei gewinnen. ”
È chiaro, come se al mondo le ragazze
esistessero solo per farvi divertire!
Perciò andate e divertitevi dove vi piace.
Io apprezzo la ruota del mio arcolaio.
Andate, i vostri modi non fanno per me!
Se io debbo filare la seta,
se lo ricordi bene, signor Fritz,
non la ridurrò mai in stoppa.”
Komm, liebe Zither, komm KV 351
Vieni, cara cetra, vieni
Komm, liebe Zither, komm,
Du Freundin stiller Liebe,
Du sollst auch meine Freundin sein.
Vieni, cara cetra, vieni,
tu, amica dell’amore silenzioso,
devi essere anche amica mia.
Komm, dir vertrau’ ich
Die geheimsten meiner Triebe,
Nur dir vertrau’ ich meine Pein.
Vieni, a te confido
i miei impulsi più segreti,
solo a te confido le mie pene.
Sag’ ihr an meiner Statt,
Ich darf ’s ihr noch nicht sagen,
Wie ihr so ganz mein Herz gehört;
Parlale tu al posto mio,
io non posso ancora dirle,
che il mio cuore è solamente tutto per lei;
Sag’ ihr an meiner Statt,
Ich dar’s ihr noch nicht lagen,
Wie sich für sie mein Herz verzehrt.
diglielo tu al posto mio,
io non posso ancora confidarle,
che il mio cuore si strugge per lei.
Die Alte KV 571
La vecchia
(Friedrich von Hagedorn)
Zu meiner Zeit, zu meiner Zeit
Bestand noch Recht und Billigkeit.
Da wurden auch aus Kindern Leute,
Aus tugendhaften Mädchen Bräute;
Doch alles mit Bescheidenheit.
O gute Zeit, o gute Zeit!
Es ward kein Jüngling zum Verräter,
Und uns’re Jungfern freiten später,
Sie reizten nicht der Mütter Neid.
O gute Zeit, o gute Zeit.
Ai miei tempi, ai miei tempi
c’era ancora la legge e la giustizia.
Allora i fanciulli diventavano uomini
e le virtuose ragazze spose;
tutto però con modestia.
O bei tempi, bei tempi!
Nessun giovane era infedele,
e le nostre verginelle si sposavano più tardi,
senza provocare l’invidia delle madri.
O bei tempi, bei tempi!
Zu meiner Zeit, zu meiner zeit
War noch in Ehen Einigkeit.
Jetzt darf der Mann uns fast gebieten,
Uns widersprechen und uns hüten,
Wo man mit Freunden sich erfreut.
O schlimme Zeit, o schlimme Zeit!
Mit dieser Neuerung im Lande,
Mit diesem Fluch in Ehestande
Hat ein Komet uns längst bedräut.
O schlimme Zeit, o schlimme Zeit!
Ai miei tempi, ai miei tempi
nel matrimonio c’era ancora unità.
Adesso l’uomo pretende quasi di comandarci,
di contraddirci e di vigilare su di noi,
anche solo perchè ci piace stare con gli amici.
O brutti tempi, brutti tempi!
Con queste innovazioni nel paese,
con queste astiosità nel matrimonio,
da tempo ci sta opprimendo una cattiva stella.
O brutti tempi, brutti tempi!
An Chloe KV 524
A Cloe
(Johann Georg Jacobi)
Wenn die Lieb’ aus deinen blauen,
Hellen, offenen Augen sieht,
Und vor Lust, hineinzuschauen,
Quando l’amore brilla nei tuoi occhi,
azzurri, chiari, sinceri,
e, per la gioia di guardarvi dentro,
Mir’s im Herzen klopft und glüht;
Und ich halte dich und küsse
Deine Rosenwangen warm,
Liebes Mädchen, und ich schließe
Zitternd dich in meinem Arm!
il mio cuore batte e brucia;
e ti stringo e bacio
appassionatamente le rosee guance,
cara fanciulla, e ti abbraccio
tremante fra le mie braccia!
Mädchen, Mädchen, und ich drücke
Dich an meinem Busen fest,
Der im letzten Augenblicke
Sterbend nur dich von sich läßt;
Den berauschten Blick umschattet
Eine düst’re Wolke mir;
Und ich sitze dann ermattet,
Aber selig neben dir.
Fanciulla, fanciulla, ti stringo
fortemente al mio petto,
che solo all’ultimo istante
morendo potrà staccarsi da te;
lo sguardo inebriato mi viene nascosto
da una nube oscura;
e mi siedo allora, spossato
ma felice, accanto a te.
Das Kinderspiel KV 598
Gioco di bambini
(Christian Adolph Overbeck)
Wir Kinder, wir schmecken,
Der Freuden recht viel!
Wir schäkern und necken,
Versteht sich, im Spiel!
Wir lärmen und singen
Und rennen uns um
Und hüpfen und springen
Im Grase herum.
A noi bambini piace
tanto divertirci!
Scherziamo e canzoniamo,
s’intende per gioco!
Facciamo chiasso e cantiamo,
ci rincorriamo
e saltiamo e sgambettiamo
sui prati.
Warum nicht? Zum Murren
Ist’s Zeit noch genug!
Wer wollte wohl knurren,
Der wär’ ja nicht klug.
Wie lustig steh’n dorten
Die Saat und das Gras!
Beschreiben mit Worten
Kann keiner wohl das.
Perchè no? Per brontolare
c’è sempre tempo!
Chi volesse brontolare,
non sarebbe certo saggio!
Come sono allegri là fuori
i campi e l’erba!
Nessuno certo è capace
di descriverlo con le parole.
Ei, seht doch, ihr Brüder,
Den Schmetterling da!
Wer wirft ihn uns nieder?
Doch schonet ihn ja!
Dort flattert noch einer,
Ehi, fratelli, guardate
quella farfalla!
Chi ce la cattura?
Ma no, lasciatela stare!
Laggiù ce n’è un’altra che svolazza,
Der ist wohl sein Freund;
O schlag’ ihn ja keiner,
Weil jener sonst weint!
che certo è sua amica;
oh, che nessuno la catturi,
perchè l’altra piangerà!
Ach geht sie schon unter,
Die Sonne, so früh?
Wir sind ja noch munter,
Ach, Sonne, verzieh’!
Auf morgen, ihr Brüder,
Schlaft wohl, gute Nacht!
Ja, morgen wird wieder
Gespielt und gelacht.
Sta già tramontando
anzitempo il sole?
Noi siamo ancora vispi,
perdonaci, o sole!
A domani, amici,
dormite bene, buona notte!
Domani si tornerà
a giocare e a ridere.
Der Zauberer KV 472
Il mago
(Christian Felix Weisse)
Ihr Mädchen flieht Damöten ja!
Als ich zum erstenmal ihn sah,
Da fühlt’ ich, so was fühlt ich nie,
Mir ward… mir ward… ich weiß nicht wie!
Ich seufzte, zitterte und schien mich doch
zu freu’n:
Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein!
Ragazze, fuggite da Damöten!
Quando lo vidi per la prima volta
provai qualcosa che non avevo mai provato,
mi sentii... mi sentii... non so come!
Sospiravo, tremavo eppure mi pareva
di gioire:
credetemi, dev’essere un mago!
Sah ich ihn an, so ward mir heiß,
Bald war ich rot, bald war ich weiß,
Zuletzt nahm er mich bei der Hand;
Wer sagt mir, was ich da empfand?
Ich sah, ich horte nicht, sprach nichts
als Ja und Nein:
Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein!
Quando lo guardavo, sentivo caldo,
ora arrossivo, ora impallidivo,
infine lui mi prese per mano;
Chi può dirmi cosa provai allora?
Non vedevo, non udivo nulla, dicevo
solo sì e no:
credetemi, dev’essere un mago!
Er führte mich in dies Gesträuch,
Ich wollt’ ihn flieh’n und folgt’ ihm gleich:
Er setzte sich, ich setzte mich:
Er sprach – nur Silben stammelt’ ich;
Die Augen starrten ihm, die meinen
wurden klein;
Glaubt mir, er muß ein Zaub’rer sein!
Mi portò in questo boschetto,
volevo fuggire eppure lo seguii:
egli si sedette, mi sedetti anch’io
lui parlava, io balbettavo soltanto;
mi guardò con gli occhi fissi, i miei si
socchiusero;
credetemi, dev’essere un mago!
Entbrannt drückt’ er mich an sein Herz,
Was fühlt’ ich! Welch ein süßer Schmerz!
Ich schluchtz’, ich atmete schwer!
Da kam zum Glück die Mutter her;
Was würd’, o Götter, sonst nach so viel Zauberei’n
Aus mir zuletzt geworden sein!
Con passione mi strinse al suo cuore,
cosa provai! Quale dolce dolore!
Singhiozzavo, respiravo a fatica!
Per fortuna in quel momento giunse mia madre;
altrimenti, o dèi, dopo tante magie,
che ne sarebbe stato al fine di me!
Als Luise die Briefe ihres ungetreuen
Liebhabers verbrannte KV 520
Quando Luisa bruciò le lettere
del suo amante infedele
(Gabriele von Baumberg)
Erzeugt von heißer Phantasie,
In einer schwärmerischen Stunde,
Zur Welt gebrachte! Geht zur Grunde!
Ihr Kinder der Melancholie!
Note da un’accesa fantasia,
in un momento di ardente passione,
portate alla luce, ora sparite
o figlie della malinconia!
Ihr danket Flammen euer Sein,
Ich geb’ euch nun den Flammen wieder,
Und all die schwärmerischen Lieder,
Denn ach! er sang nicht mir allein!
Dalle fiamme siete venute,
ora alle fiamme vi riporto,
tutte quelle canzoni appassionate,
ahimé, egli non le cantò a me sola!
Ihr brennet nun, und bald, ihr Lieben,
Ist keine Spur von euch mehr hier,
Doch ach! der Mann, der euch geschrieben,
Brennt lange noch vielleicht in mir.
Ora bruciate, e presto, o care,
qui non resterà di voi traccia alcuna,
ma l’uomo che vi scrisse
forse brucerà ancora a lungo in me.
Abendempfindung KV 523
Pensieri della sera
(Joachim Heinrich Campe)
Abend ist’s, die Sonne ist verschwunden,
Und der Mond strahlt Silberglanz;
So entflieh’n des Lebens schönste Stunden,
Flieh’n vorüber wie im Tanz.
È sera, il sole è tramontato
e la luna emana argenteo splendore;
così trascorrono della vita le ore più belle,
volano via leggere, come in un balletto.
Bald entflieht des Lebens bunte Szene,
Und der Vorhang rollt herab;
Aus ist unser Spiel! Des Freundes Träne
Fließet schon auf unser Grab.
Presto svanisce della vita la variegata scena,
e cala giù il sipario;
la nostra commedia è finita! Il pianto dell’amico
bagna già la nostra tomba.
Bald vielleicht (mir weht, wie Westwind leise,
Eine stille Ahnung zu).
Schließ’ ich dieses Lebens Pilgerreise,
Fliege in das Land der Ruh’.
Presto forse (mi sussurra come lieve
tramontana
un tacito presentimento).
Chiuderò il pellegrinaggio di questa vita,
volerò nel mondo della quiete.
Werdet ihr dann an meinem Grabe weinen,
Trauernd meine Asche sehen,
Dann, o Freunde, will ich euch erscheinen
Und will himmelauf euch weh’n.
Piangerete allora sulla mia tomba,
guarderete mesti le mie ceneri,
allora, amici, voglio apparirvi
per indirizzarvi verso il cielo.
Schenk auch du ein Tränchen mir
Und pflücke mir ein Veilchen auf mein Grab,
Und mit deinem seelenvollen Blicke
Sieh’ dann sanft auf mich herab.
Donami anche tu una piccola lacrima
e deponi una violetta sulla mia tomba,
e col tuo intimissimo sguardo
volgiti dolcemente in giù verso me.
Weih’ mir eine Träne und ach!
Schäme dich nur nicht, sie mir zu weihn;
Oh, sie wird in meinem Diademe
Dann die schönste Perle sein.
Dedicami una lacrima e, ahimè,
non vergognarti d’avermela dedicata;
nel mio diadema
quella sarà la perla più bella.
Un moto di gioia KV 579
(Lorenzo Da Ponte)
Un moto di gioia
mi sento nel petto
che annunzia diletto
in mezzo al timor.
Speriam che in contento
finisca l’affanno
non sempre è tiranno
il fato ed amor.
Un moto di gioia…
Nehmt meinen Dank KV 383
Accogliete il mio grazie
Nehmt meinen Dank, ihr holden Gönner!
So freurig, als mein Herz ihn spricht,
Euch laut zu sagen, können Männer,
Ich, nur ein Weib, vermag es nicht.
Doch glaubt, ich werd’ in meinem Leben
Niemals vergessen eure Huld;
Bleib’ ich, so wäre mein Bestreben,
Sie zu verdienen, doch Geduld!
Von Anbeginn war stetes Wandern
Der Musen und der Künstler Los;
Mir geht es so wie allen Andern,
Fort aus des Vaterlandes Schoss
Seh’ ich mich von dem Schicksal leiten.
Doch glaubt es mir, in jedem Reich,
Wohin ich geh’, zu allen Zeiten
Bleibt immerdar mein Herz bei euch.
Accogliete il mio grazie, o benigni protettori!
Esprimerlo a voce alta con tanto ardore
come lo pronuncia il mio cuore, uomini lo possono,
io, donna, non ne sono capace.
Ma credetemi, in vita mia
mai dimenticherò la vostra benevolenza;
Se rimanessi mi farei premura
di meritarla, ma abbiate pazienza!
Fin da principio l'incessante peregrinare
è stato il destino delle muse e dei poeti:
a me succede come a tutti gli altri,
lontano dal grembo della patria
mi vedo trasportare dal destino.
Ma credetemi, in qualunque paese
io andrò e in ogni tempo
il mio cuore rimarrà per sempre con voi.
Gioachino Rossini
Adieux à la vie, Élégie sur une seule note
(Émilien Pacini)
Salut! Dernière aurore
qui viens pour moi d’eclore!
Lui que mon coeur adore
il veut partir je meurs.
Oui, je meurs.
Cruel! Vois mes douleurs!
Céde à mes pleurs!
Toi que j’implore,
vois mon tourment mortel.
Cruel! T’aimer c’était la vie
qui m’est par toi ravie.
Ton coeur ingrat m’oublie, dis adieu
la mort est mon seul voeu.
Au jour je dis adieu amis,
ma mère adieu!
qui m’est par toi ravie.
Son coeur ingrat m’oublie, dis adieu
la mort est mon seul voeu.
Au jour je dis adieu, ma mere adieu!
T’aimer c’était la vie,
reprenez la, mon Dieu!
Terre! Adieu! Ma mère, adieu!
Mi lagnerò tacendo…
(Pietro Metastasio)
Mi lagnerò tacendo
della mia sorte amara;
ma ch’io non t’ami, o cara,
non lo sperar da me.
Crudel! In che t’offesi?
Farmi penar, perché?
La regata veneziana
(Francesco Maria Piave)
Anzoleta avanti la regata
Là su la machina xe la bandiera,
varda, la vedistu, vala a ciapar.
Co quela tornime in qua sta sera,
o pur a sconderte ti poi andar.
In pope, Momolo,
non te incantar.
Va voga d’anema la gondoleta,
ne el primo premio te pol mancar.
Va là, recondite la to Anzoleta
che da sto pergolo te sta a vardar.
In pope, Momolo,
non te incantar.
Anzoleta co passa la regata
I xe qua, vardeli,
povereti i ghe da drento,
ah contrario tira el vento
i gha l’acqua in so favor.
El mio Momolo, dov’elo?
Ah, lo vedo, el xe secondo.
Ah, che smania! me confondo
a tremar me sento el cuor.
Su, coragio, voga, voga,
prima d’esser al paleto
se ti voghi, ghe scometo
tutti indrio ti lassarà.
Caro, caro, par che le svola,
el li magna tutti quanti,
meza barca l’è andà avanti,
Ah, capisso, el m’a vardà.
Anzoleta dopo la regata
Ciapa un baso, un altro ancora,
caro Momolo, de cuor.
Qua destrachite che xe ora
de sugarte sto sudor.
Ah t’ho visto co passando
su mi l’ocio ti a butà
E go dito respirando:
un bel premio el ciaparà.
Si un bel premio in sta bandiera,
che xe rossa de color;
gha parlà Venezia intiera,
la t’a dito vincitor.
Ciapa un baso, benedeto
a vogar nessun te pol,
de cassada de traghetto
ti xe el megio barcarol.
FONDAZIONE MAZZOTTA - VISITA GUIDATA GRATUITA PER I SOCI
La Fondazione Mazzotta offre ai nostri Soci una visita guidata gratuita alla
mostra "Warhol - Beuys, Omaggio a Lucio Amelio".
L’appuntamento è previsto per giovedì 31 gennaio 2008 alle ore 18.30 nella
sede della Fondazione in Foro Buonaparte 50.
I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono (02 795393)
o via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della Società.
Ricordiamo inoltre che i Soci, indipendentemente da questo appuntamento,
possono sempre visitare le mostre della Fondazione al costo ridotto di € 6 anziché € 8, presentando la tessera associativa.
GEMMA BERTAGNOLLI soprano
Gemma Bertagnolli è nata a Bolzano. Dopo aver vinto i concorsi As.Li.Co di
Milano e Viñas di Barcellona (premio speciale come migliore interprete
mozartiana), ha iniziato giovanissima una brillante carriera che l’ha portata
a cantare per le maggiori istituzioni musicali in Italia e all’estero in collaborazione con direttori quali Roberto Abbado, Semyon Bychkov, Daniele Gatti,
Gianandrea Gavazzeni, Gianluigi Gelmetti, Fabio Luisi, Lorin Maazel,
Zubin Mehta, Marc Minkowsky, Ennio Morricone, Riccardo Muti, Daniel
Oren e Wolfgang Sawallisch. Collabora stabilmente con Antonio Ballista, in
un ampio repertorio che spazia da Mozart e Rossini alla musica contemporanea, e con Giovanni Antonini con il quale si è esibita in numerose produzioni operistiche e in recital. Interprete d’elezione per il repertorio barocco, ha
approfondito lo studio della prassi esecutiva collaborando con i maggiori specialisti quali Ottavio Dantone e l’Accademia Bizantina, Rinaldo Alessandrini
e Concerto Italiano, Fabio Biondi e Europa Galante, Ivor Bolton, Christophe
Coin, René Jacobs, Ton Koopman, Trevor Pinnock, Christophe Rousset,
Freiburger Barockorchester, Akademie für Alte Musik Berlin. Diego Fasolis e
I Barocchisti. Ha preso parte a numerose produzioni di opera barocca in teatri e festival di primo piano quali Staatsoper unter den Linden di Berlino,
Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Comunale di Bologna, Bayerische
Staatsoper di Monaco, Opernhaus di Zurigo, festival Styriarte, Pergolesi di
Jesi e Salisburgo. Tra gli impegni recenti ricordiamo The Tempest di
Purcell/Galante in prima esecuzione assoluta al Teatro Regio di Torino,
Falstaff con Zubin Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e in tournée a
Tokyo, Die Schuldigkheit des ersten Gebots di Mozart con Umberto Benedetti
Michelangeli al Rossini Opera Festival di Pesaro.
La sua vasta discografia comprende la partecipazione all’integrale vivaldiana di Naive/Opus 111 che ha meritato i maggiori riconoscimenti della critica
internazionale, le numerose incisioni con Antonio Ballista tra cui Mon ami
Rossini e Ninna nanne e Serenate, Cinema concerto con Ennio Morricone,
Branduardi e Dulce Pontes.
È stata ospite della nostra Società per Musica e poesia a San Maurizio nel 2002.
ANTONIO BALLISTA pianoforte
Pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, Antonio Ballista fin dall’inizio della carriera si è dedicato all’approfondimento delle espressioni musicali più diverse e alla composizione di programmi di rara inventiva e originalità. Ha effettato personalissime escursioni nel campo del ragtime, della canzone italiana e americana, del rock e della musica da film, escogitando una
sorta di vita parallela tra la musica cosiddetta di consumo e quella colta.
Dalla fine degli anni ‘50 suona in duo pianistico con Bruno Canino, una formazione di ininterrotta attività la cui presenza è stata fondamentale per la
diffusione della “Nuova Musica”. Si è esibito con direttori quali Abbado,
Boulez, Chailly, Maderna, Muti, e con le orchestre della BBC, del
Concertgebow di Amsterdam, Filarmonica di Israele, Filarmonica della
Scala, London Symphony, Orchestre de Paris, Philadelphia, Cleveland e New
York Philharmonic. È stato ospite di prestigiosi festival a Parigi, Berlino,
Strasburgo, Edimburgo, Varsavia, Venezia e Fienze. Come direttore ha debuttato al Teatro dell’Opera di Roma con Gilgamesh di Battiato. Fra i compositori che hanno scritto per lui ricordiamo Berio, Bussotti, Castaldi, Castiglioni,
Donatoni, Lombardi, Lucchetti, Morricone, Mosca, Picco, Sciarrino, Sollima
e Ugoletti. Ha effettuato tournée con Berio, Dallapiccola e Stockhausen e ha
collaborato con Boulez, Cage e Ligeti in concerti monografici.
È fondatore e direttore dell’ensemble “Novecento ed Oltre”, una formazione
stabile fondata nel 1995 per l’esecuzione della musica del novecento storico e
contemporanea. Con Federico Mondelci ha costituito nel 2003 il trio “Fata
Morgana”, con il tenore Massimo Crispi forma il duo “Enfants Terribles”.
Appassionato del repertorio liederistico ha collaborato con numerosi cantanti tra i quali Roberto Abbondanza, Anna Caterina Antonacci, Cathy
Berberian, Luisa Castellani, Luciana Serra e Lucia Valentini Terrani. Legato
da un sodalizio trentennale a Paolo Poli, ha inoltre lavorato con attori quali
Gianni Agus, Arnoldo Foà, Ottavia Piccolo, Toni Servillo, Franca Valeri,
Milena Vukotic e Peter Ustinov.
Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche. Ha insegnato nei
Conservatori di Parma e Milano e all’Accademia Pianistica di Imola
“Incontri col Maestro”. Attualmente è docente presso l’Accademia
Internazionale “Tema” di Milano.
È stato ospite della nostra Società nel 1969, 1974 e 2004.
Prossimi concerti:
martedì 18 dicembre 2007, ore 19.30
Basilica di San Marco
Academy of Ancient Music
Richard Egarr direttore
Susan Gritton, Wilke te Brummelstroete,
Andrew Tortise, Christopher Purves solisti
Per tradizione ormai consolidata, il concerto di Natale del Quartetto offre al
pubblico una delle grandi pagine del repertorio di musica sacra, cercando di
mettere in evidenza di volta in volta prospettive nuove dell’interpretazione.
Quest’anno la nostra Società ospita, nella cornice appropriata della Basilica
di San Marco, un eccellente gruppo di musica antica, l’Academy of Ancient
Music, guidato dal suo nuovo direttore musicale Richard Egarr, che dallo
scorso anno ha preso il posto del fondatore Christopher Hogwood. I
musicisti inglesi presentano il capolavoro della loro tradizione corale, il
Messiah di Händel, nella versione originale, scritta per un concerto di
beneficenza a Dublino. Il lavoro di Händel, restituito alla sua forma primitiva
più snella e agile, procura la sorpresa di ritrovare una musica fresca e di
grande forza espressiva, quasi fosse ascoltata per la prima volta.
Programma (Discografia minima)
G.F. Händel
The Messiah HWV 56
(Nelson, Kirkby, Watkinson, Elliott, Thomas
Choir of Christ Church Cathedral, Oxford
Academy of Ancient Music
Christopher Hogwood
Decca L’Oiseau-Lyre 430 488-2OH2)
martedì 22 gennaio 2008, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Renaud Capuçon violino
Nicholas Angelich pianoforte
Schumann, Brahms, Franck
Società del Quartetto di Milano
via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it
e-mail: [email protected]