Perizia - MeteoValtellina.it
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Perizia Glaciologica relativa al procedimento NR 16771/05 del Tribunale di Trento dott. Riccardo Scotti, perito di parte dell’Associazione Mountain Wilderness Ghiacciaio della Marmolada 29 luglio 2005. foto Ass.ne Mountain Wilderness Indice 1.0 Relazione a cura dello scrivente dei due sopralluoghi effettuati dal Collegio dei Periti - pag.3 1.1 Il sopralluogo del 19 maggio 2006 - pag 3 1.2 Il sopralluogo del 27 agosto 2006 - pag 7 2.0 Gli impatti sul Ghiacciaio della traccia effettuata nell’estate del 2005 - pag 9 2.1 La maggior vulnerabilità alla fusione del firn pluriennale presente al di sotto del manto nevoso - pag 10 2.2 L’alterazione del profilo originale del firn pluriennale - pag 13 2.3 L’alterazione della stabilità del manto nevoso - pag 16 2.4 Il danno paesaggistico - pag 17 3.0 I quesiti posti al perito - pag 18 4.0 Bibliografia - pag 21 5.0 Riferimenti relativi al caso in oggetto - pag 21 2 1.0 Relazione a cura dello scrivente dei due sopralluoghi effettuati dal Collegio dei periti 1.1 Il sopralluogo del 19 maggio 2006 In data 19 maggio 2006 si è svolto il primo sopralluogo sul Ghiacciaio della Marmolada. La zona interessata dalla traccia contestata è stata osservata scrupolosamente dall’alto (funivia) e da terra. È stata poi effettuata una serie di misure dello spessore del manto nevoso ed una trincea nivologica sul margine destro idrografico della pista da sci nel punto di coordinate 1719992 est e 5146302 nord (Gauss Boaga F32). Le caratteristiche meccaniche, termiche e cristallografiche del manto nevoso sono riportate nel modello 4 AINEVA (fig. 5). Non è stato possibile raggiungere la base dello strato nevoso della stagione 2005/2006 a causa dell’elevata resistenza meccanica della neve in profondità. Le numerose misure di spessore del manto nevoso effettuate mediante sonda telescopica hanno fornito risultati piuttosto disomogenei con spessori misurati fra 400 e 150 cm estremamente variabili anche a pochi metri di distanza. L’impressione derivata dall’analisi nivologica effettuata è di un notevole rimodellamento meccanico del manto nevoso occorso durante la stagione autunnale ed invernale. Molto probabilmente la compattazione meccanica dei mezzi battipista è la causa primaria della difficoltà nel reperimento di dati validi altrimenti generalmente ottenibili su superfici nivo-glaciali naturali. L’azione meccanica dei “gatti delle nevi” per la preparazione della pista da sci invernale ha certamente modificato in modo considerevole l’area rendendo difficili le valutazioni sullo stato di ripristino della zona interessata dall’opera contestata. Fig. 1. La parte alta della pista da sci P.ta Rocca-Serauta vista dalla funivia il 19.05.2006. R.Scotti 3 Fig. 2. Operazioni di scavo della trincea stratigrafica, 19.05.2006. R.Scotti Fig. 3. Analisi stratigrafica del manto nevoso 19.05.2006. R.Scotti 4 Fig. 4. La contropendenza sul ghiacciaio formata dalla pista da sci guardando verso P.ta Serauta 19.05.2006. R.Scotti 5 Fig. 5. Il profilo del manto nevoso riscontrato il 19.05.2006, gli strati in profondità presentano una elevata densità e resistenze meccaniche. Il profilo termico indica che gli strati profondi sono ancora “freddi” mostrando temperature decisamente inferiori agli 0°C, il manto nevoso non ha ancora raggiunto la condizione di omotermia tipica della fase estiva 6 1.2 Il sopralluogo del 27 agosto 2006 Durante il sopralluogo del 27 agosto sono state effettuate osservazioni morfologiche della parte alta del Ghiacciaio della Marmolada dall’alto (funivia) e percorrendo il tratto Punta Rocca-Serauta. È stata effettuata un’analisi stratigrafica speditiva per valutare lo spessore della neve recente e l’eventuale presenza di neve vecchia stagionale. Quest’ultima sembra essere presente sul tracciato della pista da sci. Il suo spessore risulta comunque piuttosto limitato visto che affiorano numerosi crepacci soprattutto nella parte medio bassa del tracciato compresa fra i 3150 ed i 3050 m. La neve recente, attribuibile alle nevicate di agosto non ha quindi permesso di valutare compiutamente l’estensione e lo spessore della neve vecchia (quella relativa alla stagione di accumulo iniziata nell’ottobre 2005 e conclusasi nel maggio 2006). Allo stesso modo la lavorazione della neve vecchia durante il mese di luglio con mezzi battipista ha probabilmente mascherato completamente le evidenze morfologiche dell’opera oggetto della perizia. Fig. 6. Trincea nivologica speditiva utile a valutare lo spessore del manto nevoso recente (nevicate di agosto) rispetto alla neve primaverile ed estiva 27.8.2006. R.Scotti 7 Fig. 7. Nella parte bassa della pista si sono aperti numerosi crepacci che testimoniano lo scarsissimo innevamento residuo stagionale al di sotto della neve recente di agosto 27.8.2006. R.Scotti Fig. 8. L’innaturale profilo della pista da sci solcato da numerosi crepacci. 27.8.2006 R.Scotti. 8 2.0 Gli impatti sul Ghiacciaio della traccia effettuata nell’estate del 2005 In seguito ai due sopralluoghi svolti nell’estate del 2006 è apparso evidente come, a causa della riprofilatura e della movimentazione del manto nevoso effettuata dai mezzi battipista nel periodo invernale (autunno 2005-primavera 2006), sia indispensabile un’analisi accurata delle immagini relative all’estate del 2005 per poter valutare correttamente gli effetti dell’opera contestata sul Ghiacciaio. Per quanto riguarda i dati geometrici e topografici del tracciato non è stato possibile in alcun modo ripetere o verificare le perizie compiute nei primi giorni delle indagini (inizio agosto 2005). In particolare il verbale tecnico della P.A.T. del 10.08.2005 a cura dell’Ing. Nicola Paoli fornisce il valore di 2000 m³ di neve movimentata. Dal materiale iconografico e cartografico si desume che sono stati tracciati 10 tornanti per superare un dislivello di 200 m fra i 3070 m s.l.m. ed i 3270 m s.l.m.. Nel tratto più ripido sono state scavate 7 tracce intermedie fra un tornante e l’altro da utilizzarsi come “cave” per attingere neve utile alla costruzione del lato a valle dei tornanti. Fig. 9. Immagine della parte alta del tracciato con i primi 4 tornanti e le prime 4 cave. 29.07.2005 foto Ass.ne Mountain Wilderness elaborata dall’autore. 9 Fig. 10. Nella parte bassa del tracciato sono evidenti 6 tornanti che hanno provocato movimentazione del manto nevoso e 3 cave di neve. 29.07.2005 foto Ass.ne Mountain Wilderness elaborata dall’autore. L’opera provoca l’alterazione della normale continuità del manto nevoso preesistente le cui conseguenze sono: 2.1 La maggior vulnerabilità alla fusione del firn pluriennale presente al di sotto del manto nevoso Lungo il ciglio a monte del tracciato della pista il riporto della neve ha creato delle zone con maggior accumulo (a valle) ma anche dei settori (a monte) dove il firn pluriennale1 è stato portato a diretto contatto con gli agenti atmosferici in grado di apportare energia In merito alla classificazione del materiale emerso al di sotto della neve stagionale nell’estate del 2005 sono stati espressi pareri contrastanti. Le perizie della PAT e del Corpo Forestale dello Stato classificano il materiale rinvenuto come ghiaccio di ghiacciaio (densità 0,83-0,91 g/cm³) mentre la perizia del Dott. Rossi del 19.08.2005 parla di firn (densità 0,40-0,83 g/cm³). Non potendo misurare direttamente la densità occorre fornire una valutazione sulla base delle immagini dell’estate del 2005 e delle stagioni precedenti. Da questa analisi sembra plausibile poter parlare di firn pluriennale. Non ritengo comunque fondamentale dal punto di vista ideologico dare troppa importanza a questa distinzione visto che l’unica differenza sostanziale fra i due materiali sta nella loro diversa densità. 1 10 utile alla fusione2. Venendo a mancare o comunque ad assottigliarsi lo spessore del manto nevoso, che generalmente isola sia meccanicamente che termicamente il ghiaccio sottostante, questi settori sono andati incontro ad una fusione anticipata. L’esposizione di strati più profondi costituiti da firn o da ghiaccio ha portato ad un maggiore assorbimento di energia a causa del minor effetto albedo3 offerto dai materiali più scuri rispetto alla neve stagionale. Fig. 11. Schema della situazione prima dell’opera, il ghiaccio o firn è isolato dagli agenti atmosferici da uno strato omogeneo di neve stagionale. R.Scotti Gli apporti energetici principali per un ghiacciaio sono dati dalla radiazione solare e dall’energia termica apportata dalle precipitazioni piovose che, soprattutto sulla neve, incrementano il loro potere “ablativo” anche con un’azione meccanica. 2 3 L’effetto albedo è la frazione di radiazione incidente che viene riflessa da un corpo. Nel caso in oggetto la neve stagionale presenta valori di albedo elevati (fino al 90% di radiazione diretta riflessa), mentre il firn ed il ghiaccio di ghiacciaio generalmente riflettono soltanto il 40% della radiazione incidente. (Smiraglia, 1992). Il firn ed il ghiaccio sono quindi più soggetti all’assorbimento della radiazione solare rispetto alla neve. 11 Fig. 12. Schema della situazione in seguito alle operazioni di scavo/riporto. L’isolamento termico e meccanico ad opera del manto nevoso stagionale sugli strati sottostanti di firn pluriennale non è più omogeneo e viene a mancare nelle zone ad alta vulnerabilità. R. Scotti Fig. 13. Nell’immagine del 29.07.2005 è evidente una delle zone ad alta vulnerabilità dove la neve stagionale è stata asportata completamente lasciando il firn o ghiaccio sottostante in balia degli agenti atmosferici e provocando quindi un’accelerazione dell’ablazione superficiale. Foto Ass.ne Mountain Wilderness elaborata dall’autore 12 2.2 L’alterazione del profilo originale del firn pluriennale In alcune immagini riprese il 09.08.2005 ed allegate al verbale del sopralluogo effettuato dalla “Sezione di Polizia Giudiziaria, Corpo Forestale dello Stato” Proc. 895/05-45 si nota chiaramente la presenza di numerose zone di alta vulnerabilità dove emerge il firn pluriennale. Nella zona superiore della pista questi tratti di firn affiorante presentano una particolare morfologia concava con un ciglio a monte decisamente più acclive rispetto al pendio superiore. Questa morfologia, non osservabile in natura, è dovuta probabilmente all’azione di un mezzo meccanico che ha alterato il profilo originario del firn pluriennale. In alcuni settori è presente addirittura un gradino piuttosto marcato (fig 15,16,17 e 18) non attribuibile alla presenza di crepacci o morfologie di rottura. Anche se il firn non dovesse essere stato intaccato in maniera consistente dai mezzi meccanici utilizzati per la creazione dell’opera contestata, questa innaturale morfologia è la conseguenza diretta di processi di ablazione differenziale provocata dall’asportazione del mantello di neve stagionale. Fig. 14. Schema del profilo trasversale della traccia nei punti nei quali vi è stata l’alterazione del firn pluriennale. R.Scotti 13 Fig. 15. In questa immagine del 09.08.2005 si nota: la traccia creata con la neve di riporto, il firn pluriennale venuto alla luce ed il gradino formatosi nel firn. Immagine allegata (n° 16) al Verbale di Sopralluogo del 11.08.2006 proc. 895/05-45 della Polizia Giudiziaria elaborata graficamente dall’autore Fig. 16. In questa immagine del 09.08.2005 si nota chiaramente una porzione di firn pluriennale venuta alla luce a causa dell’asportazione del manto nevoso stagionale. Immagine allegata (n° 20) al Verbale di Sopralluogo del 11.08.2006 proc. 895/05-45 della Polizia Giudiziaria 14 Fig. 17. In questa immagine del 09.08.2005 si nota chiaramente un’altra porzione di firn pluriennale venuta alla luce a causa dell’asportazione del manto nevoso stagionale con un netto gradino sul firn. Immagine allegata (n° 15) al Verbale di Sopralluogo del 11.08.2006 proc. 895/05-45 della Polizia Giudiziaria Fig. 18. Il medesimo affioramento di firn ripreso da un’altra angolatura. Appare evidente come il gradino nel firn non sia la parete di un crepaccio ma si collochi su ghiaccio omogeneo. Immagine allegata (n° 18) al Verbale di Sopralluogo del 11.08.2006 proc. 895/05-45 della Polizia Giudiziaria elaborata graficamente dall’autore 15 2.3 L’alterazione della stabilità del manto nevoso L’alterazione del profilo originario del manto nevoso stagionale ha provocato una situazione di potenziale instabilità del manto nevoso stesso. L’inclinazione media del pendio che ospita la pista di sci estivo si attesta intorno ai 20-25° ma localmente supera i 25° . Inclinazione compatibile con i valori minimi di innesco dei fenomeni valanghivi4. Il taglio e la “gradinatura” del pendio ha isolato almeno 4 veri e propri blocchi di slittamento del tutto simili, seppur di dimensioni nettamente superiori, ai blocchi creati artificialmente per i test di stabilità del manto nevoso. Fig. 19. Esempio di blocco di slittamento per l’analisi della stabilità del manto nevoso. Isolando un blocco di neve si facilita la sua rottura lungo i piani di debolezza o scivolamento. Nello stesso modo la tracciatura della pista sul Ghiacciaio della Marmolada ha isolato dei blocchi di scorrimento di dimensioni ben maggiori. Foto R.Scotti Fig. 20 e 21. sulla base delle immagini dell’Ass.ne Mountain Wilderness del 29.07.2005 sono stati evidenziati i possibili blocchi di slittamento ed i pendii destabilizzati dalla pista. 4 secondo D. MCCLUNG , P. SCHAERER l’inclinazione minima per l’innesco di valanghe di neve fradicia è di 15° con possibilità di inneschi saltuari anche con inclinazioni inferiori. 16 La neve che resiste sui ghiacciai nel periodo estivo è notoriamente piuttosto stabile. Le condizioni meteorologiche estreme che stiamo vivendo in queste ultime estati possono far cadere questo paradigma. In particolare capita sempre più spesso di assistere a violenti temporali che portano pioggia fin oltre i 3000-3500m. Come ben illustrato nella fig. 22 il ghiaccio (o firn pluriennale in questo frangente) è una superficie preferenziale di scorrimento. L’apporto di acqua allo stato liquido, oltre ad appesantire il manto nevoso e renderlo meno coeso, va a lubrificare efficacemente l’interfaccia neve/firn diminuendo considerevolmente l’attrito e favorendo l’innesco del fenomeno valanghivo. Molto probabilmente questa problematica, così come molte altre, non è stata presa in considerazione durante la progettazione dell’opera contestata. È utile ricordare come un eventuale valanga di neve avrebbe potuto mettere in pericolo gli operai che percorrevano quotidianamente la pista oltre che gli alpinisti che hanno percorso quel tratto di Ghiacciaio. Fig. 22. Schema che raffigura il meccanismo di lubrificazione per le valanghe che si staccano per slittamento su uno strato di ghiaccio. Ovviamente la superficie di firn pluriennale sulla quale poggi la neve stagionale sul Ghiacciaio della Marmolada si comporta nello stesso identico modo della crosta di ghiaccio rappresentata nello schema. Tratto da: D. McClung & P. Schaerer “manuale delle valanghe” Zanichelli, 1996 2.4 Il danno paesaggistico Come si vede dalla fig. 23. il Ghiacciaio della Marmolada non si inserisce in una settore delle Alpi particolarmente glacializzato. Oltre ad essere un ghiacciaio piuttosto isolato è anche di gran lunga il più vasto delle Dolomiti e per questo rappresenta un’attrattiva turistica di primaria importanza per la regione dolomitica. Non ci troviamo a Saas Fee, a Courmayeur o a Zermatt dove l’ambiente glaciale stordisce per la sua potente presenza e una “strada” costruita su un ghiacciaio potrebbe passare inosservata. Con questo non si intende dare due pesi e due misure in base alla località in cui ci si ritrovi; le opere invasive dell’ambiente non dovrebbero essere fatte in alcun luogo, ma si rimarca come occorra valutare attentamente il contesto in cui ci si trova e gli effetti visivi che questo provoca. Il turista fatica a riconoscere l’accelerazione dell’ablazione del ghiacciaio causata dall’opera in oggetto ma viene colpito immediatamente dall’invasività della stessa che modifica il profilo estetico del bacino di accumulo. 17 Fig. 23. Il Ghiacciaio ed il massiccio della Marmolada visto dalla stazione funiviaria Serauta risulta inserito in un ambiente circostante ben poco glacializzato. 27.08.2006 R.Scotti Da questo punto appare un controsenso la pretesa di considerare addirittura “virtuoso” il comportamento della società funivie per la conservazione del Ghiacciaio della Marmolada. Se è pur vero che la compattazione della neve lungo la pista da sci possa favorire in determinate situazioni la conservazione della neve lungo il suo tracciato garantendo un bilancio di massa stagionale leggermente meno negativo, è altrettanto vero che l’ambiente naturale non guadagna alcunché da questo comportamento. Il ghiacciaio non è semplicemente un contenitore di acqua, un serbatoio, ma è un elemento naturale, e soprattutto un indicatore ambientale e climatico di primaria importanza. L’opera dell’uomo ha come prodotto un elemento artificiale, o meglio, artificializzato che non risponde più agli stimoli, climatici in questo caso, della natura, ma risponde alla migliore o peggiore lavorazione della neve. 3.0 I quesiti posti al perito • Dica il perito se i comportamenti contestati alle persone sottoposte ad indagine hanno inciso solo la parte di neve e nevato del grande ghiacciaio della Marmolada o anche il c.d. firn. Come esposto nel capitolo 2.2 oltre ad aver inciso ed alterato la normale continuità del manto nevoso, i comportamenti contestati hanno provocato, direttamente od indirettamente, anche l’incisione del firn pluriennale prodotto del lento metamorfismo della neve durante le annate antecedenti al 2004/2005. • Dica il perito se i comportamenti contestati alle persone sottoposte ad indagine hanno determinato l’alterazione della stratificazione e della continuità del manto nevoso. 18 Evidentemente si, il manto nevoso è stato spostato da monte verso valle in più punti per permettere la tracciatura di una pista utilizzata dai mezzi battipista. La lavorazione e lo spostamento del manto nevoso ne hanno certamente sconvolto la naturale stratificazione e, conseguentemente, anche la sua continuità. • Dica il perito se i comportamenti contestati alle persone sottoposte ad indagine hanno accelerato il processo di ablazione delle nevi del ghiacciaio. Come esposto nel capitolo 2.1 la movimentazione della neve stagionale ha provocato in più punti l’affioramento del firn pluriennale sottostante che è andato così incontro ad ablazione. Se la neve stagionale non fosse stata movimentata la sua distribuzione omogenea avrebbe consentito un migliore isolamento del sottostante firn pluriennale dagli agenti atmosferici, cause primarie dell’ablazione superficiale nel periodo estivo. • Stimi il periodo di tempo necessario al ripristino della situazione originaria, sia sotto il profilo estetico paesaggistico, sia sotto il profilo dell’equilibrio naturale del ghiacciaio. Per rispondere a questo quesito occorre fare una premessa. Il “ritiro dell’ordinanza di divieto al transito dei gatti delle nevi” ed “il ripristino del profilo inciso dalla pista di cantiere…” decisa dal Servizio di Sistemazione Montana della P.A.T. in data 17 ottobre 2005 (protocollo 10880-X-1-S045-U090-2005-AD) ha permesso un ripristino sostanzialmente parziale ma esteticamente efficace del profilo originario. Senza l’intervento “riparatore” operato con mezzi meccanici la cicatrizzazione delle incisioni sarebbe dipesa esclusivamente dal regime climatico delle stagioni successive. Ipoteticamente sarebbero occorse più stagioni per una ristabilizzazione estetica completa. Il ripristino artificiale del profilo originario si è compiuto quindi nell’autunno 2005. Pur non volendomi addentrare in questioni giudiziarie che non mi competono, trovo singolare come sia stata data la possibilità agli imputati di “mascherare le prove” ad indagini ancora in corso e prima ancora dell’inizio delle operazioni peritali. Nonostante ciò, con tutta evidenza neppure i mezzi meccanici sono stati in grado di rimodellare perfettamente il pendio visto che nel luglio 2006 come documentato nella fig. 24 parte del tracciato della pista di cantiere è riemerso testimoniando un tempo di ripristino sicuramente superiore ad una sola stagione. Dal punto di vista dell’equilibrio naturale del Ghiacciaio è evidente come in seguito ad una accelerazione dell’ablazione, e quindi ad un surplus di perdite in termini di risorsa idrica immagazzinata, documentata nel capitolo 2.1, si possa ristabilire lo status originario soltanto con un corrispettivo rallentamento dei processi ablativi nella stagione successiva oppure con un surplus di accumulo durante la stagione invernale. Entrambe le soluzioni sono difficilmente applicabili soprattutto per l’evidente difficoltà nel quantificare a posteriori il volume di acqua perso e soprattutto per evitare una ulteriore grave artificializzazione del sistema Ghiacciaio. 19 Fig. 24. Nell’immagine della Ass.ne Mountain Wilderness del luglio 2006 si nota chiaramente l’affioramento di una porzione del tracciato oggetto di questo studio nella parte alta della pista P.ta Rocca-Serauta 20 4.0 Bibliografia SCOTTI, R., TOFFALETTI A. (2006) – L’anno idrologico 2004-2005 nelle Alpi Lombarde, nota nivo-meteorologica, Terra glaciālis anno IX, SGL. Milano. SMIRAGLIA, C. (1992) – Guida ai ghiacciai e alla glaciologia – forme, fluttuazioni, ambienti. Edizioni Zanichelli. Bologna MCCLUNG, D., SCHAERER, P. (1996) – Manuale delle valanghe – formazione,dinamica ed effetti,prevenzione e sicurezza, soccorso. Edizioni Zanichelli. Bologna 5.0 Riferimenti consultati relativi al caso in oggetto ROSSI, G. (2006) – Premessa di carattere generale sulla descrizione dei fenomeni glaciologici e sulla congruità della terminologia ad essi relativa con riferimento al contenuto dei verbali prodotti dai funzionari della P. A. T. e di Polizia Giudiziaria nel corso delle indagini preliminari sui fatti contestati alla SFTM nel procedimento 16771/05 del Tribunale di Trento. PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO (2006), Verbale tecnico (prot. lettera N° 3788/05D327/AT/dq) a cura dell’Ing. Nicola Paoli del 10.08.2005 relativo al sopralluogo del 09.08.2005 RIZ, G., DARRA, A., ZAMPEDRI, G., CICOLINI, L., PALLAORO, C. (2006) - Verbale di Sopralluogo del 04.08.2006 relativo al sopralluogo del 03.08.2006 CORPO FORESTALE DELLO STATO (SEZIONE DI POLIZIA GIUDIZIARIA) (2006), Verbale di Sopralluogo del 11.08.2006 relativo al sopralluogo del 09.08.2006 proc. 895/05-45 ROSSI, G. (2006) - Estratto della Relazione sull’entità dello stato di fatto e sulla persistenza di eventuali conseguenze sul Ghiacciaio della Marmolada dall’esercizio delle attività sulla pista “Punta Rocca” nell’estate 2005. documento datato 19.08.2005 ROSSI, G. (2006) - Osservazioni e commenti del perito di parte della società SFTM al testo dei verbali prodotti dai funzionari della P. A.T. e di Polizia Giudiziaria nel corso delle indagini preliminari sui fatti contestati alla SFTM nel procedimento 16771/05 NR del Tribunale di Trento Andalo Valtellino (SO), 07.01.2007 il perito dott. Riccardo Scotti 21