l`inserimento urbano del sistema tram
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l`inserimento urbano del sistema tram
A.I.I.T. ASSTRA C.I.F.I. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 1° CONVEGNO NAZIONALE SISTEMA TRAM: STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE Roma 17-18 giugno 2004 L’INSERIMENTO URBANO DEL SISTEMA TRAM Giovanni Mantovani 1 (C.I.F.I.) INTERVENTO 2 DI QUALE TRAM PARLIAMO? È necessaria una premessa, per intenderci su quale tram vogliamo considerare. Non ci soffermiamo sulle definizioni della normativa, in particolare sulla UNI 8379 [2,3], poiché sono ben note ed altri vi hanno già accennato, ma anche perché le definizioni sono spesso superate dall’evoluzione della specie e dalle diverse situazioni dei singoli casi; in particolare i numeri dell’Appendice B di detta norma (portate, di stanziamenti, velocità ecc.) peccano inevitabilmente di schematismo. Non ci interessano in questa sede né le tramvie residuali [4] né quelle di interesse turistico o nostalgico [5], che possono pur presentare uno specifico interesse. Considereremo oggi le tramvie che possono giocare un ruolo significativo nei sistemi di trasporto pubblico urbano, come rete primaria nelle città medie o come rete intermedia in quelle di maggiore dimensione. Dobbiamo allora chiederci che cosa caratterizza realmente il tram, per coglierne i potenziali vantaggi. Non è la fonte dell’energia di trazione, da oltre un secolo elettrica, ma prima animale, termica, ecc. e nel futuro forse elettrochimica, bensì la guida vincolata. Il suo effetto fondamentale è la riduzione dell’ingombro trasversale, sia per l’assenza delle deviazioni dal tracciato ideale causate, nei veicoli ordinari (negli autobus e filobus, per rimanere nel t.p.l.) dalla guida manuale, sia per l’avanzamento di tutte le ruote sulla stessa traccia, col conseguente forte contenimento dell’area spazzata nelle curve, rispetto ai veicoli ordinari. 1 2 Ingegnere libero professionista, già Direttore dell’U.O. Trasporto su Ferro del Comune di Roma. I numeri tra parentesi quadre si riferiscono alle diapositive della presentazione PowerPoint. 1 Il vantaggio di tale contenimento cresce evidentemente con l’aumentare della lunghezza dei veicoli. Al di là dei limiti fissati dal Codice della Strada, che non ammette autosnodati di lunghezza superiore a 18,75 m 3, non sarebbe certamente pensabile di far circolare un autosnodato di 30 o 40 m, mentre queste e maggiori lunghezze sono possibili per un tram. Una tramvia moderna deve dunque orientarsi verso veicoli lunghi, con capienze superiori a quelle possibili per un autobus o un filobus, anche snodati. Il tram lungo e quindi molto capiente permette infatti di assicurare elevate capacità di trasporto senza richiedere frequenze molto tese, quindi favorendo il mantenimento della regolarità; inoltre, a parità di capacità di trasporto, richiede un minor numero di veicoli e quindi di risorse umane di guida, consentendo così il contenimento dei costi di esercizio e giustificando i costi di costruzione. Quanto lungo, allora? Non si può dare una risposta universale. Il tram più lungo d’Europa, in singola composizione, è al momento il Flexity NGTD12DD di Bombardier, in circolazione a Dresda [8], lungo 45 m. Ma composizioni in trazione multipla hanno superato da tempo il limite dei 50 m; ad esempio le doppie trazioni di Manchester [9] raggiungono i 60 m, mentre le massime composizioni di Hannover [10], che peraltro circolano in galleria o su ampie strade, i 100 m. A Roma circolano tram “Cityway” di Alstom Ferroviaria (già Fiat Ferroviaria) lunghi 31 o 33 m, ma nel realizzare la linea Casaletto-Centro si sono predisposte banchine atte ad accogliere tram lunghi fino a 44 m e si sono acquisiti due prototipi “Cityway” da 41 m. A Strasburgo la seconda serie di “Eurotram”, di Bombardier, presenta una lunghezza di 44 m, contro 33 della prima, mentre a Montpellier, per fare un altro esempio, il grande successo della tramvia recentemente realizzata, ha portato ad allungare i tram già in servizio (Citadis di Alstom), dai 30 m originali a 40, mediante l’interposizione di una cassa ed un carrozzino aggiuntivi. La trazione elettrica è sicuramente un vantaggio ambientale, ma è comune al filobus. Il minore attrito di rotolamento ed il maggiore comfort derivante dalla marcia su un buon binario sono vantaggi propri del tram, ma quello essenziale è la maggiore capacità. Dobbiamo poi decidere se considerare nella categoria delle tramvie anche i sistemi intermedi innovativi su gomma. La risposta è positiva, purché i veicoli si servano di un vincolo certo per la guida di tutte le ruote. Rispondono a questo requisito il “Translohr” di Lohr [11] ed il “GLT” di Bombardier [12], pur diversi nella concezione del meccanismo di guida e nella struttura del veicolo, che utilizzano per la sostentazione e per la trazione ruote con pneumatici simili a quelle degli autobus, ma mantengono una rotaia e una serie di ruotine metalliche (per la precisione di coppie di ruotine inclinate nel primo caso e di ruotine a doppio bordino nel secondo) per la guida, operante su tutti gli assi. In altra occasione si potranno valutare vantaggi e svantaggi di questi “tram su gomma” ma, ai fini delle questioni di inserimento urbano, li possiamo includere nella grande famiglia dei tram. Evidentemente non possiamo considerare invece “tram su gomma” i sistemi, di derivazione nettamente automobilistica, in cui il vincolo di guida è virtuale ed ammette scostamenti dal tracciato teorico ma, soprattutto, agisce sul solo primo asse. 3 In altri Paesi europei è però ammessa la circolazione di autosnodati lunghi 24 m. 2 PREOCCUPAZIONI E BUONE OCCASIONI Non è tema di questo intervento l’esame dei vantaggi che può offrire un sistema tramviario urbano. Ci limiteremo ad esaminare alcuni aspetti delle preoccupazioni determinate dall’inserimento delle tramvie nei tessuti urbani, preoccupazioni che spesso ne frenano l’adozione, quando esse pur costituirebbero l’appropriata risposta trasportistica alla domanda di mobilità; vedremo così che in molti casi si tratta di pregiudizi. Accenneremo brevemente anche alla riqualificazione urbana che può essere opportunamente associata alla realizzazione di una tramvia, in modo che tale realizzazione divenga un’occasione di miglioramento della città. Vale però la pena di ricordare che, oggi, peculiare e importante caratteristica del tram – su ferro – è la flessibilità; è un mezzo che in aree centrali può muoversi in sicurezza tra i pedoni, offrendo un’immediata accessibilità, ben vantaggiosa per l’utenza, ma può anche assumere aspetti di metropolitana e di treno. Può divenire metropolitana sia nell’ambito di reti unitarie che utilizzano percorsi in galleria nelle più critiche zone centrali e si sviluppano su strada altrove (tipicamente nelle Stadtbahnen tedesche, ma anche a Bruxelles), sia in alcuni casi di rete tramviaria che condivide una tratta di binari con la rete metropolitana, come ad Oslo [15] o ad Amsterdam. Ed il tram può divenire treno quando, al fine di ridurre le rotture di carico negli spostamenti suburbani od extraurbani, si attrezza per circolare sull’ordinaria rete ferroviaria e proseguire poi sulle strade urbane; il primo e più famoso caso di “tramtreno” è quello di Karlsruhe [16], dove la rete ha raggiunto una notevolissima estensione, ma realizzazioni e progetti si sono diffusi in vari paesi europei, principalmente in Germania e Francia. LE PREOCCUPAZIONI Rotaie Una prima accusa alle rotaie è di generare un impatto visuale negativo, ma la presenza di linee parallele sulla carreggiata non costituisce certamente un’offesa alla vista ed, anzi, le rotaie possono ben essere integrate in un appropriato disegno della pavimentazione. (Si può tra l’altro notare che hanno un positivo effetto psicologico sull’utenza del trasporto pubblico, giacché ricordano che c’è un sistema e che quindi qualcosa passerà). È sicuramente più importante una questione di sicurezza per gli altri veicoli, in particolare per biciclette e motocicli, per i quali la gola delle rotaie è una pericolosa insidia; ma va tenuto conto anche della perdita di aderenza sulla superficie di rotolamento, in condizioni che la rendono scivolosa. Vi sono però rimedi risolutivi. In fase progettuale si punterà ad una spinta separazione dei tracciati, ricorrendo il più possibile alle corsie od alle sedi riservate, e, negli attraversamenti, si farà sì che i tracciati dei veicoli ordinari incontrino le rotaie ad angolo retto o vicino al retto. In fase di esercizio si porrà attenzione ad evitare che la superficie di rotolamento si imbratti di lubrificanti e si provvederà ai necessari lavaggi. 3 Il rischio per i veicoli a due ruote non è generato soltanto dalla gola, ma anche dalle fratture e dai distacchi della pavimentazione che si possono creare ai lati della rotaia e che contribuiscono inoltre a degradare l’immagine urbana. Tali fenomeni si possono evitare assicurando buona qualità alle opere di pavimentazione e ricorrendo ad idonee tecniche di sigillatura, nonché, s’intende, non trascurando la manutenzione. Alle rotaie, o meglio al contatto tra le ruote metalliche dei tram e le rotaie, viene poi imputato un altro fattore negativo, quello del rumore durante la circolazione. Stridori nelle curve, colpi sui pezzi speciali dell’armamento, battiti ritmici dovuti alle cosiddette ruote piazzate sono sicuramente un grave elemento di disturbo per chi abita od opera nelle vicinanze delle linee tramviarie. Ma non è assolutamente detto che questi rumori debbano essere necessariamente emessi e ne abbiamo la riprova su tante reti dove i tram, anche di vecchia generazione, circolano silenziosamente, rendendone talvolta non avvertibile il passaggio. La chiave è tanto in un’attenta progettazione e realizzazione di sistema, atte ad assicurare un appropriato accoppiamento di ruota e rotaia, quanto in una regolare manutenzione. Può poi ulteriormente contribuire alla silenziosità l’adozione, sui veicoli ed a terra, di accorgimenti utili per bloccare od assorbire le emissioni. Altro elemento negativo della circolazione tramviaria può essere la generazione di vibrazioni che, trasmesse dal terreno con modalità talvolta difficilmente prevedibili, si propagano fino ai fronti di edifici, provocando disturbi e, in taluni casi più gravi, danni. Il fenomeno può essere contenuto con vari approcci, ma la soluzione definitiva, da adottare nelle zone più critiche, sta nelle moderne tecniche di armamento, in particolare di quelle in cui gli attacchi delle rotaie poggiano su platee flottanti, costituite da una massa di calcestruzzo e da un sottostante strato di materiale elastico, con valori della massa e del parametro elastico tali da produrre la massima efficacia di attenuazione nello specifico campo di frequenze di vibrazione. Tali platee possono essere realizzate sia mediante prefabbricazione sia mediante getto in opera; a Roma sono state utilizzate ambedue le tecniche; la prima, in particolare, per la tratta centrale della tramvia Casaletto-Centro [22,23]. L’efficacia si dimostra notevole, purché la realizzazione sia accurata. Il cenno alle modalità di realizzazione dell’armamento porta a ricordare un’altra preoccupazione, quella legata alla natura invasiva dei lavori di costruzione della tramvia. Vi sono due aspetti da considerare: da un lato l’interferenza della sezione di scavo, destinata a contenere l’armamento e la sua piattaforma, con i cosiddetti sottoservizi e dall’altro gli impedimenti creati dai cantieri alla circolazione ordinaria ed alle attività sui fronti stradali. Una tipica linea a due binari affiancati comporta una sezione di scavo con larghezza dell’ordine di 7 m e profondità variabile secondo le soluzioni, indicativamente tra 0,5 e 1 m. Nel tessuto urbano di non recente realizzazione è quindi facile incontrare cavi, condotte o gallerie dei servizi correnti nel sottosuolo, anche quando i regolamenti avrebbero imposto per essi maggiori profondità, ed in ogni caso bisogna tenere conto delle necessità di accesso ai sottoservizi per manutenzione e dei vincoli imposti dalle normative relativamente alle condotte idriche e del gas. Bisogna dunque mettere in conto interventi di compatibilizzazione ed in particolare di spostamento di impianti più o meno complessi. È opportuno un approccio radicale, 4 che porti, ad esempio, a non avere tombini sulla sede tramviaria, evitando così il rischio di penalizzazioni dell’esercizio in caso di interventi sui sottoservizi. Va anche notato che il vantaggio offerto, riguardo alle interferenze nel sottosuolo, dai “tram su gomma” non risulta così ampio come potrebbe apparire a prima vista, giacché la necessità di garantire l’indeformabilità della pavimentazione lungo le tracce ripetutamente percorse dalle ruote (nonché un solido incastro del manufatto contenente la rotaia di guida) obbliga ad intervenire su tutta la sovrastruttura stradale. Nel tessuto urbano non recente l’interferenza con i sottoservizi può quindi effettivamente comportare oneri aggiuntivi alla costruzione della tramvia, ma questa può d’altra parte costituire un’utile occasione per il riordino e l’ammodernamento degli impianti del sottosuolo. Quanto ai disagi creati dai cantieri, essi possono essere ridotti con un’opportuna programmazione ed organizzazione dei cantieri, mirata a minimizzare la durata dell’occupazione sulle singole tratte, a limitare l’ingombro trasversale, a mantenere sufficienti attraversamenti pedonali e veicolari nonché gli accessi ai passi carrabili, a consentire infine accettabili percorsi alternativi per il traffico ordinario e per il trasporto pubblico. È in ogni caso necessario dare luogo a tempestive azioni di informazione e di dialogo con i frontisti, in particolare con i commercianti. Linea di contatto L’impatto visuale della linea di contatto aerea è certamente maggiore di quello delle rotaie ed è giustamente sentito nei centri storici ed in aree monumentali (ci si chiede, però, perché non c’è altrettanta sensibilità verso altre, spesso più gravi, intrusioni visuali nei nostri centri urbani). La tecnica odierna offre soluzioni per l’eliminazione della linea di contatto aerea nelle tratte in cui risulta meno accettabile, con due diversi approcci: la captazione elettrica a terra e l’alimentazione da batteria. Il primo approccio, che si basa su una linea di contatto inserita a raso nella pavimentazione, segmentata in modo da poter alimentare progressivamente, per evidenti ragioni di sicurezza, soltanto i segmenti coperti dal tram, ha avuto recentemente un’estesa applicazione nel nuovo sistema tramviario di Bordeaux. La tecnica utilizzata per l’alimentazione dei segmenti, sviluppata da Innorail, si basa su interruttori radiocomandati e, superati i problemi infantili, sembra ora presentare una buona affidabilità; il costo del sistema è però notevolmente più alto di quello di una linea di contatto aerea. Un’altra tecnica di alimentazione dei segmenti è quella ad attrazione magnetica (“Stream”), sviluppata da Ansaldo, che, proposta originariamente per un autobus ad alimentazione elettrica, potrebbe essere applicata anche ai tram. Il ricorso alle batterie evita le complicazioni ed i costi di speciali impianti a terra, ma è soggetto alla sottrazione di carico utile determinata dall’installazione della batteria a bordo ed alle verifiche tecnico-economiche delle più moderne batterie, atte a ridurre detta sottrazione. In ogni caso l’estensione delle tratte prive di linea di contatto aerea risulta necessariamente limitata. Si ha notizia che a Nizza, per la nuova tramvia di prossima realizzazione, si siano orientati verso la soluzione basata sulle batterie. 5 La linea di contatto aerea è soggetta anche alla possibilità di interferenze fisiche, in primo luogo con le alberature stradali, il cui sviluppo può in taluni casi portare ad invadere lo spazio impegnato dall’organo di captazione ed a poggiarsi sul filo di contatto o sulle sospensioni. Tali eventi possono essere evitati da una vigile manutenzione, ma proprio riguardo alle operazioni di manutenzione bisogna evitare che si crei mutuo intralcio: infatti gli interventi sulla linea di contatto possono essere resi difficoltosi dalle alberature, mentre quelli sulle alberature possono richiedere l’occupazione della sede tramviaria e l’interruzione dell’alimentazione, con conseguente sospensione dell’esercizio. Le alberature sono certamente un elemento importante della riqualificazione, ma è necessario che in fase di progettazione si facciano accorte scelte delle essenze e delle posizioni di piantumazione. E, al di là delle questioni relative alla linea di contatto, è opportuno minimizzare anche i problemi di aderenza causati da determinate essenze a foglia caduca. Non va dimenticata, in sede di progetto, anche l’esigenza di assicurare sempre l’accessibilità delle autoscale dei VV.F. ai fronti degli edifici. Tornando all’impatto visuale, una sua significativa componente è quella dei pali di sostegno della linea di contatto. Può essere minimizzata ricorrendo nelle aree centrali e nelle strade di minore ampiezza, per quanto possibile, all’attacco dei traversi di sospensione sugli edifici ed adottando nei viali periferici linee regolate, con maggiore interdistanza dei pali. Intralcio al traffico pedonale e veicolare Taluni ritengono che la circolazione di tram lunghi generi nella città un’inaccettabile barriera fisica, che, oltre a togliere la vista del fronte opposto, impedisce per un tempo eccessivo l’attraversamento pedonale. Ma non è così. Tralasciando delle ovvie considerazioni generali sulle modalità di attraversamento, va chiarito che, a parità di capacità della linea e di densità ammessa per i passeggeri, un solo tram lungo interrompe la permeabilità trasversale della strada per un tempo totale inferiore a quello dell’equivalente numero di autobus da 12 o da 18 m e, soprattutto, le interruzioni risultano meno frequenti. Si obietta anche che il tram lungo (ma, secondo taluni, qualunque tram) ostacola la circolazione dei veicoli ordinari, penalizzando le manovre di scambio tra diverse corsie, quelle di svolta ecc.. Ciò può essere vero in una situazione di circolazione promiscua e di carente disciplina del traffico. Si è detto, però, che una moderna tramvia deve utilizzare il più possibile corsie e sedi riservate, mentre i problemi dovuti all’intersezione dei tracciati debbono essere risolti con idonei schemi di traffico. È peraltro necessaria un’attenta regolazione degli impianti semaforici di intersezioni molto ravvicinate, per evitare che un tram lungo, bloccato accidentalmente ad un’intersezione, occupi con la coda quella precedente. In tema di intersezioni ed impianti semaforici, si teme anche che il tram lungo ostacoli maggiormente la circolazione ordinaria, per effetto del maggior tempo di attraversamento delle intersezioni. Ciò non è vero, a parità di capacità di trasporto della linea e purché il tram non debba presentarsi accodato ad altri veicoli. Anzi, la riduzione della frequenza dei passaggi, consentita dalla maggiore capacità, rende più agevole la realizzazione della priorità semaforica per il tram, portando vicina all’unità 6 la probabilità che esso ottenga tempestivamente la via libera e riducendo le attese per la circolazione ordinaria in conflitto. Non è vero, poi, che i tram non possano percorrere strade strette. Proprio per effetto della guida vincolata, la sezione stradale occupata è rigorosamente definita ed, anche senza ipotizzare tram di larghezza particolarmente ridotta (ad es. 2,2 m, come in alcune reti europee non recenti, e come riproposto con il Translohr), risulta minore di quella richiesta da un autobus. Riservando la strada al tram [34] è dunque possibile recuperare dello spazio e magari allargare il marciapiede. Su brevi tratti critici è anche possibile l’adozione di brevi tratte a semplice binario, con un maggiore recupero di spazio; si è fatto così ad Amsterdam, per esempio in Utrechtstraat, intervallando le tratte a binario semplice con raddoppi sui ponti, più larghi [35,36]. Più in generale, riguardo ai rapporti di una nuova tramvia con il traffico ordinario, bisogna dire con chiarezza che occorre agire con una visione sistemica. Infatti non si deve cercare di realizzare una tramvia compatibile con la preesistente configurazione di traffico, magari limitando le prestazioni della tramvia o sottovalutandone l’impatto sul traffico ordinario, bensì definire un nuovo sistema di mobilità, in tutte le sue componenti e non limitandosi alle strade direttamente interessate dal tracciato tramviario. Eventuali limitazioni del traffico ordinario dovranno trovare giustificazione tecnica e sociale nel disegno generale di sistema e, s’intende, la tramvia andrà realizzata soltanto se, in tale disegno, assolve efficacemente un ruolo. Bassa sicurezza Un’altra preoccupazione di cui tenere conto è quella che la guida vincolata e l’effetto della ridotta aderenza tra ruota e rotaia sulle prestazioni di frenatura diano luogo ad una frequenza ed una gravità degli incidenti maggiori che con veicoli su gomma a guida libera. Va ricordato, a tale riguardo, che per i casi di frenatura di emergenza i tram dispongono dei pattini elettromagnetici. Il rischio di potenziali incidenti può peraltro essere limitato ricorrendo per quanto possibile alla separazione dei percorsi (come abbiamo visto essere opportuno per varie altre ragioni) e, per quanto riguarda in particolare i pedoni, utilizzando in modo equilibrato ed accorto protezioni o dissuasori laterali e prescrivendo velocità moderate nel transito in aree pedonalizzate. Esercizio poco flessibile Infine va commentata la posizione secondo la quale il tram, legato all’impianto fisso, male si addice alle esigenze di adeguamento degli itinerari che si manifestano nelle città, sia definitivamente, per mutamenti nella domanda di trasporto o nell’assetto viario, sia transitoriamente, per impedimenti alla circolazione causati da incidenti, manifestazioni ecc.. È questa una contropartita dei vantaggi della guida vincolata, ma non deve preoccupare molto. Per quanto riguarda l’evoluzione nel tempo, non c’è dubbio che il tracciato di una linea tramviaria debba derivare da una valida pianificazione4 4 L’esigenza di inquadrare i progetti in un’appropriata pianificazione è molto più sentita nel caso delle metropolitane, con ben più elevati costi di infrastruttura e ben più lunghe vite utili. 7 trasportistica, proiettata su scenari futuri, ma è questa un’esigenza sicuramente soddisfacibile5. Gli effetti degli impedimenti occasionali possono invece essere ridotti prevedendo lungo le linee flessi od anelli di inversione e, nelle reti più complesse, appropriate magliature, in modo da poter effettuare corse limitate e deviate. LA BUONA OCCASIONE PER LA RIQUALIFICAZIONE URBANA La realizzazione di una tramvia (od anche la ristrutturazione di una linea esistente) può e deve essere occasione per riqualificare l’ambito stradale nel quale essa si inserisce. È necessario tenere conto di ciò fin dalle fasi di definizione del tracciato e di progettazione della tramvia, sviluppando un’attività integrata ed interdisciplinare. Il rapporto della tramvia con gli altri spazi delle strade percorse deve essere attentamente valutato sia dal punto di vista funzionale sia da quello visuale, curando una riorganizzazione globale dell’invaso stradale. È in genere opportuno un intervento globale sulle pavimentazioni, da fronte a fronte, con un’appropriata scelta delle tipologie e dei materiali, atta a marcare le diverse zone e nello stesso tempo gradevole a vedersi e compatibile con l’ambiente. Nei viali periferici è spesso consigliabile la sistemazione della sede tramviaria a prato, per il piacevole effetto visuale e per l’utile contributo all’assorbimento acustico, tenendo però conto della delicatezza dell’esecuzione e delle necessità di manutenzione. Ai fini della riqualificazione si dovrà intervenire anche sugli arredi stradali, rinnovando quelli esistenti in base ad opportuni criteri di omogeneità e conformità ambientale, nonché sulle occupazioni del suolo pubblico, razionalizzandole e adeguandone i contenitori. Ai criteri di omogeneità e conformità ambientale dovranno ispirarsi anche i nuovi arredi propri della tramvia. Un aspetto controverso è quello delle barriere di protezione laterale della tramvia, che taluno respinge senza eccezioni (confondendo in qualche caso comprensibili ragioni estetiche con meno giustificabili indirizzi di assoluta libertà della circolazione pedonale) e talaltro vorrebbe applicate dappertutto. Vanno invece ricercate soluzioni equilibrate, installando le barriere dove sono realmente necessarie e scegliendo forme e materiali che si adattino ai luoghi nel modo migliore; in certi casi si può ricorrere, invece della barriera continua, ad una serie di paletti o altri oggetti di forma adeguata, omogenei ad altri arredi stradali, atti a marcare il limite di sicurezza. La permeabilità trasversale delle strade percorse dalla tramvia deve certamente essere favorita, specie nelle zone centrali, ma in modo ordinato, convogliando i pedoni ad attraversamenti regolati (con priorità al tram), con adeguate interdistanze. Si è detto della necessità di ridurre e, in tratte sensibili, eliminare l’impatto visuale della linea di contatto ed in particolare di contenere la densità dei pali di sostegno. Va aggiunto che in ogni caso deve essere ben curata la foggia dei pali ed è vantaggioso farne un uso combinato, ad esempio abbinando la funzione di illuminazione pubblica. Specifica attenzione va data alle banchine di fermata. Ovviamente devono avere dimensioni proporzionate ai più lunghi tram previsti ed al massimo affollamento; deve 5 Occorre però che le città si sviluppino secondo i piani! 8 essere però assicurata anche un’agevole e sicura accessibilità, senza obbligare gli utenti a percorsi innaturali e, quindi, spesso non seguiti. Sulla banchina stessa paline di fermata, paline semaforiche ed altri arredi devono essere disposti in modo da non costituire intralcio al movimento delle persone, tenendo conto anche di quelle con piccole o grandi disabilità, con passeggini od altro; è opportuno inoltre marcare la linea di bordo di sicurezza lato tram e disporre i percorsi tattili per non vedenti, ma questi ultimi devono far parte di un organico sistema, attentamente definito. Gli utenti gradiranno anche l’installazione di pensiline che, nei nostri climi, devono assicurare tanto la protezione dalla pioggia quanto dal sole estivo; è comunque opportuno mantenere sempre la trasparenza orizzontale e la ventilazione dello spazio di banchina. Altri elementi importanti della fermata sono i cartelli ed i dispositivi telematici di informazione, nonché le apparecchiature di bigliettazione. Ovvio il requisito di funzionalità ed omogeneità sulla rete, va prestata attenzione anche agli aspetti estetici del loro inserimento in idonei contenitori e della loro ubicazione; assieme alle pensiline ed al disegno generale della fermata, deve essere materia di progettazione specialistica, attenta alle peculiarità delle zone attraversate. È però opportuno che tutte le fermate segnate da qualcosa che ne dichiari l’appartenenza al sistema; può essere un particolare logo collocato in buona evidenza, un colore e/o altro. Gli interventi di riqualificazione associati alla tramvia possono andare anche oltre la strada direttamente interessata, quando si possa sviluppare un progetto urbano più ampio. Esempi di possibili interventi sono l’estensione del rinnovo delle pavimentazioni alle traverse, la definizione su larga scala di nuovi usi degli spazi pubblici ed in particolare delle pedonalizzazioni, il coordinamento dell’arredo urbano su scala di quartiere o di città, il restauro di monumenti ed edifici nelle vicinanze, la collocazione nei pressi della tramvia di funzioni di interesse sociale atte a rivitalizzare zone depresse o degradate. UNA BREVE CARRELLATA DI REALIZZAZIONI Si commentano qui di seguito alcune immagini di realizzazioni di sistemi tranviari6, in buona parte francesi, con l’avvertenza che la carrellata, assolutamente disorganica e tutt’altro che esauriente, vuole soltanto mostrare qualche esempio applicativo di quanto sopra trattato. Strasburgo La rete tramviaria di Strasburgo, la cui prima linea è stata inaugurata nel 1994, rappresenta la più nota e talvolta mitizzata, anche se non la prima, realizzazione nel quadro della rinascita francese del tram, sviluppatasi dovunque con attenzione alla riqualificazione urbana. Attualmente gli impianti tranviari di Strasburgo si articolano in una linea diametrale Nord-Sud ed in un’altra che interseca la prima presso la 6 Le immagini sono incluse nella presentazione PowerPoint. 9 centrale piazza dell’Homme de Ferre e si dirama in due direttrici ad Est, ma sono previsti ulteriori sviluppi, anche in forma di tram-treno. È interessante notare come a Strasburgo il tram mostri quella flessibilità operativa di cui si è detto. La linea A passa infatti in mezzo ai pedoni ai bordi della riqualificata place Kleber e nella centrale rue des Francs Burgeois [46], percorre un tratto in sotterranea, con una fermata del tutto assimilabile a quella di una metropolitana in corrispondenza della stazione centrale [47], corre in periferia in sede propria trattata a prato [48]. Sono frequenti i felici inserimenti nei grandi viali della città, come ad esempio su un tratto della linea C in boulevard de la Victoire [49], mentre la ricerca dell’arredo urbano ha dato luogo a particolari soluzioni come la pensilina circolare dell’Homme de Fer [50,51]. Particolare attenzione hanno avuto le apparecchiature di bigliettazione ed informazione al servizio degli utenti alle fermate, sia dal punto di vista della funzionalità sia da quello dell’estetica [52]. Saint-Étienne Saint-Étienne merita un cenno perché è stata l’unica città francesi a non aver chiuso le preesistenti reti tramviarie7 e ad aver anzi dato corso già nei primi anni ’80 all’ammodernamento e all’estensione della rete; anche a Saint-Étienne il tram circola senza problemi in mezzo ai pedoni [53]. Parigi A Parigi il tram ha fatto la sua ricomparsa nel 1992, con una linea tangenziale, “T1”, che si sviluppa nella periferia nord, da St. Denis a Bobigny, ed è stata recentemente prolungata da Bobigny a Noisy-Le-Sec. Assolve ad una funzione interquartiere e di collegamento a parecchie linee radiali della metropolitana e del R.E.R.. Si sviluppa fondalmente su sede riservata su strada [54,55], con qualche tratto comune agli autobus e vi è anche un breve tratto su una strada stretta, riservata al tram [56]; le manovre del capolinea di St. Denis [57] si svolgono prima delle banchine di sosta, su strada, con qualche occasionale intralcio dovuto al traffico locale, ammesso. Alla “T1” è seguita un’altra linea tangenziale, la “T2” (La Défense – Issy Val de Seine), per la quale non si sono poste questioni di inserimento urbano, giacché si sviluppa interamente in sede propria autonoma, per la massima parte sul tracciato di una ferrovia dismessa. Si svilupperà invece su strada la nuova linea di 8 km, anch’essa ad andamento tangenziale, già in costruzione, che seguirà i “boulevard dei Marescialli” nella periferia sud. Montpellier La tramvia di Montpellier è stata un notevolissimo successo. Inaugurata nel 2000, con un percorso di 15 km che collega due opposte periferie aggirando da presso il centro storico, già nel 2002 è iniziata l’operazione, completata in un anno, di allungamento dei tram, per far fronte alla domanda superiore alle aspettative ed è in 7 Anche Lilla non ha chiuso il suo “Mongy”, che è però una tramvia suburbana che collega Roubaix e Tourcoing e non vi sono stati sviluppi urbani. Marsiglia ha invece chiuso recentemente la residua linea urbana “68”, ma per dare corso ad un nuovo programma tramviario articolato in 3 linee. 10 corso il procedimento per realizzare una seconda linea. La prima linea, il cui tracciato è stato studiato per massimizzarne l’accessibilità, presenta valide e diversificate soluzioni di inserimento urbano e di riqualificazione; anche l’aspetto dei tram Citadis, colorati in blu e decorati con immagini di rondini, è stato apprezzato. La varietà di soluzioni adottate può essere rappresentata dal tratto nella strada in fronte della stazione ferroviaria, riservata al tram [58,59], dal transito nella zona pedonalizzata di place de la Comédie [60], dal tratto coperto da una strada, in affiancamento alla ferrovia [61], dalla sede centrale nei viali alberati, con pavimentazione differenziata da quella delle corsie laterali [62,63], dal tratto presso la fermata Hôtel de Ville, interamente pavimentato in legno [64], dal particolare inserimento ai bordi del recente quartiere Antigone [65]. Interessanti e tipiche le pensiline delle fermate più importanti [66,67]. Merita infine un cenno il fatto che il capolinea orientale di Odysseum sia stato collocato presso un importante centro commerciale e di attività del tempo libero, incoraggiando così l’uso del trasporto pubblico anche per attività non sistematiche. Orleans Orleans è un’altra città tornata recentemente al tram. Limitiamoci a notare come un capolinea sia stato collocato immediatamente vicino all’ingresso del principale ospedale [68], evitando lunghi percorsi a piedi e massimizzandone l’accessibilità, e come in prossimità di una fermata in Rue Royale (quindi in area centrale) con il binario in centro strada [69], sia stato installato un semaforo ed una barriera mobile, a protezione dei passeggeri che salgono o scendono. Lione Anche Lione, pur dotata di 4 linee di metropolitana, è tornata al tram, con due lunghe linee inaugurate a fine 2000, una delle quali già prolungata, con altre estensioni programmate. Anche questo sistema presenta una varietà di collocazioni della sede tramviaria, secondo le opportunità locali [70,71,72]; è interessante notare l’asta di capolinea inserita in un sottovia sotto la stazione Perrache [73], in modo da offrire un agevole scambio con i treni. Nancy Nancy è stata la prima città ad accogliere un “tram su gomma” [74]; nella parte centrale della città la linea percorre la pedonalizzata rue Saint-Jean [75]. Roma Vediamo anche qualche immagine della linea Casaletto-Centro, l’ultima realizzazione tramviaria romana, inaugurata nel 1998. Per il tratto terminale esterno si è adottato l’inerbimento della sede [77], ma l’esperienza ha mostrato che senza un’adeguata manutenzione il manto erboso degrada rapidamente. Nel tratto di nuova costruzione di viale Trastevere [78], i binari sono stati collocati in centro strada, come peraltro nel tratto preesistente e su tutto il viale la separazione della sede tramviaria (sulla quale sono ammessi soltanto autobus in servizio sostitutivo e – discutibilmente - i taxi, sia pure in fasce orarie limitate) dalle carreggiate laterali è stata realizzata, in luogo dei 11 precedenti cordoli sormontati da barriere parapedonali, con semplici banchinette larghe 50 cm pavimentate in basaltina, atte ad offrire un rifugio ad un pedone che attraversi la strada irregolarmente; tutti gli attraversamenti pedonali sono stati semaforizzati e la loro interdistanza è stata tenuta particolarmente bassa nella parte del viale ove sono più concentrate le attività. Nel tratto prossimo al capolinea interno, in pieno centro storico, la sede riservata, con i due binari affiancati, è stata disposta su un lato della strada [79], ordinando a senso unico le due corsie ricavate sulla parte rimanente della sezione. La sede tramviaria è stata qui pavimentata con materiale lapideo, di aspetto molto simile ai classici “sampietrini” romani; la prossimità del binario al marciapiede ha suggerito, soltanto in questo tratto, l’installazione di una barriera di protezione in ferro, rapidamente accettata dai frontisti, anche grazie alla piccola interdistanza degli attraversamenti regolari. Alla costruzione della tramvia sono stati associati alcuni interventi di riqualificazione urbana ai suoi lati. A Trastevere, in largo S. Giovanni de’ Matha e nell’adiacente parte di piazza Sonnino [80] è stata rifatta la pavimentazione, sulla base di un nuovo disegno e dell’integrale pedonalizzazione, sono state collocate panchine e si sono inseriti chioschi di buona foggia. In centro storico è stato restaurato il giardino di piazza Cairoli [81], riportandolo al disegno originale, ricostruendo la cancellata eliminata negli anni ’30 ed intervenendo anche sulla fontana. Poco più avanti si è riqualificato largo Arenula [82], ampliandone i marciapiedi, e si è data una nuova sistemazione a tutta l’area circostante gli scavi archeologici di Torre Argentina; in particolare via S. Nicola de Cesarini [83] è stata pedonalizzata e dotata di appropriati arredi, mentre largo di Torre Argentina ha avuto una nuova configurazione, anche qui con ampliamento dei marciapiedi; un integrale rinnovo della pavimentazione ha interessato dette strade e le altre due attorno all’area degli scavi. Nel complesso si sono ottenuti risultati apprezzabili; rammarica però constatare che in più casi carenze di manutenzione ed eccessi di tolleranza verso usi impropri degli spazi abbiano ridotto la percezione del miglioramento dei luoghi. Manchester A Manchester è stata attivata nel 1992 una particolare forma di tram-treno, connettendo due tratte ferroviarie, dismesse ed adattate alla sola circolazione tramviaria, attraverso una tratta urbana, su strada, di nuova costruzione; è stata una realizzazione coronata da successo, che ha visto una successiva estensione e piani per ulteriori ampliamenti. La ricordiamo per evidenziarne due tipici aspetti: l’inserimento della fermata tramviaria (appesantita dalle banchine alte, necessarie per offrire l’incarrozzamento a raso nei tram a pavimento tutto alto) nello spazio centralissimo di Piccadilly Gardens [84] ed il modo, molto pragmatico, di connettere, alla stazione Victoria, la linea ferroviaria di Bury con il percorso urbano su strada, ovvero con un’apertura nella parete laterale del fabbricato della stazione [85]. Barcellona Chiudiamo con qualche immagine di una delle due reti tramviarie recentissimamente costruite e messe in esercizio a Barcellona, dove i tram erano stati totalmente eliminati (salvo il nostalgico Tranvia Blau) e dove esiste un’estesa rete di 12 metropolitane e ferrovie locali. Le due reti originano dai lati opposti dell’ampia e lunga arteria “Diagonal”, che attraversa il centro della città, e si ramificano verso diverse destinazioni nella periferia, sviluppandosi per 17 km a sud-ovest e per 14 km a nord-est. Quest’ultima rete, “TramBesos”, serve tra l’altro il nuovo insediamento del Forum [86]; sulla “Diagonal” i binari di “TramBesos” si mantengono sempre in centro strada, distanziati tra loro; un tratto esterno è totalmente inerbito [87], mentre altrove la fascia centrale della strada è pavimentata e destinata al passeggio, mentre i binari corrono oltre le alberature, su sedi inerbite, in fregio alle carreggiate laterali, che sono destinate al traffico ordinario [88]; gli arredi di fermata sono semplici e funzionali [89]. Una vistosa segnaletica è utilizzata per scongiurare incidenti causati da manovre non ammesse [90], mentre è interessante notare che autobus e taxi godono di una corsia preferenziale (sospesa di notte) totalmente separata dalla sede tramviaria [91]. Per rammentare la necessità di un’attenta esecuzione dei lavori e scelta dei materiali, giova menzionare un inconveniente che si è presentato in ambedue le reti di Barcellona poco tempo dopo l’avvio dell’esercizio (e che si era già presentato sulle linee B e C di Strasburgo): particolari condizioni climatiche hanno causato il degrado del polimero elastico utilizzato come sigillante ai lati delle rotaie ed il suo spargimento sulla superficie di rotolamento, con conseguenti difficoltà per la circolazione dei tram; è stato necessario interrompere il servizio per diversi giorni e provvedere all’allontanamento del materiale ed alla pulizia delle rotaie, impiegando all’uopo centinaia di persone [92,93,94]. 13