Newsletter n.58 del 5 Novembre 2010

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Newsletter n.58 del 5 Novembre 2010
n.
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Anno 4° - 5 novembre 2010
E C O N O M I A , N O R M AT I V E , O P P O R T U N I T À E O B I E T T I V I A L L’ E S T E R O P E R L E I M P R E S E I TA L I A N E
Molte opportunità, ma occorre
essere presenti in loco
Sommario
ARABIA SAUDITA
Missione di Sistema
nei Paesi del Golfo
pag 5
Riad investe
nel cambiamento
pag 6
Arabia Saudita: i numeri
e le regole da conoscere
pag 9
Il Piano di sviluppo
quinquennale
dell’Arabia Saudita
pag 11
Diplomazia Economica Italiana ha intervistato l'Ambasciatore italiano a Riad,
Valentino Simonetti
a pagina 2
PORTOGALLO
Sines: un nuovo hub
per l'Europa Occidentale
pag 14
INDIA
India: l’interscambio con
l'Italia in fase di ripresa
pag 16
MOZAMBICO
Mozambico: il boom delle
esportazioni italiane
pag 17
SETTORI E AZIENDE
Edilizia e materiali
Elettromedicali
Energia
Meccanica
Veduta notturna di Hail, il centro principale dell’omonima provincia
PORTOGALLO
pag 18
PAESI E MERCATI
Libano
pag 20
Sines: un nuovo hub per l’Europa Occidentale
Il Governo portoghese sta puntando sullo sviluppo del Porto di Sines, localizzato a 100
chilometri a sud di Lisbona, portandolo ad una capacità di movimentazione container
pari a 5-6 milioni di unità annue.
a pagina 14
Realizzata dal Sole 24Ore in collaborazione con l’Ufficio sostegno imprese
della Farnesina (DGCE) - [email protected]
Molte opportunità, ma occorre
essere presenti in loco
Come si colloca, oggi, l'Arabia Saudita,
nel contesto economico gobale?
Il Paese si è lasciato alle spalle la crisi
finanziaria mondiale che peraltro ha subito in misura molto ridotta ed è ora impegnato in un profondo programma di
cambiamento, sostenuto da forti investimenti. Le risorse non mancano: il budget del Governo è stato redatto prevedendo un livello di prezzi del greggio nettamente inferiore a quello che prevale
attualmente sui mercati. Il flusso degli
introiti derivanti dal petrolio è quindi superiore a quanto prudentemente indicato in bilancio. Anche gli obiettivi sono
chiari. Si tratta di investire questi surplus
in quattro direzioni principali: diversificazione dell'economia, modernizzazione
delle infrastrutture, assistenza sanitaria
e valorizzazione del capitale umano.
In questo contesto, dove risiedono le
maggiori opportunità per le aziende
del Sistema Italia?
Nella fornitura di impianti per l'estrazione, trasporto, raffinazione e lavorazione
del petrolio e derivati le imprese italiane sono presenti da tempo e sono anche
ben posizionate per inserirsi con successo nelle importanti gare che si apriranno nei prossimi anni.
Ma i programmi di modernizzazione del
Paese promossi da Re Abdullah aprono
la porta a interventi anche in altri settori. Sono ad esempio la produzione il trasporto e la distribuzione di energia elettrica. In questo Paese i consumi stanno
crescendo dell'8% all'anno. C'è moltissimo da fare anche nelle infrastrutture e
nei servizi di gestione del ciclo idrico e
in quello di smaltimento dei rifiuti : basti
pensare che le grandi città saudite sono A
ARABIA
FGHAN
SAUDITA
I S TA N
ECONOMIA
Veduta di Riad - Al centro la torre Al Faisalah
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010
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C'è spazio anche per operatori italiani nel campo dei servizi?
Certamente. Un capitolo di fondamentale importanza è quello della formazione
universitaria. Il miglioramento del sistema formativo rientra tra le ambizioni
prioritarie del Paese. È aperto quindi lo
spazio per rapporti di collaborazione a
diversi livelli tra università italiane e università locali. E non va sottovalutato il
crescente flusso di giovani sauditi intenzionati a studiare all'estero, Italia inclusa. Alcune iniziative in questo senso so-
no già state avviate, ma il campo può
essere esteso notevolmente. Così come c'è spazio per strutture e operatori
italiani del campo sanitario che siano interessati a rapporti di collaborazione,
fornitura di servizi, scambio di know how
con strutture e operatori sauditi tenendo conto del fatto che il Governo di Riad
ha deciso di aprire nei prossimi anni 92
nuovi ospedali.
E nel campo dei prodotti di consumo?
I marchi di maggior prestigio del made
in Italy, generalmente, sono già presenti ma è evidente che esiste una fascia
molto ampia di prodotti italiani di qualità che può trovare spazio su questo mercato, dove anche i livelli di reddito sono
in forte crescita. Il mercato però, è molto competitivo in quanto qui sono presenti fornitori di tutto il mondo, Asia inclusa, e questo è un aspetto che occorre tenere in considerazione. Chi vuole
avere successo quindi, deve essere presente, farsi conoscere e individuare i
partner adatti. Decisiva, ai fini di un pieno coinvolgimento delle controparti locali, è anche la qualità delle relazioni in
staurate.
ARABIA
A
F G H A SAUDITA
N I S TA N
coperte solo in parte da impianti fognari. Occorre quindi estendere questi sistemi per fare fronte alla crescita urbana e demografica del Paese e sono richiesti anche interventi migliorativi e di
potenziamento di quelli esistenti. L'Arabia Saudita è poi impegnata nella realizzazione di un ambizioso programma
ferroviario: accanto all'alta velocità tra
Medina e Mecca sono previsti un asse
di collegamento tra il Nord e il Sud del
Paese, e un seconda direttrice, il cosiddetto Landbridge, che unirà i porti del
Mar Rosso a quelli del Golfo. E questi
sono solo alcuni esempi significativi.
Riad - La sede dell’Ambasciata d’Italia
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I partner sauditi possono essere interessati anche a investimenti in Italia o
comunque al di fuori del loro Paese?
L'Italia è un Paese molto apprezzato ma,
non rientra, almeno per ora, tra le destinazioni prioritarie degli investimenti sauditi. Siamo considerati come un Paese
particolarmente complesso sotto il profilo degli adempimenti normativi e degli
iter burocratici, con una legislazione del
ARABIA SAUDITA
Qual è il percorso più efficace per avvicinarsi al mercato?
L'Arabia Saudita è un Paese particolare ed è indispensabile recarsi sul posto
per capire il contesto, dedicando il tempo necessario alla ricerca di contatti e
partner locali. L'Ambasciata d'Italia e
l'Ufficio del Commercio Estero a Riad
sono a disposizione delle imprese italiane per supportarle in questo percorso. Aggiungo che un interessante sostegno può venire anche dalla SAGIA
(Saudi Arabia General Investment
Agency) che è presente con un ufficio
anche a Roma. Dopodichè le opportunità sono veramente numerose. Una volta avviata un'attività in loco però, occorre una presenza continuativa: l'Arabia
Saudita non è un mercato che si può seguire a distanza, se si vogliono ottenere soddisfazioni e risultati.
L’Ambasciatore italiano a Riad, Valentino Simonetti
lavoro garantista rispetto agli standard
locali.
Il giudizio però può cambiare e un aiuto
in questo senso può venire dal trattato
contro la doppia imposizione tra Italia e
Arabia Saudita entrato in vigore all'inizio del 2010. Per quanto riguarda la possibilità di operazioni o investimenti congiunti in Paesi terzi, da parte saudita esiste un largo interesse e la massima disponibilità.
Riad - Le Anoud Towers (Foto wikipedia)
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Riad, Dammam, Dubai, Abu Dhabi, 5-11 Novembre 2010
Centotrenta aziende, di cui dieci gruppi
bancari e dodici associazioni industriali:
questi i numeri della 28ma Missione di
Sistema che Confindustria, ICE e ABI,
sotto l'egida del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero degli Affari Esteri, organizzano in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dal 5 all'11 novembre 2010 nelle città di Riad, Dammam, Dubai e Abu Dhabi.
A guidare la missione il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, il Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, il Viceministro dello Sviluppo Economico, Adolfo
Urso, il Presidente di Confindustria Emma
Marcegaglia, il Presidente dell'Istituto nazionale per il commercio Estero, Umberto Vattani e il Vicepresidente dell'ABI Guido Rosa. Presenti nella Delegazione di
vertice anche il Vicepresidente per l'Internazionalizzazione di Confindustria, Paolo
Zegna e il Vicepresidente per le Infrastrutture, la Logistica e la Mobilità di Confindustria, Cesare Trevisani.
Più nel dettaglio, la Missione di Sistema, si
aprirà sabato 6 novembre a Riad con il Forum istituzionale, alla presenza delle autorità italiane e saudite. Seguirà, alle ore 12,
una conferenza stampa congiunta. Il programma continuerà, per le aziende del settore 'Beni industriali' con una visita alla Sau-
di Arabian General Investment Authority
(SAGIA), dove saranno presentate le opportunità offerte dalle imprese saudite, mentre
la Delegazione Bancaria si trasferirà presso
la Saudi Arabia Monetary Authority per
una tavola rotonda. Per le aziende del settore 'Beni di consumo' è prevista una visita
agli Shopping Mall e Show Room di Riad,
dove incontreranno i responsabili delle principali catene di distribuzione arabe.
La giornata di domenica 7, sempre a Riyad,
è dedicata alle tavole rotonde settoriali con
aziende locali. Gli incontri riguarderanno
sia le aziende 'Beni di consumo' (moda,
agroalimentare, arredamento e design) sia
il settore 'Beni industriali' (energie alternative, impiantistica e progettazione, materiali e macchinari per l'edilizia, trattamento acque e rifiuti),mentre martedì 9 la delegazione 'Beni di consumo' si trasferirà a Dubai
dove i lavori continueranno con un seminario sulla Grande Distribuzione Organizzata e una visita alla Fiera Index, una
delle più importanti Fiere a livello mondiale per il settore arredamento.
Mercoledì 10 novembre ad Abu Dhabi sono in programma, per il settore 'Beni industriali', visite alle locali realtà imprenditoriali e siti produttivi di particolare interesse
economico (tra cui Maire Technimont e
Parco Ferrari World).
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ARABIA SAUDITA
Missione di Sistema
nei Paesi del Golfo
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La crisi mondiale non ha intaccato la solidità finanziaria del
Paese. Il Governo resta impegnato in un ambizioso programma pluriennale di investimenti. Gli obiettivi sono la diversificazione dell'economia e l'eccellenza delle infrastrutture e
dei servizi. Si aggiunge l'impegno a innalzare la qualità della
formazione e la produttività delle risorse umane
L'Arabia Saudita, sotto il profilo economico, è un Paese molto particolare. Grazie
al petrolio è decisamente ricco. E questo
non da oggi. Ma l'aspetto nuovo, che in
questo momento interessa maggiormente le imprese italiane, è un altro e cioè il
modo con cui il Paese è intenzionato a
spendere i propri soldi nei prossimi anni.
Il motore del cambiamento è un massiccio programma di investimenti (400 miliardi di dollari) annunciati per la prima
volta da re Abdullah nel 2008, e in parte
già avviati, che dovrebbe contribuire ad
una radicale trasformazione dell'assetto
ARABIA SAUDITA
Riad investe nel cambiamento
sociale ed economico del Paese. Copre il
settore delle infrastrutture (ferrovie veloci, autostrade, porti e aeroporti), l'edilizia
civile, l'industria petrolchimica, l'energia, i
servizi sanitari, la formazione e la ricerca.
La crisi finanziaria internazionale ha
prodotto, almeno in parte, un rallentamento nella tabella di marcia. Nel 2009
il PIL in termini reali dell'Arabia Saudita
è rimasto pressoché stabile (+ 0,15%).
In termini nominali è diminuito del 24%
per la caduta dei prezzi del greggio. Ma
l'impatto sul resto dell'economia non è
stato generalizzato.
Un rendering della KAEC (King Abdullah Economic City). Il complesso in costruzione avrà come struttura di punta un moderno porto
capace di competere con i dieci maggiori scali del mondo e in grado di far attraccare anche le navi di maggiori dimensioni. La città si
divide in sei grandi zone: industrial zone, sea port, residential areas, sea resort, educational zone, central business district. Il completamento dei lavori è previsto per il 2025
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Lo Stato continua a investire
Lo Stato però ha cercato di manovrare in
funzione anticiclica con una serie di forti
misure a sostegno dei redditi e degli investimenti (pubblici). Già nell'esercizio fiscale in corso, il budget statale prevede
una spesa di 144 miliardi di dollari. E soprattutto, Riad ha presentato in primavera un Piano Quinquennale (2010-2014)
che prevede una spesa pari a 385 miliardi di dollari Usa.
A medio termine, quindi, le prospettive
sono oltremodo favorevoli. Non ci sono
soltanto l'edilizia e le infrastrutture, infatti. Da tempo il Governo punta anche
a diversificare l'economia. I settori inizialmente prescelti sono stati la petrolchimica e derivati (materie plastiche,
fertilizzanti). In particolare SABIC
(Saudi Basic Industries Corporation) è
oggi uno dei maggiori produttori mondiali di polietilene, polipropilene, poliolefine, fibre sintetiche, fertilizzanti, con
un fatturato annuo di 27 miliardi di dollari. Ora sta ampliando la gamma produttiva anche a carbonati, ammine e
fenoli grazie ad una serie di acquisizioni effettuate negli scorsi anni in Europa
(DSM, Huntsman) e in Usa (divisione
materie plastiche di General Electric). Jeddah, l’Hotel Hilton (foto Ammar Shaker/Wikipedia)
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 7
ARABIA SAUDITA
Ne hanno risentito le banche, che hanno dovuto rientrare dalle operazioni
più speculative con conseguente rallentamento nell'erogazione di nuovi
crediti all'economia. Erano cresciuti
del 27% nel 2008 ma l'aumento, nel
2009, è stato limitato al 2%. Questa
frenata ha colpito il settore privato 'non
oil' che ha registrato una crescita pari
al 2,5%, la peggiore performance degli
ultimi 14 anni. Ci sono state crisi di insolvenza da parte di alcuni importanti
gruppi finanziari. E' diminuita (-7%) la
vendita di auto.
Accanto alla filiera petrolifera e dell'energia e ai servizi, l'attività che ha
maggior impatto sull'economia del
Paese sono le costruzioni. La crisi ha
comportato la cancellazione o il rinvio
di alcuni grandi progetti di sviluppo immobiliare. La cifra che viene indicata è
di 22 miliardi di dollari, ma include anche molte operazioni annunciate con
numeri probabilmente sovradimensionati. In realtà, il livello di attività nel
settore edilizio si è mantenuto abbastanza elevato, tenuto conto che in
Arabia Saudita resta da soddisfare una
consistente domanda reale in quanto
circa la metà delle famiglie non possiede la casa in cui abita.
giose. Prevista anche una massiccia crescita nel turismo (sia interno che dall'estero) e nel retail con una diffusione
sempre più capillare della Grande Distribuzione Organizzata e di formule analoghe come le catene in franchising.
Contestualmente viene potenziata la filiera dell'estrazione, trattamento e utilizzo
del gas naturale. L'obiettivo è di valorizzare i giacimenti del Paese provvisti di riserve consistenti (benché non paragonabili con quelle di petrolio) e finora poco
sfruttate. Si sono aggiunte successivamente altre industrie 'energivore' come la
filiera dell'alluminio, l'industria del cemento, la siderurgia e via via altri settori
tra cui componentistica auto, componenti e materiali per l'edilizia, industria farmaceutica, prodotti in plastica, meccanica
leggera, industria agroalimentare ecc.
Stanno decollando anche il settore informatica e telecomunicazioni ed è in atto
una trasformazione dell'agricoltura con
l'introduzione di colture intensive (soprattutto ortofrutta) praticate utilizzando sistemi tecnologicamente avanzati, in sostituzione dei cereali. In questo sforzo di
diversificazione il Governo punta molto
sull'afflusso di investimenti (e di knowhow) dall'estero. Uno degli organismi
maggiormente impegnati in questa ricerca di partner stranieri è la Sagia (Saudi
Arabian General Investment Authority)
che ha un ufficio anche a Roma. Contestualmente alla ricerca di investitori vengono messe a disposizione anche aree
industriali attrezzate a condizioni vantag-
Obiettivo occupazione
Una delle priorità del Governo di Riad in
questo sforzo di diversificazione dell'economia, è di creare occupazione. Il
Paese è ricco ma la disoccupazione è
attorno al 10%. Dato tanto più sorprendente considerando che il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è già
molto ridotto in quanto resta la tendenza ad escludere le donne. In occasione
della crisi, lo Stato, che è anche il maggiore datore di lavoro del Paese, ha assunto 70mila nuovi dipendenti per cercare di arginare il fenomeno.
Nel settore privato, per sostenere l'occupazione viene imposta la cosiddetta
'saudizzazione' cioè l'obbligo di assumere quote minime di personale locale. La produttività però, in questo meccanismo forzato resta bassa e il problema è fonte di periodiche recriminazioni con le Autorità locali da parte delle aziende, soprattutto straniere, che
operano nel Paese.
ARABIA SAUDITA
Diversificazione produttiva
Market maker nel petrolio
L'Arabia Saudita oggi non è soltanto il maggior esportatore mondiale di petrolio ma ha
assunto, di fatto, anche il ruolo di un vero e
proprio 'regolatore' del mercato ('swing producer') grazie al consistente eccesso di capacità produttiva di cui dispone, che le consente di
modulare la produzione in
funzione dei prezzi e del
comportamento degli altri
produttori.
Le cifre sono le seguenti: le
riserve stimate di petrolio
del Paese ammontano a
260 miliardi di barili, pari a
circa il 20% del totale mondiale. La produzione attuale è di 8,2 milioni di barili al giorno con la possibilità però, di salire fino a 12,5.
La modulazione dei quantitativi, in funzione della domanda e dell'offerta complessiva di mercato (OPEC e altri produttori) è mirata a mantenere un prezzo ritenuto 'sostenibile' dalle Autorità saudite, attorno agli
80 dollari a barile.
Il petrolio saudita è in prevalenza ad alto contenuto
di zolfo. Comporta costi di
raffinazione più elevati rispetto ai greggi leggeri e
richiede impianti specifici
di desolforazione che non
tutte le raffinerie possiedono. L'Arabia Saudita dispone anche di riserve di gas naturale valutate in 7 miliardi di m3, pari al 4% del totale mondiale.
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Demografia La popolazione saudita è di
27,1 milione di abitanti di cui 8,4 sono
espatriati. Il tasso di natalità è tra i più
elevati al mondo (3,5% annuo) e il 75%
delle famiglie ha almeno 4 figli. Il
97,5% della popolazione ha meno di 60
anni. I sauditi godono di istruzione e
cure mediche gratuite e pagano un'unica tassa (religiosa), la zakat, pari al
5%. La quasi totalità del reddito è quindi disponibile per consumi e investimenti. A parità di potere d'acquisto
(PPP) è stato calcolato che ammonta a
circa 20 mila dollari a testa. Le principali città del Paese sono Riad (5 milioni), Jedda (3,6 milioni) che è anche il
principale porto sul Mar Rosso, La
Mecca (1,7 milioni), Medina (1,3 milioni) e Dammam (1,3 milioni) che invece
è il principale porto sul Golfo.
Distribuzione e acquisizione commesse
L'acquisizione di commesse, appalti e
la distribuzione di prodotti importati sul
mercato saudita richiede necessariamente la presenza di un agente o di un
partner locale. La regola dovrebbe gradualmente scomparire per le gare internazionali. E' possibile aprire punti
vendita in partnership con soggetti locali ma con una quota comunque non
superiore al 49%. È richiesto anche un
capitale minimo di 8 milioni di dollari. I
canali più praticati dagli esportatori italiani sono attualmente i grossisti e le
catene della grande distribuzione. In
crescita anche il franchising.
ARABIA SAUDITA
Arabia Saudita: i numeri
e le regole da conoscere
Accordi doganali L'Arabia Saudita partecipa al Consiglio di Cooperazione del
Golfo che include anche gli Emirati Arabi, Oman, Kuwait, Qatar e Bahrein per
un totale di circa 40 milioni di consumatori. Sulla base degli accordi sottoscritti
(non ancora operativi) i Paesi aderenti
dovranno operare con una tariffa doganale esterna comune che mediamente
ammonta al 5%. Tariffe più elevate (dal
12 al 25 per cento) colpiscono diverse
categorie di beni prodotti localmente. Si
tratta in genere di prodotti alimentari,
derivati della chimica e petrolchimica,
materiali edili, elettrodomestici, minuterie metalliche, trasformatori, pompe e
generatori. Un trattamento doganale privilegiato è riservato ai prodotti importati
dai Paesi che partecipano agli accordi di
libero scambio della Lega Araba.
La Mecca - Centinaia di migliaia di pellegrini riuniti in preghiera
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Legislazione Sia il diritto penale che
quello civile in Arabia Saudita sono gestiti secondo i principi della Shariah, la
legge islamica basata sui testi sacri
(Corano e Sunnah).
Esistono tre gradi di giurisdizione (Tribunali di primo grado, Corte di Appello
e Alta Corte della Shariah costituita da
religiosi di riconosciuto prestigio). I
membri della famiglia reale non possono essere chiamati in giudizio.
E' possibile ricorrere a giurisdizioni parallele (Corti Arbitrali Internazionali)
ma solo nei rapporti con enti e soggetti privati (non con lo Stato) anche se è
poi difficile ottenere l'esecuzione delle
relative sentenze.
ARABIA SAUDITA
Mercato del lavoro L'assunzione di personale straniero è soggetto alla cosiddetta 'sponsorship' cioè all'intermediazione di un soggetto locale. Il sistema
crea una rendita di posizione per i cittadini sauditi ma non agevola la flessibilità del mercato del lavoro che è fortemente regolamentato.
Il costo della manodopera, generalmente importata dai Paesi asiatici (India, Pakistan, Filippine) è estremamente contenuto. Non ci sono contratti collettivi e non sono ammessi i sindacati. Le difficoltà (e i costi) maggiori
si incontrano nella ricerca di personale
qualificato in quanto la disponibilità di
risorse umane locali è insufficiente.
D'altra parte i manager espatriati da altri Paesi non gradiscono sempre le regole dei permessi di soggiorno (IQAMA) che li vincolano al datore di lavoro anche per i loro movimenti all'estero
e per l'eventuale scioglimento del rapporto.
Il laboratorio di visualizzazione della KAUST (King Abdullah
University for Science and Technology) di Thuval. L’università, inaugurata nel 2009, è la prima in Arabia Saudita ad
avere un campus aperto ad ambo i sessi e in cui ragazzi e
ragazze sono autorizzati a interagire liberamente. Alle ragazze, inoltre, non viene richiesto di indossare il velo durante le lezioni in classi miste.
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010
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Gli investimenti previsti per il periodo 2010-2014 ammontano a
385 miliardi di dollari. Sanità, istruzione, alloggi e servizi a rete
in cima alla scala delle priorità
Il Piano quinquennale (2010-2014) di
sviluppo economico dell'Arabia Saudita, prevede una spesa complessiva di
circa 1.400 miliardi di SAR (pari a 385
miliardi di dollari), ossia il 67% in più
delle allocazioni complessive del quinquennio precedente. Un'enfasi particolare viene posta sullo sviluppo del capitale umano, attraverso la formazione e
l'istruzione, a cui sarà indirizzato oltre il
50% della spesa complessiva. Le risorse per il settore socio-sanitario costituiranno il 19% del totale, mentre il 15,7%
sarà riservato allo sviluppo economico
(in particolare infrastrutture). Infine, al
settore dei trasporti e delle telecomunicazioni e a quello dell'edilizia verranno
destinati rispettivamente il 7,7% e il 7%
delle allocazioni finanziarie dei prossimi cinque anni.
ARABIA SAUDITA
Il Piano di sviluppo quinquennale
dell'Arabia Saudita
Cresce la spesa sociale
Il Ministro dell'Economia e della Pianificazione Khaled Al Gosaibi nel presentare il Piano ha sottolineato come esso
si ponga l'obiettivo di coniugare la crescita economica con politiche sociali inclusive che consentano il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Riad - La hall principale del King Fahd Medical City Hospital
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010
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Per quanto riguarda i servizi alla popolazione, il Ministro Al Gosaibi ha annunciato l'intenzione del Governo di raddoppiare nei prossimi cinque anni la capacità degli impianti di desalinizzazione,
portandola a 2,07 miliardi di metri cubi
nel 2014, potenziando la distribuzione
capillare alla popolazione attraverso la
realizzazione di 15mila chilometri di acquedotto in grado di rifornire 600mila
unità abitative. Circa 700mila abitazioni ARABIA SAUDITA
Acqua, energia
e alloggi per tutti
In questo contesto è prevista la costruzione
di 117 ospedali (per oltre 22mila posti-letto
aggiuntivi), 750 centri clinici e 400 unità di
pronto soccorso in tutto il Regno. Sul fronte dell'edilizia scolastica, l'attuale capacità
ricettiva degli istituti scolastici ed universitari verrà ampliata fino a consentire di accogliere 5,1 milioni di studenti delle scuole primarie, intermedie e secondarie e 1,7 milioni di studenti universitari. Analogo potenziamento riguarderà la formazione tecnica,
scientifica e professionale, con la creazione
di 50 centri per la formazione professionale
nel settore industriale e di 28 istituti tecnici
superiori.
In agenda: quattro nuove città e grandi infrastrutture
Il programma più ambizioso del Regno è la
costruzione annunciata di 4 nuove città. Sono King Abdullah City sul Mar Rosso, a Nord
di Jeddah, vicino a un nuovo grande polo petrolchimico (Rabigh) che dovrebbe diventare operativo entro breve. Jazan, sempre sul
Mar Rosso, che dovrebbe diventare un importante polo metallurgico (alluminio) con l'apporto
anche di capitali e tecnologie cinesi. Pabmec, al
centro del Paese,
con una vocazione logistica. E
Knowledge Economic City, vicino all'attuale aeroporto di
Medina, con una forte concentrazione di
attività formative e di
ricerca.
Il meccanismo di sviluppo delle "Economic
Cities", come vengono
chiamate le 4 città, prevede la messa a punto di
un Masterplan per ognuna di esse, con una suddivisione per aree dedicate
alle diverse attività (residenziale, turismo, servizi,
centri commerciali, parchi industriali) e un forte investimento da parte dello Stato che si impegna a creare le infrastrutture di base.
Dopodichè dovrebbero intervenire i capitali
privati con operazioni di sviluppo immobiliare, iniziative industriali e nel settore dei servizi. Ad oggi il progetto in fase più avanzata di
realizzazione è King Abdullah City.
Per incentivare l'apporto di capitali e investimenti stranieri sono previste forti agevolazioni fiscali
e la semplificazione delle
procedure societarie. Ma
soprattutto nelle Economic
Cities gli investitori stranieri potranno avere il pieno controllo delle società
che apriranno (senza obbligo quindi di avere un
partner locale) e accedere alla proprietà degli immobili.
Significativi anche gli
investimenti previsti
per migliorare le infrastrutture di trasporto.
Il programma prevede l'ampliamento di
diversi
aeroporti
(Jeddah, Medina,
Tabuk, Janbu) e la
costruzione
di
nuovi scali.
È in fase avanzata di progettazione anche la realizzazione di una rete ferroviaria nazionale basata su due assi, da
nord a sud e da est a ovest, per circa 3mila
chilometri.
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 12
Obiettivo redditi:
14.200 dollari pro capite
Sul fronte del quadro macro-economico, il Piano prevede per il 2010 una crescita economica del 5,2%, con un progressivo incremento del reddito pro capite che dovrebbe passare dai 46.200
SAR (12.300 dollari) del 2009 ai 53.200
(14.200 dollari) del 2014. Gli obiettivi di
crescita del settore privato e del settore
non-petrolifero sono fissati, rispettivamente, al 6,6 e 6,3%. Il tasso di occupazione dovrebbe passare dall'attuale
47,9% al 53,6% nel 2014.
L'elemento di novità è rappresentato
dalla chiara priorità che ora viene rivolta allo sviluppo del capitale umano, nella consapevolezza che la crescita sostenibile passa necessariamente da un
aumento della produttività del lavoro e
dal pieno ed efficiente impiego della numerosa forza-lavoro del Regno.
Un'adeguata formazione tecnica e
scientifica dei giovani sauditi è inoltre la
necessaria premessa per lo sviluppo
dei settori produttivi più innovativi e il
passaggio alla cosiddetta economia
della conoscenza. Tale obiettivo si integra con la modernizzazione economica
ed infrastrutturale, nonchè con la progressiva eliminazione delle sacche di
sottosviluppo ancora presenti nelle
aree più arretrate del Regno. Significativamente, lo stesso re Abdullah ha dato chiare istruzioni a tutti i settori dell'amministrazione pubblica affinchè
vengano rispettati scrupolosamente gli
obiettivi e le scadenze del Piano, dando
priorità ai progetti direttamente correlati
al miglioramento delle condizioni di vita
della popolazione.
ARABIA SAUDITA
verranno collegate alla rete fognaria
mentre a 1,3 milioni di nuovi utenti verrà
dato accesso alla rete elettrica.
Il Ministro ha poi riaffermato l'impegno
del Governo a soddisfare la crescente
domanda di alloggi, annunciando la costruzione di un milione di unità abitative,
con finanziamento sia pubblico che privato, per coprire l'80% del fabbisogno previsto nelle varie aree del Paese.
Re Abdullah e Silvio Berlusconi durante la visita in Arabia Saudita del Presidente del Consiglio lo scorso anno (Foto AFP)
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010
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Nuovi terminal container, polo petrolchimico, parco industriale
e collegamenti intermodali (ferrovia) rilanciano il porto situato
a 100 chilometri da Lisbona
In previsione dell'incremento del traffico
di merci sulle rotte atlantiche, il Governo
portoghese progetta di sviluppare fortemente il porto di Sines, localizzato 100
chilometri a sud di Lisbona, portandolo a
dimensioni analoghe a quello di Valencia
e di Anversa con una capacità di movimentazione container pari a 5-6 milioni di
unità annue.
In questo settore l'attività sta crescendo
rapidamente: nel secondo trimestre del
2009 la capacità di movimentazione è
stata di 165mila teu, con un aumento del
70 per cento su base annua.
Investimenti da Singapore
PORTOGALLO
Sines: un nuovo hub
per l'Europa Occidentale
PSA (Port of Singapore Authority), la
società che gestisce il terminal XXI,
sta investendo per portarne la capacità
di movimentazione dalle attuali 400mila teu annue a 800mila, con un'estensione delle banchine dagli attuali 380 a
730 metri. I lavori dovrebbero essere
completati già a fine anno. È inoltre
prevista un'ulteriore fase di espansione per elevare ulteriormente, entro il
2012, la capacità complessiva a 1,32
milioni di teu.
Capo Sines (Foto AFP)
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 14
I conti tornano
Sotto il profilo geostrategico Sines dovrebbe beneficiare dell'incremento dei
flussi commerciali atlantici connessi all'allargamento del Canale di Panama
previsto per il 2013 nonché degli imponenti ritmi di crescita economica di alcuni
Paesi di lingua portoghese come il Brasile e l'Angola. Si aggiunge la vocazione
intermodale con il rafforzamento dei collegamenti ferroviari sull'asse Sines-Badajoz-Madrid.
E' una prospettiva relativamente nuova.
Fino a tempi recenti il porto, la cui costruzione risale agli anni '70, era considerato
come un'opera in parte inutile e costosa
e anche come un peso per lo Stato Portoghese. La situazione è però radicalmente mutata a partire dal 2004, con l'af-
fidamento della concessione per il terminal container a PSA. Che ha consentito,
tra l'altro, di ridurre l'indebitamento dell'Autorità Portuale da 78 a 2,6 milioni. Ulteriori introiti per 50 milioni di euro deriveranno dalla recente conclusione di un
contratto da 50 milioni per l'affidamento
in concessione del terminal dei combustibili liquidi.
Polo integrato
PORTOGALLO
La lunghezza totale delle banchine sarà
portata a 940 metri. Con le nuove strutture il porto di Sines, che ha una profondità superiore a 16 metri potrà ospitare anche "megacarrier super postpanamax"
da 15.000 teu.
Non solo. Nei prossimi mesi l'amministrazione portuaria di Sines (APS) inizierà a
sondare la disponibilità di investitori internazionali per la costruzione di due nuovi
terminal container che andrebbero ad aggiungersi al terminal XXI e all'attuale terminal "multi-purpose". Le stesse Autorità
hanno dichiarato di avere già avviato trattative con un grande operatore internazionale del trasporto marittimo, che potrebbe affiancare la MSC nell'utilizzo di
Sines come piattaforma per lo scacchiere dell'Europa sudoccidentale.
Grazie al risanamento dei conti e ai
nuovi investimenti, Sines sta rapidamente recuperando posizioni rispetto al
suo concorrente più diretto, il porto di
Lisbona. Dispone infatti di fondali più
profondi e di maggiori margini di espansione fisica. Non solo, ma si inserisce in
un contesto più ampio di polo logisticoindustriale, esteso su un'area di 1.300
ettari che include uno scalo merci su rotaia, un terminal petrolchimico, due raffinerie, un terminal di rigassificazione
del gas naturale liquefatto importato via
nave, due centrali termoelettriche (di
cui una in costruzione) e un parco industriale. In pratica, già oggi, su Sines si
concentra buona parte dell'approvvigionamento energetico portoghese (gas
naturale, carbone, petrolio) per un totale pari a 21 milioni di tonnellate nel
2009. Entro il 2011 è prevista anche
un'importante estensione del polo petrolchimico con l'avvio di un impianto da
700mila tonnellate annue di acido teref
talico purificato.
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Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 15
Le esportazioni stanno aumentando del 22% su base annua.
La quota preponderante è rappresentata dai macchinari,
cresciuti del 30%. E c’è spazio per crescere ancora
Secondo gli ultimi dati sull'interscambio
resi noti dall'ISTAT, nei primi otto mesi
del 2010 i volumi di scambio tra Italia
ed India hanno segnato un incremento
del 22% rispetto al corrispondente periodo del 2009. Le esportazioni sono
aumentate del 22 % e le importazioni
del 23%. Lievemente negativo per il
nostro Paese il saldo (-360 milioni di
euro). Tra i grandi Paesi emergenti l'India, in termini di crescita dell'interscambio con l'Italia, si colloca così dietro a
Turchia (+47%), Brasile (+33%) e Cina
(+30%). Il segnale è positivo in quanto,
stando alle statistiche ufficiali indiane
relative all'esercizio fiscale chiuso nel
marzo 2010, tra l’aprile 2009 e quella
data si era verificato un calo del 12%. Il
dato complessivo risultava pari a 7.262
milioni di dollari. In sostanza, gli ultimi
dati indicherebbero che il forte rallentamento registrato, probabilmente, a seguito della crisi finanziaria internazionale, è ormai superato.
Va rilevato che l'interscambio Italia-India aveva registrato una vera e propria
impennata nel 2006-2007 (+43%), seguita da un andamento ancora molto
positivo (+ 24%) nel 2007-2008 e da
una performance deludente (+5%) nel
2008-2009.
Lo spazio per un'ulteriore crescita non
manca. Oggi il mercato Indiano copre
appena lo 0,9% delle esportazioni italiane e dall'India proviene l'1% delle
nostre importazioni. L'Italia si colloca
soltanto al 23esimo posto tra i partner
commerciali dell'India e al sesto posto
tra i Paesi europei dopo la Germania
(oltre 15 miliardi di dollari il valore dell'interscambio), il Regno Unito (oltre 10
miliardi), il Belgio (9.5 miliardi), i Paesi
Bassi (8.5 miliardi) e la Francia (poco
più di 8 miliardi).
Dai dati ICE emerge come la quota preponderante (43%) delle esportazioni italiane sia coperto dai macchinari che, nei
primi otto mesi del 2010, hanno registrato un incremento superiore al 30%.
Si è registrata anche una considerevole espansione delle vendite di prodotti
alimentari (+62%), degli articoli di abbigliamento (+65%), dei mobili (+68%)
e degli articoli in gomma e farmaceutici (+40% circa). Significativo l'incremento delle vendite di prodotti e sistemi per il trattamento e riciclaggio dei rifiuti (+60.5%). Tra le voci dell'export
indiano verso l'Italia si registra invece
un eccezionale incremento dei prodotti elettronici ed informatici (+336%).
Estremamente significativa anche
l'espansione dei prodotti della carta
(+141%) e delle attività di trattamento
dei rifiuti (+115%).
Resta invece molto limitato il flusso degli investimenti diretti italiani verso l'India. Negli ultimi dieci anni sono stati di
991 milioni di dollari. La Francia ha investito nello stesso periodo 1 miliardo
e 580 milioni, la Germania quasi tre
miliardi, i Paesi Bassi oltre 4 miliardi e
mezzo ed il Regno Unito quasi sei miliardi di dollari.
INDIA
India: l’interscambio con l'Italia
in fase di ripresa
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Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 16
I numeri, in valore assoluto, sono ancora contenuti ma la
presenza del nostro Paese cresce. Sono in cantiere progetti
nel settore dell’energia, nell’agroalimentare e nelle costruzioni
Cresce la presenza dell'Italia in Mozambico. Secondo i dati forniti dall'ICE nel primo
semestre del 2010 le esportazioni italiane
sono aumentate del 53,8% rispetto allo
stesso periodo del 2009. Si tratta di un dato significativo, se si considera che il primo
semestre del 2009 aveva a sua volta segnato un record (+111% rispetto ai primi sei
mesi del 2008).
In apparenza i valori sono ancora relativamente contenuti: nella prima metà del 2010
ammontano a circa 35 milioni di euro. Ma il
segnale è inequivocabile: il Mozambico,
che fino a pochi anni fa era considerato un
Paese particolarmente povero, si sta affermando come uno dei Paesi con le maggiori potenzialità in Africa Australe e l'Italia, con
le sue imprese e le sue Istituzioni, è particolarmente ben posizionata per trarne vantaggio. Attualmente le voci principali dell'export risultano essere i macchinari, i mobili,
gli articoli in gomma, i medicinali ed i preparati farmaceutici. Ma nel primo semestre
2010 sono cresciute anche le importazioni
italiane dal Mozambico (+123,9%), che si
sta affermando come un importante fornitore di materie prime: metalli (soprattutto allu-
minio), pietra, sabbia, argille e legname.
Complessivamente quindi, l'interscambio
commerciale tra i due Paesi è più che raddoppiato, passando da 90,3 a 186,4 milioni
di euro. La crescente visibilità delle imprese italiane in Mozambico si è manifestata
anche in occasione dell'ultima edizione della FACIM, la più importante Fiera del Mozambico dove il padiglione organizzato dall'Ambasciata italiana in collaborazione
con l'ICE ha raccolto la presenza di 31
espositori in rappresentanza di 41 aziende,
superando gli stand di Paesi come quello
del vicino Sudafrica o il Brasile, che hanno
rapporti consolidati con il Paese. Quest'anno la Facim ha raccolto 488 espositori di 14
Paesi, entrambi i dati sono in forte crescita. MOZAMBICO
Mozambico: il boom
delle esportazioni italiane
www.ambmaputo.esteri.it
Il Sottosegretario italiano agli Esteri, Alfredo Mantica, e
l'Ambasciatore italiano a Maputo, Carlo Lo Cascio,
inaugurano il padiglione italiano alla FACIM di Maputo.
Il padiglione è stato visitato dal Presidente mozambicano Guebuza e dal Ministro degli Esteri Baloi che hanno
definito la presenza italiana come "al di là di ogni
aspettativa".
Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010 17
Brasile: al via una gara
per il rilancio edilizio
dell'area Porto di Rio
In Brasile stanno pervenendo le prime offerte tecniche ed economiche avanzate
dalle imprese, o consorzi, per il rilancio
urbanistico del Porto di Rio de Janeiro.
La gara è indetta dall'amministrazione
della metropoli attraverso una società
creata ad hoc. L'azienda o il consorzio
che si aggiudicheranno la gara potranno
gestire, in regime di partenariato pubblico/privato, il piano di riabilitazione e sviluppo dell'area. Il valore complessivo dell'intera operazione è stimato in 8 miliardi
di reais brasiliani, al cambio attuale equivalenti a circa 3,5 miliardi di euro.
Le linee guida del progetto sono già indicate e possono essere viste sul sito internet www.portomaravilhario.com.br. Gli
edifici di maggior spicco sono il Museo
del Domani, progettato dall'architetto
spagnolo Santiago Calatrava, e la sede
della Banca centrale. Si aggiungono un
grande acquario e la ristrutturazione di
alcuni edifici storici, con la partecipazione
finanziaria della fondazione Roberto
Marino. Uno di questi è destinato ad
ospitare un museo di arte. La realizzazione del piano richiederà importanti interventi sulla viabilità.
La Società per lo sviluppo urbano della regione del porto di Rio de Janeiro,
controllata dal Municipio ma a capitale
misto, avrà il compito di supervisionare la realizzazione del piano e di reperire i finanziamenti per gli interventi urbanistici, anche attraverso l'offerta di
titoli obbligazionari e la prestazione di
garanzie. Il "Porto Meraviglia" fa parte
delle opere previste per l'appuntamento dei Giochi Olimpici del 2016 per i
quali è prevista la realizzazione di numerose infrastrutture (soprattutto arterie urbane dirette verso le aree olimpiche). L'altro investimento importante
riguarderà invece il risanamento della
Baia di Rio de Janeiro (Guanabara)
dall'attuale stato di inquinamento.
www.ambriodejaneiro.esteri.it
Egitto: gruppo Caltagirone
raddoppia la produzione
di cemento bianco
Agli inizi di ottobre è stata avviata nella
cittadina di Al Arish, ai confini con Israele, la seconda linea di produzione di Sinai White Cement, azienda egiziana
controllata (attraverso la danese Aalborg
Portland) dall'italiana Cementir del
Gruppo Caltagirone. L'investimento per
la realizzazione dell'impianto ammonta a
circa 100 milioni di euro. Sinai White, con
una capacità di 1,2 milioni di tonnellate,
controlla il 60% del mercato del cemento
egiziano ed esporta in oltre 28 Paesi circa l'80% della produzione. Il cementificio
è posizionato strategicamente nei pressi
del porto e dell'aeroporto internazionale
di Al Arish e nelle vicinanze di una cava
da cui viene estratto il materiale pietroso.
ASETTORI
F G H A NEI SAZIENDE
TA N
EDILIZIA E MATERIALI
www.ambilcairo.esteri.it
ELETTROMEDICALI
Australia: Amplifon rileva
al 100% il gruppo Nhc
Amplifon ha sottoscritto un accordo definitivo per l'acquisto del 100% di NHC, gruppo australiano leader nella commercializzazione di soluzioni uditive. Il controvalore dell'operazione è pari a 460 milioni di
dollari australiani su base "debt and cash
free". NHC opera in Australia, Nuova Zelanda e India, con un network complessivo di circa 200 negozi e 240 audioprotesisti. In particolare, ha un forte posizionamento in Australia, dove opera con 102 negozi e controlla una quota di mercato del
16%, e in Nuova Zelanda dove, con i marchi NHC (15 negozi) e Bay Audiology (63
negozi), raggiunge una quota di mercato
complessiva del 45%. Inoltre ha recentemente avviato l'espansione della propria
attività in India dov'è attualmente presente con 11 negozi. Il completamento dell'operazione di acquisto è sottoposto ad
approvazione da parte del Foreign Investment Review Board australiano.
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Diplomazia Economica Italiana - n. 16 - 5 novembre 2010
18
MECCANICA
Australia: TRUenergy costruirà
un parco solare da 180MW
Colombia: Leitner costruirà
una teleferica urbana a Cali
L'australiana TRUenergy si è aggiudicata un finanziamento di 100 milioni di dollari australiani per la costruzione di un
parco solare vicino a Mildura (Mallee Solar Farm). Con una capacità di 180MW
ed un costo complessivo stimato in 420
milioni, la Mallee Solar Farm è il maggiore progetto fotovoltaico australiano.
Il finanziamento dello Stato di Victoria è condizionato all'erogazione di un finanziamento anche da parte del Governo federale nell'ambito della seconda fase del Solar Flagship Program, lanciato nel 2009 all'interno
della Clean Energy Initiative e finanziato per
1,5 miliardi. Il premier dello stato di Victoria,
John Brumby, ha inoltre annunciato l'intenzione di finanziare fra 5 e 10 grandi centrali solari nel corso dei prossimi 10 anni nell'ambito del Victorian Large Scale Solar Project Scheme. Nello stesso giorno, il ministro
dell'Energia dello Stato di Western Australia, Peter Collier, ha annunciato il finanziamento di un terzo dei costi (circa 20 milioni)
della centrale termica da 10MW che sarà
realizzata da BP Solar e Verve Energy a
Geraldton, a nord di Perth. L'impianto è considerato un progetto pilota per valutare la
convenienza a realizzare impianti di maggiori dimensioni.
La Leitner di Vipiteno (BZ) si è aggiudicata i lavori per la costruzione di un
sistema di teleferica nella città di Cali
che integrerà il servizio di trasporto
terrestre Metro Cali. Il valore complessivo dei lavori è stimato in circa 29 milioni di dollari Usa. Leitner provvederà
alla fornitura delle torri, delle stazioni,
della parte elettromeccanica e delle
cabine, per un valore di circa 19 milioni di euro. Secondo una prima stima le
cabine potrebbero trasportare fino a
3.000 passeggeri l'ora. Nel 2008, Leitner si era già aggiudicata un contratto
simile per la città di Manizales, con
una fornitura di 42 cabine per un trasporto previsto di circa 1.500 passeggeri l'ora.
Attualmente in Colombia sono provvisti di un sistema di trasporto integrato
(percorso terrestre e teleferica) le città
di Medellín e Manizales e il Parco Nazionale del Chicamocha.
ASETTORI
F G H A NEI AZIENDE
S TA N
ENERGIA
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19
L’Italia è terzo fornitore estero
dopo Cina e Usa
Nei primi sette mesi del 2010, l'Italia consolida la propria posizione di primo fornitore europeo del Libano, collocandosi in
terza posizione, dopo la Cina - che ha
esportato merci per 935 milioni di dollari
(+15,3% rispetto al 2009), con una quota
di mercato pari al 9,7% delle importazioni totali libanesi - e gli Stati Uniti (che
esportano per un controvalore di 1 miliardo e 7 milioni - +13,5%-, pari al 9% del totale importato).
Il valore dell'export italiano è di 796 milioni, con una quota di mercato del 7,6%.
L'aumento su base annua è stato del
18%. Al quarto posto è piazzata la Germania con 740 milioni e seguita dalla
Francia con 681 milioni.
I dati delle Dogane Libanesi, indicano
inoltre che nei primi sette mesi dell'anno
l'import del Paese si è attestato a 10 miliardi e 340 milioni di dollari (+12,1% su
base annua). Il deficit commerciale è ammontato a 8 miliardi e 14 milioni di dollari (+8,6%), nonostante l'incremento dell'export del 26% con 2 miliardi e 416 milioni di dollari.
L'export italiano è composto principalmente da prodotti di raffineria (34,5%), meccanica (15,1%), prodotti chimici (8,5%), tessili (6,8%), metallurgia (6,4%), mezzi di trasporto (4,1%), materiali edili (3,5%), alimentari (3,3%), articoli in plastica (3,1) e
calzature (2,3%). Le principali voci dell'import libanese, invece, sono i prodotti petroliferi raffinati con 2,1 miliardi (20,6% del totale), macchinari con 1,3 miliardi (12,4%),
mezzi di trasporto con 1,2 miliardi (11,4%),
prodotti dell'industria chimica con 927 milioni (8,9%), metalli e lavori di metallo con
775 milioni (7,4%), oreficeria e gioielleria
con 703 milioni (6,7%) e alimentari con 640
milioni (6,1%).
PAESI E MERCATI
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