Il senso del colle: studio visivo del colle e del castello di
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Il senso del colle: studio visivo del colle e del castello di
ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Il senso del colle: studio visivo del colle e del castello di San Michele a Cagliari "Il senso del colle" :studio della visibilità, legata ai caratteri soggettivi della percezione sensoriale da parte della collettività,attraverso lo strumento che piu' si adatta a rilevare/rivelare la realtà:la fotografia. Utilizzeremo lo strumento fotografico per esprimere cio' che il luogo gia' esprime di se stesso, un forte carattere comunicativo -(sara' la fase dello "studium", del rilevare)- e per esprimere un dato abbastanza anomalo che, come dire, "perturba il campo": man mano che da lontano ci si avvicina al colle l'immagine risuta sfocata, anzi quasi scompare.(questa sarà la fase del "punctum", del rivelare).descrivere cosa stiamo cercando è difficile, se non impossibile,il risultato della ricerca sarà una sorpresa, anche per noi CORSO DI Architettura e Composizione Architettonica III ANNO ACCADEMICO 2000-2001 IL SENSO DEL COLLE: studio visivo del colle e del castello di San Michele a Cagliari Gruppo B_01_01: - Giacomo Crisponi - Filippo Melis - Stefano Natalizio - Antonio Nughes - Alessandro Onali - Valeria Santoni - Gianluca Sardu - Alessandro Sitzia - Marco Sulis INDICE - Lo studio compositivo - Gli obiettivi - Il metodo - dalla città al colle - visioni http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura - QUADRO 1 - QUADRO 2 - QUADRO 3 - QUADRO 4 - i nuovi tragitti - gli ostacoli fisici - orografia lungo i raggi - coni d'ombra - i raggi deformati - dal colle alla città - visioni - Lo strumento - note sulla fotografia - la percezione - vision science - le figure impossibili - Conclusioni - Link Lo studio compositivo Il nostro studio compositivo sul colle e il castello di San Michele si basa su due distinti livelli di informazione: il primo, approfondito nella sezione de"il metodo", è quello espresso dal colle di San Michele e dal castello medioevale attraverso http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura il forte carattere comunicativo dato dalla importante posizione nel territorio, il secondo è quello delle informazioni che noi vogliamo dare del colle attraverso il nostro studio. La struttura del sito che presentiamo rappresenta "il codice" attraverso il quale trasmetteremo queste informazioni: tutti i percorsi possono essere raggiunti in più modi i nodi della rete di informazioni sono connessi secondo una conformazione stellare che permette varie possibilità di combinazione; l'informazione è così a più bit, cioè il messaggio è più completo. i percorsi possono essere scelti e visitati in modo sistemico le scelte non sono assolute, obbligate, il fruitore decide le proprie direzioni e i propri collegamenti anche contemporanei gli uni agli altri, le finestre si aprono contemporaneamente, si intersecano, si comprendono. l'informazione è trasmessa attraverso flussi logici l'informazione, pur essendo altamente entropica per l'alto numero di combinazioni possibili, è canalizzata in flussi logici ben precisi e definiti, le tre sezioni de "gli obiettivi", "il metodo", "lo strumento". il sistema creato è aperto la rete di connessioni che abbiamo strutturato per raccontare il nostro studio è aperta, presenta infatti dei "rami liberi" a cui possono collegarsi gli studi degli anni passati e gli eventuali sviluppi futuri. Gli obiettivi L'obiettivo è la ricerca di nuovi paesaggi urbani attraverso lo studio della percezione visiva del colle e del castello di S.Michele nella città . Ciò che cerchiamo sono le interferenze, naturali o artificiali, che ostacolano oggi la percezione, e quindi la stessa conoscenza, di un luogo antico e "alto", importante, potenzialmente riqualificante per la città . Perché il colle di San Michele, dal carattere spiccatamente comunicativo, baluardo difensivo medioevale, continua stazione emittente, quasi scompare all'interno della città di Cagliari? attraverso le leggi della percezione visiva abbiamo cercato il senso del colle nella città , http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura e abbiamo trovato la città . nella sezione laboratorio del sito di Archilink abbiamo inserito alcuni brani tratti dal testo di Kevin Lynch, "Il senso del territorio" in cui si affrontano le tematiche della qualità sensoriale dei luoghi e le strategie di analisi e di azione per ottenerla. Il metodo METODO - dalla città al colle - visioni - QUADRO 1 - QUADRO 2 - QUADRO 3 - QUADRO 4 - i nuovi tragitti - gli ostacoli fisici - orografia lungo i raggi - coni d'ombra - i raggi deformati - dal colle alla città - visioni  {mos_jb_discuss:25} Il metodo: dalla città al colle - visioni http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Abbiamo definito un campo di visibilità partendo da una griglia radiale di 36 raggi ogni 10° che si intersecano con cerchi concentrici distanti 500 metri l'uno dall'altro. Ogni raggio con i suoi punti di rilevamento contiene così le informazioni sulla misura della intrusione visiva in quel determinato campo. Ogni raggio contiene delle sequenze di foto che quasi simulano il viaggio attraverso la città . Le varie sezioni in cui è articolato lo studio, i quattro quadranti attivi, danno la possibilità di osservare visioni successive aprendo varie finestre contemporaneamente alla schermata principale. Il metodo: dalla città al colle - visioni - QUADRO 1 Prospettive inaspettate e allineamenti strategici: Monserrato e Pirri http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Il metodo: dalla città al colle - visioni - QUADRO 2 Ampi corridoi visivi da luoghi spesso inaccessibili Coni d'ombra >>> Il metodo: dalla città al colle - visioni - QUADRO 3 Il metodo: dalla città al colle - visioni - QUADRO 4 I percorsi visivi spesso non seguono la regolarità dei raggi Il metodo: dalla città al colle - nuovi tragitti I nuovi tragitti sono in realtà tragitti che già esistono; sono tragitti di visibilità continua del colle di San Michele visto dalla città ; è interessante notare come anche la http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura segnaletica stradale influenzi questi percorsi privilegiati, a volte il senso di percorrenza di una strada è il più forte ostacolo alla visibilità del colle. l'area evidenziata, il percorso del Viale Europa sul Monte Urpino, è simbolo di questa ricerca nella città ; nella carta i segni in giallo indicano i percorsi riscoperti, ognuno contrassegnato da un numero a cui corrisponde in basso l'indicazione della zona. 1: Calamosca 2: viale Poetto 3: viale Europa 4:viale Marconi-via Riu Mortu-città mercato di Pirri 5: asse mediano-s.s.554- Monreale-Baraccamanna 6:Monserrato 7: Monserrato- s.s. 554-cittadella universitaria 8:Monreale-ospedali 9: via Piero Della Francesca 10:viale Monastir-s.s.131 11:Buoncammino-piazza D'Armi-via Is Mirrionis Il metodo: dalla città al colle - ostacoli fisici - orografia lungo i raggi Il metodo: dalla città al colle - ostacoli fisici - coni d'ombra Il metodo: dalla città al colle - i raggi deformati Il metodo: dal colle alla città - visioni Dallo studio effettuato sui raggi sembra quasi che l'oggetto di interesse sia cambiato: non più colle e castello di San Michele ma la città di Cagliari! partendo dalla considerazione che anche i risultati inattesi fanno parte della ricerca abbiamo comunque ricondotto l'attenzione sul colle con uno studio parallelo al primo. http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura partendo dalle proprietà dell'ottica secondo cui, dati un osservatore A e un oggetto osservato B, se A vede B anche B vede A, abbiamo percorso il cammino inverso, dal colle alla città . le immagini al centro della pagina individuano due diverse panoramiche dal colle ai quattro quadranti in cui è stata suddivisa la città , da ovest a est. ogni panoramica è stata suddivisa in base ai 36 raggi, in 18 parti ciascuna, ad una distanza dal colle di circa 2 km; in ognuna di queste parti sono state individuate le foto più rappresentative di ogni raggio e sono state collocate dalla più vicina alla più distante dal colle. Lo strumento Molti di noi danno per scontata la nostra abilità di vedere il mondo intorno a noi. Come lo facciamo non ci sembra un mistero: semplicemente, apriamo gli occhi e guardiamo! Quando ciò avviene, percepiamo un insieme complesso di oggetti significativi posizionati nello spazio tridimensionale. nelle due sezioni in cui è articolato lo spazio "lo strumento" , "Note sulla fotografia" e "la percezione", si vuole approfondire il tema della scienza della visione: dalle teorie di Roland Barthes, studioso di semiologia tra i più famosi, autore tra l'altro di testi quali Elementi di semiologia,(Milano, 1966), alle tesi di E Palmer, docente di psicologia della visione all'università di Berkley, CA, sino alle teorie dell'illusione ottica, si è cercato di mettere a disposizione di tutti un laboratorio specifico sul tema della percezione. Lo strumento: note sulla fotografia Lo strumento di verifica e di studio utilizzato è la fotografia. Immagine rivelata, tirata fuori, allestita, spremuta come succo di limone dall'azione della luce, la Fotografia è letteralmente una "emanazione del referente". Tutto parte dalla considerazione che leggere una foto, come leggere il reale significa confrontarsi con il proprio bagaglio di idee, conoscenze, esperienze; Illuminante a proposito della fotografia che rileva/rivela il testo di Roland Barthes "La camera chiara" sottotitolo "nota sulla fotografia", approfondito nella sezione Laboratorio di Archilink, in cui ciò che si percepisce osservando una fotografia può essere espresso attraverso due concetti che Barthes identifica come Studium e Punctum. Il primo ha l'estensione di un campo, che si disegna in base al proprio http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura sapere, del quale si prova un interesse generale, che provoca un effetto medio. Studium, in latino interessamento sollecito ma senza particolare intensità . Il secondo è l'evento che perturba il campo, infrange o scandisce lo studium. Non siamo noi a cercarlo, è l'elemento in sè che partendo dalla scena ci trafigge. Punctum, in latino puntura, piccolo buco, macchiolina, piccolo taglio, punto sensibile. La parola stessa rinvia al concetto di punteggiatura. Koen Wessing, Nicaragua: l'esercito pattuglia le strade,1979 "Capii subito che "l'avventura" di quella foto era dovuta alla co-presenza di due elementi..." R.Barthes, La camera chiara Nota sulla fotografia Torino, 1980. V.Santoni Ponte Carlo, Praga 2000 questa fotografia può essere d'aiuto per spiegare meglio i due concetti: la bambina mi aveva colpito per la sua bellezza e avvicinandomi al ritrattista notai come il disegno rappresentasse un'immagine piuttosto diversa dal reale, non una bimba dalle ginocchia nere di avventura ma un'affascinante ragazza nordica; le proporzioni del viso erano sbagliate, l'espressione poi...non mi feci scappare l'occasione di immortalare uno sfacciato "imbroglio". ..quando sviluppai la foto mi resi conto che chi la avesse vista avrebbe potuto notare si, l'incongruenza tra ritratto e soggetto, ma anche qualcos'altro... il bambino che si sporge sulla Moldava... chi è? un amichetto che aspetta? cosa guarda? non era mia intenzione inserirlo nell'inquadratura e ora mi colpisce, attira la mia attenzione, è il Punctum. Il luogo (il colle) e l'oggetto nel luogo (il castello) dichiarano esplicitamente, attraverso il connotato fisico della posizione e della visibilità all'interno della città e del suo hinterland, il loro carattere comunicativo. ma c'è un dato che sin da subito ci ha per così dire "punto" : come uno zoom inverso man mano che ci si avvicina alla città , e al colle, questo quasi scompare. Non perché non sia visibile, bensì perché non è guardato. Cagliari non vede, o meglio non guarda il colle di San Michele, la sua immagine risulta sfocata. http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Lo strumento: la percezione Definizione ed introduzione Con una definizione piuttosto moderna, possiamo dire che la "percezione" è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo. *Se vogliamo, invece, raccogliere le caratteristiche dellatto percettivo, possiamo dire che esso è: - primitivo ed immediato (nel senso di non intellettuale e riflesso); - oggettivo (nel senso di essere legato a condizioni esterne al percepiente); - globale ed unitario (nel senso di non essere una pura eccitazione puntuale). In linea generale, distinguiamo 2 modelli di approccio nellesame dei processi percettivi: 1 modello (di realismo) ingenuo: afferma la mera ed incontestata corrispondenza fra realtà fisica e realtà percettiva; 2 modello neurofisiologico (di realismo critico): c'insegna che la catena dei processi ha una direzione del tutto diversa: dalloggetto, fonte degli stimoli, alla stimolazione dei recettori, alla conduzione centripeta degli impulsi fino ai processi corticali. Loggetto percepito è correlato strettamente con questi ultimi processi e non immediatamente con loggetto stimolante. *Il passaggio da un atteggiamento di realismo ingenuo ad un atteggiamento di realismo critico può essere facilitato richiamando a scopo dimostrativo alcune situazioni quotidiane: - assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici (ad es., incapacità nelluomo di percepire ultravioletti ed ultrasuoni&); - presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici (ad es., silenzio, buio, triangolo di Kanizsa&); - discrepanza fra oggetto fenomenico e corrispondente oggetto fisico (ad es., le illusioni, nello specifico quelle "ottico-geometriche"&). *Infine, uno dei problemi classici della percezione (specificamente, quella visiva) è riassumibile nelle 2 canoniche posizioni de: a l "innatismo" (Cartesio e Kant): sostiene che luomo nasce già con una propria peculiare capacità percettiva; http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura b l "empirismo" (Berkeley e Locke): sostiene che luomo impara attraverso lesperienza del mondo circostante la maniera di percepirlo. Questi 2 indirizzi, trasferitisi col nascere della psicologia sperimentale dal campo più prettamente filosofico a quello appunto psicologico, sono passibili secondo la maggior parte degli psicologi contemporanei di una opportuna e feconda integrazione. Lelaborazione degli stimoli sensoriali Lelaborazione degli stimoli sensoriali non deve far pensare ad un processo passivo, bensì ad una ricerca di significati, come descritto dagli psicologi della Gestalt, che ne stabilirono alcune leggi e principi (Wertheimer, 1923; Katz, 1948&): 1 lorganizzazione figura-sfondo, dov'è possibile interpretare la figura oppure lo sfondo. Cè una forte tendenza a localizzare larea vista come figura più vicina di quella vista come sfondo. Rubin (1921) ha dimostrato che questa organizzazione obbedisce a determinate condizioni in base alle quali è possibile prevedere quale zona del campo acquisterà il ruolo di "figura" rispetto ad altre zone. Tra le più importanti di tali condizioni sono la grandezza relativa delle parti, i loro rapporti topologici ed i tipi dei loro margini. 2 Il completamento della figura, per cui si tende a percepire una figura come intera anche se una parte di essa è nascosta; 3 Il raggruppamento, per cui un insieme di elementi viene considerato un gruppo; il principio alla base della formazione di un gruppo può essere la vicinanza, la somiglianza o il destino comune; 4 Il movimento apparente. 5 Le leggi della segmentazione del campo visivo. Concorrono alla sua organizzazione e alla costituzione delloggetto percettivo e sono: - prossimità : elementi vicini fisicamente tendono ad essere raggruppati; - somiglianza: elementi simili tendono ad essere raggruppati; - buona prosecuzione: elementi che formano linee rette o curve regolari tendono ad essere raggruppati; - chiusura: quando ad una figura manca una parte, tendiamo a percepirla come chiusa e completa; - destino comune: elementi che si muovono nella stessa direzione tendono ad essere percepiti come una unità ; - esperienza passata (unico fattore empirico): elementi percepiti http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura in una loro posizione spaziale, cui si è abituati, possono non essere percepiti in posizioni insolite; - pregnanza (o "buona gestalt"): elementi imperfetti tendono ad essere percepiti come figure "buone". Il problema della costanza percettiva. Il problema della costanza percettiva nasce dal rilievo che lidentità , la grandezza e la forma d'un oggetto possono rimanere invariate anche quando la proiezione retinica dello stesso oggetto varia di grandezza e forma al variare dei rapporti spaziali fra oggetto fisico e osservatore. Insomma, attribuiamo caratteristiche permanenti ad oggetti variabili. - La costanza degli oggetti: è data dallinvariabilità dei rapporti tra gli elementi di rilievo che abbiamo nel complesso della situazione stimolante. - La costanza di grandezza: dipende dal rapporto tra la grandezza reale dellimmagine retinica e la distanza apparente delloggetto, valutata attraverso gli indizi di profondità . ("Legge di Emmert"; esperienza della "camera distorta") - La costanza di forma: dipende dal rapporto tra la forma dellimmagine retinica e linclinazione apparente delloggetto, percepibile utilizzando gli indizi che lo rivelano. La psicologia strutturalista considera il fenomeno della costanza percettiva un processo spontaneo di autoregolazione, mentre la psicologia che ammette il riferimento allesperienza lo considera un processo integrativo di adattamento ad una realtà che fa comodo stabilizzare. Il problema della percezione dello spazio o della distanza Per "percezione dello spazio" si intende "la percezione delle caratteristiche geometriche e spaziali dei singoli oggetti (loro grandezza, volume, orientamento&) oltre a quella della distanza tra oggetto e soggetto che osserva, e tra i vari oggetti stessi". La percezione dello spazio pone il problema di come sia possibile vedere in modo tridimensionale, quindi valutando distanza e profondità , a partire dalla proiezione retinica che, essendo su una superficie, è a due dimensioni. Ebbene, i fattori che intervengono sono i seguenti: a indizi fisiologici (la visione stereoscopica). La visione stereoscopica rende possibile apprezzare distanza e profondità attraverso la convergenza degli occhi (per cui più è vicino il punto dosservazione, maggiore è la convergenza necessaria) e la disparità delle immagini retiniche (per cui locchio sinistro non coglie, per effetto della sua distanza dal destro, la stessa immagine). La combinazione di questi due fattori fisiologici non sarebbe sufficiente se non intervenissero gl'indizi psicologici che, nella visione monoculare, consentono di apprezzare distanza e profondità in assenza dei meccanismi della visione binoculare. http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura b indizi psicologici: 1 "pittorici": - grandezza relativa: a parità di condizioni, di due oggetti di grandezza diversa quello di maggiori dimensioni è percepito più vicino; - sovrapposizione: un oggetto che copre parzialmente un altro oggetto è percepito come più vicino (ma il fenomeno è complicato da ulteriori fattori, studiati da Setter (1956): grandezza (una figura più grande è vissuta come davanti ad una più piccola), struttura (una figura con "buona gestalt" viene vissuta come davanti ad una figura più articolata e complessa); movimento (una figura in movimento viene vissuta preferibilmente come situata davanti ad una figura immobile); - chiaroscuro: aiuta a delimitare i contorni delle figure tridimensionali; - luminosità : a parità di altre condizioni, loggetto più luminoso è percepito come più vicino; - prospettiva aerea: loggetto che dà unimmagine più chiara e dettagliata è percepito più vicino; - prospettiva lineare; - gradienti della densità di tessitura. 2 "legati al movimento". La condizione necessaria, perché abbia luogo una percezione visiva di movimento, è lesistenza di una modificazione temporale nello stato della stimolazione della retina. Qualora questa sia omogeneamente stimolata nel tempo, non abbiamo le premesse per la percezione del movimento. La modificazione temporale, inoltre, non deve essere né troppo lenta né troppo rapida, perché esiste una soglia inferiore e una superiore di velocità per la percezione del movimento. - Il movimento stroboscopico: sta alla base del cinematografo, dove lillusione del movimento è creata dalla rapida successione di stimoli immobili separati; una forma più semplice di movimento stroboscopio è quella nota come "fenomeno phi" o "beta movimento", dove la rapida successione nellaccensione di una serie di lampadine è percepita come un movimento effettivo della luce. Wertheimer e Korte hanno evidenziato che limpressione di movimento si ha solo per intervalli ottimali di tempo e di spazio fra i due stimoli, e per valori ottimali di intensità dei medesimi stimoli. - Il movimento indotto: si ha quando il soggetto percepisce il movimento delloggetto, mentre invece a muoversi è lo sfondo. Il problema della percezione delle qualità espressive e della causalità http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura a Lespressività degli oggetti. *Oltre che la percezione di oggetti, esiste anche una complessa problematica riguardante la percezione del prossimo, ovvero la "percezione sociale". La psicologia associazionistica intende questo processo in termini di "empatia", vale a dire che noi riusciamo a cogliere lespressività dei comportamenti altrui attraverso un confronto col nostro comportamento, quando ci troviamo in quello stesso stato danimo. La psicologia della "gestalt" avanza invece lipotesi che la comprensione dellespressione (sia degli altri individui sia in generale di oggetti) sia basata, più che sullapprendimento, sulla struttura dellevento: ovvero, fa dipendere la strutturazione del percetto da capacità neurologiche inerenti a una legge di "isomorfismo" tra mondo fisico, organico e psicologico, che va oltre il mero dato sensoriale, e fa sì che non esistano differenze essenziali tra il momento percettivo e quello concettuale della conoscenza. *Negli oggetti, cogliamo una serie svariata di qualità , che secondo Metzger (1966) possono essere così classificate: - qualità sensoriali o semplici o primarie: sono presenti anche se riduciamo lo stimolo ad unarea puntiforme, e sono specifiche per un preciso organo di senso; - qualità globali o formali o secondarie: sono estese a tutta la configurazione nel suo insieme e sono tali da emergere solo dallesame del tutto. Queste, a loro volta, comprendono: *qualità strutturali: che caratterizzano la forma e il disegno architettonico delloggetto; *qualità costitutive; *qualità espressive. b Nessi causali fra gli oggetti. Sulla base di innumerevoli osservazioni (che prevedevano figure geometriche spostantesi su uno schermo: un oggetto B entra in movimento in presenza di un oggetto A che già si muove: losservatore comune ritiene che B si sia mosso a causa di A, benché tra i due non esista alcun rapporto causale), Michotte (1954) ha dedotto che l "impressione di causazione" è un dato percettivo immediato, legato alla struttura degli eventi cinetici, e indipendente dalla esperienza del soggetto. La percezione del tempo La consapevolezza del processo temporale (cioè del trascorrere del tempo) genera a livello psicologico lesperienza temporale. Fondamentali, in tal senso, i seguenti fattori: - stima del tempo (o senso della durata del tempo): http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura si riferisce alla capacità di valutare la durata di un lasso di tempo, relativamente breve, senza luso di strumenti; - rientamento temporale: in senso stretto, indica la capacità appunto di orientarsi nel tempo e di situare in esso gli eventi senza lausilio di strumenti particolari; - prospettiva temporale (o orizzonte temporale): rappresenta larco di tempo psicologico in cui lindividuo vive; essa consiste dunque nel vissuto psicologico della persona che, vivendo nel presente, è in grado di avere rappresentazioni del passato e del futuro, le quali dirigono il suo comportamento, nel senso che unazione è determinata anche dalle aspettative per il futuro e dalle esperienze passate. Ulteriori fattori che influenzano la percezione Infine, bisogna tener conto di altri fattori (soggettivi) che influenzano la percezione: - i bisogni organici tendono a determinare ciò che è percepito; - ricompense e punizioni hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito; - l valore individuale degli oggetti influisce sulla velocità di riconoscimento; - l valore delloggetto influisce sulla grandezza percepita; - differenze individuali (o la personalità ) dei soggetti percepenti hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito. Lo strumento: la percezione - vision science tratto da "Vision Science: Photons to Phenomenology"di Stephen E. Palmer Department of Psychology and Institute of Cognitive Studies University of California, Berkeley. Lo studio moderno della visione, che Palmer chiama "scienza della visione" ("vision science" è il titolo del testo da cui sono tratti questi appunti), è parte della scienza cognitiva. Esistono tre domini attraverso cui capire la visione: 1) i fenomeni della percezione visiva 2) la natura dell'informazione ottica 3) la fisiologia del sistema nervoso visivo E' opinione di Palmer che per spiegare la visione sia necessaria la comprensione di tutti e tre questi domini e delle relazioni tra di essi. PERCEZIONE VISIVA http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura La percezione visiva è definita come il processo di acquisizione della conoscenza sugli oggetti ed eventi ambientali attraverso l'estrazione di informazione dalla luce che essi emettono o riflettono. Si devono evidenziare alcuni aspetti di questa definizione: 1. La percezione visiva concerne l'acquisizione della conoscenza. Questo significa che la visione è fondamentalmente un' attività cognitiva, distinta dai processi puramente ottici come quelli fotografici. Esiste un'analogia tra occhio e macchina fotografica: entrambi formano un'immagine capovolta, ricevono la luce da un' apertura di grandezza variabile e mettono a fuoco l'immagine su una superficie bidimensionale utilizzando una lente trasparente. Tuttavia le somiglianze sono solo a livello di fenomeni ottici e non percettivi. La macchina fotografica, infatti, non ha alcuna capacità percettiva, cioè non "conosce" nulla delle scene che registra. Le immagini fotografiche contengono solo informazioni, mentre le persone e gli animali dotati di vista acquisiscono conoscenza del loro ambiente; è questa conoscenza che permette loro di agire in modo appropriato in una data situazione. 2. La conoscenza ottenuta dalla percezione visiva concerne gli oggetti e gli eventi nell' ambiente. La percezione non riguarda soltanto le esperienze visive soggettive di un osservatore, come ad esempio le allucinazioni o le immagini visive. L'esperienza soggettiva delle persone è parte della percezione visiva solo quando ci rivela qualcosa sulla natura della realtà esterna. 3. La conoscenza visiva dell' ambiente è ottenuta mediante estrazione di informazioni. Questo aspetto della definizione implica un certo approccio "metateoretico" per capire la cognizione e la percezione visiva, basato sul concetto di informazione e su come essa viene elaborata. L' elaborazione dell' informazione è un approccio che permette agli scienziati della visione di parlare di come le persone vedono, negli stessi termini in cui parlano di come i computers possono essere programmati per vedere. 4. L'informazione processata nella percezione visiva deriva dalla luce che è emessa o riflessa dagli oggetti. L'informazione ottica è il fondamento di tutta la visione; essa deriva dal modo in cui le superfici fisiche interagiscono con la luce nell' ambiente. Poichè questa ristrutturazione della luce determina l'informazione disponibile in primo luogo sugli oggetti per la visione, essa costituisce il punto di inizio appropriato per ogni analisi sistematica della visione (Gibson, 1950). Gran parte dei problemi che si incontrano nel spiegare la visione ha a che fare con la difficoltà di "rimediare" a ciò che accade quando la luce proietta da un mondo tridimensionale a una superficie bidimensionale nell'interno degli occhi. LA PERCEZIONE COME ATTO COSTRUTTIVO Ciò che si vede è necessariamente ciò che si riceve ? La percezione visiva è infallibilmente veridica? La risposta a queste domande ci dirà se la visione possa essere considerata o meno " una finestra trasparente sulla realtà ". ADATTAMENTO ED EFFETTI POSTUMI ("AFTEREFFECTS") La percezione visiva cambia nel tempo non appena si adatta http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura ad una particolare condizione. L' adattamento al buio consiste in un incremento nella sensibilità alla luce. Quando, ad esempio, si en-tra in un teatro buio inizialmente non si vede nulla, se non delle sagome; dopo 20-30 minuti, però, si è in grado di riconoscere le persone. Un altro esempio viene dalle stelle. Quando si lascia una stanza illuminata per uscire al buio, le stelle sembrano poche e poco luminose; dopo 20-30 minuti, tuttavia, il cielo appare pieno di stelle luminose. Questo accade perchè il sistema visivo diventa più sensibile alla luce che le stelle emettono. L' esperienza visiva diventa meno intensa in seguito a esposizione prolungata a diversi tipi di stimola-zione: colore, orientamento, posizione, movimento, ecc. Questo dimostra che la percezione visiva produce di-verse esperienze visive dello stesso ambiente fisico a diversi stadi di adattamento. Ciò che cambia nel tempo, quindi, è il nostro sistema visivo, non l'ambiente. Un altro risultato della prolungata o intensa stimolazione visiva è l' immagine consecutiva. Se ci viene sparato un flash negli occhi, all' inizio ne rimaniamo accecati; questa è una percezione veridica, ma è seguita da una prolungata esperienza di buio nella zona in cui ci è apparso il flash. Questa immagine consecu-tiva (o postuma) si sovrappone per qualche minuto a tutto ciò che guardiamo, alterando l'esperienza della vi-sione: vediamo qualcosa che non c'è. Ovviamente questa non è una percezione veridica, perchè l'immagine con-secutiva rimane anche dopo che il flash fisico è scomparso. Non tutti gli effetti consecutivi ci fanno vedere cose che non ci sono; a questo proposito, prendiamo in esame l'immagine consecutiva di orientamento. La fig.1.1.3 ci offre l'opportunità di sperimentare questo effet-to: si deve far scorrere gli occhi lungo la barra centrale tra i reticoli di sinistra per 30-60 secondi; poi bisogna guardare il quadrato tra i due reticoli identici di destra. A questo punto, il reticolo più in alto apparirà curvato a sinistra e il reticolo più in basso apparirà curvato a destra. Questi errori nella percezione evidenziano che ciò che noi vediamo è il risultato di un' interazione tra il mondo esterno e lo stato attuale del sistema nervoso visivo. REALTA' E ILLUSIONE Vi sono molti altri casi di percezione sistematicamente non veridica: le illusioni. In ciò che viene definito illusione della luna, ad esempio, la luna viene vista più grande quando è all'o-rizzonte di quando si trova alta nel cielo di notte. La luna ovviamente ha sempre lo stesso diametro: è la nostra percezione della sua grandezza a cambiare. La fig. 1.1.4 mostra altre illusioni visive: sebbene ciò non ci sembri vero, le due frecce nella fig. A hanno la stessa lunghezza; le due linee orizzontali in mezzo alle due linee convergenti, in B, sono identiche; le linee verticali sovrapposte ai trattini diagonali, in C, sono parallele; i due segmenti diagonali interrotti dalle due linee verticali, in D, sono collineari; e i due cerchi, circondati uno da cerchi più grandi, l'altro da cerchi più pic-coli, in E, sono uguali. In questi esempi il nostro sistema visivo viene ingannato e commette errori percettivi su delle proprietà di semplici linee http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura disegnate, che sembrano ovvie. Queste illusioni portano a concludere che la percezione non è infallibile e che la realtà che la visione mostra è, almeno in parte, una costruzione del sistema visivo, che deriva dal modo in cui questi elabora l'infor-mazione presente nella luce. L'esistenza delle illusioni prova, dunque, in modo convincente che la percezione non è solo una semplice registrazione della realtà oggettiva. Le percezioni sono causate dai pattern bidimensionali della luce che stimolano i nostri occhi. Per darci l'informazione sull' ambiente tridimensionale, la visione deve essere un processo interpretativo che alle volte trasforma il complesso e mobile pattern di luce tridimensionale dietro agli occhi in percezioni stabili di oggetti tridimensionali nello spazio 3D. Si deve concludere, dunque, che gli oggetti che percepiamo sono delle inter-pretazioni basate sulla struttura delle immagini piuttosto che registrazioni dirette della realtà fisica. FIGURE AMBIGUE Le figure ambigue servono per spiegare la natura interpretativa della visione. Si tratta di immagini singole che possono dare luogo a due o più percezioni distinte. La fig. 1.1.5 mostra degli esempi di figure ambigue: la figura vaso/facce (A), in cui si può vedere sia un vaso bianco su sfondo nero che due profili neri su sfondo bianco; il cubo di Necker (B), in cui il cubo può esse-re visto da sopra o da sotto; e l'anatra/coniglio (C), in cui si vede un' anatra che guarda verso sinistra oppure un coniglio rivolto a destra. Si devono notare due importanti cose: · le interpretazioni si escludono reciprocamente, nel senso che possiamo percepire solo una figura alla volta (ad esempio un' anatra o un coniglio, ma non entrambe contemporaneamente) . Questo è compatibile con l'idea che la percezione implichi la costruzione di un modello interpretativo, perchè uno solo alla volta di tali modelli può essere adatto ai dati sensoriali. · le interpretazioni, una volta riconosciute entrambe, diventano delle percezioni multistabili, cioè percezioni dinamiche in cui le due possibilità continuano ad alternarsi mentre guardiamo. Questo suggerisce che i due modelli sono in competizione. PERCEZIONE COME MODELLAMENTO DELL'AMBIENTE Come la visione va oltre l'informazione ottica e perché? La risposta favorita è che l'osservatore sta costruendo un modello di come la situazione ambientale potrebbe aver prodotto il pattern osservato della stimolazione sensoriale. L'idea qui è che le percezioni delle persone corrispondono effettivamente ai modelli che i loro sistemi visivi hanno costruito, piuttosto che alla stimolazione sensoriale su cui i modelli sono basati. Ecco perché le percezioni possono essere illusorie e ambigue nonostante lo stato non illusorio e non ambiguo delle immagini ottiche grezze su cui sono basate. L'idea che lo scopo del sistema visivo sia di costruire modelli dell' ambiente è stata inizialmente proposta da Hermann von Helmholtz, nella seconda parte dell'800. Egli vedeva la percezione come il processo che inferisce la situazione ambientale più probabile, dati i pattern di stimolazione visiva. Questo punto di vista è stato quello dominante per più di un secolo, tuttavia è stato ampliato e rielaborato da altri teorici come Richard Gregory, David Marr, Irvin Rock. http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Introducendo il concetto di modelli non si vuole dire che la percezione sia "pura finzione". I modelli percettivi devono: · essere accoppiati intimamente all'informazione nell'immagine proiettata del mondo · fornire accurate interpretazioni di questa informazione. Le illusioni mostrano che i nostri modelli sono, alle volte, poco affidabili, mentre le figure ambigue mostrano che essi possono non essere unici; entrambe le situazioni, però, tendono a capitare solo in condizioni inusuali, come nei libri o nei laboratori. La nostra esperienza di ogni giorno ci dice invece che i nostri modelli percettivi sono generalmente sia accurati che unici. COMPLETAMENTO VISIVO Forse la prova più chiara e convincente che la percezione visiva coinvolge la costruzione di modelli dell'ambiente viene dal fatto che le nostre percezioni includono porzioni di superfici che non possiamo realmente vedere. La figura 1.1.6 mostra un esempio di completamento visivo in cui gli oggetti in primo piano occludono quelli che stanno dietro: noi percepiamo la forma di un quadrato con dietro un cerchio e un rettangolo, invece di percepire frammenti di regioni staccate. Si tratta di un fenomeno di riempimento (" filling in ") percettivo di parti di oggetti nascoste alla vista, che succede automaticamente e senza richiedere sforzo ogni volta che per-cepiamo l'ambiente. Quasi nulla è visibile interamente, tuttavia quasi tutto è percepito come intero e completo. La percezione visiva include anche informazioni su superfici auto-occluse. Le superfici auto-occluse sono quelle superfici di un oggetto che sono interamente nascoste alla vista dalla loro stessa superficie visibile. La figura 1.1.7 mostra un completamento visivo dovuto ad auto-occlusione: la figura di un cubo di cui si vedono solo tre facce è invaribilmente percepita come un cubo solido (A), tuttavia è fisicamente possibile che essa sia una struttura cava delimitata da tre pareti (B). Ciò che si percepisce effettivamente va ben oltre a ciò che è direttamente disponibile nella luce che raggiunge gli occhi. Si hanno forti aspettative su come sono le su-perfici auto-occluse e quelle parzialmente occluse. Queste devono essere costruite da qualcosa di più della luce che entra negli occhi, perché l'immagine stessa non contiene una stimolazione diretta che corrisponda a queste parti del mondo percepite, ma non viste. OGGETTI IMPOSSIBILI Gli oggetti impossibili sono disegni bidimensionali che all' inizio danno una chiara percezione di oggetti tridimensionali coerenti, ma che, a un'attenta analisi, risultano essere fisicamente impossibili. La figura 1.1.8 mostra due famosi esempi di oggetti impossibili: la "forchetta del diavolo" (A) e il triangolo tridimensionale (B). Questi oggetti mostrano chiaramente come le nostre percezioni siano costruzioni interne di una supposta realtà esterna. Se la percezione visiva fosse semplicemente una copia del mondo, un oggetto fisicamente impossibile non potrebbe essere percepito; invece, le persone percepiscono come oggetti queste immagini particolari. Questo suggerisce che la percezione deve compiere un'interpretazione dell'informazione visiva in termini di oggetti tridimensionali nell' ambiente che possono aver dato origine alle immagini registrate nei nostri occhi. Tuttavia i tipi di errori che si fanno nella percezione http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura degli oggetti impossibili sembrano indicare che alcuni processi visivi all'inizio lavorano a un livello locale e solo dopo inseriscono i risultati in una struttura globale. Gli oggetti della figura 1.1.8 effettivamente sono localmente validi, ma globalmente inconciliabili. PREDIRE IL FUTURO L'informazione addizionale di un ipotetico modello della realtà , che il sistema visivo può aver costruito, può es-sere preziosa e aiutare gli organismi percipienti a predire il futuro. Prendiamo ad esempio la fig. 1.1.7: la percezione del cubo tridimensionale come se fosse intero ci fornisce l'aspettativa di ciò che potremmo vedere se stessimo per muoverci in modo tale da vedere anche le altre superfici. Questo è estremamemte importante per creature come noi che sono costantemente in movimento: un modello tridimensionale stabile, infatti, ci libera dal dover percepire ogni cosa sempre partendo da zero mentre ci muoviamo nel mondo. Un modello percettivo dell'ambiente tridimensionale non ha bisogno di essere modifi-cato mentre ci muoviamo, perchè la sola cosa che cambia è il nostro punto di vista in relazione a un largamen-te stabile paesaggio di superfici e oggetti. L'abilità nel predire il futuro percettivo è anche evolutivamente cruciale, perchè viviamo in un mondo che include oggetti e creature che si muovono. Questa abilità è utile per conoscere la posizione attuale di un og-getto in movimento, ma è ancor più utile per conoscere la sua direzione o velocità così da poterne predire la traiettoria futura. Ciò è particolarmente importante quando qualcosa viene verso di noi, perchè dobbiamo deci-dere se avvicinarci, scansarla, fuggire o ignorarla. Senza un modello percettivo, che a volte trascende l'informa-zione sullo stimolo momentaneo, la visione non potrebbe guidare le nostre azioni in modo appropriato. PERCEZIONE COME COMPRENSIONE DEL SIGNIFICATO Le nostre costruzioni percettive del mondo vanno oltre il completamento delle superfici non visibili in un modello tridimensionale. Esse includono l' informazione sul significato o l' importanza funzionale degli og-getti e delle situazioni. Noi percepiamo un oggetto non semplicemente come un qualcosa che ha una particolare forma e che sta in un determinato posto, ma come una persona, un cane, una casa, ecc. Essere in grado di classificare ( o riconoscere o identificare) gli oggetti come membri di categorie co-nosciute ci permette di comportarci nei loro confronti nella maniera appropriata, perché ci dà accesso a una enorme quantità di informazioni che abbiamo immagazzinato durante le precedenti esperienze con essi. CLASSIFICAZIONE La classificazione è utile perché gli oggetti appartenenti alla stessa categoria condividono tante proprietà e comportamenti. L' esperienza precedente con i membri di una data categoria ci permette di predire con ragionevole cer-tezza ciò che faranno nuovi membri della stessa classe; di conseguenza possiamo affrontare nuovi oggetti di quella categoria anche senza averli mai visti prima. Classificare gli oggetti come membri di categorie conosciute sembra facile, ma in realtà è un' impresa. Per rendersene conto basta guardare la fig. 1.1.9 , in cui sono rappresentate molte varietà di cane. La percezione visiva va oltre la descrizione fisica degli oggetti http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura per classificarli in categorie conosciute. Infatti, nonostante le sostanziali differenze fisiche nel loro aspetto, tutti questi animali sono prontamente percepiti come appartenenti alla categoria dei cani. ATTENZIONE E CONSAPEVOLEZZA Nell' ambiente visivo ci sono più informazioni di quante noi ne percepiamo. Quindi dobbiamo eseguire una selezione che dipende dai nostri bisogni, mete, piani e desideri. La percezione non è un processo interamente stimolo-guidato, cioè le percezioni non sono determinate unicamente dalla natura delle informazioni ottiche presenti nella stimolazione sensoriale. Le nostre percezioni sono anche influenzate, in una certa misura, da costrizioni cognitive: mete più elevate, piani e aspettative. Ci sono innumerevoli modi in cui queste costrizioni cognitive influenzano la percezione, molti dei quali implicano i processi selettivi dell'attenzione visiva. Una delle funzioni dell' attenzione è quella di portare l'informazione visiva alla consapevolezza. Certe proprietà degli oggetti non sembrano venir apprese in modo consapevole a meno che non venga prestata loro attenzione; eppure gli oggetti non attenzionati sono spesso elaborati al di fuori della consapevolezza in modo sufficiente ad attrarre la nostra attenzione. Nei casi comuni di ogni giorno, il processamento visivo avviene inconsapevolmente mentre dirigiamo l'attenzione verso aspetti importanti ed interessanti dell'ambiente. Una volta che gli oggetti vengono attenziona-ti, diventiamo coscienti delle loro dettagliate proprietà e siamo capaci di identificarli e riconoscerne il signifi-cato nella situazione presente. Molti aspetti di alto livello della percezione sembrano essere pienamente consapevoli; altri aspetti della percezione, invece, chiaramente non sono consapevoli, persino nella stessa situazione. In generale, i livelli più bassi di percezione non sembrano essere accessibili o modificabili dalla conoscenza e dalle aspettative coscien-ti; il contrario accade, invece, per i livelli più alti. INFORMAZIONE OTTICA La visione dipende dall' interazione di tre elementi: la luce, le superfici che la riflettono, e il sistema visivo di un osservatore che la colga. La percezione visiva in un ambiente non avviene se rimuoviamo uno di questi ingredienti. Ma come interagisce la luce con le superfici per produrre quegli eventi ottici che sono il punto d'inizio della visione? IL COMPORTAMENTO DELLA LUCE La scienza che studia il comportamento della luce è una branca della fisica chiamata ottica. In accordo con la prevalente teoria fisica, la luce è costituita da "piccoli pacchetti" di energia, chiamati fotoni, che si comportano come onde per certi aspetti e come particelle per altri. I fotoni irradiano all'esterno della loro sorgente ( sole, fuoco o lampadina ) viaggiando in perfetta linea retta e con una velocità di 186000 miglia al se-condo. Quando i fotoni colpiscono la superficie di un oggetto noi diciamo che esso è illuminato. La misura della quantità o intensità di luce visibile emessa o riflessa da una data sorgente o superficie viene definita luminanza. ILLUMINAZIONE http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura L'illuminazione si riferisce alle condizioni luminose in un ambiente. Si definisce come punto di sorgente luminosa la situazione idealizzata in cui tutta la luce che illumina una scena proviene da una singola sorgente di luce in una specifica locazione. Un unico punto di sorgente luminosa produce ombre scure e ben definite dietro le superfici illuminate e forti effetti ombra da parte delle superfici illuminate. In molte situazioni la luce proviene da una illuminazione diffusa; in questo caso la luce irradia da una regione dello spazio relativamente larga. Per esempio la luce è più diffusa quando il cielo è coperto da nubi; in questo caso un' illuminazione diffusa non determina la comparsa di ombre ben definite. INTERAZIONE CON LE SUPERFICI Le superfici producono un radicale cambiamento nel comportamento dei fotoni che le colpiscono. Le sole superfici che non cambiano il comportamento dei fotoni sono quelle completamente trasparenti. Quando colpisce la superficie di un oggetto, il fotone può passare attraverso la superficie o essere assorbito da questa oppure essere riflesso. La luce trasmessa può anche passare attraverso la superficie e dare il fenomeno della rifrazione; questo può portare a percezioni erronee come l' effetto del cucchiaio "spezzato" inserito in un bicchiere d' acqua. Il processo di riflessione è il più importante per la visione per due motivi: - la luce riflessa può essere modificata sulla base della sua interazione con la superficie, portando così con sé informazioni sulla superficie - la luce riflessa è, in seguito, predisposta a colpire i recettori dell'occhio di un osservatore, trasmettendo così informazioni sulle superfici al sistema visivo. Si è detto che la superficie produce un cambiamento nella direzione del fotone: il fotone rimbalza sulla superficie e assume una direzione che dipende sia dalla direzione originale che dalla microscopica struttura della superficie. Se la superficie è altamente lucida o speculare, la luce è riflessa in una singola direzione che è simme-trica alla direzione di provenienza (fig. 1.2.4/B) : l'angolo di incidenza è uguale all'angolo di riflessione. Se la superficie è opaca, la luce riflessa può diffondersi in molte direzioni. Tutte le superfici riflettono la luce, eccetto quelle completamente nere (che l'assorbono tutta) e quelle completamente trasparenti (che la trapassano tutta). Molte superfici che ci circondano sono più opache che speculari. Tutto ciò implica che la luce rimbalzi in quasi ogni direzione da quasi ogni superficie dell' ambiente. Le superfici, quindi, agiscono come sorgenti di luce secondarie. L' ASSETTO OTTICO AMBIENTALE J. J. Gibson concettualizzò l'informazione ottica disponibile nella luce in termini di assetto ottico ambientale (AOA = "Ambient Optic Array"). http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura L' AOA si riferisce alla luce che giunge, da tutte le direzioni, in un punto di osservazione stabilito; è "ambientale" perché il punto di osservazione è letteralmente circondato dalla luce che vi converge. Ciò signi-fica che se gli occhi fossero a un determinato punto di osservazione, ogni luce riflessa da superfici ambientali o emessa direttamente da una fonte potrebbe essere disponibile da ogni direzione. La visione è possibile a quel punto di osservazione perché le superfici ambientali strutturano la luce in AOA in modo complesso, ma regola-to da leggi. Le diverse superfici "alterano" la direzione della luce riflettendola in modo da formare gli AOA in un dato punto di osservazione con una particolare struttura complessa. Il sistema visivo registra questa struttura e cerca di rovesciare il processo determinando la disposizione delle superfici che devono esistere nell' ambiente per aver strutturato l' AOA proprio in quel modo. Noi di tutti questi processi non abbiamo consapevolezza o conoscenza conscia. Quindi: tutta la luce converge in un determinato punto di osservazione; l' AOA definito in questo punto esiste indipendentemente dal fatto che ci sia un osservatore in quel punto (fig. 1.2.5 / A). L'occhio campiona un insieme di AOA. La parte in ombra degli AOA non è correttamente visibile, perchè l'occhio coglie solo ciò che ha di fronte (fig. 1.2.5 / B). La parte di AOA "campionata" è registrata nella retina dell'osservatore come un'im-magine. Se il soggetto si muove, l'AOA cambia e si hanno cambiamenti anche nell'immagine retinica dell'osser-vatore. C'è un AOA strutturato differentemente in ogni punto dell'ambiente. Ogni AOA è unico e fornisce infor-mazioni diverse sull'ambiente. AOA dinamici possono essere caratterizzati solo da un flusso ottico di luce, fornendo così all'osserva-tore informazioni da una dimensione addizionale che si spiega nel tempo. Ciò è importante per molti fenomeni percettivi, come la nostra abilità a percepire la terza dimensione dell'ambiente (profondità o distanza dall'osservatore), a determinare la forma degli oggetti in movimento e a percepire la nostra traiettoria nell' ambiente quando ci muoviamo. LA FORMAZIONE DI IMMAGINI I fotoni riflessi da un oggetto tridimensionale proiettano sulla retina un'immagine bidimensionale. L' oggetto del mondo esterno viene chiamato stimolo distale (cioè distante dall' osservatore) e la sua immagine ottica sul fondo oculare stimolo prossimale (cioè vicino all'osservatore). La grandezza dell' imma-gine di un oggetto nell'occhio è definita dal suo angolo visivo, ossia dall' angolo sotteso dall' oggetto dai suoi estremi al punto nodale dell'occhio. Questo angolo misura la dimensione spaziale dello stimolo prossimale e non di quello distale. La dimensione mancante col passaggio dallo stimolo distale a quello prossimale è la profondità ; questa, per essere percepita, è necessario sia riconvertita dall'informazione in 2D dell'immagine ottica. IMMAGINI OTTICHE Il processo di formazione delle immagini 2D nell'occhio è regolato da leggi e proprio per questo può essere studiato matematicamente mediante proiezioni geometriche. Le proiezioni geometriche permettono di comprendere, data una specifica scena in 3D, dove esattamen-te ogni punto di questa scena si proietta su un' immagine piatta in 2D e quali caratteristiche di questa immagine saranno proiezioni invariate o differenti. http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura Il modello delle proiezioni geometriche risulta, però, incompleto perchè non tiene conto delle intera-zioni della luce con le superfici. PROIEZIONI GEOMETRICHE Un modo per osservare la produzione di immagini a 2D a partire da oggetti del mondo in 3D è la camera oscura. Poichè i fotoni viaggiano in linea retta, la luce che cade su ogni punto della immagine a 2D nella came-ra oscura proviene dal suo essere riflessa da un particolare punto nello spazio ambientale. Un punto che è ripro-dotto nell'immagine a 2D parte, quindi, dallo stimolo ( perchè da esso è riflesso) e passa attraverso un forellino, producendo un'immagine a 2D ribaltata. Questa situazione dà una proiezione prospettica. Per ottenere un' immagine chiara, il forellino deve essere piccolo; se è troppo grande lascia passare più luce e l'immagine risulterà sfuocata. Questo problema può essere risolto utilizzando lenti convesse, con la fun-zione di dirigere la luce in entrata in un punto (punto focale). Così, la lente fornisce un "forellino virtuale" in prossimità del punto focale, creando un' immagine nel fondo della camera oscura nitida e chiara, come col fo-rellino piccolo, però più luminosa poichè entra più luce attraverso l'apertura. PROIEZIONE PROSPETTICA E ORTOGRAFICA Alcuni teorici della visione utilizzano il termine proiezione ortografica al posto di proiezione prospettica nel modello della formazione geometrica delle immagini. In questo caso l' immagine è concettualizzata come se fosse formata da raggi luminosi che viaggiano paralleli l' uno all' altro e perpendicolari al piano di im-magine, piuttosto che da raggi che convergono nel forellino. Per capire la differenza fra i due tipi di proiezione si consideri cosa accade quando un oggetto è via via spostato sempre più lontano dal forellino della proiezione prospettica (fig. 1.2.8). In questa condizione, i raggi di luce proiettati verso il forellino diventano via via più paralleli; così, ad una certa distanza oggetto-forellino i raggi di luce diventano paralleli, proprio come per una proiezione ortografica. Quindi la proiezione ortografica può essere vista come un particolare tipo di proiezione prospettica che si realizza quando la distanza oggetto-punto focale è infinita. La differenza fondamentale è che un' immagine prospettica di un oggetto a un'infinita distanza è un singolo punto, mentre la proiezione ortografica che ne risul-ta è un' immagine spazialmente estesa. LA VISIONE COME UN PROBLEMA "INVERSO" Un altro aspetto della percezione visiva si riferisce al problema inverso: come ottenere, a partire da immagini ottiche di scene, la conoscenza di oggetti che le costituiscono. La ovvia soluzione consiste nel cercare di invertire il processo di formazione di immagini "disfando" le trasformazioni ottiche che accadono durante la formazione di queste immagini. Questo, però, non è affatto facile. La proiezione dall'ambiente all'immagine va da 3D a 2D ed è caratterizzata da una funzione ben definita: ogni punto nell' ambiente esterno mappa un unico punto dell'immagine retinica. Il mappaggio inverso dall'immagine all'ambiente va da 2D a 3D e non è caratterizzato da una funzione ben definita: ogni punto nell'immagine retinica può identificare http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura un infinito numero di punti nell'ambiente. L'indeterminazione delle proiezioni inverse può essere ben rappresentata dalla figura 1.2.9: una singola linea (b-a) a livello retinico può essere definita dalle proiezioni di un infinito numero di linee presenti nell'am-biente, tutte potenzialmente valide. La ragione sta nel fatto che il problema inverso è sottospecificato dai dati sensoriali nell'immagine. Sappiamo, però, che la percezione in 3D è possibile in modo preciso perchè il si-stema visivo umano arriva ad effettuarla con una straordinaria accuratezza in diverse circostanze. L'approccio dominante nella percezione della tridimensionalità risulta dal fatto che il sistema visivo fa molte assunzioni altamente plausibili sulla natura dell' ambiente e sulle condizioni sotto le quali viene visto. La visione è un processo euristico in cui le inferenze vengono fatte in riferimento alle più probabili condizioni ambientali che possono aver prodotto una data immagine. Il processo è euristico perché fa uso di regole interferenziali, basate su assunzioni addizionali, che non sono sempre valide e che qualche volta ci conducono a conclusioni erronee (come nel caso delle illusioni percettive). Nelle situazioni quotidiane, però, queste assunzioni sono vere e così la normale percezione è altamente veridica. Lo strumento: la percezione - le figure impossibili La figura impossibile ha l'esistenza apparente di un oggetto percepito inizialmente come reale dal nostro occhio, e che tuttavia è impossibile nella realtà . Infatti l'occhio elabora le informazioni di un'immagine piana della retina trasformandola in un'informazione spaziale. La figura impossibile esiste solo come rappresentazione tridimensionale su un piano, ma non come oggetto dello spazio tridimensionale reale. Per l'approfondimento rimandiamo alla sezione del laboratorio dedicata alle figure impossibili e ambigue. Conclusioni Perchè il colle di San Michele sfuma? è spesso figura sfondo, immagine confusa tra le mille visioni che si impongono in primo piano? attraverso il nostro studio visivo siamo arrivati a queste conclusioni: gli ostacoli fisici Dallo studio di rilevamento fotografico ci siamo resi conto che dalla maggior parte della città di Cagliari, soprattutto dai quartieri residenziali e centrali, i più sensibili forse alla visione, il colle non si vede, perchè nascosto dai colli di Monte Urpinu, di Castello, di Monte Claro , di Tuvixeddu e Tuvumannu. In altre zone, magari più vicine, è la forma urbana la principale responsabile dell'assenza di visuale. Particolare importanza, anche se sembra un fatto banale, riveste il senso di percorrenza delle strade. Dall'hinterland invece, scopriamo, in un avventuroso viaggio in zone http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura mai viste prima, come le colline di Baracca Manna, di Monserrato, Pirri e Sestu, percorsi di visibilità continua, aperture di visuale inaspettate, una presenza quasi costante del colle. il colle è una figura ambigua In base alla legge percettiva secondo cui il valore individuale dell'oggetto influisce sulla velocità di riconoscimento, da vari punti della città siamo riusciti a trovare il profilo cercato: il colle. Numerosi sono però gli esempi in cui questa ricerca sembra una forzatura: la visione non è totale, chiara; il colle è spesso una "figura ambigua" tra verde e città , inoltre, e non solo quando è visto in lontananza, spesso fa da "figura sfondo".il Effettivamente visibile da una buona parte dell'area metropolitana, tuttavia il segnale che esso riesce a trasmettere è disturbato, ovvero non viene percepito nitidamente, se non quando ci si trova nelle immediate vicinanze.. Troppi elementi riescono ad avere un peso maggiore, a livello puramente percettivo.arebbe il colle non ha senso Il colle di San Michele è una stazione emittente,ripete in continuazione, un numero infinito di volte, il segnale della propria presenza in tutta la città . Il nostro studio visivo ci ha permesso di verificare che molte delle stazioni scelte per lo scatto ricevono e rimandano il segnale visivo.(il colle si vede). Ma siamo nel campo delle onde radio, viene ricevuto il segnale ma non ne viene capito il senso. Abbiamo rilevato l'assenza di un codice, una chiave di lettura che riempia di significato la forma del colle, una organizzazione logica che riesca a rendere trasmissibile e quindi comprensibile il messaggio "colle di San Michele". Link Il nostro studio, inteso come raccolta organizzata di flussi di informazioni, lascia dei rami liberi, dei nodi aperti ai quali altri studi, affrontati sia durante quest' anno sia durante gli anni precedenti, possono collegarsi. link ai lavori sulla luce lo studio sulla percezione visiva del colle di san michele può essere affrontato osservando diverse visioni diurne e notturne. Proponiamo due immagini significative in cui la luce è fondamentale per la percezione del colle. link ai lavori sui rapporti tra i colli della città nello spazio dedicato alle sezioni lungo i raggi sono molto evidenti i rapporti tra il colle di San Michele e gli altri colli della città (un esempio particolare il raggio n.16). http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45 ArchiLink.it :: Laboratorio digitale di Architettura link ai lavori sul rapporto tra il colle e la città in termini di riqualificazione urbana la proposta progettuale che segue il nostro studio può interessare la riqualificazione a scala urbana: valorizzare il colle di San Michele significa per noi ripensare la città , e i luoghi in cui il colle ha massima visibilità , per dotarli di un codice, di un qualche elemento che riempia di senso un messaggio non ancora decifrato.  {mos_jb_discuss:25} http://www.archilink.it Realizzata con Joomla! Generata: 14 March, 2017, 20:45