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Education & Entrepreneurship Italy-Haiti Dicembre 2011: un anno dopo 1 Perché? Le ragioni di un progetto inconsueto La nostra collaborazione con Fondazione Francesca Rava N.P.H. è iniziata a Natale 2010. Volevamo dare un segnale diverso in un momento delicato per tutti, creando un momento di riflessione nei Christmas Party che abbiamo sempre organizzato nelle nostre sedi. Da un’idea semplice è scaturito un percorso che guarda lontano, importante per noi e – sono certo – per gli amici di Haiti che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, perché è proiettato nel futuro con un ottimismo costruttivo, fatto di progettualità, professionalità e competenza. Provo molta soddisfazione al pensiero che i giovani professionisti di due mondi così diversi e lontani abbiano avuto l’opportunità di incontrarsi, condividere le proprie esperienze ed arricchirsi vicendevolmente. Credo che questo sia l’investimento migliore che possa fare un’organizzazione come la nostra: credere e scommettere sulle risorse esistenti ed aiutare ad esprimersi. Mediterranean Sub Area Managing Partner Donato Iacovone Siamo molto grati a Ernst & Young perché ci sta sostenendo con un progetto che per noi ha un valore inestimabile. L’esperienza formativa dei nostri ragazzi in Italia è stata un’opportunità unica per acquisire una preparazione professionale e, ancora di più, una straordinaria esperienza di vita, che aprirà loro la prospettiva concreta di una vita diversa. Questi ragazzi rappresentano il presente e il futuro dell'azione di N.P.H. in Haiti, dove lavoriamo per gli haitiani, con gli haitiani, per aiutarli "ad aiutarsi da sé”. Abbiamo offerto loro l’Università della vita, aprendo i loro orizzonti mentali, motivandoli a impegnarsi per diventare di esempio a loro volta e fare in modo che il loro paese un giorno sia un posto migliore. Presidente della Fondazione Francesca Rava N.P.H italia Mariavittoria Rava Foto: Maria Vittoria Rava parla con Jay Nibbe (al centro) EMEIA Deputy Managing Partner e Donato Iacovone, nel corso del Christmas Party 2010 di Milano 16 2 Haiti-Italia, Italia-Haiti: le tappe del percorso XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX XXXXX XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX 3 Natale 2010: l’inizio Avvio della collaborazione tra Ernst & Young e Fondazione Francesca Rava N.P.H. In tutti i Christmas Party di Ernst & Young in Italia viene presentato il progetto Education & Entrepreneurship Italia-Haiti. I volontari della Fondazione sono presenti in tutti gli incontri, avendo così la possibilità di far conoscere meglio la realtà di Haiti. Giugno 2011: i ragazzi di Haiti in Ernst & Young dal 13 giugno al 7 luglio presso la sede milanese di Ernst & Young, 7 ragazzi di Haiti, 4 ragazzi e 3 ragazze della squadra di Padre Rick Frechette, sacerdote e medico in prima linea, da 23 anni direttore di N.P.H. in Haiti, seguono un corso di Management e Accounting. Il percorso formativo è stato sviluppato dai diversi professionisti di Ernst & Young che si alternano in aula e che provengono da tutte le diverse aree di servizio dell‟organizzazione professionale. Novembre 2011: i ragazzi di Ernst & Young ad Haiti Una delegazione di 6 professionisti di Ernst & Young si reca ad Haiti dal 15 al 20 novembre, potendo così conoscere personalmente la realtà di Haiti e riportarne una testimonianza diretta. Nel corso del viaggio la delegazione appone la targa Ernst & Young sull‟ufficio amministrativo di Francisville, la Città dei Mestieri, avviato grazie al contributo di Ernst & Young. Natale 2011: il futuro Ancora una volta gli incontri di Natale sono occasione per le persone per avvicinarsi alla realtà di Haiti grazie all‟incontro con Fondazione Rava N.P.H. 4 Manager ad Haiti: si può! Lunedì 13 giugno 2011 Augusnel, Johanne, Johnny, Lucienne, Rosaline, Ylioner e Yvon fanno il loro ingresso nella sede milanese di Ernst & Young. Hanno specializzazioni diverse ma ricoprono tutti incarichi di rilievo a fianco di Padre Rick. Sono già punti di riferimento importanti nell‟organizzazione N.P.H. ad Haiti, sono insegnanti, amministratori, coordinano attività complesse, la cui gestione è resa ancora più difficoltosa dal contesto in cui agiscono quotidianamente. Da questo corso si aspettano di rafforzare le conoscenze che già hanno, acquisirne di nuove, sviluppare nuove competenze e cogliere quanti più spunti possibile. Un‟idea su tutte li accomuna: tornare ad Haiti potendo rimettere in circolo quello che hanno imparato a beneficio di tutti. In Ernst & Young incontrano ragazzi cresciuti in un contesto totalmente diverso dal loro, ma non molto lontani da loro per età e aspirazioni ed è proprio questo che rende l‟incontro speciale per entrambi. Il corso si protrae per quattro settimane, delle quali tre settimane di lezione in aula e una di training on the job, nel corso della quale i ragazzi affiancano alcuni professionisti in ufficio, seguendoli nella loro attività quotidiana.. Le prime due settimane di aula esplorano i fondamenti della revisione contabile; la terza ruota intorno a temi più legati al mondo della consulenza come per esempio project management, organizzazione, gestione risorse umane. Alle lezioni più tecniche si alternano lezioni di inglese e italiano, lezioni di informatica, alcuni approfondimenti su temi legati alla comunicazione e al brand management, e anche lezioni di carattere più pratico quali per esempio la gestione dei temi legati alla sicurezza in un‟organizzazione complessa. Tutte le lezioni vengono strutturate e tenute da professionisti di Ernst & Young. Foto in alto: Padre Rick e Donato Iacovone Foto pagine precedenti: alcuni momenti delle lezioni in aula – Immagine di Port au Prince Foto in basso: l’articolo del Corriere della Sera dedicato al progetto 36 5 La scelta dei delegati Il 7 luglio 2010 vengono consegnati ad Augusnel, Johanne, Johnny, Lucienne, Rosaline, Ylioner e Yvon i diplomi di frequenza al corso di Accounting e Management, alla presenza di Donato Iacovone, Med Managing Partner, Nadia Locati, Med People Leader, Piero Carena, Italy Assurance Leader, Maria Vittoria Rava, Presidente Fondazione Francesca Rava N.P.H. e alcuni dei professionisti di Ernst & Young che hanno seguito il percorso di formazione più da vicino. La delegazione Ernst & Young L‟incontro è l‟occasione per scegliere i nomi delle cinque persone che faranno parte della delegazione che in autunno si recherà ad Haiti ospite delle strutture N.P.H. I professionisti di Ernst & Young sono stati invitati a sottoporre la propria candidatura, esplicitando la motivazione alla partecipazione. Sono arrivate 34 candidature, tutte attentamente prese in considerazione dalla Fondazione che, oltre a prendere visione di tutte le motivazioni inviate ha svolto un colloquio personale con tutti i singoli candidati. Tutti hanno confermato la serietà della propria motivazione. Il 7 luglio sono proprio i ragazzi di Haiti, in particolare Augusnel e Rosaline, che estraggono i nomi delle persone che incontreranno nuovamente ad Haiti in autunno. La delegazione sarà composta da: ► Paolo Dambruoso, Advisory, Milano ► Franco Liso, Assurance, Milano ► Patrizia Mafrica, Tax, Torino ► Andrea Villani, Assurance, Milano ► Roberto Raccanelli, Assurance, Milano Li accompagnerà Cristina Pauna, responsabile Internal Communication, che ha coordinato il progetto. Foto in alto: Rosaline Paul, coordinatrice N.P.H. ad Haiti, estrae il nome di uno dei componenti della delegazione Foto in basso: un momento del viaggio della delegazione di Ernst & Young ad Haiti 6 Il programma di viaggio Martedì, 15 novembre 2011: arrivo a Port au Prince, trasferimento a Tabarre e sistemazione nelle tende lasciate dalla Protezione Civile. Cena di benvenuto insieme ai ragazzi che hanno svolto la formazione a Milano: Augusnel, Rosaline, Johane, Lucienne, Ylioner, Yvon. Mercoledì, 16 novembre 2011: inizio visita delle strutture gestite da Fondazione Rava N.P.H. a Tabarre: ► Ospedale Saint Damien, ospedale pediatrico. Visita del nuovo reparto maternità e neonatologia, dove nascono 15 bambini al giorno ► Centro Permanente di assistenza per il colera e altre malattie infettive Santa Filomena attivo da novembre 2010 è passato da 30 posti letto a oltre 180, ha già salvato 10.000 vite, ancora oggi riceve circa 30 pazienti al giorno. ► Key Germaine – La Casa dei piccoli Angeli, centro specializzato per dare assistenza a bambini con disabilità ► Francisville – Città dei mestieri, centro di formazione professionale, dà lavoro a decine di ragazzi e produce in regime di autosostenibilità pane, pasta, mattoni, divise e banchi per le scuole di strada, riparazioni di auto e mezzi d‟emergenza, moduli e cartelle cliniche per l‟Ospedale. Uffici amministrativi di Francisville e apposizione della targa Ernst & Young ► Centro foyer St.Louis Child protection camp, sorge nelle vicinanze del Saint Damien, organizzato modularmente con tendoni e container, accoglie 120 bambini accertati orfani o in disperato bisogno, in attesa della costruzione di una nuova Casa N.P.H. per ospitarli definitivamente. ► Scuola ‘Artists for Peace and Justice’ ► Pranzo a Tabarre ► Giro di Port au Prince, ad un anno e mezzo dal terremoto. Il palazzo presidenziale, la Cattedrale, gli slums e le tendopoli ► Cena a Francisville Foto: la delegazione di Ernst & Young con Francesca Turci di Fondazione Rava in visita all’Ospedale S.Damien 7 della delegazione Nella pagina seguente la fabbrica di mattoni a Francisville Giovedì 17 novembre 2011 ► Visita alla Morgue e viaggio sulla collina per la sepoltura ► Pranzo a Tabarre ► Citeé Soleil, uno dei quartieri più poveri e degradati di Port au Prince, una distesa di baracche e lamiere. Il progetto di Fors Lakay a Citeé Soleil, in creolo Fors Lakay significa la forza della famiglia. Padre Rick ha scelto di dare questo nome a un nucleo di abitazioni e di servizi per la comunità, che deve nascere dalla gente e insieme alla gente, per ricostituire i valori essenziali di rispetto, fiducia, speranza nel prossimo e nel futuro. Con il terremoto alcuni programmi di assistenza alla comunità di NPH in Citee Soleil sono stati ridimensionati o interrotti a causa del crollo delle strutture. In pochi mesi le scuole di strada hanno ripreso l‟attività, ora è necessario allargare il raggio d‟azione e creare strutture e servizi che siano un punto di riferimento, di aggregazione e di speranza per la comunità. Fr Rick si è impegnato a sviluppare in breve tempo un progetto integrato di abitazioni per 100 famiglie, un ospedale da campo (Hopital St.Marie – Etoile de Mer), 5 internet café, una morgue ► Cena a Francisville, inaugurazione ufficiale del nuovo ristorante, allestito grazie all‟aiuto dello chef italiano Ernesto Mauro Venerdì 18 novembre 2011 ► Inaugurazione Scuola Artists for Peace and Justice ► Visita all‟orfanotrofio Kay St Helene, sulle montagne di Kenscoff, a circa 1 ora e mezzo di viaggio da Port au Prince. La Casa N.P.H. accoglie centinaia di bambini, 350 vivono permanentemente lì, 250 appartengono alla comunità circostante e ne frequentano la scuola e la mensa, così hanno un pasto sicuro ogni giorno e la possibilità di studiare. Lo scorso luglio 40 bambini orfani del terremoto o in disperato bisogno hanno trovato una nuova grande famiglia a Kenscoff. Pranzo a Kenscoff Sabato 19 novembre, partenza per l‟Italia 8 Un ricordo per la vita Franco Siamo partiti in 6 alla volta di Haiti ed e‟ stato un viaggio costellato di tantissime emozioni. Martedi 15 Nov.11: partenza alle 11 da Milano, arriviamo ad Haiti quando ormai e‟ tramontato il sole. Un pulmino ci porta verso l‟ospedale Saint Damien, attraversando la citta‟ di Port au Prince gia‟ intasata dal traffico. Arrivati, ci sistemiamo presso le tende dalla protezione civile montate durante i soccorsi per il dopo terremoto, che diventeranno le nostre case per 3 giorni, 3 giorni incredibili. Cena sul terrazzo dell‟ospedale, la presenza di tutti i ragazzi che l‟estate scorsa sono stati ospitati presso i nostri uffici e di altri ragazzi che gestiscono l‟ospedale, rendono la serata piacevolissima. Mercoledi 16 Nov.11 : il muezzin del vicino accampamento ci sveglia alle 4.30, alcuni si alzano ed altri riescono a dormire ancora un po‟. La mattinata e‟ dedicata alla visita dell‟ospedale S. Damien ed alle varie strutture dislocate nelle immediate vicinanze; l‟ospedale S. Luc, la casa dei piccoli angeli dove bimbi sordo muti o con problemi di deambulazione sono seguiti con amore da personale specializzato , l‟area ospedaliera per i malati di colera, l‟area orfanotrofio dove molti bimbi trovano accoglienza e un pasto sicuro, la scuola costruita con i fondi raccolti dalla fondazione APJ (Artist of Peace & Justice) dove molti ragazzi hanno la possibilita‟ di studiare e avere un futuro e Francisville, la citta‟ dei mestieri dove si produce pane, pasta, si riparano automezzi, la copisteria e la sartoria dove si producono divise che serviranno ai ragazzi delle scuole. Ho passato la mattinata guardando negli occhi tutti questi bimbi, orfani, malati e dicevo tra me e me “poveri , guarda in che condizioni sono”, dal pomeriggio queste considerazioni sarebbero cambiate in “tutto sommato sono davvero fortunati”. 9 Il pomeriggio è dedicato ad un giro per la città di Port au Prince. Le bidonville: un‟impressionante distesa di tende, che più che tende sono degli ammassi di plastica trovati per strada e messi su alla meglio, una attaccata all‟altra; la prima cosa che mi è venuta in mente è “io non riuscirei a starci neanche una notte” eppure ci vivono, anche perche‟ non hanno alternative. Il tramonto arriva presto ad Haiti e Port au Prince diventa buia, per strada non c‟e‟ illuminazione e la luce arriva dai fari delle auto che intasano il traffico, tutto davvero irreale. Giovedì 17 Nov.11: mattinata alla Morgue (obitorio di Port au Prince). Pronti a questa esperienza, saliamo tutti su un furgone e ci dirigiamo verso il centro citta‟ dove è situato l‟obitorio. Ci raggiungono anche altri ragazzi, per loro non è la prima volta ma comunque si vede che sono tesi, ci danno un camice bianco e dei guanti in plastica. Le bandane portate dall‟Italia servono a coprirci il viso, entriamo all‟obitorio e nel silenzio più totale si apre la cella, che non e‟ refrigerata. Impossibile descrivere ciò che ho visto, decine e decine di persone dimenticate da tutti e noi siamo li a ridare loro un minimo di dignita‟.Tutti i ragazzi di padre Rick iniziano a cantare a ritmo caraibico per esorcizzare la morte e accompagnare i corpi fuori dal quel posto. Per i primi 10/15 min. sono immobile e guardandomi intorno cerco di capire cosa sta succedendo, ho le lacrime agli occhi, a turno ci guardiamo e con gesti di intesa ci diciamo che va tutto bene. L‟odore acre di quel posto ormai e‟ attaccato ai nostri indumenti. Passo i successivi minuti a chiudere sudari. Un camion è ormai pieno e parte per la collina fuori Port au Prince, noi saliamo sull‟altro furgone e lo seguiamo. Finalmente un funerale rida‟ la pace eterna a tutti i corpi, verranno successivamente seppelliti in fosse comuni. Che mattinata, questa esperienza rimarrà dentro di me a vita. Il pomeriggio è dedicato alla visita di Citée‟ Soleil, dal nome sembra una ridente cittadina con vista sul mare cristallino dei caraibi, il mare c‟e‟ ma e‟ la zona più malfamata di Port au Prince. Padre Rick ci guida attraverso questa zona, il nuovo ospedale e una serie di case in costruzione. Venerdì 17 Nov.11: mattinata all‟insegna della gioia di vivere con la cerimonia di inaugurazione della scuola di Artists for Peace and Justice, con centinaia di ragazzi che ci aspettano fuori dalle aule, alcuni di loro cantano, ballano e suonano. E‟ ora di pranzo e partiamo con jeep e pic up verso Kenscoff per visitare l‟orfanotrofio gestito da N.P.H. 10 E‟ in montagna, nell‟entroterra, ci arriviamo dopo più di 1 ora e mezza “grazie” al traffico e alle strade molto piu‟ che dissestate. Centinaia di bimbi ci accolgono in un anfiteatro cantando una canzone di benvenuto, un‟emozione indescrivibile. Noi siamo in prima fila, come delle star. Con quest‟ultima visita la nostra avventura ad Haiti è finita. Grazie a EY e NPH per avermi dato l‟opportunità di partecipare a questa esperienza unica, mi auguro che l‟iniziativa possa continuare anche nei prossimi anni cosi da poter trasmettere a questi ragazzi ciò che EY ha sempre voluto esprimere, “qualità in ciò che facciamo”. 11 Guardo diversamente quello che mi preoccupa tutti i giorni Paolo Non credevo di trovare una situazione così drammatica ad Haiti: sapevo di andare incontro ad uno dei paesi più poveri del mondo, già in condizioni terribili ben prima del recente terremoto che ha minimizzato realmente le chance di sviluppo del paese e dei suoi abitanti. Vedere però, a 2 anni di distanza dal terremoto, il palazzo presidenziale e la cattedrale sventrati e distrutti, non ancora rimossi e men che meno ricostruiti, mi ha lasciato la sensazione di definitiva perdita di speranza, per il paese, su un futuro degno di essere chiamato tale. Il primo impatto con le strade che dall‟aereoporto conducono all‟ospedale S. Damien non lasciavano già dubbi o incertezze: migliaia di persone in strada, segnate dalla povertà e dall‟indigenza, alla ricerca di qualcosa da vendere/ comprare, con tantissimi bambini che, nonostante tutto, trovano ancora la forza ed il sorriso per giocare in condizioni igieniche tremende. In questo contesto così drammatico, le strutture gestite da padre Rick con il supporto della Fondazione Rava N.P.H. e di altre realtà (Artists for Peace and Justice) sono oasi di “pace e giustizia”, oltre che di ristoro e cure sanitarie per migliaia di persone. Nonostante i numeri impressionanti di bambini e donne in particolare che hanno bisogno di cure mediche di base, l‟ospedale S. Damien riesce a curare 100 bambini al giorno, anche con il supporto di medici volontari italiani che aiutano e formano il personale locale. Le scuole di N.P.H. nella zona di Tabarre, come quella che abbiamo inaugurato con gli amici americani di APJ, fanno impressione per la forza emotiva, il sorriso e la serenità di tantissimi ragazzi: classi pienissime con tanta voglia di studiare, di comprendere il proprio paese ed il mondo, di porre le basi per un futuro diverso da quello delle generazioni passate. Leggere sui volti dei ragazzi l‟interesse allo studio, ci aiuta a riflettere anche sullo spirito vissuto in molte scuole italiane, in cui manca la stessa carica emotiva e forza d‟animo presente ad Haiti. Foto: Paolo con i bambini di Citèe Soleil Nella pagina seguente: i ragazzi di Kenscoff accolgono la delegazione di Ernst & Young 12 Tremenda è stata l‟esperienza di visita alla camera mortuaria di Port au Prince: mai avrei pensato di vedere cadaveri ammassati da giorni in ambienti non refrigerati, consumati dalla povertà e dalla sofferenza, giovani e bambini; nonostante tutto, sottolineo la bellezza dei canti e del rito di sepoltura dei corpi in collina, a testimoniare una profonda religiosità della popolazione locale. L’orfanotrofio di Kenscoff mi ha colpito molto: il luogo, situato in montagna con temperature più miti rispetto alla “bollente” Port au Prince, aiuta la crescita e la formazione di circa 400 orfani, fino ai 15 anni di età, garantendo cibo, istruzione ed affetto di tante persone che operano all‟interno della struttura. Un pensiero va anche ai ragazzi haitiani che collaborano con padre Rick, alcuni dei quali sono stati a Milano per la formazione ricevuta da EY; la loro passione per il lavoro e la loro conoscenza profonda del paese sono elementi che fanno ben sperare per la riuscita dei progetti delle fondazioni impegnate. Molti di loro vengono da condizioni sociali e familiari critiche; molti sono orfani vissuti nelle strutture della Fondazione Rava N.P.H. fin da piccoli ed oggi impegnati a restituire il sorriso e l‟educazione che allo stesso modo hanno ricevuto. Il ruolo di EY può sicuramente essere ancora rilevante: pensiamo solamente al fabbisogno di formazione amministrativa che, sia negli ospedali che nelle scuole, tanti ragazzi che supportano le fondazioni hanno bisogno di ricevere. Si tratta certamente di proseguire con la bella iniziativa avviata lo scorso anno, forti di aver visto concretamente sul campo l‟aiuto che si può e si deve offrire. Haiti ci riporta alla mente che, nel 2011, ancora troppe persone muoiono di fame e di malattie curabili; le vere preoccupazioni ed i veri sforzi devono essere diretti a questo, cercando anche di guardare diversamente ciò che ci accade e ci preoccupa nella vita di tutti i giorni. Auspico che il contributo di EY e mio personale possa proseguire con forme nuove e utili, concretamente di aiuto ad Haiti. 13 Dignità è avere una vanga Roberto La prima cosa che vorrei sottolineare è che, per quello che abbiamo potuto appurare e toccare con mano, Ernst & Young ha fatto un buon investimento. Abbiamo trovato una realtà d‟eccellenza, gestita in modo serio ed altamente professionale, in un contesto che definire difficile è assolutamente limitativo. Il lavoro fatto da Fondazione Rava N.P.H. è encomiabile e merita tutto il nostro appoggio e sostegno: questo perché le iniziative non sono un‟accozzaglia di progetti senza filo conduttore, ma tante iniziative (anche di dimensioni rilevanti) inserite in un disegno ben preciso: quello di aiutare i bambini, accompagnarli nella crescita ed infine renderli indipendenti. In questa chiave vanno visti gli ospedali pediatrici; le numerose scuole con edifici appositamente costruiti; gli orfanotrofi; Francisville, la città dei mestieri, un insieme di piccole attività artigianali in cui lavorano gli orfani ormai maggiorenni; l‟ospedale per gli adulti; le nuove case in costruzione al posto delle tende. A queste opere strutturali se ne affiancano poi altre non meno importanti: il servizio mensa (spesso l‟unico pasto del bambino durante la giornata), le scuole “di strada”, cioè organizzate direttamente dentro le baraccopoli e le tendopoli, il servizio funebre. Fattore che contribuisce al successo ed al pregio dei progetti è il ricorso a personale quasi interamente haitiano: gli “occidentali” aiutano, supportano, educano, e poi lasciano in mano la totalità delle attività ai ragazzi di Haiti, spesso cresciuti da Padre Rick Frechette, carismatica guida dell‟intera comunità. A questi ragazzi dovremmo guardare con ammirazione: la forza d‟animo di ripartire con la ricostruzione e le attività quotidiane dopo il terremoto in cui tutti loro hanno perso amici, familiari, abitazione e beni personali, è stato un eccezionale insegnamento per contestualizzare meglio i nostri problemi quotidiani, spesso trattati alla stregua di tragedie epiche senza un reale fondamento. 14 Haiti A Port au Prince, capitale di Haiti, per gli abitanti haitiani non c‟è più niente. Non c‟è elettricità, acqua corrente, fognatura. Non ci sono servizi igienici, infrastrutture di trasporto, mercati con standard di sicurezza ed igiene accettabili. Non ci sono case, negozi, banche, uffici (anche il palazzo presidenziale e la cattedrale sono accartocciati su se stessi). Non ci sono i vigili, la polizia (solo pochi Caschi Blu dell‟ONU), il governo, gli amministratori centrali o locali, il tribunale. Non c‟è cibo, scuole, sicurezza. Una parola mi fa riassumere tutto: spesso non c‟è più la dignità della persona. Può capitare che i corpi delle numerose persone morte per fame, malattie, violenze siano abbandonati per strada. “Io non ce la farei, piuttosto mi metterei io a seppellire, se il corpo stesse vicino alla mia abitazione!”, ho sentito ripetermi più volte in questi primi giorni dopo il rientro. Ma mettere in pratica questa piccola azione che parrebbe puro buonsenso presuppone avere un badile, una vanga; e a Port au Prince non ci sono neanche più le vanghe. Questa mi sembra l‟unica giusta chiave di lettura per inquadrare l‟opera di Fondazione Rava N.P.H.: tutti gli interventi, oltre a dare un futuro immediato ed un aiuto concreto ai destinatari, riescono soprattutto a ridare alle persone quella dignità che molto spesso è stata loro tolta dalla fame, dalle violenze, dalle malattie. Back in EY Mi rendo conto che questo viaggio, per l‟enorme contrasto della realtà con cui si viene a contatto rispetto alla nostra esistenza quotidiana, può essere vissuto in molteplici modi: dall‟opera puramente caritativa, all‟”esperienza forte”, al tentativo di “capire i motivi”, e forse molti altri punti di vista ancora. Non mi ritrovo in nessuna delle definizioni che ho riportato sopra, forse per il mio carattere di insaziabile curiosità ed apertura a tutto ciò che è nuovo; personalmente trovo i cambi di prospettiva come una delle cose più belle (ed utili) nella vita di una persona. Allontanarsi dalla nostra realtà vedendone altre così differenti ci dà modo di sviluppare un "occhio esterno" con cui guardare noi stessi e cogliere i nostri limiti, le nostre debolezze e, perché no, le nostre virtù. 15 Quella volta che ho fatto il giocoliere Andrea Ogni mattina durante l‟immancabile momento caffè (in fondo siamo pur sempre italiani) il suono che accompagnava le nostre discussioni era spesso il pianto dei tanti neonati tenuti in grembo dalle rispettive, e spesso giovanissime, madri in attesa di essere visitate dai medici in un tendone adiacente al nostro campo. Il nostro percorso non poteva quindi che iniziare dall’ospedale pediatrico Saint Damien. In seguito abbiamo visitato le altre strutture mediche e paramediche seguite dalla Fondazione, in particolare il centro permanente di assistenza per il colera ed altre malattie infettive, e la Città dei Piccoli Angeli che accoglie ed educa bambini portatori di handicap. L‟ospedale pediatrico come struttura è quello che più si avvicina alla nostra abituale concezione di cura, e questo già di per sé è sufficiente a destare stupore. Le immagini toccanti impresse nella mia mente sono legate alla fragilità dei corpicini dei neonati, che prescinde dal luogo e tempo in cui si trovavano. Ciò che contraddistingue la situazione di quel particolare contesto è invece la giovane età delle madri e la loro frequente solitudine nella maternità. La Città dei Piccoli Angeli è invece un piccolo grande miracolo. In un contesto di emergenza e devastazione assoluta esiste un luogo dove anche le persone più deboli ed in difficoltà, vengono assistite con dignità, amore ed impegno per fare emergere le loro abilità. L‟accoglienza ricevuta è stata incredibile nella sua spontaneità. Nella visita al centro malattie infettive, tra cui il colera, mi ha stupito lo sforzo compiuto con successo dagli assistenti e medici per mantenere un certo ordine e professionalità pur nell‟ambito di una struttura, le cui fattezze, assunte per esigenza di rapidità nell‟immediato dopo terremoto 2010, sono ben lontane dagli ospedali nostrani. Con un po‟ di disagio per la veste di “intruso”, ma con molto rispetto, ho attraversato le varie corsie riservate ad adulti,prima, e bambini poi. A Francisville una piccola parte di EY Italia è e resterà presente, anche noi abbiamo dato il nostro contributo e l‟apposizione della nostra targa per gli uffici amministrativi ne è testimonianza. Lasciando il distretto cercavo di immaginarmelo a pieno regime. Durante la nostra permanenza abbiamo visionato altri progetti molto interessanti, il child protection camp, e le strutture adiacenti in fase di costruzione, i cantieri delle case dello studente, l‟inaugurazione della scuola secondaria, realizzata con l‟apporto finanziario di Artists for Peace and Justice. E una menzione speciale va fatta per il progetto Fors Lakay a Citeé Soleil. 16 Port au Prince e gli slums Dai finestrini del nostro furgoncino osservo alcuni ragazzi, praticamente immobili sulle macerie di palazzi crollati da tempo, senza speranza, senza occupazione. Un giovane osserva da dietro delle grate di una baracca, che definire catapecchia sarebbe stato oltremodo utopistico; una prigione di povertà alla quale la maggior parte della libera ed indipendente popolazione haitiana è costretta. Prima della partenza non mi ero fatto una reale aspettativa sulla situazione che avrei incontrato ma se me la fossi fatta, beh, sarebbe stata sicuramente disattesa in peius da quanto stavo osservando. La cupola cadente del palazzo reale ed i pochi ma imponenti danneggiati muri della cattedrale, rimasti in piedi per sorreggere solo il cielo (non c‟èra più traccia del soffitto) non hanno fatto altro che acuire in me tale sensazione. Proseguendo nel nostro viaggio urbano, ad ogni fermata venivamo attorniati dai venditori ambulanti che ci offrivano le loro “primizie”. Non nascondo il sorriso amaro nel vedere che per pochi dollari contrattati con poco piglio i venditori erano disposti a rischiare la vita in mezzo al traffico per rincorrere il nostro camioncino e consegnarci qualche bottiglia ghiacciata di Coca (nel senso proprio piena di ghiaccio), a Milano talvolta sembra che ti facciano un favore a servirti nei bar! Non c‟è mai limite al peggio. Questo concetto sembra trovare conferma ad Haiti. La maggior parte della popolazione trova collocazione in periferia abitando in bidonville dove luce, acqua, fogne mancano totalmente e la gente si rifugia in ammassi di lamiere arrugginite. Tra spazzatura, animali brulicanti (maiali, cani, galline…) abbiamo visitato Citeè Soleil una delle zone più povere e pericolose della città. Qui la fondazione, tra le altre cose, sta costruendo alcune abitazioni in grado di sostituire le baracche presenti. Migliorare le condizioni di un centro considerato la culla dei peggiori episodi criminosi avrebbe una forte valenza, non solo simbolica. Appena scesi dal furgone un gruppo di bambini, attirati dalla nostra esoticità, ci osserva, ci tende la mano. In particolare uno di loro, colpito forse più dai miei occhiali da sole, mi segue come un‟ombra. Scambio con lui alcune parole in francese, un po‟ stentato, il mio, mentre lui, pur parlando una lingua mista-creolo, riesce a farsi capire, eccome. La situazione è precipitata quando da due sono diventati tre, quattro, cinque...a quel punto ho rispolverato un po‟ di abilità di juggler…e iniziando a giocare con dei semplicissimi sassi ho intrattenuto una platea improvvisata. Non dimenticherò mai quel momento né i volti di quei bambini, ragazzini privi di tutto, eppure per un momento ammaliati e sorridenti come lo sarebbe stato qualunque altro bambino sulla faccia del globo. Eccezionale! Dopo poco, comunque, per loro sarebbe ricominciata, forse un po‟ inconsapevolmente, la solita lotta per la sopravvivenza, intervallata da momenti di gioco semplici ed estemporanei. Sullo sfondo alcuni ragazzi in cerchio tirano qualche calcio ad una vecchia palla in mezzo alla polvere, saliamo sul furgone pick-up e ci allontaniamo. 17 Kenscoff e visita all’orfanotrofio di Kay St Helene L‟impervia scalata verso i colli di Kenscoff lungo rovinate e sterrate strade a bordo del cassone di un pick-up è stata uno dei momenti memorabili del viaggio. La compagnia di Ester, coetanea haitiana simpatica e dalle doti vocali a dir poco straordinarie, mi ha permesso di conoscere meglio alcuni aspetti della vita di Haiti. Molto nobile e sognante il suo pensiero “se tutti gli haitiani lavorassero insieme invece di desiderare una via di fuga all‟estero, la ripresa sarebbe possibile”…ahimè, lei stessa ravvisava come l‟emigrazione sia un„ idea largamente diffusa. Simpatico e triste il siparietto creatosi quando un suo amico in moto si avvicina, la saluta ed in creolo le dice (almeno così mi ha riferito lei): “dai, che così ti prendi la cittadinanza Italiana”, alludendo chiaramente alla mia compagnia. Tra qualche canzone e molti dolorosi sobbalzi eccoci all‟ orfanotrofio. Il contesto ambientale naturale è mozzafiato, quello umano non è da meno. Centinaia di bambini scorrazzano per il parco interno, quasi tutti vorrebbero stringerci la mano. L‟accoglienza riservataci è da brividi, un piccolo show con danze e musica a dimostrazione del loro riconoscimento per essere venuti a trovarli e per il supporto della Fondazione. Un po‟ imbarazzato osservo e riprendo la scena e spontaneamente contraccambio i loro gesti con grande applauso. Nell‟orfanotrofio di Kenscoff sembra respirarsi un‟aria diversa, resta certo la difficoltà di crescita degli orfani ma la situazione è lontana da quella di disagio e degrado vista nel centro o negli slums di Port au Prince. Ha quasi del miracoloso l‟area dell‟orfanotrofio dedicata alla cura di diversi ragazzi disabili. Conclusioni L‟esperienza è stata intensa, ricca di spunti di riflessione, sensazioni indimenticabili e misteri affascinanti. Auspico che questo viaggio venga considerato come il pioneristico, e riuscito, tentativo di instaurare in EY Italia una cultura di responsabilità sociale ed una visione veramente globale, orientata alla considerazione anche di temi etici. Con le attività di formazione svolte a metà anno e il viaggio in delegazione abbiamo posto le basi per lo sviluppo di un progetto concreto, stimolante, ed in grado di aumentare la reputation di EY, anche in termini competitivi, nell‟ambito delle politiche sociali. Vorrei che il racconto del nostro viaggio possa arrivare diretto a tutti i nostri colleghi e trasmettere loro anche solo una parte di quanto da noi provato al fine di sensibilizzarli sull‟importanza di coltivare tematiche sociali e non dimenticare che una Società è fatta prima di tutto di e da persone. 18 Un progetto lungimirante Patrizia Dal primo istante trascorso ad Haiti, ho avuto l‟impressione che la dimensione del tempo si sia annullata, lasciando spazio ad un vortice di sensazioni ed emozioni dilatate lungo un periodo illimitato. Ciò che ho provato in quei giorni non trova comparativi, e per quanto ci si possa sentire preparati nell'affrontare un contesto drammatico, è impossibile esserlo fino in fondo. La realtà haitiana è dura, arriva brutalmente e ti sorprende. Tutto ciò che prima faceva parte dell'immaginario di povertà e miseria viene spazzato via lasciando il posto ad una nuova consapevolezza: ci si trova di fronte a coloro che in quei giorni ho sentito definire ' i più poveri fra i poveri'. Percorrendo le vie della capitale Port au Prince il panorama si presenta apocalittico. A quasi due anni dal terremoto la città è ancora un cumulo di macerie e polvere, e gli edifici che emergono dalle rovine appaiono sospesi, in bilico. La sensazione è che possano crollare da un momento all'altro. I palazzi istituzionali non sono da meno: la cattedrale, il parlamento ed il palazzo presidenziale ancora in piedi, ma accasciati dalle scosse. Le strade della città sono distrutte e costellate da buche, non è per nulla facile muoversi, la gente affolla le vie e siamo invasi da un traffico di mezzi pari a quello di una qualunque metropoli occidentale nell'ora di punta. A fare da cornice a questo scenario , agli angoli delle strade, cumuli di immondizia e liquame. All'orizzonte oltre il nucleo della città, lo sguardo inciampa lungo una distesa sterminata di tende blu e bianche. L'impatto emozionale si fa sempre più acuto, cresce la consapevolezza di non avere ancora compreso quale limite può esserci al degrado umano. Inizi a capirlo quando percorri le strade che da Port au Prince conducono a Citee Soleil. Lo sguardo si perde tra venditori ambulanti, homeless e donne, bambini che approfittano di una fonte d'acqua per lavarsi in strada. Arrivando alla meta ci si trova di fronte ad una schiera di baracche di lamiera sprofondate nel degrado assoluto, affacciate sul mare. Fra le montagne di rifiuti razzolano maiali e capre. In questa zona il tasso di violenza e delinquenza raggiunge i massimi livelli. Decine di bambini seminudi e malnutriti ci accolgono, ci osservano trovando in noi un motivo per abbozzare un sorriso, fanno a gara e bisticciano per chi deve tenerci per mano, un gesto disperato di contatto. Ti si attaccano alla mano ma inevitabilmente anche al cuore. In contrasto con tutto ciò che ho provato a descrivere spicca ed emerge un elemento di speranza . E' ciò che percepiamo attraverso l'impegno concreto della fondazione Fondazione Rava N.P.H. che ci vede coinvolti da vicino in un'iniziativa che è per noi motivo di orgoglio. La struttura che ci ospita è stata scelta dal nostro brand per sviluppare il progetto di cooperazione solidale. 19 Arriviamo a Francisville il progetto che ci ha visto coinvolti in prima linea e che esprime nello specifico il contributo EY. Francisville rappresenta in modo significativo la chiave di volta per guardare avanti, il complesso racchiude un insieme di laboratori dove vengono prodotti beni di consumo e servizi di prima necessità per gli orfanotrofi, gli ospedali e le famiglie povere. I ragazzi hanno l'opportunità di imparare un lavoro. Nella città dei mestieri lo sguardo è rivolto al futuro, qui è possibile aiutare coloro che crescono in orfanotrofio offrendo una prospettiva di lavoro e di autosostegno. Visitiamo i capannoni dove sono attive e funzionanti una panetteria, un pastificio, una fabbrica di mattoni, un'officina di riparazione automezzi, una copisteria e una sartoria che si occupa di confezionare le divise per le scuole e per gli stessi laboratori. Ed infine vediamo concretizzarsi il nostro contributo perché finalmente visitiamo l' ufficio amministrativo EY! Abbiamo l'onore di assistere all'apposizione della targa che convalida l'impegno assunto con gli studenti ospitati a luglio e ci sentiamo testimoni di un progetto ambizioso che vede emergere l'opportunità di investire sui ragazzi , attraverso un piano di formazione. La città dei mestieri rallegra i nostri animi e ci sentiamo molto fortunati perché abbiamo un altro onore, quello di poter inaugurare il primo ristorante di Francisville. Restiamo deliziati dall'impegno e dalla dedizione di Ernesto, uno chef milanese che si occuperà , in poche settimane di trasferire i segreti della sua cucina ai ragazzi impegnati nel progetto. Ernesto, come altri italiani qui ad Haiti offre il suo aiuto, condivide con noi parecchi passaggi di questo percorso e siamo felici di averlo al nostro fianco. Durante la nostra visita a Citee Soleil finalmente conosciamo Padre Richard Frechette, direttore di Nph , sacerdote e medico chirurgo. Un incontro chiave per tutti noi. Restiamo colpiti da quest'uomo straordinario, dotato di un carisma travolgente, in grado di trasmetterci in pochi istanti la passione che da oltre 20 anni lo spinge a dedicarsi in prima persona alla causa haitiana e non solo. Un uomo che non si risparmia , fra mille attività ed iniziative è stato in grado di realizzare enormi progetti grazie alla sua determinazione e alla speranza sempre viva di lottare contro la miseria investendo sulle persone. Come una calamita cattura le nostre menti attraverso i suoi racconti, la passione che lo anima è contagiosa. Lo osserviamo con noi a bordo del pickup che ci accompagnerà verso la visita del progetto Fors Lakay e, incrociando gli sguardi di chi è per strada, notiamo subito che è davvero molto amato da tutti,e non è difficile comprenderne i motivi. Fors Lakay è un altro progetto della Fondazione che guarda al futuro e si tratta della costruzione di un complesso di abitazioni e di servizi per ospitare e offrire lavoro alla comunità che ora occupa le centinaia di slum della zona. Le casette colorate, sono in fase di costruzione ma già rallegrano il panorama e contrastano con il degrado che vediamo lungo l'orizzonte. Foto in alto: Patrizia a Citée Soleil Foto in basso: la delegazione nel nuovo ristorante di Francisville Nella pagina seguente: la delegazione davanti all’ufficio amministrativo di Francisville, sotto la targa che – in creolo – ringrazia Ernst & Young 20 Penso che il tentativo di coniugare il sociale con il mondo delle imprese sia stato centrato in pieno ed il progetto EY sia lungimirante e competitivo rispetto alle tendenze degli ultimi anni, dove è importante rivolgere gli aiuti verso questi paesi, non solo finanziandoli economicamente, ma operando attivamente alla costruzione di un programma comune di crescita. Credo che per come sia stato sviluppato e realizzato questo processo possa essere un modello da imitate per molte realtà imprenditoriali che vogliano essere al passo con i tempi. 21 Aveva senso andare lì? Cristina Siamo stati ad Haiti 3 giorni, un periodo di tempo che nella mia normalità milanese corre via senza che neanche me ne renda conto. Ma ad Haiti ogni ora è durata una vita, quello che ho visto, gli sguardi, gli odori, le sensazioni e i pensieri che mi hanno attraversata sono un concentrato di vita estremo. Il cuore sempre a mille, dolore, allegria, orrore, disperazione, gioia, gratitudine, rabbia, ho provato tutto, spesso nello stesso istante. La testa piena di domande, una su tutte: come è possibile? E il pensiero sempre in viaggio, dall‟Italia ad Haiti e ritorno, a fare continui paragoni senza senso, perché la normalità di Haiti a Milano sarebbe follia. E‟ stata un‟esperienza umana impossibile da racchiudere in poche righe perché ad Haiti convivono, spesso contemporaneamente, l‟estrema meraviglia e il massimo orrore concepibili dall‟essere umano. Osservarli di persona è stato difficile, a tratti insostenibile. Ed è stata un‟esperienza professionale straordinaria perché non ho mai dimenticato che non ero lì a titolo personale, ma ero lì come parte di una delegazione di Ernst &Young. Non avrei potuto comunque dimenticarmene…„i ragazzi di Ernst & Young‟ sono diventati piuttosto popolari nei tre giorni di permanenza, anche grazie all‟ottimo lavoro svolto in Italia dai colleghi che non erano con noi. Augusnel, Rosaline, Yvon, Ylioner, Johnny, Johane e Lucienne ci hanno accolti come re e lo hanno fatto anche le persone che con loro lavorano e che ci hanno detto quanto abbiano beneficiato tutti della formazione che i loro colleghi hanno seguito in Italia. Aiutarli a rafforzare le loro competenze e la loro capacità di contribuire professionalmente allo sviluppo delle eccellenti realtà ospedaliere, di assistenza sociale e scolastica, che stanno sviluppando con Padre Rick e Fondazione Rava N.P.H. è un contributo molto più significativo di quello che possiamo immaginare in Italia. Ernst & Young li sta aiutando a realizzare un sogno, sta dando coraggio, sta alimentando la coscienza di giovani capaci che possono con le loro forze aiutare davvero il loro paese ad uscire da una realtà apparentemente senza speranza. Il corso di formazione è un‟azione molto concreta, come lo è l‟allestimento dell‟ufficio amministrativo a Francisville. Sono interventi il cui valore è più tangibile mentre il valore della delegazione è forse più difficile da comprendere per la maggior parte delle nostre persone. Era necessario? Non potevamo fare altro? Che senso ha avuto per le persone di Ernst & Young che un gruppo di loro fosse lì? Non è una domanda banale, soprattutto perché tutti noi sappiamo quanto costa sottrarre quattro giorni di impegno alle nostre frenetiche settimane. . 22 Sul piano personale per me Paolo, Franco, Andrea, Patrizia e Roberto, la ricchezza di quest‟esperienza è indiscutibile, ma io – dopo essere tornata – credo che sia stata un‟esperienza di enorme valore per tutta la organizzazione. Perché „i ragazzi di Ernst & Young‟ sono stati una presenza seria e composta; hanno evidenziato che un‟organizzazione protagonista del business mondiale non è una realtà astratta e impersonale ma è fatta di individui capaci, competenti e sensibili ai bisogni che emergono dal mondo. Haiti è una realtà estrema, sicuramente difficile da sostenere ed Ernst & Young ha lasciato un segno. Attraversare gli ospedali, gli orfanotrofi, le baraccopoli, le strade di una capitale disperata, guardando negli occhi le persone che ricambiavano lo sguardo a volte con un sorriso, a volte apparentemente apatici o forse arrabbiati, è stata dura, mi sono spesso sentita invadente e irrispettosa. Quando preparavamo il viaggio ricordo che qualcuno si domandava che senso avesse andare a osservare se non andavamo a fare qualcosa, e in effetti io stessa avevo sottovalutato l‟impegno e il valore. Ma osservare in silenzio, tenendo l‟attenzione viva sull‟altro e su se stessi, con la curiosità sana che porta alla conoscenza e alla comprensione è la premessa migliore per un „fare‟ intelligente, ed è una competenza vitale, non solo ad Haiti. Sì, per me, aveva senso andare lì. 23 37 2012: il futuro Fare la differenza, realizzando il proprio potenziale: un impegno che diventa significativo a seconda di come ognuno di noi si relaziona con i propri interlocutori. 24 31 I prossimi passi L‟impegno di Ernst & Young viene rinnovato per il 2012. Ancora una volta gli incontri di Natale sono occasione per presentare la realtà di Haiti ai professionisti di Ernst & Young in tutta Italia che possono brindare al raggiungimento delle tappe programmate per il 2011 e ai nuovo traguardi futuri: ► Nuovo ciclo di formazione in Italia per altri collaboratori di Padre Rick, che visto il positivo esito del ciclo 2012 ha fortemente voluto aumentare il numero di allievi. Quindi nell‟estate 2011 saranno 9 gli allievi haitiani per i professionisti di EY; ► Allestimento Uffici Amministrativi nell’area commerciale attualmente in costruzione nell‟area di Tabarre. Ancora una volta l‟impegno di Ernst & Young si manifesta anche tangibilmente in territorio haitiano, costruendo lo spazio nel quale si muoveranno poi anche i professionisti formatisi in Italia; ► Invio della delegazione di Ernst & Young ad Haiti in novembre. Foto in alto: il cantiere dell’area commerciale a Tabarre - Haiti Foto in basso: un momento della consegna dei diplomi a Milano, luglio 2010 25