Cartografia Rara

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Cartografia Rara
Cartografia Rara
Catalogo 48
Antiquarius SRL
di Stefano Bifolco & Co.
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Donnus Nicolaus Germanus
(1420 – 1490 ca.)
1. Tabula Moderna Italie
Xilografia, 1482. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, in splendida
coloritura coeva, minimi restauri alla piega centrale, perfettamente eseguiti, per
il resto in ottimo stato di conservazione.
Rarissima carta a proiezione trapezoidale, tratta dall’edizione del 1486 della
Geographia di Ulm.
Donnus Nicolaus Germanus era un cartografo di origine tedesca attivo a Firenze
nella seconda metà del XV secolo. Sconosciute sono le sue origini, ma il nome
Donnus, diminutivo di Dominus, lascia intendere che si tratti di un monaco
benedettino probabilmente originario di Reichenbach. Pioniere della cartografia,
si dedicò allo studio della traduzione latina della Geographia di Tolomeo curata
da Jacopo Angelo. Nel 1466 il Germanus (Nicolaus Laurentii), che lavorava a
Firenze come cosmografo presentò in visione a Borso d’Este, duca di Ferrara, il
manoscritto di una Geographia, come visto a base dell’edizione di Bologna del
1477. Nel 1468 Nicolaus produsse la sua terza edizione della Geographia, questa
volta spostando la Groenlandia a nord della Scandinavia e l’Islanda a Nord
Ovest, alla stessa latitudine. A partire dalle mappe di questa terza versione di
Nicolaus, furono realizzate le edizioni a stampa della Geographia di Ulm del 1482
e 1486. Si tratta della prime edizioni stampate al di fuori dell’Italia. Il lavoro contiene 32 carte, delle quali cinque non di derivazione tolemaica, tutte realizzate, a
differenza delle versioni italiane, in silografia. Le incisioni su legno sono di
Johannes Schnitzer di Arnheim. L’opera è considerata come la più elaborata ed
importante edizione della Geographia, proprio perché per la prima volta erano
aggiunte alcune carte geografiche di fattura moderna, che servivano da paragone con quelle tolemaiche. La successiva ristampa del 1486, fu edita dal Reger, che
acquisì le matrici nel 1484 da Holle. Le matrici in legno furono ristampate senza
variazioni sostanziali; unico cambiamento è il testo al verso delle carte (dove è
tralasciata la decorazione) ed il titolo di ognuna, aggiunto nella parte superiore
della mappa. L’edizione del Reger per la prima volta introduce il Registrum
alphabeticum e il De locis et mirabili bus mundi, che diverranno molto popolari
tanto da essere inseriti nelle successive edizioni del Tolomeo di Roma del 1490 e
1507/8.
Magnifico esemplare di questa importante carta.
Bibliografia: Borri, L’Italia nelle Antiche Carte dal Medioevo all’Unità Nazionale, pp.
26-28; Almagià 6b, Perini, L’Italia e le sue regioni nelle antiche carte geografiche, p.
20. Dimensioni 550/520x365.
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Bernardo Silvano
(Eboli 1465 circa - ?)
2. Carta del mondo a forma di cuore
Xilografia a due colori, 1511. Magnifica prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva poi uniti, irregolarmente rifilata nella parte sinistra, restauri perfettamente eseguiti nella parte centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Rarissima carta geografica del mondo a forma di cuore tratta dalla Geografia di
Claudio Tolomeo, edita a Venezia da Bernardo Silvano da Eboli e Giacomo Peuci
da Lecco. Quest’edizione del libro di Tolomeo si differenzia totalmente dalle
altre stampate in Italia. Si tratta dell’unico trattato tolemaico avente le carte realizzate mediante intaglio nel legno, e stampato in due colori: rosso e nero.
Inoltre, contrariamente ad ogni altro atlante, fu realizzato sulle due facciate del
foglio come un vero e proprio libro. Dal punto di vista strettamente scientifico,
quest’edizione della Geografia mantiene dei canoni certamente arcaici, rifacendosi ai manoscritti quattrocenteschi, pertanto compiendo un passo indietro
rispetto a tutte le grandi innovazioni cartografiche del periodo. Tuttavia, alcuni
studiosi rimarcano il fatto che questa carta rappresenta l’originale tentativo di
correzione delle imperfezioni degli elementi tolemaici, in fusione con le nuove
concezioni idrografiche delle carte nautiche. Bernardo Silvano, geografo e umanista del Cinquecento nacque a Eboli intorno al 1465. Il suo nome era sconosciuto fino al secolo scorso perché fu confuso con quello del portoghese Bernard
de Silva - nato a Evora in Portogallo - probabilmente per l’erronea interpretazione dell’aggettivo “Eboliensis” per “Eborensis”, antico nome della città di
Evora. La sua opera più importante, un prezioso manoscritto in-quarto pergamenato contenente una raccolta di carte tolemaiche miniate dove all’ultimo
foglio si legge: “Ex officina: Bernardi Eboliensis, A.D. 1490 ”, è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi. Carta di grandissima rarità e di notevole
interesse storico.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of the World p. 35, 32. Dimensioni 560x410.
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Laurent Fries
(Alsazia 1490 ca. – Strasburgo 1532)
3. Orbis Typus Universalis Iuxta Hydrographorum Traditionem Exactissime Depicta.
1522. L.F.
Xilografia, 1522, firmata e datata in tavola. Magnifica prova, impressa su carta
vergata coeva, ampi margini, in perfetto stato di conservazione.
Laurent Fries nativo di Burgundy, si stabilì a Strasburgo, dove si hanno sue notizie come disegnatore per l’opera di Peter Apian pubblicata nel 1520. Il lavoro lo
portò ad entrare in contatto con l’editore Johannes Gruninger, che ebbe l’idea di
replicare la versione della Geographia di Tolomeo del Waldseemuller, edita sempre a Strasburgo nel 1513. Sotto la direzione di Fries, le mappe vennero ristampate, modificate ed arricchite con note storiche e figure allegoriche, leggende e,
a volte, con mostri marini. Vennero aggiunte tre nuove mappe, tra le quali questa carta marina del mondo, che rappresenta una delle prime mappe con la dicitura America. Rispetto alle altre carte della Geographia di Fries edita da Gruninger
nel 1522, tutte basate sul lavoro del Waldseemuller, questa mappa presenta
diversi elementi innovativi derivanti da fonti contemporanee, ed è monogrammata nel titolo con le iniziali dell’autore. La carta include le linee direzionali diagonali ed una inusuale cornice ornamentale che contiene i nomi dei venti.
Inghilterra e Scozia sono curiosamente rappresentate come due isole separate,
l’India come una doppia penisola. Il Sud America è incluso nella mappa, denominato appunto col toponimo America, e non contiene le informazioni relative
alla Terra del Fuoco, che Ferdinando Magellano fornì al suo ritorno in Europa
nel settembre del 1522, pochi mesi dopo la compilazione della mappa. Questo
esemplare proviene dalla Geographia del 1535, pubblicata da Michael Servetus,
che nel 1553 fu condannato al rogo dai Calvinisti con l’accusa di eresia. Le copie
di questo libro furono distrutte per volontà di Calvino.
Magnifico esemplare di questa affascinante carta.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of the World, 48; Nordenskiold, Facsimile Atlas,
XXXIX. Dimensioni 480x320.
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Laurent Fries
(Alsazia 1490 ca. – Strasburgo 1532)
4. Mappamondo Tolomaico
Xilografia, 1522. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, ampi margini, in perfetto stato di conservazione.
Carta del mondo tolemaico del Fries, per la prima volta edita nella Geographia di
Starsburgo del 1522. La mappa è una riduzione e copia della medesima opera
edita sempre a Strasburgo nel 1513 da Martin Waldseemuller. Tuttavia il Fries
inserisce in questa carta le coste settentrionali della Scandinavia, inserendole
addirittura oltre il bordo della scala graduata. Per il resto, la carta è la tipica raffigurazione tolemaica con la Scozia orientata ad Est, e le terre sub equatoriali
non rappresentate. La carta è racchiusa entro una decorativa cornice ornamentale con gli usuali putti che soffiano, a simbolo dei venti. Questo esemplare proviene dalla Geographia del 1535, pubblicata da Michael Servetus, che nel 1553 fu
condannato al rogo dai Calvinisti con l’accusa di eresia. Le copie di questo libro
furono distrutte per volontà di Calvino.
Magnifico esemplare di questa affascinante carta.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of the World, 47; Nordenskiold, Facsimile Atlas,
24. Dimensioni 460x295.
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Giacomo Gastaldi
(Villafranca 1500 circa – Venezia 1565)
5. Il vero ritratto di tutta l’Alamagna
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1552, firmata e datata in lastra in mezzo
a sinistra. Esemplare nel primo stato, con la data 1552. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “Leone” (Woodward 37, indicata come
tipica della tipografia di Giolito), con ampi margini, in perfetto stato di conservazione. Incisa da Enea Vico.
Rara ed importante mappa della Germania, nel suo primo stato. La mappa deriva dalla collaborazione tra il Gastaldi e Giolito de Ferrari, due piemontesi attivi
a Venezia. Dal punto di vista cartografico, è basata sulla carta dell’area - andata
perduta - di Heinrich Zell, realizzata nel 1549 o 1550. La sua forma trapezoidale, ricorda le carte della Geographia di Tolomeo, opera della quale Gastaldi realizzò una versione “tascabile” nel 1548. La mappa è assolutamente ricca di toponimi, ed influenzò tutta la cartografia del XVI secolo relativa alla zona, venendo
più volte ristampata ed aggiornata.
Gabriel Giolito de Ferrari è uno dei più attivi e conosciuti stampatori veneziani
del XVI secolo, e può essere considerato il miglior rappresentante di quel rinnovamento dei caratteri, nel senso di una maggiore leggerezza ed eleganza, che
verso il 1540 si era diffuso nelle tipografie veneziane, soprattutto nelle stamperie nuove (quelle di F. Marcolini, M. Tramezzino, Comin da Trino, V. Valgrisi, G.
Grifio). Giacomo Gastaldi ebbe il grande merito di utilizzare e diffondere nel
campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di
realizzare disegni molto più precisi e nitidi, favorendone una lettura più agevole. Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano, invece, usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Enea Vico (Parma 1523 – Ferrara 1567), è antiquario,
disegnatore, incisore e numismatico. Dopo aver acquisito una prima formazione letteraria e artistica in Parma, e forse conosciuto i principi del disegno alla
scuola di Giulio Romano, Enea si trasferisce a Roma nel 1541. Nella città pontificia lavora per Tommaso Barlacchi, stampatore che compare al suo fianco come
incisore in una serie di grottesche edite nel 1542. Nel clima classicheggiante ed
erudito della città, il suo stile si affina sui modelli di Perin del Vaga e di
Francesco Salviati, pur sempre interpretati secondo la lezione di Parmigianino.
Lasciata Roma per Venezia, il Vico soggiorna a Firenze presso Cosimo I per poi
stabilirsi a Venezia dove, a detta del Vasari, era andato nel 1557. Nel 1563 passa
al servizio di Alfonso d’Este, a Ferrara, rimanendovi fino alla morte avvenuta il
17 agosto 1567.
Meraviglioso esemplare di questa influente mappa della Germania.
Bibliografia: Karrow, Mapmakers of the 16th Century (1993) no. 30/70;
Ruge, Alteres kartographisches Material in deutschen Bibliotheken (1904-16) III, no.
29; Tooley, ‘Maps in Italian Atlases of the Sixteenth Century’ in Imago Mundi (1939)
3, no. 250. Dimensioni 355x260.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
6. La vera descritione di tutta la Francia et la Spagna e la Fiandra dove si veggono Le
Città, confini, Mari, Fiumi, et Porti che in esse si contengono. Le altre Parti de Essi circostanti vi son poste solo per dimostrare i termini di Esse con ogni diligentia fatte, et
misurate.
Incisione al bulino, 1554, datata in lastra in alto a destra. Magnifica prova, ricca
di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “frecce incrociate con stella” (Woodward 194), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in straordinario stato di conservazione.
Rarissima carta geografica raffigurante l’Europa occidentale con i territori compresi tra Spagna, Francia, Fiandre e Italia Settentrionale. Edita a Roma dal
Lafrery, la mappa rappresenta la prima carta moderna a stampa dell’area, e deriva dalla carta incisa sempre a Roma da Enea Vico nel 1542.
Stampatore ed editore, Antonio Lafrery fu attivo in Roma, dove dal 1553 al 1563
fu in società con Antonio Salamanca. Lafrery è noto soprattutto per le diverse
raccolte di stampe che mostravano architetture e sculture di Roma, selezionate
anche secondo il gusto del singolo acquirente, tutte accomunate dal titolo
Speculum Romanae Magnificentiae; analogamente, progettò raccolte di carte geografiche, tutte diverse per il numero e la tipologia di mappe inserite, con il frontespizio Geografia/Tavole moderne di geografia/de la maggior parte del mondo/di diversi autori/raccolte et messe secondo l’ordine/di Tolomeo/con i disegni di molte città et/fortezze di diverse provintie/stampate in rame con studio et diligenza/in Roma. Il progetto rappresenta il primo tentativo di atlante moderno, legando insieme carte geografiche che fino ad allora circolavano in fogli sciolti.
Bibliografia: Moreland & Bannister, Antique Maps, p. 67; Tooley, Italian Atlases,
207. Dimensioni 474x375.
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Antonio Floriano
7. Globo Terrestre
Acquaforte e bulino, circa 1555, “firmata” in lastra in alto a destra. Magnifica
prova, impressa su due fogli uniti di carta vergata coeva, con filigrana “aquila
nel cerchio con corona” (Woodward 55), con sottili margini consuete pieghe di
carta visibili al verso, piccoli strappi di carta perfettamente restaurati, per il resto
in ottimo stato di conservazione.
Fascinosa e non titolata carta geografica del mondo, edita a Venezia verso il
1555, incisa probabilmente da Paolo Cimerlino.
Antonio Floriano, originario di Udine, fu inizialmente pittore lavorando insieme
al fratello nell’ambito della bottega familiare (1545-1555); successivamente visse
a lungo a Vienna, presso l’imperatore Massimiliano II, operando come architetto militare (Thieme - Becker). Viveva ancora negli anni intorno al 1570.
Relativamente alla prima fase è rimasta menzione documentaria di un dipinto
su tavola del 1545, raffigurante Cristo, la Madonna, i ss. Marco ed Ermacora, “da
collocarsi sopra lo scanno dei Deputati della città allorche siedono in tribunale”
(Joppi, 1887). Di tale opera, come della pala scolpita e dipinta per la chiesa di S.
Martino a Rivalpo in Camia, non è rimasta traccia. È noto, inoltre, che Floriano
richiese al Senato di Venezia il privilegio di stampa per la sua carta geografica
del mondo. Nella lettera, Floriano motiva la richiesta con la volontà di diffondere questa insolita immagine del mondo, nei due emisferi, secondo una rappresentazione assolutamente nuova e originale. Concesso il privilegio – l’8 gennaio del 1555, viene data alle stampe questa incredibile carta del mondo a proiezione polare, raffigurante i due emisferi, entrambi suddivisi in 36 gore, comprendenti 10 gradi di latitudine ognuna. La mappa è basata sulla celebre carta
cordiforme di Gerard Mercator del 1538, di cui ricalca fedelmente la toponomastica, senza nessuna variazione. Anche la proiezione geografica delle singole
sezioni di globo è quella mercatoriana. Il grande merito del Floriano è l’aver
ideato questo nuovo sistema di raffigurazione su carta del globo terrestre. Agli
angoli superiori della mappa vi sono a sinistra il ritratto di Tolomeo, mentre a
destra quello dello stesso Floriano, in una sorta di autocelebrazione per l’impresa compiuta. Gli angoli inferiori ed i cartigli sono invece bianchi, significando
che non furono trovati mecenati, che avrebbero figurato quali dedicatari dell’impresa. Shirley sostiene che l’autore dell’incisione possa essere Paolo
Cimerlino, che nel 1556 realizzò anche una carta del mondo cordiforme derivante da Oronce Finè. Assemblate insieme le sezioni di ciascun emisfero, la carta
del Floriano formerebbe un Globo dal diametro di 25,7 centimetri.
Bellissimo esemplare di questa rarissima ed affascinante carta.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of The World, 99, plate 85, Rarity Index R;
Imago Mundi VI (1949), ‘Antonio Florian and his Mappemonde’ Rudolfo Gallo, pp.
35-38. Tooley, Italian Atlases, 23; Borroni Salvadori, Carte, piante e stampe storiche
delle raccolte Lafreriane della Biblioteca nazionale di Firenze, 3; Nordenskiold Collection
I, p.81, 48. Dimensioni 835x470.
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Giacomo Gastaldi
(Villafranca 1500 circa – Venezia 1565)
8. Opera di Iacomo Gastaldo piamontese cosmographo in venetia nella quale è descrutto
la regione del piamonte et quella di Monferra, con la maggior parte della riviera di
Genova…
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1556, firmata e datata in lastra in mezzo
a sinistra. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “corona con stella” (Woodward 265), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in
perfetto stato di conservazione. Leggera coloritura coeva.
Giacomo Gastaldi realizza una carta del Piemonte nel 1555, che viene intagliata
su legno da Matteo Pagano ed edita nello stesso anno a Venezia. L’opera rappresenta un pregevolissimo rilievo cartografico di incredibile precisione, ricco di
toponimi e nozioni idrografiche, ed è oggi conosciuta in un solo esemplare conservato a Firenze alla Biblioteca de’ Bardi. La carta ebbe un’incredibile fortuna,
e rappresentò il modello per molti lavori successivi. Lo stesso Gastaldi realizza
l’anno seguente, nel 1556, questa prima variante della mappa, stavolta incisa in
rame ed edita sempre a Venezia dal celebre stampatore Gabriel Giolito de
Ferrari. La mappa è leggermente più estesa a sud, dove presenta tutta la penisola di Portofino. La leggenda nel rettangolo in mezzo a sinistra è identica a
quella dell’edizione in legno, salvo la data. Come detto, l’opera ebbe numerose
repliche per tutto il resto del secolo e fu anche alla base della carta di Ortelius.
Almagià sottolinea come anche questa edizione in rame sia rarissima.
Gabriel Giolito de Ferrari, piemontese di origini come Gastaldi, è uno dei più
attivi e conosciuti stampatori veneziani del XVI secolo. Il Giolito può essere considerato il miglior rappresentante di quel rinnovamento dei caratteri, nel senso
di una maggiore leggerezza ed eleganza, che verso il 1540 si era diffuso nelle
tipografie veneziane, soprattutto nelle stamperie nuove (quelle di F. Marcolini,
M. Tramezzino, Comin da Trino, V. Valgrisi, G. Grifio). Giacomo Gastaldi ebbe il
grande merito di utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica
dell’acquaforte, che consentiva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, favorendone una lettura più agevole. Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano, invece, usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. La
carta è incisa da Fabio Licinio.
Meraviglioso esemplare in coloritura coeva.
Bibliografia: Tooley, Italian Atlases, 448; Almagià, Carte Geografiche a stampa di
particolare pregio o rarità dei secoli XVI e XVII esistenti nella Biblioteca Apostolica
Vaticana, p. 25, VII; L’Italia e le sue regioni nella bottega dell’incisore, 10; Collezione
Feltrinelli 994; Perini, L’Italia e le sue regioni nelle antiche carte geografiche, p. 44.
Dimensioni 505x380.
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Michele Tramezzino
(attivo a Venezia e Roma 1526 – 1576)
9. Candido lectori. Haec est illa insignis insula Creta : in medio ponto sita, centum urbibus clara, ab incolis iam curete dicta hodie Candia dicitur ...
Acquaforte e bulino, 1559, firmata e datata in lastra in basso. Magnifica prova,
impressa su carta vergata coeva con filigrana “tre tulipani in un cerchio con stella” (Woodward 121 databile al 1558), con ampli margini, in perfetto stato di conservazione.
Magnifica e rarissima carta geografica dell’isola di Creta, caratterizzata dalla
curiosa ed inusuale rappresentazione del mare, inciso da marcate linee realizzate al bulino. Il risultato è quello di una mare vivo, probabilmente nel tentativo di
rappresentarlo come agitato. La carta è la prima rappresentazione in rame dell’isola e segue il modello silografico di Matteo Pagano, realizzato a Venezia nel
1538. L’opera è datata 1559 ed è intagliata da Sebastiano dal Re. Il Tooley cita un
esemplare della collezione Beans con la data 1554, ma ci sentiamo di asserire che
si tratti di un refuso. Probabile invece che della mappa esista un esemplare del
1558, data l’evidente correzione della data nella lastra.
Sebastiano di Re, alle volte latinizzato con il nome di Sebastianus a Regiubus, era
originario di Chioggia come lui stesso amava firmarsi con l’aggettivo Clodiensis.
La sua attività calcografica si svolge principalmente a Roma tra il 1557 ed il 1563.
La sua prima opera cartografica è una mappa di Roma, copia dell’incisione di
Beatricetto edita dal Lafrery. Il suo nome è associato dal 1558 all’editore e mercante veneziano, ma attivo nella capitale, Michele Tramezzino, e di Pirro Ligorio.
Successivamente lavora anche per il figlio del Salamanca e per Bartolomeo
Faleti. Nel 1560 diviene membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon.
Tutte le opera cartografiche del Re sono relative al periodo 1557-1563 e sono relative alla collaborazione con il Tramezzino. Francesco e Michele Tramezzino, editori nativi di Venezia ma attivi in entrambe le città tra il 1526 ed il 1576. La loro
bottega calcografica era rivale di quella, egemone, di Salamanca e Lafrery.
Pertanto le mappe edite dalla tipografia Tramezzino ebbero una tiratura assolutamente ristretta.
Rarissima ed affascinante mappa di Creta, sconosciuta allo Zacharakis.
Bibliografia: Borroni Salvadori, Carte, piante e stampe storiche delle raccolte
Lafreriane della Biblioteca nazionale di Firenze p. 40, 113; Tooley, Italian Atlases , 174
Dimensioni 315x220.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
10. Regno di Napoli
Acquaforte e bulino, circa 1560, priva di data e firma. Esemplare nel primo stato
di quattro, avanti l’indirizzo di Claudio Duchetti. Magnifica prova, ricca di toni,
impressa su carta vergata coeva con filigrana “corona con stella” (Woodward
285), rifilata al rame, in eccellente stato di conservazione.
Il prototipo delle carte lafreriane del Regno di Napoli è la carta edita a Venezia
nel 1557 da Giordano Ziletti, seguita, o forse preceduta, dalla carta di Pirro
Ligorio edita a Roma da Michele Tramezzino nel 1558 (sebbene alcuni studiosi
sostengano che la carta sia del 1556). Il presente lavoro di Antonio Lafrery, databile al 1559/60, s’inserisce nell’ambito di quella concorrenza editoriale dell’epoca, relativa alla produzione cartografica a stampa. È infatti probabile che il
Lafrery, in concorrenza con Michele Tramezzino, faccia incidere questa lastra
ispirandosi al modello dello Ziletti. La differenza sostanziale rispetto alla carta
dello Ziletti sta nel fatto che questa mappa presenta la Sicilia notevolmente
tagliata, che è solo accennata , nella forma di un piccolo triangolo, con l’Etna e
Capo d’Orlando come confini. La carta ebbe quattro tirature, firmate da
Duchetti (1582), Pietro de Nobili (1590 circa) e Giovanni Orlandi (1602).
Stampatore ed editore, Antonio Lafrery fu attivo in Roma, dove dal 1553 al 1563
fu in società con Antonio Salamanca. Lafrery è noto soprattutto per le diverse
raccolte di stampe che mostravano architetture e sculture di Roma, selezionate
anche secondo il gusto del singolo acquirente, tutte accomunate dal titolo
Speculum Romanae Magnificentiae; analogamente, progettò raccolte di carte geografiche, tutte diverse per il numero e la tipologia di mappe inserite, con il frontespizio Geografia/Tavole moderne di geografia/de la maggior parte del mondo/di diversi autori/raccolte et messe secondo l’ordine/di Tolomeo/con i disegni di molte città et/fortezze di diverse provintie/stampate in rame con studio et diligenza/in Roma. Il progetto rappresenta il primo tentativo di atlante moderno, legando insieme carte geografiche che fino ad allora circolavano in fogli sciolti.
Magnifico e rarissimo esemplare.
Bibliografia: Tooley, Italia Atlases 404; L’Italia e le sue regioni nella bottega dell’incisore, 37. Dimensioni 465x335.
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Giacomo Gastaldi
(Villafranca 1500 circa – Venezia 1565)
11. Geographia particolare d’una gran parte dell’Europa, nuovamente descritta coi confini suoi…
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1560. Edita a Roma da Antonio Lafrery ed
incisa da Fabio Licinio. Meravigliosa prova, ricca di toni, impressa su due fogli
uniti di carta vergata coeva con filigrana “scudo con scala e stella” (Woodward
247), con margini, in eccellente stato di conservazione.
Foglio Sud-Ovest della grande carta in 4 fogli dell’Europa Occidentale, di
Giacomo Gastaldi. La mappa è edita dal Lafrery a Roma nel 1560, come si legge
nel foglio di Nord-Est, ed è incisa da Fabio Licinio, la cui firma appare sia nei
fogli di Nord-Est che di Sud-Est. Nelle raccolte “lafreriane”, i quattro fogli compaiono separati e quasi mai la mappa è presente nella sua integrità. È probabile
che il foglio in questione, raffigurante la parte meridionale della penisola con la
Sicilia, sia più comune degli altri, in quanto contenente la dedicatoria a Jacopo
Fuccari. Su alcuni esemplari il Licinio appone, dopo la firma, l’espressione “fecit
Venetiis”: ciò lascia ipotizzare che esista anche una versione della mappa stampata a Venezia, ipotesi che tuttavia non trova, per ora, conferma. Dal punto di
vista cartografico, la mappa si presenta ricchissima di toponimi. La carta della
Sicilia è una fedele derivazione della carta gastaldiana, fusa con la carta dell’isola edita da Lafrery.
L’enorme importanza di questa carta sta nel fatto che precede di un solo anno
l’uscita del più prezioso documento cartografico della penisola: la mappa
dell’Italia di Giacomo Gastaldi (Venezia 1561), sempre incisa dal Licinio. È evidente che il rilievo della parte meridionale sia identico a quello della carta del
1561.
Giacomo Gastaldi nacque, secondo il predicato che accompagna la sua firma
nella carta della Spagna del 1544, a Villafranca Piemonte (odierna provincia di
Torino), tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Sebbene annoverato tra i
maggiori cartografi del Cinquecento, le vicende della sua vita sono ignote fino
al 1539 quando il suo nome appare per la prima volta in una concessione di privilegio di stampa di un “lunario perpetuo”, oggi perduto. All’inizio degli anni
‘40, doveva essere già noto negli ambienti dotti perché cominciò a lavorare a una
serie di carte, dapprima pubblicate separatamente e poi confluite nell’edizione
italiana della Geografia di Tolomeo (Venezia 1548). Indiscusso permane il suo
apporto alla cartografia italiana: nel 1561 stampò una carta dell’Italia, in cui per
la prima volta il profilo delle coste è realizzato facendo riferimento a carte nautiche molto più precise di quelle dei secoli precedenti. Ebbe il grande merito di
utilizzare e diffondere nel campo della cartografia la tecnica dell’acquaforte, che
permetteva all’incisore di realizzare disegni molto più precisi e nitidi, consentendo una lettura più agevole di esse Quasi tutti i cartografi antecedenti avevano invece usato la tecnica della xilografia, molto meno precisa. Gli furono attri- 24 -
buite centonove carte geografiche, in cui rappresentò praticamente tutto il
mondo. Considerato, a torto e per lungo tempo, un mero discepolo del Ramusio,
mentre ad ambedue si deve l’uscita della geografia dal tolemaismo, Gastaldi
venne riscoperto dopo l’Unità italiana. Alla fine del XIX secolo A.E.
Nordenskjöld lo pose al vertice della cartografia europea cinquecentesca, e cinquant’anni dopo Almagià, tuttora il suo maggiore studioso, ne ricostruì una
valida biografia.
Meraviglioso esemplare.
Bibliografia: Tooley, Italian Atlases, 28; Borroni Salvadori, Raccolte, 258; Almagià,
MCV, II, p. 28; Bella, Cartographia Rara, p. 76, 68. Dimensioni 540x485.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
12. Sicilia Insularum Omnium cut inquit Diodorus optima et Mediterrane Maris maxima; frumenti, vini, olei, aquarum / salubrium, omnis generis fructuum, et aliarum
rerum usni / humano necessarium fertilissima; Antiquitus Pop. Rom. horreum / dicebatur. Habet in circumitu millia passuum DCC. olim Tri= / nacria appellata est, quod tria
acra, hoc est tria cacumina / habeat, Nam tribus promontoriis in diuersa procurrit, quorum / qui in meridiem uergit Pachynus, alter, qui ad Septentrionem / Spectat Italiam
uersus, Pelorus, Tertius, qui uersus Africam / est, lilybeus superioribus aetatibus nominabatur. Nunc a Siculo / Neptuni filio Sicilia nominatur. In ea sunt celeberrimæ Vrbes
/ Messana et Panbormus Metropoles, Monsregalis Archiepiscopalis / Syracusæ, cathania, et Agrigentum Episcopales. Qua’ omnia / longe diligentius in hac pagella, quam
unquam hactenus fuerint / excusa sunt. Ad communem quoque studiosorum vtilitatem,
omnium / Siciliæ locoru[m] nomina tam antiquis, quam recentioribus / saeculis usurpata, in altera Tabella adijci / curauimus.
Acquaforte e bulino, circa 1560, priva di data e firma. Esemplare nel primo stato
di tre, prima dell’indirizzo di Paolo Graziani. Magnifica prova, ricca di toni,
impressa su carta vergata coeva con filigrana “pellegrino nel cerchio”
(Woodward 6), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in eccellente stato
di conservazione.
La carta della Sicilia edita a Roma da Antonio Lafrery è basata sul modello
gastaldiano del 1545. La carta ebbe un notevole successo e fu ristampata, senza
varianti, da Paolo Graziani (1582) e da Giovan Battista de Cavalleris (1590 circa).
Tooley stranamente non riconosce il Lafrery come editore della mappa, citando
tuttavia un foglio a stampa a corredo di questa mappa denominato Siciliae locorum nomina antiquis recentiorbusq. Si tratta di una sorta di legenda che veniva
stampata separatamente dalla mappa; il fatto costituisce praticamente un unicum nelle cartografia romana del XVI secolo.
Stampatore ed editore, Antonio Lafrery fu attivo in Roma, dove dal 1553 al 1563
fu in società con Antonio Salamanca. Lafrery è noto soprattutto per le diverse
raccolte di stampe che mostravano architetture e sculture di Roma, selezionate
anche secondo il gusto del singolo acquirente, tutte accomunate dal titolo
Speculum Romanae Magnificentiae; analogamente, progettò raccolte di carte geografiche, tutte diverse per il numero e la tipologia di mappe inserite, con il frontespizio Geografia/Tavole moderne di geografia/de la maggior parte del mondo/di diversi autori/raccolte et messe secondo l’ordine/di Tolomeo/con i disegni di molte città et/fortezze di diverse provintie/stampate in rame con studio et diligenza/in Roma. Il progetto rappresenta il primo tentativo di atlante moderno, legando insieme carte geografiche che fino ad allora circolavano in fogli sciolti.
Bibliografia: Tooley, Italia Atlases 519, Dufour/Lagumina, Imago Siciliae, p. 77;
Almagià, Monumenta Cartographica Vaticana, p. 23; Borroni Salvadori, pp. 24/25,
64; L’Italia e le sue regioni nella bottega dell’incisore, 41; Collezione Feltrinelli 1066.
Dimensioni 495x370.
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Girolamo Ruscelli
(Viterbo 1504 – Venezia 1566)
13. Carta Marina Nuova Tavola
Acquaforte e bulino, circa 1561. Magnifica prova, impressa su carta vergata
coeva, con margini, in perfetto stato di conservazione. Esemplare in meravigliosa coloritura coeva.
La mappa di Ruscelli è molto interessante per la sua rappresentazione dei cinque
continenti conosciuti, legati tra loro come una superficie continua. Questa mappa
presenta una proiezione della superficie terrestre già piuttosto obsoleta ai tempi
della sua pubblicazione. Già in precedenza, altri cartografi, partendo da Matrin
Waldseemuller nel 1507, avevano messo in dubbio l’affermazione di Colombo
secondo cui Asia e America formassero un unico continente. I viaggi di
Magellano e di altri esploratori, che permisero di conoscere definitivamente la
reale estensione dell’oceano Pacifico, diedero ulteriore sostegno a tali dubbi, sebbene lasciassero aperta la possibilità di una connessione America-Asia a settentrione. Intorno alla metà del XVI secolo, tuttavia, anche questa ultima ipotesi
venne completamente screditata, per essere rimpiazzata dall’idea di un ipotetico
“stretto di Anian”. Altra interessante caratteristica di questa mappa è l’intreccio
di “linee dei sestanti” radianti da 16 punti focali. Il sestante era uno strumento
indispensabile per misurare e tracciare, la rotta di navigazione. In questo caso, le
linee tracciate sulla mappa sono esclusivamente ornamentali e illustrative, in
quanto la carta è troppo piccola per poter essere funzionale. Carta tratta dalla
Geographia di Claudio Tolomeo, a cura del Ruscelli, pubblicata in Venezia in più
edizioni tra il 1561 ed il 1598. La carta è basata sulla medesima opera di Giacomo
Gastaldi (1548), che probabilmente disegnò personalmente anche queste mappe,
incise dai fratelli Livio e Giulio Sanuto. La peculiarità di queste mappe è che sono
incise due per lastra e successivamente tagliate, di conseguenza il segno del rame
appare solo su tre lati per ogni mappa. Il testo di Ruscelli e le sue carte sono considerate come il miglior atlante moderno fino alla prima versione del Theatrum
Orbis Terrarum di Ortelius del 1570. Solo la loro enorme diffusione ne impedisce
una valutazione sostenuta nel mercato antiquario.
Girolamo Ruscelli, (Viterbo 1504 – Venezia 1566) erudito e poligrafo nativo di
Viterbo, si formò a Roma ma si trasferì ben presto nel Veneto dove curò, per la
tipografia Valgrisi, le edizioni di numerosi classici italiani. Ruscelli fu anche il
curatore della versione riveduta e ampliata della Geographia di Tolomeo, stampata a Venezia svariate volte tra il 1561 e la fine del secolo. Le mappe sono basate su quelle catalogate da Giacomo Gastaldi per l’edizione veneziana del 1548,
ed incise dai fratelli Sanuto.
Gli esemplari delle carte del Ruscelli in coloritura coeva sono assolutamente
rarissimi.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of the World, 111. Dimensioni 260x195.
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Giacomo Gastaldi
(Villafranca 1500 circa – Venezia 1565)
14. La Descrittione della prima parte dell’Asia con i nomi antichi & moderni di Jacopo
Gastaldi Piemontese cosmografo.
Acquaforte e bulino, 1561, firmata e datata in lastra in alto nel cartiglio.
Magnifica prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva uniti con filigrana
“losanga con stella a sei punte in un cerchio” (Woodward 289), con margini su
tre lati, rifilata al rame e con margine coevo aggiunto a sinistra, in straordinario
stato di conservazione.
Primo foglio della celebre carta murale dell’Asia di Giacomo Gastaldi, qui nella
replica romana di Antonio Lafrery. La carta raffigura il Medio Oriente, con l’isola di Cipro ed il Mar Nero. La mappa di Gastaldi, edita a Venezia, venne iniziata nel 1559, anno in cui fu pubblicato il primo foglio solamente, seguito poi, nel
1561 dagli altri due. Nella sua versione originale, la carta del Gastaldi è estesa
fino all’equatore, quindi gran parte delle isole dell’arcipelago indonesiano non
vi sono incluse. Successivamente, nel 1565, Paolo Forlani realizza un’appendice
della mappa, in due fogli, completando la parte sub-equatoriale mancante. La
mappa di Gastaldi ebbe immediatamente una grande eco, imponendosi subito
come modello della cartografia del continente. Già nel 1561 Lafrery ne realizzò
una replica romana incisa da Jacob Bos, seguita da quella di Girolamo Olgiato,
edita a Venezia intorno al 1570, e da quella del De Jode, databile tra il 1570 ed il
1573.
Data la grande rarità dei fogli e la loro difficile comparazione rimane particolarmente difficile distinguere la prima versione di Gastaldi, incisa da Fabio Licino,
dalla seconda versione, incisa dal fiammingo Jacob Bos. La versione romana è
assolutamente più famosa in quanto riprodotta da Nordenskiold e studiata da
Almagià.
Magnifico esemplare di questa elegante mappa del Medio Oriente.
Bibliografia: Nordenskiold, Periplus I, p.104; Borroni Salvadori, Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane della Biblioteca nazionale di Firenze, 129; Meurer,
The Strabo Illustrated Atlas, 105; Tooley, Italian Atlases , 46; Suarez, Early Mapping
of Southeast Asia, pp. 130-131. Dimensioni 735x485.
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Paolo Forlani
(attivo a Venezia 1560-1574)
15. Al Ecc[ellentissi],mo Philosopho, Mathematico, Medico, et Cauallier aureato, beniemerito Guardiano grande della / Scola de .S. Marco: jl Sig:or Thomaso Rauenna Suo
Sig:or et patron Singularissimo. / Se coloro che donano, ò dedicano le cose loro, Mag:co
et Ecc:mo Sig:or mio: hauessero riguardo á chi donano: alla cosa donata, et á loro stessi:
senza dubbio alcuno si uedrebbono le cose delle lettre, et altre intorno alle dedicationi
co[n] piu p[ro]portionato ordine di quel che sono distribuite, é cosi ciascuno hauarebbe
inció la meritata parte sua: et le cose, ó non si dedicherebbono ad alcuno ó acoloro che di
quelle hanno cognitione, et di esse si dilettano molto. La onde considerando jo questo:
essendo per dare in luce la descrit tione dell’Africa una delle principali parte del Mondo
co[n] tutti i suoi termini, et confini (Regione cosi famosa) et mai fin qui data fuori da
altri per se sola, et se pur ancho data accompagnata: non mai cosi copiosa di nomi, ne
secondo che haggi di in esser si uede. Ho uoluto far la uscir fuori sotto l’honorato, nome
.uro. Mag:co et Ecc:mo Sig:or mio: conoscendo di osseruare quella proportione che di
sopra dissi, dedicando la cosa a degno di maggior dedicatione; per molti rispetti, per tanto
á uoi Mag:co et Ecc:mo mio Sig:or rap[re]sento, dono, et dedico questa noua descrittione: pregandola si degni accettarla, non hauendo rispetto alla bassezza del dono, ma alla
cortesie ura. et al grande animo mio: il quale se potesse donarli la Regione propria, non
che la descrittione: non scemaria ponto la inclinatione in u[ost]ra. Mag:ca laquale so non
sdegnara d’accettami nel numero de suoi seruittori. da Venetia il di .9. di maggio .M. D.
LXII. Di V[ost]ra Mag.a Ecc.ma perpetuo seruitor Paulo Forlani Veronese.
Acquaforte e bulino, 1562, firmato e datato in lastra nel cartiglio. Esemplare nel
primo stato di due, prima che della correzione della data al 1566. Magnifica
prova, impressa su due grandi fogli di carta vergata coeva da unire, con filigrana
della “ruota” (Woodward 185), ampli margini, in perfetto stato di conservazione.
La prima carta dell’Africa della scuola lafreriana, che precede di due anni la
carta murale di Giacomo Gastaldi. Assolutamente misterioso il motivo per il
quale Paolo Forlani riuscì ad avere l’autorizzazione a pubblicare questa mappa
dell’Africa, che deriva in tutto dalla carta murale manoscritta di Giacomo
Gastaldi, realizzata nel 1549 come decorazione di Palazzo Ducale a Venezia. In
realtà l’autorizzazione forse non fu mai rilasciata e la dedica nel cartiglio della
mappa a Tommaso Ravenna, capo della Scuola di San Marco, lascia presupporre che probabilmente Forlani riuscì a tradure a stampa le informazioni cartografiche della mappa di Gastaldi, ignorando la volontà dell’autore. Giacomo
Gastaldi iniziò a lavorare alla mappa dell’Africa verso la fine del quarto decennio, nel periodo della collaborazione con il Ramusio, per il quale disegnò diverse mappe del continente, inserite nel celebre Delle Navigationi et Viaggi. La carta
del Forlani, tuttavia, contiene diversi aggiornamenti nei toponimi, con numerose aggiunte specialmente nella parte meridionale dell’Africa.
Prima mappa incisa in rame del continente.
Bibliografia: Betz, Maps of Africa, 6; Woodward: Paulo Forlani, 10.01; Karrow,
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Mapmakers, 30/98.1; Novacco, Cartografia Rara, 2; Tooley, Italian Atlases , 67;
Borroni Salvadori, Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane della
Biblioteca nazionale di Firenze, 123; Meurer, The Strabo Illustrated Atlas, 116.
Dimensioni 450x600.
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Ferdinando Bertelli
(attivo a Venezia 1561 – 1574)
16. Britannia Insula quae duo Regna continet Angliam et Scotiam cum Hibernia adiacente
Acquaforte e bulino, 1561, firmata e datata in lastra. Magnifica prova, impressa
su carta vergata coeva con filigrana della “ruota” (Woodward 185), con ampli
margini, in perfetto stato di conservazione.
Carta geografica di Gran Bretagna ed Irlanda, replica veneziana della carta del
Lily.
George Lily, era un religioso cattolico che durante la disputa tra il Papa ed Enrico
VIII fu costretto all’esilio a Roma, dove collaborò con l’editore Michele
Tramezzino. È l’autore della prima mappa, pubblicata separatamente, raffigurante le isole britanniche nel loro complesso. La mappa di Lily, è edita per la
prima a Roma nel 1546. Le fonti cartografiche sono la mappa di Sebastian
Münster del 1540, e forse anche un manoscritto prodotto intorno al 1535 conosciuto come la Cotton Map, ora alla British Library, benché la carta del Lily contempli un numero maggiore di informazioni e toponimi. Pubblicata a Roma da
Michele Tramezzino, è incisa da Nicolas Beatrizet. Di assoluta rarità, è orientata con il Nord a destra. La mappa ebbe un grande successo e subito furono realizzate diverse repliche: una a Londra nel 1556 da Thomas Geminus; una a
Roma, sempre nel 1556, dal Maestro in nome di Gesù (anonimo monogrammista che si firmava con la sigla IHS) ed infine questa replica veneziana di
Ferrando Bertelli del 1561. Queste mappe sono tutte orientate con il Nord in alto,
per adeguarsi alla più usata e ordinaria convenzione cartografica. La carta del
Bertelli reca due date, sia 1561 che 1562, lasciando presupporre che ne esista una
tiratura antecedente che, tuttavia, è sconosciuta. Secondo Woodward la carta è
incisa da Paolo Forlani.
Bellissimo esemplare.
Bibliografia: Woodward, Forlani, 12; Shirley, British Isles, I, 70 (pl. 38); Tooley,
Italian Atlases, 272; Meurer, The Strabo Illustrated Atlas, 6. Dimensioni 347x477.
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Ferdinando Bertelli
(attivo a Venezia 1561 – 1574)
17. La vera et ultima discrettione dilla Lombarda et dal molti errori coreta in Venetia
l’anno M.D.LXIIIII
Acquaforte e bulino, 1563, firmata e datata in lastra in basso a sinistra.
Esemplare nel secondo stato di tre, con la data 1565. Bellissima prova, impressa
su carta vergata coeva con filigrana “giglio nel doppio cerchio” (sconosciuta a
Woodward), con ampi margini, in ottimo stato di conservazione.
Carta geografica raffigurante il Nord della penisola, con il corso del Po da Casale
all’Adriatico; i confini meridionali includono Forlì, mentre quelli settentrionali
tutto il lago di Como e la laguna veneta sino a Portogruaro. Woodward attribuisce la lastra al Forlani, anche se, a tutti gli effetti, può essere considerata cartograficamente come opera di Giacomo Gastaldi. Il modello sulla quale si basa, è
la carta edita a Roma nel 1556 da Vincenzo Luchini, anche se topograficamente
riprende la carta incisa a silografia nel 1520 circa da Luca Antonio de Hubertis.
Sebbene conosciuta in un solo stato, le ultime due cifre della data posta nel cartiglio, di misura diversa rispetto alle altre, lasciano supporre che esista, sconosciuta a tutti i repertori o forse mai pubblicata, una prima stesura del 1563. Nello
studio sulle carte lafreriane che sto conducendo ho riscontrato che della lastra
esiste un terzo stato edito da Andrea Bertelli nel 1592.
La famiglia Bertelli rappresenta il gruppo più folto di editori, incisori, cartografi e mercanti di stampe del XVI secolo. Il più produttivo fu Ferrando Bertelli, attivo tra il 1560e il 1570, ma le mappe dell’ultimo quarto del secolo sono conosciute con le firme di Andrea, Donato, Lucca, Nicolò e Pietro. In seguito, carte di
Ferrando furono ristampate da Donato e Andrea Bertelli, con il quale non si può
stabilire se vi fossero rapporti di parentela, e da Donato Rascicotti.
Magnifico esemplare.
Bibliografia: Tooley, Maps in Italian Atlases of Sixsteenth century, 353; Almagià,
Monumenta Cartographica Vaticana, Carte Geografiche a Stampa, pag. 28; Perini,
L’Italia e le sue regioni nelle antiche carte geografiche, p.51/54; Meurer, The Strabo
Illustratus Atlas, p. 69, 67 II/II; Terre di Langobardia 6. Dimensioni 445x305.
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Ferdinando Bertelli
(attivo a Venezia 1561 – 1574)
18. Nova Discrittione di Tutto il Territorio de Roma. In Venetia M.D.LXIII
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1563, firmata e datata in lastra in basso a
destra. Esemplare di primo stato di due, avanti l’indirizzo di Donato Bertelli.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “orso nel cerchio
con stella” , rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo stato di conservazione.
La carta del Lazio di Bertelli/Forlani è una derivazione della carta di Eufrosino
della Volpaia del 1547, rispetto alla quale, però, descrive un più ampio territorio
che comprende quasi completamente l’odierna regione. L’opera rappresenta
uno dei più evidenti esempi di collaborazione tra cartografi, editori ed incisori
nelle botteghe calcografiche veneziane del XVI secolo. Le firme apposte nel cartiglio, a forma di targa rettangolare con fregi, posto in basso a destra, evidenziano nel cartografo Paolo Forlani l’autore della lastra e in Ferrando Bertelli l’editore. La carta costituisce altresì un esempio della forte concorrenza tra le due
maggiori botteghe calcografiche europee del periodo, quelle di Roma e Venezia.
Almagià descrive l’opera come “fedele derivazione della carta Territorio di
Roma del 1559, con omissione delle rete stradale”; Perini la descrive come la
prima delle contraffazioni veneziane ad opera dei Bertelli (esiste infatti una tiratura di Donato Bertelli datata l’anno seguente, 1564).
Magnifico esemplare.
Bibliografia: Tooley, Maps in Italian Atlases of Sixsteenth century, 480; Almagià,
Monumenta Cartographica Vaticana, Carte Geografiche a Stampa, pag. 93, 23; Perini,
L’Italia e le sue regioni nelle antiche carte geografiche, p. 109; Meurer, The Strabo
Illustratus Atlas, p. 69, 55; Bella, Collezione Novacco, 72; Woodward, Forlani, 23.
Dimensioni 460x312.
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Paolo Forlani
(attivo a Venezia 1560-1574)
19. Universale Descrittione Di Tutta la Terra Conosciuta Fin Qui
Acquaforte e bulino, 1565, firmata in lastra. Esemplare nel quinto stato di sette
con la data 1571. Bellissima prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva
uniti con filigrana “corona a 5 punte con trifoglio” (Woodward 259), con sottili
margini, piccoli interventi di restauro nella parte inferiore, perfettamente eseguiti, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Grande mappamondo in due fogli. Paolo Forlani fu il principale e più attivo
esponente della scuola cartografica italiana nel sesto decennio del XVI secolo.
Tra il 1560 ed il 1570 egli realizzò ben 4 carte del mondo, tra le quali questa è
quella in scala maggiore. Tutti i mappamondi di Forlani derivano per informazioni cartografiche dalla grande carte di Giacomo Gastaldi del 1546. Per ordine
cronologico, questa mappa è conosciuta come la Forlani 3 ed è realizzata per l’editore Ferrando Bertelli. Il titolo è lo stesso della precedente versione del 1562,
ma in questa versione del mappamondo il Forlani aggiunge un’estesa massa di
terra meridionale, denominata Terra Incognita, popolata da diversi animali e raffigurata con numerose ed immaginarie montagne. La carta del Forlani traduce
la pioneristica idea del Gastaldi di dividere i continenti Asia ed America, rappresentando lo stretto di Anian oggi Bering, sebbene non venga nominato. La
mappa ebbe un grande successo e quindi ristampata più volte: sono conosciuti
ben 7 stati della carta del Forlani/Bertelli. La differenza tra le varie edizioni consiste quasi solamente nella variazione del testo in basso a sinistra. Questo esemplare di V stato presenta la lastra completamente reincisa, tranne le figure degli
animali in basso che sono quasi scomparse.
Uno dei capolavori della cartografia.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of The World, 115; Tooley, Italian Atlases, 11;
Woodward, Paulo Forlani, 35.05; Meurer, The Strabo Illustrated Atlas, p. 16, 2
V/VII; Borroni Salvadori, Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane
della Biblioteca nazionale di Firenze, 269. Dimensioni 835x470.
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Cinque importanti mappe di Malta
Le vicende dell’isola di Malta, la costruzione della città fortificata, la guerra contro i Turchi e il celebre Assedio dell’isola, costituiscono motivo di grande interesse nella civiltà rinascimentale europea, tanto da produrre una relativa cospicua letteratura e soprattutto una notevole produzione iconografica del susseguirsi degli eventi. Il Grande Assedio di Malta del 1565 rappresenta una pietra
miliare nella storia delle isole maltesi, e anche un punto di svolta nella guerra tra
i cristiani contro le forze dell’Impero Ottomano, conclusa con la celebre battaglia
di Lepanto nel 1571. Nonostante queste due sconfitte catastrofiche, i Turchi continuarono a fare incursioni lungo le coste del Mediterraneo occidentale per il
resto del secolo, dopo aver recuperato Cipro dai Veneziani e Tunisi dagli
Spagnoli, ma il declino del loro impero era ormai annunciato. L’Assedio di
Malta, che durò da maggio a settembre 1565, fu seguito con trepidazione non
solo a Napoli, Roma e Venezia, ma anche a Vienna, Londra e Madrid, a Parigi,
Anversa e Bruxelles. La notizia della lentezza degli assedianti e della disperata
difesa dell’isola raggiunse la Sicilia attraverso sia le lettere scritte dal Gran
Maestro Jean de La Valette- Parisot – eponimo della città di La Valletta, sia i bozzetti di battaglie spediti dai Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni e le Relationi,
scritte da soldati o marinai. Scene e mappe dell’assedio furono realizzate in
Francia, Germania, Spagna e Italia per raccontare in immagini le diverse fasi
della strenua resistenza di Malta contro le forze armate della Mezzaluna. In
Italia i principali centri di produzione furono Roma e Venezia. Data la finalità
essenzialmente informativa di questi lavori, gli acquirenti non sempre si curavano della loro conservazione, ragione per cui sono oggi di incredibile rarità.
Albert Ganado, il maggiore esperto di cartografia maltese, elenca oltre 60 lavori
cartografici sull’isola, nelle loro varie diverse ristampe, concentrati nel brevissimo spazio di soli 10 anni.
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Battista Angolo del Moro /Ferrando Bertelli – Ritratto di Giovanni da Valletta – Venezia
1565
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
20. Li porti dell’Isola di Malta con la Pianta della nova Cittade dove habiteranno quelli
che stanno hora nel Borgo qui disegnato.
Acquaforte e bulino, 1563, datata in lastra in basso a destra. Magnifica prova,
impressa su carta vergata coeva con filigrana “aquila nel cerchio con corona”
(Woodward 55), rifilata al rame e con margini coevi aggiunti, in perfetto stato di
conservazione.
Prima rappresentazione a stampa del porto dell’odierna La Valletta, stampata a
Roma e probabilmente opera della tipografia Salamanca & Lafrery, nel periodo
in cui Lafrery collaborava con il figlio di Antonio Salamanca, Francesco. L’opera
è basata sul manoscritto di Bartolomeo Genga del 1558, il progetto originale per
la città fortificata. Della mappa venne subito realizzata una replica a Venezia
nello stesso anno e costituì il prototipo di diverse mappe dell’Assedio del 1565
di Zenoi, Lafrery stesso e Glaser. Nel 1566 il Lafrery usò la lastra e la aggiornò il
disegno della cittadella fortificata del progetto di Genga con quello di Francesco
Laparelli.
Rarissima prima pianta del porto di La Valletta.
Bibliografia: Ganado, Valletta Città Nuova, A Map History (1566-1600), pp366-8,
14; Ganado, A study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of Malta of
1565. Dimensioni 415x282.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
20. Ultimo disegno delli forti di Malta venuto nuovamente..
Acquaforte e bulino, 1565, firmata e datata in lastra nel cartiglio. Esemplare nel
rarissimo primo stato di quattro. Magnifica prova, impressa su carta vergata
coeva con filigrana “aquila nel cerchio con corona” (Woodward 55), rifilata al
rame e con margini coevi aggiunti, in perfetto stato di conservazione.
Pianta dell’assedio del 1565 all’odierna La Valletta, realizzata nell’agosto del
1565, come dichiarato nel cartiglio Ant. Lafrej Romae formis 1565 de mese Augusti.
Della lastra esiste un secondo stato sempre edito nell’agosto del 1565, un aggiornamento costituito da nuove informazioni giunte al Lafrery che riferivano della
costruzione di un ponte di barche all’interno di Dockyard Creek. Il primo stato
della lastra quindi ebbe una bassissima tiratura, ed è pertanto rarissimo: ne sono
conosciuti solo 10 esemplari nelle raccolte lafreriane. La mappa, forse per la sua
incredibile bellezza, ebbe due tirature successive curate da Giovanni Orlandi
diversi decenni dopo.
Meraviglioso esemplare di questo importante documento.
Bibliografia: Ganado, A study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of
Malta of 1565, pp. 237/246, 50; ; Tooley, Italian Atlases, 384 ; Dimensioni 510x355.
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Giovanni Battista Pittoni & Nicolò Nelli
20. Il Porto di Malta
Acquaforte e bulino, 1565, firmata e datata in lastra in basso a destra. Esemplare
nel secondo stato di due, con il ritratto di Giovanni da Valletta aggiunto in basso
a destra, il primo stato della lastra può tuttavia essere considerato come una
prova di stampa. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana
non leggibile, con margini, in ottimo stato di conservazione.
Nicolò Nelli è autore di diverse mappe e piante di Malta e La Valletta. Secondo
Albert Ganado, il maggiore studioso della cartografia di Malta, questa mappa
non è originale di Nelli, ma realizzata usando e alterando la lastra dell’opera di
Giovanni Battista Pittoni del luglio del 1565. Sempre secondo Ganado, la mappa
sarebbe stata realizzata nell’ottobre dello stesso anno. Nelli modifica la lastra
incisa dal Pittoni per raffigurare la battaglia dell’ 11 settembre 1565, in cui le
truppe cristiane guidate da Ascanio della Corgna e Don Alvaro de Sande sconfissero i Turchi che fuggirono dall’isola.
Il ritratto raffigura padre Jean de La Vallette-Parisot , il quarantanovesimo Gran
Maestro del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, eponimo della
capitale di Malta, nominato nel 1557 per difendere l’isola dagli Ottomani.
Questa è l’unica mappa degli assedi che include il ritratto di Giovanni da
Valletta, ed è assolutamente rarissima.
Bibliografia: Ganado, A study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of
Malta of 1565, pp. 30/36, 9. Dimensioni 450x315.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
20. Disegno dell’Isola di Malta con li porti et forti come al presente si vede cavato dalli
disegni mandati da Malta et insieme del Campo de infedeli dal quale hora si trova assediata, Il tutto annotato per Alphabeto.
Acquaforte e bulino, 1565, firmata e datata in lastra nel cartiglio. Esemplare nel
rarissimo secondo stato di tre. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva
con filigrana “aquila nel cerchio con corona” (Woodward 55), rifilata al rame e
con margini coevi aggiunti, in perfetto stato di conservazione.
Magnifica mappa dell’isola di Malta, raffigurata durante l’assedio dell’armata
turca del giugno 1565. L’isola è interamente circondata da una flotta navale, e nel
porto dell’odierna capitale sono disegnate le scene di guerra. La mappa è un
secondo stato della lastra anonima, ma attribuita alla bottega di Lafrery, sempre
edita nel giugno del 1565. La differenza è nel titolo e nel nome dell’editore
aggiunto, e soprattutto nell’aggiunta del campo d’assedio delle truppe turche,
posto nella parte meridionale della città fortificata. L’opera ebbe una terza stesura, postuma, a cura di Pietro De’ Nobili, probabilmente per motivi commerciali legati alla bellezza della carta. Ganado suggerisce quale incisore della lastra
Nicola Beatrizet, francese attivo a Roma.
Bibliografia: Ganado, A study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of
Malta of 1565, pp. 208/228, 47; Tooley, Italian Atlases, 360; Borroni Salvadori,
Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane della Biblioteca nazionale di
Firenze, 96. Dimensioni 518x377.
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Antonio Lafrery
(Verleger 1512 - Roma 1577)
20. Nuovo disegno dell’Isola di Malta et suoi forti Con li Isola di Comino, Gozo et
altre Isole vicine.
Acquaforte e bulino, 1565, firmata e datata in lastra nel cartiglio. Esemplare nel
rarissimo primo stato di quattro. Magnifica prova, impressa su carta vergata
coeva con “giglio nel cerchio” (Woodward 97), rifilata al rame e con margini
coevi aggiunti, in perfetto stato di conservazione.
Mappa dell’arcipelago maltese con le coste settentrionali dell’Africa, parte della
Sicilia e della Sardegna. L’isola di Malta è rappresentata fuori scala, molto più
grande del resto delle altre zone incluse, probabilmente rappresentate solo per
inquadrare la posizione geografica dell’isola. L’opera è datata da Ganado tra la
fine di settembre ed ottobre del 1565; l’isola è presidiata da numerose barche,
tutte con il simbolo della croce cristiana, a significare così la fine dell’assedio
turco. La forma geografica dell’isola riprende un modello del settembre 1565,
una mappa anonima edita a Roma dalla tipografia Palombi, presso S. Agostino a
linsegna della Palomba (Ganado 23).
Bibliografia: Ganado, A study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of
Malta of 1565, pp. 257/261, 56; Tooley, Italian Atlases, 377; Borroni Salvadori,
Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane della Biblioteca nazionale di
Firenze, 104. Dimensioni 450x377.
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Bolognino Zaltieri
21. A’ lettori. Eccovi la Boemia di nuovo minutamete descritta co tutte le sue Città,
Castelli et Ville. Ella è come si vede tutta circondata di Monti et di Selve, et dal fiume
Albi nel più bagnata. La Città principale in essa è Praga. E’ sottoposta alla casa
d’Austria.
Incisione ad acquaforte e bulino, circa 1565/70, firmata in lastra in alto a sinistra.
Magnifica prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva uniti con filigrana
“scudo con albero” (Woodward 131), con sottili margini, in perfetto stato di conservazione.
La carta geografica della Boemia edita a Venezia da Bolognino Zaltieri è molto
probabilmente databile al periodo 1565/70, come tutte le opere conosciute dello
Zaltieri, alcune delle quali datate. La filigrana presente in questo esemplare,
secondo Woodward databile al 1565, ne conferma la datazione. L’opera rappresenta l’unica carta della regione di scuola lafreriana, quindi anche l’unica non
proveniente da atlante ed è pertanto molto rara. A differenza delle carte di
Ortelius (1570) e De Jode (1578) che riproducono l’originale manoscritto di J.
Criginger del 1568, la mappa della Boemia di Zaltieri sembra essere tratta da
quella di Sebastian Muenster, inserita nella Geographia di Tolomeo del 1545.
Rispetto alla carta di Muenster, ricchissima di informazioni tanto da risultare
poco leggibile, molti dei toponimi sono stati eliminati, privilegiando l’aspetto
estetico. Il risultato è una bellissima ed elegante mappa, impreziosita da un
magnifico cartiglio ornamentale contenente il titolo in latino, replicato in basso
in italiano. Il territorio rappresentato, è circondato da una fascia di foreste e sono
segnate solo tre località, situate lungo un “Iter ad Viennam”. La toponomastica è
in lingua tedesca.
Magnifico esemplare di questa rara e decorativa carta della Boemia.
Bibliografia: Nordenskiold, Facs Atlases, p. 25; Almagià, Monumenta Cartographica
Vaticana, p. 98, 32.; Tooley, Italian Atlases, 138. Dimensioni 645x480.
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Ferdinando Bertelli
(attivo a Venezia 1561 – 1574)
22. Nova Descriptione de la Moscovia per l’ecce.te M. Giacomo gastaldo piemontese
Cosmografo. In Venetia Anno M.D.L XII IIII.
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1566, firmata e datata in lastra nel cartiglio al centro. Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana
“corona a 5 punte e stella a 6 punte” (simile a Woodward 264), con ampi margini, in ottimo stato di conservazione.
Esemplare sconosciuto ai repertori, nel secondo stato di due, con numerose correzioni nella lastra, e con il titolo aggiunto in alto Il Grande Ducado de Moscovia,
databile al 1602. Altra correzione importante della lastra è l’aggiunta al centro di
una città fortificata che presenta il toponimo “Smolensco”, nome italianizzato di
Smolenk. La città, situata nella Russia europea occidentale, sul fiume Dnepr,
ebbe una complessa storia militare, con continui attacchi da parte di Polonia e
Lituania. Per tentarne una difesa, Boris Godunov fece fortificare largamente la
città. Le fortificazioni in pietra furono costruite tra il 1597 ed il 1602 ed erano le
più grandi mai erette prima d’allora in Russia. Questa edizione della mappa
dunque, che raffigura le fortificazioni di Smolenk, è databile al 1602 circa, probabilmente stampata dall’erede di Ferrando, Andrea Bertelli oppure da Donato
Rascicotti, che rileva numerose lastre della tipografia Bertelli. Troppo complicate
le relazioni e gli intrecci costituiti dal passaggio di mano delle lastre per asserire
con certezza il nome dell’editore.
Rarissima carta della Russia edita da Ferrando Bertelli, e basata su quella intagliata dal Gastaldi per illustrare l’edizione veneziana del libro del Barone
Sigismondo von Herbenstein Rerum Muscoviticarum Commentarii, pubblicato
per la prima volta in Vienna nel 1549. Von Herbenstein era un diplomatico
austriaco nativo della Slovenia e fu per ben due volte ambasciatore a Mosca, nel
1517 e nel 1526. Nel periodo del suo soggiorno in Russia, ebbe modo di raccogliere sufficienti informazioni geografiche, storiche e di costume, che pubblicò
nel suo libro, e utilizzò nella mappa della regione stampata nel 1546. L’opera è
molto importante perché fornisce notizie dettagliate sulla regione, fino ad allora
sconosciuta o mal descritta. Giacomo Gastaldi, nativo di Villafranca in Piemonte
ma veneziano d’adozione, può essere senza dubbio considerato come il più
grande cartografo italiano del XVI secolo.
Magnifica prova di questa rarissima ed importante mappa.
Bibliografia: Bagrow, A history of the cartography of Russia up to 1600, pp. 69ff;
Meurer, The Strabo Illustrated Atlas, p. 53, 39; Tooley, Italian Atlases, 498; Bella,
Cartographia Rara, 117; Karrow, Mapmakers of the Sixteenth Century and Their Maps,
p. 225, 68.2. Dimensioni 365x265.
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Paolo Forlani
(attivo a Venezia 1560-1574)
23. A i Mag.ci Sig.ri miei osser.mi il Sig.or Piero Badoero et il Sig.or Antonio Diedo /
Paolo Forlani / Il Golfo di Venetia si come è il piu famose et illustre di / quanti sono dal
Mare inondati, cosi douendo uscire al mondo / nelle mie stampe piu copioso di quanti fin
hora sono stati ue= / duti opera del dotto Gastaldo et desiderando io di darlo in / luce
sotto il nome dell’una di V.S. ne sappendo deliberare, / finalmente mi sono risoluto di
indrizzarlo all’uno et all’ / altro, et non senza ragione essendo che ambedue uoi / siate
pari di ualore, cortesia simili di costumi et / di professione, compagni nelli studij et amici
in= / comparabile, dal che ne seguita che porgendo io / all’uno questa mio picciol Dono
seria stato / giudicato poco accorto quasi che uolessi / tra il latte et latte far g iudicio di
maggior / bianchezza. Bene ho fatto adunq[ue] ad inui= / arlo a. V. S. le quali essendo
conosciuti / colmi di ogni Virtu et Gentilezza / lo accettaranno con quel largo / animo
con loquale io loro / l’appresento et me ri= / poranno nel numero / de suoi affettio= / nati
seruitori.
Acquaforte e bulino, 1568, firmata e datata in lastra in alto a destra. Esemplare
nel primo stato di due o di tre, con l’indirizzo della Libreria alla Colonna in alto
a destra, sopra la data. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con
ampli margini, in perfetto stato di conservazione.
Carta geografica e nautica del Mar Adriatico. Prima mappa dell’area, incisa e
pubblicata dal Forlani sulla base della carta dell’Italia del Gastaldi, come egli
stesso dichiara nella dedicatoria che segue il titolo nel cartiglio in alto a sinistra.
Secondo Almagià e Bagrow esisterebbe un terzo stato della lastra con l’indirizzo
di Giacomo Porro. Una seconda versione della mappa appare, appena due anni
dopo, in una replica romana della bottega del Lafrery, probabilmente intagliata
dallo stesso Forlani, come asserisce Woodward. Anche di questa seconda lastra
esistono tre stati, uno di questi a cura di Pietro De Nobili. Le due versioni sono
molto simili e difficilmente distinguibili.
Magnifico esemplare di una delle prime carte nautiche.
Bibliografia: Woodward, Paulo Forlani, 73.02; Karrow, Mapmakers, 30/108;
Almagià, MCV, II, pp.33-34; Tooley, Italian Atlases, 587; Meurer, The Strabo
Illustrated Atlas, 77; Almagià, Monumenta cartographica vaticana II, p. 33; Borroni
Salvadori, Carte, piante e stampe storiche delle raccolte Lafreriane della Biblioteca
nazionale di Firenze p. 19, 48; Lago, Imago Adriae p. 189, 27; Lago, Theatrvm Adriae,
p. 249, no. 101; Bagrow, Ort. Cat. Cart., I, p. 96, 106. Dimensioni 425x335.
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Paolo Forlani
(attivo a Venezia 1560-1574)
24. La vera e fidele discrittione di tutto il Contado di Zara et Sebenico molto diligentemente descritto, et con ogni diligentia intagliato da Paolo Forlani Veronese.
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1570, firmata e datata in lastra in basso al
centro. Esemplare nel secondo stato di due. Bellissima prova, impressa su carta
vergata coeva con filigrana “stemma con fiore” (sconosciuta al Woodward), con
ampi margini, in ottimo stato di conservazione.
Questa importante mappa della Croazia, raffigurante la regione di Zara e
Sebenico, è ideata, incisa ed edita da Paolo Forlani. L’opera viene pubblicata a
Venezia nel 1570. Woodward ritiene la tavoletta inserita nel cartiglio con il titolo, molto simile a quella usata in precedenza da Marcantonio Raimondi (1480 –
1534) per firmare le sue opere. È possibile che anche in questo caso sia un vezzo
usato dall’incisore della lastra. Valeria Bella, nel catalogo della raccolta della collezione Novacco, descrive e raffigura un esemplare privo della tavoletta, il probabile primo stato della lastra.
Paolo Forlani, mercante di stampe e incisioni di origine veronese, è attivo a
Venezia tra il 1560 ed il 1574. Le sue incisioni, in gran parte di soggetto geografico, risultano pubblicate dai principali editori e stampatori veneziani; importante per il Forlani è la collaborazione con Giacomo Gastaldi, del quale incise
ben 13 carte, e con Giovanni Francesco Camocio e la famiglia Bertelli. Attraverso
le dediche riportate sulle stampe è stato possibile avere delle interessanti informazioni circa la sua attività commerciale ed appurare l’esistenza di una sua bottega per il commercio delle stesse. Tra il 1566 ed il 1568 risulta attivo a “Merzaria
al segno della colonna”, mentre dal 1569 “in Merzaria alla libreria della nave”.
Dopo il 1574 si perdono le notizie di Paolo Forlani, che probabilmente muore
durante la pestilenza che afflisse Venezia tra il 1575 ed il 1576.
Bibliografia: Tooley, Maps in Italian Atlases, 600; Bella, Cartographia Rara, p. 46, 38.
Nordenskiold, Facs Atlases, 53; Woodward, Paolo Forlani, 92. Dimensioni
400x290.
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Claudio Duchetti
(Orgelet ? – Roma 1585)
25. Costantinopoli
Acquaforte e bulino, 1570, firmata e datata in lastra dall’editore. Esemplare nel
primo stato di due avanti l’indirizzo di Giovanni Orlandi. Magnifica prova,
impressa su carta vergata coeva con filigrana “scudo con scala e stella”
(Woodward 247), con margini, piccolo restauro nella parte destra perfettamente
eseguito, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Veduta a volo d’uccello della città di Istanbul presa da Scutari. Il modello cartografico di tutte la rappresentazioni della città è stata la silografia realizzata a
Venezia da Andrea Vavassore, 1520 circa. Probabilmente il Duchetti trae ispirazione dalle piccole vedute inserite nelle raccolte di cartografia urbana di Forlani,
Bertelli e Zenoi che, tra il 1567 ed il 1569, produssero una notevole quantità di
vedute e piante di città.
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad
Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore,
stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell’incisione italiana della fine del
XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di
Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest’ultimo
nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l’ingente eredità passò ai
Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del
1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in
piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle
due case di stampa dei De’ Rossi all’inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito
di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la
scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam Antonii
Lafreiri nepos”.
Bibliografia Tooley, Italia Atlases, 156 I/II. Meurer, The Strabo Illustratus Atlas, 166;
Franco Novacco Map Collection 114. Dimensioni 440x292.
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Giovanni Francesco Camocio
(attivo a Venezia 1558-1575)
26. Il vero ordine delle due potente Armate Christiana, et Turcha nel modo si appresentorno alla loro Battaglia fatta sotto li. 7. Ottobrio 1571. al Colfo di Lepato : che poi ne
segui la Christiana Vittoria como per due altre simile Figure il sito del luogho et di eßa
Battaglia si dimostrera
Acquaforte e bulino, 1571, firmata e datata in lastra nel cartiglio in alto a sinistra.
Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva, con margini, in ottimo stato
di conservazione.
La presente tavola raffigura la Battaglia di Lepanto. La celebre battaglia navale
si svolse di fronte a Lepanto, all’estremità occidentale del Golfo di Patrasso e
vide coinvolte la flotta turca e quella della Sacra Alleanza. La vittoria contro le
armate turche ne fermò l’avanzata in Europa, proteggendo Roma dall’invasione.
L’evento per l’epoca fu davvero rilevante e clamoroso, suscitando l’interesse
anche di molti artisti. Diverse sono le interpretazioni del soggetto in Venezia,
dovute tutte a mercanti, incisori e cartografi quali Nelli, Zenoi, Bertelli, Rota e
Camocio stesso, del quale sono conosciute altre due rappresentazioni differenti
del tema.
L’opera fa parte del celebre Isole famose, porti, fortezze, e terre marittime sottoposte
alla Ser.ma Sig.ria di Venetia, ad altri Principi Christiani, et al Sig.or Turco, novamente
poste in luce, in Venezia, raccolta di carte di piccolo formato, originariamente
pubblicate sciolte.
Giovan Francesco Camocio nacque nella prima metà del secolo XVI, probabilmente ad Asolo dove è ampiamente documentata la presenza della famiglia
Camosio, di origine piemontese. L’attività principale di Camocio, proprietario
della libreria “Al segno della Piramide” a San Lio in Merceria, era la vendita di
stampe ed incisioni, riproduzioni calcografiche di importanti opere d’arte e carte
geografiche, mentre la sua attività di editore di libri risulta frammentaria e dilazionata nel tempo. Camocio fu uno tra i più grandi editori di carte geografiche
del XVI secolo, tutte prodotte in un laboratorio calcografico sicuramente di sua
proprietà. È molto difficile stabilire con precisione quante carte e raccolte sia
riuscito a produrre e a stampare, a causa della facilità con cui, nel corso del
tempo, si falsificavano i nomi degli autori, degli editori, e si cambiavano le date
di stampa. Si suppone che Camocio sia morto attorno al 1575, perché dopo questa data non si hanno più notizie della sua attività. In questo periodo, inoltre, si
diffuse una grave pestilenza e si può pensare che egli stesso ne sia stato vittima.
Bibliografia: Almagià, Monumenta Cartographica Vaticana, vol. II, p. 116; Ganado,
A Study in depth of 143 Maps representing the Great Siege of Malta of 1565, pp.303/5;
Bury, The prints in Italy, p. 236; Gallo, Giovanni Francesco Camocio and hits large
map of Europe. Dimensioni 185x270.
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Gerard de Jode
(Nimegen 1505 – Anversa 1591)
27. Primae Partis Asiae acurata delineatio.. & Secundae Partis Asiae, typus… & Tertiae
Partis Asiae quae modernis India Orientalis..
Incisioni ad acquaforte e bulino, prima del 1573, firmata in lastra da Joannes e
Lucas Doetecum. Esemplari pubblicati nella prima edizione del 1578 dello
Speculum Orbis Terrarum. Magnifiche prove, con bellissima coloritura coeva, con
margini, in perfetto stato di conservazione. Al verso, testo latino e numeri di
pagina in carattere romano.
Le tre carte dell’Asia edite dal De Jode sono interamente basate sulla cartografia
di Giacomo Gastaldi, e sulla sua assai influente carta murale del continente in tre
fogli pubblicata a Venezia nel 1561, incisa da Fabio Licinio. La mappa di Gastaldi
venne iniziata nel 1559, anno in cui fu pubblicato il primo foglio solamente,
seguito poi, nel 1561 da gli altri due. Nella sua versione originale, la carta del
Gastaldi è estesa fino all’equatore, quindi gran parte delle isole dell’arcipelago
indonesiano non vi sono incluse. Successivamente, nel 1565, Paolo Forlani realizza un’appendice della mappa, in due fogli, completando la parte sub-equatoriale mancante. La mappa di Gastaldi ebbe immediatamente una grande eco,
imponendosi subito come modello della cartografia del continente. Già nel 1561
Lafrery ne realizzò una replica romana incisa da Jacob Bos, seguita da quella di
Girolamo Olgiato, edita a Venezia intorno al 1570, e da questa fedele derivazione del De Jode, databile tra il 1570 ed il 1573, ma pubblicata solo nel 1578 a causa
delle questioni legali con Ortelius.
Gerard de Jode era cartografo, incisore, tipografo ed editore nella città di
Anversa, attivo all’incirca nello stesso periodo di Ortelius. Nel 1547 ottenne il
privilegio per l’attività editoriale, tuttavia non fu mai in grado di rappresentare
un’effettiva minaccia per il suo rivale in affari. Per ironia della sorte, pubblicò il
famoso Mappamondo del rivale, in otto fogli, nel 1564. Il suo atlante più importante, lo Speculum Orbis Terrarum, oggi estremamente raro, non poté essere pubblicato fino al 1578, ovvero otto anni dopo il Theatrum Orbis Terraum di Ortelius,
che aveva ottenuto il monopolio per l’editoria cartografica ad Anversa. Le carte
del De Jode furono finemente tradotte su rame nel tipico stile fiammingo dai fratelli Joannes e Lucas van Doetecum, i migliori intagliatori di mappe del tempo.
Alla morte di Gerard, il figlio Cornelis pubblicò, nel 1593, una ristampa accresciuta dell’atlante.
Magnifici esemplari, in coloritura coeva.
Bibliografia: Karrow, Mapmakers of the Sixteenth Century and Their Maps, pp.
232/40, 30/85.3, 91.2, 92.2; Suarez, Early Mapping of Southeast Asia, pp. 130/157;
The New Hollstein, The Doetecum Family part III, p. 37, 561, 563, 564 . Dimensioni
470x362.
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André Thevet
(Angoulême 1516 – Parigi 1590)
28. Carte dei quattro continenti
Suite completa delle carte raffiguranti i 4 continenti. Xilografie, 1575, finemente
colorate a mano in epoca, impresse su carta vergata coeva, complete della linea
marginale, in eccellente stato di conservazione. Le carte sono tratte dalla prima
edizione de La Cosmographie universelle d’Andre Thevet, cosmographe du roy : illustree de diverses figures des choses plus remarquables veues par l’auteur, & incogneues
de noz anciens & modernes, curata da Pierre l’Huilier, che precede di uno o due
anni la ristampa di Guillaume Chaudiere.
Nato a Angoulême intorno al 1516, Thevet divenne frate francescano e intorno
al 1550 compì la sua prima spedizione, quando accompagnò il cardinale Jean de
Lorraine in Italia e nel bacino del Mediterraneo. Poco dopo, Thevet pubblicò la
Cosmographie de Levant, un compendio circa fatti, persone, luoghi, flora e fauna
della zona visitata. L’esperienza di Thevet come un viaggiatore attirò l’attenzione di Nicolas Durand, Cavaliere di Villegagnon, che si apprestava a fondare una
colonia in quello che è oggi il Brasile. Durant chiese a Thevet di accompagnarlo nella spedizione come suo confessore. Durante il viaggio, Thevet si ammalò e
fu costretto a tornare in Francia dopo aver trascorso sole dieci settimane in
Brasile. Tuttavia, combinando le sue osservazioni con le informazioni acquisite
da altri viaggiatori, Thevet realizzò il suo Singularitez de la France Antarctique,
pubblicato a Parigi nel 1557, che gli valse il riconoscimento reale e la nomina a
cosmografo della corte dei Valois. Si dedicò poi alla sua opera più ambiziosa, La
Cosmographie universelle, una sorta di descrizione di ogni parte del mondo conosciuto. Il suo collaboratore François de Belleforest, probabilmente a seguito di un
litigio, lo abbandonò pubblicando una propria cosmografia nel 1572. Al di là
delle accuse di furto del materiale mosse da Thevet, senza dubbio la pubblicazione di Belleforest, tolse successo all’opera di Thevet che, con oltre 2.000 pagine, apparve a 3 anni di distanza, nel 1575. Thevet continuò a scrivere di viaggi
reali e immaginari fino alla morte, nel 1592, lasciando due opere manoscritte: la
Gran Insulaire, un almanacco di isole di tutto il mondo, e le Histoire de deux voyages, un resoconto, probabilmente amplificato, dei suoi viaggi nel Nuovo Mondo.
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Europe
Esemplare nell’unico stato conosciuto. La carta deriva dalla rappresentazione
murale del mondo di Gerard Mercator del 1569. La mappa è riccamente ornata
con mostri marini e numerosi vascelli, e riporta anche le mitiche isole di
Frislandia, Ibira e Enoem. La Groenlandia e l’Islanda sono in forma molto allungata, mentre la Scandinavia non si discosta, nella forma, dalla carta di Olaus
Magnus.
Asie
Esemplare nel primo stato di due, avanti la firma dell’editore Chaudiere e la
data 1581. La carta dell’Asia è basata sul modello di Mercator del 1569. La
Nuova Guinea stranamente non compare nella mappa, mentre il Giappone assume una curiosa forma a tartaruga. La più importante novità cartografica della
mappa è rappresentata dalla corretta rappresentazione delle stretto di Anania,
oggi Bering.
Table d’Afrique
Esemplare nel primo stato di due, avanti la firma dell’editore Chaudiere e la
data 1581. Betz sottolinea come questa mappa dell’Africa costituisca un importante tassello nella storia della cartografia del continente, trattandosi della prima
mappa di formato in-folio a descrivere l’area basandosi sul modello mercatoriano del 1569, fondendolo con le informazioni desunte dalle carte di Gastaldi e
Ortelius. Il risultato è una mappa che fornisce un enorme numero di informazioni cartografiche, talvolta difficili da leggere.
Quarte Partie du Monde
Esemplare nel primo stato di tre, con il marchio tipografico sotto la descrizione
nel cartiglio in basso a sinistra, edito nella prima edizione de La Comosgraphie
Universelle del 1575. Burden ebidenzia che il secondo stato della carta non presenta questo marchio tipografico, mentre il terzo stato reca, in basso, la firma
dell’editore Chaudiere e la data 1581. Dal punto di vista cartografico, la mappa
deriva dalla carta del mondo di Gerard Mercator del 1569, mentre la nomenclatura e la morfologia della parte settentrionale sembrano essere l’assemblaggio di
più fonti cartografiche. La Nuova Guinea e una grande massa meridionale denominata “Cercle Antartique” sono riccamente decorate da scene di vita indigena.
Eccellenti esemplari di queste rare mappe, tra i migliori esempi della cartografia
silografica.
Bibliografia: Betz, The Mapping of Africa, pp. 133/34, 17 I/II; Norwich 12; Burden,
The Mapping of North America, pp.59/60, 46 I/III; Sweet, Mapping the continent of
Asia, 6, I/II. Dimensioni 465x355 circa.
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Francesco Ferretti
(1523 circa – 1593)
29. Diporti notturni. Dialloghi familliari del cap.o Fran.o Ferretti Cav.ro dell’ordine di Sa.to Stefano. Con
la dimostratione figurale intagliata da Michel’Angelo Marrelli anconitano, 1579.
Ancona, Francesco Salvioni, 1579 [1580]. In 8°. Elegante frontespizio con titolo
contenuto entro cornice architettonica, capilettera istoriati xilografici, 3 tavole, di
cui 2 a doppia pagina, raffiguranti formazioni per le battaglie, seguono 28
mappe di isole europee, il tutto inciso in rame, al verso del frontespizio una “lettera” manoscritta all’autore dell’opera firmata da Luigi Zanobi, legatura originale in pergamena, al dorso autore e titolo manoscritti, sciupata. Fori di tarlo su
alcune carte per il resto in buone condizioni.
Prima edizione di questo raro trattato che fornisce nozioni scientifiche e militari, oltre che geografiche e matematiche. La parte geografica costituisce il corpus
principale dell’opera, con le 28 mappe raffiguranti le principali isole del
Mediterraneo rappresentate con l’inusuale forma circolare, finemente intagliate
da Michelangelo Marelli. Le carte derivano da quelle intagliate da Girolamo
Porro per l’Isolario di Porcacchi, edito per la prima volta nel 1572. Ogni carta è
racchiusa entro una cornice ornamentale, e mostra le linee dei venti. Il titolo, racchiuso nella parte superiore, è molto grande ed è espresso con la formula
Ragionevol’ Forma et vera postura del’ Isola di, seguito dal nome dell’isola. Le
mappe sono di piccole dimensioni ma molto accurate. L’opera del Ferretti venne
ristampata nel 1604 con il titolo di Dialoghi Notturni, e nel 1608 con il titolo di
Arte Militare.
Bibliografia: Mortimer 184; Olschki 4539; Cockle 548; Shirley T.FRR-1a. Nordenskiold Collection I, p.156 no.73; Dufour/Laguimina p. 85; Ganado 1985 S.
231; Stylianou 81, Navari 33; Zacharakis/Scutari 1499/1003-1518/1022; King,
MIniuature Antique Maps, pp. 62/3.
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Stefano Bonsignori
(Firenze ? – Firenze 1589)
30. Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata
Acquaforte e bulino, 1584, firmata e datata in lastra in basso. Esemplare nel terzo
stato di tre con l’indirizzo di Giacomo De Rossi. Magnifica prova, stampata su
nove fogli di carta vergata coeva da unire, con margini, in ottimo stato di conservazione. Uno dei due fogli centrali è in facsimile.
Rarissima pianta murale della città, nella sua edizione definitiva. Con questa
veduta Firenze conferma il suo ruolo di primo piano nella storia dell’iconografia urbana europea. Si tratta del secondo prototipo attraverso cui la sua immagine si diffonde, prima in Italia poi all’estero. L’autore è il monaco olivetano
Stefano Bonsignori, cartografo e cosmografo di Francesco e Ferdinando I, mentre l’incisore è Bonaventura Billocardo, orefice fiorentino. Il titolo Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata si trova in alto, al centro;
sempre in alto, a sinistra, è la rosa dei venti con al di sotto una colonna di richiami riguardanti la fortezza da Basso e una carta dell’emisfero occidentale; a
destra è collocato lo stemma mediceo.
La veduta conserva la prospettiva Sud-Ovest della tradizione iconografica fiorentina, Grazie all’accurato lavoro di rilievo preliminare, nell’immagine è possibile definire in modo particolareggiato architettura, ambiente e paesaggio.
Nonostante la scientificità della restituzione grafica, l’autore comunque non
rinuncia a sottolineare il valore simbolico di alcuni edifici e luoghi urbani, evidenziati grazie a fuori scala o visioni frontali.
Nel 1594 appare una nuova stampa dell’immagine, fatta eseguire dal libraio
senese Girolamo Franceschi. Rispetto all’originale, vengono aggiunti la fortezza
del Belvedere, che si andava realizzando in quegli anni su progetto del
Buontalenti; il ghetto degli ebrei, costruito vicino il mercato vecchio; il “cavallo”,
ossia la statua di Cosimo I del Gianbologna posta nel 1592 in piazza del
Granduca. Viene inoltre soppressa la dedica a Francesco I. Il nuovo modo di raffigurare la città si diffonde ben presto in Italia, tanto che l’immagine del
Bonsignori viene presto reincisa dal Florimi e altri. Una terza stesura della pianta viene stampata a Roma dalla tipografia De Rossi.
Stefano Bonsignori è appartenente della Congregazione olivetana; il suo nome
appare per la prima volta in una lettera del 31 dic. 1575 inviata dal granduca di
Toscana, Francesco I, al generale della Congregazione, con la preghiera di mettere a sua disposizione un certo “don Stefano Buonsignori fiorentino assai
instrutto” in cosmografia, per continuare una serie di delineazioni cartografiche
nella sala della Guardaroba in palazzo Vecchio a Firenze, iniziate da Ignazio
Danti, che, assunto per tale lavoro da Cosimo I, era stato licenziato da Francesco
I per cause ignote. Insignito del titolo di cosmografo del granduca, terminò l’opera nel 1586. Gli stessi territori furono raffigurati dal cartografo in due grandi
pitture murali nella Galleria degli Uffizi.
Bibliografia: C. De Seta, L’immagine delle città italiane dal XV al XIX secolo, p. 139,
22. Dimensioni totali 1380x1250.
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Claudio Duchetti
(Orgelet ? – Roma 1585)
31. La Mirandola
Acquaforte e bulino, 1586, firmata in lastra dall’editore. Esemplare nel secondo
stato di tre recante l’indirizzo di Giovanni Orlandi, e la data Roma 1602.
Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “leone di San
Marco” (Woodward 45), con margini, piccolo strappo restaurato nel margine
inferiore, per il resto in ottimo stato di conservazione.
Tooley descrive quest’opera in maniera del tutto approssimativa, indicando un
lavoro di Mirandola di Van Schoel, che potrebbe essere lo stato della lastra successivo a questo. L’opera è di una rarità incredibile. Non è presente in nessuno
dei 13 atlanti lafreriani consultati. Un esemplare di terzo stato, quindi con l’indirizzo di Van Schoel, è presente nella collezione Novacco, ora alla Newberry
Library. L’opera rappresenta il secondo assedio della cittadella della Mirandola, che
avvenne nel 1551. Alleata della Francia e per questo avversa a Roma, la cittadella
fu assediata da papa Giulio III nel mese di luglio del 1551. Nonostante l’alleanza di
Carlo V, e quindi i mezzi imperiali, la rivalità tra i comandanti impedì ogni azione risolutiva per lunghi mesi. La Francia, che contro Carlo V aveva finanziato le
poderose fortificazioni, trionfò.
Claude Duchet (o Claudio Duchetti), editore, tipografo, incisore nacque ad
Argelet, la madre era la sorella del famoso editore Antoine Lafrèry. Editore,
stampatore e mercante di incisioni a Roma dal 1577, lavorò in società con il nipote Etienne. La loro importanza nel panorama dell’incisione italiana della fine del
XVI secolo è legata alla sorte toccata alla grande bottega di Lafréry in via di
Parione (oggi via del Governo Vecchio) a Roma, dopo la morte di quest’ultimo
nel 1577. Non essendovi testamento né eredi diretti, l’ingente eredità passò ai
Duchet quali parenti più prossimi. Il Duchetti morì a Roma il 9 dicembre del
1585, e i rami della bottega passarono prima a quella di Giovanni Orlandi, in
piazza Pasquino, poi a H. Van Schoel, per confluire infine nella raccolta delle
due case di stampa dei De’ Rossi all’inizio del XVII secolo. Duchet ha il merito
di aver inserito nel mercato nuove carte geografiche e piante di città alcune incise anche da lui. Le carte del Duchet solitamente erano firmate in lastra con la
scritta ”Claudii Ducheti formis”, in altre con orgoglio le firmava “quondam
Antonii Lafreiri nepos”.
Bibliografia Tooley 397; Franco Novacco Map collection, f27. Dimensioni 395x265.
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Rumold Mercator
(Rupelmond 1545 - 1599)
32. Orbis Terrae Compendiosa Descriptio Quam ex Magna Universali Mercatoris . .
MDLXXXVII
Acquaforte e bulino, 1587, firmata e datata in lastra in alto. Magnifica prova,
impressa su carta vergata coeva, consuete pieghe di carta, in ottimo stato di conservazione.
Straordinaria carta del mondo, uno dei pochi lavori di Rumold Mercator, figlio
del grande cartografo Gerard. Il lavoro è una riduzione della grande carta murale del padre, del 1569, condensata nell’elegante rappresentazione dei due emisferi. Per la prima volta l’opera viene pubblicata nell’edizione della Geographia
dello Strabo curata da Isaac Casaubon, e poi inserita negli atlanti del Mercator
dal 1595. Questo esemplare, privo di testo al verso, proviene proprio dalla
Geographia edita a Ginevra nel 1587. La proiezione cilindrica del mondo introdotta da Gerard Mercator è ancora quella attualmente in uso. Questa traduzione realizzata da Rumold, e poi quella di Ortelius, costituiranno la base per tutte
le carte del mondo dei secoli seguenti.
Rara prima edizione del 1587.
Bibliografia: Shirley, The Mapping of the World, 157. Dimensioni 520x290.
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Giulio Iasolino
(Vibo Valentia, 1538 – Napoli, 1622)
33. De rimedi naturali che sono nell’isola di Pithecusa; hoggi detta Ischia... Con molte
esperienze, & historie, dal medesimo osservate
Volume in-quarto, legatura in marocchino verde del XX secolo, 20, 381, 23 pp. ed
una grande carta geografica dell’isola più volte ripiegata. Prima edizione dell’opera, edita a Napoli da Giuseppe Cacchi nel 1588. In ottimo stato di conservazione.
Giulio Iasolino è medico e scienziato calabrese, originario di Monteleone
Calabro, autore di diversi trattati di anatomia. Il De rimedi costituisce il suo lavoro più importante, al quale deve la sua fama. L’opera consta di due volumi: nel
primo si ragiona dell’antichità di Ischia e si dimostra, attraverso le testimonianze di numerosi antichi scrittori greci e latini, come in epoca antica i bagni di quest’isola fossero di comune frequentazione e celebratissimi. Vi sono inoltre
descritti i luoghi dell’isola e le regole universali per avvicinarsi ai bagni. Nel
secondo volume vengono descritti nel complesso i luoghi termali. Di ciascun’acqua sono considerate le proprietà chimiche e fisiche e sono indicati gli scopi
per i quali possono essere utilizzate a vantaggio degli infermi. L’opera fu pubblicata per la prima volta a Napoli nel 1588 da Giuseppe Cacchi, dopo ben quattordici anni di lavoro assiduo; in realtà, Iasolino aveva completato un manoscritto in latino sull’isola e le sue sorgenti già nel 1582, ma le sue nobili pazienti
lo indussero a pubblicarlo in lingua italiana, per cui passarono altri sei anni
prima che l’opera vedesse la luce, dopo essere stata purgata dalle questioni
estremamente tecniche, ed integrata con nuovi capitoli riguardanti la descrizione topografica dell’isola e questioni di carattere più generale. Nel 1586 l’incisore romano Mario Cartaro mise a punto la carta dell’isola dal titolo Insula Aenaria
Hodie Ischia, sulle base delle precise indicazioni fornitegli da Iasolino. La carta,
ciò nonostante, è presente in pochissimi esemplari del libro, probabilmente perché stampata a Roma due anni prima della pubblicazione dell’opera. Il lavoro
del Cartaro, prototipo della cartografia dell’isola, venne subito ripreso da
Ortelius nel 1590 e più tardi anche da Magini.
Mario Cartaro era originario di Viterbo. Le sue prime opere sono realizzate a
Roma e datate intorno al 1560. Ben presto divenne figura di primo piano nell’ambiente calcografico romano, così competente in fatto di stampe che gli venne
assegnato il compito di perito per stimare l’eredità del Lafrery, lavoro che lo
impegna per diversi anni. L’ultima parte della sua carriera si svolge a Napoli,
dopo il 1591, dove lavora per carte e piante del Reame presso la Regia Camera.
Oltre ad incisore, cartografo e tipografo il Cartaro fu anche mercante di stampe;
troviamo il suo marchio su diverse lastre di altri artisti.
Magnifico esemplare di questa fondamentale opera sull’isola.
Bibliografia: Waller 5131; Wellcome I, 3452; Hirsch-H. III, 422; Meurer, Fontes,
174 f; Perini, L’Italia e le sue regioni nelle antiche carte geografiche, p. 115 ; Tooley,
Italian Atlases 320. Dimensioni 460x345.
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Giacomo Franco
(Urbino 1550 – Venezia 1620)
34. Gierusalemme, et i Borghi suoi come fiorì nel tempo di Christo con i luoghi ne’ quali
esso Christo pat^ che da Christiani religiosamente osservati si hanno anco al presente in
venerazione
Incisione al bulino, circa 1590, firmata in lastra in basso al centro. Magnifica
prova, ricca di toni, impressa su due grandi fogli di carta vergata coeva uniti, con
filigrana non leggibile, rifilati al rame e con margini coevi aggiunti, in ottimo
stato di conservazione.
La pianta deriva da quella di Christian van Adrichom, edita a Colonia nel 1584,
inserita nell’opera Jerusalem...et suburbanorum...brevis descriptio. Secondo fonti
bibliografiche, dalle quali dissentiamo nettamente, sarebbe inclusa nella rara
versione pirata italiana dell’opera di Adrichom, stampata a Verona col titolo
Breve descrittione della citta’ di Gierusalemme come punto si ritrovava nell’età di
Christo & de’ luoghi vicini ad essa ..., aggiuntavi una Topografica descrittione la quale
in figure di rame et modo maraviglioso rappresenta detta città ..., composta da
Christiano Adricomico Delfo, et poi tradotta di latino in volgare dal Sig. Pier Francesco
Toccolo veronese, edito da Marco Antonio Palazzolo nel 1590. La mappa non presenta nessuna piega di stampa ed è, pertanto, impossibile che sia stata inserita
ripiegata in un libro in-ottavo. Gli esemplari del libro presenti nelle raccolte pubbliche, sono tutti manchevoli della mappa. Molto più probabile che l’editore
Giacomo Franco abbia tratto libera ispirazione dall’opera di Adrichom del 1584,
o gli sia stata commissionata dal destinatario della dedica, Marco Zano Cornaro,
capitano e cavaliere veronese.
Christiaan van Adrichem (1533-1585) studio teologia a Louvain, divenendo
abate superiore nella sua città natale di Delft. Nel 1572 si trasferisce a Colonia
dove è priore nel convento di Nazareth. Interessato alla storia ed alla topografia
della Terra Santa, iniziò a collezionare libri e resoconti dei viaggiatori del tempo.
Nel 1584 pubblica la Urbis Hierosolymitanae ... description, mentre gli altri studi
vengono editi postumi nel 1590 da Gerard Brunis, con il titolo Theatrum Terrae
Sanctae et biblicarum historiarum.
Giacomo Franco, figlio naturale del pittore e incisore Battista Franco e di tale
Francesca da Urbino, nacque a Venezia, o forse più probabilmente a Urbino, nel
1550. Esercitò, sempre a Venezia, il mestiere di incisore, calcografo ed editore,
benché nel suo testamento, rogato il 16 giugno 1620 dal notaio Fausto Doglioni,
egli si definisca “desegnador”. Il suo nome non ricorre mai negli atti dell’arte dei
“libreri, stampatori e ligadori”, mentre si trova negli elenchi della corporazione
dei pittori, alle date 1606 e 1619, termini che indicano probabilmente l’anno di
iscrizione all’arte, e quello di cessazione della professione. La sua attività di illustratore fu vastissima, ma la sua fama è legata soprattutto a due opere sul costume veneziano. Come incisore siglava di solito “Jacobus Francus, Giacomo
Franco, Franco fecit”; come editore “Franco Forma”.
Un esemplare è conservato alla National Library of Israel, dove tuttavia ignorano il nome dell’autore di questa mappa. Prima derivazione della mappa di
Gerusalemme di Adrichom, molto più rara dell’originale. Dimensioni 731x492.
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Johann Theodor de Bry
(Liegi, 1528 – Francoforte sul Meno, 27 marzo 1598)
35. Americae Pars Magis Cognita Chorographia nobilis & opulentae Peruvanae
Provinciae, atque Brasiliae… MDXCII
Acquaforte e bulino, 1592, fermata e datata in lastra nel cartiglio in basso a sinistra. Esemplare nel primo stato di due. Magnifica prova, ricca di toni, impressa
su carta vergata coeva, con margini, piccolo restauro all’angolo superiore sinistro perfettamente eseguito, per il resto in perfetto stato di conservazione.
Importante mappa del Sud America e della parte meridionale del Nord
America, raffigurante le isole caraibiche. Una delle prime carte del Sud America.
La carta rappresenta una dettagliata raffigurazione dell’America centro-meridionale, riportando le innovazioni dovute alle scoperte dell’ultimo periodo del
XVI secolo. La carta è inserita nella terza parte dei celebri Grand Voyages del De
Bry, monumentale opera in 13 parti sul continente americano, ultimata nel 1634.
Illustra i resoconti dei viaggi di Johann van Staden e Jean de Lery che si svolsero tra il quarto e quinto decennio del XVI secolo. La cartografia del Nord
America è basata sulla mappa di Jacques Le Moyne della Florida, che lo stesso
de Bry pubblica nel 1591. La carta della parte inferiore del continente è invece
assemblata sulla cartografia di Giacomo Gastaldi e sull’opera di Peter Martyr del
1587. La mappa è decorata dal meraviglioso cartiglio e da numerosi elementi
quali stemmi araldici, mostri marini, vascelli e rose dei venti. Un secondo stato
della carta apparse nel 1624, con l’aggiunta delle piante di Pernambuco e Città
del Messico.
Magnifico esemplare di questa importante mappa.
Bibliografia: Burden, The Mapping of North America, 80 I/II. Dimensioni 440x365.
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Giuseppe Rosaccio
(Pordenone circa 1530 – Venezia 1621)
36. Carte dei quattro continenti
Suite raffigurante i 4 continenti, finemente incisi ad acquaforte e bulino, databili al 1590/95 ca. La carta dell’Asia è firmata in lastra, in basso a sinistra.
Magnifiche prove, ricche di toni, impresse su carta vergata coeva con filigrana
“ancora in un cerchio sormontato da fiore” con relativa contromarca (Briquet
571, Woodward 178), ampi margini, in perfetto stato di conservazione
Le mappe, secondo Philip Burden e Richard Betz, sono databili al 1605 e derivano chiaramente da quelle pubblicate nella Universale Fabrica del Mondo di
Giovanni Lorenzo Anania, Venezia 1582. Si differenziano principalmente per
dimensione e per scala di gradazione. Tuttavia ci permettiamo di discordare
dalla datazione attribuita da Burden e Betz, ritenendo queste opere del Rosaccio
databili al periodo 1590/95. Le mappe erano infatti accompagnate dalla carta del
mondo che Rodney Shirley include tra quelle aggiunte nella nuova ristampa di
The Mapping of the World, elencandone un solo esemplare conosciuto, che si trova
nella Biblioteca Municipale di Grenoble. Shirley data la mappa all’ultimo decennio del XVI secolo. A conclusione dello studio su questo inusuale gruppo cartografico, possiamo evidenziare che questo set rappresenta una prima stesura del
Rosaccio per la realizzazione delle carte successivamente inserite nella sua
Geografia ed anche nelle Relationi Universali del Botero. Le opere, probabilmente
realizzate in pochissimi esemplari, non furono mai inserite in nessuna pubblicazione, e si presentano su fogli intonsi, a pieni margini, stampate su carta con filigrana che il Briquet indica fabbricata a Verona intorno al 1583, ed il Woodward
riscontra in altre mappe del periodo 1580 e 1594. Diverse sono anche le dimensioni delle lastre, ma questo probabilmente perché gli studiosi si sono trovati ad
esaminare esemplari rifilati all’interno del rame.
Giuseppe Rosaccio, medico e geografo, è noto per alcune opere geografiche e
cosmografiche, che, sebbene di non gran mole, gli procurarono qualche fama e
furono più volte ristampate. Tra esse il Teatro del Cielo e della Terra (Venezia 1595),
il Mondo e le sue parti, cioè Europa, Affrica, Asia et America (Verona 1596), il
Microcosmo (Firenze 1600), il Mondo elementare e celeste (Treviso 1604), il Discorso
sulla nobiltà ed eccellenza della Terra (Firenze, s. a.). Egli curò anche un’edizione
della Geografia di Tolomeo, stampata a Venezia nel 1599, corredandola con alcuni Discorsi e 42 tavole nuove.
Set omogeneo, di straordinaria rarità.
Bibliografia: Burden, The Mapping of North America, 149; Shirley, The Mapping of
the World, 174A, Betz, The Mapping of Africa, 51; Briquet, Les Filigranes, 571.
Dimensioni circa 210x260.
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Fausto Rughesi
(Montepulciano ? – Roma ?)
37. Europa
Incisione su rame ad acquaforte e bulino, 1597, stampata su due fogli di carta
vergata uniti che misurano complessivamente 693x533 mm. Bellissima prova,
ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana “cerchio e giglio con
tre monti e lettere AN”, rifilata al rame, pieghe di carta, per il resto in ottimo
stato di conservazione.
Esemplare di secondo stato, con i cartigli in basso privi della dedica al duca
Vincenzo Gonzaga, sconosciuto a tutti i repertori e non presente in nessuna collezione pubblica o privata.
Questa carta non contiene elementi originali, tuttavia non trova corrispondenza con alcuna delle carte generali d’Europa note. Per alcuni elementi è riconducibile alla carta del continente inserita nel Theatrum Orbis Terrarum di
Ortelius, ma la rappresentazione è molto più ricca ed accurata. Per la
Scandinavia, l’Islanda e le altre isole dell’Atlantico settentrionale (Frislandia,
Farrey), come pure per tutta l’Europa orientale, si notano evidenti analogie con
la grande carta dell’Europa di Mercator. Per quanto riguarda le isole britanniche
ed il bacino del Mediterraneo, invece, la carta mostra corrispondenze con
la mappa del Mondo del Plancius e con altre opere di derivazione gastaldina.
Per analizzare meglio la mappa, e comprenderne a fondo l’importanza e la rarità, ricostruiamo sommariamente la storia relativa all’attività del Rughesi. Scrive
Almagià : “Di Fausto Rughesi, figlio di Zenone, nativo di Montepulciano ma vissuto, a quanto pare, nel periodo della sua maggiore attività a Roma, non si
hanno notizie bibliografiche. Egli è noto come architetto: la sua opera maggiore
è la facciata di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) in Roma, eretta nel 1605
su un modello di Matteo Longhi, ma con molte innovazioni: essa lo rivela come
architetto di valore. Dell’attività cartografica del Rughesi non si hanno altri
documenti all’infuori delle cinque carte del mondo e i continenti; esse erano terminate nella primavera del 1597; si conserva il carteggio realativo alla presentazione di esse al Duca di Mantova, Vincenzo Gonzaga, cui sono dedicate. Da una
delle lettere si ricava che il Rughesi si era valso dell’opera di due valent’ huomeni non nominati, dei quali uno aveva eseguito l’incisione, l’altro aveva miniato
una serie completa delle cinque carte offerte al Gonzaga, unitamente a due serie
in nero. Queste carte non esistono più a Mantova, probabilmente perché si trovavano nella Biblioteca Ducale, andata dispersa. Gli esemplari delle carte del
Rughesi conservate nella Biblioteca Vaticana sono pertanto gli unici conosciuti;
disgraziatamente essi sono stati danneggiati, al centro, da fori di tarli”. Lo scritto è tratto da Monumenta Cartographica Vaticana di Almagià, in particolare da
Carte Geografiche a stampa di particolare pregio o rarità dei secoli XVI e XVII esistenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana, edito nel 1948. In precedenza, delle carte del
Rughesi si era occupato M. Fiorini, nel 1891, in uno scritto pubblicato nel
Bollettino della Società Geografica Italiana dal titolo Il mappamondo di Fausto Rughesi.
Fiorini fa notare come Rughesi ebbe il merito straordinario di essere stato il
primo ad applicare la proiezione ortografica alla composizione della carta del
mondo, e come persino Nordenskiold, autore del più prestigioso studio sulle
carte del XVI secolo, ignorasse l’esistenza delle mappe di Rughesi arrivando ad
affermare che nel XI secolo non venne mai realizzata alcuna mappa a proiezione ortografica. Fiorini, inoltre, aggiunge che dal carteggio tra Rughesi ed il consigliere del duca di Mantova, Annibale Chieppo, emerge la proposta dell’artista
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a Vincenzo Gonzaga di dedicargli le sue opere in cambio di un compenso di 200
scudi d’oro, poi ridotti a 100. Di tale
somma Rughesi ricevette solo un parziale acconto, lamentandosene con l’ambasciatore a Roma del duca di Mantova in una lettera datata 10 gennaio 1598. Nel
1969, tre carte del Rughesi, raffiguranti America, Asia ed Africa appaiono nel
catalogo di vendita Monumenta Cartographica della libreria Kraus di New York,
offerti in vendita al prezzo, elevatissimo, di $ 6.000. Nel 2008 un esemplare della
carta del mondo di Fausto Rughesi è apparso nel catalogo della libreria Shapero
di Londra, al prezzo di £ 180,000. In conclusione, è dunque altamente probabile che, dopo il mancato pagamento
da parte dei Gonzaga, il Rughesi pubblicò questi esemplari a proprie spese, eliminando le dedicatorie. Altresì probabile, è che le carte ebbero una tiratura unica
o di pochissimi esemplari, dei quali oggi nessuno è conosciuto. La bellezza dell’intaglio delle mappe del Rughesi è assolutamente notevole; esse rappresentano il culmine della produzione, nonchè la fine, del secolo d’oro della cartografia
italiana. Eredi degne della tradizione di editori e stampatori quali Gastaldi,
Forlani, Bertelli, Salamanca e Lafrery, queste carte possono essere per rarità ed
importanza considerate come dei veri e propri Monumenta Cartographica nella
storia della cartografia.
Bibliografia: Almagià, Carte Geografiche a stampa di particolare pregio o rarità dei secoli XVI e XVII esistenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana, pp.69/74, XXV; M. Fiorini,
Bollettino della Società Geografica Italiana, Il mappamondo di Fausto Rughesi, pp.
956/972; Betz, Maps of Africa, 36, Shirley, Mapping of the World, 206; Burden, 108;
Kraus, Monumenta Cartographica p. 39, 25; B. J. Shapero, Cartography III, p. 112, 32.
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Matteo Florimi
( 1540 ca. – Siena 1615)
38. Sicilia Regnum
Incisione in rame, acquaforte e bulino, circa 1590/1600, priva di firma e data.
Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva con filigrana
“aquila nel cerchio con corona” (Woodward 73), con margini, in perfetto stato di
conservazione.
La carta della Sicilia di Florimi rappresenta una fedele copia della carta di
Gerard Mercator edita nel 1589. Pochissime infatti sono le modifiche inserite all’opera. Il Woodward nel suo studio sulle filigrane delle mappe italiane del XVI
secolo identifica la filigrana in questione “aquila nel cerchio con corona” come
tipica carta usata a Siena dal Florimi intorno al 1590.
Matteo Florimi, discendente di una famiglia di calcografi, nacque verso il 1540.
Commerciante di libri e di stampe, fu anche editore. Di origini calabresi, si stabilì a Siena nel 1581, con un negozio in Banchi. La prima testimonianza della sua
attività indipendente si ha nel 1589. L’attività di editore del F. fu intensa: dalla
sua bottega uscirono sia libri stampati sia un notevole numero di incisioni sciolte, per lo più di carattere geografico e di argomento religioso. Lavorò in collaborazione con gli incisori fiamminghi P. de Jode, C. Galle, che sembra avesse avuto
come allievo suo figlio Giovanni, e M. de Vos. La notorietà del F. resta legata
soprattutto alla pubblicazione di stampe allegoriche di nazioni e di carte geografiche. Per questa produzione il Florimi fu, tra l’altro, tacciato di plagio: il
Magini lo accusò infatti di aver contraffatto la carta del Dominio fiorentino, da
lui edita in precedenza. Ulteriori contraffazioni risultano la carta della Palestina
Totius Terrae promissionis, copia di un foglio assai raro edito a Roma da Duchetti,
e lo Stato di Siena, copia della carta del Malavolti. E’ probabile che fosse allievo
di Antonio Lafrery e Claudio Duchetti. Il Florimi prosegue la sua fiorente attività di editore fino al 1612, quando il figlio Giovanni prese in mano le redini della
tipografia. Per le caratteristiche peculiari delle opere del Florimi e per la loro
rarità, queste vengono classificate tra le carte di scuola lafreriana.
Rarissima opera non descritta dalle bibliografie. Dimensioni 470x335.
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Orlando Malavolti
(Siena 1515 – 1596)
39. Territorio di Siena
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1599, firmata e datata in lastra in basso a
destra nel cartiglio. Meravigliosa prova, ricca di toni, impressa su carta vergata
coeva priva di filigrana, con ampi margini, in perfetto stato di conservazione.
Orlando Malavolti (Siena 1515-1596), il più noto degli storici senesi, nacque in
Siena il 17 giugno 1515, ricoprendo fin da giovane diverse cariche pubbliche in
patria. Caduta la Repubblica divenne, sotto il principato Mediceo, confaloniere
maestro per il Terzo di Camolia (1563) e quindi capitano del popolo. Negli ultimi anni dalla sua vita si dedicò a scrivere una storia di Siena, la cui prima parte
venne pubblicata nel 1574. L’opera completa tardò ad uscire e fu pubblicata
postuma, a Venezia nel 1599 con il titolo Historia de’ fatti e delle guerre de’ Sanesi.
Al libro sono allegate una veduta prospettica della città di Siena ed una carta del
Senese che circolò, a quanto pare, anche isolatamente, come sostiene Almagià.
La carta reca nel cartiglio in basso a sinistra la dedica di Ubaldino Malavolti,
figlio di Orlando, a Baccio Valori. Se ne ricava che la carta è espressamente realizzata per corredare la Historia di Siena, che veniva stampata proprio in quell’anno da Silvestro Marchetti. Curioso il fatto che uno stampatore senese si reca
a Venezia per la stampa, forse proprio per far intagliare in rame dagli esperti
artisti veneziani questa carta geografica. Interessante è l’indicazione contenuta
nella targa in alto a destra, secondo la quale il Malavolti avrebbe dipinto con
matematiche proporzioni questa stessa carta nella sala dei Conservatori della
Repubblica. La notizia è confermata da R. del Rosso in una pubblicazione del
1905, nella quale pubblica uno stralcio della pittura. Almagià fa notare che l’informazione appare non attendibile e che oggi a Siena la pittura originale non esiste più. D’altronde, nulla fa pensare che il Malavolti, storico di professione, fosse
in grado di compiere un rilievo del genere. Di fatto, la carta deriva essenzialmente dalla Tuscia di Girolamo Bellarmato, come dimostrano l’identità delle
coordinate e le sostanziali somiglianze di tutti gli elementi. Tuttavia, un attento
e documentato studio di Leonardo Rombai ha definitivamente accertato che la
pittura del Malavolti era presente nella sala del Palazzo Comunale di Siena,
andata perduta intorno alla metà del XIX secolo. Il Rombai afferma, inoltre, che
Malavolti aveva effettuato studi di geografia, contribuendo personalmente alla
realizzazione della mappa dipinta, probabilmente ispirandosi al lavoro originale del Bellarmati. Nonostante si affermi che questa carta sia a corredo della
Historia di Siena, nessun esemplare di quest’opera, da noi consultato, presenta
allegata la carta che, per formato e caratteri tipografici appare chiaramente
diversa. Prova evidente che questo esemplare, marginoso e privo di pieghe di
carta, sia stato stampato e commercializzato senza il testo allegato.
Bibliografia: Almagià, Carte Geografiche a stampa di particolare pregio o rarità dei
secoli XVI e XVII esistenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana, pp. 54/55, 49; L.
Rombai, Una carta geografica sconosciuta dello Stato Senese, p. 205; Pellegrini, Il territorio senese nella cartografia antica, pp. 25/30, VIII. Dimensioni 420x315.
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Arnoldo di Arnoldi
40. Carte dei quattro continenti
(? – 1602)
Suite raffigurante i 4 continenti, finemente incise ad acquaforte e bulino, circa
1600, firmate in lastra nella carta d’Europa. Magnifiche prove, ricche di toni, impresse
su carta vergata coeva con filigrana “scudo con pellegrino con croce” (Woodward 26),
con margini, in perfetto stato di conservazione.
Arnoldi di Arnoldi era un cartografo fiammingo attivo in Italia nell’ultimo quarto del XVI
secolo. Principalmente si stabilisce a bologna dove conosce Giovanni Antonio Magini e con
il quale collaborò incidendo alcune mappe che furono successivamente incluse ne “L’Italia”
del cartografo bolognese. Successivamente si trasferisce a Siena, dove inizia a collaborare
con Matteo Florimi, editore leader del tempo in Italia per la produzione cartografica. Qui
realizza una celebre mappa murale del mondo in 10 fogli, una carta del mondo in due fogli
e queste meravigliose carte dei quattro continenti, ognuna delle quali è assolutamente rara.
Alcuni studiosi affermano che le 4 carte siano incise dal Florimi, tuttavia crediamo possano
invece essere incise dallo stesso Arnoldi, e che il Florimi ne sia l’editore. Dedicate allo scrittore toscano Scipione Bragaglia, in prima istanza le mappe sembrano derivare dalle carte
di Ortelius, pubblicate pochi anni prima nel Theatrum Orbis Terrarum. Un esame più approfondito rileva invece notevoli differenze ed interessanti novità cartografiche.
Europa
La carta dell’Europa è l’unica delle 4 firmata da Arnoldi e con il nome di Florimi in qualità di editore. Come affermato dallo stesso autore la carta è “Cavata dal Teatro del
Ortelio”, iscrizione che si trova in basso a sinistra. Tuttavia ci sono diversi nuovi elementi probabilmente dedotti dalla carta del mondo dello stesso Arnoldi. Rispetto ad
Ortelius la novità più eclatante è extraeuropea; in alto a sinistra appaiono America settentrionale e Groenlandia, distintamente divise e non come un’unica massa di terra.
Africa
Richard Betz descrive l’opera come fedele derivazione della mappa di Ortelius, come
confermano la morfologia della mappa e la stessa idrografia. La principale differenza
sembra essere la descrizione del Madagascar posta in basso a destra e il riferimento al
passaggio di Capo di Buona Speranza di Vasco da Gama (1497), posto a sinistra del capo.
Asia
La fonte di questa carta dell’Asia è quella dell’Ortelius ma in questo caso l’arcipelago
delle Filippine risulta molto migliorato e preciso mentre la raffigurazione del Giappone
è la medesima del Texeira.
America
Philip Burden fa notare come la carta dell’America sia basata sulla mappa edita nel 1589 da
Giovan Battista Mazza, notando ad esempio la presenza di una grande isola a largo della
Virginia, descritta solo dal Mazza e da nessun altra carta del periodo. Tuttavia molti degli elementi che descrivono le coste nord occidentali dell’America sembrano derivare dalla mappa
murale del mondo di Petrus Plancius del 1592, e dalla propria carta murale del mondo.
Meravigliosi esemplari di queste rarissime carte.
Bibliografia: Betz, The Mapping of Africa, p. 191, 44; Norwich 26; Burden, The Mapping of
North America, 138; Van der Heyden 4; Almagià 1934. Dimensioni 485x375 circa ognuna.
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Willem Jansz Blaeu
(Uitgeest, Alkmaar, 1571 - Amsterdam, 1638)
41. Italiae, Sardiniae, Corsicae et confinium Regionum nova Tabula effigies paecipuarum Urbium et habituum inibi simul complectens
Incisione in rame, acquaforte e bulino, 1606, firmata e datata in lastra in basso a
destra. Esemplare nel rarissimo primo stato di quattro, con la firma Guilelmus
Iannsonius, edito nel 1606. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, rifilata alla linea marginale e con margini aggiunti, nel complesso in
ottimo stato di conservazione. Delicata coloritura coeva.
Prima carte à figures della penisola.
I primi esempi delle così denominate “carte con figure”, nascono nell’Olanda
Meridionale del tardo ‘500. Una delle prime rappresentazioni di carta geografica decorata è il celebre Viaggio di Abramo di Ortelius, pubblicata nel Parergon del
1586. Per questa carta Ortelius si avvalse della collaborazione del pittore
Maarten de Vos, che realizzò le scene per il bordo decorato. Jodocus Hondius,
nel 1590, produce 3 piccole mappe di Inghilterra, Francia e Paesi Bassi con dei
bordi decorati, seguito da Pieter van den Keere (Kaerius) che nel 1596 realizza
una mappa decorata dell’Olanda. Ma lo sviluppo vero e proprio alle mappe con
le decorazioni lo diedero la carta murale in 15 fogli dell’Europa di Jodocus
Hondius (1595) e la carta del Mondo in 20 fogli di Willem J. Blaeu del 1605.
Negli anni seguenti, il Blaeu realizzò diverse carte decorate di formato in-folio,
a partire proprio dalla carta dell’Italia del 1606.
Dal punto di vista cartografico, la mappa è interamente basata sulla carta di
Mercator del 1589, che venne poi inserita anche negli atlanti Mercator & Hondius
editi a partire dal 1606, in Amsterdam da Jodocus Hondius. La carta si presenta
decorata su tre bordi. Il lato superiore è composto quasi interamente da un lungo
panorama di Roma, al quale sono accostati una pianta di Venezia ed una di
Genova. Negli angoli inferiori, si trovano le piante di Napoli e Firenze, mentre ai
lati alcune scene di costume raffiguranti nobildonne e nobiluomini dei principali
siti della penisola. La fonte del panorama di Roma è sicuramente la grande veduta
panoramica della città disegnata da Hedrick van Cliven ed edita ad Amsterdam da
Hendrick Hondius (1599-1605). Le altre piante delle città sono chiaramente riduzioni delle tavole del Civitates Orbis Terrarum di Braun & Hogenberg.
La carta ebbe una seconda stesura, ad opera di Blaeu, nel 1620 circa, e due
ristampe a cura di Cornelis e Danker Dankerts (1640 e 1661). Tutte le edizioni di
questa carta sono assolutamente rarissime. Schilder elenca solo 10 esemplari
conosciuti di questa carta, nessuno presente nelle raccolte italiane. Borri cita il
primo stato della mappa, al quale assegna la rarità di 95/100, descrivendola
come “pregiata e decorativa carta in rigoroso stile mercatoriano, rarissima, mai
ristampata, è la prima del genere delle cartes à figures”, ignorando quindi l’esistenza degli stati successivi.
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Bibliografia: G. Schilder, Monumenta Cartographica Neerlandica, vol. VI, pp. 55/63
e 367/370, 89; Borri, L’Italia nelle antiche carte dal medioevo all’unità nazionale, p. 97,
89. Dimensioni 565x410.
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Jodocus Hondius Jr.
42. Nova Italiae Delineatio
(Amsterdam 1593 – 1629)
Incisione in rame, acquaforte e bulino, prima del 1629, firmata in lastra in alto a
destra. Esemplare nel rarissimo primo stato di due, con la bordura decorativa,
eliminata nel secondo stato. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su carta vergata coeva, con sottili margini e con margine aggiunto in basso, in ottimo stato
di conservazione. Bellissima coloritura coeva con ritocchi.
Rara carte à figures della penisola.
I primi esempi delle così denominate “carte con figure”, nascono dell’Olanda
Meridionale di tardo ‘500. Una delle prime rappresentazioni di carta geografica
decorata è il celebre Viaggio di Abramo di Ortelius, pubblicata nel Parergon del
1586. Per questa carta Ortelius si avvalse della collaborazione del pittore
Maarten de Vos, che realizzò le scene per il bordo decorato. Jodocus Hondius nel
1590 produce 3 piccole mappe di Inghilterra, Francia e Paesi Bassi con dei bordi
decorati, seguito da Pieter van den Keere (Kaerius) che nel 1596 realizza una
mappa decorata dell’Olanda. Ma lo sviluppo vero e proprio alle mappe con le
decorazioni lo diedero la carta murale in 15 fogli dell’Europa di Jodocus
Hondius (1595) e la carta del Mondo in 20 fogli di Willem J. Blaeu del 1605.
Negli anni seguenti il Blaeu realizzò diverse carte decorate di formato in-folio, a
partire proprio dalla carta dell’Italia del 1606. Ne seguirono varianti di Kaerius,
Verbiest, Hondius, Visscher ed altri.
Dal punto di vista cartografico la mappa deriva dalla carta della penisola di
Giovanni Antonio Magini (1608) conosciuta in Olanda per la ristampa di Hessel
Gerritz del 1617, edita da Jodocus Hondius senior. La carta in folio edita da
Jodocus Hondius junior, si presenta molto sfarzosa e decorativa, fiancheggiata
da dodici vedute di città e da otto riquadri con coppie di costumi italiani e da
altrettanti stemmi araldici. Le vedute derivano in parte dal Civitates Orbis
Terrarum di Braun & Hogenberg ed in parte da quelle inserite nell’Italiae
Hodiernae dello stesso Hondius (1627). Alla morte di Hondius (1629), la lastra
passò nelle mani di Willem Jansz Blaeu che la inserisce nel suo Atlantiis Appendix
del 1630 e successivamente, apponendo un testo latino descrittivo al verso, in
Appendix Theatri A. Ortelii et Atlantis G. Mercatoris del 1631. La lastra fu poi
tagliata e le bordure rimosse, quindi la carta fu inserita, priva di decorazioni,
negli atlanti di Blaeu fino al 1654.
Bibliografia: G. Schilder, Monumenta Cartographica Neerlandica, vol. VI, pp. 55/63
e 386/387, 96; Borri, L’Italia nelle antiche carte dal medioevo all’unità nazionale, p.
118, 111. Dimensioni 540x460.
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Innocenzo Mattei
(Roma 1626 – 1679)
43. Nuova et esatta tavola topografica del territorio o distretto di Roma
Acquaforte e bulino, 1674, firmata e datata in lastra in alto. Esemplare nel terzo
stato di tre, con la data 1750. Magnifica prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva uniti, rifilata al rame, piccoli restauri perfettamente eseguiti nei margini e alla congiunzione centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione.
La grande carta del Lazio di Innocenzo Mattei, incisa da Michelangelo Marinari
viene dedicata a papa Clemente X e stampata per la prima volta nel 1674. Di
questa tiratura, si conosce un solo esemplare nella Biblioteca Alessandrina di
Roma. È probabile che ne siano state tirate pochissime copie, a causa della scomparsa del Papa. Una seconda stesura della mappa, identica alla precedente,
viene realizzata nel 1676 e dedicata al marchese don Luigi Mattei, probabilmente un nobile parente dell’autore. L’ultima edizione della mappa è del 1750, dove
la data è l’unica variazione. Il Mattei, monaco camaldolese di origine romane,
viene nominato da Clemente X geografo dello Stato Pontificio e confermato dal
suo successore Innocenzo X. Nel 1666 pubblicò la Tavola esatta dell’antico Latio e
Nova Campagna di Roma, una sorta di derivazione tardiva del modello cinquecentesco di Eufrosino della Volpaia. Questa nuova mappa, ben più grande e
ricca di informazioni geografiche, venne alla luce 8 anni dopo il primo lavoro.
L’idrografia nella mappa è molto ricca; sono rappresentati molti dei torrenti
costieri e tutti i bacini lacustri della regione. Anche la toponomastica presenta
notevole precisione, ma l’aspetto innovativo della mappa è l’indicazione delle
miniere e delle cave. Inoltre la carta ha anche un valore amministrativo perché
indica con le iniziali R.C. tutte le località appartenenti alla Reverenda Camera
Apostolica.
Notevole anche l’associazione degli elementi moderni a quelli classici, con i
nomi dei popoli antichi evidenziati a carattere maiuscolo. In conclusione, la
carta si presenta come il risultato di accurate ricerche topografiche, storiche e
antiquarie, eseguite senza dubbio con larghe ricognizioni sui luoghi.
Bellissimo esemplare di questa rarissima e fondamentale mappa del Lazio.
Bibliografia: Frutaz, Le Carte del Lazio, pp. 64/7, XXX; Almagià, Documenti
Cartografici dello Stato Pontificio, pp.39/40, tav. LXVI. Dimensioni 800x560.
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Marco Boschini & Angelo Novello
44. Il territorio Vicentino delineato per Angelo Gio. Novello, Agrimensor et intagliato
da Marco Boschini
Acquaforte e bulino, circa 1676, firmata in lastra nel cartiglio in basso a sinistra.
Magnifica prova, impressa su due fogli di carta vergata coeva uniti con filigrana
“fiore con lettere V C”, con ampi margini, in eccellente stato di conservazione.
La Novam hanc et accuratissimam Territorii Vicentini descriptionem, la carta che
Filippo Pigafetta pubblica nel 1608 rappresenta il prototipo delle carte del territorio di Vicenza. Essa rivela notevole accuratezza cartografica nella raffigurazione del territorio; l’esito del foglio pigafettiano fissa infatti, in sostanza, ciò che
potremmo definire una sorta di canone centripeto di rappresentazione, frutto di
un’attenzione ripiegata sui precisi contorni della porzione di Stato veneto. La
più importante ma in vero pressoché unica ripresa dell’impostazione pigafettiana, nel corso e nel prosieguo del XVII secolo, è certamente Il Territorio Vicentino
delineato da Angelo Giovanni Novello e inciso, verso il 1676, dal veneziano
Marco Boschini, impegnato, proprio in quella fase, nel capoluogo berico nella
redazione dei Gioieli Pittoreschi, fondamentale guida, per tanti versi, alle pubbliche pitture della città di Vicenza.
Marco Boschini nacque a Venezia nel 1613 e giovanissimo entrò nella bottega di
Palma il Giovane e più tardi imparò l’arte dell’intaglio da Odoardo Fialetti. La
data della morte è incerta: secondo il Melchiori avvenne nel 1678, mentre da
alcuni documenti risulta che nel 1704 egli era ancora vivo. Il Boschini esercitò
varie attività: la sua vera professione era quella di commerciante di perle false e
conterie di vetro. Spesso veniva richiesto per stime in occasione di eredità, o
quale esperto e mediatore per la vendita e l’esportazione di opere d’arte. La
fama del Boschini è affidata particolarmente alle sue attività editoriali, quale
scrittore e illustratore di libri a stampa. Le sue pubblicazioni hanno il valore di
un documento della situazione artistica di Venezia intorno alla metà del Seicento
e di diretta testimonianza di una delle più vivaci posizioni della critica artistica
dell’età barocca. Nel 1677 uscirono I gioieli pittoreschi, virtuoso ornamento della città
di Vicenza, cioè l’endice di tutte le pitture publiche della stessa città. Per la documentazione necessaria alla stesura di quest’opera il Boschini si recò a Vicenza dal 20
luglio 1674 al 10 maggio 1675. L’attività di cosmografo, come egli stesso si definisce, o di “geographo”, come lo chiama il Martinioni, si completa con l’incisione del territorio vicentino di cui lo stesso Boschini ci parla nella premessa dei
Gioieli pittoreschi.
Magnifico esemplare di questa rarissima ed importante carta del territorio
vicentino.
Bibliografia: Catalogue of maps, prints, drawings, etc forming the geographical ...,
Volume 2, pag. 443. Dimensioni 525x910.
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Francesco Brunacci
(Monte Nuovo 1640 – Roma 1703)
45. Planisfero del Globo Celeste
Acquaforte e bulino, 1687, firmata in lastra. Bellissima prova, impressa su carta
vergata coeva, con margini, piccole macchie nel margine superiore bianco, tracce della piega centrale, per il resto in ottimo stato di conservazione. Finemente
colorato a mano.
Francesco Brunacci nacque a Monte Novo il 19 settembre 1640. Condotti i primissimi studi nella patria di origine, li proseguì dal 1657 al 1662 in Macerata,
laureandosi in diritto civile e canonico. Trasferitosi in Roma, esercitò la professione forense fino ad ottenere la carica di Consultore dei Riti, essendo stato scelto, in precedenza, diverse volte per dirimere controversie tra i più ragguardevoli personaggi del tempo.. Fu uditore di diversi alti prelati e apprezzato sopra
tutti dal Cardinal Vettori per le sue conoscenze giuridiche, filosofiche e matematiche. Fu aggregato all’accademia fisico-matematica di Mons. Ciampini con il
nome di “Icasto Nonacrino”. Collaborò alla redazione del “Giornale dei
Letterati”, che si pubblicava a Roma, dall’anno 1675 al 1679. Attivo a Roma alla
corte della Regina Cristina di Svezia, fu uno degli 8 fondatori dell’Accademia
voluta dalla Regina.
In questa carta astronomica Brunacci ci presenta le 67 costellazioni in uso nel
suo tempo: le 48 tolemaiche, le nuove 12 costellazioni dell’emisfero meridionale
introdotte da Keyser e Houtman, Ganimede, Chioma di Berenice, Pardocamelo,
Fiume Giordano, Alicorno, Columba di Noe e il Crociero. Nel circolo polare
antartico disegna la Nuvola Minore e la Nuvola Maggiore. Tra le stelle più luminose indica il nome de la Capra e la Spiga della Vergine. Le stelle sono suddivise per magnitudine in sei classi.
La carta è accompagnata da un testo esplicativo dove l’autore dichiara di aver
seguito l’opera di Bayer, l’Uranometria del 1603, sia per i contenuti tecnicoscientifici che per lo stile di rappresentazione delle costellazioni.
Il Planisfero Artico e quello Antartico sono rappresentati in proiezione stereografica polare eclittica convessa. Il reticolo centrato sul polo dell’eclittica ci permette di leggere la longitudine delle stelle con la precisione di un grado, ogni
trenta troviamo una linea di longitudine, mancano i cerchi di latitudine. Sono
invece evidenziati i circoli polari, quelli dei tropici, i coluri e il circolo equinoziale. I due planisferi sono uniti dal coluro dei solstizi nella costellazione del
Sagittario.
La tavola venne stampata a Roma dalla tipografia di Giacomo de Rossi ed è alla
volte inserita nelle edizioni del Mercurio Geografico, la raccolta delle carte geografiche della tipografia.
Bibliografia: Anna Grelle Iusco, Indice delle Stampe De Rossi, p. 144, (3, 1).
Dimensioni 565x425.
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Johannes van Keulen
(1654, Deventer - 1715, Amsterdam)
46. Della nuova, e grande illuminante Face del Mare parte terza, Continente le Coste
Maritime Meridionali di Portogallo, Algarve, Andaluzia, Granada, Catalogna,
Provenza, Italia, Dalmatia, Grecia, Tracia, Natolia, Siria & Egitto….
Volume in 2°, legatura in mezza pelle del XIX secolo, con dorso rifatto.
Frontespizio inciso, 2 fogli, 94 pp. e 32 carte nautiche a doppia pagina di cui 3
più volte ripiegate, numerosi piani nautici e profili di costa incisi in xilografia nel
testo. Edito ad Amsterdam, presso di Johannes van Keulen, 1705. La Casa
Editrice van Keulen era stata fondata intorno al 1678 dal capostipite Johannes
cui subentrò, nel 1695, il figlio Gerard, versato nelle discipline nautiche e abile
incisore, il quale impresse all’azienda la specializzazione cartografica che la rese
famosa in Olanda e in Europa per due secoli a seguire. La produzione editoriale comprendeva un cospicuo portafoglio di carte sciolte manoscritte, un atlante
nautico denominato Le Grand Nouvel Atlas de la Mer e il monumentale De Nieuwe
Groote Lichtende Zee-Fakkel, ovvero un portolano dei mari del mondo pubblicato
tra il 1681 e il 1684 in cinque volumi in folio, ai quali - nel 1753 - se ne aggiunse
un sesto per la navigazione lungo le coste asiatiche.
Secondo un’impostazione editoriale consolidata sin dallo Spieghel der Zeewaerdt
di L. J. Waghenaer, il primo volume descrive i mari settentrionali dall’Olanda
fino allo Stretto di Hudson, mentre il secondo volume è dedicato alla navigazione dal Mare del Nord alle coste europee continentali fino alle Isole di Capo
Verde. Il terzo volume descrive invece il Mediterraneo che rivestiva particolare
importanza come crocevia dei traffici tra l’Oriente e l’Occidente. Il quarto volume riguarda le Indie Occidentali e le coste orientali dell’America settentrionale,
mentre il quinto contiene le carte dell’Africa occidentale fino al Capo di Buona
Speranza e undici carte del Brasile, nonché alcune carte dell’Estremo Oriente che
preludevano alla compilazione del sesto volume. Le coste asiatiche erano infatti di interesse preminente per l’Olanda, che vi aveva fondato un impero commerciale, e quindi le carte di quelle regioni restarono a lungo manoscritte, affinché ne fosse impedita la diffusione all’esterno della flotta della V.O.C., fino al
1753, quando ormai erano già da qualche decennio in circolazione gli atlanti
nautici pubblicati dagli Inglesi e dai Francesi.Il Nieuwe Groote Lichtende ZeeFakkel, che comprendeva istruzioni nautiche, carte generali e particolari, piani
dei porti e vedute di costa, fu tradotto in diverse lingue e ebbe svariate riedizioni. Il terzo libro, dedicato al Mediterraneo, ebbe un’edizione italiana, pubblicata
nel 1695 con il titolo Della nuova grande illuminante face del mare e ristampata nel
1705. Come estensore del testo figura N. J. Vooght, mentre la traduzione in italiano è del patavino Mosè Giron. Svariate carte recano date successive alla pubblicazione del portolano, perché mentre il testo non richiedeva aggiornamenti, le
carte venivano sostituite nel tempo secondo necessità.
Rarissimo esemplare della traduzione italiana dello Zee-Fakkel, la parte terza
riguardante il Mediterraneo, la sola tradotta in lingua italiana. Koeman descrive
solo due esemplari di prima edizione del 1695 (uno conservato al Maritime
Museum di Amsterdam, privo di mappe, ed un secondo nella Topkapi Library
di Istanbul) ed un unico esemplare del 1705, conservato sempre al Maritime
Museum di Amsterdam, con 25 carte nautiche. Un esemplare è apparso invece
in asta da Christie’s Londra, nel maggio del 1995. L’opera
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conteneva ben 39 carte nautiche. In tutte queste copie, come nel nostro esemplare, l’indice tuttavia elenca solo 20 carte nautiche, a dimostrazione del fatto che
gli atlanti erano assemblati con un numero variabile di mappe.
Ex libris di Horace Landau.
Bibliografia: Koeman, Atlas Neerlandici, vol. IV, p. 346, 108; P. Presciuttini, Sulla
Cresta dell’onda.it ; Pavone Vanavese, Coste del Mediterraneo nella cartografia europea
1500-1900, p. 179, 318.
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Louis Bretez & Michel Etienne Turgot
47. Pianta di Parigi
Volume n 2° grande. Pubblicato nel 1739. Con 20 tavole a doppia pagina montate su onglet, aloni di umidità e bruniture soprattutto in prossimità dei margini,
lacune ai margini delle ultime 2 tavole che non ledono la parte incisa, legatura
originale in marocchino rosso a grana lunga, piatti incorniciati da rotella fitomorfa in oro, al centro dei piatti la nave simbolo della città di Parigi, ai comparti il giglio di Francia.
Prima tiratura della più celebre mappa di Parigi a volo di uccello in esemplare
di lusso con la legatura alle armi della città.
Il progetto venne commissionato nel 1734 da Michel Etienne Turgot (1690-1751),
allora capo della municipalità parigina, che decise di promuovere la reputazione della città nel mondo. Commissionò il lavoro a Louis Bretez, membro della
Royal Academy of Painting and Sculpture e professore di prospettiva. Il Bretez iniziò il suo lavoro già nel 1734 godendo di uno speciale permesso di ingresso in
ogni luogo della città, per effettuare rilievi, disegni e misure. Il monumentale
lavoro richiese ben due anni di rilievi. La pianta del Turgot è disegnata in proiezione isometrica e rappresenta il migliore esempio del cambiamento del rilievo
topografico, prima più vicino ad una veduta.
Le 21 tavole (una d’insieme) furono incise da Claude Lucas, membro della Royal
Academy of Sciences. La mappa venne infine pubblicata nel 1739, e le tavole
assemblate in un volume ed offerte al Re di Francia. I volumi venivano usati
quali omaggio a personalità ed ambasciatori stranieri.
Bell’esemplare in legatura coeva.
Bibliografia: Hodgkiss, A. G., Discovering Antique Maps, p. 77. Harvard
University, Hollis 004146744; Cohen-deRicci 807; Millard 39.
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Giovanni Antonio Rizzi Zannoni
(Padova 1736 — Napoli 1814)
48. La Gran Carta del Padovano Di G. A. Rizzi Zannoni della Real Società delle Scienze,
e Belle Lettere di Gottinga, dell’Accademia Elettorale di Baviera, di quelle d’Altdorf, di
Padova etc. Foglio I-IV
Incisione in rame, 1781, stampata su 4 grandi fogli di carta vergata coeva, con
margini, in straordinario stato di conservazione.
Nel dicembre del 1776 Rizzi Zannoni ritorna in Italia e si stabilisce a Venezia,
dove inizia la collaborazione con l’editore Antonio Zatta, contribuendo molto al
progetto del Atlante Novissimo. Successivamente si dedica ad un altro grande
progetto di una “Gran mappa del territorio padovano” finanziata per sottoscrizione e da realizzarsi in dodici fogli. Tra il 1778 ed il 1781 si dedicò incessantemente a quest’opera, nella quale riuscì ad armonizzare perfettamente tutte le
componenti tecniche e scientifiche, tracciando una linea di meridiana che passava per la Specola di Padova e componendo un attendo rilievo del territorio. La
carta, della quale furono poi stampati solamente quattro fogli, è finemente incisa da Antonio Buttafogo e da Giovanni Pasquali per le scritture. Con questo
importante rilievo il Rizzi Zannoni si afferma come il più importante ed accreditato topografo italiano.
Rizzi Zannoni (1736-1814) era un famoso astronomo, topografo e matematico di
grande versatilità. Ottenne la nomina di Geografo della Repubblica Veneta e
Idrografo del Dèpot de Marine a Parigi. Fu, inoltre, direttore scientifico per la carta
geografica del Regno di Napoli dal 1781, e direttore dell’Officio Topografico di
Napoli dal 1807 al 1814. Con lui nasce la moderna cartografia geodetica del
Regno di Napoli. Le mappe dei suoi numerosi atlanti erano magnificamente
incise, con dettagli raffinati e abbellite da cartigli pregiati. I suoi primi atlanti
vennero pubblicati a Parigi, mentre la sua ultima produzione venne pubblicata
per la prima volta a Napoli.
Magnifico esemplare di questa rara ed importante mappa. La prima carta, o una
delle prime, ispirata ai nuovi principio cartografici e basata su regolare triangolazione.
Bibliografia: Valerio, Società Uomini e Istituzioni Cartografiche nel Mezzogiorno
d’Italia, pp. 107/115; Marinelli 1226. Dimensioni 650x480 ogni foglio.
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Giovan Battista Piranesi
(Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778)
49. Pianta delle fabbriche existenti nella Villa Adriana
Acquaforte e bulino, 1781, firmata in lastra in basso. Magnifica prova della rarissima prima tiratura, impressa su sei grandi fogli, uniti, di carta vergata coeva
con filigrana “scudo con stemma araldico” (Robison 66 indicata come relativa
al 1780), pieghe di carta ed aperture nelle congiunzioni, piccolo strappo nella
parte superiore, nel complesso in ottimo stato di conservazione.
Il Piranesi dedica allo studio e al rilievo di Villa Adriana gran parte della sua
vita, iniziando ad esplorare la celeberrima villa di Adriano a meno di un anno
dal suo arrivo a Roma. Lo si ricava dalla firma a sanguigna e relativa data (1741)
che Giovan Battista lasciò sulla volta della scala che conduce al criptoportico.
Piranesi tornò nella villa numerose altre volte negli anni e nel 1763, in un muro
della zona Ovest, lasciò di nuovo la firma col commento sulla “disperante e
‘quasi impossibilè impresa” che lo occupò più di ogni altra negli ultimi anni.
Alla fine Piranesi, con l’aiuto dell’architetto Charles-Louis Clérisseau, Robert
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Adam e Claude Joseph Vernet, fu tra i primi a “tracciare e disegnare Villa
Adriana” “facendosi largo ‘a colpi d’ascia tra i rovì accendendo fuochi per ‘scacciare serpenti e scorpioni’”. Furono necessari 250 disegni di piante e alzati di
Piranesi padre e dal figlio Francesco. Il disegno finale, preparatorio per l’incisione, è alto 64 centimetri e lungo oltre tre metri, fornisce la planimetria dell’intero complesso. La planimetria a stampa, che fu completata dal figlio Francesco
nel 1781, è formata da sei tavole alte ciascuna 81 centimetri e lunghe 51, per un
totale di oltre tre metri.
Il testo a corredo della tavola che si estende nella parte inferiore, include 434
numeri ed è basato sulle informazioni dedotte dagli studi precedenti di Pirro
Ligorio e del Contini.
Magnifico esemplare nella rara edizione coeva.
Bibliografia: Wilton-Ely 1009. Dimensioni 3114x705.
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Vincenzo Pazzini Carli & Bartolomeo Borghi
50. Atlante Geografico
Volume in-folio piccolo, Siena 1798-1801, contenente 90 carte geografiche incise
in rame e finemente colorate a mano in epoca. Legatura in mezza pelle coeva,
piccole ossidazioni, nel complesso in ottimo stato di conservazione.
Rara raccolta di carte geografiche denominata Atlante Geografico, prima stesura
delle opera dell’abate Bartolomeo Borghi, pubblicata in Siena dalla tipografia
Pazzini Carli. Molte delle carte, datate tra il 1788 ed il 1800, sono incise da
Agostino Costa vennero poi successivamente inserite nell’opera Atlante generale
dell’ab. Bartolommeo Borghi, pubblicato a Firenze nel 1819.
Vincenzo Pazzini Carli (1707 – 1769), è libraio, editore, stampatore attivo a Siena
per circa quaranta anni. Nelle dediche preposte alle opere sotto i suoi auspici, si
sottoscriveva sempre e soltanto come “mercante di libri” o “mercante libraio”.
Alla sua morte, avvenuta nel 1769, lasciava la sua avviata e ormai prestigiosa
libreria ai due figli maschi, Giuseppe e Giovanni. Fu in realtà soprattutto il
primo che continuò l’esperienza paterna, integrandola, in società con il fratello,
a partire dal 1775. Furono proprio i due figli a portare a compimento, tra il 1798
e il 1801, l’Atlante Geografico. Il progetto era stato avviato dal padre, e il celebre
cartografo Bartolomeo Borghi ne aveva intrapreso la compilazione delle carte,
ma l’opera fu poi interrotta per l’avversità dei tempi e per la morte dell’editore.
Per questo l’opera non presenta mai un frontespizio inciso e il numero delle
carte che la compongono è sempre variabile.
Bartolomeo Borghi, che Vermiglioli definisce “uno dei migliori geografi
dell’Europa”, nacque nel 1750 a Monte del Lago, venendo ordinato sacerdote nel
1774. Appassionato studioso di geografia, applicò dapprima le sue conoscenze
all’analisi delle terre a lui più familiari. Successivamente fornisce un contributo
allo Zatta per le carte della toscana del suo Atlante Novissimo, mentre nell’Atlante
geografico di Pazzini Carli il Borghi tracciò la maggior parte delle carte, che costituirono la base del proprio atlante, pubblicato nel 1819 con il titolo di Atlante
generale dell’ab. Bartolommeo Borghi.
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