CARAVAGGIO - Comune di Fossano
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CARAVAGGIO - Comune di Fossano
CARAVAGGIO la mostra impossibile Caravaggio. La Mostra Impossibile Fossano, Castello degli Acaja e Museo Diocesano 10 marzo – 2 luglio 2017 Un progetto ideato e diretto da Renato Parascandolo Direzione scientifica Ferdinando Bologna Mostra promossa da Comune di Fossano Rai Radiotelevisione Italiana Diocesi di Fossano ProgettoMondo Mlal Con il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Tursimo Regione Piemonte RAI Con la collaborazione di Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano Cassa di Risparmio di Fossano S.p.A. Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo Fondazione CRT Camera di Commercio di Cuneo ATL Azienda Turistica Locale del Cuneese Egea Commerciale Ascom Fossano Assocazione Terre dei Savoia Lannutti logistic & trasports Media Partner La Stampa La Fedeltà Mostra realizzata da Munus Comune di Fossano Sindaco Davide Sordella Segretario Generale Massimo Nardi Ufficio Manifestazioni Tiziana Pelazza, Dirigente Francesco Arcidiacono, Responsabile del servizio Raffaele Mana Piergiacomo Damilano Monica Panero, Responsabile della comunicazione Ufficio Turistico IAT del Fossanese Roberto Bianco Diocesi di Fossano Vescovo mons. Piero Delbosco Vicario Generale Derio Olivero Direttore del Museo Diocesano Paolo Ravera Comunicazioni Paolo Tassinari ProgettoMondo Mlal Presidente Mario Mancini Responsabile Progetto Ivana Borsotto Ufficio Stampa Chiara Bazzanella 2 In copertina: M. Merisi, Testa di Medusa – Firenze, Galleria degli Uffizi LE MOSTRE IMPOSSIBILI Organizzazione della mostra Rai Com Consulenti Giancarlo Burghi Andrea D'Aquino Anna Del Gatto Aldo Di Russo Francesco Esposito Jaime Fadda Lello Mazzacane Pierpaolo Venier Traduzione testi in inglese Michael Monkhouse Coordinamento editoriale e organizzativo Rai Com Luigi Di Martino Responsabile Area Beni Culturali Rai Com Romina Ciaralli Realizzazione della mostra Munus Catalogo Munus Coordinamento organizzativo Lorenzo Soave Coordinamento redazionale Lorenzo Soave con Fabio Baronchelli Eleonora De Giorgi Daniela Dello Iacovo Relazioni con il territorio Federico Ferrero Segreteria organizzativa e amministrazione Fabio Baronchelli Eleonora De Giorgi Daniela Dello Iacovo Angelo Marino Marco Miracco Ufficio Stampa Pietro Ramunno Progetto grafico e impaginazione Inprinting, Roma Finito di stampare nel mese di febbraio 2017 A cura di MUNUS Printed in Italy www.munus.com Allestimenti Michele Guggia Progetto grafico Inprinting, Roma TEC Artigrafiche, Fossano Lectio Magistralis di Timothy Verdon Servizio accoglienza Francesca Calleris Elena Gemello Silvia Giachino Francesca Giraudo 3 4 INDICE La Città di Fossano dà il benvenuto a Caravaggio con “La Mostra Impossibile” .................................. 7 Davide Sordella Creatori di bellezza ................................................ 9 Don Derio Olivero Il bello e il buono ................................................... 12 Ivana Borsotto, ProgettoMondo Mlal Introduzione a “Caravaggio, la mostra impossibile” ... 15 Ferdinando Bologna Le mostre impossibili. L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità digitale............................ 17 Renato Parascandolo Gli storici dell’arte sulle “Mostre Impossibili” ...... 21 Biografia di Caravaggio ......................................... 23 Opere in mostra..................................................... 25 I peccati di Caravaggio.......................................... 53 La morte di Caravaggio.......................................... 59 5 6 Davide Sordella, Sindaco di Fossano La Città di Fossano dà il benvenuto a Caravaggio con “La Mostra Impossibile” Q uaranta tele, riproduzioni ad altissima risoluzione dei capolavori originali del Merisi, troveranno spazio nelle sale del Castello degli Acaja e in quelle del Museo Diocesano. Siamo orgogliosi di ospitare un'esposizione di questo livello, che sino ad oggi era stata allestita solo nelle metropoli e nei grandi centri urbani. Si tratta di una vera e propria sfida, ma siamo pronti a vincerla. Abbiamo lavorato con impegno, affiancati da professionisti specializzati nell'organizzazione di grandi eventi e siamo sicuri che il pubblico saprà apprezzare il risultato. A settembre, quando l'Amministrazione ha firmato gli atti che trasferivano la proprietà del Castello dal Demanio al Comune, avevamo promesso di farne il cuore 7 pulsante della città. In quell'occasione avevamo annunciato di voler iniziare l'attività culturale ed espositiva con un grande evento a scopo sociale. Abbiamo mantenuto fede alla promessa: con “La Mostra Impossibile”, evento nato dalla collaborazione del Comune di Fossano con la Diocesi e "ProgettoMondo Mlal", abbiamo realizzato un'iniziativa culturale di alto livello e promosso la sensibilizzazione in materia di solidarietà internazionale. Parte degli introiti infatti andranno a sostenere il progetto "Sentieri della Salute" per la lotta alla malnutrizione in Burkina Faso. Tutta la Città è stata coinvolta nell'evento e numerose sono le iniziative proposte ai visitatori. Al Castello, nella sala multisensoriale Caraviaggio, a cura dell'associazione Kadalù, sarà possibile visitare la mostra di Mauro Soggiu, con l'interpretazione personale di sei opere del Caravaggio, partecipare al percorso olfattivo di Muses e all'esplorazione tattile del dipinto Cena in Emmaus. Al Teatro I Portici potremo assistere alla lectio magistralis tenuta dallo storico dell'arte Mons. Timothy Verdon; al Castello i ragazzi saranno coinvolti nell'attività didattica "Disegniamo l'arte"; a giugno, in occasione del Palio, la corte del Castello ospiterà la Cena Caravaggesca e poi, tante altre iniziative. Ringraziamo la RAI che ha ideato la mostra e realizzato le riproduzioni. La nostra collaborazione con il Servizio Nazionale è la testimonianza di una sinergia costruttiva, una dimostrazione dell'impegno del pubblico per la diffusione della cultura e la valorizzazione del patrimonio artistico del nostro Paese, a cui la Città di Fossano non ha voluto far mancare il proprio contributo. Dal 10 marzo al 2 luglio la Città apre le porte ai visitatori e accoglie con cortesia e professionalità quanti decideranno di trascorrere il loro tempo tra cultura, storia, tradizione e, perché no, divertimento e prodotti tipici del territorio. 8 Don Derio Olivero Vicario Generale della Diocesi di Fossano Creatori di Bellezza “Ma c’è dell’altro oltre all’amore e alla morte?/ Allora dimmene il nome” (Emily Dickinson) U n amico disabile spesso mi ripete: “Io trovo la bellezza nel gesto di chi mi imbocca, nella cura di chi mi lava, nella gentilezza di chi mi dà un passaggio in auto”. Mi commuove l’accostamento di bellezza e amore. Ogni atto amoroso è un’esperienza di bellezza. Ti aiuta a reggere la vita e ti apre uno squarcio di speranza. In un abbraccio intenso il mondo ritrova senso e con l’aiuto di un amico anche l’attività più pesante diventa bella. Siamo al mondo per creare bellezza, per aiutare altri a vedere le cose belle, per tirar fuori il bello che c’è in loro. Siamo al mondo per diventare noi stessi “opere d’arte”. Gli artisti sono così: sulla tela bianca creano un’opera d’arte per rallegrare i nostri occhi e riempire il nostro cuore. La loro arte è un invito per tutti noi a diventare artisti della vita. Nella pagina bianca di ogni nuovo giorno possiamo far nascere azioni belle da regalare a chi ci incontra: in casa, per strada, al mercato, al lavoro. Vivere come se stessimo dipingendo un’opera d’arte importante. Anzi, la più importante: la vita. Per questo motivo è utile andare a visitare una mostra d’arte: per ricordarci di essere artisti ogni giorno. E per lasciarci aprire gli occhi al punto da saper vedere la bellezza anche nei momenti duri e difficili della vita. Proprio come dice questa splendida poesia: “Salvezza è sapere/ che, come fiore fra la neve/ può nascere/ un sorriso nel pianto,/ una carezza nel dolore,/ una parola nell’angoscia…/ tremenda e dolce/ Bellezza dell’esistenza!”. Ma è difficile essere artisti nella vita. Spesso siamo più funzionari che artisti, più automi che creatori, più passivi che generativi. Dice Luciano Manicardi, nuovo priore di 1 La Comunità monastica di Bose (Cascina Bose, provincia di Biella) è una Comunità religiosa formata da monaci e monache, provenienti da Chiese cristiane diverse. 9 Bose1: “Noi oggi soffriamo di rapporti squilibrati e patologici con il tempo, con il fare, con noi stessi, con gli altri. Siamo costantemente proiettati fuori di noi stessi. Viviamo fuori di noi stessi e abbiamo bisogno di rientrare in noi stessi per guarire, per ritrovare la via di casa, per riprendere contatto con noi stessi… per ritrovare felicità e senso, per vivere una vita contenta”. Proprio come diceva già, secoli fa, B. Pascal2: “Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola cosa: l’incapacità di starsene tranquilli, in una camera”. E’ proprio vero: non abbiamo più occasione di starcene tranquilli, in un luogo, senza far nulla, guardando in profondità la vita. Siamo di corsa, e, anche quando ci fermiamo, siamo distratti dalla televisione, dal computer, dal cellulare… e continuiamo ad essere “fuori di noi”. E’ diventato faticoso “fermarsi”, guardarsi dentro, pensare con la propria testa, conoscersi. Corriamo distratti e corriamo per distrarci. E così ci ritroviamo stanchi, svuotati, stressati, nervosi. Soprattutto ci troviamo disorientati. In un tempo di cambiamento e di crisi non basta correre; abbiamo bisogno, di ritrovare insieme una direzione, per noi stessi e per la società. In questa ricerca di sguardi più ampi e profondi l’arte è uno strumento essenziale. Ci aiuta ad uscire dalle strettoie di una ragione procedurale che si occupa del funzionamento e non del fondamento, della procedura e non del senso. Perché il fascino della verità ha perso smalto ed interesse, ridotta, da troppo tempo, a questione teorica e dispotica, dunque a cosa astratta e pericolosa, nemica della libertà. Dobbiamo recuperare un nuovo modo di vedere la verità della vita. “La verità non è un’idea, la verità è sempre un legame. Si potrebbe anche dire un evento, un accadere nel quale alla coscienza non è dato di stare in posizione di indifferenza. Un legame con un senso possibile che appare sempre come offerto sullo sfondo dei segni che il mondo rende presenti. La bellezza è appunto il modo autorevole ma non dispotico, attraente ma non seduttivo, invitante ma non incantatorio, con cui la verità chiede di essere riconosciuta, assecondata, scelta. La bellezza è appunto la qualità non prepotente di una verità degna dell’uomo e di cui l’uomo è 10 2 Blaise Pascal, Pensieri. (Les pensées, 1670). degno, nella quale è possibile superare la differenza di principio fra l’ideale di evidenza del sapere e l’incerta proiezione della libertà, fra il pensare e il credere”3. In questa luce la Chiesa impara dal linguaggio artistico la dimensione della bellezza della verità. E scopre la parentela stretta tra salvezza e bellezza. “All‘uomo di oggi va fraternamente annunciata la mai perduta dignità della sua essenza spirituale e l’oggettiva densità di senso che abita imperituramente la sua esperienza del mondo. L’artistico è di questo annuncio un’esperienza essenziale più che uno strumento semplicemente utile. L’artistico sta precisamente al centro di questi rapporti anche per la cultura cristiana. Ma non solo per essa. La sua potenziale capacità di condurre l’uomo in conspectum dei, a fargli lambire cioè sensibilmente lo spazio di presentimento di quel posto dove ogni giustizia viene compiuta, è da sempre offerta a incitare l’umana speranza anche al di là di ogni lessico religioso ridotto a gergo di una corporazione. Nello stesso tempo la promessa esaltata nell’esperienza dell’artistico è voce che essa interpreta come inscritta nella vita, e non surrogata dalla propria euforia simulatoria. Lo spirituale non è nell’arte, ma nella vita di essa si fa eco… La bellezza certamente non salva nessuno. Tuttavia senza i suoi incanti il presentimento di una qualche possibile salvezza è destinato a rimanere impercettibile e indesiderato. Il destino dell’arte è legato al destino a cui l’uomo si è convinto di essere inesorabilmente avviato” 4. Come Chiesa di Fossano ci auguriamo che la “Mostra Impossibile” di Caravaggio sia una bella occasione per l’uomo e la donna di oggi di riprendere la voglia di vivere “da artisti” la propria vita, di vincere le strettoie della ragione procedurale, di provare nostalgia di una salvezza. Perché “L’arte è un ponte verso il mistero delle cose” (Massimo Recalcati)5. E mentre ci godremo questi capolavori saremo anche parte del bel progetto di aiuto proposto dal ProgettoMondo MLAL. Nella certezza, appunto, che la bellezza è imparentata con l’amore. 3 G. Zanchi, Il destino della bellezza, Editore Ancora, Milano, 2008; p.119. Ibidem, p. 129 5 Massimo Recalcati (1959) è uno psicoanalista, saggista e accademico italiano. 4 11 Ivana Borsotto, ProgettoMondo Mlal Il bello e il buono N 12 apoli, qualche anno fa. Ammiro la “Mostra impossibile. Leonardo, Raffaello e Caravaggio”. Di Caravaggio mi colpiscono la crudezza, il realismo, i piedi sporchi, le rughe sui volti, la durezza della vita, la vergine morta da popolana, il realismo dei pastori, la sofferenza e la speranza. Riconosco le stesse emozioni che proviamo e incontriamo anche nei nostri interventi nel Sud del Mondo: con i piccoli produttori che reclamano dignità per il loro lavoro nella selva amazzonica e nelle montagne andine, con i giovani nei duar del Marocco alla ricerca di un futuro che faticano a vedere, o nei villaggi del Burkina Faso dove le mamme, insieme ai loro piccoli, combattono contro la malnutrizione, e ancora nelle zone rurali di Haiti, contro cui si accanisce persino la natura, con continue catastrofi. Ammirando “Le sette opere di misericordia” del Caravaggio, penso che anche ProgettoMondo Mlal, pur nei suoi limiti, cerca di fare la sua parte per percorrere la strada indicata da quel capolavoro. “Il Bello aiuta il Buono” è il risultato di questa convinzione, l’idea che dà il senso della presenza di ProgettoMondo Mlal tra i promotori di “Caravaggio. La Mostra Impossibile”. Due anni fa, condividendo le mie riflessioni con Davide Sordella, Sindaco del Comune di Fossano, e con Don Derio Olivero, Vicario Generale della Diocesi di Fossano, ho raccolto il loro interesse a proporre la Mostra Impossibile di Caravaggio a Fossano. Un evento che ora si compie grazie alla collaborazione di Renato Parascandolo, autore e direttore della mostra, che ha accolto con entusiasmo e serietà la nostra proposta. Con loro, nello spirito dell’arte di Caravaggio, abbiamo pensato a questa iniziativa non solo come occasione di promozione della cultura e dell’arte, ma anche di valorizzazione della solidarietà internazionale e della misericordia, nella sostanza del termine. Come ci dimostra Caravaggio, l’arte ha tanto più senso quanto più esprime valori, sentimenti e convinzioni. Questo binomio millenario e inscindibile, quello dell’arte e della vita, dell’estetica e dell’etica, è condensato nella frase “Il Bello aiuta il Buono”. ProgettoMondo Mlal è un’Organizzazione non Governativa impegnata dal 1966 in America Latina e in Africa nella realizzazione di progetti per contrastare la povertà e la malnutrizione, restituire dignità nelle carceri, educare al protagonismo giovanile, creare e sviluppare piccole imprese e, più in generale, promuovere i diritti umani, intesi non solo come diritti economici e sociali ma anche di cittadinanza e culturali. In 50 anni ha realizzato 451 progetti, di cui 383 in 21 paesi dell’America Latina e dell’Africa e 68 in Italia e in Europa, contribuendo a migliorare la vita di 1 milione e mezzo di persone grazie al lavoro di 1.132 volontari e volontarie. 50 anni di impegno quotidiano con i campesinos, con i bambini lavoratori, con le donne delle periferie, con i detenuti e le loro famiglie, con studenti, giovani e con le loro comunità, con le Associazioni, gli Enti e le Istituzioni locali. Nella mostra a Fossano, “il Buono” è rappresentato dal progetto “I Sentieri della salute” che ProgettoMondo Mlal sta realizzando in Burkina Faso per combattere la malnutrizione delle donne e dei bambini. La sfida è condivisa con il locale Ministero della Salute, le Direzione Regionali della Nutrizione e della Salute, i distretti sanitari, i Comuni e le Associazioni della società civile e l’Unicef. La malnutrizione costituisce in Burkina Faso la causa diretta, o complementare, del 35% delle morti infantili. La sfida, culturale oltre che medico-sanitaria, riguarda soprattutto la malnutrizione cronica, che implica un grave ritardo della crescita. Benché meno considerata è infatti la maggior piaga: il 40% dei bambini da 0 a 2 anni ne sono affetti e ne verrà penalizzata la crescita fisica e intellettiva. Sostenere ProgettoMondo Mlal nella lotta alla malnutrizione infantile significa proseguire un lavoro di 12 anni, costruito in Burkina con pazienza e convinzione, con una strategia di cooperazione, rafforzamento e sviluppo di capacità locali. L’intervento di ProgettoMondo Mlal si ispira “all’epidemiologia comunitaria”, metodologia secondo cui la popolazione, solitamente esclusa dall’assistenza sanitaria, è 13 direttamente coinvolta nella prevenzione e nel trattamento della malnutrizione. È dunque la comunità stessa che sceglie le priorità su cui intervenire e, riflettendo sulle cause di morte e malattia, diviene protagonista diretta della ricerca di soluzioni efficaci. Negli ultimi 7 anni, abbiamo formato 2.278 persone, ora in grado di individuare i sintomi della malnutrizione e dialogare con le madri, abbiamo censito e visitato 83.372 bambini, abbassando i tassi della malnutrizione acuta dal 10,4% al 6,3%. “Caravaggio. La Mostra Impossibile” si rivela inoltre un’esperienza di cui i nostri cittadini, le nostre Associazioni sono partecipi e protagoniste - arricchendo il programma di eventi paralleli alla Mostra, con iniziative a favore del progetto "I sentieri della salute" a cui verranno dedicati parte degli introiti del biglietto d'ingresso - dimostrando che l’arte non va solo guardata ma va “vista”, per tramutarsi in fonte di ispirazione etica e di messa in pratica del senso di cittadinanza. L’idea del “Bello aiuta il Buono” è stata condivisa anche dal noto fumettista italiano, Milo Manara, che ha deciso di dedicare a ProgettoMondo Mlal una copia, con firma originale, di una striscia del primo volume in cui illustra gli anni romani di Caravaggio. Manara ha definito più volte il Caravaggio come il suo “santo protettore”, e la copia della striscia sarà esposta a conclusione del percorso espositivo per richiamare l’attenzione sull’aspetto etico e solidale racchiuso nella mostra. Chiamati dalla mano del Cristo - o di Adamo? - che per sempre chiama Matteo, ispirati dall’esempio della donna che per sempre nutre l’affamato, dà da bere all’assetato, visita il carcerato, assiste il malato e dà sepoltura al defunto, siamo convinti che non nella teoria, ma nella pratica, si misura l’effettivo valore della bontà, della giustizia e quindi, per noi di ProgettoMondo Mlal, della cooperazione internazionale. Perché Caravaggio è per sempre. Come le opere di misericordia, la speranza e la lotta per la giustizia, che anche una “Mostra impossibile” nel suo piccolo, contribuisce a rendere possibile. 14 Ferdinando Bologna Introduzione a “Caravaggio, la mostra impossibile” "L a mostra impossibile" di Fossano espone quarantuno riproduzioni di dipinti del Caravaggio, realizzate sulla base di procedimenti digitali sofisticatissimi, che non sarebbero stati pensabili, e ancor meno fattibili, anche soltanto pochi anni fa. In quanto include un numero amplissimo di opere del maestro, essa realizza una mostra dell’opera del Caravaggio senza precedenti; e non solo perché è molto più comprensiva di quanto non riuscirono a essere tutte le altre mostre organizzate durante l’ultimo mezzo secolo, a incominciare da quella foltissima e giustamente celebre del 1951 a Milano fino a quella del 2010 a Roma, bensì perché, a causa dei proibitivi impedimenti derivanti da ragioni diverse e intrecciate, quali lo stato di conservazione, la saldezza dei supporti, l’ampiezza delle dimensioni, la difficoltà della rimozione e i rischi del trasporto, una mostra di altrettante opere originali del Caravaggio era e resta impossibile in assoluto. Non per nulla, il sottotitolo dell’impresa odierna parla appunto di “mostra impossibile”. Quasi in epigrafe, il sottotitolo del progetto parla anche di “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità digitale”, e ciò echeggia scopertamente almeno il titolo del celebre saggio di Walter Benjamin che trattava, appunto, dell’opera d’arte “nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” e poneva la riproducibilità dell’opera d’arte come limite alla sua “reificazione”, vale a dire alla sua riduzione a merce, congiunta alla perdita di ciò che lo stesso Benjamin giudicava irriproducibile e definiva “aura”. In effetti, senza perder nulla della funzione anti-mercificante della riproduzione dell’opera d’arte in quanto moltiplicazione legittima dell’esemplare unico in cui l’opera d’arte stessa prende corpo, e anzi caricandosi più efficacemente della capacità di prolungarne la memoria al di là dell’usura degli eventi e di trasmetterne ai posteri una testimonianza attendibile, la riproduzione “digitale” di essa realizza un grado ben più 15 16 avanzato e quasi esauriente di “leggibilità”, tanto da risultare non solo il miglior sostituto desiderabile della presa di contatto diretto con l’originale, ma un aiuto concreto e analitico a percepirne bene quegli aspetti che di solito restano inaccessibili al potere visivo dello stesso occhio umano. Da questo punto di vista, le “Mostre impossibili” rivelano una straordinaria finalità didattica poiché, mostrando l'intera opera di un artista, ad altissima definizione e a grandezza naturale, consentono un accostamento, per confronto, di opere che sono normalmente lontanissime fra di loro. Anche per questo considero geniale questo progetto ideato e sviluppato, con perseveranza e rigore, da Renato Parascandolo Con tali strumenti, la mostra intende contribuire nel modo più puntuale alla miglior “lettura” e all’intelligenza più approfondita di ciò che è stato ben definito “il libero esame pittorico” dell’opera caravaggesca: un esame addentrato per forza di colore e di lume nell’osservazione della realtà sgombra di ogni amplificazione esteriormente intellettualistica, e nel recupero quasi etimologico di ogni argomento raffigurabile al grado zero dell’esistente. «In verità, egli fu per molti aspetti il primo artista moderno. Il primo a non procedere per evoluzione, ma per rivoluzione». Lo scriveva Roger Fry nel 1905, ponendo il sigillo a una svolta nell’apprezzamento del Caravaggio che era incominciata a Parigi durante gli anni trenta dell’Ottocento. Precisamente nel 1834, a opera del critico, pittore e socialista militante Gabriel-Joseph-Hyppolite Laviron, al quale si deve il primo giudizio davvero innovatore sull’opera del maestro: Fece una straordinaria rivoluzione fra i pallidi allievi della scuola eclettica dei Carracci e rovesciò tutti i sistemi di pittura alla moda per mettere al loro posto lo studio vero e corretto della natura. […] Le sue opere attrassero potentemente l’attenzione di tutte le classi della società, e di quelle soprattutto che sono di solito le più indifferenti al successo d’un’opera d’arte. In effetti, egli aveva scoperto la pittura del popolo, la pittura che può essere capita e giudicata da tutti, perché rende a ciascuna cosa tutta la forza espressiva che ha in natura, e non sacrifica mai nulla dell’intera verità. Renato Parascandolo Le mostre impossibili. L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità digitale L e mostre impossibili presentano, in un unico spazio espositivo, l’opera completa di un pittore sotto forma di riproduzioni ad altissima definizione facendo ricorso a tecnologie digitali che consentono ormai di ottenere delle riproduzioni assolutamente conformi alle opere originali. La notevole risoluzione dei dettagli, le dimensioni reali (formato 1:1), la corretta tonalità della stampa - certificata da storici dell’arte di chiara fama pongono lo spettatore virtualmente di fronte all’opera d’arte originale. D’altronde, se il più appassionato cultore del Caravaggio volesse intraprendere un viaggio per ammirare dal vero i suoi capolavori dovrebbe andare peregrinando per ventisette città: in Italia, in diversi paesi europei e in Russia. Da lì, dovrebbe trasvolare negli Stati Uniti: a Hartford nel Connecticut, a Fort Worth nel Texas e a Cleveland nell’Ohio. E dovrebbe sbrigarsi a raggiungere il museo comunale di Detroit che espone il dipinto Marta e Maddalena perché la città è alla bancarotta e corre voce che il capolavoro potrebbe essere messo all’asta. Certo, egli potrebbe confidare nell’allestimento di una grande mostra del Caravaggio, ma l’attesa potrebbe rivelarsi vana a causa della crescente - comprensibile - contrarietà dei direttori dei musei a concedere il prestito delle opere, ma anche in ragione degli esorbitanti costi delle assicurazioni e delle speciali misure di sicurezza, inevitabili per dipinti d’incalcolabile valore. Quindi, per il nostro cultore del Caravaggio, l’unica alternativa possibile è visitare “La mostra impossibile” del Caravaggio, nel Castello degli Acaja e nella Diocesi di Fossano dal 9 marzo al 2 luglio 2017: quarantuno opere di Michelangelo Merisi disposte in una sequenza rigorosamente cro- 17 18 nologica, ricostruita dal decano degli storici dell’arte Ferdinando Bologna, autorevole allievo e collaboratore di Roberto Longhi. L’idea di allestire delle “mostre impossibili” nasce dalla considerazione che, nell’epoca della riproducibilità digitale dell’opera d’arte, una diffusione veramente capillare e di massa delle opere d’arte può essere garantita soltanto dalle riproduzioni: un’istanza di democrazia culturale che ha in Paul Valéry, Walter Benjamin e André Malraux i suoi precursori. Non a caso i giovani, gli studenti e, più in generale, quei cittadini che non frequentano abitualmente i musei, hanno rappresentato il pubblico di elezione delle ventisette “mostre impossibili” finora realizzate (Roma, Milano, Napoli, Città del Messico, Chicago, Malta, Östersund, ecc.). Con “Le mostre impossibili”, è nato un nuovo genere di museo, complementare ai tradizionali luoghi d’arte, che si distingue per la finalità didattica, il rigore filologico e l’utilizzo di diversi mezzi espressivi: pannelli descrittivi delle opere curati da prestigiosi storici dell’arte; sequenze di film, fiction e documentari sulla vita degli artisti; scene tratte dagli spettacoli teatrali che il premio Nobel Dario Fo ha appositamente scritto per questo progetto, sito web, ecc. Storici dell’arte di fama internazionale (Salvatore Settis, Denis Mahon, Ferdinando Bologna, Dominique Fernandez, Claudio Strinati, Maurizio Calvesi) sostengono con convinzione questo progetto che consente accostamenti e confronti che sarebbero altrimenti impossibili, migliorando la lettura dell’opera completa dell’artista. Le mostre impossibili sono modulari, pertanto le opere possono essere ordinate non solo per autori, ma anche per periodi storici, correnti e argomenti. Hanno, inoltre, il pregio dell’ubiquità; quindi la stessa mostra può essere allestita contemporaneamente in diversi luoghi. Le mostre impossibili sono anche dei trailer di grande efficacia: un invito a visitare i luoghi d’arte che raccolgono i capolavori originali; un’idea già presente nelle riflessioni di André Malraux: “Nessuna riproduzione, per quanto tecnicamente perfetta, può essere più avvincente e toccante dell’opera originale. Tuttavia, la riproduzione fotografica delle opere d’arte ha consentito a decine di milioni di persone di conoscere e apprezzare i capolavori dei grandi artisti di tutti i tempi, invogliandoli, al tempo stesso, a visitare i luoghi che li ospitano per poterli ammirare nello splendore della loro autenticità” A differenza di un quadro virtuale che rinvia a un quadro reale, La mostra impossibile, non avendo un equivalente nella realtà, è, di fatto, un evento originale, una singolarità, sebbene, a sua volta, riproducibile: esattamente come la pellicola di un film. Qui sta la novità introdotta dalle mostre impossibili: consentire a una moltitudine di visitatori di ammirare, hic et nunc, l’una accanto all’altra, non alcune opere, ma tutte le opere, comprese quelle intrasportabili come gli affreschi. Rendendo spazialmente vicine, opere distanti tra loro migliaia di chilometri si soddisfa “quell’incontestabile esigenza di impossessarsi dell’oggetto da una distanza il più possibile ravvicinata nell’immagine, o meglio nell’effigie, nella riproduzione” di cui parla Benjamin. Essendo “impossibili” oggi, e non essendo mai esistite in passato (neanche gli stessi artisti hanno potuto ammirare, contemporaneamente, tutte le loro opere), le mostre impossibili, mostrando la totalità, acquistano un particolare statuto di unicità. L’emozione che suscita questa visione d’insieme dell’intera opera di un pittore e l’alone di stupore che aleggia tra i visitatori di queste mostre - possibili solo in astratto perché di fatto irrealizzabili - inducono piacevolmente a credere che questa esperienza estetica abbia qualcosa a che fare con l’aura di cui parla Benjamin. 19 20 GLI STORICI DELL’ARTE SULE “MOSTRE IMPOSSIBILI” Salvatore Settis. A me piacciono le copie. Mi piacciono perché diffondono la conoscenza delle opere d’arte. Qualche volta servono per sostituirle. Servono anche a salvare alcuni monumenti importanti dall’aggressione degli agenti inquinanti. In Giappone si conservano – nell’isola di Shikoku – moltissime copie di arte occidentale, per la maggior parte italiana. Per i giapponesi, che vivono così lontano dai luoghi dove si trovano gli originali, una visita all’isola costituisce un’occasione straordinaria di conoscenza. Fra i duecentomila visitatori che ogni anno visitano quel museo, non c’è dubbio che molti vorranno poi vedere gli originali. La copia vale in quanto rimanda all’originale, non per sé. Ferdinando Bologna. Le “Mostre impossibili” consentono una più approfondita conoscenza delle opere e un accostamento, per confronto, di opere che sono normalmente lontanissime fra di loro. Soprattutto, questa nuova generazione di riproduzioni d’arte, ad altissima definizione e a grandezza naturale, consente un approccio agli originali che gli originali stessi, nelle condizioni in cui normalmente si trovano, sia nei musei sia nelle sedi proprie, non consentono. Anche per questo considero geniale il progetto delle “mostre impossibili” ideato e sviluppato, con perseveranza e rigore, da Renato Parascandolo. Claudio Strinati. Numerosi sono gli studiosi e gli appassionati di musica che conoscono certe composizioni ed esecuzioni quasi esclusivamente attraverso la riproduzione discografica. La riproduzione di un’opera pittorica – purché di qualità, sia nell’esecuzione, sia nella rappresentazione – presenta qualche analogia con la riproduzione musicale. Il che non vuol dire che la riproduzione è equivalente all’originale: cionondimeno un’ottima riproduzione di un’opera d’arte può dare una 21 serie di cognizioni, stimoli e intuizioni molto importanti e interessanti. Di qui il mio apprezzamento per il progetto delle “Mostre impossibili”. Nicola Spinosa. A Castel Sant’Elmo, a Napoli, è stata allestita – nel 2003 – la prima “mostra impossibile”, quella del Caravaggio. Quando mi è stato proposto dalla Rai di ospitare la mostra, avendo constatato la straordinaria qualità delle riproduzioni, ho accolto la richiesta con grande favore. Mi entusiasmava, soprattutto, l’idea di poter vedere, contemporaneamente e nello stesso luogo, l’intera opera del Caravaggio. Abbiamo così una chiave di lettura sintetica, ma anche analitica, grazie alla scala delle riproduzioni realizzate in grandezza naturale e alla loro qualità. Denis Mahon. Normalmente non è possibile raccogliere tutti gli originali di un singolo artista in un’unica esposizione: pensiamo alla Morte della Vergine al Louvre, che non si sposta mai dal suo museo. Questa impossibilità viene rimossa, per così dire, dalle mostre che, per antifrasi, prendono il nome di “impossibili”. Una caratteristica assolutamente degna di nota è che le riproduzioni sono tutte rigorosamente in scala naturale. La riproduzione della Decollazione di san Giovanni Battista è assolutamente fedele alla tela originale, di grandi dimensioni, conservata nella cattedrale di Malta. Le possibilità aperte dalle “mostre impossibili” sono meravigliose. Maurizio Calvesi. L’effetto delle riproduzioni di questa “mostra impossibile” è di straordinaria drammaticità. Per esempio, fa quasi rabbrividire il corpo del San Giovanni caduto a terra, mentre dal collo sgorga il sangue nel cui rosso il Caravaggio ha apposto la propria firma: un particolare che si può quasi toccare con mano nella riproduzione, mentre nell’originale non sarebbe possibile avvicinarsi tanto. 22 BIOGRAFIA DI CARAVAGGIO Michelangelo Merisi, detto Caravaggio Milano 1571 – Porto Ercole (Grosseto) 1610 N asce a Milano (1571) da Fermo Merisi e Lucia Aratori, originari di Caravaggio. Tredicenne entra nella bottega del bergamasco Simone Peterzano, frequentandola quattro anni. È a Roma dal 1592: qualche mese presso il Cavalier d’Arpino (1593), un triennio in casa del cardinal Francesco Maria del Monte, tramite per il primo incarico pubblico (San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli, Chiamata di Levi d’Alfeo e Martirio di san Matteo, 1599-1600) e per le tele volute da Tiberio Cerasi (Santa Maria del Popolo, cappella Cerasi, Crocifissione di san Pietro e Conversione di Saulo, 1600-01), pressoché coeve alla richiesta del San Matteo e l’angelo Contarelli (1602), sostituto del perduto omologo di Berlino (1595-96), a sua volta capofila di una serie di clamorosi rifiuti. Malgrado la crescente fama e i legami con uomini di rango (ad esempio il marchese Vincenzo Giustiniani), il soggiorno romano è scandito da risse, liti, processi, dubbie frequentazioni, dalla detenzione nelle carceri di Tor di Nona. L’omicidio di Ranuccio Tomassoni (28 maggio 1606) e quindi la pena capitale inducono il maestro alla fuga. Caravaggio ripara nei feudi laziali dei Colonna, intermediari della sosta a Napoli (ottobre 1606-giugno 1607) dove, tra i molti lavori eseguiti, avvia la Flagellazione di Cristo (Napoli, Museo di Capodimonte) destinata alla cappella di Tommaso de’ Franchis in San Domenico maggiore. Complice Ottavio Costa, luglio 1607, sbarca a Malta per ottenere il cavalierato dell’Ordine di san Giovanni, garanzia d’immunità. Entro la fine di agosto 1608 autografa la Decollazione del Battista (La Valletta, CoCattedrale di 23 San Giovanni, oratorio), la cui parte architettonica lasciata vuota nella zona superiore interviene con un rilievo non inferiore al ruolo assunto dalle figure stesse, come nelle pale del successivo transito in Sicilia (F. Bologna). Rientrato a Napoli, ottobre 1609, termina la Flagellazione. Dopo aver riaccomodato la Sant’Orsola confitta dal Tiranno, incautamente esposta al sole ancor fresca di vernice – maggio 1610 –, giunge dalla sede pontificia notizia di una possibile grazia. Caravaggio, imbarcatosi per Palo, muore a Porto Ercole nel luglio 1610. Il David della Galleria Borghese (Roma) è forse l’estrema opera del maestro. In un’ansia di riscatto la volontà dell’artista di ritrarsi nella testa spiccata di Golia diviene emblematica di una condizione tragica. Così facendo, il Merisi prende congedo anche dalla sua avventura esistenziale. 24 OPERE IN MOSTRA Nato dalla nobile famiglia dei Merisi a Caravaggio, che è una cittadina lombarda non molto distante da Milano, primo fra gli italiani, abbandonò i vecchi metodi e prese ad attenersi alla natura nella sua maggiore semplicità, e alla vita: per cui non applicava mai il pennello ad altro che a modelli vivi, tenendo nel suo studio la cosa da dipingere esposta così a lungo ai propri occhi, finché non fosse riuscito a raggiungerneì con il colore la verità. Joachim von Sandrart, Academia nobilissimae artis pictoriae, Norimberga 1683 25 1. M. Merisi, Giovane con canestro di frutta – Roma, Galleria Borghese Fece una straordinaria rivoluzione fra i pallidi allievi della scuola eclettica dei Carracci e rovesciò tutti i sistemi di pittura alla moda per mettere al loro posto lo studio vero e corretto della natura. […] Le sue opere attrassero potentemente l’attenzione di tutte le classi della società, e di quelle soprattutto che sono di solito le più indifferenti al successo di un’opera d’arte. In effetti, egli aveva scoperto la pittura del popolo, la pittura che può essere capita e giudicata facilmente da tutti, perché rende a ciascuna cosa tutta la forza espressiva che ha in natura, e non sacrifica mai nulla dell’intera verità degli oggetti. (Gabriel-Joseph-Hippolyte Laviron, Salon 1834, Parigi) 26 2. M. Merisi, Bacchino malato 3. M. Merisi, Bacco – Firenze, Galleria degli Uffizi – Roma, Galleria Borghese Nacque in Caravaggio di Lombardia Michelangelo, e fu figliuolo d’un maestro che murava edificii, assai da bene, di casa Amerigi. Diedesi ad imparare la dipintura, e non avendo in Caravaggio chi a suo modo gl’insegnasse, andò egli a Milano, ed alcun tempo dimorovvi. Dapoi se ne venne a Roma con animo di apprender con diligenza questo virtuoso essercizio. E da principio si accomodò con un pittore siciliano che di opere grossolane tenea bottega. Poi andò a stare in casa del cavalier Gioseppe Cesari d’Arpino per alcuni mesi. Indi provò a stare da se stesso, e fece alcuni quadretti da lui nello specchio ritratti. E il primo fu un Bacco con alcuni grappoli d’uve diverse, con gran diligenza fatte, ma di maniera poco secca. Fece anche un fanciullo che da una lucerta, la quale usciva da fiori e da frutti, era morso; e parea quella testa veramente stridere, ed il tutto con diligenza era lavorato. Giovanni Baglione, Le Vite de’ Pittori, Scultori e Architetti, Roma 1642) 27 4. M. Merisi, Ragazzo morso da un ramarro – Firenze, Fondazione Roberto Longhi Il Caravaggio disse che tanta manifattura gli era a fare un quadro buono di fiori, come di figure. Vincenzo Giustiniani, Lettera sulla pittura a Teodoro Amideni (Dirk van Ameyden), 1620-30 c. 28 5. M. Merisi, San Francesco confortato dall’angelo – Hartford, Wadsworth Atheneum 6. M. Merisi, Riposo durante la fuga in Egitto – Roma, Galleria Doria Pamphilij Dipinse una fanciulla a sedere sopra una seggiola con le mani in seno, in atto di asciugarsi li capelli; la ritrasse in una camera, aggiungendovi in terra un vasello d’unguenti con monili e gemme la finse per Madalena. Posa alquanto da un lato la faccia e s’imprime la guancia, il collo e il petto in una tinta pura, facile e vera, accompagnata dalla semplicità di tutta la figura, con le braccia in camicia e la vesta gialla ritirata alle ginocchia dalla sottana bianca di damasco fiorato. Questa figura abbiamo descritto particolarmente per indicare li suoi modi naturali e l’imitazione in poche tinte sino alla verità del colore. Dipinse in un maggior quadro la Madonna che si riposa dalla Fuga in Egitto. Evvi un angelo in piedi, che suona il violino, San Giuseppe sedente gli tiene avanti il libro delle note, e l’angelo è bellissimo; poiché volgendo la testa dolcemente in profilo, va discoprendo le spalle alate, e il resto dell’ignudo interrotto da un pannolino. Dall’altro lato siede la Madonna e, piegando il capo, sembra dormire col Bambino in seno. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672 ) 29 7. M. Merisi, Maddalena – Roma, Galleria Doria Pamphilij 8. M. Merisi, La buona Ventura – Parigi, Musée du Louvre 30 Un altro quadro degno dell’istessa lode è nelle camere del Cardinale Antonio Barberini, disposto in tre mezze figure ad un giuoco di carte. Finsevi un giovinetto semplice con le carte in mano, ed è una testa ben ritratta dal vivo in abito oscuro, e di rincontro a lui si volge in profilo un giovine fraudolente, appoggiato con una mano su la tavola del giuoco e con l’altra dietro, si cava una carta falsa dalla cinta, mentre il terzo vicino al giovinetto guarda li punti delle carte, e con tre dita della mano li palesa al compagno, il quale nel piegarsi sul tavolino, espone la spalla al lume in giubbone giallo listato di fasce nere, né finto è il colore nell’imitazione. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672) 9. M. Merisi, I Bari – Fort Worth, Kimbell Art Museum 31 Nei miei dì conobbi un dipintore in Roma,il quale era di sozzi costumi, et andavasempre co’ panni stracciati, e lordia maraviglia, e si vivea del continuofra i garzoni delle cucine dei signoridi corte. Questo dipintore non fece mai altro, che buono fosse nella sua arte,salvo il rappresentare i tavernieri,et i giocatori, overo le cingare cheguardano la mano, overo i baronci, et i fachini, et gli sgratiati, che si dormivano la notte per le piazze; et era il più contento huomo del mondo, quando avea dipinto un hosteria, et colà entro chi mangiasse e bevesse. Questo procedeva dai suoi costumi, i quali erano simiglianti ai suoi lavori. (Federico Borromeo, De Delectu Ingeniorum, Codice Ambrosiano, F. 31 inf.) 32 10. M. Merisi, La buona Ventura – Roma, Musei Capitolini Alcuni galant’uomini della professione per carità l’andavano sollevando, infin che maestro Valentino a S. Luigi de’ Francesi, rivenditore di quadri, gliene fece dar via alcuni; e con questa occasione fu conosciuto dal cardinal del Monte, il quale, per dilettarsi assai della pittura, se lo prese in casa. Ed avendo parte e provisione pigliò animo e credito, e dipinse per il cardinale una musica di alcuni giovani ritratti dal naturale assai bene; ed anche una giovane che sonava il flauto, che vivo e vero il tutto parea con una caraffa di fiori piena d’acqua, che dentro il reflesso d’una finestra eccellentemente si scorgeva, con altri ripercotimenti di quella camera dentro l’acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo disse che fu il più bel pezzo che facesse mai. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672 ) 33 11. M. Merisi, Giovane che suona il liuto – San Pietroburgo, Ermitage 12. M. Merisi, Giovane che suona il liuto, New York, Metropolitan Museum of Art 34 35 13. M. Merisi, Testa di Medusa – Firenze, Galleria degli Uffizi 14. M. Merisi, Cena in Emmaus – Londra, National Gallery Questa canestra la fece in Roma Michelangelo da Caravaggio e avrei voluto accompagnarla con un’altra simile, ma poiché nessuno riuscì a uguagliarne la bellezza e l’incomparabile qualità, rimasesola. (Federico Borromeo, Musaeum, 1618 c., in De Pictura Sacra, Milano 1625) 36 15. M. Merisi, Canestra di frutta – Milano, Pinacoteca Ambrosiana 16. M. Merisi, Giuditta e Oloferne – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica Dipinse per questo Signore [il cardinale Del Monte] una Donna in camicia, che suona il liuto con le note avanti [la “Donna”, in realtà, è un ragazzo], e Santa Caterina ginocchione appoggiata alla ruota; li due ultimi riescono d’un colorito più tinto, cominciando Michele ad ingagliardire gli oscuri. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672 ) 37 17. M. Merisi, Santa Caterina d’Alessandria - Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza 38 18. M. Merisi, Marta e Maddalena - Detroit, Institute of Art 19. M. Merisi, Narciso – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica 39 20. M. Merisi, Sacrificio d’Isacco –Firenze, Galleria degli Uffizi 21. M. Merisi, David e Golia – Madrid, Museo del Prado 40 22. M. Merisi, Chiamata di Levi d’Alfeo (San Matteo) – Roma, chiesa di San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli 23. M. Merisi, Il martirio di San Matteo – Roma, chiesa di San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli 41 24. M. Merisi, Amore vincitore – Berlino, Staatliche Museen 25. M. Merisi, Crocifissione di San Pietro – Roma, chiesa di Santa Maria del Popolo, cappella Cerasi 26. M. Merisi, Conversione di San Saulo – Roma, chiesa di Santa Maria del Popolo, cappella Cerasi 42 27. M. Merisi, San Giovanni Battista – Roma, Musei Capitolini 43 Seguitava egli nel favore del Marchese Vincenzo Giustiniani, che l’impiegò in alcuni quadri, l’Incoronazione di spine e San Tommaso, che pone il dito nella piaga del costato del Signore, il quale gli accosta la mano, e si svela il petto da un lenzuolo, discostandolo dalla poppa. Appresso le quali mezze figure, colorì un Amore vincitore, che con la destra solleva lo strale, ed a’ suoi piedi giacciono in terra armi, libri, ed altri stromenti per trofeo. Concorsero al diletto del suo pennello altri Signori Romani, e tra questi il Marchese Asdrubale Mattei gli fece dipingere la Presa di Cristo all’orto, parimente in mezze figure. Tiene Giuda la mano alla spalla del Maestro, dopo il bacio; intanto un soldato tutto armato stende il braccio e la mano di ferro al petto del Signore, il quale si arresta paziente ed umile con le mani incrocicchiate avanti, fuggendo dietro San Giovanni, con le braccia aperte. Imitò l’armatura rugginosa di quel soldato coperto il capo e il volto dall’elmo, uscendo alquanto fuori di profilo; e dietro s’inalza una lanterna, seguitando due altre teste d’armati. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672) 44 28. M. Merisi, Incredulità di San Tommaso – Potsdam-Sanssouci, Staatliche Schlösser und Gärten, Bildergalerie 45 29. M. Merisi, San Matteo e l’angelo – Roma, chiesa di San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli 46 30. M. Merisi, Cattura di Cristo – Dublino, National Gallery of Ireland 31. M. Merisi, Ecce homo - Genova, Palazzo Bianco Per lo medesimo Cardinale [Scipione Borghese] dipinse San Girolamo che, scrivendo attentamente, distende la mano e la penna al calamaio. Alli Signori Massimi colorì un Ecce Homo che fu portato in Ispagna, ed al Marchese Patrizii [in realtà a Don Marzio Colonna in Palestrina] la Cena in Emmaus, nella quale vi è Cristo in mezzo che benedice il pane, ed uno degli Apostoli a sedere nel riconoscerlo, apre le braccia e l’altro fermo le mani su la mensa, e lo riguarda con maraviglia: evvi dietro l’oste con la cuffia in capo, ed una vecchia che porta le vivande. (Giovan Pietro Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672) 47 32. M. Merisi, San Girolamo scrivente – Roma, Galleria Borghese 48 33. M. Merisi, Cena in Emmaus – Milano, Pinacoteca di Brera 34. M. Merisi, Incoronazione di spine – Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie 35. M. Merisi, San Girolamo – La Valletta, Co-Cattedrale di San Giovanni 36. M. Merisi, Decollazione del Battista – La Valletta, Co-Cattedrale di San Giovanni 49 50 37. M. Merisi, Amore dormiente – Firenze, Palazzo Pitti 38. M. Merisi, Flagellazione di Cristo alla colonna – Rouen, Musée des Beaux-Arts Ed indi si vide la maggiore di tutte l’opere del Caravaggio, che fu la Negazione di San Pietro, esposta nella sagrestia di San Martino. Questa veramente può dirsi una maraviglia dell’arte, colorita con tanta forza di verità, che abbatte qualunque opera le sta d’appresso. (Bernardo De Dominici,Vite dei Pittori, Scultori ed Architetti Napoletani, III, Napoli, 1745) 51 39. M. Merisi, Negazione di San Pietro – New York, Metropolitan Museum of Art 52 40. M. Merisi, San’Orsola sconfitta dal Tiranno – Napoli, Banca Intesa Sanpaolo 41. M. Merisi, Davide con la testa di Golia – Roma, Galleria Borghese “I PECCATI DI CARAVAGGIO” INTERROGATORIO DAVANTI AL TRIBUNALE DEL GOVERNATORE DI ROMA Io so barbiero et fo la barbaria lì a santo Agostino. Questo pittore [Caravaggio] è un giovenaccio grande di vinti o vinticinque anni con poco di barba negra, grasotto, con ciglia grosse et occhio negro, che va vestito di negro non troppo bene in ordine, che portava un paro di calzette negre un poco stracciate, che porta li capelli grandi longhi dinanzi. Martedì prossimo passato se bene me recordo circa al sono dell’avemaria Michelangelo pittore del Cardinale del Monte, Costantino revenditore de quadri a San Luigi, et io andessemo a cena all’hostaria lì alla Scrofa, che credo sia della Lupa. Costantino et io in quella sera non portavamo arme de sorta alcuna, ma sibene detto Michelangelo portava la spada. Detto Michelangelo è solito portare la spada, perché è servitore del Cardinale del Monte, et io gli l’ho vista portare assai volte. Anzi prima la portava di giorno et adesso non la porta se non quando va qualche volta fuori la notte. (12 luglio 1597: Roma, Archivio di Stato, Tribunale Criminale del Governatore, Liber Investigationum, 1597, 274, ff. 180-190) 53 DEPOSIZIONE DI GIOVANNI BAGLIONE Dovete sapere che io fo professione di pittore et essercito questa professione qui in Roma da parecchi anni in qua; et adesso occorre che avendo io fatto et depinto un quadro della Resurrezione di N. S. al padre generale della Compagnia di Gesù, quale trovasi in una cappella del Gesù, dopo essersi scoperto detto quadro, che fu questa Pasqua di Resurrezione prossima passata, li detti querelati per invidia, perché loro pretendevano, dico detto Michelangiolo pretendeva farlo lui, perciò esso Michelangelo per invidia comechè detto, et detto Honorio Longo, et Horatio suoi amici et adherenti, sono andati sparlando del fatto mio con dir male di me et biasimare l’opere mie, et in particulare hanno fatto alcuni versi in mio dishonore et vittuperio. (28 agosto 1603: Roma, Archivio di Stato, Registrazione d’Atti, Liber Actorum, 1603, 132-1235, c. 1) 54 INTERROGATORIO DI CARAVAGGIO DURANTE IL PROCESSO BAGLIONE Io credo cognoscere quasi tutti li pittori di Roma, et cominciando dalli valent’huomini, io cognosco Gioseffe, il Caraccio, il Zuchero, il Pomarancio, il Gentileschi, Prospero, Gio. Andrea, Gio. Baglione, Gismondo et Giorgio Todesco, il Tempesta et altri. Quasi tutti li pittori che io ho nominati di sopra son miei amici, ma non son tutti valent’huomini. Quella parola “valent’huomini” appresso di me vuol dire che sappi far bene, cioè sappi far bene dell’arte sua, così in pittura valent’huomo che sappi dipinger bene et imitar bene le cose naturali. Li valent’ huomini sono quelli che si intendono della pittura et giudicaranno buoni pittori quelli che ho giudicato io buoni et cattivi; ma quelli che sono cattivi pittori et ignoranti giudicaranno per buoni pittori gl’ignoranti come sono loro. Io non so niente che ce sia nessun pittore che lodi per bon pittore Giovanni Baglione. Quella pittura della Resurretione lì al Gesù a me non piace perché è goffa et l’ho per la peggio che habbia fatta et detta pittura io non l’ho intesa lodare da nessun pittore et con quanti pittori io ho parlato a nessuno ha piaciuto. (13 settembre 1603: Roma, Archivio di Stato, Registrazione d’Atti, Liber Actorum, 1603, 132-1235, c. 1) 55 QUERELA DI UN GARZONE D’OSTERIA Circa le 17 hore stando Michelangelo da Caravaggio assieme a doi altri a magnare nell’hosteria del Moro, alla Maddalena, dove io sto per garzone et havendoli portato otto carcioffi cotti cioè quattro nel buturo e quattro con olio, detto querelato mi ha dimandato quali erano quelli al buturo et quelli all’olio. Io li ho risposto: che li odorasse, che facilmente havrebbe conosciuto quali erano cotti nel buturo e quali che erano all’olio. Lui allora montato in collera e senza dirmi altro ha preso un piatto di terra et me l’ha tirato alla volta del mostaccio, che me ha colto in questa guancia manca dove restato un poco ferito. Et poi s’è drizzato et ha dato di mano alla spada di un suo compagno che stava su la tavola con animo forse di darmi con ella, ma io me gli sono levato dinanzi et sono venuto qua all’officio a darne querela. (24 aprile 1604: Roma, Archivio di Stato, Liber Constitutorum, 1604) 56 DENUNCIA PER SASSATE Questa notte prossima passata circa le cinque hore è venuto detto Michelangelo et ha tirato molti sassi alla mia gelosia della finestra che me l’ha spezzata tutta da una banda come V.S. vede, dipoi è ripassato assieme con certi altri, sonando una chitarra, et si sono fermati nel cantone del vicolo, et parlava con quelli suoi compagni che non ho potuto intendere le parole precise che diceva. Et detto Michelangelo ha fatto questo perché tenendo lui a pigione una mia casa, attaccata alla mia, gli giorni passati ferì un notaro del vicario, se partì et dovendo esser io pagata della pigione di sei mesi e di un suffitto mio di detta casa che esso ha rotto, et havendo io avuto un mandato del 2° collaterale di pigliare le robe che erano restate in casa dando una securtà in forma di deposito, si come la diede et per questo esso mi ha così spezzata detta gelosia per farmi dispetto, et con esso erano tre altri in compagnia. (1 settembre 1605: sassate contro le finestra di Prudenza Bruna, abitante in Campo Marzio; e querela di quest’ultima. Roma, Archivio di Stato, Liber Investigationum 1604-1605, 377-1274, c. 124) 57 APOSTROFE Un giorno entrato con certi galantuomini nella Chiesa della Madonna del Pilero, fattosi infra questi il più civile per apprestargli l’acqua benedetta, Caravaggio, domandandogli a che ciò servisse, gli fu risposto: per cancellare i peccati veniali. Non occorre!, disse egli, perché i miei son tutti mortali. (Francesco Susinno, Le vite de’ pittori messinesi e di altri che fiorirono a Messina, Messina 1724) 58 LA MORTE DI CARAVAGGIO Si è hauto avviso della morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso, et eccellentissimo nel colorire, et ritrarre nel naturale, seguita di suo male in Port’Ercole. (Biblioteca Apostolica Vaticana, Borg. lat. 1078, Avvisi, f. 537) Fecer crudel congiura Michele, a’ danni tuoi Morte e Natura. Questa restar temea da la tua mano in ogni imagin vinta, ch’era da te creata, e non dipinta; quella di sdegno ardea, perché con larga usura, quante la falce sua genti struggea, tante il pennello tuo ne rifacea. (Giovanni Battista Marino, In morte di Michelangelo Caravaggio, in La Galeria, Milano 1620) 59 Morto sei tu, Michel? Tu ch’animasti, con l’angelico spirto, i bei colori? Ahi che le gratie spente ancho e gl’Amori, con quai l’opre tue chiare al ciel alzasti. Al paro di Natura in guisa oprasti, che somigliaro i vostri alti lavori, ond’ella dubitando de gl’honori a lei dovuti, fè che tu mancasti. Troppo in alto salendo Icaro cadde ne l’onde che da lui pigliaro il nome, e fu de l’ardir suo pena et oltraggio. Ma tu d’Hercole in sen, suo figlio, come secur non fusti che morir t’accadde? Ah con morte non giova anch’esser saggio. Per la morte di Michel Angiol da Caravaggio, in Port’Ercole, in Monumenta Ingenii aliquot, Savignano sul Rubicone, Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, ms. 59) 60 61 62 63 64