Fattore umano e sicurezza nell`intervento in autostrada
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Fattore umano e sicurezza nell`intervento in autostrada
Pietrantoni L., Prati G., Palestini L., (2005). Fattore umano e sicurezza nell’intervento in autostrada, In Linee di Indirizzo per il Soccorso Sanitario in Autostrada, Pubblicazione a cura della Regione Emilia Romagna, 34-43. Parte Terza - Fattore umano e sicurezza nell’intervento in autostrada 1. L’autostrada come sistema complesso L’autostrada è un sistema complesso, frutto della combinazione di diversi operatori ed utenti, di materiali, macchine, tecnologie e procedure progettate per lavorare insieme nel raggiungere scopi comuni. La complessa interazione fra queste parti del sistema può creare le condizioni per l’accadimento di un incidente. Ogni azione o omissione da parte di un componente del sistema causa un effetto a onda su ogni altro componente del sistema e sul sistema stesso nella sua interezza. Ogni cambiamento, inoltre, può avere un effetto desiderato sul breve termine, ma effetti indesiderati sul lungo termine. Nei sistemi complessi gli errori seguono queste regole: • Più semplice è il compito e minore è la probabilità che un errore venga commesso. • Più persone ed unità operative sono coinvolte nell’intervento e maggiori sono le probabilità che un errore venga commesso. Ciò può essere dovuto al fallimento nel riscontrare o rispondere ad un errore commesso da altre parti, ad un affidamento eccessivo sul lavoro di altri, ad una mancanza di sicurezza che i compiti e le responsabilità siano state effettivamente delegate, ad un’ incorretta valutazione della situazione fatta da altri. • Gli errori non possono essere eliminati, ma si possono ridurre le condizioni facilitanti (come dice il celebre psicologo Reason “o sei tu che gestisci l’errore o è l’errore a gestire te”). Il soccorso sanitario effettuato in area autostradale presenta criticità organizzative e rischi di errori umani che necessitano di essere compresi. In base ai dati del progetto GeCO–Autostrade, emerge ad esempio che più di un intervento su cinque da parte del 118 ha avuto a che fare con delle irregolarità nell’espletamento del servizio. Una delle irregolarità più frequentemente rilevata riguarda i problemi di viabilità ossia i problemi di entrata e percorribilità dell’autostrada. Essendo l’autostrada un sistema complesso, è indispensabile coordinare l’interazione fra coloro che effettuano il soccorso, l’organizzazione delle autostrade e gli utenti stessi delle autostrade. Altri aspetti che riguardano l’intervento in autostrada sono: o Novità: ogni intervento è unico e nessuno conosce già in partenza tutti gli aspetti dell’ambiente su cui andrà ad intervenire e tutti i movimenti degli altri operatori chiamati per l’intervento. Ciò è alla base di una visione poco chiara della situazione e ne consegue che le decisioni devono essere prese nell’incertezza. Un altro esempio sono le condizioni meteo, spesso di difficile previsione. Per questo motivo, la raccolta di informazioni cruciali da parte del call-taker riguardo alle caratteristiche dell’evento e dello scenario deve essere orientata a generare un aspettativa e agevolare l’anticipazione e la pianificazione delle operazioni sul posto. o Dinamicità: la situazione in cui si interviene è sottoposta a continui e frequenti cambiamenti e vi è, pertanto, la necessità di acquisire continuamente informazioni sullo stato del sistema. Lo scopo è di effettuare una continua analisi della situazione per calcolare i rischi ed i benefici di ogni decisione. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 35 di 46 Dal momento che la situazione cambia continuamente, una decisione che è appropriata in un determinato momento può causare un incidente in un secondo momento. Uno dei casi analizzati esemplifica tale concetto: riguarda l'effettuazione di un contromano con l’ambulanza. Una volta avuta l’autorizzazione alla manovra, a traffico completamente bloccato, l'ambulanza si trova di fronte un carro attrezzi e si rasenta lo scontro frontale. In un ambiente altamente dinamico la presenza di pericoli inattesi è molto alta e quasi mai del tutto controllabile. o Obiettivi molteplici e potenzialmente contrastanti: spesso è difficile, ma necessario, individuare nella complessità della situazione quali sono gli obiettivi prioritari, in quanto non tutti possono essere perseguiti contemporaneamente. Inoltre la scelta di raggiungere un obiettivo spesso risulta in contrasto con il raggiungimento degli altri, a causa di effetti collaterali. Per esempio, alcune volte, al momento dell’arrivo dell’ambulanza, manca il personale addetto alla messa in sicurezza della scena e l’operatore si trova a dover proteggere la propria incolumità, ma anche a dover intervenire per soccorrere. o Pressione temporale: spesso il tempo non è sufficiente per analizzare dettagliatamente il problema. Si deve, pertanto, tollerare l’ambiguità, dosare intuizione e deduzione per definire il problema ed identificare le relative soluzioni. Le pressioni temporali riducono l’accuratezza/qualità della presa di decisione. o Interdipendenza tra attori ed eventi: nell’intervento in autostrada si riscontrano problemi di rapporto fra le unità operative coinvolte nell’intervento: POLSTRADA, personale viabilità autostradale, VVF, personale elisoccorso o ambulanza. Inoltre, in alcuni casi, vi è una difficoltà nell’intervento da parte dell’operatore sanitario, specie quando sente il traffico transitare vicinissimo, oppure quando viene segnalato un difetto di sicurezza perché POLSTRADA è impegnata a effettuare i rilievi dell’incidente e si distoglie dalla regolazione del traffico. 2. Classificazione delle azioni non sicure Alcune azioni umane possono influire sull’efficacia di un intervento complesso come quello del soccorso in autostrada. Qui di seguito tentiamo di classificare le azioni non sicure in cui possono incorrere alcuni operatori che intervengono nel soccorso; questa cornice teorica consente di identificare le specificità di ogni azione insicura, di comprenderne le cause e le conseguenze e di trovare le modalità più appropriate per facilitare le pratiche orientate alla sicurezza. L’errore umano viene definito come “un comportamento che devia dal percorso corretto nel tentativo di raggiungere un determinato obiettivo in modo non intenzionale, ma dovuto a sequenze di azioni non corrette o ad una ridotta disponibilità di informazioni”. Parallelamente, si distingue l’errore dalla violazione, descritta come “un aggiramento deliberato di regole e/o codici di comportamento condivisi nel contesto” (in questo caso si tratta di un comportamento intenzionale ma non necessariamente malevolo) – vedi figura 1-. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 36 di 46 Figura 1 Azioni non sicure Errori Violazioni Sviste Sbagli (l’idea di partenza era buona, l’esecuzione sbagliata) (l’idea di partenza era sbagliata) Eccezionali (compiute una tantum per portare a termine un compito urgente) Di routine (mancato rispetto di procedure considerate non più rilevanti) Possiamo definire due tipi principali di errore, le sviste (slips) e gli sbagli (mistakes). Per “svista”, si intende un errore dato da un’intenzione corretta accompagnata ad un’esecuzione non corretta della sequenza di azioni che il compito prevede. Nello “sbaglio”, l’errore nasce da un’intenzione non corretta, che produce una sequenza di azioni sbagliate (seppure coerenti con l’intenzione iniziale). In quest’ultimo caso possiamo distinguere due tipi di errori-sbagli: quelli legati alla procedura e quelli legati alla strategia. Vediamoli uno per uno. 2.1. Sviste o errori basati sull’automatismo In questo ambito rientrano gli errori (cosidetti basati sulle abilità dell’individuo - “skill based”) che si verificano solitamente durante l’esecuzione di una sequenza di azioni in modo “automatico” e fluido, che richiede un controllo cosciente minimo e un’attenzione scarsa. Sono errori legati a processi automatici, tipici di un’affaticamento eccessivo e della distrazione. In generale, in compiti di questo tipo la sequenza non è controllata passo dopo passo, ma solo in alcuni punti critici. Questa economia nello sforzo necessario, che si fonda principalmente sull’abitudine a portare a termine determinati compiti, può tradursi spesso in errore: è possibile che ci si trovi a completare una sequenza di azioni nuova in un contesto completamente familiare, e questo di conseguenza riduca il livello di controllo cosciente sul compito. Ad esempio nel nostro caso un operatore di soccorso effettua un controllo di routine e ne omette una parte perché è distratto, oppure non completa la nuova sequenza di azione che ha appena imparato perché “gli viene automatico” nel contesto a lui familiare ripetere quella vecchia. Oppure, l’operatore sa che per fare funzionare una macchina deve premere il pulsante verde ma preme quello di colore rosso posto a fianco nell’apposito blocco di comandi. Si meraviglia che la macchina non funzioni, pensa che ci sia un guasto. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 37 di 46 2.2. Errori legati alla procedura In questo ambito sono inclusi gli errori (anche detti basati sull’applicazione delle regole - “rule based”) che si verificano quando la sequenza viene portata a termine basandosi su regole acquisite in precedenza ma non necessariamente applicabili al contesto presente. Si riferiscono all’esecuzione di azioni e di procedure: l’individuo inverte le azioni di una procedura (al posto di fare A - B - C - D - E, esegue A - B - D - C - E) oppure ne omette qualcuna (A - B - D - E). Un esempio di inversione: una procedura corretta consiste nel reperire sacche di plasma, controllare se i dati apposti sul cartoncino allegato corrispondano a quelli inseriti sulla scheda tecnica; se in accordo, si inietta il plasma nel paziente. Un giorno un operatore preso dalla fretta, prende l’unico sacco di plasma rimasto e lo inietta nel paziente, dando per scontato che il sangue in questione sia per quel paziente. Solo successivamente, esegue la verifica e si accorge dell'errore: si ha quindi un'inversione di procedura. Conseguenze per il paziente? Nessuna. Solo perché fortunatamente, plasma iniettato e gruppo sanguigno del paziente coincidevano. Questo può accadere nel momento in cui l’operatore non ha tutte le informazioni necessarie o applica regole sbagliate in circostanze non abituali. L’attenzione e il controllo cosciente sul compito sono ad un livello più alto rispetto ai compiti automatici, tuttavia se si utilizza una regola non corretta ma semplicemente disponibile per il raggiungimento dell’obiettivo (magari perché si è dimostrata efficace in precedenza) o se si applica in modo sbagliato una regola adatta, allora può verificarsi un errore. Un altro esempio riguarda alcuni errori tipici nella comunicazione telefonica d’urgenza: un operatore di CO utilizzando la classica euristica16 della disponibilità assume che il chiamante stia parlando di un incidente dovuto alla pioggia perché pioveva nella sua zona e commette un errore nella localizzazione dell’evento. 2.3. Errori legati alla strategia Si possono altresì verificare errori (cosiddetti “basati sul livello di conoscenze dell’individuo” knowledge based) che avvengono in situazioni di controllo cosciente massimo, ad esempio un compito svolto da un principiante oppure un individuo esperto che si trova in una situazione completamente nuova. Lo sforzo cognitivo per l’elaborazione delle informazioni è elevato, perché il procedimento e la situazione vengono controllati dopo ogni singolo step e prima di effettuare ogni altra azione. In questi casi l’errore può verificarsi sia per gli alti livelli di stress dovuti alla complessità dell’elaborazione (che provocherebbe quindi una caduta a livello di performance), sia per l’assenza di regole e procedure conosciute e/o applicabili in una situazione non familiare. Ad esempio, un operatore principiante di un ente di soccorso chiede ad un operatore 118 di svolgere una certa mansione pensando che sia il leader perché non conosce i segni di riconoscimento (colore del manicotto) delle figure, la distinzione tra leader sanitario e leader sicurezza e i compiti assegnati in base alla posizione gerarchica. Euristico: si dice di procedimento non rigoroso (approssimativo, intuitivo, analogico) ,che permette di conseguire un risultato da verificare poi in modo rigoroso 16 http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 38 di 46 2.4. Violazioni Nelle violazioni, l’individuo infrange volontariamente la regola, per cui si rende perfettamente conto di ciò che fa, senza tuttavia valutarne le reali conseguenze. Le violazioni possono essere eccezionali, in quanto compiute una tantum per portare a termine un compito urgente, oppure routinarie, in quanto non si ritengono rilevanti le raccomandazioni e procedure previste. Essendo un comportamento intenzionale, gli operatori che lo attuano possono esibire convinzioni che motivano e giustificano le loro violazioni. Ad esempio, non fanno uso dei dispositivi di protezione individuale previsti perché sottostimano il rischio personale in una sorta di effetto assente/esente (es. “sono trent’anni che faccio questo mestiere e non mi è mai successo niente”), o perché pensano che il comportamento sicuro abbia più svantaggi che vantaggi (“perché mi dà fastidio e non mi permette di fare le cose bene”). In altri casi, la mancata adozione di pratiche sicure può essere incoraggiata da norme sociali informali accettate nel sotto gruppo (“non lo fa nessuno di quelli che conosco”) o ad atteggiamenti interpersonali di svalutazione della fonte informativa (“non lo faccio perchè me lo dice lui che è un principiante”, “non ho nulla da imparare da uno appena arrivato”). Si è visto come nei soccorritori l’adozione di alcuni comportamenti non sicuri sia dovuta ad una spinta altruistica in cui si sottostima il rischio personale nel tentativo di aiutare la persona soccorsa; in questo caso il soccorritore si identifica con "l’eroe invulnerabile" che in modo irrealisticamente ottimistico sente che “a lui non capiterà”. 3. Le cause degli errori umani Ci sono diverse cause che possono far sì che la persona commetta errori nell’esecuzione di compiti, fra cui: o Capacità cognitive limitate: il pensiero conscio non è in grado di trattare più unità di informazioni contemporaneamente. Nei processi di elaborazione delle informazioni, le persone non tengono in considerazione tutti i fattori in gioco, ma utilizzano “scorciatoie di pensiero” (euristiche). Queste strategie di pensiero permettono loro di risparmiare tempo ed energie cognitive ma portano a distorsioni ed errori nel ragionamento e nel giudizio. Questa tendenza al risparmio delle risorse di pensiero può causare, sua volta, errori dovuti ad ipotesi sbagliate, intuizioni arbitrarie e riluttanza nell’impiegare energie mentali per monitorare le conseguenze del proprio lavoro. o L’affaticamento e lo stress: mancanza di ore di sonno adeguate e stress emotivo sono fattori che possono contribuire più facilmente all’errore. In particolare nell’operatore di soccorso, lo stress emotivo altrimenti detto “stress traumatico secondario” potrebbe derivare dalla vivida esposizione a traumi di altre persone e alla responsabilità nel tentativo di aiutarli. Più stress sperimenta l’operatore e maggiore sarà il deterioramento della propria performance lavorativa. Le mansioni operative stesse possono causare grande stress, soprattutto se ci sono possibilità di conseguenze negative particolarmente gravi o lo scenario del soccorso che si presenta è particolarmente drammatico. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 39 di 46 o Il peso dei fattori contingenti: alcuni operatori possono avere una forte tendenza a rimanere attaccati al presente, spesso dimenticando che le proprie azioni devono seguire un piano e prevenire futuri sviluppi negativi. I problemi del momento richiamano più intensamente l’attenzione rispetto a problemi futuri anche se più gravi. o Un basso sentimento di competenza: la mancanza di questo sentimento può innescare tentativi di recuperare il divario fra capacità e richieste. Se non è possibile acquisire queste capacità, l’operatore può trascurare i segnali di feedback che dimostrano le proprie incompetenze o cerca di dimostrare a tutti i costi le proprie capacità attraverso azioni che hanno un impatto immediato e saliente. 4. Le possibili conseguenze di azioni non sicure Le azioni non sicure, siano esse errori o violazioni, possono generare eventi sfavorevoli, danni potenziali o manifesti a persone o cose; ad esempio, nel caso dell’intervento in autostrada, un incidente che travolge i soccorritori o la morte di un paziente a causa di una errata localizzazione. Abbiamo presente le cosiddette “tragedie scampate”, ovvero quegli eventi in cui le conseguenze indesiderabili sono state evitate in virtù di una identificazione e correzione dell’errore, pianificata o non pianificata. Un evento sfavorevole attribuibile ad un azione non sicura è di per sé un “evento sfavorevole prevenibile”. Per esplicitare in modo più definito la relazione tra errore ed eventi sfavorevoli può essere utile presentare il cosiddetto modello del “formaggio svizzero" proposto da Reason (vedi figura 2). Figura 2 Errori attivi Rischi potenziali Condizioni latenti Evento sfavorevole Fasi operative http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 40 di 46 Se immaginiamo l'organizzazione del soccorso in autostrada come formata da una serie di settori di intervento (immaginiamoli come delle fette del formaggio) che agiscono in serie, allora in ogni fetta vi possono essere dei buchi che rappresentano i cosiddetti errori. In primo luogo dobbiamo pensare a fori molto mobili, che si aprono e si richiudono molto velocemente, che si spostano in vari punti possibili della stessa fetta. Questi buchi mobili coincidono con gli errori manifesti o “attivi”, che possono essere i più vari (es. collocazione sbagliata dell’ambulanza, preparazione non idonea della scena, ecc.) ma, di solito, non lasciano tracce né conseguenze rilevanti. Cosa diversa è rappresentata dagli errori “latenti” che possiamo raffigurare come dei fori nel formaggio ben più duraturi e poco mobili. Questi sono legati alla progettazione organizzativa, all'insieme delle regole che determinano le modalità lavorative (es., lo scarso coordinamento tra organizzazioni del soccorso, l’assenza di protocolli operativi condivisi). Questi fori durano molto a lungo nel tempo, fino a quando nuove procedure, linee guida, comportamenti, non vengono introdotti formalmente nell'ambiente lavorativo e applicati diffusamente. Tutte le fette di formaggio che nell'insieme configurano le varie fasi dell’intervento di soccorso in autostrada, possono quindi contenere occasioni di errore, i cosiddetti errori "latenti", che non aspettano altro che di poter emergere. Ma ciò accade raramente, solo quando i fori nelle varie fette si allineano fra di loro e non esistono quindi più meccanismi di tolleranza e compensazione. E’ solo allora che, per puro caso, l'allineamento dei fori determina il passaggio da "rischio" ad "evento", ed è in questa coincidenza che avviene un tragico infortunio per gli operatori o gli astanti. 5. Sviluppare le competenze di presa di decisioni e di “situation awareness” Gli operatori effettuano un’analisi della situazione per comprendere lo stato del sistema prima, durante e dopo l’intervento. Fattori legati all’equipaggiamento (per es. sistemi di segnalazione), agli operatori sul posto (per es. esperienze, conoscenze ed abilità) e alla centrale operativa (per es. coordinamento e trasmissione di informazioni) influiscono sulla qualità dell’analisi della situazione, la quale, a sua volta, va ad incidere sulla presa di decisione. E’ noto che i processi decisionali in situazioni di incertezza e sotto pressione temporale sono specifici; infatti, in questi casi le persone tendono ad individuare una corrispondenza strutturale tra la situazione contingente e quella prototipica, e questo consente di effettuare un trasferimento positivo della procedura o della strategia decisionale applicate con successo nella situazione nota (“in questi casi si fa...”). Nell’intervento in autostrada, infatti, si devono prendere decisioni in tempi brevi, basandosi sul primo riconoscimento della situazione e selezionando le opzioni che sembrano più appropriate, anche se la scelta effettuata in base a un’indagine più accurata potrebbe essere diversa. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 41 di 46 E’ cruciale quindi migliorare questo tipo di competenze decisionali negli operatori e aumentare la rapida e accurata “consapevolezza della situazione” (“situation awareness”). Ad esempio, l’operatore deve osservare lo scenario, capire se ci sono dei “rischi evolutivi” e decidere di consguenza. La “situation awareness” può essere definita come: 1) percezione degli elementi dell’ambiente; 2) comprensione del loro significato; 3) proiezione del loro stato nell’immediato futuro (ovvero capacità di immaginare in che modo gli elementi presenti possano mutare e interagire, e a quali esiti possano portare questi processi). 6. Ridurre errori e violazioni Nell’attuale ottica di riduzione dell’errore, la strategia più semplice di prevenzione appare quella di progettare sistemi che proteggano gli operatori dagli errori cognitivi, rendendoli più visibili e intercettabili. Partendo dal presupposto che gli errori non possono essere del tutto debellati, la loro riduzione è tuttavia conseguibile attraverso opportune modifiche di sistema. Ecco alcuni esempi: • riduzione della complessità dei compiti: eliminazione delle tappe non necessarie, miglioramento delle informazioni, riduzione del numero delle opzioni, riduzione della durata dell’esecuzione, uniformazione delle procedure, eliminazione dei fattori distraenti; • ottimizzazione del sistema informativo: adozione di liste di controllo, protocolli, procedure scritte; • automatizzazione: giudiziosa introduzione di procedure automatizzate finalizzate al miglioramento qualitativo del sistema; • limitazione dei danni: pronto riconoscimento dell’errore e sua visibilità, prevenzione dell’eventuale danno, monitoraggio delle situazioni a rischio. Per quanto riguarda le violazioni, queste possono essere ridotte attuando iniziative e programmi di modifica comportamentale volte a scoraggiare i comportamenti intenzionali non sicuri e a incoraggiare quelli sicuri. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso normative di deterrenza che prevedano controlli continuativi e certi, con sanzioni immediate e rilevanti. Altrimenti si può pervenire ad un cambiamento di comportamenti attraverso un approccio comunicativo volto alla sensibilizzazione e all’aumento delle motivazione intrinseca. A questo proposito, un efficace messaggio comunicativo volto a modificare i comportamenti a rischio per la sicurezza personale e altrui deve includere: la minaccia/conseguenze negative del comportamento non sicuro (cosa ti potrebbe succedere), una chiara e realistica raccomandazione comportamentale (cosa fare), un rinforzo motivazionale al cambiamento (tramite una ristrutturazione delle convinzioni preesistenti –“non è vero che è così scomodo”– o del bilancio dei pro e dei contro –"ci sono più vantaggi che svantaggi in questa procedura sicura"). Se ad esempio un operatore ha un comportamento di guida poco prudente, può essere conveniente da una parte aumentare la percezione di minaccia comunicando la gravità del problema e la vulnerabilità soggettiva, dall’altra indicare che avere comportamenti di guida più sicuri riduce veramente il rischio e che è facile metterli in atto. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 42 di 46 7. Conclusioni In generale, è indispensabile la diffusione di una cultura della sicurezza e di percorsi individuali e organizzativi che abbiano questo obiettivo. All’interno di questo quadro, le questioni relative al fattore umano e alle competenze non tecniche, ma psicologiche dell’operatore (es. capacità di prendere decisioni, di comunicare efficacemente con altri operatori di enti che si conoscono poco, di essere consapevole della situazione, di leadership e comando) sono considerate sempre più rilevanti. Da una parte si deve mettere in evidenza la forte interdipendenza tra i vari attori del soccorso in autostrada e le persone coinvolte nell’incidente: la sicurezza di ciascuno è interconnessa con quella degli altri. Proteggere se stessi è funzionale anche alla protezione altrui. Dall’altra parte, si sente sempre più l’esigenza di un piano di intervento formativo centrato non solo sul sapere (inteso come trasmissione di nozioni), piuttosto sul saper fare (inteso come sperimentare personalmente le nozioni acquisite) e il saper essere (inteso come interiorizzazione delle nozioni acquisite). Solo in questo modo si può ridurre la cristallizzazione di abitudini che conduce ad automatismi dannosi per l’operatore. Oltre che alle spiegazioni frontali sulle azioni sicure necessarie, è conveniente prevedere esercitazioni pratico-guidate e simulazioni che ricostruiscano le criticità dell’intervento in condizioni di incertezza e rapidità tipiche dell’ambiente autostrada. La formazione sui temi della sicurezza costituisce un opportunità per un rinnovamento organizzativo, un cambiamento culturale che non sia solo guidato dal timore di sanzioni o compromissione dell’immagine in caso di danno, ma anche da una nuova consapevolezza di tutti gli attori coinvolti nei processi lavorativi. Gli esiti delle presenti Linee guida, che investono sulla sicurezza, non possono essere che positive: una prestazione professionale più efficace ed efficiente, un aumento della soddisfazione sul lavoro, una migliore gestione dello stress da soccorso, una riduzione dei conflitti interorganizzativi e una forte interoperabilità, ed infine un minore numero di incidenti, infortuni ed eventi sfavorevoli. http://emergenze.psice.unibo.it/ Pagina 43 di 46