Introduzione - Massimo Petazzoni
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Introduzione - Massimo Petazzoni
SOMMARIO 1. INTRODUZIONE.....................................................- 3 - 1.1 INCIPIT........................................................................................................................................................................- 3 - 1.2 DEFINIZIONI DELLE VARIE FORME DI DEVIAZIONE ANGOLARE...................................................................................- 5- 1.3 DEFINIZIONE DELLA PATOLOGIA.................................................................................................................................- 7- 1.4 ANATOMIA: 1.5 EPIDEMIOLOGIA.........................................................................................................................................................- 26 - 1.6 MOTIVAZIONI 1.7 PRESENTAZIONE 1.8 QUADRO BASE OSSEA E ARTICOLAZIONI.............................................................................................................- COME OGGETTO DI QUESTO STUDIO...............- 27 - CLINICA...........................................................................................................................................- 28 - RADIOGRAFICO............................................................................................................................................- 29 - DELLA SCELTA DELLA RAZZA BOVARO DEL BERNESE 11 - 2. SCOPO DEL LAVORO...............................................- 35 - 3. MATERIALI E METODI............................................- 39 - 3.1 CASISTICA.................................................................................................................................................................- 39 - 3.2 ETÀ............................................................................................................................................................................- 41 - 3.3 STUDIO LONGITUDINALE...........................................................................................................................................- 42 - 3.4 VISITA CLINICA.........................................................................................................................................................- 44 - 3.5 STUDIO RADIOGRAFICO.............................................................................................................................................- 45 - 3.6 PROIEZIONI 3.7 ELABORAZIONE RADIOGRAFICHE.....................................................................................................................................- 48 - DI UN MODELLO SPERIMENTALE DA UTILIZZARE PER IDENTIFICARE I GRADI DI ROTAZIONE ESTERNA DEL METATARSO........................................................................................................................................................................- 51 - 3.8 ELABORAZIONE 57 - 3.9 SCHELETRIZZAZIONE GRAFICA DELLE IMMAGINI RADIOGRAFICHE.....................................................................................DI TRE ARTI AFFETTI DA TORSIONE TARSALE........................................................................- 59 - 4. RISULTATI..........................................................- 62 - 5. DISCUSSIONE......................................................- 81 - 1 6. CONCLUSIONI....................................................- 101 - 7. BIBLIOGRAFIA....................................................- 106 - 8. RINGRAZIAMENTI................................................- 110 - 2 1. Introduzione 1.1 Incipit ”Die verflixte Hinterland“: ”il maledetto posteriore“. Così viene definito nel 1910 dal prof. Heime, padre fondatore della razza Bovaro del Bernese, quel ”cattivo appiombo posteriore in stazione e in movimento “. (12) ”Metatarsal Rotation“, ”rotazione metatarsale“ , è invece il nome che Robins darà nel 1986 a tale alterazione anatomica dopo aver investigato per la prima volta gli aspetti clinici e radiografici della stessa. (5) La rotazione metatarsale rappresenta una condizione ortopedica di non infrequente riscontro in cani di taglia media e gigante sia in accrescimento sia adulti appartenenti a numerose razze (1,2,3,4,8,10,11,12,19). 3 Essa consiste in una malformazione scheletrica caratterizzata da alterazioni morfologiche e strutturali che interessano la seconda linea delle ossa tarsiche con possibile rotazione esterna dei metatarsi ed eventuale presenza del primo osso metatarsale a diversi livelli di sviluppo. Nell’articolo scritto dal Prof. Heime (12) si menzionano esclusivamente cani di razza Bovaro del Bernese; in questi la rotazione metatarsale si pensava fosse causata dal loro eccessivo e soprattutto troppo precoce sfruttamento al traino dei carretti per il trasporto del latte. L’articolo riporta :”…frequenti sono i piedi in fuori e perciò anche la brutta andatura. Per molti, questo è dovuto alla presenza degli speroni ed è raro che i cani che li hanno camminino con i piedi dritti (…). Alcuni cani avrebbero un’ andatura migliore e più sicura se non li avessero“ (12). La presentazione clinica che ci viene descritta, seppur in modo molto scarno, evidenzia che già nel 1910 fosse stata notata in questa razza un’alterazione a carico degli arti posteriori potenzialmente metatarsale“ riferibile ed alla appare esplicita cosiddetta la ”rotazione convinzione che quest’alterazione potesse essere associata alla presenza degli 4 speroni. Tale convinzione persiste tutt’oggi in Svizzera, patria del Bovaro del Bernese, dove si sospetta che questa condizione sia secondaria ad una inadeguata amputazione dei cosiddetti speroni durante i primi giorni di vita del cucciolo (20). 1.2 Deviazioni angolari: definizioni La torsione fa parte, insieme ad altre alterazioni, delle deviazioni a carico dei segmenti ossei chiamati anche più genericamente malallineamenti. Secondo Barklay Slocum (15) un arto posteriore normalmente allineato deve presentare le articolazioni di anca, ginocchio e garretto su uno stesso piano sagittale; solo così i muscoli estensori possono essere adeguatamente contrastati dai muscoli flessori consentendo la corretta funzione deambulatoria. Il malallineamento, in generale, può convertire un movimento flesso-estensorio in un movimento rotatorio generando così un deficit funzionale. 5 L’allineamento dell’arto può risultare alterato come conseguenza di una o più deviazioni anatomiche a carico di una o più articolazioni e/o di uno o più segmenti ossei. Per quanto riguarda i malallineamenti articolari ci possiamo trovare di fronte a variazioni di posizione come, ad esempio l’alterato orientamento nello spazio della cavità acetabolare della displasia dell’anca o di fronte a rotazioni, che vengono definite come variazioni dei rapporti spaziali che si manifestano attorno al piano articolare. (15) Riguardo i malallineamenti dei segmenti ossei, invece, si parla di torsione quando si ha una deviazione in senso prossimodistale lungo l’asse longitudinale; varismo e valgismo si riferiscono alla presenza di una convessità rispettivamente laterale e mediale in corrispondenza della porzione prossimale, distale o intermedia del segmento stesso. L’osso può essere infine procurvato o recurvato qualora fosse presente una convessità rispettivamente craniale e caudale in una porzione dello stesso segmento osseo. (15) Da un punto di vista funzionale, durante la deambulazione, queste alterazioni possono essere notevolmente compensate 6 grazie alla importante mobilità delle articolazioni prossimale e distali del segmento osseo interessato. A seconda dell’entità della deviazione il soggetto affetto può arrivare a presentare dei deficit funzionali. 1.3 Definizione della patologia Già nel 1986 Robins forniva una prima descrizione della patologia: ”This congenital deformity……is usually bilateral, with normal conformation down to the level of the proximal intertarsal joint but at, or below, this point the distal tarsal bones and particularly the metatarsal bones rotate outward up to 45°….“ (5). Da qui appare evidente che l’alterazione avesse già una sua precisa connotazione patogenetica ed anatomo-patologica in quanto veniva definita come patologia congenita, ossia presente fin dalla nascita, come patologia solitamente distalmente bilaterale che colpisce all’articolazione le ossa intertarsica del tarso prossimale restituendo una rotazione esterna dei metatarsi che può arrivare a raggiungere i 45°. In questa segnalazione la patologia viene definita ”metatarsal rotation“ e si riconosce 7 un’alterazione anatomica sia a carico del tarso sia a carico del metatarso. Nel 1994 la prima pubblicazione italiana sull’argomento (10), invece, definisce la patologia: ”malformazione tarsica associata ad extrarotazione del piede“. Si tralascia quindi di attribuire a questa condizione anatomica una denominazione più precisa e solo il tarso, inteso come regione, viene considerato alterato e causa della variazione di appiombo del metatarso. 1.4 Anatomia: base ossea e articolazioni. Tarso. Il tarso, o garretto, è formato da sette ossa. Si utilizza questa denominazione anche in riferimento a tutte le articolazioni che uniscono le ossa tarsali, per indicare semplicemente la regione anatomica compresa tra la gamba e il metatarso. Le ossa tarsali nel cane sono disposte in modo tale per cui la tibia e la fibula si articolano solo con l’astragalo. La prima fila di ossa tarsiche è rappresentata lateralmente dal 8 calcaneo e medialmente dall’astragalo. La fila distale è costituita da cinque ossa. Tre piccole ossa, il primo, il secondo e il terzo osso tarsale sono tutte affiancate tra loro e sono separate dalla fila prossimale dall’osso centrale del tarso. Il quarto osso tarsale, il più sviluppato, disponendosi lateralmente completa la fila distale; quest’osso ha una lunghezza pari alla somma della lunghezza del terzo osso tarsale e dell’osso centrale del tarso, lateralmente al quale si dispone. L’astragalo è il secondo osso più sviluppato tra le ossa che compongono il tarso. Questo si articola prossimalmente con la tibia e la fibula, distalmente con l’osso centrale del tarso e sulla superficie plantare con il calcaneo. L’astragalo può essere diviso a scopo puramente descrittivo in testa, collo e corpo. Il corpo forma la metà prossimale dell’osso. La porzione più sviluppata è rappresentata dalla troclea prossimale, la superficie che si articola con le scanalature sagittali e il ponte intermedio della superficie articolare distale della tibia. Le estremità della troclea si articolano con il malleolo mediale e laterale e sono denominate rispettivamente superficie malleolare mediale e superficie malleolare laterale. L’astragalo si articola con il calcaneo 9 mediante tre faccette distinte. La superficie articolare prossimale dell’astragalo, larga e concava si trova lateroplantalmente. La porzione laterale di questa faccetta si trova su un processo largo ruotato verso destra che presenta tre superfici articolari. Questo prende il nome di processo laterale dell’astragalo. La superficie articolare mediana è separata dalla parte distale di quella dorsale dal solco dell’astragalo, profondo e stretto. La superficie articolare più piccola per l’osso fibulare si trova nella porzione più distale e laterale dell’astragalo. Questa è la superficie articolare distale. La testa rappresenta la porzione distale allungata trasversalmente. La superficie distale è arrotondata e rappresenta un ovale irregolare e prende contatto solo con l’osso centrale del tarso. Il collo mette in comunicazione il largo corpo prossimale con la testa e giace immediatamente sotto la cute. Il calcaneo è l’osso più largo e più lungo del tarso. La porzione distale del calcaneo è piuttosto sviluppata in senso trasversale e possiede tre faccette articolari e due processi attraverso i quali è stabilmente unito all’astragalo col quale forma un’articolazione molto stabile. La porzione prossimale dell’osso, o tuberosità del calcaneo, è un robusto 10 processo sottoposto a trazione sul quale si inserisce il tendine calcaneale. La sua estremità libera leggermente mammellonata presenta un processo laterale ed uno mediale separati tra loro da un’ampia scanalatura. Una piccola sporgenza, il substentaculum tali, lascia la superficie mediale dell’osso. Sulla superficie plantare di questo processo c’è una scanalatura poco profonda nella quale scorre il tendine del flessore lungo dell’alluce. Sulla superficie dorso-mediale c’è una faccetta ovale e concava , la faccetta articolare calcaneale media, per l’articolazione con la superficie articolare mediale dell’astragalo. La superficie articolare dorsale , la faccetta articolare calcaneale dorsale, è convessa e si articola con la corrispondente superficie articolare dell’astragalo. La superficie articolare più distale e più piccola nella porzione dorsale dell’osso è la faccetta articolare tarsale distale. Questa superficie è congrua con una piccola faccetta articolare per l’osso centrale del tarso sulla superficie distale. Tra le superfici articolari mediane e distali si trova il solco calcaneale. Questo solco forma insieme ad uno analogo presente nell’astragalo il seno tarsale. Sull’estremità distale del calcaneo c’è una larga e piatta superficie articolare 11 cuboidea per l’articolazione con il quarto tarsale e in minima parte con l’astragalo. L’osso centrale del tarso giace nella fila mediana del tarso tra la fila prossimale e quella distale. Questo si articola con tutte le altre ossa del tarso. Prossimamente si articola mediante un’area ampia, irregolare ed ovale con l’astragalo. Sulla superficie prossimale del processo plantare dell’osso si trova la tuberosità plantare che è una piccola faccetta che si articola con l’astragalo. L’osso centrale si articola distalmente con il primo, il secondo e il terzo tarsale e lateralmente con la metà prossimale del quarto osso tarsale. Il primo osso tarsale varia notevolmente per quanto riguarda lo sviluppo. Quando non è presente come osso separato si trova fuso con il primo osso metatarsale. E’ quasi sempre schiacciato trasversalmente. Quando è fuso col primo metatarseo esso forma una superficie irregolare e tozza. Il primo osso tarsale normalmente si articola con l’osso centrale del tarso, col secondo osso tarsale e con il primo metatarseo. Sporadicamente il primo tarsale si articola anche col secondo metatarseo. 12 Il secondo osso tarsale è il più piccolo tra le ossa del tarso. Esso è un cuneo osseo che si estende verso la superficie plantare per un breve tratto. Si articola con l’osso centrale prossimalmente, il terzo osso tarsale lateralmente, il primo osso tarsale medialmente e il secondo metatarseo distalmente. Quest’ultima articolazione si trova ad un livello leggermente prossimale rispetto alle altre che giacciono lateralmente ad essa. Il terzo osso tarsale è quasi tre volte più largo e due volte più lungo del secondo osso tarsale. Esso si articola prossimalmente con l’osso centrale del tarso, lateralmente con la porzione distale del quarto tarsale, distalmente col terzo metatarseo e medialmente col secondo tarsale e col secondo metatarsale. Sulla superficie plantare esso termina con una tuberosità arrotondata che rimane compresa nella capsula articolare. Il quarto osso tarsale è lungo tanto quanto la somma delle dimensioni dell’osso centrale e del terzo osso tarsale, con i quali si articola medialmente. L’articolazione tra il quarto tarsale e l’osso centrale del tarso si muove in senso prossimale e in senso distale, mentre l’articolazione con il terzo osso tarsale permette un movimento in senso prossimo-distale e un movimento verso 13 l’interno. Prossimalmente il quarto osso tarsale si articola per la maggior parte con il calcaneo e attraverso un bordo dorsomediale con l’astragalo. Medialmente il quarto tarsale si articola con l’osso centrale e con il terzo tarsale e distalmente con i metatarsali quarto e quinto. La metà distale della superficie laterale è ampiamente scanalata ad accogliere il tendine del muscolo peroneo lungo. Prossimamente a questo solco c’è una salienza, la tuberosità del quarto osso tarsale. Distalmente ci sono due indistinte aree rettangolari, talvolta separate da una fossa sinoviale, per l’articolazione con i metatarsi quarto e quinto. Tutte le ossa tarsali della fila distale hanno delle tuberosità sulla superficie plantare attraverso le quali si ancorano saldamente alla spessa capsula articolare. Metatarso. Il termine metatarso si riferisce alla regione del piede, che si trova tra il tarso e le falangi. Il metatarso è più compresso trasversalmente così che la dimensione della base delle singole ossa risulta considerevolmente più sviluppata in senso sagittale che in senso trasversale. Perciò come risultato di 14 questo ”impacchettamento“ le aree di contatto tra le ossa adiacenti sono maggiori e gli spazi intermetatarsici sono ridotti. L’aspetto complessivo dello scheletro del piede è più stretto e affusolato di quello della mano. Il primo metatarseo è generalmente atipico e verrà descritto con le falangi del primo dito. Le ossa metatarsali secondo, terzo, quarto e quinto sono simili. L’osso metatarsico presenta prossimamente una base compressa trasversalmente ed irregolare e uno stelo, o corpo, che generalmente presenta una sezione triangolare nel terzo prossimale, quadrangolare nel terzo medio e ovale nel terzo distale. Ciascun corpo ha un foro nutritizio più grande e altri fori nutritizi più piccoli nella metà prossimale dell’osso sia nella parte di contatto sia nella superficie plantare. La scanalatura obliqua sulle superfici opposte del quarto prossimale del secondo e terzo metatarseo formano uno spazio attraverso il quale passa l’arteria metatarsale perforante che passa dalla superficie dorsale a quella plantare del piede. La porzione distale di ciascun metatarseo, analogamente alla stessa parte nelle ossa metacarpee, ha una testa tondeggiante che è separata dal corpo dorsalmente da una profonda fossa sesamoidea trasversale. 15 Falangi. Lo scheletro del piede è costituito da cinque porzioni di cui quattro sono ben sviluppate e una è rudimentale, quest’ultima prende il nome di sperone. Ciascun dito è formato da una falange prossimale, una mediale e una distale e da due ossa sesamoidi in corrispondenza della superficie plantare dell’articolazione metatarso-falangea. In corrispondenza dell’estremità prossimale della prima falange, la base, la superficie articolare è costituita da una superficie concava disposta trasversalmente, con un margine craniale molto netto e due tubercoli nella parte plantare. I tubercoli plantari sono separati da una profonda scanalatura che accoglie la cresta sagittale della testa dell’osso metatarsico quando l’articolazione è in posizione flessa. I tubercoli plantari si articolano con l’estremità distale della superficie plantare dei due sesamoidi. La superficie articolare della troclea distale ha una forma molto ben definita, convessa sull’asse sagittale e concava 16 sull’asse trasversale, essa si sviluppa di più in corrispondenza della superficie plantare rispetto a quella dorsale. Tutte le falangi in posizione intermedia hanno l’aspetto di un bastoncino dalla lunghezza corrispondente ad un terzo della lunghezza della prima falange, con la quale si articola. Sulla superficie plantare la prima articolazione interfalangea forma un angolo di circa 135°, mentre distalmente, in corrispondenza dell’articolazione interfalangea distale, si forma un angolo ottuso tale da dare l’impressione che la seconda falange vada ad urtare contro la superficie dorsale della prima, formando un angolo che si avvicina molto ad un angolo retto aperto dorsalmente. Tutte le falangi intermedie si dividono come le prime falangi in una base prossimale, un corpo in corrispondenza della diafisi e una testa distale. La base di ciascuna falange intermedia possiede un ponte in posizione sagittale, con tubercoli plantari che sono più piccoli di quelli della falange prossimale, essi sono separati da una scanalatura meno profonda di quella tra i tubercoli della prima falange. Il muscolo flessore digitale superficiale delle dita si inserisce sulla superficie plantare della porzione prossimale 17 della quarta falange intermedia, mediante i suoi quattro tendini principali. La terza falange, o falange distale ha approssimativamente la stessa forma in tutte e quattro le dita. La parte prossimale della falange distale è leggermente più larga. Essa ha una superficie articolare sagittale, concava e poco profonda attraverso cui si articola con la falange intermedia e formare così l’articolazione arrotondato e interfalangea largo sulla distale. superficie Un plantare tubercolo accoglie l’inserzione di una delle cinque parti in cui si divide il tendine del muscolo flessore profondo delle falangi. Ciascun lato di questo tubercolo è perforato da un piccolo foro , è l’ingresso del foro nutritizio che attraversa trasversalmente la corticale. Anche la superficie dorsale di questa falange presenta un foro nutritizio. La superficie dorsale delle falangi distali delle altre quattro dita ospitano l’inserzione dei quattro rami in cui si divide il tendine del muscolo estensore comune delle falangi. Le fibre tendinee con cui il tendine del muscolo estensore comune delle falangi entra in contatto in corrispondenza della superficie dorsale della prima falange appartengono al tendine del 18 muscolo estensore lungo del pollice ed estensore dell’indice e i tendini del muscolo estensore laterale delle falangi per il terzo, quarto e quinto dito. La porzione distale della terza falange è compressa lateralmente a cono ed è sormontata esternamente dal polpastrello. La terza falange è porosa e ha delle creste sulla sua superficie prossimale dorsale che si fanno sempre meno rilevate distalmente. La parete dell’unghia prende attacco sulla sua superficie. La suola di questa prende attacco sulla piatta superficie plantare della terza falange. Le superfici dorsale e laterale della base del cono sono sormontate da una sottile cresta ossea: la cresta ungueale, sotto la quale si trova la radice dell’unghia. Ossa sesamoidi. Essi si trovano in corrispondenza della superficie plantare di ciascuna articolazione metatarso-falangea, sono compresi nella compagine del tendine dei muscoli interossei in corrispondenza della loro inserzione; quelli delle dita più sviluppate hanno una dimensione maggiore e una forma 19 leggermente incurvata. Essi si articolano principalmente con la testa di ciascun osso metatarsale e secondariamente con i tubercoli plantari di ciascuna falange prossimale. Essi appaiono leggermente appiattiti in corrispondenza della loro superficie distale, dove troviamo una piccola superficie articolare con cui si associano alla superficie plantare della prima falange. Sperone. Con questo termine si indica il primo dito del piede del cane che può presentarsi a diversi livelli di sviluppo. Una ricerca per razza effettuata sul testo dell’American Kennel Club (8) ha messo in evidenza quali sono le razze che hanno come carattere normale il primo dito del piede completamente sviluppato. CANI DA CACCIA : Greyhound: Ammessi speroni sviluppati. Ibizanhound: Non rara la presenza degli speroni. CANI DA LAVORO : 20 Cane da montagna dei Pirenei: Penalizzata l’assenza del doppio sperone sugli arti San Bernardo: Preferita l’assenza degli speroni. Accettati se presenti, a patto che non ostacolino il movimento. Nel San Bernardo, lo sperone, che spesso non è visibile all’esterno, è un dito non completamente sviluppato. Questo sperone privo di significato funzionale, viene ignorato dai criteri di giudizio. E’ ammessa la possibilità dell’asportazione chiurgica degli stessi. CANI DA MANDRIA : Pastore della Briard: Richiesta la presenza di due speroni sugli arti posteriori. (8) Il Bovaro del Bernese appartiene al gruppo dei cani da lavoro. L’American Kennel Club stabilisce che questa razza deve essere priva di speroni e che è permessa la rimozione chirurgica degli stessi (8). Molti soggetti appartenenti a razze giganti posseggono gli speroni, ma con differenti livelli di sviluppo. L’aspetto più 21 rudimentale è rappresentato da un elemento osseo unito solo da un lembo cutaneo alla superficie mediale del tarso. La prima falange può mancare e il primo metatarseo, dalle dimensioni molto ridotte, può essere fuso o meno con il primo osso tarsale. Occasionalmente si possono trovare due speroni delle medesime dimensioni sulla superficie mediale del tarso. Queste porzioni di dita soprannumerarie hanno probabilmente un’origine filogenetica. Il primo metatarseo si può trovare anche diviso in una parte prossimale e una parte distale e la sua porzione distale non è quasi mai fusa con la falange prossimale; essa può essere unita da tessuto fibroso o può esserci anche una vera e propria articolazione. Sebbene lo sperone possa sembrare mancante, è possibile talvolta trovare un primo metatarseo rudimentale dall’aspetto di un piccolo disco osseo compreso nel tessuto fibroso nella porzione mediale del tarso (9). Stockard (1) nel suo studio riguardante la ricomparsa delle dita nei mammiferi, ha osservato che in molte razze di cani domestici e selvatici sono presenti cinque dita nell’arto anteriore e quattro in quello posteriore. Solo in un canide africano, il Licaon Pictus, pare ci siano quattro dita sia nell’arto anteriore che in quello posteriore. Stockard ha 22 incrociato cani San Bernardo con il primo dito nell’arto posteriore, con Alani nei quali questo reperto risultava mancante (sebbene essi possano avere l’ abbozzo di un rudimentale primo metatarseo). Dei 78 cuccioli ibridi ottenuti da questo incrocio, 37 nacquero col primo dito ad indicare che questo è un carattere ereditario. 1.5 Epidemiologia La malformazione del tarso è stata osservata nell’ambito della specie canina in numerose razze giganti. La prima segnalazione risale al 1986 (5), dove si menzionano le seguenti razze: Rottweiler, Cane da montagna dei Pirenei, San Bernardo e Greyhound. Nel 1987 Vaugan (6) riporta le medesime razze ad eccezione del Greyhound. Nel 1990 Bennet (7) aggiunge il Bovaro del Bernese , l’Alano e lo Spinone italiano. Nel 1994 Di Giancamillo e coautori (10) descrivono due casi clinici in un Maremmano e in un Rottweiler. Negli atti del congresso dell’International Elbow Working Group di Bologna 1998 Mortellaro et al. (13) riportano un Rottweiler e un Mastino 23 napoletano. Kennet e Watson riportano il caso di un Pastore australiano nella quinta edizione del Trattato di clinica Medica: Veterinary Internal Medicine del 2001, edito da Ettinger e Feldman. (16). Sappiamo, infine, che l’alterazione in esame è stata osservata anche in alcuni Bullmastiff, in un Cane da Montagna dei Pirenei e in un Cane Corso. (19) 1.6 Presentazione clinica L’aspetto clinico della malformazione del tarso è descritto in letteratura come una rotazione verso l’esterno del piede, solitamente bilaterale, spesso associata ad una alterazione di forma e dimensione del garretto soprattutto a carico della superficie mediale dell’articolazione tarso metatarsica, dove si ritrovano gli speroni singoli o doppi o le loro cicatrici se sono stati asportati (5,6). L’algia alla palpazione del comparto mediale dell’articolazione tarso-metatarsica e una riduzione dell’escursione articolare sono state riportate solo da una 24 fonte bibliografica (10). Questa condizione può determinare una zoppia meccanica più o meno grave a seconda del grado di rotazione esterna del piede, caratterizzata da rigidità del treno posteriore e movimento ”a scatto“ del garretto soprattutto in fase di levata (6,10). 1.7 Quadro radiografico Le alterazioni radiografiche caratteristiche di questa malformazione possono essere agevolmente evidenziate sia con la proiezione medio-laterale sia con la proiezione dorsoplantare anche se quest’ ultima risulta essere la proiezione d’elezione in quanto in grado di evidenziare tutte le strutture anatomiche del garretto al contrario della proiezione mediolaterale dove numerose strutture risultano sovrapposte rendendone difficoltosa l’identificazione (10). Nei quadri radiografici con proiezione sagittale del tarso e del metatarso è possibile osservare la presenza di uno o due nuclei di ossificazione accessori medialmente all’articolazione tarsica, una deformazione dell’osso centrale del tarso e la presenza di ”polidattilia“, così come viene definita dagli autori in riferimento alla presenza del primo metatarseo a diversi 25 livelli di sviluppo (5,6,7). Si ha una descrizione più dettagliata delle variazioni di forma delle singole ossa tarsiche e delle variazioni dei loro rapporti spaziali nel lavoro di Di Giancamillo et al. del 1994 (10) dove si riportano due casi clinici di malformazione del tarso in un Rottweiler maschio di 6 mesi ed in un Pastore maremmano-abruzzese maschio di 3 anni. Trascriviamo la descrizione radiografica fornita dagli autori: ”La proiezione sagittale degli arti posteriori di entrambi i soggetti non mostra alcun reperto di rilievo a carico dei segmenti scheletrici della coscia, della gamba e dell’articolazione del ginocchio. I piedi presentano vistose modificazioni. Modificazioni dell’interlinea articolare tibio-astragalica in termini di un lieve appiattimento della troclea astragalica e una modificazione della corrispondente superficie articolare tibiale. Sempre a carico dell’astragalo: un aumento dell’estensione trasversale dello stesso e una lieve rotazione in senso laterale con leggera sovrapposizione al calcaneo tanto da non rendere più riconoscibile l’interlinea articolare astragalo-calcaneale. 26 Il calcaneo presenta una rotazione intorno al sua asse longitudinale. Il sustentaculum tali risulta leggermente ipovoluto; la base dell’osso risulta più prominente verso il basso e sul lato mediale. Il quarto osso tarsale ruota in sincronia con il calcaneo. Per effetto di questa rotazione ad esso si sovrappongono per una piccola parte l’osso centrale e il terzo osso tarsale. Nel Pastore maremmano-abruzzese lo spazio articolare tra il calcaneo e il quarto osso tarsale e tra questo e i due metatarsali laterali risulta leggermente obliquo in senso prossimo-distale e medio-laterale. Quindi il quarto osso tarsale così come accade al calcaneo appare leggermente inclinato sui versanti inferiore e laterale. Lo scafoide assume l’aspetto di una virgola o di un cono, la sua porzione orizzontale più allungata risulta ridotta in altezza e la sua porzione verticale più breve si estende sulla superficie mediale dell’astragalo e si sovrappone ad esso con una piccolissima parte. L’interlinea articolare tra l’osso centrale del tarso e l’astragalo assume una concavità dorsale. Nel Rottweiler è riconoscibile una sottile linea radio trasparente tra la porzione orizzontale e quella verticale 27 dell’osso centrale. In prossimità di questa linea si stacca una protuberanza ossea che si sovrappone alla testa dell’astragalo e all’osso centrale stesso. Nel Pastore maremmano-abruzzese è visibile una grossa formazione che si unisce alla branca verticale dell’osso centrale e si sovrappone in parte alla testa e al collo dell’astragalo. Il primo, il secondo e il terzo osso tarsale appaiono allineati tra loro e liberi da immagini di sovrapposizione. Il primo osso tarsale appare di dimensioni leggermente aumentate rispetto al normale e sensibilmente modificato nella sua forma. Sia nel Rottweiler che nel Pastore maremmano-abruzzese il terzo, il quarto e il quinto metatarseo appaiono lateralizzati e sovrapponibili. Le rispettive falangi appaiono più dissociate. I rimanenti metatarsi appaiono meno deviati. Nel Rottweiler il secondo metatarseo è ipovoluto e disostosico con fenomeni di sclerosi endostale e osteoproduzioni periostali, il capo articolare distale è distrutto e il canale midollare in questo punto è chiuso. Le rispettive falangi appaiono ipoplastiche e con segni di endostosi e osteofitosi periarticolare. Il quarto sesamoideo presenta alterazioni rapportabili alla ”malattia dei sesamoidi“, espressione di un fenomeno di osteocondrosi. Il 28 primo metatarseo è rudimentale e fuso col primo osso tarsale. Nel Pastore maremmano-abruzzese il primo metatarseo di destra è ben sviluppato mentre quello di sinistra appare costituito da due porzioni una prossimale e una distale. Alla loro estremità si articola una duplice fila costituita da due falangi ciascuna. Nelle proiezioni laterali le anomalie descritte sono meno riconoscibili a causa delle numerose sovrapposizioni delle varie componenti scheletriche. In corrispondenza del tarso appare al centro della prima fila un’area ovalare leggermente radiotrasparente data dalla porzione di minor spessore dell’astragalo compresa tra il corpo e la testa dello stesso. Il becco del calcaneo risulta smussato e meno distinto e la base dell’osso deborda posteriormente oltre il normale. Queste alterazioni sono dovute alla rotazione verso l’esterno delle due ossa. L’osso centrale risulta aumentato in senso anteroposteriore e ridotto di spessore, in parte risulta sovrapposto alla base dell’astragalo e alla metà anteriore della base del calcaneo. La tuberosità del cuboide si evidenzia in tutta la sua estensione“ (10). 29 Anche nell’articolo di Mortellaro et al. del 2001 (17) si rinviene una descrizione accurata dei dettagli radiografici della ”torsione tarsale“, che ripropone in modo più sintetico le caratteristiche descritte precedentemente. In questo articolo si dice che le alterazioni più eclatanti della torsione tarsale sono rappresentate da: sublussazione medio-laterale dell’articolazione tibio-tarsica con un ampio adattamento della superficie articolare tra l’astragalo e l’osso centrale del tarso; lieve appiattimento della troclea astragalica e ingrossamento del collo e della testa, che risulta ripiegata in alto e medialmente; sublussazione medio-laterale e caudale del calcaneo con involuzione del sustentaculum tali; dimorfismo dell’ osso centrale del tarso; inclinazione ventrale e medio-laterale del quarto osso tarsale; rotazione delle rimanenti ossa del tarso, con ipertrofia del primo osso tarsale; 30 accentuata lateralizzazione del terzo, quarto e quinto metatarseo. 2. Scopo del lavoro Gli obiettivi del presente lavoro sono: 1) Determinare mediante uno studio prospettico radiografico eseguito su 25 cuccioli di razza Bovaro del Bernese appartenenti a cinque differenti cucciolate la possibilità di eseguire una diagnosi precoce a 60 giorni d’età. 2) Cercare possibili correlazioni fra la presenza della malformazione e la presenza dello sperone singolo o doppio. 3) Osservare attraverso uno studio ”longitudinale“ radiografico eseguito su due soggetti l’evoluzione della/e lesione/i. 31 4) Classificare radiograficamente la malformazione attraverso una valutazione retrospettiva eseguita su 35 soggetti adulti. 5) Esaminare possibili correlazioni fra numero, forma e dimensioni delle lesioni stesse ed il grado di “rotazione” esterna del piede. 3. Materiali e metodi 3.1 Criteri di inclusione I criteri di inclusione rispettati per scegliere i soggetti da includere nello studio prevedevano che: - I soggetti adulti fossero risultati, dalla valutazione della cartella clinica, affetti clinicamente da malformazione tarsale alla visita ortopedica e che tale lesione fosse stata confermata radiograficamente. - I cuccioli di Bovaro del Bernese venissero condotti per lo studio radiografico all’età di 60 giorni. 3.2 Visita clinica Prima dell’esecuzione dello studio radiografico, gli adulti sono stati sottoposti a visita 32 clinica che consisteva nell’osservazione sia frontale che laterale deambulazione, prima al passo poi al trotto, della nell’ esame ispettivo frontale e laterale degli arti, palpazione superficiale e profonda degli stessi a partire dall’estremità distale fino all’articolazione coxo-femorale, mobilizzazione delle articolazioni e valutazione dell’escursione articolare ed esame radiografico. Gli obiettivi della visita clinica erano i seguenti: individuare un’eventuale zoppia sugli arti posteriori, osservare anomalie posturali, localizzare con precisione alterazione anatomica ed la sede dell’eventuale identificare, infine, la sede eventuale di algia. Agli Allevatori è stato chiesto di annotare il numero di speroni che i cuccioli presentavano al momento della nascita. 3.3 Studio radiografico Le radiografie delle cucciolate provenienti dai seguenti allevamenti: ”All. Lonati“, ”All. Di Quintavalle“ e ”Az. Agricola Centro Storico“ sono state eseguite nella Clinica Veterinaria Nord Milano di Palazzolo Milanese. Per ridurre al minimo ogni possibile contatto tra i cuccioli e le strutture della clinica 33 essi stati sempre tenuti in braccio da un infermiere che li prendeva dalla gabbia nella quale venivano trasportati, li pesava, salendo esso stesso sulla bilancia e li passava nelle mani del radiologo, che, dopo aver indossato le adeguate misure precauzionali personali (camice con paratiroide, guanti e occhiali piombati) li posizionava sul tavolo radiologico e scattava i radiogrammi. Nella struttura sanitaria i cuccioli sono introdotti attraverso una finestra che si apriva direttamente nella sala operatoria riservata alla chirurgia ortopedica da dove si accedeva direttamente al settore radiologico by-passando in questo modo la sala d’aspetto ed evitando, quindi, il rischio di contatto con altri animali. Dopo l’esecuzione dei radiogrammi l’infermiere inseriva il microchip mediante iniezione sottocutanea per l’identificazione dei cuccioli. In questa clinica sono stati utilizzati un apparecchio radiologico F.MI e una sviluppatrice automatica CAWOMAT 2000 IR. 34 Sono state utilizzate delle pellicole FUJI MEDICAL X-RAY FILM 100 NIF 24x30 cm, con schermi HR-GR FUJI-SAFE LIGHT GLASS NO 8U. Sia per i cuccioli che per gli adulti sono stati utilizzati i seguenti parametri: 100 mA e 0,05 sec. , il voltaggio variava in base alle dimensioni del soggetto da 38 kV a 45kV. Le due cucciolate della sig.ra Sonzogni sono state radiografate nell’ambulatorio Veterinario delle Dott.sse Silvia Billa e Sofia Maconi di Villa d’Almè in provincia di Bergamo, dove sono state adottate le stesse misure precauzionali descritte in precedenza, per ridurre al minimo qualsiasi contatto tra i cuccioli e le strutture della clinica. È stato utilizzato un apparecchio radiologico uguale a quello presente nella Clinica Veterinaria Nord di Milano di Palazzolo Milanese, e quindi sono stati adottati per tutti i cuccioli gli stessi parametri utilizzati per tale apparecchio radiologico: 100 mA, 0,05 sec e voltaggio compreso tra 38 e 45 KV in rapporto alla taglia del soggetto. Le pellicole utilizzate erano sempre FUJI MEDICAL X-RAY FILM 100 NIF 24x30 cm, con schermi HR-GR FUJI-SAFE 35 LIGHT GLASS NO 8U. Lo sviluppo è stato eseguito manualmente. 3.4 Proiezioni radiografiche Per i cuccioli sono state effettuate solo proiezioni dorsoplantari del garretto; essi sono stati contenuti manualmente dall’operatore in modo da far assumere loro una posizione ”seduta“: venivano sostenuti con un braccio ventralmente al cavo ascellare, mentre con l’altra mano si metteva in chiave articolare il ginocchio e si centrava il fascio radiogeno in 36 corrispondenza del tarso. Le radiografie dei cuccioli sono state eseguite senza alcuna sedazione (immagine x). Immagine x: posizionamento radiografico dei soggetti cuccioli per la proiezione dorso-plantare del tarso. Agli gli adulti è stata effettuata un’anestesia generale per ottenere un maggior rilassamento muscolare e poter così posizionare più correttamente il paziente. I soggetti sono stati (2 premedicati con Medetomidina mcg/kg) e Acepromazina (10 mcg/kg) per via i.m., successivamente, dopo aver posizionato un catetere endovenoso in corrispondenza della vena cefalica, si somministrava Atropina (0,01 mg/kg) per via e.v. , (solo se il soggetto manifestava una risposta bradicardica alla somministrazione dei farmaci preanestetici). L’ induzione è stata ottenuta mediante iniezione e.v. di Propofolo (4 mg/kg) somministrato ad effetto, cioè fino alla scomparsa del riflesso laringeo, per poter procedere così al posizionamento del tubo oro-tracheale. I soggetti venivano mantenuti in anestesia con una miscela di Ossigeno e Isofluorano per il tempo 37 necessario all’ esecuzione dell’indagine radiografica, durante la quale veniva controllata costantemente l’ossimetria e la frequenza cardiaca mediante trasduttore a pinza posizionato sulla lingua. Il risveglio si è verificato generalmente in tempi molto brevi anche grazie alla somministrazione i.m. di Atipamezolo (5 mcg/kg) al termine dell’indagine radiografica, dopo almeno 30 minuti dalla precedente somministrazione di Medetomidina. Per eseguire la proiezione sagittale di tarso e metatarso il soggetto veniva mantenuto in decubito sternale mediante una culla posizionatrice, dopodiché il radiologo afferrava l’estremità distale degli arti per estendere il più possibile l’arto e centrare il fascio radiogeno sul calcaneo. Per la proiezione medio-laterale del garretto destro e sinistro, si faceva assumere al soggetto il decubito rispettivamente laterale destro e sinistro e si posizionava l’articolazione tarsometatarsica in modo che questa assumesse un’angolazione naturale (proiezione medio-laterale neutra). 3.5 Studio longitudinale 38 Per tale parte dello studio sono stati scelti due soggetti appartenenti a due diverse cucciolate: Karma: Bovaro del Bernese –F- nata il 29/4/2002 Bessy: Bovaro del Bernese –F- nata il 21/4/2002 Dei cuccioli in questione è stato osservato lo sviluppo osseo a livello tarso-metatarsico dai 60 giorni ai 6 mesi d’età, mediante radiografie eseguite ad intervalli regolari di 30 giorni (giorni: 60, 90, 120, 150, 180); lo studio è stato concluso con un controllo radiografico a 16 mesi d’età (480 giorni). Dei due soggetti è stata registra sistematicamente anche la variazione del peso corporeo associata alla crescita. TABELLA PESO CUCCIOLI KARMA BESSY DATA 27/06/2002 25/07/2002 29/08/2002 19/09/2002 17/10/2002 27/08/2003 Kg 7 12,7 17,5 21,3 25,7 33,2 27/06/2002 25/07/2002 29/08/2002 19/09/2002 9 13,8 19,2 22,9 39 17/10/2002 27/08/2003 26,9 35 40 3.6 Elaborazione di un modello sperimentale per la misurazione indiretta dei gradi di rotazione. Al fine di ottenere un maggiore rigore metodologico abbiamo elaborato un modello sperimentale che ci permettesse di quantificare il grado di rotazione esterna del metatarso, così come apprezzabile nei quadri radiografici dei nostri pazienti. Ciò è stato possibile mediante un confronto tra le immagini radiografiche delle proiezioni dorso-plantari dei soggetti inclusi nello studio e le immagini rx ottenute con il nostro modello. Per l’elaborazione di quest’ultimo abbiamo cercato un soggetto di due mesi d’età che non mostrasse segni riferibili a malformazione tarsale; inoltre, ai fini del nostro scopo, non era necessario che il soggetto appartenesse alla razza Bovaro del Bernese. Abbiamo trovato queste caratteristiche in un Pastore tedesco, maschio di due mesi, che era stato soppresso a causa di gravi alterazioni scheletriche a carico del bacino. 41 Una volta eseguita l’eutanasia del soggetto, è stata asportata l’estremità distale, comprendendo tibia, tarso, metatarso e falangi, del solo arto posteriore destro, in quanto il sinistro appariva iposviluppato per un cucciolo di 60 giorni a causa, si presume, del mancato e insufficiente utilizzo di questo arto la cui funzione risentiva delle alterazioni riscontrate a livello del bacino. Alla porzione dell’arto isolata è stato applicato un fissatore esterno circolare e per fare questo sono stai utilizzati: 1 trapano elettrico da ortopedia Microdriver Stryker Command II; 2 anelli Ilizarov, Small Bone Fixator, Hoffman, diametro 120 mm, a 34fori; 2 barre di connessione filettate, lunghezza 150 mm, diametro 5 mm; 4 fili mezza punta, diametro 1 mm; 8 morsetti; 16 dadi; 1 calibro decimale; 42 1 tendifilo dinamometrico meccanico di Hoffman. Sono stati inseriti 2 fili mezza punta mediante trapano nell’estremità distale delle ossa metatarsiche in modo tale che questi fili fossero perpendicolari tra loro e sono stati messi in tensione mediante dinamometro meccanico con il quale si è ottenuta una tensione di 50 kg. E’ stato quindi applicato il primo anello di Ilizarov fissando le estremità libere dei fili all’anello stesso mediante 4 morsetti. Successivamente sono stati inseriti altri 2 fili in corrispondenza dell’estremità distale della tibia e della fibula, sempre rispettando la perpendicolarità tra loro e facendo raggiungere loro mediante tendifilo dinamometrico la tensione di 50kg. Alle estremità libere di questo è stato fissato il secondo anello Ilizarov mediante 4 morsetti. Da ultimo sono state inserite tra i due anelli le 2 barre di connessione, che sono state fissate con 8 dadi agli anelli; la distanza tra i due anelli è 43 stata misurata con il calibro decimale ed è stata mantenuta costante (80 cm) per tutta la durata dell’esperimento. Durante tutta questa procedura si è fatto in modo che l’arto fosse perfettamente al centro dell’impianto. DISEGNO 44 Sapendo che l’anello possedeva 34 fori, abbiamo calcolato la distanza tra i singoli fori, che è risultata precisamente di 10,58° (360°/ 34 fori = 10,58°). Terminata, quindi, la costruzione del modello, è stata eseguita una serie di proiezioni radiografiche dorso-plantari dello stesso, ruotando esternamente di volta in volta l’anello distale di 10,58° ogni volta, corrispondente alla distanza tra i singoli fori. Per fare questo sono stati recisi, mediante lama da bisturi № 21, tutti i legamenti dell’articolazione intertarsica prossimale. Abbiamo ottenuto così delle immagini corrispondenti ai seguenti gradi di rotazione: Foro 1 Gradi 0 Foro 2 Gradi 10.58 Foro 3 Gradi 21.16 Foro 4 Gradi 31.74 Foro 5 Gradi 42.32 Foro 6 Gradi 52.90 45 radiografiche Foro 7 Gradi 63.48 Foro 8 Gradi 74.06 Foro 9 Gradi 84.64 Foro 10 Gradi 95.22 Le radiografie sono state eseguite con il già citato apparecchio radiologico sito presso la Clinica Veterinaria Nord di Milano a Palazzolo Milanese ed i parametri impostati sono stati i seguenti: Kv 43, mA 100 e sec 0,1. Sono state utilizzate pellicole mono-emulsione KODAK- DIAGNOSTIC FILM, MIN-R 2000, 24 x 30 cm, Emu. № 313 016 14, Exp. Date 2000-10 e schermi TRIMAX FINE 2. Lo sviluppo è stato affidato ad una sviluppatrice automatica CAWOMAT 2000 IR. 46 3.7 Elaborazione grafica delle immagini radiografiche Le immagini radiografiche di tutti i soggetti presi in esame sono state analizzate mediante una loro elaborazione grafica. Per eseguire tale elaborazione i quadri radiografici sono stati riportati su fogli lucidi manualmente, avvalendosi dell’ausilio di un negativoscopio da tavolo, al quale si appoggiavano le lastre unite al lucido. Alcuni quadri radiografici dello studio retrospettivo sono stati tratti dall’archivio multimediale del Dott. Massimo Petazzoni, di conseguenza non avendo la lastra di questi soggetti abbiamo potuto eseguire l’elaborazione grafica solo sfruttando l’immagine che compariva sullo schermo del computer. Abbiamo utilizzato colori diversi per evidenziare le alterazioni scheletriche caratteristiche della patologia in esame e per poter, così, evidenziare le differenze tra i vari soggetti studiati sia nell’ambito dello studio prospettico sia nell’ambito dello studio retrospettivo. 47 Queste elaborazioni grafiche si sono rivelate utili soprattutto per osservare l’evoluzione delle lesioni dei due soggetti appartenenti allo studio longitudinale. Abbiamo evidenziato in rosso l’osso centrale del tarso, il nucleo di ossificazione accessorio prossimale (NAP) e il nucleo di ossificazione accessorio distale (NAD); in verde il primo metatarso (PM) e in viola le altre componenti scheletriche: tibia, fibula, calcaneo, astragalo, quarto, terzo, secondo e primo osso tarsale, secondo, terzo, quarto e quinto metatarseo. 48 3.8 Scheletrizzazione di tre arti affetti da torsione tarsale Per poter osservare le alterazioni a carico della base scheletrica degli arti affetti da torsione tarsale senza la mediazione dell’immagine radiografica, abbiamo scheletrizzato tibia, fibula, tarso, metatarso e falangi di tre arti affetti da tale patologia. Essi sono stati asportati a due soggetti che sono stati inclusi entrambi nello studio retrospettivo. Due arti appartenevano ad un Bovaro del Bernese (№ 23: Pennylane - ♀ – 8MM) e uno ad un Beauceron (№7: Pippo - ♂ - 3MM). Entrambi i soggetti sono stati soppressi a causa di gravi malformazioni scheletriche; al Bovaro del Bernese è stata diagnosticata oltre che un’evidente torsione tarsale ( 10,58°21,16° nell’arto destro e 21,16°-31,74° nell’arto sinistro), anche displasia dell’anca e UAP bilaterali, mentre il Beauceron, il cui arto ci è stato gentilmente concesso dal Prof. Bruno Peirone e dal Dott. Fulvio Cappellari della Sezione di Clinica Chirurgica Veterinaria dell’Università di Torino, era affetto 49 solo da una gravissima torsione tarsale bilaterale (74,06°84,64° sia a destra che a sinistra). Gli arti del Bovaro del Bernese, dopo essere stati asportati, sono stati privati del rivestimento cutaneo e della maggior parte dei tessuti molli, quindi sono stati immersi in acqua per 6 mesi circa. L’acqua veniva cambiata ad intervalli non regolari. Questa lenta macerazione ha permesso di eliminare anche i restanti tessuti molli: legamenti, inserzioni di tendini e cartilagini articolari. Successivamente sono stati immersi in acqua ossigenata 30 volumi diluita con acqua di rete per 24 ore circa, cosa che ha fatto assumere alle ossa un colore biancastro. Dopo aver fatto asciugare le singole componenti ossee così isolate, esse sono state riassemblate utilizzando una colla vinilica super rapida, Pattex-Legno Express (Henkel). Questa procedura è stata resa più agevole dal supporto rappresentato dalle immagini delle stesse ossa, disegnate su carta lucida e trasferite dalle proiezioni radiografiche eseguite allo stesso soggetto quando era ancora in vita. 50 Questo lavoro è stato eseguito grazie alla supervisione del Dott. Pietro Riccaboni, dell’Istututo Universitario di Anatomia Patologica Veterinaria di Milano. L’arto del Beauceron è stato mantenuto in formalina per 6 mesi circa prima di essere sottoposto al processo di scheletrizzazione, perché si è deciso solo più tardi di sottoporlo a tale trattamento. Esso si presentava già parzialmente privo di tessuti molli; al fine di pulire adeguatamente il campione, si è deciso di sottoporre lo stesso ad un procedimento di bollitura ad alta pressione che è stata protratta per 90 minuti circa, questo ha permesso di asportare successivamente i tessuti molli residui mediante pinza Cocker e lama da bisturi № 21. Anche questo arto è stato immerso in acqua ossigenata diluita volumi con acqua di rete per una notte, quindi, dopo aver fatto asciugare accuratamente le singole ossa, esse sono state riassemblate utilizzando la stessa colla prima citata. 51 4. Risultati Nel periodo compreso tra Dicembre 2002 e Dicembre 2003 sono stati presi in esame 49 cani appartenenti alla razza Bovaro del Bernese di cui 24 adulti e 25 cuccioli. Inoltre sono stati inclusi nel presente studio 11 soggetti appartenenti alle seguenti razze: 1) 1 Spinone italiano (Baffo – M – 4MM) 2) 1 Dogue De Bordeaux (Konny – F - 60MM) 3) 2 Rottweiler (Caramello – M - 3MM, Frodo – M -6MM) 4) 1 San Bernardo (Lea – F - 132MM) 5) 1 Alano (Zeus – M - 96MM) 6) 1 Barbone nano ( Lilly – F - 60MM) 7) 1 Beauceron (Pippo – M - 3MM) 52 8) 3 meticci (Lady – F - 48MM, Ulisse – M - 26MM, Sibilla – F - 11MM) Nel nostro studio sono stati esaminati 60 soggetti, di cui 49 appartenenti alla razza Bovaro del Bernese. I rimanenti 11 appartenevano a 8 diverse razze canine; di questi 2 erano Rottweiler e 3 erano meticci, i restanti 6 pazienti erano rappresentati da altrettante razze canine: Spinone, Dogue de Bordeaux, San Bernardo, Alano, Barbone nano e Beauceron. Di questi 60 soggetti 35 erano adulti con età media di 28,6 mesi (2-132). I rimanenti 25 pazienti sono stati presi in esame tutti all’età di 60 giorni. Essi, come già detto in precedenza, sono stati scelti da 4 allevamenti diversi. Due cuccioli su 25 (8%) radiografica durante sono stati sottoposti ad indagine tutta la fase dell’accrescimento mediante radiografie eseguite a 60, 90, 120, 150, 180 e 480 giorni. 53 Sui 25 cuccioli è stato elaborato uno studio prospettico, sui 35 adulti uno studio retrospettivo, mentre i due cuccioli, che sono stati radiografati durante la crescita, sono stati oggetto di uno studio ”longitudinale“. CASISTICA 49 1 1 1 1 1 1 3 2 Bovari del Bernese Rottweiler meticci Spinone Italiano Dogue de Bordeaux San bernardo Alano Barbone nano Beauceron 54 STUDIO RETROSPETTIVO: BOVARI DEL BERNESE - SEGNALAMENTO № Nome proprietario (Nome cane) Razza Sesso Età Motivo visita 1 Edelweiss B.B. ♀ 7M 2 3 Max Gas B.B. B.B. ♂ ♂ 18M 7M 4 Cadot B.B. ♀ 7M 5 6 Giordi Gastone B.B. B.B. ♂ ♂ 6M 7M 7 Nelly B:B. ♀ 7M Rx diagnosi precoce anca+gomito Panosteite femore Rx diagnosi precoce anca+gomito Rx diagnosi precoce anca+gomito TPO bilaterale Rx diagnosi precoce anca+gomito Rx diagnosi precoce anca+gomito 8 9 10 11 B.B. B.B. B.B. B.B. ♀ ♀ ♀ ♂ 24M 74M 9M 8M 12 Heika Nittigritty Reika Elvis UN ARTO SOLO Query B.B. ♂ 8M 13 Fiodor B.B. ♂ 6M T.T. T.T T.T Lussaz.metacarpofalangea destra(IV dito) Rx diagn. Precoce anca+gomito Rx diagnosi precoce anca+gomito STUDIO RETROSPETTIVO: BOVARI DEL BERNESE - SEGNALAMENTO (segue) 55 № Nome proprietario (Nome cane) Razza Sesso Età Motivo visita 14 15 Donald Annì B.B. B.B. ♂ ♀ 55M 132M 16 17 18 Akim Costanza Dagobert B.B. B.B. B.B. ♂ ♀ ♂ 5M 13M 8M 19 Selly B.B. ♀ 15M 20 B.B. ♂ 6M 21 Kubrik UN ARTO SOLO Roesti TPLO destra Eutanasia per npl epatica T.T. T.T. Sindrome di Ehlers-Danlos Rx uff. anche+gomiti Osteopatia metafisaria B.B. ♂ 60M 22 Kaio B.B. ♂ 48M 23 Pennylane B.B. ♀ 8M 24 Ginevra B.B. ♀ 3M Frattura processo stiloideo ulna Rx ufficiali anche+gomiti Displasia gomiti + T.T. T.T. STUDIO RETROSPETTIVO: ALTRE RAZZE - SEGNALAMENTO 56 № Nome proprietario (Nome cane) Razza Sesso Età Motivo visita 1 Zeus Alano ♂ 108M 2 Caramello Rottweiler ♂ 2M 3 Konni ♀ 60M 4 Lea ♀ 132M 5 Lilly D.de Bordeaux San Bernardo Barbone nano Torsione gastrica Frattura femore destro T.T. ♀ 60M 6 7 8 Baffo Pippo Frodo Spinone Beauceron Rottweiler ♂ ♂ ♂ 4M 3M 6M 9 meticcio ♀ 11M 10 Sibilla UN ARTO SOLO Ulisse meticcio ♂ 26M 11 Lady meticcio ♀ 48M Legenda: B.B. = Bovaro del Bernese 57 Torsione gastrica Torsione tibia destra T.T. T.T. OCD garretto sinistro TPLO destra TPLO destra Torsione tibia destra ♀ = Femmina ♂ = Maschio M = Mesi T.T. = Torsione Tarsale NAP = Nucleo di Ossificazione Accessorio Prossimale NAD = Nucleo di Ossificazione Accessorio Distale PM = Primo Metatarseo // = Assenza di lesioni riferibili a torsione tarsale A = Asimmetria della lesione S = Simmetria della lesione X = Nuclei di ossificazione non fusi nè tra loro nè con l’osso centrale del tarso § = Osso centrale del tarso conformato a L con angolo retto aperto prossimalmente # = Osso centrale del tarso conformato a L con angolo retto aperto distalmente 58 STUDIO PROSPETTICO : SEGNALAMENTO Nome allevamento № Microchip Sesso Età Allevamento “Lonati” 1 2 3 4 5 6 7* 8 9 10 11** 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 380098101236979 380098101238297 380098101225599 380098101271973 380098101256096 380098101240670 380098101239485 380098101249685 380098101248689 380098101231225 380098101255788 985120005885093 985120006819169 985120006853970 985120006396796 985120006874720 380098101472079 380098101441442 380098101475473 380098101438715 380098101466419 968000000750029 968000000659948 968000000656588 968000000652884 ♂ ♂ ♀ ♂ ♀ ♂ ♀ ♀ ♀ ♂ ♀ ♀ ♀ ♀ ♀ ♂ ♂ ♀ ♀ ♀ ♀ ♂ ♀ ♀ ♂ 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M 2M Allevamento “Di Quintavalle” Sig. Sonzogni Azienda agricola “Centro Storico” Sig. Sonzogni Legenda: * = Bessy ; ** = Karma; ♂ = Maschio; ♀= Femmina ; M= Mesi 59 Studio prospettico I 25 cuccioli appartenevano tutti, come già riportato, alla razza Bovaro del Bernese; di questi 9 erano maschi e 16 femmine. Ventitrè soggetti su 25 (92%) sono risultati affetti da torsione tarsale, tra questi il 78% (18/23) ha mostrato lesioni simmetriche e il 22% (5/23) lesioni asimmetriche. La lesione si considerava simmetrica quando era possibile osservare, in entrambi i garretti, i medesimi elementi ritenuti patognomonici della torsione tarsale, indipendentemente dal loro grado di sviluppo. Non sono stati evidenziati segni radiografici di alterazioni riferibili a torsione tarsale solo in 2 soggetti su 25 (8%). Le lesioni osservate mediante indagine radiografica dei garretti sono state le seguenti: 1) presenza di un nucleo di ossificazione accessorio in corrispondenza dell’aspetto centrale del tarso (NAP); 60 medio-prossimale dell’osso 2) presenza di un nucleo di ossificazione accessorio in corrispondenza dell’aspetto medio-distale dell’osso centrale del tarso (NAD); 3) presenza del primo metatarso (PM). La distribuzione delle lesioni a carico dei 46 garretti appartenenti ai 23 cuccioli affetti da torsione tarsale è stata la seguente: 9 garretti su 46 (20%) avevano NAP + NAD. Tre soggetti presentavano tale reperto ad entrambi i garretti, i rimanenti tre appartenevano ad altrettanti cuccioli che mostravano solo NAD nel garretto controlaterale; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON NAP + NAD nessun garretto aveva NAP; 30 garretti su 46 (65%) presentavano NAD: in 13 soggetti tale reperto era bilaterale, in 4 era monolaterale e il tarso controlaterale mostrava in 3 soggetti NAP + NAD e in un caso non aveva alterazioni; 61 RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON NAD 7 garretti su 46 (15%) non avevano alterazioni a carico del tarso. Nei 39 garretti che presentavano NAP e/o NAD, tali nuclei risultavano sempre separati tra di loro e non contraevano nessun legame con l’OCT. In nessun cucciolo l’OCT mostrava evidenti alterazioni di forma e di dimensioni, il rapporto tra l’asse maggiore mediolaterale e l’asse minore prossimo-distale dell’OCT era compreso tra il 33% e il 57%. Per quanto riguarda la presenza o l’assenza di PM a livello metatarsico è emerso che: 45 metatarsi su 46 (98%) avevano il PM: in 22 pazienti tale reperto si presentava in entrambi gli arti, in un solo soggetto è stato notato a carico di un arto solo; 1 metatarso su 46 (2%) non presentava PM. 62 In questi 45 metatarsi affetti dall’alterazione, il PM si presentava nei seguenti modi: in 11 metatarsi su 45 (24%) era costituito da due parti: una prossimale, corrispondente al terzo prossimale del secondo metatarseo e una distale, corrispondente al terzo mediodistale del secondo metatarseo. In 5 pazienti tale alterazione era bilaterale, in 1 monolaterale; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON PM FORMATO DA DUE NUCLEI DI OSSIFICAZIONE in 34 metatarsi su 45 (76%) mostravano il PM era costituito da un solo nucleo di ossificazione, che si trovava in corrispondenza del terzo prossimale del secondo metatarseo: in 16 soggetti tale alterazione era bilaterale, in 2 monolaterale. RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON PM FORMATO DA UN SOLO NUCLEO DI OSSIFICAZIONE Di questi 34 metatarsi che presentavano il PM formato da una sola porzione ossea abbiamo misurato l’estensione in senso 63 prossimo-distale utilizzando le elaborazioni grafiche manuali dei quadri radiografici, precedentemente descritte. Abbiamo così notato che in alcuni soggetti il PM era particolarmente sviluppato e che: 15 metatarsi su 34 (44%) avevano un’estensione prossimodistale compresa tra 2 cm e 3,4 cm; il rapporto di questi 15 PM tra l’asse maggiore prossimo-distale e l’asse minore medio– laterale era compreso tra il 20% e il 35%. RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON PM SVILUPPATO 19 metatarsi su 34 (56%) avevano un’estensione prossimodistale compresa tra 1 cm e 1,8 cm; il rapporto di questi 19 PM tra l’asse maggiore prossimo-distale e l’asse minore medio– laterale era compreso tra il 28% e l’ 83%. RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON PM MENO SVILUPPATO Mediante il confronto tra le immagini radiografiche dorsoplantari dei garretti dei cuccioli e i quadri radiografici del modello sperimentale precedentemente descritto abbiamo 64 osservato che tutti i 25 cuccioli mostravano un grado di rotazione dei metatarsi compreso tra 0° e 10,58°. DISEGNO DI MODELLO CON ROTAZIONE 0°-10,58° E RADIOGRAFIA +DISEGNO DI UN SOGGETTO CON LA STESSA ROTAZIONE Per quanto riguarda la possibile correlazione tra la presenza e il numero degli speroni e la presenza e il numero dei nuclei di ossificazione, abbiamo notato che: tutti i 50 garretti radiografati presentavano lo sperone e di questi 39 (78%) avevano lesioni a livello tarsico riferibili a torsione tarsale, mentre i rimanenti 11 (22%) non mostravano alterazioni in questa sede; di questi 50 garretti 14 (28%) avevano il doppio sperone bilaterale e i rimanenti 36 (72%) avevano lo sperone singolo sia a destra che a sinistra; dei 14 garretti col doppio sperone 5 (36%) avevano sia NAP che NAD, 8 (57%) presentavano solo NAD e 1 (7%) non aveva nessun nucleo di ossificazione accessorio; dei 36 garretti con lo sperone singolo 4 (11%) avevano sia NAP che NAD, 22 (61%) presentavano solo NAD e 65 10 (28%) non avevano lesioni a livello tarsale riferibili alla patologia in esame. 66 STUDIO PROSPETTICO: LESIONI № № speroni Dx № speroni Sx T.T. Dx T.T. Sx Asimm. Simm. OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx/Sx 1 2 3 4 5 6 7* 8 9 10 11** 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 NAD+PM(++) NAD+PM NAD+PM NAD+PM NAD+PM NAP+NAD+PM NAP+NAD+PM NAD+PM:dueparti PM:due parti // NAP+NAD+PM NAD+PM:dueparti NAD+PM:dueparti PM:due parti NAD+PM:dueparti // NAP+NAD+PM(++) NAD+PM NAD+PM(++) PM(++) NAD+PM (++) NAD+PM NAD+PM(++) NAD+PM(++) NAD+PM(++) NAD+PM (++) // NAD+PM NAP+NAD+PM NAD+PM NAP+NAD+PM NAP+NAD+PM NAD+PM:dueparti PM // NAD+PM NAD+PM:dueparti NAD+PM:dueparti PM:dueparti NAD+PM:dueparti // NAP+NAD+PM(++) NAD+PM NAD+PM(++) PM NAP+NAD+PM NAD+PM(++) NAD+PM(++) NAD+PM(++) NAD+PM(++) S A S A S S S S A // A S S S S // S S S S A S S S S 46 46 47 53 55 50 36 40 // // 33 50 42 // 42 // 43 57 50 // 40 46 46 40 47 40 // 40 40 50 43 36 40 // // 36 43 50 // 42 // 43 57 40 // 40 46 43 46 46 20 50 50 29 64 70 47 PM(2) PM(2) // 40 PM(2) PM(2) PM(2) PM(2) // 24 28 33 26 24 41 25 24 27 24 50 33 29 44 70 37 PM(2) 83 // 53 PM(2) PM(2) PM(2) PM(2) // 35 33 29 33 28 28 21 22 27 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° // 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° // 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 0°-10,58° 71 Legenda: Dx = Destro Sx = Sinistro *= Bessy ** = Karma NAP = Nucleo di Ossificazione Accessorio Prossimale NAD = Nucleo di Ossificazione Accessorio Distale PM = Primo Metatarseo // = Assenza di lesioni riferibili a torsione tarsale (++) = 2 cm >PM > 3,4cm ( senso prossimo-distale ) S = Simmetria della lesione A = Asimmetria della lesione PM(2) = PM costituito da doppio nucleo di ossificazione 72 Studio prospettico: numero speroni № speroni Dx № speroni Sx 2,5 n° speroni 2 1,5 1 0,5 0 1 2 3 4 5 6 7* 8 9 № speroni Dx 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 № speroni 2 2 2 2 2 2 2 1 1 1 1 Sx 10 11** 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 Soggetti Legenda: Dx = Destra; Sx = Sinistra; * = Karma; ** = Bessy 73 23 24 25 Studio prospettico: dimensioni lesioni valutabili OCTdx % OCT sx % PM dx % PM sx % 80 70 60 % 50 40 30 20 10 0 1 2 3 4 5 6 7* 10 11** 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 OCTdx % 46 46 47 53 55 50 36 0 33 0 43 57 50 0 40 46 46 40 47 OCT sx % 40 0 40 40 50 43 36 0 36 0 43 57 40 0 40 46 43 46 46 PM dx % 20 50 50 29 64 70 47 0 40 0 24 28 33 26 24 41 25 24 27 PM sx % 24 50 33 29 44 70 37 0 53 0 35 33 29 33 28 28 21 22 27 Legenda: * = Karma; ** = Bessy; OCT = Osso Centrale del Tarso; PM = Primo Metatarseo 74 Studio retrospettivo Tra i 35 adulti i maschi hanno rappresentato il 54% del totale (19/35), il restante 46% era costituito da soggetti di sesso femminile (16/35). Per quanto riguarda il motivo della visita in 22 (63%) pazienti sono stati effettuati accertamenti diagnostici riguardanti segmenti ossei o articolari diversi dal tarso in seguito a lesioni traumatiche o al fine di eseguire rx ufficiali di diagnosi precoce o definitiva di displasia. Nove soggetti su 35 (26%) sono stati sottoposti a visita ortopedica per malallineamento del treno posteriore secondario a torsione tarsale e 4 pazienti su 35 (11%), infine, sono giunti in clinica per patologie di carattere non ortopedico e sono stati inclusi nello studio perché riconosciuti positivi all’alterazione in esame dopo visita specialistica. Mediante la visita ortopedica è stata evidenziata in tutti i soggetti un’alterazione posturale secondaria ad una rotazione esterna del piede bilaterale e di grado variabile con, di 75 conseguenza, un evidente appoggio sulla superficie mediale delle falangi, (cosa che determinava un maggior consumo delle unghie e dei polpastrelli di questo lato). Questa condizione determinava una zoppia meccanica posteriore, caratterizzata da un passo ”ad arco di circonferenza“ con ondeggiamento secondario del bacino. FOTO In nessun caso è stata rilevata algia alla palpazione e alla flesso-estensione del garretto nè riduzione dell’escursione articolare. Tre soggetti sono stati sottoposti ad indagine radiografica monolaterale e 32 ad indagine radiografica bilaterale, tra questi 31 sono risultati affetti bilateralmente (97%) e 1 (3%) ha mostrato segni di malformazione tarsale solo ad un arto. Diciotto soggetti sui 32 radiografati bilateralmente (56%) hanno mostrato i caratteri dall’alterazione in modo simmetrico, 14 soggetti su 32 (44%) hanno mostrato lesioni asimmetriche. Anche per il adulti, come per i cuccioli, le lesioni erano considerate simmetriche se, mediante l’indagine radiografica, 76 si riconoscevano le medesime anomalie anatomiche ad entrambi i garretti, non si consideravano, quindi, la loro forma e le loro dimensioni. Le alterazioni della base scheletrica osservate sono le stesse che abbiamo individuato nei cuccioli: 1) presenza di un nucleo di ossificazione accessorio in corrispondenza dell’aspetto medio-prossimale dell’osso centrale del tarso: NAP - Nucleo Accessorio Prossimale; 2) presenza di un nucleo di ossificazione accessorio in corrispondenza dell’aspetto medio-distale dell’osso centrale del tarso: NAD – Nucleo Accessorio Distale; 3) presenza del primo metatarso – PM. Per quanto riguarda i nuclei accessori prossimale e distale ( NAP e NAD ) nei 64 garretti, dei 32 soggetti radiografati bilateralmente, sono state osservate le seguenti alterazioni: 77 32 garretti su 64 (50%) avevano NAP + NAD. Solo in 2 soggetti tale reperto era monolaterale, nel garretto controlaterale si osservava solo la presenza di NAD; RADIOGRAFIA SOGGETTO + DISEGNO 4 garretti su appartenevano 64 a (6%) due mostravano soggetti che solo NAP. quindi Essi mostravano l’alterazione in modo simmetrico; RADIOGRAFIA SOGGETTO + DISEGNO 23 garretti su 64 (36%) presentavano NAD; in 10 soggetti tale reperto era bilaterale, mentre nei rimanenti 3 pazienti si riscontrava questa alterazione solo in un garretto; RADIOGRAFIA SOGGETTO + DISEGNO in 5 garretti su 64 (8%) non si apprezzavano lesioni a carico del tarso mediante l’indagine radiografica, pur risultando positivi alla torsione tarsale in seguito ad attenta visita clinica. Tale reperto era bilaterale in 2 soggetti e monolaterale in un paziente, che mostrava tuttavia NAD nel garretto controlaterale. 78 Nei 59 garretti in cui si osservavano NAP e/o NAD, tali nuclei di ossificazione accessori risultavano associati all’osso centrale del tarso (OCT) nei seguenti modi: in 14 garretti su 59 (24%) l’OCT risultava fuso con NAP e NAD a formare una T ruotata di 90° con il lato breve della T rivolto medialmente; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI SOGGETTO CON LA T in 2 garretti su 59 (3%) il NAP e il NAD risultavano fusi tra loro ed erano privi di qualsiasi connessione con l’OCT; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI COSTANZA O NELLY in 24 garretti su 59 (41%) l’OCT, il NAP e il NAD risultavano completamente separati tra di loro; RADIOGRAFIA E DISEGNO in 9 garretti su 59 (15%) la fusione tra OCT e NAD faceva assumere a queste strutture una forma ad L ruotata di 90 ° con angolo retto aperto distalmente; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON LA L # 79 in 10 garretti su 59 (17%) la fusione tra NAP e OCT faceva assumere a queste strutture una forma ad L ruotata di 90° con angolo aperto prossimamente. RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON LA L § Per quanto riguarda le alterazioni a carico del metatarso, quindi la presenza o l’assenza del primo metatarseo (PM), nei 64 arti radiografati bilateralmente, è risultato quanto segue: 55 metatarsi su 64 (86%) mostravano la presenza di PM: 26 soggetti presentavano PM ad entrambi i garretti, mentre 3 avevano PM come reperto monolaterale; 9 metatarsi su 64 (14%) non avevano PM. Tra i 55 metatarsi con PM è risultata la suddivisione seguente: 19 metatarsi su 55 (35%) avevano PM costituito da due parti: una prossimale, corrispondente al terzo prossimale del secondo metatarseo, ed una distale, corrispondente al terzo medio-distale del secondo metatarseo. Tale reperto era bilaterale in 5 soggetti e monolaterale in 9 pazienti; RADIOGRAFIA E DISEGNO DI UN SOGGETTO CON PM (2) 80 32 metatarsi su 55 (58%) avevano PM formato da un solo nucleo di ossificazione. Tale reperto era bilaterale in 11 soggetti e monolaterale in 10 pazienti. RADIOGRAFIE E DISEGNO SOGGETTO CON PM (1) 4 metatarsi su 55 (7%) avevano un PM completo, formato quindi da una porzione più prossimale piuttosto sviluppata (il metatarseo) e due falangi all’estremità distale dello stesso. Essi si presentavano come reperto bilaterale in due soggetti. RADIOGRAFIE E DISEGNO DI ULISSE Nei 3 soggetti radiografati ad un arto solo sono state osservate le seguenti alterazioni: 2 soggetti su 3 (67%) mostravano, a carico del garretto, NAP + NAD, fusi con l’OCT in modo da formare una T. A livello metatarsico si osservava PM formato da un’unica porzione; RADIOGRAFIA E FOTO DI ELVIS 81 1 soggetto su 3 (33%) aveva solo NAD a livello tarsico, che non contraeva alcun rapporto con l’OCT. A livello metatarsico non mostrava PM . RADIOGRAFIA E FOTO DI KUBRIK (?) Nei 27 garretti in cui l’OCT non contraeva alcun rapporto con i nuclei di ossificazione abbiamo calcolato il rapporto tra l’asse minore prossimo-distale e l’asse maggiore medio-laterale dell’osso centrale del tarso, e abbiamo osservato che la maggior parte di questi 27 garretti mostravano un OCT dal rapporto altezza-larghezza compreso tra il 38% e il 67%, solo un soggetto, il Barbone nano, che è stato anche il soggetto di taglia più piccola che è rientrato nello studio, mostrava in entrambi i garretti due valori limite e cioè 25% in un arto e 75% nel controlaterale. È stato calcolato il rapporto tra l’asse minore medio-laterale e l’asse maggiore prossimo-distale anche del primo metatarseo 82 dei 34 soggetti che presentavano questo elemento costituito da un unico nucleo di ossificazione ed è risultato che esso è compreso in un ampio range, tra il 13% e l’80%. Si è cercata, infine, una correlazione tra le lesioni osservate sia a livello tarsico che metatarsico, considerando anche le loro numerose ”combinazioni“, e i gradi di rotazione del metatarso dedotti mediante il confronto tra le immagini radiografiche radiografici dorso-plantari del modello dei garretti sperimentale e i quadri precedentemente descritto. Per quanto riguarda le correlazioni tra le alterazioni a carico del tarso e i gradi di rotazione si è rilevato quanto segue: 1 arto su 67 (1%) non presentava rotazione. Esso apparteneva all’unico soggetto nel quale è stata diagnosticata la torsione tarsale come reperto monolaterale ( Lady, meticcio). 7 arti su 67 (10%) avevano un grado di rotazione compreso tra 0° e 10,58°. A livello tarsale, 5 presentavano solo NAD sempre separato dall’OCT, uno solo aveva NAP e NAD, che non presentavano fusione nè tra loro nè con l’OCT e uno non aveva lesioni a carico del tarso. 83 34 arti su 67 (51%) presentavano una rotazione compresa tra 10,58° e 21,16°. A livello del garretto, 16 presentavano solo NAP e NAD e, tra questi, 9 erano conformati a T, 2 a L con angolo retto aperto distalmente, 2 a L con angolo retto aperto prossimalmente e 3 erano separati tra di loro. Quindici, a livello tarsico, avevano solo NAD e tra questi 11 non mostravano fusione tra questo nucleo di ossificazione e l’OCT, mentre 4 erano conformati a L con angolo retto aperto distalmente. Tre non avevano lesioni a livello tarsico, ma presentavano solo PM come lesione riferibile a torsione tarsale. 14 arti su 67 (21%) avevano una rotazione compresa tra 21,16° e 31,74°. In corrispondenza del garretto in 9 si osservavano NAP e NAD e tra questi 4 erano conformati a T, 2 a L con angolo retto aperto distalmente, 2 a L con angolo retto aperto prossimalmente e 1 aveva NAP e NAD fusi tra loro, ma non con l’OCT. Due possedevano solo NAP, conformato a L con angolo retto aperto prossimalmente e 3 avevano solo NAD che risultava sempre separato dall’OCT. 3 arti su 67 (4%) avevano un grado di rotazione compreso tra 31,74° e 42,82°; tutti a livello tarsico possedevano sia NAP 84 che NAD; in 2 essi erano conformati a T e in uno a L con angolo retto aperto prossimalmente. 2 arti su 67 (3%) avevano un grado di rotazione compreso tra 42,82° e 52,90°. Entrambi possedevano sia NAP che NAD, in uno essi erano fusi tra loro, ma non con l’OCT e si presentava conformato a L con angolo retto aperto distalmente. 4 arti su 67 (6%) avevano un grado di rotazione compreso tra 52,90° e 63,48°, di questi 3 avevano, a livello tarsico sia NAP che NAD, che si presentavano nei seguenti modi: in uno a T, in uno a L con angolo retto aperto prossimalmente e nell’ultimo erano separati fra loro; uno presentava solo NAD separato dall’OCT. Nessun arto aveva un grado di rotazione compreso tra 63,48° e 74,06°. 2 arti su 67 (3%) avevano un grado di rotazione compreso tra 74,06° e 84,64°, entrambi presentavano NAP fuso con l’OCT a formare una L con angolo retto aperto prossimalmente. Nessun arto presentava un grado di rotazione compreso tra 84,64° e 95,22°. 85 Per quanto riguarda le correlazioni tra le alterazioni a carico del metatarso e i gradi di rotazione si è rilevato quanto segue: Dei 7 arti con rotazione compresa tra 0° e 10,58°, 4 su 7 (57%) avevano PM formato da un solo nucleo di ossificazione, 2 su 7 (29%) presentavano PM costituito da due nuclei di ossificazione e 1 su 7 (14%) non aveva PM. Dei 34 arti con rotazione compresa tra 10,58° e 21,16°, 16 su 34 (47%) avevano PM formato da un solo nucleo di ossificazione, 9 su 34 (26%) presentavano PM costituito da due nuclei di ossificazione, 6 su 34 (18%) non avevano PM e 3 su 34 (9%) avevano PM completo. Dei 14 arti con rotazione compresa tra 21,16° e 31,74°, 9 su 14 (64%) avevano PM formato da un solo nucleo di ossificazione, 4 su 14 (29%) presentavano PM costituito da due nuclei di ossificazione e 1 su 14 (7%) aveva PM completo. Dei 3 arti con rotazione compresa tra 31,74° e 42,32°, 1 su 3 (33%) aveva PM formato da un solo nucleo di ossificazione e 2 su 3 (67%) presentavano PM costituito da due nuclei di ossificazione. 86 I 2 arti con rotazione compresa tra 32,42° e 52,90° avevano entrambi il PM formato da un solo nucleo di ossificazione. Dei 4 arti con rotazione compresa tra 52,90° e 63,48° 2 su 4 (50%) avevano PM formato da un solo nucleo di ossificazione e 2 su 4 (50%) mostravano PM costituito da due nuclei di ossificazione. I 2 arti con rotazione compresa tra 74,06° e 84,64° non presentavano PM. 87 STUDIO RETROSPETTIVO: BOVARI DEL BERNESE № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 1 NAP NAD PM:due parti NAD PM NAP NAD PM NAP NAD PM A -Osso centrale a T -Osso centrale a L# Nr Nr PM(2) 13 31,74°42,82° 21,16°31,74° NAD A -X -X 50 47 60 // NAP NAD PM S -Osso centrale a L§ -Osso centrale a L§ Nr Nr 72 29 21,16°31,74° 10,58°21,16° 10,58°21,16° 10,58°21,16° NAP NAD PM NAD PM A -Osso centrale a L# -Osso centrale a L# Nr Nr 10 13 42,82°52,90° 10,58°21,16° 2 3 4 88 STUDIO RETROSPETTIVO – ADULTI: BOVARI DEL BERNESE (segue) № T.R. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 5 NAP NAD PM A -X -X 40 38 77 PM(2) 10,58°21,16° 0°10,58° 6 NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM S -Osso centrale a T -Osso centrale a L# Nr Nr PM(2) PM(2) 10,58°21,16° 21,16°31,74° S -Osso centrale a L§ Nr 43 67 33 31,74°42,82° 21,16°31,74° NAD PM NAD PM S -X - Nuclei fusi tra loro ma non con l’osso centrale -X 56 53 20 23 0°10,58° 10,58°21,16° 7 8 89 STUDIO RETROSPETTIVO – ADULTI: BOVARI DEL BERNESE (segue) № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 9 NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM NAP NAD PM. A -Osso centrale a T -Osso centrale a L# Nr Nr PM(2) 17 10,58°21,16° 10,58°21,16° NAP NAD PM:due parti A -Osso centrale a T -Osso centrale a T Nr Nr 55 PM(2) 21,16°31.74° 10,58°21,16° 10 11 ♦ 12 13 NAP NAD PM NAP NAD PM NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM:due parti A S -Osso centrale a T -X Nr -X 43 40 16 PM(2) 10,58°21,16° 10,58°21,16° -Osso centrale a T -Osso centrale a L§ Nr Nr PM(2) PM(2) 21,16°31.74° 21,16°31.74° 90 17 10,58°21,16° STUDIO RETROSPETTIVO – ADULTI: BOVARI DEL BERNESE (segue) № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 14 NAP NAD PM A -Osso centrale a T -Osso centrale a L# Nr Nr 11 PM(2) 21,16°31.74° 10,58°21,16° 15 NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM NAP NAD PM:due parti NAD PM:due parti A -Osso centrale a T -Osso centrale a L# Nr Nr PM(2) PM(2) 10,58°21,16° 10,58°21,16° NAP NAD PM:due parti NAP NAD PM S -Osso centrale a T -Osso centrale a T Nr Nr PM(2) PM(2) 31,75°42,82° 10,58°21,16° S -X -Nuclei fusi tra loro ma non con l’osso centrale 41 50 15 17 52,90°63,48° 42,82°52,90° 16 17 91 STUDIO RETROSPETTIVO – ADULTI: BOVARI DEL BERNESE (segue) № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 18 NAD PM NAD PM NAD NAD PM NAD PM S -X -X 47 52 18 36 S -X -X 40 43 45 65 21,16°31,74° 10,58°21,16° PM PM S NAD PM NAP NAD PM NAP NAD PM:due parti NAD PM NAP NAD PM NAP NAD PM:due parti S -X S -Osso centrale a T - Osso centrale a T 52,90°63,48° 10,58°21,16° 0°10,58° 10,58°21,16° 21,16°31,74° 10,58°21,16° 52,90°63,48° 52,90°63,48° 19 20 ♦ 21 22 23 24 -X S 61 // // // 80 37 -X 54 52 14 34 - Osso centrale a L§ - Osso centrale a L§ Nr Nr 50 42 Nr Nr PM(2) PM(2) 92 10,58°21,16° 10,58°21,16° 21,16°31,74° STUDIO RETROSPETTIVO: ALTRE RAZZE № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx 1 NAD NAD S Nr // // 10,58°21,16° 10,58°-21,16° NAD PM NAD S 50 50 80 80 3 NAD PM NAD -Osso centrale aL# -X Nr 2 -Osso centrale a L# -X S -X -X 67 67 // // 0°10,58° 10,58°-21,16° 4 PMcompleto A -X // 50 5 NAD NAD PMcompleto NAD PM -X 25 75 PM completo // PM completo 33 0°10,58° 10,58°21,16° 10,58°21,16° 10,58°21,16° A -X 93 Gradi di rotazione Sx 10,58°-21,16° 0°10,58° STUDIO RETROSPETTIVO – ADULTI: ALTRE RAZZE (segue) № T.T. Dx T.T. Sx AsimmetriaSimmetria Lesioni Aspetto lesioni Dx Aspetto lesioni Sx OCT Dx % OCT Sx % PM Dx % PM Sx % Gradi di rotazione Dx Gradi di rotazione Sx 6 NAP PM:due parti NAP PM A Nr PM(2) 53 21,16°31,74° 21,16°31,74° NAP NAP S Nr Nr // // 74,06°84,64° 74,06°84,64° 8 NAD PM:due parti NAP NAD PM NAP NAD PMcompleto NAD PM A -Osso centrale aL§ -Osso centrale aL§ -X Nr 7 -Osso centrale a L§ - Osso centrale a L§ -X 50 50 PM(2) 76 10,58°21,16° 10,58°21,16° 10,58°21,16° 9 ♦ 10 11 NAP NAD PMcompleto PM:due parti S -Osso centrale a T -Osso centrale a T Nr -Osso centrale aT A // 94 50 Nr Nr PM completo PM completo 21,16°31,74° 10,58°21,16° // // // PM(2) 0° 0°10,58° Legenda: ♦ = Soggetto radiografato monolateralmente T.T. = Torsione Tarsale Dx = Destro Sx = Sinistro NAP = Nucleo di Ossificazione Accessorio Prossimale NAD = Nucleo di Ossificazione Accessorio Distale PM = Primo Metatarseo // = Assenza di lesioni riferibili a torsione tarsale A = Asimmetria della lesione S = Simmetria della lesione X = Nuclei di ossificazione non fusi nè tra loro nè con l’osso centrale del tarso § = Osso centrale del tarso conformato a L con angolo retto aperto prossimalmente # = Osso centrale del tarso conformato a L con angolo retto aperto distalmente N r = Valore non rilevato PM(2)= PM formato da doppio nucleo di ossificazione 95 -ISTOGRAMMI CON F(X) TIPI DI LESIONI E F(Y) GRADI DI ROTAZIONE CONSIDERATI (dovrebbero venire tante colonne di larghezza variabile ma della stessa altezza) 75 Studio ” longitudinale“ I 2 cuccioli (Bessy: soggetto A – Karma: soggetto B ) scelti per questo studio erano di sesso femminile. Al momento della nascita A presentava il doppio sperone sia a destra che a sinistra, mentre B aveva lo sperone singolo bilaterale. INSERIRE TABELLA CON LESIONI E LORO EVOLUZIONE + DISEGNI RX Dalla tabella sono state osservate le seguenti lesioni: a 60 giorni: A: NAP + NAD + PM bilaterale; B: NAD + PM bilaterale. a 90 giorni: A: NAP + NAD + PM bilaterale; B: NAD + PM a sinistra; 76 NAP + NAD + PM a destra. A 120, 150, 180 giorni il quadro radiografico era il seguente: A: NAP + NAD + PM bilaterale; B: NAD + PM a sinistra ; NAP + NAD + PM a destra. A 480 giorni, infine, è stato osservato che: A: nel garretto destro il NAD si unisce parzialmente all’OCT formando con esso una L ruotata di 90° con angolo aperto distalmente, mentre il NAP non contrae rapporti con l’OCT . Nel garretto sinistro NAP, NAD e OCT rimangono separati gli uni dagli altri; B: nel garretto destro il NAD sembra essere in parte fuso all’OCT, mentre il NAP rimane isolato. Nel garretto sinistro NAP, NAD e OCT rimangono separati gli uni dagli altri. 77 Per quanto riguarda il rapporto calcolato tra l’asse maggiore medio-laterale e l’asse minore prossimo-distale dell’OCT, si è notato che tale valore rimane pressochè costante durante la crescita dei soggetti ( dai 60 giorni ai 180 giorni): In A la relazione tra l’altezza e la lunghezza dell’OCT è compresa tra 33% e 45% nell’arto destro e tra 36% e 47% nell’arto sinistro. In B la relazionie tra l’altezza e la lunghezza dell’OCT è compresa tra 36% e 56% nell’arto destro e tra 36% e 50% nell’arto sinistro. A 460 giorni poi entrambi i soggetti hanno mostrato l’OCT conformato a L con angolo retto aperto distalmente e NAP è separato da questa struttura. Abbiamo valutato anche la relazione tra l’asse minore mediolaterale e l’asse maggiore prossimo–distale del PM e abbiamo rilevato che: 78 In A tale valore evolve nel seguente modo : GIORNI DESTRA SINISTRA 60 40% 53% 90 36% 36% 120 36% 23% 150 22% 20% 180 23% 23% 480 29% 23% In B tale valore evolve nel seguente modo: GIORNI DESTRA SINISTRA 60 47% 37% 90 45% 32% 120 29% 24% 150 17% 19% 180 25% 21% 480 20% 43% 79 Per quanto riguarda i gradi di rotazione di A e di B : il soggetto A mostra un grado di rotazione dei metatarsi compreso tra 0° e 10,58° sia a destra che a sinistra; dai 180 giorni, però, si è notato un aumento dei gradi di rotazione a carico del solo metatarso destro che era compreso tra 10,58° e 21,16°. Il medesimo reperto è stato osservato mediante l’indagine radiografica a 480 giorni. il soggetto B mostra un grado di rotazione compreso tra 0° e 10,58° sia a destra che a sinistra e tale reperto si è rilevato in tutte le fasi dell’indagine radiografica. 80 5. Discussione I cuccioli, invece, non sono stati sottoposti a visita clinica perché non ancora coperti da immunità vaccinale. Tuttavia gli allevatori hanno permesso di sottoporre i loro cuccioli all’indagine radiografica a 60 giorni a patto di limitare al minimo il contatto con le strutture della clinica. I cuccioli sono stati esaminati tutti a 60 giorni, mentre l’età degli adulti ha interessato un range piuttosto ampio: dai 2 ai 132 mesi. Per quanto riguarda i primi, la scelta dei 60 giorni è stata motivata dal fatto che a questa età i cani si trovano ancora nell’allevamento di origine (e quindi più facili da reperire) per poi essere consegnati ai proprietari definitivi; questo ha permesso inoltre di includere intere cucciolate nelle indagini radiografiche dei tarsi per la ricerca dei caratteri distintivi della torsione tarsale. Si è deciso, inoltre, di non sottoporre i cuccioli ad indagine radiografica prima dei 60 giorni perchè considerati soggetti ad altro rischio sanitario in quanto protetti, da un punto di vista immunitario, dalla sola immunità passiva. 81 Si è evitato quindi di mettere a contatto gli stessi così precocemente con le strutture della clinica, dove sono state eseguite le indagini radiografiche. Per quanto riguarda gli adulti, la grande differenza d’età tra i vari soggetti è dipesa dai criteri d’inclusione prima esposti; non tutti i cani sono stati condotti infatti alla visita per un’indagine specifica ai tarsi, ma per altri motivi quali ad esempio lesioni traumatiche o radiografie per diagnosi precoce o definitiva di forme displasiche. Si ricercavano quindi reperti quali: la presenza dei nuclei accessori prossimale e distale, presenti come entità separate o associate tra loro; la presenza o l’assenza di fusione tra questi nuclei e l’osso centrale del tarso; l’eventuale grado di deformazione dello stesso; la presenza del primo metatarseo, come singolo o doppio nucleo di ossificazione e, in questo secondo caso, si osservavano le relazioni che si instauravano tra le parti che formavano il primo matatarseo. e sono stati scelti i 2 mesi perchè questa è l’età in cui i cuccioli vengono solitamente assegnati alla famiglia adottiva definitiva. Tale obiettivo è stato 82 preso in considerazione soprattutto sotto la spinta degli Allevatori che non hanno potuto ignorare la considerevole prevalenza della torsione tarsale e il forte condizionamento che essa ha nella pianificazione del destino di questi soggetti di razza e come tali quindi soggetti di valore, perchè destinati a competizioni sportive o di bellezza, dalle quali potrebbero essere esclusi se risultati affetti da alterazioni come, appunto, la torsione tarsale. In tal modo è possibile predisporre una corretta gestione degli accoppiamenti, individuando precocemente i soggetti che dovranno essere eliminati dalla riproduzione per evitare di pianificare programmi di selezione errati. 1.8 Motivazioni della scelta della razza Bovaro del Bernese come oggetto di questo studio. La nostra scelta di focalizzare lo studio sulla razza Bovaro del Bernese è dipesa dal fatto che questa razza, pur essendo stata citata una sola volta in letteratura, presenta una sorprendente predisposizione alla malattia; sono stati, infatti, diagnosticati recentemente numerosi casi di ”torsione tarsale“ da un collega ortopedico libero professionista (Dott. Massimo Petazzoni, comunicazione personale). Sulla scorta di queste 83 informazioni preliminari abbiamo iniziato la nostra ricerca di cuccioli di Bovaro del Bernese da includere nello studio. Nel nostro studio, inoltre, sono stati presi in considerazione anche soggetti appartenenti ad altre razze giganti: un Alano, un San Bernardo, un Dogue de Bordeaux, un Pastore maremmano, uno Spinone italiano, un Rottweiler. A questi si sono aggiunti, infine, anche due soggetti di taglia piccola: un meticcio ed un Barbone nano. I dati emersi da questo studio ci hanno permesso di affermare che la torsione tarsale è una patologia non infrequente nell’ambito della specie canina ed interessa prevalentemente soggetti appartenenti a razze di taglia grande-gigante; è stato possibile osservare, tuttavia, contro ogni aspettativa, che la lesione patognomonica in esame si può talvolta ritrovare anche in soggetti di taglia piccola. Noi abbiamo diagnosticato infatti la torsione tarsale anche in un Barbone nano e in due meticci di piccole dimensioni. Nella letteratura (5,6,7,10,13,14,16,19) sono state citate alcune razze canine, ma poche assumono particolare risalto 84 sulle altre: il Rottweiler (5, 6, 10, 17), il Cane da montagna dei Pirenei (5, 6, 19) e il San Bernardo (5, 6). La razza Bovaro del Bernese, che è stata l’oggetto principale di questo lavoro, viene citata in letteratura solo da una fonte (7); questo studio ha fatto emergere, tuttavia, una considerevole prevalenza della torsione tarsale nell’ambito di questa razza. È stata trovata, così, una conferma al nostro sospetto clinico, ossia che questa patologia potesse risultare relativamente frequente nei cani di razza Bovaro del Bernese, certamente più di quanto le fonti bibliografiche facessero supporre. L’elemento che ci ha permesso di introdurre nella nostra casistica numerosi soggetti appartenenti a questa razza è rappresentato dal fatto che il già citato collega Dott. Massimo Petazzoni è il veterinario referente del S.I.B.B. ( Società Italiana Bovari del Bernese) per quanto concerne le patologie di interesse ortopedico. Per quanto riguarda l’età dei soggetti del nostro lavoro, nell’ambito dello studio prospettico tutti i cuccioli sono stati esaminati clinicamente e radiograficamente non prima del sessantesimo giorno di vita. Questa decisione è stata dettata 85 dall’evidenza oggettiva degli alti livelli di rischio sanitario a cui sarebbero stati esposti i cuccioli una volta introdotti nell'ambiente della clinica, se sottoposti a tale indagine in età più precoce. È stato, quindi, deciso di adottare un ”compromesso“ e di non cercare delle conferme radiografiche pur dinnanzi al sospetto che le lesioni patognomoniche della torsione tarsale si sarebbero potute diagnosticare ancora più precocemente. Nell’ambito dello studio longitudinale sono stati inclusi solo due cuccioli. La decisione di osservare la crescita di due soli soggetti è anche giustificata dal fatto che questi due pazienti erano stati scelti dai rispettivi Allevatori come futuri riproduttori, quindi, sapendo che sarebbero rimasti nell’allevamento di origine, sarebbe stato possibile rintracciarli con regolarità ogni 30 giorni. Gli altri soggetti, invece, essendo destinati alla vendita, sarebbero stati allontanati dall’allevamento per essere affidati ai proprietari definitivi, cosa che avrebbe reso molto problematico rintracciarli presso le nuove famiglie, e avrebbe creato soprattutto notevoli difficoltà logistiche nello stabilire 86 appuntamenti per l’indagine radiografica con scadenze così ravvicinate. Un ulteriore elemento da considerare è che pochi proprietari sono disposti ad accettare di sottoporre i loro soggetti ad indagini radiografiche così frequenti quando il loro soggetto è ancora cucciolo. Il motivo della visita per cui i cani adulti sono stati condotti all’attenzione dell’ortopedico è significativo: infatti ben 9 soggetti, sui 35 che compongono lo studio retrospettivo, sono stati esaminati per torsione tarsale. È evidente quindi che tale patologia, anche se per alcuni aspetti ”nuova“ e poco conosciuta, in certi casi rappresenta un evidente problema clinico. Nella nostra casistica sono stati inclusi anche soggetti che mostravano livelli eclatanti di torsione tarsale (tra i 52,90° e i 63,48° o compreso tra i 74,06 ° e gli 84,64°); per alcuni di questi la zoppia meccanica che ne derivava era tale da portare i proprietari a richiedere l’eutanasia del soggetto in considerazione della grave alterazione funzionale. L’ aspetto clinico osservato nei soggetti che abbiamo preso in esame, è risultato piuttosto particolare, quasi patognomonico forse, e paragonabile a quello descritto in letteratura (5,6,10); è stata osservata, soprattutto, la variazione dell’allineamento 87 dei piedi, che subiscono una rotazione laterale rispetto al piano sagittale mediano, così come si legge anche in Robins (1986) e Vaugan (1987). Questo determina un carico del peso maggiore sulla superficie mediale dei piedi ed un consumo più evidente delle unghie e dei polpastrelli di questo lato. La torsione tarsale, inoltre, determina, come detto precedentemente, una zoppia meccanica più o meno grave a seconda del grado di rotazione esterna delle estremità distali degli arti posteriori, elemento descritto anche da Vaugan (1987) e Di Giancamillo et al. (1994), che parlano anche di rigidità del treno posteriore e di movimento ”a scatto“ del garretto visibile soprattutto in fase di levata. Noi abbiamo preferito definire tale movimento, invece, un passo ”ad arco di circonferenza“ con ondeggiamento secondario del bacino. La riduzione dell’escursione articolare ed un certo grado di algia a carico del comparto mediale dell’articolazione tarsometatarsica sono stati infine riportati da Di Giancamillo et al. (1994), ma da noi mai evidenziati nei soggetti dello studio. L’aspetto clinico deve essere attentamente differenziato da altre patologie, quali la torsione del femore in associazione o meno a displasia dell’anca e la lussazione della rotula associata 88 a genu valgum, che determinano valgismo secondario dell’articolazione del garretto (4). La torsione tarsale, infatti, simula ad un esame sommario tale alterazione dell’appiombo. FOTO DEI TRE CASI CLINICI Tale ”equivoco“ radiografica viene, della tuttavia, articolazione chiarito dall’indagine tarso-metatarsica in proiezione dorso-plantare, mediante la quale si può constatare il perfetto allineamento del tarso sul piano sagittale mediano, osservando il margine mediale del calcaneo che deve tagliare perfettamente in due la troclea astragalica. FOTO In riferimento ai nostri casi clinici abbiamo constatato come, ad una presentazione clinica univoca e costante, corrispondano spesso quadri radiografici diversi. La diagnosi radiografica di torsione tarsale si avvale delle proiezioni convenzionali per l’articolazione tarso-metatarsica: quella medio-laterale, facendo in modo che il garretto assuma un’angolazione naturale e quella dorso-plantare, mantenendo il soggetto prono con l’arto esteso caudalmente o supino, con 89 l’aiuto di una culla posizionatrice, con l’arto parallelo al tavolo radiologico mettendo in estensione l’articolazione del ginocchio. La proiezione radiografica maggiormente utilizzata in questo studio è stata, tuttavia, la proiezione dorso-plantare, perchè ritenuta di più semplice e di rapida esecuzione. Per effettuare l’indagine radiografica si è scelto di sottoporre ad anestesia generale tutti i soggetti adulti, ottenendo in questo modo un adeguato rilassamento muscolare. Si è potuto così posizionare i pazienti più facilmente in modo da ottenere quadri radiografici perfettamente centrati sull’area da esaminare. Le radiografie dei cuccioli sono state effettuate facendo assumere loro una posizione ”seduta“; per fare questo venivano sostenuti con un braccio fatto passare ventralmente al cavo ascellare. Non si è fatto ricorso, quindi, ad alcuna sedazione e questo giustifica le anomalie e le variazioni di posizione emerse dal confronto tra le varie radiografiche. 90 immagini La scelta di non somministrare ai cuccioli alcun farmaco anestetico è derivata da un accordo con i proprietari, che hanno acconsentito a sottoporre i loro cuccioli a questa indagine a patto che essi venissero mantenuti vigili. I quadri radiografici ottenuti nei cuccioli si sono rivelati, tuttavia, diagnostici ai fini del nostro studio. Sebbene una tomografia assiale computerizzata (TC) avrebbe forse permesso di precisare meglio tutti i dettagli della malformazione in esame, si è deciso di non sottoporre alcun soggetto a tale indagine per i motivi esposti in precedenza e cioè la necessità di effettuare una anestesia generale. Nella nostra casistica compaiono inoltre tre soggetti, nell’ambito dello studio retrospettivo, di cui possediamo il quadro radiografico di un solo garretto. Abbiamo deciso di includere comunque nel lavoro questi soggetti, unendoli agli altri pazienti di cui avevamo il quadro radiografico di entrambi i garretti, con l’unico scopo di osservare le caratteristiche radiografiche della torsione tarsale che essi mostravano alla visita clinica, omettendo la diagnosi di simmetria o asimmetria della lesione. 91 Tale elemento è stato, tuttavia, verificato in tutti gli altri soggetti, sia quelli appartenenti alle studio prospettico sia quelli inclusi nello studio retrospettivo e abbiamo potuto constatare che i soggetti affetti da torsione tarsale possono mostrare simmetria delle lesioni presentando le medesime alterazioni sia nell’arto destro che in quello sinistro. Dalla letteratura, invece, era noto solo che la torsione tarsale era un reperto bilaterale nei soggetti in cui era stata diagnosticata, in nessun testo si mettono a confronto le lesioni presenti nell’arto destro e nel sinistro. L’organizzazione di questa ricerca in tre studi distinti e cioè l’analisi prospettica su 25 cuccioli di 60 giorni d’età, l’indagine retrospettiva su 35 soggetti con un’età media di 28,6 mesi e lo studio longitudinale su due soggetti osservati dai 2 ai 16 mesi d’età, ha fornito numerosi risultati e altrettanti elementi di discussione. Mediante lo studio prospettico abbiamo constatato che le alterazioni patognomoniche della torsione tarsale sono diagnosticabili mediante indagine radiografica dorso-plantare dei garretti già all’età di 60 giorni. In letteratura il soggetto 92 più giovane in cui la lesione è stata segnalata è un Rottweiler di 6 mesi (10). La comparsa in età così precoce ha fatto emergere il sospetto che la torsione tarsale possa essere una patologia congenita e probabilmente ereditaria, avendo riscontrato un’alta prevalenza delle lesioni in cuccioli appartenenti alla stessa cucciolata e avendo individuato, tra i soggetti inclusi nello studio retrospettivo, tre cani (due femmine e un maschio) che erano genitori di tre delle cinque cucciolate prese in esame. Anche il lavoro di Stockard (1) fornisce un contributo all’ipotesi che ereditabilità comparsa del sia possibile individuare un grado di in questa patologia; egli aveva osservato la primo dito in 78 cuccioli ibridi nati dall’accoppiamento tra cani di razza San Bernardo, che possedevano il primo dito nell’arto posteriore e cani di razza Alano nei quali questo reperto risultava mancante. Abbiamo ritenuto significativi i risultati illustrati in questo lavoro in quanto nel nostro studio abbiamo ritenuto la presenza del primo metatarseo patognomonico della torsione tarsale. 93 (PM) un elemento Lo studio prospettico ci ha fornito elementi utili, a formulare l’ipotesi che sembra sussistere una correlazione tra la presenza degli speroni e la presenza dei nuclei di ossificazione accessori nel comparto medio-prossimale e medio-distale dell’articolazione tarso metatarsica, da noi indicati rispettivamente come NAP e NAD; non sembra, invece, identificabile una correlazione tra il numero degli speroni presenti e il numero dei nuclei di ossificazione, anche se è doveroso ammettere che sarebbe necessario prendere in esame un numero molto maggiore di cucciolate per trovare una conferma a tale ipotesi. Lo studio retrospettivo ci ha fornito gli elementi per osservare le numerose alterazioni radiografiche riferibili alla torsione tarsale ed evidenziare una possibile correlazione tra le anomalie ossee diagnosticate ed il grado di rotazione clinicamente manifesto. Per quanto riguarda le lesioni, il quadro radiografico così come ci viene descritto nella letteratura è molto dettagliato (5,6,7,10,17) e sembra che le alterazioni radiografiche più interessanti siano a carico dell’osso centrale del tarso, della porzione mediale dell’articolazione del garretto e del primo 94 metatarseo, con riferimento alla sua presenza/assenza e alla sua struttura. Robins (5), Vaugan (6) e Bennet (7) descrivono accuratamente il quadro radiografico della lesione in proiezione sagittale, sottolineando la presenza di uno o due nuclei di ossificazione accessori medialmente all’articolazione tarsica, una deformazione dell’osso centrale del tarso e polidattilia con riferimento alla presenza del primo metarseo. Di Giancamillo et al. (10) forniscono una descrizione minuziosa dei quadri radiografici sia in proiezione sagittale che in proiezione laterale. In quest’ultimo articolo vengono dettagliatamente passate in rassegna le alterazioni di forma e di posizione riscontrabili a carico di ogni singolo osso del tarso. Per quanto concerne l’osso centrale del tarso e la porzione mediale dell’articolazione del garretto, laddove si indica (5,6,7) la presenza anomala di ”uno o due nuclei di ossificazione accessori“, Di Giancamillo et al. non impiegano tale dizione e descrivono attentamente le alterazioni radiografiche riscontrate in due casi clinici da loro analizzati. 95 Riportiamo, di seguito, integralmente il paragrafo a cui ci riferiamo: ”Lo scafoide assume l’aspetto di una virgola o di un cono, la sua porzione orizzontale più allungata risulta ridotta in altezza e la sua porzione verticale più breve si estende sulla superficie mediale dell’astragalo e si sovrappone ad esso con una piccolissima parte. L’interlinea articolare tra l’osso centrale del tarso e l’astragalo assume una concavità dorsale. Nel Rottweiler è riconoscibile una sottile linea radio trasparente tra la porzione orizzontale e quella verticale dell’osso centrale. In prossimità di questa linea si stacca una protuberanza ossea che si sovrappone alla testa dell’astragalo e all’osso centrale stesso. Nel Pastore maremmano-abruzzese è visibile una grossa formazione che si unisce alla branca verticale dell’osso centrale e si sovrappone in parte alla testa e al collo dell’astragalo“. (10) In questo articolo, inoltre, non si fa menzione del termine ”polidattilia“, da altri autori impiegato (5,6,7) in riferimento al primo metatarseo e ci si limita a fornire una descrizione particolareggiata di questo segmento osseo così come si presenta nei due soggetti sottoposti ad indagine radiografica: 96 ”Nel Rottweiler […] il primo metatarseo è rudimentale e fuso col primo osso tarsale. Nel Pastore maremmano-abruzzese il primo metatarseo di destra è ben sviluppato mentre quello di sinistra appare costituito da due porzioni una prossimale e una distale.“ (10) Sempre riguardo all’osso centrale del tarso ed ai reperti radiografici che è possibile osservare sulla superficie mediale del garretto, Mortellaro et al. (17) riferiscono di ”… ampio adattamento della superficie articolare tra l’astragalo e l’osso centrale del tarso…“; mentre a proposito del metatarso si riporta quanto segue: ”…accentuata lateralizzazione del terzo, quarto e quinto metatarseo.“; non si fa cenno quindi al primo metatarseo. Possiamo con tutta tranquillità affermare che i quadri radiografici analizzati in questo studio ci hanno permesso di mettere in evidenza alterazioni a carico della base scheletrica, in corrispondenza degli stessi punti sottolineati in letteratura (3, 5, 6, 7, 10, 11, 16, 17): l’osso centrale del tarso, il comparto mediale dell’articolazione tarso-metatarsica ed il primo metatarseo. 97 Anche noi abbiamo individuato, mediante le indagini radiografiche, la presenza di uno o due nuclei di ossificazione accessori nel comparto mediale dell’articolazione del garretto, che si trovavano,rispetto all’osso centrale del tarso (OCT), o in posizione medio-prossimale prossimale) o (NAP: nucleo accessorio in posizione medio-distale (NAD: nucleo accessorio distale) e la presenza o meno del primo metatarseo (PM). I due nuclei e l’osso centrale del tarso si associavano nei seguenti modi: 1) OCT+ NAD+ NAP; 2) OCT+ NAP; 3) OCT+ NAD. Nel caso 1 (OCT+ NAP+ NAD) abbiamo ulteriormente osservato le seguenti tre combinazioni: nella prima queste tre componenti risultavano completamente separate tra di loro; nella seconda l’osso centrale appariva fuso con i due nuclei (NAP e NAD) a formare una T ruotata di 90° con il lato breve della T rivolto medialmente; 98 nella terza combinazione abbiamo constatato che i due nuclei accessori risultavano fusi tra loro e privi di qualsiasi legame con l’osso centrale del tarso. Nel caso 2 (OCT+NAP) e nel caso 3 (OCT+NAD), la fusione tra OCT + NAP e tra OCT + NAD faceva assumere a queste strutture una forma a L anch’essa ruotata di 90°, in modo tale che in un caso si osservava l’angolo retto della L aperto prossimalmente, mentre, nel caso opposto, l’angolo retto risultava aperto distalmente . La lesione riscontrata più frequentemente, anche se non ha mostrato comunque una netta prevalenza (26 garretti su 61 che presentavano lesioni al garretto) è stata quella in cui OCT, NAP e NAD erano completamente separati tra loro. Per quanto riguarda le combinazioni prima descritte tra OCT e NAP e/o NAD, ci è sembrato che la lesione più frequente fosse quella in cui l’OCT assumeva la forma di una T (16 garretti su 61), mentre abbiamo osservato l’OCT a forma di L con angolo retto aperto prossimalmente o distalmente in un numero più o meno simile di garretti (8 nel primo caso e 9 nel secondo); solo in 2 casi infine NAP e NAD si associavano tra loro senza contrarre rapporti con l’OCT. 99 Per quanto riguarda il primo metatarseo (PM), esso è risultato un reperto molto frequente (57 arti su 67); osservando la struttura dello stesso in parecchi arti esso risultava costituito da un’unica porzione (34 su 57 con PM), in 19 arti su 57 si osservava il PM costituito da due porzioni e in 4 arti esso era un dito completo. Una volta osservate le numerosissime combinazioni delle lesioni tarso-metatarsiche e dedotti i gradi di ”rotazione“ dei metatarsi, mediante il confronto tra le immagini radiografiche del modello sperimentale elaborato e le proiezioni sagittali dei soggetti dello studio retrospettivo, è risultato tuttavia difficile trovare una correlazione tra le lesioni e i gradi di rotazione. La maggior parte degli arti (34 su 67) hanno mostrato un grado di rotazione compreso tra gli 0° e i 21,16°, ma non è stata evidenziata alcuna correlazione tra questo range di rotazione e le lesioni riscontrate a livello tarso metatarsico, pur osservando con una certa frequenza la presenza di entrambi i nuclei di ossificazione a livello tarsico e soprattutto la presenza del NAD per lo più separato dall’OCT. Quasi un quarto degli arti indagati mostrava un grado di 100 rotazione lievemente superiore ai primi ( tra 21,16° e 31,74°), anche in questo caso la maggior parte dei pazienti presentava a livello tarsico sia NAP che NAD,ma non è stato possibile osservare una prevalenza particolare riguardo le associazioni che questi sviluppavano con l’OCT. Un numero esiguo di arti mostrava un livello di rotazione che può sicuramente definirsi grave, essendo compresa tra 52,90° e 63,48°; in essi si sono osservati ancora radiograficamente sia NAP che NAD, ma anche in questo caso i nuclei si associavano in tutti i modi descritti precedentemente. Solo in due arti appartenenti allo stesso soggetto è stato osservato un grado di rotazione compreso tra 74,06° e 84,64°; il soggetto mostrava in entrambi i garretti NAP non fuso con l’OCT. Anche per quanto riguarda la presenza o meno del primo metatarseo e i suoi diversi gradi di sviluppo non abbiamo notato alcuna particolare correlazione tra questi elementi e i gradi di ”rotazione del metatarso“. I risultati emersi dallo studio longitudinale sono stati molto significativi. Abbiamo potuto osservare le evoluzioni che subiscono le lesioni riferibili a torsione tarsale; sia nel 101 soggetto A che nel soggetto B abbiamo assistito ad un progressivo avvicinamento con conseguente fusione tra l’OCT e il NAD e un accrescimento in direzione prossimo-distale del primo metatarseo . Anche la rotazione dei metatarsi, seppur si sia mantenuta in entrambi i soggetti di grado limitato (0°- 10,58°), ci è apparsa sensibilmente aumentata nel soggetto A, che, a 180 giorni, mostrava una rotazione compresa tra i 10,58° e i 21,16° a carico del metatarso destro. Questo elemento ci ha portato a pensare che anche i cuccioli oggetto dello studio prospettico, che avevano mostrato un grado di rotazione iniziale compreso tra 0° e 10,58° avrebbero potuto subire, nel corso dell’accrescimento, un aumento del grado di rotazione dei metatarsi, con conseguente aggravamento della condizione clinica. Lo studio longitudinale ha mostrato, infine, la comparsa a 90 giorni di un nucleo di ossificazione accessorio medioprossimale all’articolazione tarso-metatarsica (NAP) a carico di un garretto di uno dei due soggetti. Tale osservazione induce a credere che anche negli altri cuccioli possa verificarsi, durante la crescita, la comparsa di ulteriori 102 alterazioni scheletriche che vanno ad aggiungersi e a complicare quelle diagnosticate a 60 giorni. Da tale premessa, quindi, si rafforza la convinzione di poter definire la torsione tarsale una patologia dell’accrescimento oltre che una patologia di probabile natura congenita, a motivo della sua diagnosi precoce formulabile già a 60 giorni d’età. Emerge quindi un duplice problema: è il tarso o è il metatarso ad essere oggetto dell’ alterazione anatomica ? È inoltre, più corretto parlare di rotazione o di torsione ? Dal punto di vista anatomico, con il termine ”tarso“ ci si riferisce a tutte le articolazioni che uniscono le ossa tarsali, per indicare la regione dell’arto posteriore compresa tra la gamba e i metatarsei (9). Basandoci su questa definizione, quindi, possiamo parlare semplicemente di tarso anche se la deformazione più evidente è a carico dell’ osso centrale. Da ciò e dai concetti esposti nel paragrafo precedente si può sostenere che: ”Rotazione metatarsale“ è una definizione impropria perchè la ”rotazione“ è una deviazione che avviene a livello 103 articolare e non può quindi essere riferita a dei segmenti ossei (nel nostro caso i metatarsi). I metatarsi hanno una struttura normale e risultano ”ruotati“ in direzione laterale rispetto al normale appiombo come conseguenza di una malformazione del tarso. ”Rotazione tarsale“, potrebbe essere una denominazione più corretta in riferimento al significato del termine ”rotazione“, che viene utilizzato per indicare, come spiega Slocum (15), una variazione dei rapporti spaziali che si manifesta attorno al piano articolare, e, in questa patologia, l’alterazione è a carico dell’articolazione del tarso e in particolar modo a carico della superficie articolare intertarsica prossimale. Dall’osservazione, però, di preparati anatomici di soggetti affetti da questa patologia, si è osservato, con l’aiuto dell’Istituto di Anatomia Patologica, che la struttura anatomica maggiormente alterata risulta essere l’osso centrale da cui probabilmente dipende la deviazione dell’estremità distale dell’arto. Una denominazione meno generica dovrà sottolineare questa caratteristica anatomopatologica. 104 ”Torsione metatarsale“, è una denominazione impropria perché la ”torsione“ è una deviazione a carico dei segmenti ossei. Le indagini radiografiche non hanno mai evidenziato questo tipo di alterazione che è però parsa evidente nella ricostruzione di un preparato anatomico di un cucciolo di razza Beauceron. In genere, anche dalle due indagini eseguite mediante Tomografia Computerizzata, i metatarsi sono risultati normali subendo solo una rotazione esterna. ”Torsione tarsale“ potrebbe essere la definizione più corretta perché utilizzando il termine ”torsione“ si fa riferimento ad un segmento osseo e non ad una articolazione, inoltre l’aggettivo ”tarsale“ focalizza l’attenzione sulla parte anatomica nella quale si individua l’alterazione: il tarso. Il difetto di questa definizione è che non compare il nome dell’osso deformato: l’osso centrale del tarso. 105 106 6. Conclusioni Lo studio da noi intrapreso mostra il quadro di una patologia dall’aspetto clinico relativamente univoco, ma a cui corrispondono quadri radiografici molteplici e talora difficili da classificare. La torsione tarsale è una patologia che non si potrà evitare di includere in futuro nelle diagnosi differenziali delle affezioni ortopediche del garretto, soprattutto nel Bovaro del Bernese (ma non solo) in quanto tale patologia ha mostrato una considerevole prevalenza nell’ambito di questa razza canina. Tale patologia è caratterizzata da anomalie scheletriche talvolta così marcate e complesse da determinare zoppie meccaniche gravissime. In queste situazioni, che sono risultate per fortuna sporadiche nel nostro studio, ma che comunque non possono essere ignorate, la malformazione a carico dell’estremità distale degli arti posteriori era in grado di compromettere seriamente la qualità della vita dei soggetti 107 colpiti, portando talvolta i proprietari a scegliere, a malincuore, l’esecuzione di un’eutanasia. Questa decisione è stata presa in considerazioni delle pessime condizioni di vita a cui sarebbero andati incontro questi soggetti, appartenenti a razze di taglia grossa-gigante e quindi destinati ad acquisire, con la crescita, un considerevole peso corporeo. Per evitare di ricorrere a queste ”soluzioni“ drastiche sono stati effettuati in alcune occasioni degli interventi chirurgici di correzione dell’allineamento su soggetti con gradi elevati di rotazione (dai 31,74° ai 63,48°), per garantire il recupero, almeno parziale, della funzionalità degli arti più seriamente colpiti. Sulla scorta delle osservazioni scaturite soprattutto dallo studio prospettico e dallo studio longitudinale abbiamo definito la torsione tarsale una patologia dell’accrescimento con possibile connotazione congenita. Per quanto riguarda l’ereditabilità della stessa, i risultati in nostro possesso ci permettono solo di sospettarne l’esistenza. Ci si è resi conto, infatti, che gli elementi a nostra disposizione non si possono ritenere sufficienti per stabilire con precisione se esiste 108 un grado quantificabile di ereditabilità della torsione tarsale; a tale scopo abbiamo analizzato anche i pedigree delle cinque cucciolate che sono state l’oggetto dello studio prospettico nella speranza di trovare tra i genitori o i nonni dei soggetti che erano stati inclusi nello studio retrospettivo. Abbiamo trovato solo i seguenti pazienti: Heika ( n° 8, tabella studio retrospettivo): Bovaro del Bernese , femmina; madre della cucciolata proveniente dall’ Allevamento Lonati. Da tale cucciolata proveniva Bessy, uno dei due soggetti inclusi nello studio longitudinale. Nittigritty ( n° 9, tabella studio retrospettivo): Bovaro del Bernese , femmina. Questo soggetto era la madre della cucciolata proveniente dall’ Allevamento Di Quintavalle, da cui proveniva anche Karma, il secondo cucciolo scelto per lo studio longitudinle. Donald ( n° 14, tabella studio retrospettivo): Bovaro del Bernese , maschio, padre di una delle due cucciolate della signora Sonzogni. 109 Il nostro sospetto sulla possibile identificazione di un coefficiente di ereditabilità e la consapevolezza di aver la necessità di analizzare ancora altre cucciolate con un occhio particolare ai pedigree ci spinge a continuare il lavoro intrapreso per cercare nuove conferme volte a chiarire l’aspetto forse più importante della malattia. La possibile identificazione radiografica degli elementi patognomonici caratteristici delle forme più gravi di torsione tarsale, rappresenteranno ulteriori obiettivi futuri, di estrema importanza sia per il Veterinario sia per gli Allevatori. Basandosi su tali criteri di valutazione, esposti in modo dettagliato dal Veterinario referente, gli Allevatori potranno decidere, insieme ai futuri proprietari, il destino e le attitudini più consone a ciascun cane e indicare così i soggetti più predisposti all’attività sportiva, quelli più adatti a partecipare a competizioni di bellezza o quelli che, mostrando alterazioni della struttura scheletrica come la torsione tarsale, saranno destinati esclusivamente alla compagnia e comunque non utilizzabili ai fini riproduttivi. È emerso come l’indagine radiografica dei garretti abbia fornito numerose informazioni 110 sulla torsione tarsale consentendoci soprattutto di emettere una diagnosi precoce della patologia a soli 2 mesi d’età. Questo ha suggerito l’importanza che potrebbe avere, nella razza Bovaro del Bernese ed in altre a rischio, l’inserimento dello studio radiografico dei garretti nell’analisi radiografica delle articolazioni considerate bersaglio più comune delle affezioni ortopediche insieme ad anca e gomito, che vengono già indagate per la valutazione precoce di displasia tra i 4 mesi e i 6 mesi d’età. L’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere è quello di eseguire uno screening radiografico il più esaustivo possibile, in rapporto alle differenti condizioni osteo-articolari presenti in una determinata razza, volto a valutare precocemente il soggetto nella sua totalità. Si sottolinea, dunque, ancora una volta, l’utilità di un criterio diagnostico relativamente nuovo per accostarsi ai problemi ortopedici: il cosiddetto ”B.O.A.“ o Breed Oriented Approach e cioè l’approccio orientato alla razza (17), che consente di mettere in atto di fronte ad un determinato paziente canino un iter diagnostico mirato e personalizzato, con conseguente riduzione dei tempi diagnostici e dei relativi costi. 111 7. Bibliografia 1. Stockard,C.R.: ”The presence of factorial basis for characters lost in evolution: the atavistic reappearance of digits in mammals“. Am.J. of Anat., 45: 345-377, 1930. 2. Sumner,G.; Smith,R.N.: ”Observation on epiphiseal fusion of the canine appendicular skeleton“. J.Small Anim.Pract., 7: 303-311, 1966. 3. Boccadoro,B.; Leonardi,L.; Calvari,A.R.: ”Contributo allo studio radiologico della ossificazione dello scheletro del cane. Comparsa cronologica, dalla nascita, dei nuclei di ossificazione, loro sviluppo e sinostosi“. Veterinaria, 21: 176-203, 1972. 4. Newton,C.D.: ”Genu Valgum“ in ”Textbook of Small Animal Orthopaedics“. Ed Newton,C.D.; Nunamaker,D.M., 1sted, J.B.Lippincott Company, Philadelphia, 56: 633-636, 1985. 112 5. Robins, G.M.: ”Sesamoid disease and metatarsal rotation“. Aust.Vet.Practit., 16:4, 1986. 6. Vaugan,L.C.: ”Disorders of the tarsus in the dog II“. Br.Vet.J., 143, 498-505, 1987. 7. Bennet,D.B.: ”Joints and joint diseases“ in ”Canine Orthopaedics“. Ed Whittick,W.G., 2nded, Lea & Febiger, Philadelphia, 24: 804-805, 1990. 8. Official publication of American Kennel Club: ”The Complete Dog Book New and Revised“. 18th ed, Toronto, 1992. 9. Evans,H.E.: ”The skeleton“ in ”Miller’s Anatomy of the Dog“. Ed Evans,H.E., 3rded, Saunders, Philadelphia, 4: 212218, 1993. 10. Di Giancamillo,M.; Leonardi,L.: Lombardo,R.; ”Malformazioni tarsiche Mortellaro,C.M.; associate ad extrarotazione del piede del cane: segnalazione di due casi clinici“. Arch.Vet.Ita., 45(6): 271-278,1994. 11. 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Kennet,A.J.; Watson A.D.J.: ”Polydactyly“ in ”Textbook of Veterinary Internal Medicine. Diseases of the Dogs and Cats“. Eds Ettinger,S.J. & Feldman,E.C., 5thed, Saunders, Philadelphia, 184 (XVI): 1894-1895, 2001. 114 17. Mortellaro,C.M.; Petazzoni,M.; Vezzoni,A.: ”Diagnosi di artrosi nel cane: visita ortopedica e approccio orientato alla razza“. Inn.Vet.Med., 1 (4): 7-17, 2001. 18. Bennet,D.: ”Anomalie conformazionali“. Inn.Vet.Med., 1(6): 21, 2002. 19. Rovesti, G.: Comunicazione personale, Milano, 14/3/2003. 20. Montavon, P.: Comunicazione 10/12/2003. 115 personale, Davos (CH), 8. Ringraziamenti Arrivata alla fine di un lavoro come questo, i ringraziamenti, oltre che dovuti, diventano un piacere personale. Un sentito grazie è rivolto al Prof. Carlo Maria Mortellaro, che mi ha affidato questo delicato argomento, affiancandomi al suo collega e amico Dott. Massimo Petazzoni. Lo ringrazio soprattutto per avermi insegnato a studiare, semplicemente mostrandomi il suo esempio e il suo metodo...perché, alla fine ” ..chi studia la spunta sempre…“ ! Ringrazio anche il Prof. Mauro Di Giancamillo della Sezione di Radiologia per aver contribuito al lavoro mediante l’esecuzione di due studi TC , che si sono rivelati fondamentali soprattutto per la pianificazione degli interventi chirurgici. Un sentito ringraziamento è rivolto al Prof. Flaminio Addis, autore dei disegni sul posizionamento radiografico dei cuccioli 116 e sull’impianto costruito per elaborare il nostro modello sperimentale, lo ringrazio per la sua cortesia e la sua disponibilità, doti che ho notato spesso anche durante il mio periodo di internato. Nell’ambito dell’Istituto di Clinica Chirurgica non voglio dimenticare il Prof. Fonda, del quale ho sempre ammirato la sua imperturbabilità anche quando in Clinica ci si trovava ad affrontare momenti…per usare un eufemismo…un po’ turbolenti…; il Dott. Lombardo, che mi ha prestato quelle ”due o trecento volte“ il Miller; ringrazio anche il Prof. Romussi, il Prof. Gualtieri e il Prof de Gresti, che mi ha sempre fatto piacere aiutare, quando potevo. Per rimanere entro le mura dell’Università vorrei esprimere un ringraziamento al Dott. Pietro Riccaboni dell’Istituto di Anatomia Patologica, che mi ha insegnato a scheletrizzare i reperti anatomici e che si è sempre rivelato molto disponibile e Andrea Zepponi per l’aiuto datomi nell’elaborazione dei grafici . A proposito di reperti anatomici utilizzati in questo lavoro ringrazio anche il Prof. Bruno Peirone e il Dott. Fulvio Cappellari dell’Istituto dell’Università di Torino, che ci hanno 117 fornito l’arto del Beauceron e il Prof. Geoff Robins, che mi ha inviato , non solo il suo articolo, ma anche le foto dei reperti anatomici da lui isolati. Grazie anche al Dott. Rovesti che personalmente la sua fornendoci casistica ci ha comunicato alcuni dati interessanti. Non possiamo dimenticare gli Allevatori, che permettendoci di studiare alcune delle loro cucciolate, ci hanno dato la possibilità di elaborare il nostro studio prospettico. Ringrazio dunque l’Allevamento ”Di Quintavalle“ e Simona Lissoni, per la sua disponibilità e per avermi fornito utili informazioni e importanti curiosità sui Bovari del Bernese; l’Allevamento ”Lonati “ e in particolar modo Tina Lonati che insieme a Simona Lissoni hanno messo a disposizione le loro dolcissime Bessy e Karma per elaborare così lo studio longitudinale; la Signora Sonzogni e le sue due splendide cucciolate e l’Azienda agricola ”Centro Storico“ della dott.ssa Crisina Merisio. Ringrazio la disponibilità del S.I.B.B. ( Società Italiana Bovaro del Bernese), da cui provengono numerosi soggetti rientrati nello studio retrospettivo. 118 Un grazie di cuore al ”team“ che si potrebbe battezzare ”gli amici della Metatarsal Rotation“.…e quindi, prima di tutti, al Dott. Massimo Petazzoni, che mi ha dato un supporto fondamentale e insostituibile per costruire giorno dopo giorno questo lavoro, spronandomi in molte situazioni. Lo ringrazio anche per avermi dato la possibilità di seguire un po’ più da vicino, al di fuori degli impegni legati alla tesi, il mondo tanto complesso quanto estremamente affascinante dell’ortopedia. Ringrazio la Dott.ssa Elena Dall’Aglio, sua moglie, per aver sopportato le mie ripetute invasioni a casa sua anche a poche ore dal Capodanno e aver ascoltato le mie ”paturnie“ da tesanda … Del ”team“ non posso certo dimenticare anche la Dott. ssa Silvia Turetti, anche mia compagna di corso, che ha partecipato attivamente all’esecuzione degli studi radiografici e il grande amico di Massimo, nonchè suo assistente, Francesco Neri che si è rivelato essere veramente una persona preziosa oltre che un amorevole zio ! Nell’ambito della Clinica Veterinaria Nord Milano di Palazzolo Milanese vorrei ringraziare anche la Dott.ssa Francesca Saita, per aver contribuito alla ricerca di reperti anatomici utili per il nostro studio e il Dott. Roberto 119 Pirola, la dott.ssa Paola Bosisio ed il dott. Armando Bianchini per la collaborazione. Ringrazio le ”mie veterinarie preferite“ Giovanna e Antonella, che mi hanno insegnato tanto e che mi hanno trasmesso un forte entusiasmo, che è stato il vero motore dell’università, e non si è assolutamente affievolito. Tra gli amici … un po’ Dottori , un po’ Dottorandi dell’Istituto di Chirurgia non posso dimenticare la stretta collaborazione nonché la grande amicizia con Paola, Iacca, Damiano, Chiarina, Delia e Silvia . I miei amici: Giu o Dott. Pivetta, la Cuci, la Baracchetti, il Teo, Vale, Martina, Deborah, Barbara e tanti altri. Le mie ”socie“: la dolcissima e mezza ortopedica Viviana, la sportivissima Eliana e fuori dal giro dei veterinari Paola ed Elisina, che mi scrive da Parigi e la sua piccola Mickie. Vi voglio tanto bene. Tra gli altri amici: il mio caro Nick che mi ha seguito fin dall’inizio di questa avventura, Giuppi, che mi ha tenuto compagnia dal suo pc mentre scrivevo e la sua Konny, che compare tra i casi della mia tesi; Marco col suo Daitarn; 120 Filippo e anche Giacomo che mi ha salvato nei momenti di panico domando il pc ribelle ! Da ultimi, non perché meno importanti, ma al contrario perchè occupano un posto di prestigio nel mio cuore: il mio dolcissimo Fra, che mi ha incontrato nel periodo più cruciale dell’esperienza universitaria e che mi ha dovuto sopportare da subito…! Al mio Fra spero di trasmettere sempre tutto l’entusiasmo di cui sono capace. La mia splendida famiglia, la scaltra nonna Nani e il campione nonno Gino (nonno parla forte !), la mia cara nonna Bice, la matta Adry, mia sorella, e la sua simpatica famigliola, lo Stefis e le piccole Greta e Ginny; i miei due mici Kimba, grazie al quale è nato il sogno di diventare una veterinaria e il nervoso Juri…col suo inseparabile topino! Quindi ringrazio le persone a cui devo veramente tutto, la mia mamma, il mio papà. Non ho parole per dirvi quanto vi voglio bene, ma spero di riuscire a dimostrarvelo tutti i giorni…Vi ringrazio perché mi avete insegnato a sorridere in tante situazioni anche in quelle più complicate e mi avete fatto capire quanta costanza ci vuole per realizzare un sogno… 121 ” … Come sarei grato al mio destino se anch’io nella mia vita… potessi scoprire anche una sola <<corrente ascensionale>> che in un lontano futuro aiutasse qualcuno a <<prendere quota>> ! “ ( K. Lorenz) 122