China/News - ISCOS EMILIA ROMAGNA
Transcript
China/News - ISCOS EMILIA ROMAGNA
NOV 2013 China/News storie dalla Cina al lavoro Cari lettori, eccovi il numero di novembre di China News - Storie dalla Cina al Lavoro, newsletter di informazione sul lavoro in Cina che nasce da una collaborazione tra Iscos Nazionale, gli Iscos regionali di Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia e Toscana e il sito Cineresie.info. IL FATTO DEL MESE SCIOPERI Sciopero dei lavoratori Nokia a Dongguan Il Comitato Centrale è la più alta autorità del Partito Comunista Cinese, i suoi 198 membri nominano il Politburo e il Segretario Generale del PCC. Terzo Plenum del Diciottesimo Comitato Centrale del Partito Dall’8 al 14 novembre si è riunito a Pechino il Terzo Plenum del Diciottesimo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Il Terzo Plenum è considerato l’appuntamento più importante dell’agenda politica cinese, in quanto in quest’occasione la nuova leadership cinese tradizionalmente fa il punto della situazione e detta la linea politica che verrà seguita nei cinque anni successivi. Da questo Plenum è emersa una forte volontà riformista che coinvolge non solo l’economia, ma anche questioni politiche e sociali quali l’urbanizzazione, lo hukou, la proprietà della terra, la politica del figlio unico e la rieducazione attraverso il lavoro. Ora non resta che vedere se e come le linee guida delineate dal Partito verranno messe in pratica negli anni a venire. Circa tremila lavoratori di un impianto della Nokia a Dongguan sono in sciopero per protestare contro politiche aziendali che hanno già costretto oltre cento dipendenti ad abbandonare la fabbrica. A metà settembre, dopo che è stato reso noto che a partire dal primo gennaio del 2014 la Nokia avrebbe ceduto la propria produzione di cellulari alla Microsoft, il management aziendale ha cambiato le norme interne dell’azienda e i contratti dei dipendenti, introducendo misure disciplinari draconiane. Nokia, da qualche anno ha registrato una grave crisi nel mercato asiatico e oggi rappresenta soltanto l’1% del mercato cinese della telefonia cellulare. Il 19 novembre ha avuto luogo una manifestazione cui hanno partecipato diverse centinaia di lavoratori. La situazione è precipitata il giorno successivo, in seguito all’intervento della polizia anti-sommossa. Almeno sei persone sono state ferite negli scontri e diversi lavoratori sono stati arrestati e poi rilasciati. La situazione è tornata alla normalità solamente il primo dicembre, dopo che Microsoft ha promesso che gli standard salariali e i benefit dei lavoratori rimarranno invariati per l’anno seguente l’acquisizione. Un bonus di mille yuan è stato offerto ai lavoratori che non hanno scioperato, mentre chi si è rifiutato di tornare al lavoro è stato minacciato di licenziamento. DIRITTI Tassista detenuto per aver cercato di organizzare uno sciopero fa causa alla pubblica sicurezza I tassisti cinesi non sono nuovi a manifestazioni di protesta organizzate e in passato sono arrivati a paralizzare intere città per rivendicare i propri interessi. Il quotidiano Nanfang Dushibao ha riportato la notizia che un tassista di Xi’an di cognome Zhao, già detenuto per dieci giorni per aver cercato di promuovere uno sciopero, ha deciso di far causa a uno dei dipartimenti cittadini della pubblica sicurezza. La vicenda che ha portato all’arresto dell’uomo ha avuto luogo alla fine di agosto. Due giorni dopo aver proposto in una chat on-line riservata ai tassisti di pubblicizzare maggiormente uno sciopero in programma per i giorni seguenti ed essersi detto disposto a donare una piccola somma a questo fine, Zhao è stato convocato dalla polizia locale, che lo ha detenuto per dieci giorni per aver “danneggiato l’ordine pubblico.” Alla fine di ottobre, l’uomo ha fatto causa alla pubblica sicurezza, sostenendo che le proprie affermazioni online non rappresentavano altro che un esercizio della libertà di parola, senza alcuna ricaduta per l’ordine pubblico. Libertà di Parola I cittadini della Repubblica Popolare Cinese godono di libertà di parola, di stampa, di assemblea, di manifestazione. Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, 1982, Cap. 2 art. 35 OCCUPAZIONE Quasi un milione di partecipanti per l’esame da funzionario pubblico Ottenere un lavoro nell’apparato burocratico dello Stato, con tutti i benefit del caso, rimane un obiettivo molto ambito tra i giovani cinesi, soprattutto in tempi di crisi e grandi incertezze come questi. Domenica 24 novembre sono stati oltre 990.000 i candidati che hanno preso parte all’esame nazionale per selezionare i funzionari pubblici ai livelli più alti dell’amministrazione dello Stato cinese, 130.000 persone in meno rispetto all’anno passato. In tutto, sono 19.539 le posizioni in palio, il che significa che solamente un candidato su cinquantuno avrà successo. INCIDENTI Zhili, un nome che dice poco ai lettori italiani. Negli anni Novanta produceva giocattoli per il noto marchio “Chicco”. Ventesimo anniversario dell’incendio della Zhili Il 19 novembre è ricorso il ventesimo anniversario del tragico incendio della Zhili, una fabbrica di Shenzhen che nel 1993 produceva giocattoli per conto dell’italiana Artsana S.p.A/Chicco. Nel tragico evento morirono 87 persone e altre 47 rimasero seriamente ferite, per lo più giovani lavoratrici migranti provenienti dalle province del Sichuan e dello Henan. Le vittime non ebbero possibilità di fuga, in quanto le finestre della fabbrica – che allo stesso tempo fungeva da magazzino e dormitorio – erano dotate di sbarre e le uscite erano state bloccate dall’esterno. Mentre le autorità hanno trasformato la commemorazione a Shenzhen in un evento ufficiale, cui attivisti e ONG non hanno potuto partecipare, a Hong Kong è stata organizzata una marcia che ha avuto come destinazione gli uffici dell’Associazione Internazionale dei Produttori di Giocattoli, cui è stato chiesto di adottare misure per garantire la sicurezza degli impianti dei fornitori cinesi dei suoi membri. LETTURE UN CARATTERE AL MESE Technomobility in China: Young Migrant Women and Mobile Phones il lavoro con le parole dei cinesi di Cara Wallis, NY University Press, New York 2013. 集体协商 Il volume si presenta come una ricca analisi etnografica sull’uso quotidiano – o, come preferisce definirlo l’autrice, sull’«assemblaggio» – del telefono cellulare tra le donne migranti che vivono a Pechino, con particolare riferimento alle giovani che lavorano nei servizi. Come altri autori – pensiamo in particolare a Jack Linchuan Qiu e al suo WorkingClass Network Society (2009) – Wallis affronta le strutture di potere sottostanti l’uso della tecnologia e si chiede se le nuove tecnologie per la comunicazione siano alla base di un empowerment di certi gruppi sociali o non stiano piuttosto portando ad altre forme di controllo e marginalizzazione. Il suo particolare contributo sta nel concentrare l’attenzione sulle modalità di intersezione di genere, classe e località, che finiscono per determinare non solo l’uso della tecnologia, ma la tecnologia stessa: in questo caso i telefoni cellulari. Leggi la recensione completa di Marina Svensson. Jiti Xieshang Negoziazione collettiva. Versione diluita di contrattazione collettiva (jiti tanpan) introdotta in Cina a partire dai primi anni Novanta e rafforzata negli ultimi anni attraverso la nuova Legge sui Contratti di Lavoro e varie campagne organizzate dal sindacato ufficiale. La “negoziazione” collettiva promossa dalle autorità cinesi ha natura non conflittuale, è un processo di negoziato in cui le parti coinvolte si muovono sulla base dell’assunto dell’unità degli interessi dei lavoratori e dell’azienda, una situazione definita “duplice vittoria” (shuangying). Il fatto che al tavolo negoziale i lavoratori in genere siano rappresentati dal sindacato ufficiale e non da propri rappresentanti liberamente eletti limita fortemente l’efficacia di questo strumento. VOCI / IL LAVORATORE Lettera a Shenzhen Un giovane trentenne interroga la città: è ancora un luogo in cui i sogni diventano realtà? di Wu Gang (alias) Tianya, 30/10/2013 Prologo Come membro della generazione nata negli anni Ottanta, ho visto i miei coetanei abbandonare la città uno a uno, dopo che erano arrivati qui per inseguire i propri sogni. Ho visto la mia ragazza cacciata dal suo padrone di casa perchè non riusciva a pagare l’affitto. Il problema di comprare una casa pesa sulle mie spalle ogni giorno. Vedo i miei coetanei fare i pendolari tutti i giorni dalla baia di Daya [a 50 km da Shenzhen, ndt]. Ho fin troppe cose che vorrei dire a questa città. Ho finito oggi questo lungo post e lo metto in rete per ricevere dei commenti. Può essere che non sia tanto profondo e che non vada troppo in là. Contiene riflessioni e sentimenti di uno nato negli anni Ottanta, uno che sta facendo esperienza della difficoltà e del senso di spaesamento che viene dal vivere a Shenzhen in questa epoca. Forse riflessioni e sen- timenti di una persona non contano nulla. E anche se migliaia e migliaia dei miei coetanei esprimessero i medesimi pensieri, conterebbe forse qualcosa? Shenzhen, mi hai cambiato? Non appena digito il pulsante “pubblica” sul mio schermo, non posso fare a meno di sorridere. Introduzione Nell’autunno del 2010, Shenzhen ha celebrato il 30esimo anniversario dell’istituzione della zona economica speciale. Il presidente Hu Jintao in persona si è recato a Shenzhen per un discorso su come le riforme abbiano originato uno spirito nuovo. Allo stesso tempo, il Consiglio di Stato ha approvato l’espansione della zona economica speciale all’intera città di Shenzhen. Era chiaro che i prossimi trent’anni sarebbero stati per Shenzhen. Altre città, come Tianjin e Suzhou, avrebbero potuto sopravanzare Shenzhen in termini di PIL, facendola scendere in classifica dalle prime quattro a sesta. L’attenzione dei media era ugualmente rivolta all’esodo dei laureati che abbandonavano la città a causa dell’elevato prezzo delle case e dei beni di consumo. Un luogo di fiacca crescita economica, case dal costo non abbordabile e prezzi dei beni proibitivi è un luogo adatto a persone giovani che cercano di realizzare i propri sogni? Domanda 1 per Shenzhen: Shenzhen è ancora un luogo dove i sogni si possono realizzare? Un tempo la gente veniva a Shenzhen per realizzare i propri sogni. Una volta si diceva di New York: “Se ami una persona, mandala lì. Se odi una persona, mandala lì.”. Un tempo Shenzhen era di certo l’equivalente cinese di New York. C’è una storia che è circolata su internet per un certo periodo: negli anni Novanta un uomo lasciò la sua casa nell’entroterra cinese per venire a vivere a Shenzhen. Due giorni dopo il suo arrivo inviò un telegramma ai suoi amici a casa: “È pieno di denaro e la gente è fessa, fate presto venite qui!”. Non sappiamo se questa storia sia vera, ma in molti, nei primi tempi si sentirono in questo modo quando si trasferirono a Shenzhen. Sembrava che le opportunità di fare soldi fossero moltissime, era solo questione di lavorare duro. Anch’io sentivo molte storie mirabolanti su Shenzhen, come quella del tassista che divenne un CEO con sotto di sè vari palazzi di uffici nella zona di Futian; oppure quella del tale che, mentre lavava i panni al fiume, incontrò la figlia del sindaco e finì per sposarla entrando così nel business immobiliare e oggi lavora per una delle più grandi compagnie della città. Storie come queste non possono essere confermate, ma se uno guarda ai dati macroeconomici non sono così improbabili. Il PIL di Shenzhen passò dai 200 milioni di yuan nel 1980 ai 951 miliardi di yuan del 2010, crescendo di 4755 volte. Era questo il miracolo di Shenzhen di cui tutti parlavano. Mentre la crescita economica era al 10% a livello nazionale, a Shenzhen era al 36%. Ecco la ragione per cui c’era una “corsa all’oro” fatta di persone che arrivavano a Shenzhen per inseguire i propri sogni. Molti lasciarono un posto di lavoro nell’entroterra per venire a Shenzhen e “tuffarsi nel mare” degli affari, vivere vite più rischiose alla ricerca di fortuna. Molti laureati rinunciarono a possibilità che venivano loro offerte vicino a casa per venire qui a cercare fortuna. Non importava da dove venivi, non era necessaria una lettera di presentazione, non servivano contatti, non serviva esperienza. Laureati alla Qinghua University e gente che non aveva finito la scuola media, ciascuno aveva la possibilità di trovare il proprio posto. E non importa che dialetto parlavi, avresti trovato qualcuno con cui parlare. Ogni cosa era possibile. In troppi hanno realizzato i propri sogni. Magari avevano cominciato come lavoratori manuali, commessi, assistenti o autisti, eppure sarebbero diventati proprietari di azienda, direttori generali, CEOs e presidenti. Alcuni divennero milionari, miliardari, celebrità e quadri governativi. E tutti sarebbero stati grati a Shenzhen per aver donato loro il successo. E oggi? Shenzhen può ancora essere considerata la città dei sogni? Dieci anni fa (novembre 2003), il post intitolato “Shenzhen, chi ti ha abbandonata?” causò molte reazioni in città. Il suo autore arrivò a incontrare il sindaco di allora, Yu Youjun. Fu quello il momento in cui Shenzhen cessò di essere una città dei sogni? Shenzhen deve la sua esistenza a politiche di riforma portate avanti a livello nazionale. Sull’onda di queste riforme, molte persone, lavorando duro, fecerò della città ciò che è diventata. Oggi, l’ostacolo maggiore per chi vive a Shenzhen non sono le riforme politiche. Progetti come lo sviluppo di Qianhai hanno ricevuto enormi sussidi e attrarranno i migliori talenti da tutto il Paese. Tuttavia, questo significa che tutto qui è diventato molto competitivo e il muro da valicare per iniziare è diventato più alto che mai. Uno dei problemi è il rallentamento della crescita economica. La nostra economia è cresciuta del 10% lo scorso anno, il che è molto per il Guangdong e moltissimo per gli standard nazionali. Ma quando la crescita rallenta, le opportunità inevitabilmente si riducono. I problemi principali che Shenzhen deve affrontare includono la scarsità della terra, l’aumento dei prezzi delle case e degli affitti. Se accettiamo anche noi la sfida per sopravvivere in questa città, allora possiamo dire addio ai nostri sogni. Alla fine dell’anno scorso il mio compagno di stanza all’università ha fatto le valigie e se n’è andato. I suoi gli hanno suggerito di tornare e provare a diventare un impiegato statale. Soltanto due anni fa aveva espresso una forte avversione verso la possibilità di fare ciò. Mentre se ne andava mi ha guardato con malinconia e ha detto “non vedo un futuro qui”. Anche un mio compagno delle superiori se n’è andato durante le ferie per la festa dei lavoratori di quest’anno. Quando non hai più sogni, non ci sono molte ragioni per cui rimanere in questa città. Continua a leggere (in inglese, in cinese).