La rivista “Nature” chiama l`Italia
Transcript
La rivista “Nature” chiama l`Italia
Pianeta scienza MARTEDÌ 16 LUGLIO 2013 IL PICCOLO Neuroscienze del razzismo, il ministro Kyenge venerdì alla Sissa Cosa succede nel nostro cervello di fronte a una persona di etnia diversa? Si può combattere il razzismo usando le conoscenze scientifiche? Elisabeth Phelps, ricercatrice alla New York University, venerdì alle 16, nell’aula magna della Sissa (via Bonomia 265, Trieste) terrà una conferenza pubblica dal titolo “Neuroscience of Racism” (le neuroscienze del razzismo). Un tema di forte attualità, soprattutto in un’Italia sempre più multietnica. È annunciata la presenza del ministro all’Integrazione Cecile Kyenge. Quanti hanno coraggio di definirsi razzisti? Eppure, anche se sinceramente non ci riteniamo tali, ricerche recenti basate sul neuroimaging hanno mostrato che di fronte a fotografie di persone appartenenti a gruppi etnici diversi nel cervello di individui bianchi si attiva fortemente l’amigdala, una struttura cerebrale notoriamente collegata all’emozione della paura. Queste e altre conoscenze sono il risultato delle ricerche di Elisabeth Phelps, neuroscienziata della New York University. Le neuroscienze sono utili per conoscere le basi cognitive delle attitudini e dei comportamenti razziali, e per il loro controllo, anche a livello di politiche sociali. Per esempio Phelps, oltre ad aver registrato l’implicita e inconscia paura suscitata dalla vista di persone di colore diverso, ha anche osservato processi che possono dare un’indicazione verso la riduzione di questa emozione negativa. In questo senso la familiarità è un parametro importante: negli esperimenti di Phelps e colleghi si è notato come i volti noti (attori e politici afro-americani popolari negli Stati Uniti, dove si è svolta la ricerca) inducevano un’attività dell’amigdala fortemente ridotta. Un altro fattore importante poi è l’instaurarsi di processi razionali nel tempo: la forte attivazione dell’amigdala col passare del tempo diminuisce e lascia posto un’elaborazione che si svolge nelle aree corticali di “ragionamento”. Insomma, a quanto pare - e non sorprende scoprirlo -, conoscenza e ragione sono alcune delle risposte che possono funzionare contro il razzismo. “Neuroscience of racism” è una conferenza pubblica in lingua inglese e tutta la cittadinanza è invitata a partecipare. Il ministro Kyenge sarà disponibile a rispondere alle domande di un limitato numero di giornalisti, prima della conferenza. La conferenza è organizzata nell’ambito di SCoNe, una scuola estiva organizzata dalla Sissa sulle neuroscienze sociali cognitive, un nuovissimo campo interdisciplinare che studia cosa succede nel nostro cervello (e nella nostra mente) quando siamo impegnati nelle interazioni sociali. La scuola, della durata di due settimane, raggruppa alcuni fra i più importanti studiosi internazionali del campo, oltre ad alcuni promettenti giovani ricercatori. La rivista “Nature” chiama l’Italia Riconosciuto il ruolo di primo piano della nostra comunità scientifica nella formazione dei ricercatori di Simona Regina «Nature» chiama Italia. La prestigiosa rivista scientifica britannica, pubblicata fin dal 4 novembre 1869, dedica infatti al nostro Paese il premio annuale "Award for mentoring in science", invitando la nostra comunità scientifica a candidare eminenti scienziati meritevoli del titolo, per il ruolo di primo piano avuto nella formazione di giovani ricercatori. In palio, oltre al riconoscimento, anche un premio del valore di diecimila euro. Anzi due, da assegnare ciascuno alle due categorie per le quali si può concorrere: la ‘life-time achievement in mentoring’, un riconoscimento per coloro che sono arrivati al termine della propria carriera, e la ‘mid-career mentor’, che premia invece le attività di mentori nel corso della carriera. Un’occasione, dunque, anche per i numerosissimi scienziati che lavorano nei centri di ricerca e all’Università di Trieste. Nature premia dal 2005 i più autorevoli scienziati, ogni anno di un Paese diverso, che nel corso della propria carriera hanno contribuito alla cresci- AREA Locazioni più a buon mercato Un taglio del dieci per cento dei canoni di locazione di laboratori e uffici del parco scientifico di Trieste. E' questa la risposta di Area Science Park, in tempi di crisi, alle esigenze di contenimento delle spese di imprese e centri di ricerca residenti nei campus di Padriciano e Basovizza. La decisione sarà applicata sia alle realtà già insediate che a quelle di prossimo ingresso. Area Science Park mette a disposizione spazi e laboratori adattabili a specifiche esigenze funzionali e di sicurezza, nonché alla necessità di utilizzare apparecchiature e strumentazioni sofisticate. Giovani ricercatori scientifici al lavoro in laboratorio ta di giovani ricercatori, considerati la linfa vitale per il progresso della società, in tutti i campi. Scienziati, come Enrico Fermi, Edoardo Amaldi e Nicola Cabibbo nel campo della fisica, o Rita Levi Montalci- ni, Luigi Cavalli Sforza e Renato Dulbecco nel campo delle bioscienze, che hanno fatto scuola. Partecipare è semplice. Il candidato, che può essere nominato da colleghi, ex colleghi o autonominarsi, deve essere residente in Italia al momento della nomina. La candidatura, oltre al curriculum vitae, va accompagnata da cinque testimonianze di ricercatori che sono stati allievi del candidato, sottolineando gli aspetti più rilevanti che lo hanno reso una guida e un supervisore importante per la propria formazione e crescita professionale e personale. La valutazione dei candidati è affidata a una commissione presieduta da Luciano Maiani, professore emerito alla Sapienza di Roma e già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e direttore del Cern di Ginevra. Insieme a lui, selezioneranno i vincitori Alison Abbott, corrispondente europeo di Nature, Dario Braga, professore di chimica generale e inorganica all’università di Bologna, Elisabetta Dejana, docente di patologia generale all’Università di Milano e direttrice di ricerca all'Istituto Firc di Oncologia molecolare, Maria Cristina Facchini, dirigente di ricerca dell’Isac-Cnr di Bologna e Rosario Fazio, professore di fisica della materia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. La scadenza per la consegna delle domande è il 20 agosto. Il bando è consultabile sul sito della rivista: http://www. nature.com/nature/mentoringawards/italy/index.html ©RIPRODUZIONE RISERVATA A metà settembre scuola dedicata alla neuroetica Le iscrizioni possono essere presentate entro il 22 luglio, soltanto quindici i posti disponibili Un campo di studi nuovo e vitale, la neuroetica sta attirando l’attenzione della comunità scientifica e dell’opinione pubblica. La Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste organizza una scuola estiva, aperta a quindici studenti, per stimolare la formazione e la ricerca in questa nuova area interdisciplinare. La scuola si terrà dal 15 al 19 settembre. Le iscrizioni si chiudono lunedì 22 luglio. La neuroetica è un nuovo campo di studi dove le neu- roscienze intersecano la filosofia. Una disciplina nata da alcuni anni per rispondere alla sempre più pressante necessità di riflettere sulle implicazioni etiche dell’uso delle neuroscienze. Negli ultimi decenni infatti si è assistito a straordinari avanzamenti nella conoscenza del cervello e alla messa a punto di tecniche per visualizzare e manipolare le funzioni del sistema nervoso. Ma fino a quale punto è lecito spingersi nell‘indagine e soprattutto nell’intervento sul cervello di un individuo? Queste sono alcune delle questioni cui si tenta di dare risposta. La neuroetica però non si esaurisce qui. Usando proprio i nuovi strumenti di indagine messi a punto dalle neuroscienze sperimentali, questa disciplina tenta di comprendere le basi biologiche dei comportamenti morali. Per approfondire questo argomento e formare giovani ricercatori nel campo, il Laboratorio Interdisciplina- Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. re della Sissa organizza una Scuola estiva di neuroetica, che si terrà dal 16 al 19 settembre. La scuola prevede quattro giorni di full-immersion con lezioni, discussioni, gruppi di lavoro (è prevista anche la partecipazione degli studenti a un esperimento di neuroscienze cognitive). Il corso è pensato per giovani studiosi che già lavorano nel campo e intendono approfondire le loro conoscenze con l’aiuto dei docenti, tra i maggiori esperti italiani in questo campo. I posti disponibili sono quindici e gli studenti saranno selezionati in base a curriculum e pubblicazioni, ma anche sulle motivazioni che li spingono a partecipare alla scuola. Sono previste dieci borse di studio a copertura delle spese. Il costo della scuola, che va a coprire i costi di organizzazione, è di cento euro. Informazioni, bando e modulo di iscrizione si trovano alla pagina: http://www.sissa.it/index.php/about/news/ general/1636 QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON 27 AL MICROSCOPIO La terapia genica ci promette un futuro migliore di MAURO GIACCA L a notizia del successo degli interventi di terapia genica su sei bambini affetti da due rare malattie ereditarie, compiuti dall’Ospedale San Raffaele a Milano e annunciati su “Science”, rappresentano una boccata d’ossigeno importante per la scienza italiana. È un’ulteriore dimostrazione che, nel nostro Paese, si può fare scienza in maniera seria e credibile. Il fatto, poi, che una delle malattie curate, la distrofia metacromatica, sia la stessa di cui soffre la povera Sofia, maldestramente al centro dell’attenzione mediatica per le pseudocure di Stamina, è quasi un segno del destino che indica chiaramente a politici, giudici e giornalisti la demarcazione tra la strada maestra della ricerca scientifica e quella deviata dei millantatori. Ma la ricerca italiana rappresenta anche una boccata d’ossigeno per la terapia genica a livello internazionale. Questa disciplina, nata alla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti proprio con l’idea di curare le malattie ereditarie, mentre da un lato ha generato un entusiasmo immediato, dall’altro ha dovuto confrontarsi con una serie di continue problematiche tecniche, che ne hanno rallentato l’avanzamento. Usare il Dna e l’Rna come farmaci per le malattie è affascinante concettualmente, ma la somministrazione di questi acidi nucleici è complicata dalla loro natura chimica. La ricerca in questo campo è però avanzata in maniera continua: oggi abbiamo migliori vettori per la veicolazione (di solito, virus modificati; nel caso del San Raffaele, il virus dell’Hiv, privato di tutti i suoi geni), sappiamo ingegnerizzare in maniera più efficace i geni terapeutici, comprendiamo meglio le loro proprietà farmacologiche. Dopo oltre 1900 sperimentazioni cliniche effettuate dal 1989 a oggi, ecco che allora, oltre ai successi attuali, almeno altre 6 malattie ereditarie sono state curate mediante i geni. Spettacolari sono stati i risultati in una forma di cecità ereditaria, dove diverse decine di pazienti hanno già ripreso a vedere grazie al trasferimento genico, e in un’altra forma di difetto ereditario del sistema immunitario. A livello europeo, è dell’anno scorso la notizia che primo farmaco di terapia genica, il Glybera – contro un difetto ereditario che causa alti livelli di lipidi nel sangue -, è stato approvato per la commercializzazione. Mancano ancora all’appello i successi della terapia genica per le malattie più diffuse nella popolazione: usare i geni come farmaci per tumori, Alzheimer e malattie cardiovascolari sembra più complicato di quanto lo sia per le malattie ereditarie. Ma sono ormai quasi un centinaio le sperimentazioni cliniche condotte ogni anno al mondo anche per queste malattie, con un tasso di successo lento ma decisamente incrementale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA