Ciak si scrive 4
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Ciak si scrive 4
C’era una volta una piccola fatina che viveva in un bosco incantato. Ella era molto graziosa e possedeva una bacchetta magica dai poteri straordinari, che poteva compiere qualsiasi magia, buona o cattiva. Ovviamente la fatina usava i suoi poteri solo per fare del bene. Un giorno però arrivò nel bosco un losco individuo dalle intenzioni malvagie, tutto vestito di nero. Costui rubò la bacchetta e fuggì, andando a nascondersi nell’antro di una profonda e buia caverna. La fatina, disperata, pensò di andare in cerca d’aiuto. Uscì dal folto del bosco e tra i campi biondi di spighe incontrò un contadino che stava lavorando. La fatina gli chiese il suo nome e lui rispose:”Il mio nome è Harry, in cosa posso esserti utile?”. La fatina gli disse:”Io possedevo una bacchetta magica dai poteri straordinari, che però mi è stata rubata! Se riuscirai a recuperarla potrai avere tutto quello che vuoi! Io, infatti, realizzerò qualsiasi tuo desiderio!”. Il contadino ci pensò un attimo e poi dichiarò: ”D’accordo, accetto, però dimmi: dove posso trovare questo ladro malvagio?”. La fatina allora, tutta riconoscente, gli spiegò la strada per trovare la grotta dove si nascondeva l’uomo nero. Aggiunse inoltre che egli avrebbe dovuto attraversare la parte oscura del bosco fatato e che avrebbe dovuto superare 3 difficili prove. Harry si mise in viaggio. Cammina, cammina, arrivò all’entrata del bosco oscuro. Subito, oltrepassati i primi alberi, si ritrovò avvolto da un buio fittissimo, ma non si perse d’animo. Cammina, cammina, si ritrovò faccia a faccia con un Troll gigantesco, che gli disse in tono minaccioso: ”Se vuoi che io ti lasci passare, devi rispondere a questo indovinello: «le rocce corrode, gli alberi piega e l’acqua muove, ma nessuno lo vede». Che cos’è?”. Harry rimase a riflettere un attimo; percepì un soffio di vento tra i capelli e immediatamente gli venne in mente la soluzione. Quindi disse al gigante:”La risposta è: il vento”. Il gigante rimase stupefatto: ”Sei il primo a risolvere il mio indovinello, ti lascio passare”. Passato oltre, Harry vide un melo carico di frutti e ne prese uno. Si accorse subito che era una mela particolare e incuriosito ne mangiò un pezzo. Quando lo ingoiò, magicamente sotto l’albero di mele comparve una spada. Il coraggioso contadino la prese e continuò il viaggio. Cammina, cammina, arrivò a un ponte traballante che oltrepassava un gigantesco burrone. Harry si sentiva insicuro e pieno di paura, ma lo attraversò. Per fortuna passò all’altro capo del burrone sano e salvo. Giunse finalmente all’entrata della grotta dell’uomo nero, ma quando stava ormai per entrare, arrivò all’improvviso un grosso drago rosso. Harry tirò fuori la spada e lo attaccò coraggiosamente. Dopo una lunga lotta all’ultimo sangue, riuscì a tagliare la testa del mostro. Entrò perciò nella grotta e vide subito l’uomo nero con in mano la bacchetta. Senza pensarci un attimo, lanciò la sua spada e trafisse l’uomo al cuore. Aveva vinto! Recuperò quindi la bacchetta e iniziò il viaggio di ritorno. Tornato al bosco incantato, restituì alla fatina la bacchetta e in cambio chiese solo di poter vivere il resto della sua vita serenamente nella sua casa di campagna insieme alla sua adorata moglie. La buona fatina ammirò l’umiltà dell’uomo che, nonostante i pericoli, le aveva restituito i suoi poteri, e non solo realizzò il desiderio di Harry, ma lo fece vivere per altri cento anni in letizia e salute insieme alla cara moglie e ai suoi figli. Tommaso Giorgio Sithmi Nella terra di Hoh, un posto strano e sconosciuto da molte persone, in una casa su un albero viveva un ragazzo di 12 anni di nome Jake. Egli non era molto stimato dalla popolazione perché suo padre, un generale di alta lega, un giorno era stato visto parlare con il malvagio demone Lich, nemico del regno. Così il re di Hoh, Jacob, decise di punire il generale infedele mandandolo in esilio. Jake, orfano di padre, esiliato, e di madre, morta durante il parto, era dunque stato allevato da un hobbit di nome Warmolt, che abitava in una contea vicina, in una graziosa casa su un albero. Appena compiuti 12 anni, il ragazzo, desiderando però scoprire che cosa fosse successo al padre, chiese al suo caro amico Warmolt dove si trovasse il suo vecchio. L’hobbit narrò la triste storia del generale e decise di donare al suo protetto una spada magica, tramandata di generazione in generazione, che avrebbe potuto aiutarli nel viaggio di ricerca del padre. Infatti la spada aveva il potere di illuminarsi e di portare i viandanti nel luogo giusto. Il ragazzo decise subito di partire e procurò le attrezzature per la lunga avventura. Così Jake e Warmolt iniziarono a camminare senza sosta; quando arrivò la notte accesero un fuoco per scaldarsi e mangiare, ma poco dopo si addormentarono sotto un grosso albero dai lunghi rami. Il mattino seguente si incamminarono di buon ora, ma sulla strada incapparono in un orso! Jake tirò subito fuori la sua spada magica “Eincairidion” e uccise la bestia in un colpo. Cammina, cammina, dopo molti giorni di viaggio, arrivarono in un villaggio di Goblin; qui una famiglia molto ospitale diede loro ristoro per due sere. Un giorno il padre di famiglia li avvertì che tutte le strade che portavano alla grotta del Lich erano piene di pericoli. Ma i due avventurieri, pieni di coraggio, presero la strada più breve che partiva dalla “Grotta Sabbiosa” e arrivava direttamente al covo del nemico. Jake e Warmolt entrarono dentro la grotta così velocemente che non si accorsero del pericolo dietro di loro: c’era il demone Lich che aveva già scavato una vasca piena di acido in cui buttare Jake e Warmolt. Il coraggioso ragazzo però trafisse con l’arma l’essere malvagio che aveva davanti a sé e fece cadere lui nell’acido! Con un urlo disperato il Lich si sciolse e si dissolse nel nulla; in quel momento i due eroi udirono un gemito provenire da una piccola stanza: la porticina venne aperta e dentro la buia stanzetta Jake … ritrovò il padre! Erano partiti in due, ma tornarono in tre. Tornati nel loro regno, Jake spiegò al vecchio re Jacob la verità, dimostrando che il suo caro papà era innocente ed era solo stato ingannato dal Lich. Così il re reintegrò il padre nel regno e lo rinominò generale. Da quel giorno Jake e il padre vissero per sempre insieme e nessuno poté più cadere nelle grinfie del Lich. Davide Sofia Linda C’era una volta, in un paese lontano lontano, un ragazzo di nome Sette. Nella famiglia c’erano il fratello Quattordici, il fratello maggiore Ventuno, sua mamma Quarantadue, suo papà Quarantanove, suo nonno Settantasette e il suo cane Sette Junior. Li chiamavano Seven Family perché in famiglia erano in sette. Nel mondo magico avevano un negozio che vendeva appunto oggetti magici: bacchette, ingredienti per pozioni magiche, mantelli invisibili e unicorni-arcobaleno… Era il mondo buono. Dall’altra parte della strada c’era il negozio dello stregone Nove che, al contrario, vendeva oggetti di stregoneria, come pentoloni spaccatutto, pozioni maligne, il gatto pestifero detto “Rompigatto”… La strada dello stregone Nove era anche chiamata “Mondo Nero”, perché la gente che viveva lì era intenta di distruggere il Mondo Buono. Per questo, molti anni prima, i buoni avevano creato una barriera al confine dei due mondi. I buoni volevano che questa barriera facesse in modo che i cattivi non potessero portare le loro stregonerie nel mondo buono, ma gli avversari ovviamente non erano d’accordo, perché per i buoni sarebbe stato troppo facile invadere il loro mondo. E così i Buoni e i Cattivi fecero un patto: nessuno dei due avrebbe potuto portare i suoi poteri nel mondo opposto. Passarono gli anni e un giorno il piccolo Sette, ormai ragazzo, incuriosito dai racconti del nonno, volle avventurarsi nel Mondo Nero portando con sé sette oggetti magici, dimentico delle regole dei due mondi. Il regno cattivo era tutto oscuro e senza vita. Sette era quasi deciso a tornare indietro, dove invece tutto era bello e luminoso, quando venne catturato e portato in una grotta scura. Dentro alla caverna c’era già un misterioso signore che si presentò dicendo il suo nome: Aran. Aran volle raccontare la sua storia: anche lui in passato si era avventurato nel mondo cattivo, ma Nove, quando lo sorprese nel suo castello, mandò subito gli schiavi a imprigionarlo. Sette, che aveva ascoltato con grande interesse la vicenda, iniziò a tirare fuori dalla borsa gli oggetti magici. Aran era molto spaventato: infatti, se lo avessero scoperto, a Sette sarebbero spettate sette sfide, perché aveva con sé sette oggetti magici. Sette non volle ascoltare il consiglio di Aran e si incamminò al castello di Nove. Aran lo seguiva, ricordandogli continuamente cosa sarebbe successo, ma Sette lo ignorò, voleva battersi. Vedendo che non riusciva a dissuadere il ragazzo, Aran aggiunse: “Anche a me è capitata la stessa storia e, testone come te, portai degli oggetti magici. Nove mi scoprì e mi aspettarono cinque sfide; il patto era che, se fossi riuscito ad affrontarle, mi sarebbe stato concesso di tornare nel mio mondo, però avrei dovuto bruciare gli oggetti magici. Se invece non ce l’avessi fatta, sarei stato schiavo di Nove per tutta la vita”. Sette rabbrividì a questo racconto, ma proprio in quel momento si udì un botto tremendo e comparve Nove che vide Sette con i suoi oggetti magici. Aran scappò, senza pensarci due volte, lasciando il giovane da solo con lo stregone Nove. Nove lo afferrò per la maglia e gli sussurrò: “Incominciano le prove...”. Sette avrebbe dovuto affrontare delle sfide quasi impossibili come: 1) attraversare un fiume gelido, profondo 7 metri, infestato da 7 squali; 2) superare un bosco con 7 lupi mannari, pronti a sbranarlo; 3) scalare una montagna, alta 7000 metri, sopravvivendo a 7 tormente di neve; 4) trascorrere 7 mesi in mezzo all’oceano, in solitudine su una scialuppa; 5) vivere per 7 mesi nel deserto, dotato solo di 7 borracce d’acqua; 6) trovare e sconfiggere 7 spaventosi fantasmi nascosti in un buio castello;… 7) L’ultima era la prova più difficile: la lotta contro lo stregone; infatti, durante lo scontro, solo Nove avrebbe potuto usare i suoi poteri. La battaglia era impari e Sette, di fronte allo strapotere del malvagio stregone stava per soccombere… ma il coraggioso ragazzo non aveva intenzione di arrendersi! Quando Nove credeva di averlo finalmente in pugno, Sette, con uno scatto improvviso e 7 giravolte mortali, gli sottrasse lo scettro che egli portava sempre con sé: infatti era quello scettro che permetteva a Nove di avere quell’immenso potere! Senza l’oggetto magico, Nove non poteva più nulla. Sette scagliò lo scettro contro Nove, che cadde a terra e in breve si dissolse nel nulla. Alla morte di Nove il mondo nero diventò allegro e pieno di colori; Sette distrusse l’oggetto oscuro e tornò nel suo mondo che ormai avrebbe potuto riunirsi all’altro mondo, finalmente diventato buono. Elisa Pietro Shirin