L`arcobaleno in canna Le esche povere Africa nera, anzi blu

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L`arcobaleno in canna Le esche povere Africa nera, anzi blu
000 copertina maggio 2015_PM 13/04/15 18.12 Pagina 1
PROVE IN MARE LIVE BAIT BY R.FANELLI ALUTECNOS GORILLA 8 V
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MAGGIO
MENSILE - ANNO 31° - MAGGIO 2015 PTE CONT. € 7,80 D € 10,00 IT € 5,80
NUMERO 364
Poste Italiane S.p.A. - Sped.Abb.Post.- D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1
PESCA DA RIVA, DALLA BARCA, BIG GAME, SUB, BARCHE, VIAGGI
PESCA DA TERRA
LIGHT DRIFTING
L’arcobaleno in canna
TRAINA
Le esche povere
Pesca da Terra: CANNA IN MANO
Pesca da Terra: A CACCIA DI SCHIUMAROLI
Surfcasting: IL SOGNO DORATO
Surfcasting: L’ESCA FILOSOFALE
Spinning: SOFT BAIT MANIA
ITINERARIO ESTERO
Africa nera, anzi blu
LE GRANDI TECNICHE
Il bolentino
PESCA&NAUTICA
Pilothouse 905
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MAGGIO
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NUMERO
5
EDITORIALE
di Stefano Navarrini
364
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IN COPERTINA
LE GRANDI TECNICHE
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Una pesca per pochi, anzi per tutti
di Rino Scalzo
E’ uno degli sparidi più ricercati dagli appassionati
del bolentino e di altre importanti discipline: un po’
per la difficoltà della sua cattura e molto per la
bontà delle sue carni. Purtroppo il sarago reale non
è più il prezzemolo delle nostre coste, ma incontrare
begli esemplari come quelli “catturati” da questa
spettacolare foto è ancora possibile. Basta un po’
d’applicazione e una dose di fattore “C”.
(Foto S. Navarrini)
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SURFCASTING
48
Sogno dorato
di Alfonso Vastano
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SURFCASTING
52
L’esca filosofale
di Daniela Ferrando
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PESCA DA TERRA
56
Canna in mano
UNA PESCA PER POCHI…
…anzi per tutti. Tale è il bolentino di basso e medio fondale, con cui continuiamo la nostra panoramica sulle grandi tecniche della pesca ricreativa
focalizzando la più tradizionale e la più diffusa
delle discipline da barca. Una pesca che può essere praticata ad ogni livello, se ci si accontenta delle
prede più facili e comuni, ma che può diventare
impegnativa e sofisticata se il nostro target diventa ad esempio quello dei grandi sparidi.
A PAGINA 38
di Marco Meloni
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di Marco Meloni
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60
di Rino Scalzo
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SPINNING
64
Soft bait mania
di Antonio Laporta
ARGOMENTI
68
Apologia della sardina
di Stefano Navarrini
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BOLENTINO DI PROFONDITÀ
70
Brutti e cattivi
di Marco Meloni
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UN PESCE UNA TECNICA
72
L’arcobaleno in canna
di Emiliano Gabrielli
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A PAGINA 52
SPINNING DALLA BARCA
76
Dalla costa al bluewater
di Antonio Varcasia
EFFETTO SERRA
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Sarà l’effetto della tropicalizzazione crescente, o la
naturale evoluzione di un predatore con pochi scrupoli, fatto è che il serra ha fortemente ampliato la sua
presenza in mari in cui prima era solo una sporadica
presenza, creando forse qualche problema ambientale con la sua aggressività, ma anche arricchendo la
gamma delle prede top per spinner e trainisti.
TRAINA
80
Effetto serra
di Emiliano Gabrielli
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TRAINA
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Esche povere, ma non per tutti
di Riccardo Fanelli
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PREDE TROPICALI
88
Il sogno mediterraneo
A PAGINA 80
di Riccardo Fanelli
RUBRICHE
6
AGONISMO
16
FIPSAS NEWS
23
SHOP & FISH
24
MIXER
28
FISHING LADIES
36
102
PANORAMA FISHERMAN 110
MAREE
PESCA DA TERRA
Piccoli… briganti
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E’ l’ultimo anello della catena, ma non per questo il
meno importante, perché l’attrezzatura più sofisticata diventerebbe inutile in pesca senza l’esca adatta.
Ma qual’è quest’esca? Esiste un’esca valida per tutte
le nostre prede, oppure ogni pesce vuole la sua? Con
l’ampia panoramica che percorriamo in questo articolo, se non altro potrete avere idee più chiare.
MONDO NAUTICO
59
Le risposte di…
L’ESCA FILOSOFALE
MONDO PESCA
FAQ PESCA DA TERRA
112
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ITINERARIO ESTERO
92
Africa nera… anzi blu
di Alessandro Righini
PROVE PESCA
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PROVE PESCA
98
Il vivo all’italiana
di Mario Cala
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ACCESSORI
101
Cintura Madagascar – Colmic
Winder Clips - Stonfo
€ 5,80
Anno 31 - Numero 364 - Maggio 2015
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EDITORIALE
Storie di ordinaria follia
M
al comune mezzo gaudio? Di certo non nel caso in questione, anche se parliamo di tasse, e anche se parliamo di
mari che politicamente non ci appartengono, ma che
geograficamente sono una dependance di casa nostra. Perché se
parliamo di Corsica, viene in mente la situazione dell’estate scorsa. Poche barche in giro nei nostri mari? Colpa della crisi, si diceva. E forse era in parte vero, ma chi si è fatto un giretto lungo le coste dell’isola napoleonica avrà scoperto che buona parte di quelle
barche non presenti sulle nostre coste si godeva placidamente il
mare in Corsica dove, anche se qualche secolo fa sull’isola sventolava l’insegna sabauda, oggi il tricolore è indubbiamente gallico
(ma in Corsica non sono tutti d’accordo). E allora perché lungo le
coste dell’isola ci sono quasi più barche italiane che francesi? Semplice: la Corsica è bella, il traffico marittimo commerciale è scarso
o inesistente, quello diportistico contenuto, ma soprattutto i porti
offrono tutti i servizi necessari a prezzi che sono a volte un quarto
di quelli dei nostri marina. E se poi vogliamo aggiungerci una ciliegina tutta di nostro interesse, in Corsica c’è
anche molto più pesce che in Italia!
Bene, tutto questo è ora messo fortemente
a repentaglio da una nuova e sconcertante proposta di legge, già approvata dal
parlamento francese, che prevede una
tassa per l’ormeggio nelle aree protette
della Corsica, ed in particolare nella zona delle Bocche di Bonifacio e della Scandola (ma si teme che il provvedimento
possa essere esteso). La tassa è francese, ma
riguarda inevitabilmente anche centinaia se
non migliaia di diportisti e appassionati pescatori che da anni
hanno fatto della Corsica la meta delle proprie vacanze. E se già
questa tassa appare istituzionalmente come l’ennesima bastonata sulla testa di una nautica che deve fronteggiare le sue difficoltà,
diventa pura follia quando si va ad esaminare la sua entità: i €
20,00 a metro lineare previsti si tradurrebbero infatti in € 200,00
al giorno per una barca di 10 mt, che diventerebbero € 100,00 per
un gommone di cinque metri che rappresenta l’entry level per chi
si avvicina oggi alla nautica. Il condizionale è legato alla speranza che questa tassa, o almeno la sua entità, vengano ripensate alla luce dell’ondata di proteste già scattate da parte delle associazioni nautiche e delle non poche categorie che verrebbero fortemente danneggiate da questa tassazione. Inutile dire che la paura è anche quella che, visti i poco felici trascorsi, l’esempio possa
essere ripreso dal nostro governo.
Inevitabile infatti legare l’iniziativa ad altre follie del nostro recente passato, come la famigerata tassa imposta nel 2006 dall’al-
lora governatore della Sardegna Soru, che fece “evadere” dalle
coste sarde una quantità di piccoli e grandi yacht. Ma che fu nulla in confronto all’ancor più folle tassa imposta dal governo
Monti, che causò la fuga quasi immediata dai nostri porti di
27.000 imbarcazioni che andarono a trovare ormeggi più accoglienti nei vicini marina di Croazia, Grecia, ed anche Francia.
Che la tassa montiana (quella Soru rientrò poi per manifesta
inadeguatezza nel 2009), sia stata trasformata e ridimensionata dopo pochi mesi, non toglie che i danni causati furono irreversibili e si contarono sulle centinaia di milioni di entrate perse per
lo Stato, sui 400 milioni mancati al notevole indotto messo in moto dalla nautica, e su 20.000 posti di lavoro andati in fumo. Il
provvedimento francese, giustificato dalle autorità con il fatto che
molte barche e soprattutto mega yacht si trasferivano in Corsica
dalla Sardegna per sfuggire alla tassazione italiana, con conseguenti fenomeni di inquinamento, appare difficilmente sostenibile. Di certo se le cose non cambieranno, le coste della Corsica su
cui peserà questa tassazione torneranno la prossima estate ad essere un paradiso di solo mare,
rocce, e gabbiani: bello si, ma dubitiamo che
questo fosse l’obiettivo dei legislatori francesi,
e ancor più dubitiamo che sia il desiderio dei
locali operatori nautici e turistici. E se in contrasto vedremo un forte aumento di traffico
sulle coste della Gallura, non è detto che questo dal punto di vista ambientale e del godimento del mare sia per noi un bene.
Come spesso accade, il sospetto è che a mettere
mano sulle normative siano personaggi che dei problemi specifici poco sanno. E’ accaduto in Corsica per la nautica, ma ancora minaccia di accadere in Italia, ad esempio, per
la famosa licenza di pesca in mare, dove la cosa inaccettabile è
che si legiferi sulla testa di oltre un milione di persone (tanti a rigor di cifre i praticanti accertati dal Ministero) senza che i rappresentanti della categoria interessata abbiano la possibilità di
interloquire. Ma forse lassù al nord qualcuno ci ama. Al parlamento europeo, infatti, è stato recentemente presentato il Forum on Recreational Fisheries and Aquatic Environment, che
per la prima volta ha potuto interloquire direttamente con i parlamentari europei, che sulla pesca avevano idee molto vaghe,
ricordando che in Europa ci sono 25.000.000 di pescatori ricreativi che mettono in moto un giochino da 39 miliardi di euro
sostenendo 800.000 posti di lavoro. “Un mondo”, hanno concluso i rappresentanti di EFFTA e EAA, “che meriterebbe maggior considerazione“. Lo diciamo e lo scriviamo da anni: che
sia la volta buona?
Stefano Navarrini
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LE GRANDI TECNICHE: IL BOLENTINO
FOTO DI S. NAVARRINI
Una pesca per po c
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038_47 Una pesca per pochi, anzi per tutti_PM 13/04/15 18.24 Pagina 39
o chi, anzi per tutti
E’ forse la pesca più praticata in assoluto,
quella che unisce la vecchia tradizione dei
pescatori di mestiere alla passione dei
ricreativi. Una pesca multilivello, che a
seconda degli obiettivi può essere semplice o
tecnicamente sofisticata, ma che assicura di
tornare sempre a casa con qualche pesce.
Testo di Rino Scalzo - Foto di R.Scalzo, S.Navarrini, E.Gabrielli
N
azionalpopolare come poche altre metodiche del blu d’alto
mare, il bolentino di mediobasso fondale è con buona
probabilità una delle tecniche
maggiormente praticate dagli
appassionati della pesca dal
natante. Finanche scevro dai
sofismi e dalle esasperazioni
tipiche dell’agonismo, infatti,
questa vera e propria filosofia
di pesca è in grado di coniugare una relativa semplicità di
approccio con catture e soddisfazioni degne del miglior
amarcord alieutico.
Slegato dal presupposto di
profondità abissali propedeutiche di spettacolari trofei ittici, il bolentino di basso-medio fondale è spesso considerato una pratica estiva appannaggio di neofiti o di estemporanei estimatori della canna da natante. Ferme restando le piacevolezze di una tecnica divertente e soprattutto
rilassante in termini di puro
impegno fisico, in realtà la ricerca sui fondali o sulle secche poco profonde del Mare
Nostrum può riservare sorprese e piacevolezze del tutto
inaspettate. Abbandonando
l’idea di riempire la nassa con
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SURFCASTING
Sono in molti ad attendere questo
inizio di buona stagione per dedicarsi
alla pesca dell’orata, una delle prede
più ambite ed apprezzate per la sua
proverbiale diffidenza, combattività
e prelibatezza delle carni.
Testo e foto di Alfonso Vastano
48
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L
a primavera è finalmente arrivata, la bella
stagione ha definitivamente sostituito le grigie e
fredde giornate invernali e la
temperatura dell’acqua inizia
a risalire, tutti segnali che fanno ben sperare, ci mettono allegria e c’inducono a scendere in spiaggia. Insomma, è
questa la stagione in cui anche per i più pigri è arrivato il
momento di “spolverare” le
canne e dedicarsi appieno alla loro passione. Le condizioni meteomarine poi ci danno
una mano, perlomeno per
quanto riguarda alcune specie che nella tarda primavera
iniziano ad accostare creando
i presupposti ideali per tentare la loro cattura. E’ il caso dell’orata, una preda molto ambita che da sempre rappresenta una vera e propria icona
nel surf e non solo, un pesce
assai apprezzato grazie alla
sua innata diffidenza, grande
combattività e bontà delle
carni. Questo magnifico sparide, infatti, è da sempre oggetto di grande attenzione da
parte dei pescasportivi che lo
insidiano con varie tecniche
sostanzialmente tutto l’anno.
Tuttavia, per quanto riguarda
il surf mai come in questo periodo gli amanti del “pesce
dorato” organizzano battute
di pesca mirate alla sua cattura, uscite che nella maggior
parte dei casi si svolgono in
pieno giorno, sotto un caldo
sole e in condizioni di mare
piatto o poco mosso. Preda
molto divertente da pescare,
quando raggiunge taglie notevoli c’impegna sempre in
recuperi emozionanti il cui
esito non è mai scontato fino
a quando non è al sicuro tra le
nostre mani. In altre parole, la
sua cattura è tutt’altro che facile, indurla ad abboccare è
spesso una vera e propria
scommessa e questo aumenta
notevolmente il fascino di
questa magnifica preda.
Sotto il sole
di mezzogiorno
Il surf, si sa, affonda le sue radici nella pesca di notte e con
mare agitato, insomma una
bella scaduta autunnale o invernale rappresenta l’icona
ideale per questa disciplina.
Tuttavia esistono stagioni, situazioni e prede che ribaltano
completamente questa tesi e
impongono regole diametral-
mente opposte per scendere
in spiaggia. E’ appunto il caso
della pesca delle orate in tarda primavera, quando per
avere ragione degli esemplari
più belli spesso è necessario
lanciare in acqua le nostre
esche nelle ore centrali della
giornata, sotto un bel sole cocente e in condizioni di mare
completamente calmo. Ovviamente questo non vuol dire che non si possono ottenere buoni risultati anche in altri
momenti e in primis al tramonto, un’ora del giorno
sempre magica per la pesca in
generale e quindi anche per
l’orata. In questo caso spesso
accade che se si hanno abboccate al calar del sole la
mattina seguente, all’alba, è
facile poter fare nuovi incontri, questo perché sembra che
le orate di buona taglia ritornino sul luogo dove si sono
alimentate la sera prima. Per
quanto riguarda gli spot migliori, le orate sono solite frequentare le stesse località, è
quindi buona norma affidarci
alle spiagge che nel tempo,
ogni anno, hanno fatto registrare in primavera una buona
presenza: sicuramente con il
sopraggiungere della bella
stagione il rito si rinnoverà e
potremo fare buone catture.
Infine, per svolgere un’azione
di pesca efficace ricordiamoci
sempre di porre le nostre canne in pesca non troppo ravvicinate tra loro, questo per due
motivi, sondare un tratto di
mare maggiore e quindi aumentare le possibilità di avere
una cattura, e in caso di abboccata non correre il rischio
di far accavallare i fili durante
il recupero, un evento che, se
siamo soli e non possiamo
procedere al recupero della
canna vicina, potrebbe risultare assai deleterio e farci perdere l’ambita preda.
Un’attrezzatura
adeguata
Una buona attrezzatura è sinonimo sempre di ottimi risultati, e poterci affidare a
canne e mulinelli di qualità
spesso ci consente di svolgere
un’azione di pesca mirata ed
efficace. In questo caso, poi,
considerando il tipo di preda
che intendiamo insidiare, l’affidabilità dei nostri attrezzi risulta indispensabile se non
vogliamo veder sfumare il nostro sogno. Partendo dalle
Per gli amanti dei rotanti è questa l’occasione ideale per utilizzarli al meglio. Il bibi è sicuramente una
delle esche più efficaci nella pesca delle grosse orate.
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