newsletter biblioteca - Provincia di Campobasso
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1 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 LA NEWSLETTER MENSILE DELLA BIBLIOTECA PROVINCIALE PASQUALE ALBINO DI CAMPOBASSO NEWSLETTER BIBLIOTECA Dicembre 2013 - numero 23 CHIUDIAMO IL 2013 CON UN NUMERO SPECIALE DELLA NOSTRA NEWSLETTER DEDICATO INTERAMENTE ALLE IMPRESSIONI E ALLE RIFLESSIONI DEGLI STUDENTI PRESENTI ALLA CONFERENZA FINALE DEL CICLO D'APPUNTAMENTI ORGANIZZATI IN BIBLIOTECA SUI FENOMENI MIGRATORI. I CINQUANT'ANNI DELLA REGIONE MOLISE: RIFLESSIONI E PROSPETTIVE FUTURE AL TERMINE DEL CICLO D'INCONTRI ORGANIZZATO DALLA BIBLIOTECA "P. ALBINO" In occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Regione Molise, la Biblioteca Albino e il Centro studi sulle migrazioni hanno organizzato un ciclo di incontri per riflettere sulla storica ricorrenza regionale adottando un particolare punto di vista, quello legato alla specializzazione scientifica del Centro studi. Ciò per rifuggire dalla facile celebrazione e per prendere maggiormente coscienza della storia regionale recente, in tal modo aiutando un processo di analisi e riflessione ineludibile per immaginare e mettere in campo un possibile progetto di futuro per il Molise. Alla piena riuscita dell’iniziativa, oltre agli enti promotori, hanno collaborato molte istituzioni culturali, tanti studiosi e moltissimi cittadini interessati ai temi trattati. Il percorso tracciato dall’iniziativa è partito aprendo lo sguardo al fenomeno dell’immigrazione nazionale e molisana. Alla presentazione del Dossier statistico 2013 intitolato Dalle discriminazioni ai diritti curata da Norberto Lombardi, hanno fatto da contrappunto gli interveti dei rappresentanti della Caritas di Campobasso (A. Magliocca), dell’Associazione Dalla parte degli ultimi (L. Costa), del Vice presidente della Regione Molise (M. Petraroria) e del vescovo di Campobasso (p. G. Bregantini). Ma, di grande interesse, per il valore e per la testimoninanza diretta, è stato anche l’intervento di D. Iordachioia, vice presidente dell’associazione Primo marzo, fra le prime e più importanti associazioni di immigrati in Molise. I seguenti due incontri sono stati dedicati all’emigrazione dei molisani nella seconda metà del Novecento verso due delle mete maggiormente significative, il Venezuela e la 16/12/2013 16.31 2 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 Germania. I flussi e gli insediamenti presso tali mete sono state oggetto di apposite ricerche commissionate dal Centro, pubblicate nella collana dei Quaderni del Centro; si tratta dei volumi, distribuiti ai presenti, intitolati La presenza dei molisani in Venezuela di Michele Castelli, già ordinario di Linguistica e dialettologia (italiano-spagnolo) presso la Universidad central de Venezuela (Caracas), presentato da Giovanni Mascia, e Molisani in Germania. Ricerca sugli emigrati “invisibili” realizzata da Antonio Fanelli, Alessandra Fratejacci, Frank Heins, presentato dal primo degli autori, a cui è seguita una intensa testimonianza di d. A. Pezzotta, parroco di Montecilfone e di alcuni emigrati in Germania appartenenti a tale comunità. La messa a fuoco sui due fenomeni di emigrazione regionali è stata inquadrata in uno scenario di più ampio respiro tracciato da M. Colucci del Cnr, che ha illustrato le Linee di evoluzione dei movimenti migratori tra seconda metà del Novecento e nuovo secolo, da Gino Massullo, direttore di Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali, che ha descritto la mutazione Dalla tradizionale emigrazione alla mobilità e da Cristiano Pesaresi, dell’Università “La Sapienza” di Roma, che ha analizzato i temi della Caduta demografica, mobilità interna, emigrazione nel Molise. Un profondo interesse ha suscitato, infine, l’ultimo incontro dedicato a La mobilità dei giovani molisani durante il quale sono stati presentati i risultati della ricerca condotta da Massimiliano Crisci, Corrado Bonifazi, Frank Heins, Mattia Vitiello, Maria G. Caruso del CNR-IRPPS (Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali) su Le migrazioni temporanee per lavoro dei molisani diplomati e laureati ed è stata presentata un’ampia rassegna mondiale di scienziati molisani a cura di C. De Lisio. Alla presentazione dei dati quantitativi e qualitativi è stata affiancata una serie di testimonianze di giovani molisani. Sono intervenuti Salvatore Buontempo ricercatore presso l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) - Sezione di Napoli e il CERN (European Laboratory for Particle Physics), Department PH; Mauro Alfonso, Direttore Generale per l’Europa di Dagong Europe Credit Rating; Sandra D'Agostino dell’ISFOL Responsabile Struttura "Metodologie e Strumenti per le Competenze e le Transizioni"; Marinda Scasserra, responsabile marketing e mercato estero del Pastificio Colavita; Anna Maria Cacchione, Profesora interina titular Dipartimento filologia italiana Università Complutense di Madrid. Ai lavori hanno partecipato attivamente anche le classi quinte (sez. C e H) guidate dalle prof.sse Bibiana Chierchia e Paola De Tata del Liceo scientifico Romita e la classe V E, guidata dal prof. Antonio Pinelli del Liceo linguistico Galanti di Campobasso. Alcuni studenti hanno rappresentato il loro punto di vista e proposto alcune riflessioni su un fenomeno che coinvolge in pieno i progetti di vita della generazione a cui appartengono. A questi interventi è dedicato lo spazio della newsletter di dicembre della Biblioteca Albino. La giornata di studi del 5 dicembre si è conclusa con una tavola rotonda alla quale hanno preso parte studiosi delle tematiche trattate e rappresentati di Regione Molise, Provincia di Campobasso, Università del Molise, Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, Camera di Commercio. Il ciclo di incontri ha contribuito a ravvivare l’attenzione su questioni e problemi, locali e globali allo stesso tempo, spesso sottovalutati, o peggio, rimossi che, però, incidono fortemente sulla realtà contemporanea e sulla vita futura dei giovani molisani e non solo. A tale obiettivo mirava la Biblioteca Albino e il Centro studi sulle migrazioni: il bilancio finale è sicuramente positivo. 16/12/2013 16.31 3 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 Vincenzo Lombardi - Direttore Biblioteca Provinciale di Campobasso "P. Albino" IPOTESI MIGRANTI ATTORNO A "IO" Ipotizziamo esista un certo Io. Io è in procinto di diplomarsi e ha l’arduo compito di decidere cosa fare del suo futuro. Ipotizziamo anche che il padre di Io sia avvocato; lui vorrebbe che il figlio seguisse le proprie orme per poi prendere le redini del suo studio legale, anche piuttosto redditizio. Io vuole però fare l’astronomo, ama le stelle da quando era bambino. Si pensi che in una gita elementare al planetario, pur di non andar via, si era nascosto tra le seggiole e la maestra dovette cercarlo per ore. Il fatto è che aveva visto una stellina, non ricordava il nome, ma gli sembrava quella che una volta aveva visto con la mamma lì alla fine del mare, e sperava che restando ancora avrebbe potuto rivederla. La maestra a quel tempo gli aveva spiegato che quelle che avevano appena guardato erano solo delle lucine, ma certamente, se avesse voluto, da grande avrebbe potuto studiare il cielo e chissà, magari l’avrebbe ritrovata quella stellina che la sua mamma gli ebbe donato in quella notte d’estate. Io e la sua famiglia abitano in una cittadella piccina piccina. Non è che non vi sia una università, ma come la cittadina anch’essa è assai piccina e le uniche stelle che da li potrebbe studiare sono quelle della bandiera che sventola orgogliosa sulla facciata dell’edificio. Probabilmente Io potrebbe cercare una cittadella meno piccina con un’università meno piccina dove magari abbia la possibilità di studiare per poi cercare la sua stellina. Ipotizziamo, dunque, che il papà di Io lasci che il figlio insegua la sua strada,e immaginiamo pure che Io riesca a laurearsi con il migliore dei risultati. Siamo certi che a questo punto Io abbia certamente un impiego nel suo settore? Potrebbe essere tanto fortunato da trovarlo, ma se così non fosse? beh potrebbe certamente: a) tornare nella sua cittadina piccina picciò presso lo studio legale del papà dove certamente ricoprirebbe un ottimo ruolo e dal cui impiego ricaverebbe non poco guadagno; b) proiettarsi verso quello che è il resto del mondo perché, che so, magari in Nuova Zelanda hanno bisogno di astronomi. Problema risolto, in tal caso, anche se secondo la prima ipotesi il povero Io con la tanto sudata laurea potrebbe semplicemente soffiarcisi il naso, per quel che gli serve. Ipotizziamo ora, già che ci si trova, che Io non sia più il figlio di un affermato avvocato avente un prestigioso studio legale nella sua piccola cittadella. Immaginiamo che il giovane abbia per padre un semplice artigiano. Il resto della storia è il medesimo: Io vuole sempre fare l’astronomo, perché appassionato di stelle sin da bambino, come già illustrato. Abita sempre in quella cittadina troppo piccina perché oltre alle facoltà fin troppo usuali, l’università possa accogliere l’astronomia. Probabilmente la soluzione sarebbe cercarsi, sempre, quella fantomatica città un po’ meno piccina dove trovare la strada da percorrere per raggiungere la realizzazione del suo sogno. A questo punto prego, diamo nuovamente spazio all’immaginazione: Ipotizziamo che il padre di Io decidesse di tirare ulteriormente la cinghia per mandarlo 16/12/2013 16.31 4 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 Chissàddove a studiare quelle fottute stelle. Io riesce a laurearsi con i migliori voti pure nei tempi. Se a) trova piuttosto presto un impiego: eccellente! I sacrifici del padre nonché i suoi sono molto più che ripagati. b) non trova un impiego. A questo punto si dispiegano due ulteriori strade: 1) ritorna sui suoi passi e magari ripiega su qualcos’altro nella sua vita; 2) prova ad aprirsi al mondo. Ma se Io non potesse ‘’aprirsi al mondo’’? Ipotizziamo anche che magari il padre di Io con la morte nel cuore si veda costretto a negare al figlioletto la possibilità di provare a seguire il suo sogno, perché magari i costi per mantenerlo Chissàddove non può sostenerli con uno stipendio medio. Cosa potrebbe fare allora Io? Certamente ripiegherebbe su qualcos’altro, ma non sarebbe anche questa una specie di fuga di cervello? Fuga come perdita. Perdita, perché magari Io sarebbe potuto essere il più brillante degli astronomi, o anche Tu la migliore dei medici, ma per una ragione o per un’altra non sono riusciti a conseguire i propri sogni Allora mi domando è proprio opportuno parlare di fuga di cervelli, o sarebbe più opportuno dire che per ciò che riguarda l’apertura ai giovani si ha il “braccino corto”? Fate un po’ voi. VALENTINA VISCONTI - Liceo Scientifico “A. Romita” di Campobasso FLASH SUL CONVEGNO "LE MIGRAZIONI TEMPORANEE PER LAVORO DEI MOLISANI DIPLOMATI E LAUREATI" "Il direttore della Biblioteca “Albino” V. Lombardi apre i lavori di migrazioni temporanee" "Primo intervento del Professore De Lisio" "Il ricercatore F. Heins presenta e analizza i dati dei laureati e diplomati molisani, illustrando la prima parte della ricerca CNR sulle migrazioni temporanee" “Il percorso di migrazioni temporanee inizia spesso per lavoro” lo dice M. Crisci "Nel periodo 2009/2012 sono stati 4000 ogni anno i molisani migranti temporanei" "Le caratteristiche dei migranti molisani non sono cambiate molto dal passato" "Vengono raccontante esperienze e speranze di studio e lavoro fuori dal Molise con l’intervento di alcuni ospiti della giornata" Sono proprio tali migrazioni temporanee ad essere l’oggetto di studio della ricerca portata avanti dall’ IRPPS-CNR finanziata dalla stessa Regione Molise. Finalmente anche il piccolo mondo del Molise sembra essere ripescato, per così dire, dalla grande scatola degli anonimati. Viene messa in luce una problematica che da sempre ha colpito tale territorio e non solo; il problema dell’assenza del corso universitario verso cui si è orientati e l’assenza di nuovi posti di lavoro spinge diplomati e laureati a sfuggire a questo “piccolo” inconveniente che sbarra le prospettive di vita di ognuno. 16/12/2013 16.31 5 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 Un altro fattore fondamentale che spinge alle cosiddette “fughe di cervello” potrebbe essere l’aprirsi di questi stessi cervelli a spiragli di società più all’avanguardia, non che il Molise non lo sia, ma più semplicemente questa sua intenzione di essere al passo coi tempi non viene colta dai più in quanto questa regione non riesce ancora ad essere ammaliatore di chi, pertanto, decide di “fuggire”. E questa fuga il più delle volte non trova riscontri con un ritorno nel “Vecchio” Molise, anzi, la decisione dei “fuggitivi” di restare nella città dove si sono trasferiti non ha a che fare solo con la speranza di trovare migliori offerte professionali ma “..è motivata anche e soprattutto dalla qualità della vita offerta da un contesto sociale e culturale ritenuto più stimolante per favorire una crescita come individuo” – Pensiero tratto dalla pagina Le migrazioni temporanee. Il lavoro infatti è più uno strumento per la propria realizzazione personale che un fine a sé. Esso garantisce piena libertà ad una persona che sa fare della propria professione non un obbligo ma un dovere. APPELLO: Vengono aperte migliaia di porte nuove ma la porta principale d’emergenza a questo fenomeno delle “migrazioni temporanee” ancora non viene del tutto aperta, probabilmente per le difficoltà che esso stesso presenta. Dunque si può sperare, almeno in parte, che saranno questi stessi “fuggitivi” non a sviare ma piuttosto a sbloccare questa emergenza trovandone, una volta che avranno appreso dalla loro esperienza personale, nuove possibilità d’uscita. PAOLA CORNACCHIONE - Liceo Scientifico “A. Romita” di Campobasso PAROLE PER IMMAGINI Mio padre mi raccomanda di mandargli un messaggio appena passato il check-in, mia madre mi manda uno sguardo a metà tra il “ma chi te lo fa fare?” e il “Buona fortuna”. Cammino, giro l'angolo e capisco che la mia avventura è cominciata, il mio primo viaggio all'estero da solo. Non c'è nessuno con me, e questo non so se mi rasserena o mi preoccupa. Poi, da buon simpaticone, mi scatto una foto e la invio ad amici e parenti. Comincio così. Riguardo un'ultima volta il mio biglietto dell'areo. “Eindhoven”. Questa estate sono stato in Olanda, ad Utrecht (vicino Eindhoven..) per frequentare un corso presso la Summer School della Utrecht University. Il corso era incentrato sul video giornalismo, l'ultima frontiera dell'informazione, capace di riassumere in un'unica figura polifunzionale il vecchio cameraman e l'intrepido giornalista. Il corso era principalmente sulle modalità di utilizzo di una video camera professionale che ci è stata messa a disposizione ad inizio settimana. La durata era di due settimane, in cui ho lavorato tanto e imparato molte cose riguardo il video making, cioè riguardo la capacità di realizzare video. Il tutto su uno sfondo culturale variegato e stimolante. Chiaramente, il corso era tenuto in inglese e i partecipanti erano tutti stranieri, eccetto un giornalista italiano, un ragazzo di Firenze. C'era una esperta di migrazioni tedesca, una reporter brasiliana, un olandese che frequentava il bachelor in filosofia, due rifugiati politici provenienti uno dalla Somalia e 16/12/2013 16.31 6 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 uno dal Pakistan. E' facile capire quanto un'esperienza di questo genere sia stata interessante da un punto di vista umano oltre che strettamente tecnico. Essere a contatto con ragazzi molto più grandi (ero il più piccolo del gruppo e forse dell'intera struttura), per giunta di altre nazioni, è stato stimolante e sicuramente fuori dalla quotidianità. Le nostre lezioni si tenevano fuori Utrecht, nel Media Park olandese, in un paesino di nome Hilversum che racchiudeva al suo interno tutte le strutture legate alla radio e alla televisione olandesi. Abbiamo inoltre visto una serie di video da tutto il mondo e discusso le tematiche insieme, di solito legate a problemi internazionali di attualità. Si cercava di esprimere la propria opinione e di dare costantemente il proprio contributo per la riuscita del corso. Avevo il compito di produrre un breve video alla fine del corso su una “story” a piacere che dovevo trovare per le strade di Utrecht e io scelsi di lavorare su un uomo italiano emigrato 40 anni fa, che lavora in un piccolo chiosco vendendo pizza e panini. Al di là del contenuto del corso, un altro aspetto che tengo a sottolineare di un'esperienza di questo genere è indubbiamente quello di aver vissuto da solo per due settimane. Le cose al mio arrivo erano diverse da come le avevo immaginate, in realtà avevo una cameretta nella periferia di Utrecht e dovevo gestirmi da me per quanto riguarda il mangiare e l'organizzazione della giornata. Questa grande autonomia all'inizio è stata destabilizzante, ma fortunatamente sono riuscito a cavarmela ed ammetto che è stato divertente affrontare tante difficoltà. Sono venuto a contatto con centinaia di persone di tutti i tipi e ho anche passato tante ore da solo. Non è stato facile, perché mi sono trovato di fronte a una serie di problemi che ho dovuto risolvere da solo, perché non c'era nessuno che si occupava di me. Questa è stata forse la lezione più grande, capire che in caso di necessità si è pronti a superare i propri limiti adattandosi. Sono venuto a contatto con l'università su internet, cercando sul web come fare un'esperienza estiva in Olanda. I corsi organizzati erano tutti davvero interessanti, ma alla fine ho optato per il video giornalismo. Ad essere sincero, il mio primo obiettivo non era quello, appunto, di svolgere il corso, ma era avere modo di fare un'esperienza di questo genere, anche per parlare un po' di inglese e capire in cosa potesse consistere un'esperienza universitaria all'estero. Ho avuto modo di vedere l'organizzazione di quel paese, il modo con cui le persone si rapportavano, gli stili di vita, le loro concezioni. Sono abituato a viaggiare, ma questa volta è stato diverso sia perché ero solo e sia perché mi trovavo a vivere per due settimane in uno stesso posto. Non ero nel clima di una vacanza e, ad essere sincero, io non mi sono divertito, ma ciò non significa che non sia stato interessante o formativo. E' stato bello lavorare con ragazzi stranieri, particolarmente con i due rifugiati che raccontavano la mancanza di libertà nei loro paesi. Inoltre, nella struttura dove lavoravo, al piano di sopra, c'era una redazione giornalistica che ospitava giornalisti di tutti i paesi in cui c'erano problemi legati al “freedom of speech” (la libertà di parola). Vi racconto un segreto: mi sembra che quelle due settimane siano state una parte di vita che nessuno saprà mai, come un sogno che gli altri non vedono e per quanto tu possa raccontarlo lascerai sempre qualcosa. Credo che ricorderò questo viaggio a lungo, anche perchè adesso, per la gioia di mia madre, ho “imparato a cucinare”. ALESSANDRO COLOCCIA - Liceo Scientifico “A. Romita” di Campobasso LA MIGRAZIONE COME UN'OPPORTUNITA' DI CRESCITA PERSONALE E PROFESSIONALE 16/12/2013 16.31 7 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 Mi chiamo Sara Quaranta e frequento l’ultimo anno del Liceo Linguistico Giuseppe Maria Galanti. Ho scelto il liceo linguistico perché mi piacciono le lingue, certo, ma anche perché sin dall’inizio ho messo in conto di andare all’estero a lavorare dopo gli studi: come molti della mia età, infatti, temo di avere poche possibilità, qui in Italia, di trovare un impiego, ma soprattutto di realizzare le mie aspirazioni. A scuola abbiamo studiato e anche approfondito, attraverso alcuni progetti, la storia dell’emigrazione italiana del passato. Sono rimasta colpita dal fatto che ancora negli anni sessanta del 1900, quando nelle nostre zone si chiedeva ai ragazzi cosa volessero fare da grandi, spesso rispondevano che sarebbero andati all’estero a cercare fortuna. Credo che noi giovani di oggi stiamo rivivendo la stessa situazione. Certo non partiamo con la valigia di cartone e non portiamo con noi solo le braccia, abbiamo una cultura e, spero una preparazione, insomma, come si dice oggi, portiamo all’estero il nostro cervello, ma in fin dei conti la vicenda è la stessa di quella dei nostri nonni e bisnonni. Facendo un sondaggio nella mia classe, é venuto fuori che la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi dopo il liceo conta di lavorare all'estero, qualcuno addirittura vorrebbe anche ultimare gli studi in qualche altra nazione, perché si ritiene che “fuori” ci siano più offerte formative. Inoltre tanti affermano che a differenza di quanto avviene in Italia, dove le persone vengono assunte soprattutto grazie a conoscenze o parentele importanti, in altri paesi europei e non, si faccia riferimento prima di tutto ai meriti e alle capacità che si dimostrano. Pochi si dicono convinti di voler rimanere, di voler comunque provare qui e magari dare un contributo per cambiare le cose e risollevare la situazione del nostro paese, anche perché si dice che "é troppo semplice fuggire dal problema, bisogna affrontarlo e cercare di risolverlo e non bisogna privare la nazione di forze giovani che potrebbero arricchirla". Per una scelta simile però credo che ci voglia molto coraggio. A volte sento dire che la migrazione è una opportunità di crescita e non un problema, sicuramente è vero, ma è anche vero che a molti giovani piacerebbe costruire il proprio futuro in Italia e andare all’estero per piacere e curiosità intellettuale, insomma per ampliare i propri orizzonti culturali, non per necessità. D’altra parte penso che sia sbagliato parlare, in riferimento ad oggi, di una nuova emigrazione che riguarda solo i giovani che in Italia non intravedono un futuro possibile. Io vivo a Boiano e so che nella mia cittadina, ma anche nei paesi limitrofi, molte persone, anche avanti negli anni, si sono trasferiti all’estero in cerca di condizioni di vita più sicure; a volte sono interi nuclei familiari a farlo. So, ad esempio, che una meta molto gettonata è al momento l’Australia. Io spero di rimanere in Europa e magari, più avanti, di ritornare in Italia. SARA QUARANTA - Liceo Linguistico Giuseppe Maria Galanti di Campobasso OLTRE I CONFINI DEL FUTURO Durante l’incontro del 5 dicembre, svoltosi all’interno della Biblioteca Provinciale di Campobasso “P. Albino”, siamo stati coinvolti a un’interessante illustrazione dei risultati dei dati per ciò che riguarda le migrazioni temporanee per studio e lavoro dei molisani diplomati e 16/12/2013 16.31 8 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 laureati in virtù CNR-IRPPS. delle ricerche condotte dal In linea generale, secondo la mia opinione i vari studiosi e le persone del settore ci hanno fornito un’enorme quanto impressionante quantità di dati e delle percentuali che fanno riflettere non soltanto sulla situazione della regione Molise, ma anche sulle opportunità offerte dalle altre regioni. Inoltre ho considerato opportuna la presentazione del professore De Lisio in quanto attraverso lo scorrimento delle varie immagini delle persone che, spostandosi fuori dal Molise, hanno dato buon frutto delle loro capacità distinguendosi in attività e impieghi di portata significativa, ci si è resi conto che l’impegno, la dedizione, la volontà di realizzare qualcosa e la passione, se accostati diventano il fondamento del proprio futuro. Personalmente ritengo che l’esposizione di ciò sia stato efficace e che sia servito a spronare anche i più incerti a non limitarsi al proprio spazio ma ad osare a fare qualche passo in più, letteralmente parlando. Riferendoci ai numeri delle statistiche e dei sondaggi esposti e commentati rispettivamente dagli studiosi M. Crisci, F. Heins e M. Vitiello, sono rimasta stupefatta di scoprire le così alte percentuali delle migrazioni che si riferiscono in particolar modo alla fascia d’età compresa tra i 20 e i 40 anni, di ciò che per l’appunto rappresenta la forzalavoro richiesta in uno stato. Da ciò ne deriva l’impossibilità da parte loro di trovare impieghi adatti alla loro professione o meramente una retribuzione giusta che innalzi il loro tenore di vita. Dunque viene risentita una forte necessità di “spiegare le ali” e di orientarsi temporaneamente e non verso regioni interessate alla loro funzione e produttività, in un rapporto equo di beneficio e utilità. Per ciò che riguarda i migranti definitivi che, integrandosi all’interno di realtà diverse si stanziano inizialmente per un periodo di prova per poi trovarsi una collocazione permanente, sostengo fermamente ma non polemicamente che abbandonando i propri affetti e famigliari abbiano sì scelto in maniera egoista ma pur sempre col pensiero che restando fermi entro i propri confini non avrebbero avuto la soddisfazione di godere di servizi e strutture totalmente assenti o quantitativamente inferiori rispetto alla destinazione preferita. Il problema quindi risiede proprio in ciò ma trovare una soluzione non sarebbe del tutto complicato valutando le varie soluzioni alla “diaspora molisana” tuttora in atto. Infine posso aggiungere che ciò che maggiormente mi ha impressionato è stato il racconto della studentessa di giurisprudenza di cui ne ho apprezzato la scelta di optare per una sede universitaria fuori regione seppure esistesse la possibilità di frequentare la facoltà prescelta all’interno della propria città. In particolare, del discorso sono rimasta a dir poco ammagliata del suo messaggio vale a dire del fatto che le persone debbano conoscere realtà diverse, per meglio dire per aver modo di confrontarsi e immagazzinare sempre più elementi nel proprio bagaglio culturale. Entrare in contatto con mentalità assai diverse e sperimentare i modi di fare di un’esistenza a sé sconosciuta permette di aprire i propri orizzonti e limiti entro confini impensabili fino ad allora. Per le suddette ragioni è importante riconoscere il vantaggio che un mondo ignaro offre all’individuo: di formazione e arricchimento culturale. In conclusione, ho reputato quest’incontro fondamentale e divulgativo nello stesso tempo, in primis per l’argomento affrontato e per il fatto che si rivolge a noi della nuova generazione, e quindi per averci dato una prospettiva in più da cui guardare in quanto il futuro inizia a costruirsi proprio in questo istante, anche con il supporto di consigli e delucidazioni a partire da esperienze di incontri del genere. 16/12/2013 16.31 9 di 9 http://newsletter.plaganet.net/it/template_frm/preview/299287 BIANCA TULBURE - Liceo Scientifico “A. Romita” di Campobasso Biblioteca provinciale "Pasquale Albino" Via D'Amato - 86100 Campobasso Ingresso per il pubblico: via Garibaldi Telefono 0874/69354 - fax 0874/401511 web site: www.provincia.campobasso.it/biblioteca Canale YouTube Profilo Facebook Profilo Twitter 16/12/2013 16.31