straordinario viaggio di ts spivet (lo)
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straordinario viaggio di ts spivet (lo)
STRAORDINARIO VIAGGIO DI T.S. SPIVET (LO) L'EXTRAVAGANT VOYAGE DU JEUNE ET PRODIGIEUX SPIVET RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: [email protected] 1 Regia: Jean-Pierre Jeunet Interpreti: Helena Bonham Carter (Dott.ssa Clair), Judy Davis (G.H. Jibsen), Callum Keith Rennie (Padre), Kyle Catlett (T.S. Spivet), Niamh Wilson (Gracie), Jakob Davies (Layton), Rick Mercer (Roy), Dominique Pinon (Two Clouds), Julian Richings (Ricky), Richard Jutras (Mr. Stenpock) Genere: Avventura - Origine: Francia/Canada - Anno: 2013 - Soggetto: tratto dal romanzo 'Le mappe dei miei sogni' di Reif Larsen (ed. Mondadori) - Sceneggiatura: Guillaume Laurant, Jean-Pierre Jeunet - Fotografia: Thomas Hardmeier - Musica: Denis Sanacore - Montaggio: Hervé Scheid - Durata: 105' - Produzione: Jean-Pierre Jeunet, Frédéric Brillion, Gilles Legrand per Epithéte Films, Tapioca Films, Cross Creek Pictures, in coproduzione con Filmarto, BBR Productions, in associazione con Gaumont - Distribuzione: Microcinema (2015) T.S. Spivet ha dieci anni, vive in un ranch del Montana con un padre che cento anni prima sarebbe stato un cowboy, con una madre appassionata di insetti, difatti fa l'entomologa, con una sorella che sogna di diventare Miss America. Pero è un genio tanto che, con vari aggeggi, sta risolvendo l'enigma da secoli insolubile del moto perpetuo. Un giorno lo chiamano da Washington, credendo di parlare con suo padre e lo informano che gli è stato attribuito da un celebre istituto scientifico un prestigioso premio per le sue invenzioni, pronti a consegnarglielo se si farà vivo entro una certa data. Subito, al telefono, T.S. rifiuta perché, capito l'equivoco, non pensa certo di presentarsi come un inventore bambino ma poi, senza dirlo a nessuno, decide invece di raggiungere Washington facendo l'auto-stop e viaggiando sui treni merci. Tutto complicato ma più complicato sarà presentarsi all'istituto scientifico e dire che lui, alto come un soldo di cacio, è... lo scienziato vincitore del premio. Alla fine riuscirà anche in questa impresa ed eccolo nell'Aula Magna dell'istituto intento a pronunciare con scioltezza la sua 'lectio magistralis'. Con molta scioltezza forse no perché da tempo è afflitto dall'angoscia di aver provocato la morte del suo fratello gemello usando per sbaglio una pistola che non avrebbe dovuto avere in mano. Ma, come nell'altro film di Jean-Pierre Jeunet "Il favoloso mondo di Amélie" visto qualche tempo fa, il clima è sempre quello molto intenzionalmente ottimista dei film di Frank Capra e tutto andrà per il meglio. Questa volta, pur con lo stesso sceneggiatore, Guillame Laurent, forse per una più modesta risonanza del romanzo cui ci si è ispirati di Relf Leisen, il risultato non è altrettanto brillante. La prima parte del viaggio di T.S., dato anche il continuo susseguirsi di cornici americane, non è molto diversa da quella dei consueti 'road movies' visti da anni, senza però molti colori e quasi nessuna sorpresa; mentre la prevedibile, felice conclusione a Washington, se non fosse per quell'incubo di T.S. di aver causato la morte del suo gemello, sarebbe del tutto priva di significativi risvolti psicologici e, forse, si limiterebbe a dare semplicemente spazio all'immancabile lieto fine. Ad ogni modo certe pagine hanno una loro commovente sincerità e il piccolo attore che dà vita a T.S., l'americano Kyle Cattlett, quasi un divo della televisione al suo Paese, pur non potendo dirsi molto simpatico, ha tratti fini, espressioni convincenti, anche se non avrà lo stesso successo che Audrey Tatou si conquistò dopo "Il favoloso mondo di Amelie". Attorno a lui vari divi, dall'inglese Helena Bonham Carter all'australiana Judy Davis. Ma Kyle Cattlett ruba loro di continuo la scena. Il Tempo - 28/05/15 Gian Luigi Rondi Epoca di scienziati fisici prodigio. Dopo il Clooney di "Tomorrowland", Jean-Pierre Jeunet, autore di "Amelie", declina un altro fantastico mondo. Quello di T.S. Spivet, ragazzino eccezionale che a 10 anni inventa la macchina del moto perpetuo e, per ritirare la dovuta onorificenza, scappa dalla fattoria lasciando nel Montana il papi cowboy, il gemello la cui morte provoca freudiani guai, la sorella e la mamma entomologa Helena Bonham Carter. Il viaggio è pieno di sorprese e proble- mi, pubblici e privati, ma finisce in gloria mass mediologica. Se si passa l'aggettivo carino, questo film lo è molto; e divertente. Un oggetto fantasy originale con uno strepitoso - quasi chapliniano monello di cui si rievocano le radici culturali (Tom Sawyer) ma con l'occhio di un francese che sicuro ama i ragazzini di Truffaut. Il Corriere della Sera - 28/05/15 Maurizio Porro Dall'autore dell'indimenticabile "Il favoloso mondo di Amelie", campione di incassi nel 2001, che fece conoscere al mondo la deliziosa Audrey Tautou, arriva nelle sale "Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet". Fantasioso artigiano, che i suoi film li scrive, li disegna e li gira, Jean-Pierre Jeunet non si smentisce e ci riporta nel suo mondo fiabesco, sospeso fra realtà e immaginazione, con quel suo stile coloratissimo e bizzarro che è la sua cifra stilistica inconfondibile. Questa volta però il suo film, tratto dal romanzo di Reif Larsen 'The selected works of T.S.Spivet' è ambientato in America, il che consente al regista di ampliare i propri orizzonti visivi, spaziando su suggestivi sconfinati paesaggi, la cui bellezza è esaltata da una fotografia dai colori ricchi ed intensi come si conviene ad una favola, e da un 3D funzionale alla narrazione (più diffusa però la versione 2D). Protagonista questa volta è T.S. Spivet (Kyle Catlett), dieci anni ma ne dimostra meno, un ragazzetto mingherlino ed estremamente serio che vive in una fattoria del Montana con la sua singolare famiglia. Il padre (Callum Keith Rennie) è un nostalgico cowboy, nato fuori tempo massimo, la madre (Elena Bonham Carter) è un'entomologa dilettante, la sorel- la (Niamh Wilson) sogna di recitare e diventare miss Dakota. T.S. invece ha un'intelligenza fuori dal comune, ha interessi scientifici ed ha inventato una macchina dal moto perpetuo i cui progetti ha spedito allo Smithsonian Institute di Washington. Ben diverso da lui è il gemello Layton, spavaldo e tutto muscoli, il prediletto di papà, che però presto scompare di scena, morto maneggiando un fucile in circostanze misteriose, che lascia nell'incolpevole fratello un oscuro e immotivato senso di colpa. Un giorno il telefono squilla. È la direttrice della prestigiosa istituzione, che sconosce l'età dell'inventore e lo chiama per consegnargli il premio Baird. Ed è proprio per sfuggire ai suoi rimorsi e alle sue malinconie che T.S. intraprende un lungo viaggio a ritroso attraverso l'America, da ovest verso est, un cammino solitario che è quasi un ritorno alle origini, che lo aiuta a rielaborare e metabolizzare il lutto per poi ritornare in seno alla propria famiglia, perché, come tutti i bambini del mondo, malgrado il sussiego da scienziato, il nostro eroe di quelle cure e di quegli affetti non può fare a meno. Jean-Pierre Jeunet ci regala una favola toccante e poetica, narrata attraverso lo sguardo e il commento fuori campo di un bambino e rivolta innanzi tutto ad un pubblico infantile ed adolescenziale che si immedesimerà nelle avventure e disavventure del piccolo protagonista che trova nel bravissimo Catlett il volto e l'interpretazione ideale. Non mancano però gli spunti amari, lo sguardo autentico e senza filtri protettivi sul mondo di adulti egoisti e opportunisti, che sfruttano il 'fenomeno' per il proprio tornaconto, descritto con ironica leggerezza ma non senza una punta di sarcasmo. Peccato che il climax emotivo venga raggiunto solo nel finale, mentre il favoloso viaggio del nostro eroe, sempre in pianura e privo di scatti creativi, conosce qua e là qualche momento di stanchezza e di monotonia. Il Giornale di Sicilia - 31/05/15 Eliana Lo Castro Napoli Road movie infantile ed emozionante sulla solitudine creativa del genio e sulla percezione del distacco affettivo, "Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet", visto di recente in 'Alice nella città' al festival di Roma, è un introspettivo racconto esistenziale sulla perdita dell'innocenza, strutturato come un gioco da tavolo tra algoritmi, collezioni di insetti e piccole nevrosi, che coniuga lo spirito dell'avventura e lo stupore della scoperta dei romanzi di Mark Twain con l'allegra spensieratezza di Pippi Calzelunghe. Un bambino prodigio di 10 anni vive in un ranch isolato del Montana assieme alla madre entomologa, al padre svogliato cowboy e alla sorella che sogna di diventare Miss America. Tutto cambia quando il piccolo riceve la telefonata da un prestigioso istituto che gli comunica di aver vinto il premio come miglior scienziato dell'anno per uno studio sul moto perpetuo e decide, senza dir niente ai genitori, di andare a ritirare il riconoscimento. Jeunet si diverte con le sue creature geniali e incomprese a plasmare la sua America, luminoso e scintillante parco giochi di cartapesta popolato da prigionieri felici. Costruito sul potere taumaturgico della fantasia e sull'utopistico desiderio di modificare la condizione umana come nelle favole di Frank Capra, il film, ricco di sorprese, celebra la forza imprevedibile dell'irrazionale attraverso gli orizzonti perduti della frontiera. È una terra promessa lirica e solare, sconfinata e meravigliosa, che tra il manierismo creativo di Gilliam e il fascino gotico di Burton crea un mondo di nuove possibilità, raccontando le incomprensioni degli adulti con leggerezza per ritrovare il valore perduto dei buoni sentimenti. Il film è un malinconico e sfolgorante spettacolo per gli occhi, che coniuga l'immediatezza del linguaggio dell'animazione con la mappa di un mondo sospeso tra realtà e sogno, libero da responsabilità, alla ricerca della serenità e dell'armonia. Vivilcinema - 2015-2-38 Domenico Barone "Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet", lo si capisce anche se non si è cinefilo in servizio, è una variazione internazionale sui leitmotiv di "Il favoloso mondo di Amélie". Jeunet, del resto, è un regista alquanto restio a traslocare dal proprio stile basato sull'uso dell'effetto polifonico (animazione, graphic design, bricolage fotografico) per marcati scopi poetici e il romanzo da cui è trasposto il film , 'Le mappe dei miei sogni' di Reif Larsen, sembra confezionato su commissione del suddetto sincero manierista. Il ragazzino del titolo vive, infatti, in un remoto ranch del Montana canadese con una famiglia sui generis in cui spicca mamma Bonham Carter studiosa compulsiva degli insetti: trattandosi di un precoce genio (in strana coincidenza con i protagonisti di "Tomorrowland"), non dovrebbe essere clamoroso (!) il fatto che un bel giorno sia insignito dal famoso Smithsonian Institute di Washington del premio 'scienziato dell'anno' per l'invenzione di una futuristica macchina del moto perpetuo. Stimolato dalla tragedia che capita al gemello e dai suoi amari contraccolpi, T.S. decide a sorpresa di partire per il temerario attraversamento del Grande Paese e recarsi di persona a ritirare il prestigioso riconoscimento: Jeunet può buttarsi , così, senza rete nella suspense generata dal variegato bestiario umano pronto a sfruttare o subornare il piccolo ancorché 'fenomenale' viandante e nel romanticismo paesaggistico più strenuo e spudorato. Ribaltando il classico road-movie western - T.S. viaggia da ovest a est - il film ha la non scontata qualità di credere in ciò che immagina, ovvero la fiaba realistica di una natura sconfinata, affascinante, ma in fin dei conti indifferente: un tasto che non rende sublime la troppo ricercata sinfonia, ma mantiene palpitante lo spirito tra il surreale e il crepuscolare delle sue note dominanti. Il Mattino - 28/05/15 Valerio Caprara