rosso sbarre - Il Giornale D`Italia

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rosso sbarre - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 267 - Giovedì 12 novembre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
L’inchiesta
Il vertice
Morta anziana
De Luca “concusso”
dal giudice di Napoli
Flussi migratori,
l’Europa vacilla
Un’altra vittima
dei furti in casa
Vignola a pag. 2
a pag. 5
Fruch a pag. 10
SCANDALI OVUNQUE: IL PD DI RENZI PIENO DI INDAGATI E IMPUTATI ECCELLENTI. ORMAI DA OGNI PARTE D'ITALIA EMERGE IL MALAFFARE
di Francesco Storace
atteo Renzi ha
inventato una
nuova moda, il
rosso sbarre
che fa tanto
Pd. Evoca la galera, anche
se in questo caso non si
tratta di galeotti. Però qualche birbantello in casa ce
l’ha e stavolta non ci riferiamo a papà Tiziano, che
alla fine della fiera sarà ricordato come un bonaccione che ha tirato su un po’ di
contributi e come un bravo
genitore ha pensato anche
alla pensioncina del figliolo.
No, la casa macchiata è
quella politica, questo gigante chiamato Partito Democratico che si sta sforzando come non mai di favorire l’ascesa di quegli avversari politici che si ostinano a non entrare nel prossimo partito della nazione
di lotta e di galera.
La questione morale si è
fermata alle invocazioni di
Enrico Berlinguer. Poi, il
patto degenere col malaffare ha contaminato la sinistra e oggi quello che è ancora il primo partito italiano
è chiamato in ogni angolo
del Belpaese a fare i conti
con la giustizia. O anche
con i manicomi, se solo pensiamo al governo regionale
siciliano di Rosario Crocetta, sempre più boccheggiante quanto a
salassi finanziari nelle casse dell’istituzione.
In un paese serio, un partito come
il Pd rischierebbe quanto meno
l’incriminazione per associazione
M
della Campania, Vincenzo
De Luca.
A giudizio è chiamata la ex
sottosegretaria alla cultura,
Barracciu, per la solita storia
di fondi regionali - nel suo
caso della Sardegna - utilizzati per finalità improprie al
punto da far scattare l’imputazione di peculato. Va a
processo a febbraio Maurizio
Venafro, ex capo di gabinetto
di Zingaretti nel Lazio, per
la gara Cup che piaceva tanto a mafia capitale. È dovuto
andare a casa anzitempo
Ignazio Marino, per la nota
storia di scontrini e libagioni
a spese del contribuente romano. E, ancora più grave,
va sotto accusa per una bruttissima storia di tangenti all’Anas un altro ex sottosegretario, Luigi Meduri.
Sono solo i casi ultimi, quelli
che vengono alla mente,
mentre ancora attendiamo
di sapere che cosa ne sarà
di Marco Di Stefano, deputato del Pd accusato pure
lui di tangenti per l’affare
Lazioservice, le cui carte
giudiziarie non si capisce
quale direzione abbiano imboccato.
Da questo quadretto si capisce bene il motivo per cui
il movimento Cinque stelle
tallona il Pd: Renzi e soci,
con i loro atteggiamenti,
sono i migliori alleati di
Beppe Grillo. Anche perché i compagni della furteria non possono
prendersela nemmeno con gli alleati più compromessi di Ncd: e
come fai a rimproverargli i Castiglione e gli Azzollini se hai la casa
piena di Bassotti?
ROSSO SBARRE
La questione morale si abbatte sul Partito democratico che diventa
oggettivamente il migliore alleato del movimento di Beppe Grillo
a delinquere e i suoi elettori chiamati a processo per favoreggiamento. Da ogni ente in cui c’entri
la mano pubblica - e la manina
piddina si annida praticamente
ovunque - emerge il tanfo della
corruzione, del malaffare.
LA CORTE DEI CONTI: BRUCIATO UN MILIARDO E MEZZO
Renzi non può giocare a fare l’indiano, il suo è il partito di gran
lunga più coinvolto. Si intrecciano
nella gestione spericolata del potere di casa Pd episodi enormi e
fatti minori, ma tutti incommensurabilmente gravi e indicatori di
una tendenza ad approfittarsi del
denaro pubblico senza alcuno
scrupolo. A cui si uniscono atteggiamenti di assoluta arroganza, altrettanto censurabili persino sul
profilo penale. Basti pensare alla
scudisciata inflitta al governatore
NON SI PLACA LA POLEMICA SU LIBRI E ‘CORVI’. E FINISCE NEI GUAI ANCHE L’ABATE EMERITO DI MONTECASSINO
Vatileaks, indagati i due giornalisti
di Igor Traboni
ianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i giornalisti autori rispettivamente dei libri “Via crucis” e
“Avarizia”, sono ufficialmente
indagati nell'ambito dell'inchiesta vaticana sulla fuga di documenti riservati della Santa
Sede, alcuni dei quali sarebbero
finiti per l’appunto nei volumi.
L'Autorità giudiziaria vaticana,
dopo quella sui due presunti
‘corvi’ che avrebbero fornito
materiale riservato, ha ora
aperto un'indagine in merito
alla diffusione del documento riguardante in
particolare l'Apsa, ovvero l'organismo vaticano
competente per l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica. Il portavoce
vaticano padre Lombardi ha fato riferimento
a notizie dei giorni scorsi “che riferiscono in
maniera parziale e imprecisa il contenuto di
un documento confidenziale, ipotizzando che
in passato l'Apsa sia stata strumentalizzata
per un'attività finanziaria illecita. L'Autorità
G
FUMO
DI SICILIA
a pag. 2
giudiziaria vaticana ha aperto un'indagine in
merito alla diffusione del documento. L'Apsa
ha sempre collaborato con gli organi competenti, non è sotto indagine e continua a
svolgere la propria attività nel rispetto della
normativa vigente".
Emiliano Fittipaldi non si dice preoccupato:
“Non mi risultano rogatorie internazionali
– ha dichiarato a Vatican Insider - il che significa che siamo indagati dal Vaticano. Io
non ho nulla da temere, non
una riga del mio libro è stata
smentita. Quando si fa il mestiere del giornalista investigativo e si criticano e si svelano aspetti che un potere
vorrebbe tenere nascosti, situazioni come queste vanno
messe in conto”.
Ma intanto ieri un’altra ‘bomba’
ha interessato la Chiesa: l’abate
emerito di Montecassino, dom
Pietro Vittorelli, è accusato di
essersi impossessato di ben
500mila euro del fondo dell’allora Diocesi (sciolta un anno
fa da Papa Francesco) con
l’aiuto del fratello, intermediario finanziario.
E su questo difficile momento della Chiesa
italiana, è tornato mons. Nunzio Galantino,
segretario della Cei, il ‘parlamentino’ dei vescovi: “Non è vittimismo dire che una Chiesa
credibile fa paura e dunque si cerca di screditarla. Abbiamo a che fare con una Chiesa
più credibile e ad alcuni questo non piace
perché si sentono messi in discussione”.
Altri servizi a pagina 4
2
Giovedì 12 novembre 2015
ATTuALITA’
INCREDIBILE LO SCENARIO IPOTIZZATO, SULLO SFONDO DELLA BATTAGLIA SUGLI EFFETTI DELLA LEGGE SEVERINO
La parabola De Luca finisce tra i veleni
I pm di Roma: minacciato dal magistrato che doveva decidere della sua decadenza. In cambio voleva un alto
incarico per il marito nella sanità regionale. Il governatore: “Sono parte lesa”. Ma è accusato di concussione
di Robert Vignola
a Legge Severino che diventa merce di scambio
per una nomina importante. Un giudice del tribunale di Napoli, che deve
decidere se lasciare o meno in sella
il governatore di una regione importante come la Campania, che
minaccia sfaceli qualora il marito
non sarà assunto. E un intreccio che
arriva a mettere con le spalle al
L
muro un presidente ricattabile, attraverso i suoi stessi uffici. È l’incredibile quadro che emerge dall’inchiesta che ieri è esplosa con una
deflagrazione paragonabile solo all’ultima eruzione del Vesuvio.
Il perno è ancora lui, Vincenzo De
Luca. Che risulta indagato per concussione insieme ad altre sei persone, tra cui una giudice del Tribunale di Napoli, Anna Scognamiglio,
al marito di lei Guglielmo Manna,
manager dell’azienda ospedaliera
Santobono, e all’ex capo della segreteria del governatore, Carmelo
Mastursi, dimessosi qualche giorno
fa, con l’approssimarsi di minacciosissime nubi nere sull’inimitabile
orizzonte del Golfo di Napoli. Mastursi e il giudice Scognamiglio, relatrice dell’ordinanza con cui lo scorso luglio era stato accolto il ricorso
di De Luca contro la sospensione
prevista dalla legge Severino, sono
al centro di una inchiesta della Procura di Roma per i reati di rivelazioni
di segreto d’ufficio e induzione alla
corruzione. E De Luca (l’unico che
non è stato oggetto di perquisizione
il 19 ottobre scorso) sarebbe il concusso, secondo il quadro disegnato
dai magistrati.
Andando nel dettaglio De Luca, tramite Giuseppe Vetrano (ex coordinatore delle liste a sostegno) e Carmelo Mastursi (già capo della segreteria ed assistente del governatore) sarebbe stato minacciato dal
magistrato del tribunale civile di
Napoli, Anna Scognamiglio, che era
giudice relatore nella fase di merito
del ricorso avviato dal governatore
contro il provvedimento di sospensione in base alla legge Severino.
La Scognamiglio, sempre secondo
gli inquirenti, “abusando della sua
qualità e dei poteri decisionali nella
suddetta controversia giudiziaria, in
concorso con il coniuge Guglielmo
Manna e con gli intermediari Giorgio
Poziello e Gianfranco Brancaccio,
minacciando De Luca, per il tramite
di Vetrano e Mastursi di una decisione a lui sfavorevole da parte del
tribunale con conseguente perdita
della carica ricoperta, inducevano
il medesimo a promettere a Manna
la nomina ad una importante carica
dirigenziale nella sanità campana”.
Il governatore ha reagito con una
drammatica conferenza stampa: d’altronde ci è abituato, sin dai tempi in
cui da sindaco di Salerno cominciò
ad avere i primi guai giudiziari. Van-
tandosi che “il controllo di legalità
per le persone perbene è un vantaggio non un fastidio, invito la magistratura ad andare avanti, con
estremo vigore e in tempi rapidi. I
cittadini italiani hanno diritto a essere
rappresentati dalle persone perbene”, per poi dichiararsi “parte lesa
in questa vicenda, io e l’istituzione
che rappresento”, non senza a sua
volta minacciare querele “nei confronti di chiunque oserà nei prossimi
giorni gettare ombre sui nostri comportamenti”.
Chissà, sarà anche per questo che
dal Pd non si levano voci (la linea
ufficiale è quella del garantismo,
della magistratura faccia il suo corso
e via dicendo), mentre altissime
sono quelle dei fuoriusciti: con
D’Attorre, fresco aderente a Sinistra
Italiana, tra i tanti a chiedere una
riflessione al suo ex partito. Il ministro alla Giustizia Andrea Orlando
riesce almeno a dire di essere
preoccupato. E ancora i Cinque
Stelle del consiglio regionale campano a preparare la mozione di
sfiducia. Film già visti. Peraltro un
comico secondo Francesco Storace,
segretario nazionale de La Destra
e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, affonda il coltello
nella piaga: “Renzi e De Luca si
scuseranno con la Bindi? Si restituirà
il maltolto a Stefano Caldoro? Ponete
fine alla commedia di un Governatore abusivo”.
IL BILANCIO È FUORI CONTROLLO. CROCETTA E I SUOI SPERANO ORMAI SOLO NELL’AIUTO DI ROMA
La Corte dei Conti lancia l’allarme Sicilia
n Sicilia è meglio farsi il
segno della croce. Anzi, della
Crocetta. Perché da quando
l’ex sindaco di Gela ha posato
le sue terga sul posto da governatore, il buco nei conti pubblici ha raggiunto la cifra monstre di un miliardo e mezzo.
Non lo dicono i suoi oppositori.
Lo certifica la Corte dei Conti,
in una allarmata relazione alla
commissione bilancio dell’Ars.
“Si sottopongono alla responsabile attenzione dell’Assemblea
le preoccupate considerazioni
della Corte relativamente all'esito della chiusura dei conti
dell’esercizio finanziario 2015”,
ha cominciato il presidente delle
sezioni riunite in sede di con-
I
trollo della Corte dei conti, Maurizio Graffeo, nel corso dell’audizione di ieri. “Su tale problematica - ha aggiunto Graffeo in data 6 ottobre le Sezioni riunite hanno proceduto ad una
specifica audizione dei vertici
istituzionali e dirigenziali degli
assessorati regionali dell’economia e della salute, nonché
delle Autorità di gestione dei
programmi operativi dei fondi
comunitari. In quella sede è
emersa una forte criticità della
situazione finanziaria della Regione a causa anche dell’andamento delle entrate tributarie
che a fine esercizio subirebbero
una contrazione di importo compreso tra i 400 e i 500 milioni”.
E mezzo miliardo è servito. Ma
non finisce qui: i magistrati
contabili hanno anche espresso
grande preoccupazione sull’utilizzo dei Fondi europei: “Allo
stato attuale - si legge nella relazione di Graffeo - la chiusura
dei programmi risulta fortemente compromessa: infatti il
concorso alla finanza pubblica
è fissato in complessivi 1.287
milioni di euro, di cui 613,2
milioni posti a carico del bilancio
regionale e 673,5 milioni a carico delle risorse in conto capitale del Fondo di sviluppo e
coesione: in assenza della adozione e pubblicazione della relativa delibera Cipe, la struttura
di gestione dell’Agenzia delle
entrate ha iniziato a trattenere,
unilateralmente e per l’intero
importo, le entrate erariali di
spettanza regionale, privando
conseguentemente la Regione
della liquidità necessaria per
far fronte alla chiusura del programma comunitario e ai pagamenti alle Pubbliche amministrazioni”.
Un disastro. E lo sguardo sulla
sanità peggiora ulteriormente
la percezione, perché “il complessivo quadro finanziario delle
aziende sanitarie non mostra
gli elementi di stabilità e sostenibilità finanziaria che emergono
dalla lettura del Def”. E poi altre
obiezioni, sollevate sui precari,
sui debiti sanitari che “arrivano
a 224 milioni annui e vincoleranno l’Isola fino al 2045. Si
tratta, nella sostanza, di uno
spostamento sulle future generazioni degli attuali oneri della
gestione corrente del servizio
sanitario regionale. Il bilancio
regionale - si legge nella relazione - non è in grado, allo
stato, di sostenere l'ascesa sanitaria per la parte di rispettiva
competenza”.
La difesa dell’assessore regionale all’Economia, Alessandro
Baccei, è flebile come quella di
un pugile suonato. Il blocco
della spesa per il 2015 è confermato, annuncia “ altre misure
per limitare al massimo le minori
entrate”, rimanda al 30 aprile
del 2016 l’approvazione della
prossima manovra finanziaria.
Campando d’inerzia, in attesa
dell’aiuto di Roma: “Pensiamo
di preparare un bilancio con le
sole spese obbligatorie portando
avanti intanto la negoziazione
con lo Stato”, ammette l’assessore di Crocetta. Sancendo una
volta per tutte il doloroso fallimento di un governo regionale
incapace di credere nel territorio,
come in se stesso.
R.V.
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Francesco Storace
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L’INCHIESTA SULLA GARA CUP IN REGIONE LAZIO: L’EX CAPO DI GABINETTO DI ZINGARETTI ALLA SBARRA
Venafro a giudizio immediato
i potrebbe chiamare Mafia CUPitale il filone d’inchiesta che arriverà a processo il prossimo febbraio. Alla sbarra, con rito immediato,
ci sarà anche Maurizio Venafro, ex
capo di Gabinetto del presidente della
Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ma a
giudizio è finito pure Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol.Co, già
presente nelle pieghe del filone principale sul Mondo di mezzo.
Tanto Venafro quanto Monge sono ac-
S
cusati di turbativa d’asta. La Procura
contesta ai due indagati presunti illeciti
legati all’assegnazione, nel 2014, dell’appalto del servizio Recup, campo di
una furibonda battaglia ingaggiata dal
vicepresidente del consiglio regionale
Francesco Storace (La Destra), fino
alla sospensione ordinata dopo gli sviluppi dell’inchiesta su Mafia Capitale.
Nel rinviare a giudizio Venafro e Monge,
il gup Giorgianni ha ammesso come
parti civili la Regione Lazio, la coope-
rativa Capodarco e la Assoconsum. Venafro, per il quale già era stato chiesto
il rinvio a giudizio, ha sollecitato il
giudizio immediato. Il gup Giovanni
Giorgianni ha accolto la richiesta e ha
fissato l’udienza per il prossimo 17
febbraio. Per Monge il rinvio a giudizio
è stato disposto con il rito ordinario. Il
processo si svolgerà davanti ai giudici
della seconda sezione penale, quindi
in maniera parallela al maxiprocesso
(già in corso) su Mafia capitale. R.V.
Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
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Per la pubblicità
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n° 286 del 19-10-2012
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Giovedì 12 novembre 2015
ATTUALITA’
DALLA CONSULTA ARRIVA UN’ALTRA BOCCIATURA, STAVOLTA PARZIALE, DELLA DISCUSSA LEGGE 40
Fecondazione assistita, selezionare embrioni
per evitare malattie genetiche non è reato
Resta il divieto della soppressione dei feti, l’ultimo paletto da abbattere per sopperire alle carenze di questa norma
di Marco Zappa
econdazione assistita, arriva un’altra parziale bocciatura per la Legge 40.
La Corte Costituzionale
lo mette nero su bianco:
selezionare embrioni per evitare
malattie genetiche non è reato.
I giudici della Consulta, attraverso
una sentenza che farà parlare a lungo
di sé, hanno messo ancora un timbro
importante su una vicenda che tiene
banco da anni. Dichiarando illegittimo l’articolo della discussa norma
in cui si contempla, “come ipotesi
di reato”, la pratica di non impiantare
embrioni affetti da malattie trasmissibili e nello specifico le patologie
rispondenti ai criteri di gravità previsti dalla legge 194 sull’aborto. Ritenendo dunque fondata una delle
questioni sollevate dal tribunale di
Napoli in merito a un verdetto emesso dalla stessa Corte nei mesi scorsi,
in cui è stata “cassata” la Legge 40
nella parte in cui non consentiva il
ricorso alle tecniche di procreazione
assistita a quelle coppie fertili portatrici, però, di malattie genetiche.
Un dispositivo importante con i magistrati che hanno giudicato “non
fondata” la questione relativa alla
F
soppressione degli embrioni. La
norma vieta e sanziona penalmente
questa condotta, pure se riferita agli
embrioni che, a seguito di diagnosi
preimpianto, risultano affetti da grave
malattia genetica.
Ci sono voluti oltre dieci anni di ricorsi ai tribunali, di bocciature e
riscritture, ma dalla sentenza “sto-
rica” del giugno 2014 da parte della
Consulta, che ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione
eterologa (smantellando di fatto
l’ultimo pezzetto di puzzle rimasto
intatto della legge 40), il vento sembra essere cambiato.
Resta il rammarico per una norma
davvero assurda che per anni ha
costretto, chi poteva economicamente permetterselo, a viaggi oltreconfine per aggirarne i divieti.
Con donne “obbligate” a sottoporsi
a interventi invasivi per via del paradossale veto relativo alla produzione di più di tre embrioni.
Paletti su paletti, praticamente cascati uno dopo l’altro. Ne resta uno,
davvero fondamentale e immotivato.
Quello appunto riguardante il divieto di diagnosi preimpianto (già
bocciato recentemente dai giudici),
che ha visto tantissime coppie costrette a ricorrere all’aborto per
malformazioni del feto.
Serve dunque un’ultima, importante
e immutabile modifica per sopperire alle carenze della Legge 40,
che continua a far discutere. Tempo
al tempo. Da parte della Consulta
è arrivata ancora una bocciatura,
non definitiva. Ma comunque significativa.
NUOVO PIANO INDUSTRIALE: OLTRE 540 RINUNCE IN PIÙ RISPETTO A QUELLE CONCORDATE NEL 2014 CON I SINDACATI. PAGANO I DIPENDENTI
Le sforbiciate di UniCredit: 6.900 tagli in Italia
Prevista anche la chiusura di ottocento filiali tra il Belpaese, Germania e Austria
n bagno di sangue. Il nuovo
piano industriale di UniCredit
al 2018 varato dal consiglio
d’amministrazione prevede 18.200
tagli al personale contro gli 8.500
ipotizzati nei mesi scorsi. E la
chiusura di 800 filiali in Germania,
Austria e Italia. Con gli esuberi
che nel nostro paese riguarderanno
6.900 lavoratori: 5.800 nella banca
commerciale e 1.100 nel corporate.
Ben 540 dipendenti in più, per la
maggior parte dirigenti, rispetto
U
a quelli concordati nel marzo
2014 tra i sindacati e lo storico
gruppo con un prospetto che
prevedeva 5.100 allontanamenti
(di cui 2.400 già avvenuti e altri
2.700 da effettuare). Un numero
spropositato che se così fosse
violerebbe la parola data e romperebbe gli accordi raggiunti in
passato. Con promesse non
mantenute e strette di mano venute meno.
Con le riduzioni di personale, che
comunque dovrebbero costare
oltre 1 miliardo, l’istituto otterrà
un contenimento dei costi per
1,6 miliardi di euro e punta a rilanciare così la redditività, con
un obiettivo di utile netto a fine
piano di 5,3 mld. Anche sulla
pelle dei lavoratori.
“Abbiamo approvato un progetto
rigoroso, serio – le parole dell’amministratore delegato dell’istituto Federico Ghizzoni – soprattutto
realistico. Perché si basa su azioni
che dipendono dalle nostre scelte
manageriali”.
Sforbiciate continue e infinite. Dal
2008 sono oltre 47.000 i posti
persi dai dipendenti. Lo scorso
marzo Ghizzoni aveva ipotizzato
un taglio di personale di 8.500
unità per tutto il gruppo, non solo
nel nostro paese. Un dato che è
dunque più che raddoppiato e
che dimostra come la matematica
per qualcuno sia ancora una opinione.
Intanto l’utile netto dei primi nove
mesi del 2015 è sceso a 1,541
mld (-16,1%). E nel solo terzo trimestre a 507 milioni (-29,8%).
Un calo significativo, evidente, rispetto allo stesso periodo del
2014. Ma comunque inferiore alle
attese degli analisti visto che sul
dato pesano pure i 400 milioni di
componenti straordinarie relative
a nuovi oneri sistemici.
Tra chiusura di filiali e tagli di oltre
18.000 posti (che include la ridu-
zione di 6.000 lavoratori relativi
alla cessione della controllata in
Ucraina e alla joint venture tra
Pioneer e Santander), UniCredit
volta pagina. Con un piano sì ambizioso, ma allo stesso tempo doM.Z.
loroso.
LE PERPLESSITÀ DI MARONI SUGLI ANNUNCI (PARZIALI) DEL PREMIER RENZI
Anche il dopo-Expo nasce tra i dubbi
Expo? Una rampa di lancio,
senza dubbio. Per le eccellenze italiane lo è stata nella
parte iniziale. Per cavallette ed
altre prelibatezze che l’Ue, in una
salda alleanza con i radical chic
terzomondisti e l’Oms, vuol rifilarci
lo è stata nella parte finale. E nel
post-mortem lo è per le balle,
forse spaziali, sicuramente tecnologiche. Chiedere al “propulsore”
Matteo Renzi. Vuol farne lo “Humane Technopole 2040”, a dispetto
del suo inglese (e non sappiamo
se si debba dire, almeno, duemilaquaranta o ci si debba pure sforzare a far sfoggio di un twentyforty, tanto per abolire direttamente
L’
l’italiano dal futuro di Rho-Pero).
Vaneggiando di milioni da investire.
Al che c’è un governatore, leghista
un po’ sui generis, che alza la manina e chiede: posso intervenire?
È Roberto Maroni. Che solleva
qualche umile obiezione, avendo
la Lombardia appena schivato gli
effetti negativi di quello che, a tutti
gli effetti, ormai suona come un
flop, per quanto mascherato. Sul
territorio le buone ricadute l’esposizione universale le ha anche
avute, ma il presidente della regione
Lombardia adesso ci va coi piedi
di piombo. “Chi deve governare il
dopo Expo? Io sono per il gioco
di squadra. Chi governa il dopo
Expo deve essere una squadra,
formata da Regione Lombardia,
Comune di Milano e Governo. Intanto spero che il Governo entri in
Arexpo, spero che decidano già
venerdì (domani per chi legge,
ndr). Poi per la figura apicale io
ho già detto che voglio un super
manager”. Non Giuseppe Sala,
che da uomo di fiducia della Moratti
è tentato di diventare l’aspirante
sindaco milanese per conto Renzi.
Maroni, che nel verde leghista
veste una delle tonalità più sbiadite
presenti nel pantone in possesso
del leader Salvini, accenna appena
a questa triste circostanza. “Non
è un mistero che avessi chiesto
diversi mesi fa a Beppe Sala di
continuare l’esperienza fatta come
commissario Expo, gestendo anche
il dopo Expo ma lui mi ha risposto
che aveva altri programmi. Comunque io voglio una figura come
la sua, un super manager che
abbia il suo profilo, indipendentemente dal colore politico”.
Il colore politico interessa poco.
Quello dei soldi pure: basta però
che ci siano, avverte Maroni. Che
si dice rassicurato dal fatto che il
governo non sta comunue lavorando solo al Tecnopolo, ma si
punta sul naso gli occhiali colorati
per vederci chiaro. confermerà
che quello. Perché dice il gover-
natore, per per il progetto complessivo “non bastano i soldi” annunciati dal premier. “Mi restano
due dubbi. Il primo è che 150 milioni all’anno sono per l’Istituto
italiano di tecnologia di Genova.
Voglio capire se ci sarà l’intervento
di Cassa depositi e prestiti. Il se-
condo è che se Iit viene a Milano
a dire alle nostre università come
si fa ricerca, questo no”.
Questione poi corretta in corso
d’opera dai galoppini governativi.
Fatto sta che il nodo del dopoExpo resta ancora tutto da scioR.V.
gliere.
4
Giovedì 12 novembre 2015
ATTUALITA’
NEL MIRINO DELLA PROCURA DI ROMA: AVREBBE RUBATO E RICICLATO I SOLDI DESTINATI ALLA CARITÀ
Indagato l’Abate emerito di Montecassino
Il monaco, ora “in congedo”, si sarebbe avvalso dell’aiuto del fratello, intermediario finanziario
UN ANNO FA L’ACCORPAMENTO CON SORA
E intanto Papa Francesco
ha “tagliato” anche la diocesi
sattamente da un anno (ottobre
2014) Montecassino non è più
Diocesi, ma è stata di fatto inglobata a quella di Sora. Un provvedimento
che in qualche modo, almeno nominalmente, si ricollega proprio a dom
Vittorelli: nel nominare il nuovo abate
Donato Ogliari, al posto di dom Pietro
Vittorelli, Papa Francesco ha infatti deciso - in graduale applicazione di un
motu proprio di Paolo VI che recepiva
le indicazioni del Concilio Vaticano II una "nuova configurazione territoriale
della circoscrizione ecclesiastica" dell'abbazia. E così Montecassino ha perso
la cosiddetta potestà diocesana, con il
trasferimento di tutte e 53 le parrocchie,
fedeli, clero e seminaristi sotto la giurisdizione della diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo, divenuta ora Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, guidata da
monsignor Gerardo Antonazzo, pugliese,
che risiede però a Sora e non nella più
E
di Marco Zappa
opo i casi di pedofilia,
le indagini, le inchieste
e gli arresti sulla presunta fuga di notizie con
i “corvi” accusati di infestare le sacre mura, le carte sullo
Ior e quelle case per saune, hotel
e centri di massaggi, un altro scandalo giudiziario scuote il Vaticano
e la chiesa cattolica. E racconta di
denaro destinato a finalità di culto
e a opere caritatevoli che secondo
D
la procura di Roma, sarebbe finito
nelle tasche dell’Abate emerito
di Montecassino Pietro Vittorelli.
Per questo motivo la Guardia di
Finanza gli ha sequestrato– su disposizione del gip Vilma Passamonti - più di 500 mila euro. La
somma di cui il prelato si sarebbe
impossessato prelevandola dai
conti dell’abbazia – ritenuta una
delle più ricche d’Italia – ai quali,
secondo i pm capitolini, Vittorelli
aveva accesso illimitato. Soldi che
“Sua Eccellenza” avrebbe riciclato
in varie tranche attraverso i conti
gestiti dal fratello Massimo (anche
lui indagato), intermediario finanziario. Con i “piccioli” che poi sarebbero tornati nella disponibilità
del religioso benedettino.
Appropriazione indebita e truffa,
queste le gravissime ipotesi di
reato. Pietro Vittorelli (53 anni) fu
nominato 191° abate dell’Abbazia
da Papa Ratzinger nel 2007 e, proprio come Benedetto XVI, nel 2013
fu costretto a lasciare l’incarico
per motivi di salute. Nel 2012 venne
colpito da una grave crisi cardiaca
che gli comportò anche una lunga
degenza e terapia riabilitativa e
quindi la richiesta di un lungo periodo di riposo e cure.
Dai veleni del Vaticano, tra immobili usati come centri a luci rosse
grande Cassino. Una diocesi che ora
abbraccia gran parte della provincia di
Frosinone (dove insistono anche le
diocesi del Capoluogo ciociaro e quella
di Anagni-Alatri), con 235 mila abitanti,
60 Comuni (alcun anche in provincia
dell’Aquila) e 144 parrocchie.
Un provvedimento che un anno fa
destò proteste soprattutto tra i fedeli
del Cassinate, ma neanche poi così vibrate come si poteva immaginare.
"Per il bene della vita religiosa – aveva
detto un anno fa il portavoce vaticano,
padre Federico Lombardi, a spegnere
quelle polemiche - il Concilio ha voluto
che l'abate non dovesse fare il vescovo
e potesse pertanto occuparsi dell'abbazia. Queste indicazioni sono state
poi riprese da Paolo VI nel motu proprio
Catholica Ecclesia" del 1976. In Italia,
tuttavia, a causa di "accordi concordatari
e tradizione", questa novità è stata "apIg.Tr.
plicata gradualmente".
con affitti a prezzi di favore concessi a personaggi amici della Curia, con migliaia di nomi eccellenti
annotati negli elenchi trafugati dai
corvi, ai soldi destinati alla carità
– per la procura di Roma - “rubati
e riciclati da Vittorelli”.
ECCO CHI È PIETRO VITTORELLI: LA LAUREA IN MEDICINA, I PRETI SPOSTATI, IL RIFUGIO CONCESSO A MARRAZZO
Dalla vocazione tardiva alle amicizie politiche
fino alle dimissioni: l’intensa vita del “dom”
asta un rapido giro di
telefonate e scambi di
mail altrettanto veloci con
amici di Cassino, “di Chiesa”
e no, per avere il responso
pressoché unanime: ce lo
aspettavamo. Insomma, nella
cittadina ai piedi dell’Abbazia,
in tanti davano per scontato
che prima o poi Pietro Vittorelli
sarebbe tornato agli onori delle
cronache non propriamente
ecclesiastiche. Cronache, queste ultime, che invece lo avevano visto protagonista nell’ottobre del 2007, quando il
capitolo dell’Abbazia a lo elegge Abate, il 191° della storia a
partire da Benedetto da Norcia.
Una ‘carriera ecclesiastica’ relativamente fulminea quella di
Vittorelli: nato nel vicino paese
di San Vittore del Lazio, era
entrato come postulante (sorprendendo i tanti che non avevano intravisto tracce di vocazione nella sua vita fino ad
allora abbastanza brillante) a
Montecassino a 27 anni, dopo
una laurea in Medicina, con
tanto di iscrizione all’Albo provinciale dei medici chirurghi
e la nomina, nel 2003 da parte
della Regione Lazio, a membro
del comitato provinciale di bioe-
B
tica dell'Asl di Frosinone.
Vittorelli raccoglie un’eredità
non facile, dovendo succedere
a don Bernardo D’Onorio, nel
frattempo – anche in quel caso
un po’ a sorpresa – spostato
nella vicina e meno imporrtante
diocesi di Gaeta.
L’inizio del giovane dom (è
l’appellativo riservato ai monaci
benedettini, da ‘dominus’, diversamente dal ‘don’ dei preti
diocesani) è caratterizzato da
una serie di iniziative che fanno
parlare, allora in positivo. Come
quella di una sorta di richiesta
“di mobilità” ai parroci della
sua Diocesi perché non restino
attaccati ad un posto.
Il trascorrere degli anni, però,
inizia a far serpeggiare un po’
di malumore nei fedeli, tra
alcuni dei suoi stessi preti, soprattutto in relazione a ‘mezze
voci’ sull’amministrazione dei
tanti beni dell’Abbazia, mentre
i cronisti locali notano – e annotano – le frequentazioni mondane dell’Abate e quelle più
prettamente politiche, in una
terra ancora fortemente ancorata al post-Dc, poi tradotta nel
nascente Pd, e che qui trova
spazio soprattutto nell’eterna
diatriba tra Francesco Scalia,
Dom Vittorelli con John e Alan Elkann
oggi senatore e già presidente
della provincia di Frosinone, e
Francesco De Angelis, già eurodeputato, ma entrambi frequentati dall’Abate. A Cassino
è anche tutto un rincorrersi di
indiscrezioni circa l’impegno
pre-elettorale di Vittorelli, nelle
varie competizioni locali amministrative fino alle Regionali,
per questo o quel candidato
di centro-sinistra. A Montecassino, intanto, salgono un po’
tutti, a quanto pare attratti anche
dalla figura di questi giovane
Abate: Papa Ratzinger lo fa per
alcune giornate di full immersion nella cultura monastica del
‘suo’ Benedetto.. E a Montecassino, il Papa emerito sarebbe voluto tornare dopo l’elezione di Bergoglio, come rivelato a suo tempo dal Giornale
d’Italia, sconsigliato però e alla
fine convinto soprattutto dal
protocollo vaticano.
Dal sacro al profano, a Montecassino – presente ancora dom
Vittorelli - salì e restò diverse
settimane Piero Marrazzo, appena finito nella bufera dello
scandalo trans e dimessosi da
presidente della Regione Lazio.
Qualche mese dopo (novembre 2013), intervistato su Rai
Uno da Mara Venier, è Mar-
razzo a raccontare di quel suo
ritiro in una cella dell’Abbazia,
ringraziando “l’amico Vittorelli
per la vicinanza” e consegnandogli una lettera ‘di pentimento’
da recapitare ai vertici romani
della Chiesa
Ma intanto, nel giugno 2013
Papa Francesco aveva accettato
la rinuncia al governo pastorale
dell'Abbazia, presentata dal Padre Abate , intenzionato a dedicarsi “alla piena riabilitazione
del mio stato di salute”, dopo
che un anno prima era stato
colpito da un serio problema
cardiaco. Un anno di ‘indulto e
di esclaustrazione’, lo definisce
la Chiesa, terminato il quale
(giugno 2014) in realtà Vittoreli
non torna monaco, ma neppure
scioglie i voti: la Chiesa dà facolta di altri due anni ‘di congedo’, al termine dei quali però
non c’è alternativa: o dentro o
fuori. Periodo che scadrà a
giugno 2016 per la scelta definitiva, ma che questo evento
giudiziario potrebbe ora accelerare.
Nel frattempo, ha fato rumore
la ricomparsa, poco più di un
mese fa, di Vittorelli – a tutti gli
effetti ancora dom perché ‘Abate emerito’ – come relatore ad
un convegno organizzato a
Fiuggi da Forza Italia sul tema
"Le radici cristiane dell'Europa".
Ma già un paio di volte prima
era stato notato in pubblico,
compresa una cena tra imprenditori, ex politici e aspiranti
politici a Casalvieri, sempre in
Ciociaria. Anche in quell’occasione dom Vittorelli ha rassicurato tutte sulla sue condizioni di salute, ma senza aggiungere una parola sul suo
‘futuro’ ecclesiastico. Figuriamoci far balenare qualcosa sul
terremoto giudiziario che stava
per scoppiare.
Igor Traboni
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Giovedì 12 novembre 2015
ESTERI
MENTRE LA SLOVENIA ALZA L’ENNESIMO MURO, È PARTITO IL VERTICE DI MALTA
L’Europa vacilla sotto la pressione dei migranti
L’accoglienza diventa un rompicapo per la Merkel. Ennesimo naufragio in Turchia: 14 i morti
L’INCHIESTA
di Robert Vignola
orti e fili spinati, con lo sfondo assai inquietante di una
crisi politica che rischia di
travolgere addirittura Angela
Merkel su questo delicato
tema. Il vertice di due giorni iniziato ieri
a Malta tra governi europei e africani sui
migranti non si è certo aperto sotto i migliori auspici Renzi parla di giusta occasione per l’Italia per “ritrovare il proprio
ruolo nel Mediterraneo”, ma la verità è
che dopo anni passati a imbarcare immigrati il ruolo del nostro Paese è davvero
diventato marginale. Tutto ruota una volta
di più attorno alla Germania. Con la sua
decisione di revocare la sospensione al
Trattato di Dublino, la Merkel ha probabilmente cercato di uscire dall’impasse
nella quale è caduto. Ma la natura della
maggioranza che la sostiene, la collaudatissima Grosse Koalition, rischia davvero
di crearle problemi non più riducibili. La
bavarese Csu, il partito-gemello della
Cdu della Cancelliera, vorrebbe la chiusura totale davanti all’enorme massa
affluita attraverso i confini nelle ultime
settimane. Gioca una sponda fondamentale
in tal senso il potente ministro delle
Finanze, Wolfgang Shchaeble. La Spd, invece, punta i piedi dall’altra parte e incoraggia l’accoglienza indiscriminata, mettendo anche in discussione quei centri di
identificazione che il governo tedesco
vorrebbe varare per porre un freno all’invasione (osteggiata da manifestazioni
di piazza sempre più partecipate) e respingere i migranti economici, quantificati
in almeno un terzo di coloro che arrivano
Dieselgate: fari puntati
anche su marchi italiani
M
in Germania. Trovare il giusto mezzo è
pressoché impossibile, al momento si inseguono soluzioni parziali: come quella
di rispedire ai mittenti, cioè ai Paesi
europei di primo arrivo, quanti hanno
presentato domanda d’asilo dopo il 21
ottobre. E da questa misura è stata però
esclusa la Grecia. Indovini l’ottimista Renzi,
allora, a chi toccherà raccattare la massa
che sarà considerata “in più” da Berlino.
Lo ha già capito l’Ungheria, che al governo ha un pessimista (verso le scelte
europee) come Orbàn. Pare averlo compreso pure la Slovenia, cui forse l’Italia
deve un ringraziamento per quel muro
di filo spinato che sta erigendo al suo
confine con la Croazia. Per averlo fatto
per primo, il governo magiaro si è dovuto
sorbire l’indignazione a comando delle
grandi testate continentali, assolute portatrici del pensiero unico e del politicamente corretto. Poi però è stato imitato
dai suoi vicini, ultima in ordine di tempo
Lubiana. La convinzione che serpeggia
è che tra le ragioni di questa decisione
ci sia anche il timore che a un certo
punto l’Austria o la Germania possano
limitare sensibilmente il numero dei migranti che sono disposte ad accogliere,
o addirittura disporre la chiusura dei
propri confini, e che la Slovenia vuole
assicurarsi di essere in grado di fare lo
stesso. Non accadesse, per il confinante
Friuli-Venezia Giulia sarebbe l’assalto.
Intanto il flusso sulla rotta balcanica non
s’interrompe e continua lo stillicidio di
notizie su morti e naufragi. Un’imbarcazione che cercava di raggiungere l’isola
greca di Lesbo si è rovesciata: a bordo
c’erano quaranta immigrati, 27 dei quali
salvati da un natante della guardia costiera
turca. Ben 14 invece i morti recuperati, di
cui sette bambini. L’imbarcazione era
partita dalla provincia turca di Canakkale:
ha iniziato a incamerare acqua poco dopo
la partenza, ma gli occupanti hanno deciso
di proseguire fino a quando non è avvenuto
il rovesciamento al largo di Ayvacik.
O
cchio al tubo di
scappamento: il Dieselgate potrebbe
avere dimensioni ancora più
grandi di quelle accertate
sinora. Non solo Volkswagen,
ma anche altre imprese automobilistiche avrebbero infatti violato i valori delle
emissioni Co2: è quanto ha
rivelato l’ufficio federale tedesco per la motorizzazione
(Kba), riferendo di test eseguiti su veicoli di altre case
produttrici.
L’ente non ha ancora divulgato i nomi delle ditte. Dall'esplosione del dieselgate,
il Kba sta verificando le emissioni di circa 50 modelli di
diverse case automobilistiche: fra le altre Bmw, Ford,
Mercedes-Benz, Alfa Romeo,
Dacia, Hyundai e Mazda.
TEL AVIV SI SCAGLIA CONTRO LA DECISIONE DI TRACCIARE ANCHE I PRODOTTI DELLE COLONIE NEI TERRITORI OCCUPATI
Ue-Israele: rissa per questioni di etichetta
E
tichette: valgono per tutti?
Sì. Ma rischiano di diventare un assist per discriminazioni? Pure. Della seconda
parte del ragionamento sono convinte le autorità israeliane: che
però cozzano con la prima parte
del ragionamento, che rappresenta un caposaldo delle leggi
europee a difesa delle popolazioni (caposaldo, peraltro, da
rinforzare visto che l’obbligo è
aggirato da alcune grandi imprese
a danno, guarda caso, dei prodotti
made in Italy).
Fatto sta che la questione ha sollevato un burrascoso incidente
diplomatico. All’origine c’è la decisione di Bruxelles di contrassegnare in modo specifico i prodotti
che provengono dalle colonie
ebraiche nei Territori occupati:
Israele s’è infuriata, minacciando
“implicazioni” nei rapporti con
l’ue e arrivando addirittura a convocarne l’ambasciatore. “Ci rammarichiamo che l'ue abbia scelto,
per ragioni politiche, di compiere
un passo così discriminatorio ed
eccezionale, ispirato dai movimenti di boicottaggio, specialmente in un momento in cui Israele sta affrontando un’ondata di
terrorismo contro i suoi cittadini”,
ha messo nero su bianco il ministero degli Esteri israeliano. Si
tratta di “una questione tecnica e
non politica”, ha replicato il commissario europeo per l’euro,Valdis
Dombrovskis, aggiungendo che
“l’ue non sostiene in alcun modo
boicottaggi o sanzioni verso Israele”. La decisione della Commissione europea si inquadra nel
principio di armonizzazione normativa europea, ha spiegato Dombrovskis, sottolineando che le regole esistenti prevedono l’obbligo
di indicazione d’origine per il
cibo. A dimostrazione che non si
tratta di un’istigazione al boicottaggio, ha proseguito il commissario, vi è il non mutato trattamento
delle merci made in Israel che
continueranno a godere di tariffe
agevolate in base all’accordo di
associazione. Del resto, già Gran
Bretagna, Belgio e Danimarca hanno adottato un’etichettatura ad
hoc per i prodotti delle colonie.
E ancora, a sollecitare l’apposizione del marchio anche ai prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici erano stati, ad aprile,
16 paesi membri fra cui l’Italia. Il
provvedimento è stato d’altronde
soltanto abbozzato: e nella prima
fase riguarderà il settore alimentare e altre industrie.
Di che fetta di mercato si parla?
Presto detto: le stile parlano di
prodotti per 50 milioni di dollari
l’anno, cifra irrisoria rispetto ai
circa 30 miliardi annuali di esportazioni di beni e servizi da Israele
verso l’unione Europea. Ma rassicurazioni e trattamenti di favore
ad Israele non bastano. Il ministero
degli Esteri dello Stato ebraico
parla di scelta che “rafforzerà gli
elementi radicali che negano il
diritto di esistere d’Israele” ed è
intervenuto persino il ministro
della Giustizia israeliano, Ayelet
Shaked, accusando di ipocrisia
gli europei.
R.V.
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Giovedì 12 novembre 2015
ESTERI
AL VIA LA LUNGA CAMPAGNA ELETTORALE PER IL BALLOTTAGGIO TRA SCIOLI E MACRI
Per l’Argentina è il momento della scelta
Una sfida tra “italiani” dall’esito quanto mai incerto, dopo le sorprese del primo turno
di Igor Traboni
i avvicina il ‘giorno del giudizio’ per l’Argentina e proprio in queste ultime ore,
in vista dell’appuntamento
per il ballottaggio delle presidenziali fissato per il 22 novembre
prossimo, è di fatto ricominciata la
sfida tra Daniel Scioli, candidato più
vicino alla Kirchner e il conservatore
Mauricio Macri, entrambi di chiare
origini italiane. Una sfida soprattutto
mediatica, per cercare di convincere
gli argentini ad andare alle urne e
poi credere nella bontà dell’uno o
dell’altro programma di governo.
"So che alcuni sono arrabbiati. Ma
non credo che siano arrabbiati per
l'indennità universale per i loro figli,
né per i quaderni che ogni studente
riceve nelle scuole, ne'' per le case
del Pro.cre.ar o per aver recuperato
la Ypf (la compagnia petrolifera tornata di recente statale)" ha affermato
ad esempio Scioli in uno dei tanti
spot pubblicitari.
Uno spot, secondo alcuni osservatori la cui analisi è stata ripresa
in Italia dall’agenzia Dire-Misna,
che ha riportato alla mente quello
utilizzato da Carlos Menem una
dozzina di anni fa, durante la sua
campagna per le elezioni del 2003,
in cui finì per ritirarsi a favore di
CONTRARI I RIVOLUZIONARI FARC
Colombia: non decolla
il negoziato per la pace
S
a meno innocua e la meno propizia
fra tutte le iniziative che, in materia
di pace, transitano al Congresso:
così le Forze armate rivoluzionarie della
Colombia, le terribili Farc, hanno definito
il cosiddetto ''referendum della pace'',
la consultazione popolare che il parlamento discute, su proposta del governo.
In una nota emessa dall'Avana, sede
del negoziato di pace con l'esecutivo
del presidente Juan Manuel Santos, e
ripresa dall’agenzia Dire, l'iniziativa del
governo è giudicata "strana ed esotica":
la guerriglia ritiene che non otterrà
l'obiettivo di raccogliere il beneplacito
della popolazione colombiana sull'accordo finale per mettere fine a oltre
mezzo secolo di guerra interna, atteso
nei prossimi mesi.
L
Nestor Kirchner.
E Macrì non resta certo a guardare
ma, dal canto suo, ha voluto condividere gli spazi con María Eugenia
Vidal, governatrice eletta della provincia di Buenos Aires: un nome che
si è così pian piano consolidato fra
quelli più forti nell'alleanza di opposizione Cambiemos, dopo aver
sconfitto il ''kirchnerismo'' nel prin-
cipale distretto elettorale del paese.
La campagna elettorale in Argentina
andrà avanti fino all'inizio del silenzio
pre-elettorale, fissato per venerdì
20 novembre.
Nel primo turno del 25 ottobre,
Macri e Scioli sono per l’appunto
arrivati al ballottaggio e, un po’ a
sorpresa rispetto alle previsioni della
vigilia, il candidato del governo
aveva ottenuto soltanto due punti
percentuali e mezzo in più sul rivale,
aprendo la strada al primo ballottaggio di sempre per le presidenziali
nella storia del paese latino-americano. Quel ballottaggio che invece
Pur riconoscendo il valore del referendum
come mezzo per la partecipazione popolare, i ribelli lo interpretano come
"uno strumento che meramente si limita
ad accettare o respingere una politica
ufficiale" e, in ultima analisi, "tempo
sprecato". Sta di fatto che Santos appare
del tutto deciso a sollecitare i presidenti
di Camera e Senato affinché il disegno
di legge proceda celermente.
era stato solo sfiorato in occasione
del duello fra Menem e Kirchner, in
cui il primo si fece poi da parte,
prevedendo – almeno in base a tutti
i sondaggi effettuati tra gli argentini
– una pesante sconfitta.
ITALIA ESCLUSA DA AFFARI PER 5 MILIARDI DI DOLLARI
L’India mette a posto
le ferrovie affidandosi
a francesi e americani
a compagnia francese Alstom ha ottenuto un contratto del valore di ben 2,8
miliardi di dollari da parte del
governo indiano per interventi
di miglioramento nella disastrata
ed obsoleta rete ferroviaria interna del Paese asiatico.
Secondo la stampa indiana, che
ha ripreso e diffuso la notizia,
nel piano di riammodernamento
ferroviario rientra anche la costruzione di un polo industriale
nello stato orientale di Bihar, e
la fornitura di 800 locomotive
per il trasporto di merci pesanti.
Il progetto varato intende modernizzare la rete di strada ferrata
risalente oramai all’epoca del
colonialismo britannico, e che
risulta fondamentale per la mobilità di uno degli Stati più vasti
e popolosi al mondo.
La statunitense General Electrics
L
ha invece ottenuto l'appalto del
governo per la fornitura di mille
locomotive diesel, per un totale
di 2,6 miliardi di dollari, da consegnare nell'arco di 11 anni.
Questo significherà per l'India
"un enorme balzo in avanti", secondo le parole del Primo ministro Narendra Modi, che ha
inoltre assicurato che le nuove
locomotive "permetteranno un
enorme risparmio in carburante"
e presenteranno "le più avanzate
tecnologie". Il governo ha inoltre
permesso agli investitori stranieri di entrare nel settore delle
ferrovie al 100%. La firma dei
contratti avverrà entro la fine
del mese. E l’Italia? Esclusa da
questa grossa opportunità imprenditoriale. Evidentemente per
gli indiani restiamo quelli da
sbertucciare con la vicenda dei
Marò.
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Giovedì 12 novembre 2015
STORIA
“GL'ITALIANI ERANO PORTATI A DIMINUIRE IL LORO PASSATO ED IL LORO PRESENTE E AD ELEVARE NEL CIELO DEI MITI OGNI MEDIOCRE VALORE DEGLI STRANIERI”
Fascismo e orgoglio patrio
“Guardare la nostra storia per cercarvi tutto il più alto valore spirituale da affermare di fronte a noi stessi
come la testimonianza del nostro dovere, e di fronte al mondo come la testimonianza del nostro diritto”
di Emma Moriconi
N
ella scorsa
puntata avevamo cominciato a parlare
di orgoglio
nazionale. Siamo sempre sul
testo di Balbino Giuliano, che
è in questi giorni al centro
della nostra analisi perché
fornisce spunti di riflessione
interessanti anche perché venne pubblicato nel 1932, e
dunque si tratta di uno spicchio di quell'epoca, rende
perfettamente quella atmosfera e, soprattutto - come dicevamo ieri -, non è inficiato
dalle vicende successive: è
una fotografia, in sintesi, di
quel momento preciso. Non
può non appassionarci. Vediamo cosa scrive Giuliano:
"Per compiere l'opera bisognava educare gl'Italiani alla
consapevolezza chiara e sicura di questo intimo amor
di devozione, che era sorto
nella coscienza della nazione:
bisognava esaltare negl'Italiani
la consapevolezza del valore
della loro tradizione nazionale,
e non solo nella ebbrezza degli entusiasmi, ma anche nella
sua razionalità concreta. Non
si vuol dire certo che negl'Italiani, prima del Fascismo,
mancasse l'amore della Patria,
ma troppo spesso, come nelle
competizioni politiche così
anche nelle questioni colturali,
l'amore di Patria era viziato
da uno strano bisogno di
umiltà, per cui gl'Italiani erano
portati a diminuire il loro passato ed il loro presente e ad
elevare nel cielo dei miti ogni
mediocre valore degli stranieri. Questo abito mentale
era così radicato, che
ancora oggi noi possiamo trovare degl'Italiani che hanno quasi
uno strano timore di
passare per arretrati
mostrando un sentimento d'orgoglio cos'
della gloria d'un tempo come del presente
progresso. Il Fascismo
ha subito cominciato
a dissipare questi timori e questi miti fatti
di snobismo sciocco,
e bisogna proseguire
ancora quest'opera di
rieducazione. Dobbiamo con antica signorilità latina ammirare
ciò che gli altri popoli
hanno fatto di grande
ma dobbiamo guardare la nostra storia
passata e presente per
cercarvi tutto il più alto
valore spirituale da affermare di fronte a
noi stessi come la testimonianza del nostro
dovere, e di fronte al
mondo come la testimonianza del nostro
diritto".
Ciò che scrive Giuliano è estremamente interessante. E, oltretutto,
incredibilmente attuale. Dopo il 1945 è arrivato, in Italia, il mito
americano. Ed ecco
che ormai da settant'anni non si fa che
emularlo. Tutto ciò che ha un
suono anglofono sembra più
accattivante, vuoi mettere
"week-end", invece che "fine
settimana"? e vuoi mettere il
panino di Mc Donald's invece
che l'osteria? Ciò che è ame-
ricaneggiante "è figo", ciò che
è italiano "è burino". Meglio
le patatine fritte e la coca cola
della porchetta di Ariccia con
un buon bicchiere di rosso.
Meglio un "Big Mc" di un panino con la mortadella. Natu-
ralmente la valutazione che il
cibo italiano è il migliore del
mondo (e gli aspetti legati
alla salute, oltre quelli culturali
e legati alle tradizioni, non
sono certo secondari) passa
in secondo piano rispetto a
ciò che "va di moda".
E insieme all'alimentazione c'è la lingua
italiana, che sembra
una cosa brutta al punto che si sa benissimo
come si scrive "greetings" ma si sbagliano
i congiuntivi con la frequenza del battito cardiaco. A seguire c'è
l'abbigliamento, ci
sono gli accessori, i
film, le serie TV, i libri,
eccetera eccetera eccetera. Ora, c'è da dire
che gli americani alcune cosine sanno farle decisamente meglio
di noi. È incredibile
come nel cinema, per
esempio, siano molti
piani sopra di noi, pur
essendo, noi, quelli
che hanno avuto Cinecittà. Cose che accadono quando invece
di tenere preziosamente custoditi i beni
che la storia ci ha lasciati, si permette che
tutto venga deturpato
e offeso. Su certe cose,
però, sarebbero gli
americani che dovrebbero imparare da noi,
e non poco. Ecco, dice
Balbino
Giuliano:
"Dobbiamo con antica
signorilità latina ammirare ciò che gli altri
popoli hanno fatto di
grande, ma dobbiamo
guardare la nostra storia passata e presente per cercarvi
tutto il più alto valore spirituale
da affermare di fronte a noi
stessi come la testimonianza
del nostro dovere, e di fronte
al mondo come la testimo-
nianza del nostro diritto". In
queste tre righe sono contenuti molti concetti interessanti:
apprezzare gli altri per ciò
che hanno fatto di grande,
ma non dimenticare che la
nostra storia è ricchissima di
grandezza, e non vale certo
di meno, anzi. Questa sudditanza psicologica, che Giuliano rileva nel suo scritto relativamente al periodo antecedente l'affermazione del
Fascismo, esiste anche oggi.
Spesso è inconsapevole, è
una tendenza quasi automatica. Eppure una riflessione
in tal senso andrebbe fatta,
anche perché ci consentirebbe forse di ritrovare quella
dignità nazionale e quel senso
di orgoglio che è evaporato
nel corso del tempo. Sperando sempre nei ricorsi della
storia, non è escluso che possa tornare, e c'è da augurarselo. Ancora una riflessione
di una certa rilevanza espressa da Giuliano è il voler ricondurre nell'ambito "interno"
il concetto di dovere e in
quello pubblico, invece, il
concetto di "diritto". Non è
cosa da poco, è orgoglio nazionale, per il quale i nostri
doveri è necessario che siano
riconosciuti da noi stessi,
mentre i diritti sono quanto
dobbiamo rivendicare nei
confronti del resto del mondo,
secondo il principio sacrosanto che gli Italiani devono
essere uniti e solidali tra loro,
consci dei propri doveri e
del fatto che devono far valere
i propri diritti. Questo voler
porre due piani per i due
concetti, uno interno e l'altro
esterno, è estremamente interessante.
UN NUOVO LEGITTIMISMO FONDATO SULL'INTIMO CONSENSO SPIRITUALE DELLA NAZIONE ED UNA NUOVA FORZA CONSERVATRICE PRONTA AD OGNI ARDITO PROGRESSO
Quando un Ministro di Dio benedisse i gagliardetti
“Per questo santo fine non sdegnava affatto giovarsi del valore sacro, che discende
dalla tradizione religiosa cattolica e trovare punti d'accordo concreti colla Chiesa”
D
opo queste considerazioni
procediamo con la nostra
lettura, ecco cosa scrive
ancora Giuliano: "Per rinsaldare
meglio le fondamenta dello Stato,
il Governo ha cercato riconsacrare
agli occhi della nazione tutti gl'istituti e valori tradizionali, che il
processo critico aveva sconsacrato,
e che possono ravvivare nell'anima
umana il senso della società, e l'amore dei suoi santi ordinamenti.
Ha cercato innanzitutto di rafforzare
il culto della famiglia, il fondamentale istituto sociale, nel quale l'uomo
trova l'ambiente in cui esplicare
quell'intimo impulso d'amore e di
dovere che è alla radice della sua
coscienza ed è condizione prima
al vivere civile. E non ha temuto
affatto di restituire al popolo il
senso religioso della vita. Prima
ancora di giungere al potere, il Fascismo aveva apertamente affermato il più alto rispetto per la religione ed era anzi sceso in campo
a difendere le cerimonie religiose
dalle turpi offese della folla sovversiva. E giunto al potere ha cercato di fare dell'idea religiosa una
forza di rigenerazione umana. Naturalmente, col senso storico che
è proprio del pensiero italiano, ha
immediatamente compreso che
era vana la speranza di risvegliare
nell'anima del nostro popolo il senso religioso della vita senza ricongiungersi alla tradizione religiosa
cattolica, essenzialmente latina,
rappresentante della più alta parola
che sia mai scesa sulla terra. Ecco
perché nel momento della lotta
antibolscevica il Fascismo non solo
aveva difeso le cerimonie religiose
dagl'insulti sovversivi e aveva chiamato il Ministro di Dio a benedire
i suoi gagliardetti, ma ora giunto
al potere introduceva l'insegnamento religioso nelle scuole elementari e medie, e si accingeva
decisamente a comporre il dissidio
aperto fra lo Stato e la Chiesa il 20
settembre del 1870 coll'occupazione di Roma". Passaggio anche
quest'ultimo molto interessante,
che va a toccare uno degli argomenti che abbiamo spesso trattato:
la spiritualità, la religione, cosa di
non poco conto. E quanto scrive
Giuliano non fa che fornire una
conferma a ciò che abbiamo più
volte ribadito sul tema. Quindi,
avendo già diffusamente trattato
l'argomento, procediamo: "L'Italia
- dice ancora - per conquistare la
sua libertà nazionale aveva dovuto
fare non solo la guerra contro lo
straniero, ma anche compiere un
vero e proprio atto rivoluzionario.
Aveva dovuto abbattere piccoli
Stati in cui l'Italia era divisa ed
aveva dovuto rivoltarsi contro l'antica concezione del legittimismo
assolutistico su cui era fondato il
loro diritto, rappresentato e difeso
dall'Impero austriaco", e così di
seguito illustra la situazione del
nostro territorio, e una passeggiata
nella storia non fa mai male. Tuttavia
per quanto ci riguarda in questa
sede sorvoleremo su questo riepilogo - che comunque Giuliano
fa in maniera appropriata - circa il
conflitto tra la Chiesa e l'Italia, per
giungere a come il Fascismo riuscì
a sanarlo: "Il Fascismo - scrive Giuliano - mirava e mira a creare un
nuovo legittimismo fondato sull'intimo consenso spirituale della nazione ed una nuova forza conservatrice pronta ad ogni ardito progresso: ed ha mostrato che per
questo santo fine non sdegnava
affatto giovarsi del valore sacro,
che discende dalla tradizione religiosa cattolica e trovare punti
d'accordo concreti colla Chiesa".
un ragionamento che proseguiremo nella puntata di domani.
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Giovedì 12 novembre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
IL TAR DEL LAZIO BOCCIA IL DECRETO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Una figuraccia Scozzese per Renzi
Il penultimo assessore al Bilancio di Marino fu nominato commissario al debito appena un mese dalle dimissioni. Tutto ebbe inizio nel 2010
n altro colpo da ko
per Matteo Renzi.
Il Tar del Lazio ha
annullato il decreto della presidenza del consiglio dei ministri
del 27 agosto 2015 con cui
è stata nominata Sivia Scozzese a commissario straordinario per il Governo per
la gestione del piano di
Roma Capitale.
L’ex assessore alle Finanze
della giunta Marino, subentrata a Daniela Morgante, si
era dimessa lo scorso luglio
dopo un anno e tre mesi di
mandato, in contrasto con
l’ex sindaco che aveva annunciato, insieme ad Matteo
Orfini, di aprire la tanto attesa fase due. Sostituita dal
renziano Marco Causi, il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, la nominò commissario
appena un mese dopo.
Due settimane fa è stato dato
il benservito a Ignazio Marino, ieri invece è arrivata
la sentenza della magistratura amministrativa.
L’annullamento del decreto
è stato deciso dalla I sezione
presieduta da Giulia Ferrari
pronunciandosi su un ricorso presentato da Domenico
Oriani contro il decreto del
IL CROLLO
U
Villa San Pietro:
un operaio è grave
G
Governo del 4 gennaio 2011,
con il quale il Presidente
del Consiglio dei Ministri
aveva revocato la nomina
dello stesso Oriani a Commissario del Governo per
la gestione del piano di rientro del Comune di Roma,
sostituendolo con il dottor
Massimo Varazzani, nonché
di ogni altro atto antecedente, contemporaneo, successivo e connesso.
Contro tale atto Oriani aveva
presentato ricorso al Tar, ricorso che era stato accolto.
Tuttavia, poco dopo la pubblicazione di tale sentenza
il decreto milleproroghe
specificava i compiti del
Commissario di Governo
per Roma Capitale.
Quindi “dopo aver dato atto
del precedente decreto annullato da questo Tar, chiariva che doveva ritenersi
conclusa la fase procedimentale per la quale si erano ritenute appropriate le
qualità del dottor Oriani”
disponendone la revoca.
Tutto ha inizio con un ricorso
presentato da Domenico
Oriani, magistrato della Corte dei Conti, subentrato nel
maggio 2010 all’allora sin-
daco di Roma, Gianni Alemanno nella gestione commissariale, che impugnò il
decreto con il quale il governo Berlusconi aveva poi
affidato quell’incarico a Massimo Varazzani, il commissario governativo al debito
del Comune di Roma accumulato fino al 2008.
Correva l’anno 2010. L’allora
ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, affidò l’incarico
di commissario a Varazzani,
reduce dalla Cassa depositi
e prestiti, revocando la nomina di Oriani.
Nel gennaio 2015, però, Va-
LA LEADER DI FDI PUNTA I PIEDI PER ROMA
Meloni:“Marchini
non è spendibile”
iorgia Meloni ha le idee
chiarissime. Non solo sul
futuro del centrodestra,
ma anche del Campidoglio. Chi
vorrà avere Fratelli d’Italia, secondo i sondaggisti primo partito
del centrodestra in città, al proprio fianco, non dovrà imporre
nessuna candidatura per il futuro
sindaco di Roma. Nemmeno Alfio Marchini, che “significa spaccare il centrodestra, perché FdI
Marchini non lo può sostenere,
per esempio”. E’ il minimo comune denominatore ribadito dalla leader di Fratelli d’Italia ai radiomicrofoni di Radio 24, che
non si è nascosta dietro un dito:
“Francamente mi è dispiaciuto”
G
ravissimo incidente all’ospedale Villa San Pietro
a Roma dove ieri mattina
è ceduto un muro in un’ala in
ristrutturazione. Il crollo si è
verificato intorno alle 9 nella
zona del nosocomio di Roma
Nord, chiusa al pubblico, in
cui stavano lavorando cinque
operai di una ditta appaltatrice,
due dei quali sono rimasti feriti,
uno in modo grave.
Ad avere la peggio è stato un
albanese, gravemente ferito,
estratto da sotto l’impalcatura
dai vigili del fuoco, sopraggiunti
subito dopo insieme alla polizia.
La corsa in sala operatoria
dell’ospedale dove è stato sot-
che Silvio Berlusconi abbia indicato Marchini come possibile
candidato sindaco in una recente
intervista a La Repubblica.
“Io penso - ha aggiunto l’ex ministro della Gioventù, tra i nomi
in lizza e con un alto gradimento
nella Capitale - che il centrodestra
non debba andare in ordine sparso a Roma quando si può vincere
e restituire dignità a questa città,
ma anche dare una spallata decisiva al governo nazionale”.
Alla domanda se fosse lei la
candidata al Campidoglio del
centrodestra, Meloni ha risposto
così: “Ma no, non si è ancora
parlato realmente di cosa fare a
Roma e neanche nelle altre im-
portanti città in cui si vota”.
Stuzzicata dal conduttore
Giovanni Minoli sui sondaggi favorevoli a Marchini,
Meloni ha tirato fuori il proprio carattere, negando di
aver paura dell’imprenditore:
“No, il tema non è che mi
fa paura, il tema è che non
penso sia un candidato
spendibile per la nostra area
politica, per chi vuole costruire una discontinuità”.
E su un ipotetico appoggio
dell’ingegnere ha detto: “Non
mi aspetto di essere appoggiata da Marchini, soprattutto diciamo in un primo turno. Penso che Marchini
non rinuncerà alla sua candidatura, indipendentemente da chi
lo sostiene”. Sottolineando sulla
confusione politica che ruota
intorno all’imprenditore: “La
cosa che non torna è che un
giorno è sostenuto dal centrodestra, un giorno dal centrosinistra, un giorno dice che non
vuole la politica, perché la sua
candidatura è in campo indipendentemente da chi lo sostiene. Immagino che rimarrà
in campo, ecco”. “La prima cosa
che serve a Roma sia decoro e
attenzione per le periferie”, ha
concluso Meloni su eventuale
suo impegno da sindaco.
razzani viene rimosso dall’incarico da Matteo Renzi.
Quindi il posto resta vacante fino allo scorso agosto quando il governo PdNcd-Sc nomina Silvia Scozzese “alla luce del fatto che
la norma sulla base della
quale era stato nominato,
nel gennaio 2011, il Com-
toposto a un delicato intervento
chirurgico. C’è la massima riservatezza. Da quanto è trapelato, le condizioni dell’uomo
sarebbero gravi.
Ferito lievemente, per fortuna,
l’altro operaio travolto dal crollo, un italiano di 56 anni, anche
lui medicato nel medesimo nosocomio in cui è avvenuto l’incidente. Gli agenti di polizia
del commissariato Ponte Milvio
e gli ispettori del lavoro della
Asl hanno effettuato i dovuti
accertamenti di rito per ricostruire l’accaduto. Sono stati
ascoltati i testimoni. Le indagini
sono in corso per comprendere
le cause del crollo.
missario uscente, è stata
dichiarata illegittima dalla
Corte Costituzionale”. Fino
alla sentenza di ieri. La
magistratura amministrativa
getta il piano di rientro nel
caos aprendo così una fase
di stallo nel Comune di
Roma.
Giuseppe Sarra
COMUNALI, STATO CONFUSIONALE NELLA NUOVA FORMAZIONE
Sinistra italiana, è già divisa
onfusione in Sinistra italiana, la nuova formazione
che racchiude dalla componente di Stefano Fassina fino
a Sel. In cui è emersa la litigiosità
che ha sempre contraddistinto
la sinistra, fortemente divisa sul
futuro di Roma.
In molti si interrogano quale sarebbe la strada migliore da intraprendere, almeno per tamponare l’emorragia elettorale, ampiamente prevista, dopo il fallimento di Ignazio Marino, criticato
duramente da Sel, salvo poi tornare sui suoi passi proprio nelle
fasi concitanti della sfiducia.
C’è chi vorrebbe aprire gli orizzonti a un candidato sindaco addirittura del Movimento cinque
C
stelle, come proposto da Fassina.
C’è chi, invece, non ne vuole
sapere, manifestando la propria
contrarietà a mezzo stampa, a
partire da Zaccagnini (Sel), parlamentare vendoliano, bollando
i 5 Stelle come un movimento
ricco di destrosità, soprattutto
nella Città Eterna. Un clima tutt’altro che sereno ed entusiasmante,
malgrado Sinistra italiana sia ancora in una fase embrionale.
Ci ha pensato Paolo Cento, segretario romano di Sel, a mettere
altra carne sul fuoco.
“Proponiamo al Movimento cinque stelle un patto preventivo
per evitare che le destre vadano
al governo”, ha chiarito durante
la presentazione di “Roma Day”,
la campagna d’ascolto promossa
da Sel.
Uno status confusionale che potrebbe contagiare anche la Regione Lazio, da via Cristoforo
Colombo alla Pisana. Una spaccatura potrebbe aprirsi nella
maggioranza di Nicola Zingaretti,
in particolare se il centrosinistra
dovesse andare diviso alle prossime comunali, sin qui compatta
ma frastornata da Mafia capitale.
Il futuro dell’amministrazione regione dipenderà anche dalla fase
dibattimentale del processo, anche alla luce del rinvio a giudizio
di Maurizio Venafro, ex capo di
gabinetto di Nicola Zingaretti,
accusato di turbativa d’asta nel
garone del Recup.
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Giovedì 12 novembre 2015
ECONOMIA
RAFFORZATA LA PREVENZIONE PER TUTELARE UNO DEI PRODOTTI PIÙ PROLIFICI DELL’AGROALIMENTARE
“Costa meno di 6 euro? Non è olio”
Le associazioni di categoria si schierano con la Procura di Torino, da cui è partita l’indagine sul presunto extravergine
a maxi-inchiesta della
Procura di Torino sull’olio extravergine di oliva, che ha travolto ben
sette aziende di fama
nazionale e mondiale, rimette al
centro dell’opinione pubblica uno
dei prodotti trainanti del Made in
Italy, vittima di tantissime imitazioni, che necessità degli anticorpi
per delucidare i dubbi dei consumatori restii, frenati anche dallo
scandalo scoppiato dell’altro ieri.
A tal proposito è stato alzato il livello di attenzione con le campagne di prevenzione, che assicurano un marchio di medio-alto
livello e le diverse varietà sul
mercato.
Un’indagine sostenuta dalle associazioni di categoria, secondo
le quali rafforza l’immagine del
vero prodotto italiano grazie anche
alla legge Mongiello, meglio conosciuta come salva olio, che dà
agli inquirenti e agli investigatori
gli strumenti necessari per “indagare contro chi danneggia
l’economia di uno dei settori più
importanti dell’agroalimentare
italiano”, è la posizione del Consorzio olivicolo italiano.
Come uscire dall’impasse recuperando gli italiani diffidenti a
comprare l’olio italiano? Innanzitutto, è il consiglio della Coldiretti,
se si vuole acquistare un buon
extravergine italiano bisogna fare
attenzione ai prodotti venduti a
meno di 6-7 euro al litro che non
coprono neanche i costi di produzione.
Peraltro, ricorda l’associazione, il
L
valore aumenta a seconda delle
diverse provenienze territoriali e
consiglia di guardare la scadenza
e preferire l’extravergine nuovo
guardando l’annata di produzione
che molti indicano volontariamente in etichetta. Occhi vigili anche
sui prodotti a denominazione di
origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati
ottenuti al 100 per 100 da olive
italiane.
Una serie di consigli vitali per acquistare un buon prodotto al market,
qualora non si avesse la possibilità
di comprarlo a km zero.
Occorre prestare attenzione sui
marchi dello scorso anno, spesso
ancora in commercio. Un periodo
nero per l’olio italiano e per il
Made in Italy con la produzione
che è crollata al minimo storico di
300mila tonnellate; favorendo indirettamente le importazioni, utilizzate spesso per miscelare quello
nostrano, cresciute addirittura a
666mila tonnellate di olio di oliva
e sansa, con un +38% che sale fino
al 748% per le materie prime catapultate dalla Tunisia. Che risulta
tra i Paesi leader del settore, in cui
sono state investite importanti ri-
sorse in questi anni anche dagli
imprenditori italiani, deindustrializzando gran parte delle storiche
aziende presenti sulla Penisola, utili
in molti casi solo per l’etichettatura.
La campagna del 2015 ha registrato
un trend fortemente positivo rispetto alla magra del 2014.
Quest’anno - precisa la Coldiretti il raccolto in Italia è buono con un
aumento stimato in oltre il 30%
della produzione di olio rispetto al
2014, con una qualità ottima per
l’andamento climatico favorevole.
Rispetto allo scorso anno - continua
- la produzione 2015 dovrebbe ri-
IL SONETTO
L’AZIENDA ITALIANA CONFERMA LA LEADERSHIP A LIVELLO MONDIALE
Luxottica conquista l’America
uxottica apre gli orizzonti. La più grande
produttrice mondiale
di lenti e montature ramificherà la propria rete anche
negli Stati Uniti grazie all’accordo siglato con la Macy’s,
una catena della grande distribuzione americana fondata nel 1858.
Un patto in esclusiva per introdurre nei prossimi tre anni
fino a 500 negozi LensCrafters nei grandi magazzini
L
d’Oltreoceano.
In virtù dell’intesa, LensCrafters, catena di ottica di riferimento in Nord America, opererà in esclusiva all’interno
di Macy’s e sarà la prima ad
espandersi in una delle più
importanti insegne americane di grandi magazzini. A
sua volta, Macy’s sarà l’unico
department store negli Stati
Uniti ad ospitare al suo interno
negozi LensCrafters. Il primo
negozio sarà inaugurato ad
aprile 2016, fino a raggiungere un centinaio di nuovi
punti entro il 31 dicembre
dello stesso anno.
“Siamo entusiasti di poter
accogliere LensCrafters all’interno dei negozi Macy’s
e di sviluppare ulteriormente
la collaborazione di successo
con Luxottica”, ha commentato Jeff Gennette, presidente
di Macy’s, Inc.
“LensCrafters ci aiuterà a
garantire ai nostri consuma-
tori un’esperienza di acquisto unica. La salute degli occhi rimane un fattore critico
per il benessere individuale,
e la disponibilità di dottori
all’interno dei negozi, il servizio personalizzato e l’ampio assortimento di prodotti
di tendenza si sposano alla
perfezione con le peculiarità
del modello Macy’s. Come
già avvenuto per Sunglass
Hut, LensCrafters migliorerà
la produttività dei nostri punti
salire a circa 400mila tonnellate,
pur rimanendo sotto la media storica (intorno alle 500mila tonnellate). In compenso - rileva l’associazione - la qualità delle olive è
ottima grazie anche al caldo che
ha limitato gli attacchi della mosca
olearia.
Occorre tutelare un prodotto di
eccellenza e di fama mondiale con
un fatturato stimato in 2 miliardi di
euro e con un impiego di manodopera di 50 milioni, conseguente
alle circa 250 milioni di piante su
1,2 milioni di ettari coltivati.
Marco Compagnoni
vendita e il posizionamento
di Macy’s come destinazione
ideale per lo shopping”, ha
proseguito.
Luxottica conferma la leadership del gruppo nel panorama mondiale.
“La collaborazione di successo che lega Macy’s e Luxottica nasce dalla comune
volontà di offrire ai clienti i
prodotti della migliore qualità, dalla passione condivisa
per la moda e lo stile, e dalla
gestione di un ampio portafoglio marchi capace di incontrare i gusti dei consumatori”, ha spiegato Adil
Khan, amministratore delegato Mercati di Luxottica
Group.
“Il retail ottico in Nord America ha un grande potenziale
di crescita e siamo convinti
che questo accordo rappresenti un investimento di lungo termine sulla salute e
sulla valorizzazione degli
occhi dei nostri consumatori”, è l’auspicio dell’ad, mentre soffermandosi sulla nuova
partnership il manager ha
rivolto parole altrettante positive: “Macy’s ha clienti molto sofisticati e attenti: offriremo loro un servizio in linea
con gli elevati standard di
qualità e l’esperienza unica
di acquisto distintivi dei negozi LensCrafters”.
Er poro
tartassato
Vabbe’… demo fa’
i bravi cittadini,
paga’ tutte le tasse
che dovemo
puro si li servizzi
n’i vedemo....
semo bravi
si damo li quatrini.
Vabbe’... demo fa’
i bravi cittadini
perché c’avemo
chi c’arippresenta
e che nun ce sia
chi se spaventa
perché so’ bravi,
nun so’ regazzini!
Vabbe’ ... demo fa’
i bravi cittadini,
lavora’, esse de fed’e
d’umiltà
arispettann’a spesa
d’i quatrini.
Vabbe’... demo fa’
i bravi cittadini,
ma si ce paghen’i buffi
a l’Unità
permetti...
che me gir’i gabbadini!
GRM
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Giovedì 12 novembre 2015
DALL’ITALIA
FERRARA - RICOVERATA IN GRAVISSIME CONDIZIONI È DECEDUTA DOPO CINQUE GIORNI DI AGONIA
Massacrata dai ladri, è morta Cloe Govoni
Venerdì scorso l’84enne è stata aggredita e picchiata da due romeni per un bottino di trecento
euro. Con lei anche la nuora, ancora ricoverata, che aveva lanciato l’allarme
di Barbara Fruch
on ce l’ha fatta Cloe Govoni.
L’84enne massacrata in
casa, insieme alla nuora,
da due ladri romeni di 22
e 26 anni, venerdì scorso
a Renazzo di Cento, nel Ferrarese, è
morta dopo cinque giorni di agonia.
Alle 2.40 della notte tra martedì e mercoledì è spirata. L'anziana era ricoverata
da venerdì all’ospedale Sant’Anna di
Cona, dove era arrivata già in condizioni
disperate per un grave trauma cranico
e la rottura dell’aorta dopo il pestaggio
con calci e pugni da parte dei malviventi. Inutili i due interventi chirurgici
a cui è stata sottoposta nel tentativo di
ridurre la gravissima emorragia cerebrale.
Migliorano invece le condizioni della
nuora, Maria Humeniuc, 53enne romena, con lei in casa al momento
dell’irruzione dei banditi. La donna è
ricoverata all’ospedale Maggiore di
Bologna e per i medici è fuori pericolo.
Era stata proprio lei, nonostante le
ferite, a dare l’allarme con il cellulare
dopo che i malviventi se ne erano
andati.
Si aggrava ora la posizione di Constantin Grumeza, 22 anni, e Leonard
Veissel, 26, arrestati dai carabinieri di
Cento poche ore dopo l’aggressione.
L’accusa di tentato omicidio, infatti,
passerà a omicidio volontario (ad entrambi viene inoltre contestata la rapina
aggravata).
N
Florin Grumeza e Leonard Veissel (foto dal web)
I due erano stati catturati e arrestati a
poche ore l’uno dall’altro, uno a Castelfranco Emilia (nel Modenese), l’altro
a Crespellano (nel Bolognese).
Una delle chiavi di volta dell’indagine
è stata l’Audi A6 (bianca, gialla e nera,
e con targa tedesca) che nei giorni
precedenti l’aggressione era stata notata transitare più volte nei pressi della
casa presa di mira e da numerosi residenti anche nel centro del paese.
Il mezzo era stato anche intercettato e
controllato il giorno prima della tragedia
e i due occuparti erano stati identificati.
Risalire ai due, dopo l’aggressione,
non è stato dunque difficile.
«Non volevamo commettere tutto questo, abbiamo perso la testa davanti a
tutto quel sangue, non lo faremo più e
ci dispiace» hanno spiegato i due durante l’interrogatorio davanti al gip
per poi accusarsi l’uno con l’altro con
chi ha picchiato di più. Lunedì si era
tenuta l'udienza di convalida che ha
confermato entrambi gli arresti.
Intanto i carabinieri hanno ritrovato i
gioielli, rivenduti a un Compro Oro.
LE REAZIONI DELLA POLITICA VEDONO COMPATTO IL CENTRODESTRA
“L’ennesima vittima di Stato”
Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia uniti nella battaglia: chiedono norme
adeguate per la legittima difesa e pene più severe per i malviventi
ennesima vittima di Stato. Così il centrodestra commenta la morte di Cloe
Govoni reclamando “norme adeguate
per la legittima difesa” e “pene severe” per
gli autori della rapina. Dalla Lega a Forza Italia
fino Fratelli d’Italia, il mondo politico insorge
a poche ore dalla notizia. Inevitabile le correlazione, ormai nota, tra emergenza sicurezza
e immigrazione incontrollata.
La Lega - «La morte di Cloe è morte di Stato
e pesa come un macigno sulla coscienza
sporca della sinistra italiana - ha dichiarato il
capogruppo leghista in Regione Emilia Romagna e segretario Lega Nord Ferrara Alan
Fabbri - che ha votato indulti, ha sostenuto
Caino e mai Abele, si è dimenticata delle
vittime. È ora di far valere la certezza della
pena. Quante morti sta aspettando questa sinistra imbelle? Il buonismo a marca Pd sta
seminando vittime Cloe, dopo Pierluigi Tartari,
è la seconda vittima in poche settimane nello
stesso territorio. E mentre il crimine aggredisce
le nostre città ci sono esponenti Pd che
arrivano a proporre l'abolizione del carcere: il
segno di un partito che vive fuori dal mondo,
che è ‘drogato’ di palazzo e che ha dimenticato
quel che accade nella vita reale. Ora Alfano si
svegli, mandi rinforzi, e il governo chieda
scusa e si dia una mossa: stop immigrazione
selvaggia, basta buonismi che uccidono».
E il deputato della Lega Nord Gianluca Pini
chiede al premier Matteo Renzi un risarcimento
per i famigliari della vittima. «I confini vanno
chiusi e gli ingressi nel Paese devono essere
controllati. Un governo che ha fino ad oggi
L’
consentito l’accesso a delinquenti di ogni
risma e provenienza deve risarcire le vittime»
afferma Pini, che incalza «un governo che
non è capace di difendere i confini e tutelare
la sicurezza pubblica non merita solo di andare
a casa, merita di pagare per le sue colpe. E di
pagare due volte, perché pluri-recidivo».
Dallo stesso partito arrivano le dichiarazioni
di Roberto Calderoli. «Buttiamo via la chiave
della cella per sempre, queste persone non
devono più uscire dal carcere ma non solo,
vanno sottoposte al regime detentivo stabilito
per i boss mafiosi: applichiamo il 41 bis anche
per questi assassini così efferati».
Forza Italia - «Nell’esprimere cordoglio per
questo ulteriore lutto causato dalla criminalità
di provenienza straniera, ribadiamo che servono norme adeguate per la legittima difesa
- dichiara il senatore Maurizio Gasparri di
Forza Italia - Si continuano a contestare
coloro che, armi in pugno, difendono la
propria casa. ma cosa dovrebbero fare? Questo assalto criminale è connesso al dilagare
dell'immigrazione clandestina. Il governo
Renzi non ha fatto altro che trasportare per
mesi e mesi migliaia di clandestini con navi
militari nel nostro paese».
A commentare l’accaduto è anche Daniela
Santanchè. «Se la giustizia ha ancora un
senso in questo Paese, questi due delinquenti
vanno puniti severamente: serve l’ergastolo.
È inammissibile perdere la vita in casa propria.
E ancora più assurdo è che qualcuno pensi a
limitare il diritto alla legittima difesa».
Fratelli d’Italia - «Mi auguro che questi due
assassini marciscano in galera - ha scritto su
facebook il presidente di Fdi Giorgia Meloni Al governo e al Parlamento chiedo di non lasciare sola la famiglia Govoni e di approvare
tempestivamente la proposta di legge di Fratelli
d’Italia che modifica il codice penale in materia
di legittima difesa. Perché quanto accaduto a
Renazzo dimostra che la difesa è sempre legittima, soprattutto dentro casa propria».
Ad intervenire è anche Paolo Spath di Fratelli
d'Italia in consiglio comunale a Ferrara, che
ricorda un’altra vittima. «Un altro omicidio, a
meno di due mesi da quello di Pierluigi Tartari
ad Aguacello, nel nostro territorio a seguito
di furti in abitazione che stanno aumentando
di giorno in giorno: non c’è più sicurezza
nelle nostre case. È una vera e propria emergenza, che sta colpendo il nostro territorio
ferrarese ma che si configura in modo indiscutibile una problematica in nazionale: dobbiamo attendere altre morti? Noi chiediamo
azioni forti: più agenti, risorse per il comparto
sicurezza e più prevenzione, pene certe ed
esemplari per i criminali, legittima difesa per
le vittime, sempre».
Il Pd scansa le accuse - Ad intervenire è
anche il Pd, per mano del segretario provinciale
Luigi Vitellio, che lascia scivolare le accuse
che arrivano da vari esponenti del centrodestra:
“Nel silenzio di rispetto e cordoglio con cui
ci stringiamo ai famigliari per una situazione
di questa portata smisurata chiediamo risposta
di umana pietà a chi crede nel valore dell’umana esistenza, e di istituzionale difesa
B.F.
allo Stato”.
Sono in corso accertamenti sulle modalità di acquisto.
Per poche centinaia di euro hanno
derubato e ridotto in fin di vita le loro
vittime. Non volevano, dicono. Ma pare
difficile pensare ad un raptus quando
per con un bottino di appena 300
euro, tra contanti e alcuni gioielli di
poco valore, hanno massacrato di botte
ben due donne. Tra cui l’anziana, una
84enne indifesa, che non ha opposto
resistenza. Non poteva.
Nonostante questo l’hanno ammazzata
di botte: senza umanità (ed è proprio
l’umanità ciò che ci dovrebbe differenziare dalle bestie).
Lei impietrita non ha fatto nulla. Non
ne aveva le forze, a differenza di Francesco Sicignano, che, come si ricorderà, a Vaprio D’Adda, ha sparato
contro un ladro (e per questo si trova
accusato di omicidio volontario) oppure
del ‘povero’ Ermes Mattielli che ha
aperto il fuoco contro due malviventi
(è morto d’infarto dopo esser stato
condannato per omicidio). Se avesse
avuto la forza di reagire anche Cloe
a pagare forse non sarebbe stata
un’innocente, ma un colpevole.
E su questo si dovrebbero interrogare
i soliti buonisti che si sono scagliati
contro i proprietari di abitazioni. Cittadini che non hanno pensato due
volte prima di reagire. Hanno sbagliato perché non sono stati prima
massacrati di botte? Almeno si sono
salvati la pelle. Cloe non ha avuto
questa fortuna.
IN BREVE
VIBO VALENTIA, 79ENNE
MALMENATA DAI BANDITI
Aggredita e picchiata durante una
rapina compiuta da due persone
nella sua abitazione a Dinami, nel
Vibonese. Vittima una donna di 79
anni. Nella tarda serata di martedì
i due rapinatori sono entrati in casa
ed hanno legato la donna ad una
sedia e poi l'hanno picchiata per
farsi consegnare il denaro. Alla risposta della vittima che ha detto
di non avere soldi in casa, i due
ladri l’hanno aggredita, provocandole ferite ed escoriazioni. Poi sono
fuggiti. La donna è riuscita a liberarsi
ed ha lanciato l’allarme. Trasferita
in ospedale a Vibo Valentia i sanitari
le hanno riscontrato ferite guaribili
in 15 giorni.
Indagini sull’accaduto sono state
avviate dai Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno.
COLPI NELLE CASE:
ARRESTI IN CAMPANIA
Ci sono anche i due presunti
complici della brutale rapina nella
quale a Licola di Pozzuoli, nel
novembre 2011, morì Antonietta
Gigante, di 76 anni, tra le persone
arrestate ieri dai Carabinieri di
Casal di Principe.
Nove le persone raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare per
associazione per delinquere specializzata in furti e rapine in Campania. L’indagine è scattata proprio
in seguito ad un’altra attività investigativa durante la quale gli stessi
militari di Casal di Principe e quelli
della Compagnia di Pozzuoli ave-
vano individuato e tratto in arresto
i colpevoli di due rapine in abitazione
commesse il 12 ed il 19 novembre
2011. Durante la rapina del 19 novembre, in particolare, la 76enne
Antonietta Gigante aveva perso la
vita a seguito dell’aggressione subita. Ai due presunti complici, già
detenuti, l’ordinanza è stata notificata
in carcere. Gli altri sette sono stati
presi durante il blitz scattato all’alba.
Le indagini, eseguite tra novembre
2012 e maggio 2013, hanno consentito di scoprire due gruppi criminali dediti ai furti e alla rapine.
Otto gli episodi contestati, a vario
titolo, agli indagati. Presi di mira
abitazioni private, sale scommesse,
tabaccherie, salumerie bar e sale
giochi. Il bottino ammonta a qualche
decina di migliaia di euro.
FURTO CON STUPRO,
UN FERMO A BRINDISI
Avrebbe prima compiuto una rapina
ai danni di una coppietta di Brindisi
e poi violentato la donna in presenza
del compagno. Con queste accuse
un uomo di 50 anni, di Brindisi,
Teodoro Polito, è stato fermato
dalla polizia su disposizione del
pm. I fatti risalgono alla fine di
settembre quando le vittime hanno
denunciato l’accaduto. Durante le
perquisizioni in casa del 50enne
sono stati trovati indumenti riconosciuti dalla coppia che ha identificato l’uomo anche dalle sue fattezze fisiche e dal timbro della
voce. Sono in corso accertamenti
su casi analoghi che si sono verificati nei mesi scorsi.
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Giovedì 12 novembre 2015
DALL’ITALIA
CONTINUANO LE INDAGINI SULLA TRAGEDIA DI ANCONA
Tagliata e la fidanzata hanno agito insieme
Confermato il fermo del 18enne accusato dell’omicidio della madre della ragazza
e del ferimento del padre. Disposto il trasferimento in carcere anche per la giovane
ntonio Tagliata e la fidanzatina sedicenne hanno
agito insieme. Per la procura e il Gip del tribunale
dei minori non ci sarebbero dubbi: entrambi i ragazzi avrebbero di fatto concorso ad uccidere
la madre di lei, Roberta Pierini, e a
ridurre in fin di vita il padre, Fabio
Giacconi, con otto colpi di pistola.
A
Convalidato il fermo per Antonio
Tagliata – Antonio Tagliata resta in
cella. Lo ha disposto ieri il giudice
per le indagini preliminari Paola Mureddu che, dopo cinque ore di interrogatorio nel carcere di Camerino,
ha convalidato il fermo del 18enne.
Il Gip si è riservato la decisione
sulla misura cautelare.
Prima dell'interrogatorio il ragazzo
ha accusato un lieve malore (soffre
di crisi di panico), come era già accaduto il 7 novembre, quando era
stato portato nella caserma dei carabinieri di Ancona a poche ore dal
delitto.
Come riferito dal difensore Luca
Bartolini il giovane ha ribadito la versione dei fatti resa davanti al pm nel
primo interrogatorio. “Sono stato io
a sparare” ha detto spiegando che
il biglietto autoaccusatorio in cui
confessa l’omicidio di Roberta Pierini
e Fabio Giacconi (sequestrato dai
carabinieri nella sua abitazione di
Ancona) era un tentativo di proteggere il padre, Carlo, che in passato
ha avuto problemi con la giustizia.
Antonio, ha spiegato il legale, “chiede
della fidanzata, cerca di proteggerla,
e racconta come si sono svolte le
cose dal suo punto di vista”. Sabato
il ragazzo aveva detto che era stata
la fidanzata a dirgli “spara, spara”,
una circostanza invece smentita dalla
minore. Il giovane, che martedì ha
incontrato il vescovo di Camerino
Francesco Brugnaro, cappellano della
struttura di reclusione, è sorvegliato
a vista, nel timore che possa compiere atti autolesionistici.
In carcere anche la 16enne – Convalidato il fermo anche per la 16enne
figlia delle vittime che, come disposto
dal magistrato, verrà portata in un
carcere minorile. L'accusa è di concorso nell’omicidio della madre e
nel ferimento del padre e porto abusivo d’arma. Il giudice ha anche nominato un tutore esterno per la giovane, che non sarà dunque uno dei
suoi familiari. L’esigenza cautelare a
cui fa riferimento il giudice Paola
Mureddu è, come spiegato dal procuratore dei minori Giovanna Lebboroni, la “pericolosità sociale” legata
ad un “elevato rischio di reiterazione
di reati della stessa specie per cui si
procede”.
Le strategie difensive – Si apre un
solco profondo fra le strategie difensive e i sentimenti dei due. Antonio
la accusa, “è stata lei a spingermi”.
Lei, delusa da quel tradimento, ma
senza lacrime, dice al giudice “non
è vero, non gli ho detto spara, spara”.
La sedicenne, assistita dagli avvocati
Paolo Sfrappini e Augusto La Morgia,
ha raccontato per tre ore la propria
verità su quegli attimi tremendi. In
udienza la ragazza è apparsa “pro-
vata”, ma decisa nel ribadire la propria versione dei fatti: doveva esserci
solo un chiarimento fra Antonio, lei
e i genitori, che osteggiavano quel
rapporto. “Pensavo che fosse una
pistola giocattolo, e non è vero che
ho detto spara” ha detto. Ora (non
può navigare in internet, guardare
la tv o leggere i giornali), non chiede
più di Antonio ma soltanto del padre,
ignorandone però le condizioni disperate.
Intanto emergono altri particolari sul
difficile rapporto tra la sedicenne e i
genitori. La relazione con Antonio e
il tentativo di convivenza a casa di
lui avevano reso ancora più teso il
clima. Tanto da spingere la ragazza,
il 28 ottobre scorso, a recarsi dai carabinieri di Brecce Bianche per chiedere ‘aiuto’ per quei genitori ritenuti
opprimenti, da cui si voleva allontanare per tornare a vivere con la fa-
miglia del fidanzato.
Un rapporto culminato in tragedia.
A fare fuoco sabato scorso è stato
Antonio Tagliata, con una pistola calibro 9x21 (arma che sostiene di
averla comprata qualche giorno prima del delitto in piazza Cavour da
un albanese, insieme ai tre caricatori
e alle 86 pallottole, per 450 euro).
Ma dalle indagini della procura emerge che entrambi i ragazzi avrebbero
di fatto concorso ad uccidere. Giovanna Lebboroni, procuratore dei
minori, non esita a parlare di “esecuzione” ripercorrendo i momenti
del delitto, dall’arrivo dei fidanzati
sotto casa alla fuga insieme. I fidanzati
arrivano sotto la palazzina, lui le mostra la pistola e i caricatori che ha
portato con sé (lei afferma di aver
pensato che fosse un’arma giocattolo
ma non viene ritenuta credibile dal
giudice); salgono insieme in casa e,
CERRO MAGGIORE (MILANO)
TORINO
Esplode una palazzina:
muore un’anziana
n morto e tre feriti gravi.
È il bilancio di un esplosione, che ha provocato
il crollo di una villetta, avvenuta
ieri pomeriggio in una palazzina
a Cerro Maggiore, nella frazione di Cantalupo, in provincia
di Milano.
A causare la tragedia sarebbe
stata una fuga di gas. Alcuni
operai del gas infatti, dopo
una segnalazione martedì
sera per via di una strana
puzza, stavano intervenendo
per dei lavori ulteriori agli
impianti quando per cause
ancora da accertare è saltato
tutto in aria.
U
Da quanto riferiscono i carabinieri, la vittima, Virginia B.,
80 anni, abitava nell’abitazione
coinvolta dalla fuga di gas che
ha generato il violentissimo
scoppio avvenuto intorno alle
16. Feriti i due tecnici del gas,
che risultano gravemente ustionati, e un vicino di casa.
Mobilitati decine di mezzi dei
vigili del fuoco carabinieri,
polizia locale e protezione civile. Sul posto anche i cani
da macerie.
Oltre alle vittime non ci sarebbero altre persone coinvolte.
È quanto emerge dagli accertamenti dei vigili del fuoco di
dopo un breve intervallo di tempo e
senza che siano stati trovati segni di
colluttazione, Tagliata esplode i colpi
in serie senza che la fidanzata agisca
in alcun modo per “dissociarsi”
dall’”esecuzione capitale dei genitori”. Infine, la ragazza scappa con il
fidanzato, senza soccorrere madre
e padre. Ma sul diciottenne, specifica
il procuratore, pesa la confessione
“preventiva”, il biglietto trovatogli in
casa, da cui si evince che quantomeno per lui si tratterebbe di un
“dolo non d’impeto”. Oltre al breve
intervallo tra l’arrivo in casa e gli
spari, c’è anche la sequenza dei
colpi a rafforzare la tesi dell’accusa:
prima Tagliata si sarebbe “concentrato” sulla donna e poi sul marito,
senza sparare a caso, e che la ragazza
si opponesse.
La Pierini, secondo l’autopsia, è stata
raggiunta da tre colpi, uno mortale
alla regione parietale destra, uno al
fianco destro e uno di striscio al
braccio sinistro. È caduta a terra ed
è morta subito. Restano gravi e stabili
invece le condizioni cliniche del marito Fabio Giacconi, sottufficiale dell'Aeronautica ricoverato in prognosi
riservata nella Clinica di rianimazione
dell'Ospedale di Ancona.
Una tragedia, secondo i Carabinieri,
non casuale, ma ben pianificata, che
richiama alla mente la strage compiuta dai fidanzatini Omar ed Erika
alcuni anni addietro. A morire, in
quel caso, furono Susy Cassini, 45
anni e di Gianluca De Nardo, 12,
madre e fratello di Erika.
Barbara Fruch
Milano e Varese, che hanno
scavato sotto le macerie della
casa e hanno condotto le ricerche anche con l'aiuto di
cani per verificare la presenza
di eventuali feriti.
“C'era stato un allarme, ma
sembrava rientrato” ha detto
il sindaco di Cerro Maggiore,
Teresina Rossetti. Dopo i lavori
per la posa della fibra ottica,
gli abitanti della zona avevano
segnalato martedì un intenso
odore di gas. Dalle prime ipotesi sarebbero stati questi scavi
a creare il danno alle tubature
che avrebbero portato allo
scoppio.
Caduta dalla nave,
scagiona il compagno
on si voleva suicidare.
Ma non la voleva neppure
uccidere il suo compagno.
Resta dunque un mistero su
quel volo di 35 metri avvenuto
lo scorso 19 luglio quando si
trovava a bordo della Costa Fortuna per una vacanza nei fiordi
norvegesi. Laura Flora Stuardo,
torinese 53enne, è stata recuperata in stato di coma. Gli inquirenti avevano pensato a un
tentativo di suicidio. Ma quando
si è svegliata, ha dichiarato di
non ricordare nulla dell’accaduto,
ma di non aver mai pensato di
togliersi la vita.
A finire nell’occhio del ciclone
N
era stato anche il compagno,
che ora viene però scagionato
dalla stessa 53enne. «Non volevo suicidarmi né mi ha spinto
Gianni, spero col tempo di poter
ricordare – racconta la donna
uscita dal coma – La mia memoria si ferma al giorno precedente, quando ero sul ponte a
fotografare le cascate. Poi il
buio: il resto me l’hanno raccontato. Per esempio, che quella
mattina sono andata dal parrucchiere è un episodio che ho
scoperto dal mio compagno. Al
momento posso solo dire che
credo al mio compagno, non
ricordo il litigio prima della ca-
duta di cui parla il personale
della nave. Non penso che potrebbe mai fare una cosa tremenda come buttarmi in acqua.
E non capisco perché, se non
ho cercato di suicidarmi, si debba sospettare di Gianni».
L’uomo, però, è attualmente indagato per maltrattamenti e tentato omicidio e la Stuardo ammette: «Abbiamo avuto cinque
o sei litigi violenti. Gianni era
disperato per motivi professionali e familiari. Io cercavo di
aiutarlo. È stato violento, ma,
ogni volta, l’ho denunciato, anche se poi ho ritirato le querele.
Ora siamo innamoratissimi».
12
Giovedì 12 novembre 2015
CULTURA & SOCIETÀ
AL PALAZZO DEI DIAMANTI, UNA MOSTRA RICORDA IL MAESTRO A CENTO ANNI DA QUANDO DIPINSE I SUOI CAPOLAVORI NELLA CITTÀ ESTENSE
Metafisica e avanguardie, De Chirico a Ferrara
di Emma Moriconi
appuntamento con De
Chirico è a Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, in Corso Ercole I d'Este n. 21. Si
tratta di una mostra che ricorda il
Maestro a cento anni da quando
creò i suoi capolavori metafisici
nella città estense, che è organizzata
dalla Fondazione Ferrara Arte e
dalla Staatsgalerie di Stoccarda in
collaborazione con l’Archivio dell’Arte Metafisica. L'esposizione è
curata da Paolo Baldacci e Gerd
Roos e - dice il comunicato dedicato
all'evento - "celebra questa importante stagione dell’arte italiana e
documenta la profonda influenza
che queste opere ebbero su Carlo
Carrà e Giorgio Morandi, e poco
dopo sulle avanguardie europee
del dadaismo, del surrealismo e
della Nuova oggettività".
Riepilogando le vicende del tempo,
quando l’Italia entrò nella prima
guerra mondiale, de Chirico e suo
fratello Alberto Savinio lasciarono
Parigi per arruolarsi. Alla fine di
giugno 1915 vennero assegnati al
27° reggimento di fanteria di Ferrara.
"Il soggiorno nella città emiliana dice ancora l'organizzazione - determina cambiamenti profondi, tanto
nella pittura di Giorgio e nei temi
ispiratori dei suoi quadri quanto
nelle creazioni di Alberto, che a
Ferrara abbandona decisamente la
musica per dedicarsi solo alla scrittura. Travolto da un’ondata di romantica commozione di fronte alla
bellezza della città e al ritmo sospeso
della sua vita, de Chirico la rende
protagonista di alcuni dei suoi dipinti
L’
più famosi, nei quali il Castello
Estense o le grandi piazze deserte
e senza tempo svolgono un ruolo
di magica affabulazione (I progetti
della fanciulla, 1915, Il grande metafisico, 1917, Le Muse inquietanti,
1918)". Estremamente suggestiva la
descrizione dell'atmosfera: "Nella
pittura ferrarese - dice infatti ancora
il comunicato dedicato all'evento stanze segrete dalle prospettive vertiginose fanno da sfondo agli oggetti
più strani o più comuni che l’artista
individuava nelle sue esplorazioni
tra i vicoli del ghetto, e su pavimenti
in fuga verso l’orizzonte, tra rosse
quinte teatrali che mimano edifici
del Rinascimento, sciolgono il loro
canto malinconico i grandi manichini
senza volto (Il Trovatore, 1917, Ettore
e Andromaca, 1917). Le tele si accendono di un cromatismo intenso,
dai vani delle finestre si intravedono
scorci di architetture, i quadri nel
quadro propongono l’eterna sfida
tra realtà e illusione, e gli agglomerati di scatole con carte geografiche
mute, biscotti, strumenti da disegno
e di misurazione, anticipano le accumulazioni scultoree dadaiste: oggetti isolati dal loro contesto e riassemblati per evocare nuovi significati
e suscitare nello spettatore un senso
di straniamento".
Si tratta della prima mostra dedicata
all’indagine e all’approfondimento
delle peculiarità artistiche e culturali
di questo periodo. Un periodo decisamente cruciale per l’arte italiana
ed europea.
Ed è estremamente suggestivo pensare che parliamo dei capolavori
dipinti da De Chirico e Carrà nel
1917 a Villa del Seminario. I due in-
fatti si ritrovarono ricoverati insieme
in questa struttura, che è un ospedale psichiatrico militare per la
cura delle nevrosi di guerra. Quelle
opere sono il risultato dell'intenso
sodalizio di lavoro che i due artisti
condivisero in quel particolarissimo
frangente.
Si potranno ammirare gli originali
dei grandi manichini di Giorgio de
Chirico del 1917-18 insieme alla
serie quasi completa delle opere
metafisiche di Carrà: Il gentiluomo
briaco, Composizione TA, Penelope,
Natura morta con la squadra, La
camera incantata, Solitudine, Madre
e figlio, Il dio ermafrodito, L’ovale
delle apparizioni, Il cavaliere dello
spirito occidentale, Il figlio del costruttore.
c'è poi Giorgio Morandi, con le tele
realizzate tra il 1916 e il 1919: dalla
famosa “natura morta rosa” fino a
quelle coi busti di manichino e con
i vasi sul tavolo rotondo del 1919.
Presente, con poche ma significative
opere, anche Filippo de Pisis, il primo e più fedele compagno ferrarese
di de Chirico (Natura morta accidentale, 1919-20, I pesci sacri, 1926,
Natura morta con gli occhi, 1923).
Oltre settanta le opere proposte,
provenienti dai principali musei e
collezioni di tutto il mondo, il cui
fulcro sono tele realizzate da de
Chirico negli anni ferraresi. Scandita
in sezioni cronologico-tematiche,
la rassegna è arricchita da una selezione di dipinti, ready made, acquerelli, disegni, collage e fotografie
degli artisti che si ispirarono al
maestro italiano.
Con il biglietto d’ingresso all’esposizione di Palazzo dei Diamanti,
sarà possibile accedere gratuitamente alla mostra "Il manichino e
i suoi paesaggi" presso la Palazzina
Marfisa d’Este e alla mostra site
specific di Mustafa Sabbagh, ispirata all’opera di Alberto Savinio,
al Museo Civico di Storia Naturale
di Ferrara. Si comincia il 14 novembre, la mostra sarà aperta fino
al 28 febbraio 2016.
LE CREATURE SOPRANNATURALI SONO SPESSO PROTAGONISTE DELLE STORIE CHE APPASSIONANO GIOVANI E GIOVANISSIMI
Tutti pazzi per le serie Tv
Da Supernatural a Teen Wolf passando per Flash, Arrow e Game of Thrones
ante sono le serie televisive
che in questi ultimi anni
(dal 2005 circa) ci hanno
appassionato molto; stiamo parlando di programmi come “Trono
di Spade”, “Supernatural”; “Teen
Wolf” e tante atre ancora.
Gli appuntamenti più attesi per
il nuovo anno sono sicuramente
“Trono di Spade”, il quale darà
inizio alla “sesta avventura” della
sua storia televisiva; sesta stagione che, però, non avrà inizio
prima di maggio, in quanto
l’HBO (casa che produce e distribuisce la serie) ha già in
programma di mandare in onda
almeno altre tre programmi in
aprile (mese nel quale è consuetudine mandare in onda
“Game of Thrones”); ma non
finisce qui la lista degli “appuntamenti da non perdere”.
Difatti, il catalogo delle esposizioni
non si chiude unicamente ai “Sette Regni”, perché in proposito
alle serie più attese ci sono anche
altri incontri ai quali non si può
mancare; stiamo parlando di
serie come “Arrow” e “The
Flash”, che ci hanno appassionato
molto e, allo stesso tempo, lasciato
con il fiato sospeso. “The Flash”,
in particolar modo, rispetto ad
T
“Arrow” in quanto la stagione
appena conclusa di quest’ultima
non ha lasciato troppe vicende
in sospeso. “The Flash” invece
ci ha lasciati un po' di attesa: la
stagione si è infatti conclusa con
Barry, travestito da “Flash”, che
usa la sua supervelocità nel tentativo di richiudere il portale generatosi a causa dell’utilizzo dell’acceleratore di particelle; nulla
è certo e nulla è escluso su quello
che potrebbe accadere, ed è
anche per questo che si attende
l’inizio della nuova stagione. Questa, però, non è iniziata in ottobre,
come da tradizione, perché si è
avuto qualche problema con l’ufficializzazione della data di uscita
del programma in Italia, problemi
che poi si sono risolti. Così la
data individuata per l'uscita delle
due nuove stagioni di “The Flash”
ed “Arrow” è stata formalizzata.
Sarà a febbraio 2016.
Se invece si vuole andare ancor
di più sul soprannaturale abbiamo, appunto, “Supernatural” e
“Teen Wolf”. “Supernatural” è
una serie televisiva che racconta
le vicende di moltissime creature
soprannaturali, ci sono licantropi,
fantasmi, spettri, vampiri, wendigo e molte altre; una serie televisiva che ha attirato moltissimi,
sia più grandi che piccini, in
quanto è una serie che tratta tali
argomenti non facendoli apparire
troppo “pesanti” e, di conseguenza, consente la visione ad
un pubblico molto vasto.
“Teen Wolf”, invece, è una serie
televisiva che attrae maggiormente un pubblico di età compresa tra i 10 ed i 17 , anche se
piace anche ai più grandi; è una
serie “specializzata” in licantropia che narra le storie di ragazzi
che hanno ricevuto il morso dall’
“alfa” e, grazie ad esso, riescono
a sviluppare dei poteri soprannaturali. Essi sono differenti l’uno
dall’altro: una volta ricevuto “il
morso”, ci si trasforma nella
“creatura” rappresentata maggiormente dall' “io interiore” di
ciascuno. La storia narra le avventure di Scott, Stiles ed i loro
amici; i casi e le vicissitudini in
cui si viene a trovare il “branco”
di Scott sono collegati l’uno all’altro in base ad una storia che
procede in parallelo e che si
snoda sulla quotidianità che un
adolescente, appunto “Teen”, si
vede costretto ad affrontare. Vale
a dire amici, amori adolescenziali, famiglie che non riescono
a pagare i debiti e quant’altro;
più recente sarà invece l’appuntamento con la quinta stagione di “Teen Wolf” che farà il
suo debutto in Italia il 30 novembre con la puntata “Creatures of the night” (“Creature
della notte”).
Come già detto, tanti sono gli
appuntamenti televisivi per il
prossimo anno; da non perdere
assolutamente, se siete appassionati di Serie TV.
Marco Buonasorte