Terre Alte 2007 Livio Felluga: prova tappo a vite superata!

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Terre Alte 2007 Livio Felluga: prova tappo a vite superata!
Terre Alte 2007 Livio Felluga: prova tappo a vite superata!
E’ opinione comune che uno dei requisiti irrinunciabili di un grande vino bianco autenticamente
degno di questo nome sia non solo, nel caso di un vino espressione di un’unica cultivar, la
riconoscibilità varietale, oppure la complessità, la multiforme gamma aromatica, il far cogliere
l’unicità del terroir di origine, oppure la mineralità, ma soprattutto la capacità di evoluzione nel
tempo.
Un vino bianco da consumare giovanissimo, che esprime tutto il proprio meglio nel breve
“espace d’une nuit” rappresentato da un anno o al massimo due, e che poi invece di acquisire
complessità e finezza perde espressività non sarà mai un grande vino. Da questo punto di vista
non v’è dubbio che il Colli orientali del Friuli Rosazzo bianco Terre Alte sia un grande vino.
Buono da giovane, con il suo calibrato assemblaggio di uve Friulano, Pinot Bianco e
Sauvignon, coltivate su terreni ricchi di marne e arenarie di origine eocenica in quel posto
speciale che é Rosazzo, il Terre Alte, creato nel 1981 dalla fantasia e dall’intraprendenza di
quel grande personaggio del vino, e non solo friulano, che è
Livio Felluga
, creatore di
un’azienda
, ora condotta dai suoi figli, che vanta un’estensione collinare nel Collio e nei Colli Orientali del
Friuli di oltre 160 ettari di proprietà, di cui 155 a vigneto.
E’ notorio che il Terre Alte sia un vino di grande struttura e con l’invecchiamento acquisisce
un’evoluzione terziaria di notevole complessità, elementi favoriti da una tecnica di vinificazione
che prevede che Pinot Bianco e Sauvignon fermentino a temperatura controllata in vasche di
acciaio inox dove maturano per circa dieci mesi, mentre il Friulano (ovvero il Tocai, come non lo
si può più chiamare…) viene fatto fermentare e viene affinato in piccole botti di rovere francese.
Il tutto seguito dall’assemblaggio, dopo dieci mesi dei rispettivi affinamenti.
Con questo “eno-pedigree” di tutto rispetto, forte della considerazione di larga parte della critica
che lo considera da tempo come uno dei migliori cinque – dieci migliori vini bianchi in assoluto,
e considerata la sua favorevole disposizione ad evolvere in bottiglia, verrebbe difficile pensare
che per quell’elemento cruciale e difficile che è il tappo, fonte di incubi per ogni produttore,
l’azienda si sarebbe scostata dalla scelta di un tradizionale tappo di sughero. Pur con tutti i
rischi che si corrono con un’opzione del genere.
Invece in casa Felluga, in base ad una sperimentazione annunciata qui , si è “individuato nel
tappo a vite un idoneo sistema di chiusura per alcuni nostri vini”. Questo perché “i vini
imbottigliati con tappo a vite mantengono freschezza e fragranza del frutto. Ogni piccola
sfumatura del profilo aromatico viene preservata. Ogni bottiglia si esprime al meglio”.
Così per “salvaguardare l’integrità del vino e rendere perfettamente godibile ogni singola
bottiglia stappata”, e per “contrastare la variabilità organolettica che talvolta si riscontra nei vini
imbottigliati”, particolarmente vini bianchi sensibili alla interazione con il sughero, da qualche
anno alcune partite di vini della Livio Felluga vengono imbottigliate non solo con il tappo
tradizionale, ma con lo screw cap.
In un articolo pubblicato lo scorso inverno avevo in qualche modo contestato la scelta
aziendale di adottare il tappo a vite per un vino affinato (a mio avviso in modo eccessivo) in
piccoli fusti di rovere francese. In questo caso, di fronte all’eccellenza e soprattutto all’integrità
manifestata da una bottiglia di Terre Alte annata 2007 chiusa con tappo a vite e provata dopo
circa tre anni di permanenza nella mia cantina, devo riconoscere che la scelta del tappo
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alternativo è stata eccellente. E che il vino si è presentato in perfetta forma, facendosi
apprezzare sino all’ultima goccia. Colore paglierino oro squillante, pieno di riflessi luminosi,
mostra subito un naso intenso, fragrante, complesso, ricco di energia, freschissimo nel suo
modo di esprimersi e di mostrare svariate sfumature aromatiche, dalle note di agrumi, fiori
bianchi, pesca bianca e nettarina, anice, e soprattutto pietra focaia, con una mineralità e un sale
davvero fantastici.
Bene anche la bocca, ricca e piena, con un alcol (13,50°) molto ben calibrato e mai eccessivo
(come accade talvolta con molti Friulano), un gusto ampio, ricco di sapore, di grande intensità e
nerbo sapido, con bella tessitura e densità, un frutto integro e succoso e soprattutto tanta
energia, con una persistenza lunga e salata e una bellissima intensità che regala piacevolezza
e godibilità ad ogni sorso.
Cinque anni ed un vino in perfetta forma, senza nessuna nota di involuzione o di stanchezza.
Come è logico attendersi da un classico del vino (bianco) italiano com’è il Terre Alte…
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N.B.
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