nazionalismo italiano

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nazionalismo italiano
OOTTRINA }I; PROGRAMMA
UEL
NAZIONALISMO ITALIANO
SOMMARIO
DI
I
L
MODENA
'
ura del Oruppo Nazionalista '
<Jorao Umberto, 1.
1914.
I
~DXD:~
DOTT1UNA E PROHRA)DIA
Ili .I .
NAZIONALISMO ITALIANO
SOMMARIO
J)l
GUIDO VITALI
MODlrnA
A
cura
del Gruppo Nazionali sta
Corso lJ 111 herto, l.
HlH.
Il prcsenLe 8ommario è stato ~criLLo pc·r
giovare a opera di propagazione specialmente fra, la gio,·entìt e fra t utti eoloro
\e :-;on tauti ! ) i quali, non ot:itaute il molto
ebe è stato stampai.o e Hi :>tarnpa i u proposito, sègnitano a domandare ehe cosa sia e
pe1Thè sia :-;orto il ~azionafonno. Ò do>uto
a tale uopo eoutenermi entrn precisi limiti,
i·idncenclo ht materia trattat}t in ciascun
paragrafo al minimo indispensabile: e non
cì detto <lh;tesamcn te del Ia tattica, cioè clel1' atteggiamento llcl ::S- azionalismo cli fronte
n.i partiti, percb(·, oltre che ne à già scritto
sì bene nel suo opn:-;colo il prof. A. Rocco,
esRa risulta nccessariameu te dalla contenenza,
c1ottrinaril-t (' p1·ogrammatica di CSRO.
P~ t M.
SOCIFl A' l li'O<ìRAFICA MOD ENESé
G. Y.
1xn1ug .
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HIU
l \l' l l'Ol.O l'l:l\\ll
L'orig ine de l Nazion alis m o.
I. Il partito liberale storico
pa g.
!)
1. L' i<lralili1 ~ot·11,li1->t11.
... 1.Ji nltl'i p ar tili ùor·
~\esL .. :;. 1: id1·11liln pel'ilntu.
I. ll1·<·nd1·nz:1 dd
pi't-rtil.lf lilwralt·.
;,. P1·c·ttdt-n1 ;1,<1 d ell<1 Xa7.ione.
lti
l [. La coscienza naz iona le .
1. )la11nmt:a d i c .....u Ht·:,!.li ltali:rni
t. L.11 1·0
:-.t'i1·nza 11aziu11ak dt~;..:,H allri popoli.
:1 Pt-·1 1111a pi11
fort1· l'0'<-·1t·11za t1a1'.iOn11lt1 ,
L I · i1lt•ali1a 11:1r.ioualista.
('A.l' ITOl.O ,.;Et"()\ IH >.
L a dottrina n azio nalis ta.
l. Defini zione de l Naziona lismo .
1. Pnuc·ipii, p1·011nsiti 1·
lismn. - :!. :\u:r.inn:ili .. m o
~I
l~
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3~
tl1·I \:izimrnput riotti:-..mo .
~ egli individui e dell e Na ziooi
l. llalla lolt 11 d1·1l1· :;p1•ri1· a qn1·ll:1 1l1·ll1· nn;r,ioualità.
- ~. Ln ilbprn~ir.io111· :tll:i 10!1 11.
:t J·~t ic · a tlf';..:,li in
1.li v id11i. - I (4~ tif11 dl'llt... Xmdoui.
l f. Etica
·JO
U l. Il pacifismo .
1. Il JHl l·i tismo
pag.
al1P!.!~iH1111·111i
ii11nt n si~1 ·11t1 ·.
-
:!.
I l prtc ifi-..mo
transig1·ttl1·.
IY La guerra .
4.3
1. Ln n~o.lU1 tlt·lln ~llt.'1Ta.
:2. La moralt.· ~klln
!!.'lH' lTa. - :1. Canse ed t·flt•tt i lh·lla guerra.
V . L' ora presente e 11 nos tro dovere .
4\1
l'\OICE · S0,l)IAR10
1' \
l'LTOl.11 n:I<ZO.
li programma del Nazionalismo.
I. I problemi naziona li .
i. Comt· li intt·mlt· il
pag.
Xnzioualismo. -
;,z
VORHHXE
JH~ L X .\~l0~AL1S)10
:!. J.u tliad ·
pliuu nat.ionnk. -- :~. Problemi intcrui e<.l
" · l'roblt-mi '1 acc·ro~d m t•nto.
1·:-. lM'lli. -
Il . L'accrescimen to della forza
l. Il
1. Ln fo1·t.a pt•r la dift·~n. - :.!. J.a forzn p1·r 1' of·
- :1. Lo ~piri to milibn·~.
fc·~n.
(Jl
Ul. L'accresci mento del prestigio .
1. La poli1inl
nlleanr.1•.
··~tt'l'il:.
:!.
L ' in·Nlenthnno.
a. lit•
IV. L'accrescimento della ricchezza .
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77'
1. .AtTh·!·wirneuto. 1100 n·di~n·ilm1.iout:'. -
2. L' emi
3. L' 1".ipsusio11e «·ommM·c·inh·.
J,' ,·111i~rai.inn1 · ttl'llHlta o 1·oloniulisn10.
•!'l:flt.iurw pacific'a
T.
Conclusione
partito liberale storico.
1. L'idealità socialista.
L'Italia unificaht non traversò forse 1uai momento 8Ì grave della s u;t Yìta politica interna ed
esterna .come op;gi che, p~·r l' alla~gato suffrag io, à
veduto irromper e nella vita publ1hca torrenti d'uomini nuovi impazienti ili trane profittn ila' diritti
c ivili a loro per la prima volta concecluti, con tutta
I' esal!az.ione frenPtit..:a in loro attizzata da conclottieri occhi uti che nel sovve rtimento d'ogni ordine
antico e present<' lor ad di !ano la nuova èra della
giustizia sociale.
Ora, le tradizioni l'r~mote e recenti, i metodi di
lotta, gli uomini, la compagine complesl'iva del
partito liberale italiano sono ta li da fare argine
saldo contro qur·sta corrente con un a r esistenza s·1
tenace da poter e riescir vittoriosa'? E, se cosi è, in
qua li modi ·) e quale idealità, qua l do ttrina, qual fede
opponendo a quelle onde il socialismo pretende
andare glorioso? Perchè si ba<li: se è Yero ed è risaputo che la rlottrina e I' idealità socialista possono,
sceverandone l' addobbo coreografico e di parata,
ridursi a una questione tutta economica, è pur vero
che tale addobbo coreografico giova mirabilmente
ad aggiungere luce e nobiltà alla questione fondamentale ; è pur vero che le \'aste e iperboliche
10
L'ORIGINE DEL NAZIONAL!S\10
<1S1'il'azion i cli giustizia, d'eguaglianza, di f'l'<ltl')]anza, d'amore che tale add~b~o a [~unto cost1tu1_scono ànno in sè e per -,è v1rt~ lum~no~a ~ calon
fera sufficente non solo ad Pcc1tare lenon ecl e11
tusia,.;mo t1Plle moltitudi ni con la loro ap pa relll._a,
quasi, di ver.bo reli~ioso, ma altres·1 a .tr~rre 111
incr·uino tutti quanti pur essendo convinti dC'lla
r11 iì\a delle aspira1i~ni materi_a!i del soc_ial_is1uc~,
amano vedere nelle lotte poht1~he ~ s.oc1a_li p111
I' atte"'"'iamento sentimentale e ideahst1co rn c1 11
per l<fpiìt si manifestano che non il m~v.c nte pratico e realistico da cui sempre ~111110 orig ine.
2.
an altri p ar titi
borghesi.
( ·1ie cosa a tutto ciò oppone il partito libe ra le~
IJico partito lib_era.le p~r cons<' r vargli .il nor:n~ sto r ico· ma doYrtH dire 11 complesso d1 tutti 1 non
soci;tlisti, la bor,qhesia, in 11uantn è in con trasto
con quel proletariato chl' agita a punto la fi accola
delle su <lette rivendicazion i. Dico partito liberale
per indicare l~ cla~se c he, ~opo avere p1·~p~rato _1·
compiuto l'umficaz1one naz10_nale, della ~3:z10ne f 1~
sempre al governo ed ebbe 10 cu~·a ~h m~eres~~
collettivi di essa specialmente 11e1 n g11ard1 s uoi
con J' estero su la hase fo ndamentale della con servazione dell' orilircamento sociale e del I' ord inamento politico costituiti con l' unificazione. \·onlio con ciò dunqne escluder e i elerieali, c he non
presero mai parte prima d' 01·a alla vita pubbl i_ca
nnzionale e che vi pre ndono pa rte adesso co n rn d irino confessionale, senza di ch e si ide ntificherebbero con i liberali. Vog!io escludere i repabùlie<mi, g ruppo esiguo, ma per l' addietr o alqua:nto
rumoroso, d i seguaci della te nde nza polit ico-soc1ale
adottata dal :Yiazzini negli u ltimi ann i, serbant i
solo, dell ' idealità nazionale che fu canone pr ecip uo
del pensiero mazziniano, u n male inteso irrede ntismo, e sem pre più discendenti, ora, per op por tun it;'1
di lotta sol tanto, verso il social ismo. Vog lio in fine
Il. l'·\10 I l'O 1.1111·.H.\I E STO lmO
11
e ,.;c1pra 111t10 esc!u<lere i radierr.li, g1·uppo più numcro,.;o del repubhhcano 11Hl. meno di lui definibile clte
men~r".l per u_n lato ti pare cedere agli influssi deÌ sov\'er,..1v1s1110 111 1111s111:a ~utlavia assai u.vveduta e pr udente), pP r laltro t1 ,;1 presenta con atte•raiamenti
legalitari e c11n 1111 esibizionismo di costitri~i onalit.'1
perl'Pttame11te borglwsi, e che riesce ad accor dar e
tale ~t r idente c11ntra<ldi1.ione sostanziale con il i::ulo
vincolo cli 11n vuoto anticlericalismo di manier a:
partito ambi~110 e, mi si passi il neologismo audace, ".espertili ò11 ic11 cl1e rada breve ternp_o i primi
assaggi de l poferP, che ciel potere n on u tuttavia
a,.,su11to 111ai fì 11 0 ad oggi la .responsablità, e il cui
avvento al pote1·e 1' even tuali tà c he non sar à mai
:tbbasta~za ?rpr~cat.a eia. quar~!i à.1~110 a cuore gli
rntcress1 naz1011ah, cioè <l 1 tu tt1 e d1 t utte le clas,.,;i
del la Na1ionc. Tale avvento darebbe la ì\azione in
balia del le cupidigie e clell' a11ari,.;mo egoistico, volgare, s frenato non d'una cla>'Se, c he i::arebbe minor male, non di un partito, che sarebbe male
anche minor<', 111a di un'ibrida co111unella di ar1 ivisii aspiran li eia"cuno a far !ire valere sè stesso
nell' aml1ito dellC' h;titu1.ioni con 'etichetta del sovversi,· ismo, non avendo nè di questo nè degli
amanti di quelle la rranea e risoluta leal tà.
3. L ' idealità perduta.
Che irlealitii, dunque, oppone il partito liberale
alla g rande e, s" p ur utopistica e me ndace, affa.sci nante i<lealifa c he illumina le aspirazioni r ealistiche del socinlismn !
Chi veggu e sa ppia osserva re con fe r mo cigl io
e con acu ta p u pi ll ~i i l partito liberale, e i suoi u omini, e il su o atleg~il:t. men lo sì recente c he odiern o;
chi vegg a ed e numeri g li a t ti di dedi zione, di timidezza, di pusillanim ità, cli viltà, i co mpromessi im·
puri, e le esitazio ni, e i silenzi, e le riserve, e le
prudenti equivoche dic hi a razioni degli nomin i suoi
so pra ttutto du rante le elezioni recenti, colui deYe
12
IL l'AHTI f'O Lllll·:RALI·. >;TORICO
L' ORIGI:\E DEL NAZIO:\ALIS.\10
pur concludere che dell' idealità nazionale r11111P
partito trasse vita e vigore 0fficent~ nulla pì_i1
-..ia rima"to se non una eco ben fioca. r aie, s1, tu
e do,·eva essere ed era l' idealità infor n1ativa del
orande partito che a buon diritto può rivendicare
~ sè l'unificazione d'Italia; e ci fu tempo che parv e,
quell'idealità, prendere s'i grande e assoluto soprav·
Yento da far perdere quasi di vista quale si voglia
questione d'ordine economico. Il partito liheral<·
parve e fu non il partito della borghesia, ma il partito di coloro che volevano prima rli tutto e soprn
tutto la vittoria della nazionalità. Conseguita la
vittoria, esso parve abbiosciarsi, si sdraiò nell'inertP
contemplazione dell'oper a compiuta, credette esaurito il s no compito. La grande idealitù nazional<>,
ra~giunta, non lo assisté più, come doveva, in un
vigoroso ascendere, in una sempre più intensa opern
di miglioramento di sè e del Paese : l'epoca che
inspirò a Giosue Carducci i terribili Giambi ed
/·.'podi, il decennio 18G.i-73, non fu che età di pie
coli uomini e di piccole cose, età di miseria materiale 1· morale che ben meritava il rovente epòdo
del Poeta Per la morte di Giovanni Cairoli, e la
celebra invettiva con cui esso si chiudeva:
.J. Decadenza del partito liberale.
:\~a. in \ano sonò la rampogna, in vano l' a1umo111mento. Il partito libera.le rispo,;e con un bravo.'
alla voce che l<J chiat11aYa \'ile. E qnando, più tardi,
h\I
:\faledetta sii tu, m ia patria a uti oa !
P
il più celebre oltraggio finale:
La uostra patria è vile'. ( 1)
(1) B pure non spirito di pa.r tc ayeva fatto erompere
l' acerba rampogna dal cuore del poeta prima it.al ian()
<·he repubblicano o democratico; sì amore puro e grande
d ella l:'atria, e dell'onore e della dignità e della forna
<li lei. l'lcriveva egli in fatti, a oomento di quel le invot
ti ve:
« Che illlportava, e ohe importerebbe a me, che 1' olig archia dei moderati, imbaldanzita dalla vittoria e raff1,r~ata rl.al conseguente militarismo, avesse seguitato a
trnrtare il paese anohe peggi o di prima~ ohe importava
1•>·~
dii- illlportorobh•', pur che l' Italia avesse vinto a Custoza
e a Lissa? .-\ tutto :-;1 riuwdi:t ft101· che al clisouore. E in
quell'anno l' l lalia ebho inooulato il disonor": cioè la
<liffidonza e il <lisprc1.l\o frelllente cli .;è stessa il Jisore1lito e il tlispre?.1.0 soglo(hil(imute delle altrn na;,ioni. So no
acerhe ]Jf\role q uesto eh' io scl'in>, lo so. ;\la anche so
<·be per un popolo che h:i no1110 <lai!' Italia non è vita
l'esse r nrnteri:ilmento rncrolto e sul 1·ifarsi eoonomica111enlc, e non avor<' uù nn' idea nè uu valore politioo.
11011 rappresentare nnlla, non oont1Lr unila, essere i11
Europa qnello ('hc> è il llHLtto nel giuoco de' tarocchi:
peggio, essern uu mc•11dimrntu, 11011 piì1 fautastico nti
pittore'SCO. che di qu11111lo in <tU:L1Hlo sporgo una nota
<liplornatica ai pass<\nl.i sul 111eroato politico, e quelli
ridono: essere un c:uuoriore !'hc chie<le la. mancia a
•1uelli che si levano satolli dnl famoso banchetto dello
uazioni, e quasi sempre, con la scusa del mal garbo, la
1Jlancia gli ò scontata in isohiaffi. Qu:indo sarà promosso
:t sensale o mor.l':ano ~ I .a gloria <lei le storiche città è
sostenuta eia.i cioeroni u <la gente· lli peggior couio. Le
più belle tra esse sospirM10 :il titolo e alla fama di locande e d i pot1triboli del l' l·:u ropa. E la plebe contadina
e cafona nmore di f1Lme. o imhestia <li pollagra. e di snperstir.ione, o emigr:L. Oh menatel:i almeno :L morire di
gloria contro i cau11011i df.'11' A11stria o della !~rancia!».
E gridava a n che, in momento forse cli rinnovata
speranr.a:
« E io or edo di ren 1lcre al re <1' Italia il massimo
o uor11 , qua.udo io lo veggo iu fantasia su I' Alpi giulie a
<~avallo, capo (lei suo popolo, segn:iro con la spada i on.·
turali confini della più grande nozione latino ..... Viva.
1' Italia! sempre e su tutto l' lt:ililt ! .. .. . lItalia incoro11ata con seqno di vittoria sii I' AlJli ! l ' Italht sospinge nte
i s uoi pacilioi o to11011ii u 11vigl i sul Medi terra n eo ! ..... I•:
<'ome il poeta latino ..... in <•ous petto del Mediterraneo
l'l1e fu v ia della e1ivilt:ì., ripeto - O sole, tu non poss:i.
'·,eder m ai 111111:1 piì'l grande ,. pih hcllo d'Italia e cli
homa! - ».
"
1.
14
15
L' ORIGl.'IE IJEL NAZJO:-;ALl'>'IO
IL PARTITO Lll!J·:l{AI C: Sl'01{if'O
ht novissima questione del proletariato ascese su
l'orizzonte storico fiammeggiando del!' idealità di
e"'uaglianza, di amore mondiale e, speeialmente,
dl giustizia che la ravvolgeva, e:-<so 11on ritroYò, a
rroì1teggiarla e a resisterle, il -..ussidio d'una grande
idealità sua, della "ola grande idealità che doveva
essere sua. Esso l'aveva prrdutcl. l•:bbe solo un
sentimento e una ::;o!Jecitudine d'ordine cslusin\
mente egoistici. di conserYazionc propria, di el:isse :
e cercò salute nella bassa menzogna tlel radil'ali smo di tutte le gradazioni. in pùrnle, ciò è, P in
atteggiamenti di ipocrisia e di parziale dedizione,
in virtù delle quali la borglicsia, contro In questione economica nuova, s' illudeYa e s'illude stoltamente di difendere la questione economica propria non già e non pili con il sussidio di una grande
idealità sua, ma con 1· abbietta finzione rlell' abbracciare ella l'idealità degli avversari. Jo: a poco
a poco la trista !ne di menzogna e di d0dizionr
che è il fondo di tutto iJ radicalis1110 cnpitalif.ita,
affarista e borghese si venne comunican<lo al partito liberale che ancora ne era rimasto puro. Si
poté vedere nel trascorso ventennio; si vide di pili
in più negli ultimi anni; si è ,·eduto più che rnni
n<>I periodo recente delle elezioni politiche per la
XXIV legislatura: si continua a ,·edere ora. No11
pili franchezza nè coraggio di sostenere apertamente le propl'ie opinioni; in quasi tutti, cura af
l'annosa di apparire aYanzati, avanzatissimi, ultramoderni; in tutti, sacro terrore di sembrar reazio nari o clericali o retrivi. Fu una Jedizione supina
<l'ogni giorno e <l'ogni ora; ogni nuova conquisi a
del socialismo era sègnata <la un orientamento più,
dicevano, progr0ssista del partito, quale offa cautelativa e, al meno sul momento, assopitrice di
quel cerbero assai più che trifauce. Mezzo quallt' altri mai pericoloso, questo, non dico, che si capisce, per la dignità del partito, ma anche per lr1
;;ua stessa esistenza avvenire· disastrosissimo poi
oltre il credihi10, rovinoso arldlrittura e mortale per
!a :\'azione, del!a q~1ale prin1a che i propri erano
'? ~ur.a. al pari~to _liberale i u:elosi, i sacri, gli aJtiss1m1 rnt~ress1. I:<u allora per la Nazione come di
nna. nav.e m mar t~mpestoso, ove la ciurma e i
1:ap1 e 1 passeggeri contende<;sero trucemente e
fo'.sennatam~nte f'ra loro, lasciando andare il navigho alla deriva; andò alln deriva, nel!' oceano procelloso dc>Jla : ita .int0rnazionale, special mente per
C?lpa ~el ,1~art1to liberale chr, lo 1·ipeto, oltre il dintto d1 d~lend~re In proprh1 vita di fronte ali' assalt? degli altri pa'.titi, a vcva i I dovere di <lifendere
e. d1 ~utclare e <l1 fai· avanzare gli interes;;i e la
vita d1 tutta la Nazione.
5. Decadenza della Nazione.
_ ~,'invilime~1Lo mornle d~l p~rtito ~ominciù presto,
subito dopo ~ .ayou1., con il H.1casoh, uomo politicamente debohss1mo, che, tutto dedito alla fìnanz·t
de:I nuorn Stato, iniziò la trista traclizione del pied~
di casa con la famosa frase: « Nè "'uadaonarn nè
perdere »; seguitò co11 la f"rmazion~ del I~ con;orlerie da un lato e gli al'mcggi della Sinistra dal!' altr<;t; .tra,·erso il confusioni,,mo già 1111 poco trasform1st1co <lei Menabrea, ~iunse alle ~ economie
fino <ti!' o,.;so » dcl Lanza, \;hc vedeva nel!' esercito
,:;olo la difesa del territorio e designava la flotta
~e spe_ran?-a. del I' avve11ire commerciale», e durante
il cui m1111stero avvenne quell'entrata in Roma del
1~70 eh: suscit~>, per. i modi con i quttli fu compmta, s1 fiere 111vetl1ve e si aspri sarcasmi nel
p,cieta dei Giambi ed Epodi. llnico suo nobile e
risoluto atto fu allora la Legge delle guarentigie:
ma ben presio esso riprese la parabola <liscendente
finchè, in seguito alle pl'ime agitazioni proletari~
e. internazionaliste, _cedette alla corrente cc progressista » e <lemocrat1zzante; ne l 1876 in fatti assumeva il potere per la prima \'Olta la Sinistra 0<>uiu~ta dal Deprei1s e rappresentata specialmente dal
N1cotera e dallo Zanardelli, il quale ultimo allora,
16
L'ORIGINE DEL .'\'AZIONALl'i.\10
più elle a sinistra, si avvicinava a quella estrc111a
sini,;tra che col Cairoli rappresenta va la pilt genuina tradizione del garilialdismo parlamentare
e col Bertani una viva tendenza verso un'incerta
forma di repubblica sociale. L'idea e la tradizio11P
liberale seguitò a perdere virtù e idealità e viYacità col Cairoli, 1' uomo nefasto della politica<< delle
mani nette », per l'insipienza del quale l'Italia
fece si meschilla figura e partecipò si poco util
men te per sé (si ricordi Cavour al congresso di
Pttrigi ~) al congresso di Berlino del 1878 d' onde
1' Austria esci sì note voi mente l'i nforzala; e per
1' ignavia del quale, mentre eomprava la baia
<i' Assab per fondarvi. una colonia, I' Italia vedi' va,
non o~ta11te lo strepitare che per lungo temp11
aveva fatto il Cialdini ambasciatore a Parigi, sta·
l1ilirsi la Francia in Tunisia, sebbene <'Ssa vi aves$1'
tanta autorità e tanti capitali, e sebbene lo stei':so
Hismarck avesse tanto per I' addiet!'0 insistito a
che il governo italiano l'occupasse.
Parve questa, qual era, una scia!!ura nazionale·
certo, uopo Lissa e Custoza, l'Italia non ne a\'e\'d
<i\ ule sl gravi. Ma vane furono Je d imostrazio11i
1~opolari, va_n~ le proteste angosciose d'ogni pa1··
11.to; la Tunisia era perduta per semp!'(\ senza che
c1 fosse alcuna spe_ranza di \edere nel partito liberale tornar la coscienza del suo dovere e della !';Ua
111issione. Segui I' infelice \'ian-ajo dei Reali~ ·t
Vienna; segui la politica del « tl'~~formismo » inau<·
gurata. da quel Giolitti di trent" anni fa clie fu il
Depretis,, 8;CCompag'.lata da quella triste depressione
cleJ!o SplI'ltO pu~bhco e r!a C]Ue!Ja COl'l'UZÌOne <»a~az7:ante e sf~cc1ata che diè rilievo si cu rioso ~1 II azione r eatt iva riel Coccapieller e dello Sbarbaro
no~ che d~ll' l~briani. E si era, nel 1882, commesso'
11n e.rrore tde:itico a quello Ji Tunisi riflutando cli
mler1r~ a un rntervento in Egitto con!' Jngltiltcrra,
che c1 era andata da sola e .... che c'è ancora·
colpa. qL~esta! come .quella di Tunisi, i c1ti doloroi':{
e!Yetli I Italia senti materialmente nella 1·c>cente
17
im resn libica. E segui, dnl 188::i a! 18~<;, il lungo
trifte periodo della prima guerra J •\fr1ca, c.h~ nel
amplesso pur rivelando ali' Italia un m111istro
~~~~ cper la p~imu. vo~ta d.01_io c.a.vo~r 0_ra degno
<l Il'. Jtissimo ufficio, Francesco Cr1sp1, rrnse anche
ù :: nudo tutta la miseria e !~.debolezza del par~to liberale. Fu il momento p111 vergo~~oso! che
·1 Je 8Conlìtte diplo111aliche e n11htari !Jlll
prep a r<inaugurava
.
dure·
col Dr. H,ut1·1111. u.na p o l't'c
1 .1 a "O'ret. ·
t·une'nte n'nanziaria e vilmente 111ternazi~male .111
<d. a q11ella « mcgalomanP », fasto>-a e rmeeriafis~~ del Cri spi; iniziò il metodo ~ella « lcs11~a »,
ai utato Jal Luzzatti e dal ('.olornbo, r.1 qua_le ult11~10,
· terprete di una borghesia sen.za 1de:;tlità e rm·
':1~fusa in un utilitarismo immediato, ~ice~a aper~amente dover I' ltal!a, smesse. le \'el_leit,fi d1 grande
otenza, N1.ssegnars1 e comp1acers1 d una . parte
~econdarin, come la Spagna » ( L) ; e sopprm~ev::i­
.molte scuole ali' est~ro, e _pr~pone;a al Re d: r1
durre il numero !lei corpi d armata, . e las9,1,ava
che la Francia brigasse a nostro dann() nel I 1grè
e nello Scioa.
.
Tornò, ma troppo tar<_li 1 ma sc:ilo per raccog 11ere
i tristi effetti di tal ~olr.ti~a sc1a.gu1·ata, .m.a dop.o
il primo ministero G10litt1 e .gli. !';Caudali. dell3:
Banca Romana, Fran~e>-c9 .C'.r1s~1; e ~egu1ron9 ~
Fasci dei lavoratori 1l1 ~1cdia, 1. mc:it.1 ai:ia rcluc~
in Luniofana, e, dopo hren successi m1h~<.~l'l, Adua:
E to~nò Rudini, col favore de' par t1t1 estremi
e in odio al «militarismo .>li e la sua lunga nefasta
1nbra si protese rìno al ministero Saracco, durante
f1 quale ]'Italia mostrò anche una \'OH~ _la st~a
imperizia e la sna inettit11dinc nella spedlZlone 111
Cina.
,,
d e Jr1, G'10E tornò da ullimo, eon e <1opo ;;anar
vanni Giolitti.
IL l'AR'l'ITO LlllERALE ;)TOH.ICO
f
(l) A. Gonr,
n
Regno cl' Italia, Cap. \ TI.
L' ORICIXE DEL :';AZIONALl::;~JO
11. La coscienza nazionale.
J. Mancanza di essa negli Italiani.
Tutta questa miseria l1isognava ricordare, !SÌ<\
pure per sommi capi, per mostrar cni fatti conte
il popolo italiano sia stato, dal giorno del ~uo co
sti 111irsi nominale in nazi0ne, privo cl i quel la sens1bilitrì colleltù:a che è fondamento di una vigo
rosa e feconda eoseienza nazionale. (~nalche >.lltrr.
ratto è però utile ricordare, sia pur rapiòissimame11 te (1 ).
Tre anni or sono una nobil(• ca111pagna fu co111
llattuta per l'italianità contro la gcrmanizzazio11e
del Garda, suscitando fervore, assentimento, entus iasmo. Con che profitto? G1i albergatori e g li ~pe­
culatori clella regione seguitarono per cupidigia di
guadagno 11011 solo a tollerare le infiltrazioni tenaci
e av,erlute del pangermanismo che guarda <t Verona comP a una Baltren tedesca, ma nnclte ad
usare inse;..me, denominazioni. indicazioni vistose
in tedesco, mentre per conto loro i pangermanisti
pubblicavano nella lnsùruck Xacltrichten una dichiarazione di sfida insolente: « Le querimonie
degli Italiani non ci fanno arretrare rli un passo;
noi continueremo ad ini·adere il Garda, non parleremo ><e uon tedesco, non ci rivolgeremo se non
alle ditte terlesche, continueremo a eonsiderarci
più che mai in easa nostra ». E si tratta della
1·egione che costituisce il tallone d' Acltille della
nostra difesa militare!
Gli s fratti manu militari da parte del governo
austriaco nelle terre irredente sono co><a <l'ogni
(1) Ne trastelgo qui e là, fra i più sig11ifioath·i, dnl1' eccellente opuscolo di X, Prinoipii generali tlel JJ1'Q!J1'amnw tlel Sazionali~mo italiano. Roma, W Modes, editore.
L·\ CO!>C'll·;;o.;z.\ ;o.;AZ!O:'<AU,;
1!1
µ-iorno, è pur recente l'opera del luop:otenente Hoh~nl?e a yri.este, opera pratica contC'mporanea alle
rl1ch1araz1om ulJiciali di identilrì di cedute e ali' opera. puramente teorica di avvicinamento rlci
Goverm delle due 11azioni a lleate, pu r ieri riproclamata s~lcn.nen!entP nel con\'egno cli Abbazia.
In pr:ovrnc1a ~1 Porto l\Iaur izio si parla ad alla
Yoee dei benefici rl1e frutterebbe l'unione con la
Francia; è re.cente un pubblico comizio inspirato
a questo sent11nento, contro il Governo che si riteneva non favo1·isse a bastauza l' indust r·ia olenria
della regione.
cc Eg1~alme1.11e 3: 'fr<;lpani si protesta per la condanna <l un c·1ttad1110 lll}llzanrlo l;1 bandiera fran~ese; in tutte le città le dim0strazioni popolari si
la nn o ~I s~ono .della .Marsigli r>se; nella capitale si
lPstegg1a l elezione cl 1 un depu lato andando a ren dere omaggio ali' Ambasci<1tore <li Francia».
Il Tourinr; Club (già nella denominazione si
adott~no termini stranieri!) « si ost ina a dare nelle
proprie carte geop;ra fìcbe nomi slavi a localit~1
prettamente italiane del l'Istria. La Camera di Commercio dell' btria invita il Comune rli Trieste ali' Esposizione del 1911 con una lettera scr itta in
tedesco. L'Amministrazione delle fetTovie fa stampare . sui biglietti Trient P 1'riest mentre quella
austriaca stam pa Trento e Trieste. li Comune di
lJdine pubblica avvisi per le fìere in ,,Javo. ll Governo di Val d'Aosta :<Cri ve s11 g li uffici postali
Bureau des poste.'! »
Kelle sciagure naz ionali l terremoti inondazioni, ecc.) si tende con indiflercnza la ~ano a<> li
stranieri. s i accetta con entusiasmo fin I' offe~ta
di Menelik ! lo ò udito co' miei orecchi in una città
orientale, da italiani «denaturati » e incolti dire
che I' Italia poteva fare l' impresa libica in C:razia
delle enormi somm e di denaro ricev ute dall'~stero
n0l1'occasione d~l terremoto del 1908, il quale si trasformava cos\ m av,·ed uta s peculazione del Governo; e un g iorna le u m ori~tico te desco t< pubbli-
LA COSC'Il=;NZA :\AZIO\;ALE
L' Ol{IG!NE DEL NAZ I ONAL!S~IO
:20
cav11 un disegno r appresentante il Re <l' Italia in
atto <li attingere denari dal recipientP ov' era l' obolo mondiale per versarli in a ltro recip iente d.al
quale uscivano fucili e cannoni >i.
Quando fu fatta la sottoscrizione per la !lotta
aerea, alcuno CPrcò e divulgò per la sta111pa un
mezzo adatto a spillar quattrini agli stranieri rpsidenti in Italia !
Quando l'Imperatore di (iermanin fu a !{orna
in visita ufficiale, si per mi!'le che per recar si in
Vaticano partisse dall' Am basciat<'t h' clesca in cm·
rozza circondata dai suoi soldati che cavalca vano
per le vie di Roma armati e scortati dai nostri carabinieri.
Venticinque anni fa il Govemo lllandava una
squactrn a salutare il presidente della repubblica
francese, Sa<li Carnet, nelle acque della ( 'orsica;
cinque anni fa il Governo inviava per la s1Pssa
ragioni' il Duca di Genova nelle acque di '\izza (1)
i\Ia io non posso dilungarmi; cento altr e denunce <ll·lla nostra ,·iltà potrei fare, anche pa1·lando soltan to degli Italiani del Regno e del GoY1.·r110, senza <lire degli Ita liani stal>ilili ali' estero.
E rlovrei poi rifer irmi ancora alle parole br ucianti ilei Carducci citate in principio di questo
capitolo, e ad altre sue noi: rner:io c~lcbri_ e aspr:
del discorso per la morte d1 Gar;l1ald1, scritte 1 ahi ,
quanto in vano '. 1 più d i t rent'anni or sono: « In
tanta <legenerazione anche le Alp i si erano nbba--"ate, e i mari rattratti ; e l'aqui la ro mana intisil'hi Ya dentro la nuova ga bbia che le avevano fatta.
r coliold i e li gnomi trion favano. E gli uni i·icevPvan•> senza scrollar si g li scapaccioni agginstati
(1) « Uttran te la g uerra libica, si g iunse a p ubhl icaro
<·ome notizia oaLogorioa che le Potenze <lovev1iao rleci<i1'r1·
~B convenisse por termine alla g uen·a con una oon furenza ! E pan·e a mol ti. e parve alla T u rch i11, ch e l 'alta
direzione dei n ostri r a pporti con l a 'l'LLrc hia dipe ndesse
<lai volere clell() Potenze ». Op. cit.
21
alk lor ter::.tc da certe lllani passan ti su le alpi abbassate e pe' mari rattratti, e si >.·anta\'1ll10 fort i... ».
E dovrei citare tutto il Memirusse horrel, e il Canto
dell'Italia ehe oa in Campidoglio, e altre e altre
poesie dei Giambi ed Epodi ...
Ricor derò ~o l o alcu ne altre parole del poeta,
che r iassumono bene il suo pensiPro in proposito,
e che sono il più bel comen to <ii ciò cl\C' ò detto
-,in qni.
« A q u esta '\azione, gio,'ane cli ieri, e
vecc h ia di tr e n ta secoli, ma n ca del t u tto
J' ideal i tà : l a rel i gione c i oè delle tracl i ·
zio ni pa tri e e la serena e non t imida co n ·
scie n za d e ll a missio n e prop r ia ne ll a ~to­
r ia e n e l l a civ il tà» .
2. La coscienza naziona le degli altri popoli.
Ta le fiacchezza nativa della coscienza naziona le
italiana non poteva trovar e incitamento e conferma più vha che nelle dottr ine ~ocialiste. Il socialismo in fatti g rirlò: A basso barriere e confini, a
basso la guerra d i razze: vi va la fratellanza un i·
versale. E alle bar riere e ai confini tra 11azione P
nazio11e sostituiva le barrier e e i confini t ra classP
e classe; alla guerra tra le stirpi sostituiva la
nuerra t ra le classi ; e h-t fratella nza intendeva solo
fra la \'Ora tori e lavor ato r i. Tale al meno l' utopi[t,
il sogno ultimo, nè rlai più veggenti spera to mai
di r eali zza1·e. i\ la fra tanto, in virtù dP.l mirag~io
d i pron ti benefici >.e11tr icola ri , i molti, i più igno1·anli i più sem plici s'avvezzarono a veder e sol
tanto' att raverso q HcSh\ l0ntc egoistica, e s' addells;1.r ono come gr eggia di rnon toni fa melici s u 10
orm e d i chi agitava in nanzi a lor o la illusoria fiac cola delle r ive nd ic11zioni socia li. L~ di menticarono,
o n on sepper o e non videro, ehe ben altrimenti
intendeiiano tali ril'endieazioni i loro compagni
delle altr.e stirpi; che, ad esempio, i tedesch i dic hiaraYano d' e8ser e prima tedeschi poi soeialisli, e
':2:!
L' ORIGI:-\1:, DEL .\AZIO.\'ALIS\10
che in mille occasioni i lavoratori 1'1·a11ce8i ave' ano chiaramente dimo,strato che qualunque ancl11•
;mlentissimo sentimento di solidariet:\ proletaria
non aveva in loro forza di prevalere su I' irreduci~
bile e fanatico spirito ehauviniste (necessariamente
e naturalmente inspiratore di u11 più com plrsso e
più \'asto sentirm•nto nazionalista); p1·ivi d'ogni coscienza nazionale, essi che ?\azione 11011 era110 stati
1uai nei secoli a diefro, essi che il destino aveva
<'-Ostretti sempre alla pri,·aziom· d' ogni grnnde
idealità collettim, sempre ali' imitazione supina e
prona dei già grandi e maturi popoli del Nord,
ben poco sforzo ebbero a fare, sciagurati per vedere
!.dà quasi realizzato, in un domani assai {wossimo, il
sogno fo_lle della ruina d'ogni baniera. Non Sl.:lppt·ro essi, nè sanno, ché i lor torvi demagoghi loro
1101 dissr:-ro, che se la rivoluzione d1·ll' 'iÌ!J era cominciata col manifest0 di Gracco Baboe11r minacciante l'abolizione della proprieU1 e il capestro a
tutti i ricchi e a tutti i nobili na finita con una
serie di dittature dispotiche e brutali per chiudersi
~on l'_ i11cnro1_1azione imperiale di N6ire I Jame e con
1 balli e la Y1ta elegante del primo Impero; ma nè
pure seppero che le falangi dei sancnlotti e dei
giacobini, snv,·ertitori d"o<>ni ordine economico o
civil~ nel nome del collettlYismo e clrlln Yiolenza,
al pruno somire dell'ora perigliosa accorsr>ro, scalzi
,. sol di raf)/Jw armati a difendere iJ suolo sacro
della Patria antica; e èhe dalle frontiere. vincitori
r arditi, si effusero su :e terre d'Europa, a recarvi,
a parole le ta,ole clelJa nuova legu·e sociale a fatti
la mitraglia, le catene, la prepotenza franc~se.
Né questo solo. Da trent'anni si osserva nei
popoli cl' l~nropa, anzi in tutti i popoli civili del
11_1ondo, uno straordinario fiorire di sentimento naZIOnale, un caratteristico affermarsi della coscienza
<· Rensibilità nazionale. Il eivis romanus sum si
traduce, come espressione verbale non solo ma
anche e specialmente come sentimento irriducibile
e !enacissimo, in manifestazioni e in atteggiamenti,
LA COSC!é:NZA NAZIO'.'iALE
23
quando non pro\OCanti o aggressivi, 1:isoluti e s~­
curi di nazionèl.lisrno vibrante. :\'on mai come oggi,
anzi le diverse nazionaliti\. di regiu1e politico aristoc~atico come autocratico come democratico (specialmente 'lueste ultime) senti~·ono e vollero affermare la propria mi::;sionc stor1~a nel_ mondo, s~n.­
tirono e vollero far sentire agli altri la necessita
della prevalenza dei loro . in tere~si sugli i_nteressi
degli altri. li pangermamsmo, ~I panslavismo, i~
panislamismo, fino il panellenismo ne. ~ono g:h
esempi più _manifesti. c:hi ha parla~o r~ai m Italia
del panitalismo, non dico per. la .d11lus10ne del nostro influsso fuori delle terre italiane, ma solo per
J' estensione di esso in tutte le terre italiane·~ Si è
fatto ::<olo clel l' irredentismo teorico, cli e la popolazione non à mai sentito in maniera cosi violenta
e prepotente eia imporne a~ !<OVerni I' at~u-~zi~n~
pratica. E in tanto la Franc1a,_non pagç.t cli lu~1s_1,
si afferma nel Marocco, len la m lrudersi ne Ila fri ·
politania, fa del fìlellcn!sm<? int_ere_ss_ato e ?Cchi~to,
e mentre noi in omaggio a1 prmc1p1 suoi dell 89
a,·ver,.;iamo o non sosteniamo abllastanz;t le scuole
e le missioni con l'essionali ali' estero per un male
inteso preoiudi7.io
di laicità, diffonde e moltiplica
0
e rafforza ie :-;ue scuole cli rolill'iosi. E in tanto la
Germania si espandP terribilmente in Europa co11
ogni mezzo, prepotente. inarrestabile, imperiosa; e,
mentre i Francesi si logorano nelle scalmane del
!oro eoualmente platonico i1Tedcntis1110, conquista le lor miniere di ferro, e stabilisce in terra
francese interessi suoi f'ormi<labili, e, in aspetto <li
fabbriche industriali, perfino vere e proprie cittadelle tedesche non diversamente operando nel territorio della s~ta vicina orientale, la Russia ... E
mentre noi trascur!amo. la J.Jant~ Aligllieri o protestiamo che è società rnnocua rntesa a difendere
più che a d~{fondere _la _lingua ~taliana fuo:i. del
Regno, e più per rag1om _fìlolog1che che politiche,
le associazioni pangerman1chP .come la Wol ksbunr!_,
la Sehuloerein, la Sùdmarle d 1vengono sempre prn
2.1
L' ORl!.f~F DEL !\AZION \Ll::S~IO
politicam1'nte aggressive, sempre pili numericamente e finanziariamente formidabili.
Fiorisce da noi, sì, l'Associazione per li nw,·1mento dei forestieri ...
:~. Per una più forte coscienza nazionale.
Chi a\'e\ a naturalmente il compito, nella nostra
Italia, µur tra l'imperversare delle noviss1 me dottrine sociali ed economiche, di tener vi\'o, di ridr
stare, di incitare, di esasperare magari quel sentimento della solidarietà nazionale che solo crea la
grandezza di popoli'? chi se non il partito lil1eralP
che ave\'a tanto operato e sacrificato per raggiungere l'unità nazionale~ chi, se non quel grande
partito della borghesia la quale à sopra tutti, in
uno Stato, il compito di conservare e di accrescere
le tradizioni del sentimento di razza, deJJa lingua,
della coltura, non solo, ma anche il naturale spirito di ascensione e di dominio e rii prevalenza e
magari tli egemonia che é proprio dei popoli destinati a grandezza?
. Il partito liberale non seppe tanto, prrc!i(> non
nsultava che dall'unione artificiale dei vari pnrtiti
mod.erati ?ei singoli antichi stati italiani, pe1·cliè
era 11 partito moderato piemontese più il partito niorlerato lombardo più il partito moderato veneto più
i partiti moderati delle altre regioni ma la somma
non era il f?arlito liberale italiano; precisamente
come av,·emva ciel partito diciamo così delle classi
popolari; perché nulla fu' mai meno èsatto nulla
f: meno esatto oggi ancora che il rl ire: l' Italia t>
fatta, bi:;;ogna far gli Italiani. Certo gli Italiani,
cia~cuno a_vente opinioni e tendenze proprie, ma
tutti aventi come collettività una sensibilità ;;ola e
squisita, non sono ancor fatti; e se non sono fatti
gli Italiani come tali, si può eo-Ji con veri i<\ a/fern.1are che sia ("atta l'Italia, se no~ forse come espress10nc geografica e amministrativa?
Come Xa~ione, nel pieno senso della parola,
certo non è fatta. l•:d é opportuno ripetere qui che
I.A CO!-:iCIE:\ZA N \ZIONALE
25
110i tanto insistia1110 sulla parola Nazione a punto
in opposizione alla foll'ra dell'internazionalismo,
intendendo la nazione proprio come il supremo e
più logico aggregato soci;!le che si possa Yerificare
nel mondo. L' umanità non fu in ori!!ine che la
mancanza di organizzazioni; non sarebbe nella
concezione internazionalista che il disgregamento
di ogni ol'ganizzazione o associazione; e non può
essere in alcun modo un aggrC'ga10 sociale organizzato, poiché gli aggrpgati sociali sorgono a punto
per la difesa o magari pe1· l'affermazione imperiosa di dati interessi comuni in contrasto con alt1·i
aggregali sociali simili a venti intc1·essi opposti; e
« fino a clie 11011 ci saremo noi messi in lotta con
gli abitanti della Luna o con quelli di Marte, l' umani!à, come tale, non anà interessi specifìci da
1lifendere, e non sar;\ quindi una vera società organizzata » (1). L'analogia per cui si vuole passare
da certuni dalla nazione alla unione delle nazioni
come si passò datla città alla nazione è, come ben
disse il Corradini, una analogia sbagliata; «una
nazione è un fatto geogn1fìco, è un fatto climatico,
P, un fatto etnico »; « la nazione è un fatto storico
propriamente detto, un fatto di lingua, un fatto di
cultura, un fatto di politica».
Ora noi riteniamo la Nazione l'or{Janismo superiore, moderno, dejinitfoo uscito dalle caotiche
conglomerazioni artificiali e violente che furono
gli Imperi antichi e <lell' età di mezzo, costituitosi
a punto su la base naturale delle ragioni geografiche, climatiche, etniche, linguistiche, culturali,
politiche sn dette. l>el rc!'.tO l' internazio11alismo
non sarebbe affat to un progresso. Le diverse classi
della s0cietà internazionalista avrebbero ciascuna
in sé le varie tendenze determinate dal le diffe1·enze
di nazionalità (irriducibili perchò fondate su le
ragioni enumerate), come ora le di verse nazioni
(1) A. Rocco, Ciie cosa r il Nazionalismo. e ohe cosa
vogliono i Nazionctlisti. Padova, 19L4.
2fi
ànno ciascuna in sè le varie tendenze d1~term inate dalle ditlerenze di classe.
Non occor1·e e sarebbe troppo lungo e::;pone
qui le cau!!e per cui l'Italia non è ancora Nazio11e
nel pieno senso della parola. C'iò che basta dire è
che il Nazionalismo si propone che Nazione essa
divenga, che i suoi componenti si rendano conto
della lotta inevitabile, continua, mOJ·tale che la
loro collettività etnica deve sostenere eon le sole
sue /'orze per difendere e affermare i propri inte·
ressi e la proprin civiltà, che essi acquistino la
sensibilità collettiva indispensabile n creare la loro
eoseien:;a nazionale, siano sorretti dal I' altissima
idealità che lor finora mancava e che t> rinssuntH
e additata con s'1 bella e calda forza nelle paroll'
sopra riportate di Giosue C::trducci.
4. L'idealità nazionalista.
Tale, dirò cosi, stato d'animo diè origine alla
dottrina e al mo\'imento nazionalista. E dallo stato
d'animo è rampollato il proposito: favorir<', creare
ove occorra la coscienza, l::i sensibilità. nazionale
negli Italiani; fare sostanzialmente ciò che gli a' i
fecero solo formalmente: l'Italia; abolire in certo
modo il triste mezzo secolo che ci dh ide dal
triennio miracoloso ':>9-60-61; essere, clegl i uomi 11 i
prodigiosi di quel triennio, i succe>:sori degni, i
continuatori alacri eri entusiastici; fare. fin do\'e
è possibile, ciò che dooeoa essere fatto.
È troppo tardi r
Tardi è certamente. Mentre nel passato cinquantennio, di cui troppo fu celebrata la fine dall<t
verbosa retorica ufficiale e accademica 01· è qualche
anno in Italia, la giovine Nazione s'indugiava nel1' inerzia c> nella viltà, i popoli vicini s'affrettaYano
e gareggiavano in competizioni feconde espandendosi senza posa, o materialmente o con solide
ipoteche sul domani. Ed ora, escita dal torbido
"onno cinquantennale. l'Italia si è trovatii costretta
cosc11:::x:r.A NA/.l0"1ALE
2ì
e S?ffoc.a~a rl' ogni parte, sempre più angusta a' suoi
tìgl.1, mutili;i come alla fine del graude sforzo uni~ario, quasi senza la possibilità di trovar compenso
111 qualch~ 1~~do a quelle sue terre perdute con
altre a lei v1cme o lontane ella che fu nell'antico
come nel medio Evo il Bri;treo delle nazioni. Ha
v~duto, pnr nel. suo rideslarsi, minn.ccevoli e terribt!menl.e armt~t1 a torno al letto del suo tristo sonno
gli altri popoli e le altre nazioni in atto d' intimarle <?bbedi~nza,. >;Oggezione, rin~nzia. Ha veduto
pre<?l':1s1 qu.asi tutti gli sbocchi, preoccupati qua,.;i
!utt1 1 p~st1 dcl convito <lei popoli, fatta pres"o che
1mposs1~ile qualunque intrapresa.
. Tardi. è ùu11que certamente. Troppo'~ Noi crediamo d1. no. E lo gridiamo ad alta voce (e nel
nos~ro u:r1~0. è fede crl è, ::;oprn tutto, volontà) a
t~tt1 quanti nten~ono j>referibilc qualunque rinuncia
d .ordme ec~nom1co, < 'ordine sociale d'ordine reli~1os<? alla p1~ grande e più di,.;aslrosa'rinuncia della
aigmtà,. del! onore, della vi ta della stessa Nazione·
8: guan~1 come. noi vo(Sliono che, >:i, vivano i par~
ttti nel1a N~z1one po1chè, secondo la bella frase
del çarducc1, ~ono la ,ra~ione della libertà, ma
solo ll1 quanto 1 membri d1 essi si sentono innanzi
a ~u.tto e so.pr~ t.u~to cittadini rlella Nazione, tutti
um~i da alt~ss1m1 ~nteressi comuni ad ogni classe
sociale, tutti tenuti ~ sostenere il carico derivante
9alla tu.tel8:, dalla rl1fesa, dall'affermazione di tali
mteress1 di fronte ali.e !'lltrc collettività etniche
nello .st~ss? m?d<? cos~1tu1te .e r;iperanii, tutti co 11
t~add1~t~nt1 dai ~1v~r81 modi d1 pensare riguardo
ai mezzi con C';lt p1u, '.lgevolmentc e più efficacerr_ie!l~e co~segmre gl mteressi comuni alla collettwttçi e.tni~a e, solo in via subordinata, gli interessi ~1. ?1asc!-lna classe o categoria dell'unica
collE".tt1 vita. etm.ca stessa. Qualunque altro partito è
part.1to antmaz10nale, per il fatto stesso che non è
nazionale.
Lo ~ridiamo a quelli che credono e vogliono
(né paia fr;1se retorica) che il navi~lio dei Mille
LA
L' ORIGl:>:E DEL \IAZIO:--IALf<:;,JO
,.
28
L' ORIGl!'\E: OEL NAZIONALIS;\IO
nùn sia salp<ltO invano da 9uarto, <' che> i campi
di tutta Italia non abbiano 111 v~1~~1 be' uto tanto
!'anguc nostro. Non è troppo tardi. J.. ancora te111_pu.
C' è ancora tanto da lottare,_ da \'Olere, tla -,;1!1cere; e l' aquila di Roma s1. ~arebhe poco ul~I:
mente posala su la terra di L1b1a s.e n.01~ per .Pl•~
nuovi e più vasti voli; e mille. \'OCI !11, !r<::.lelh c1
chiamano da Nizza, dalla Corsica_, da I 1·cnto, da
Trieste, dal!' ls.tria,_ dalla Da.lma~1a, da Mal~a; .e
milioni di voci chiamano più d1 lontano, il olt1 e
mare e d'oltre oceano.
. . .
. , . .
L'idealità hella, grande, fulg1chss~ma 1h cui ti
partilo liberale egoisticamente e 1ntlcgnamente
ave\'a fatto aetto; l'idealità per la quale qavour,
Mazzini, Ga1~baldi, Vittorio En!anue)r 11, d1ve1·samente operando per lo stess?. tine._ ':1ssero e pe~1sa­
rono, scrissero e lottarono; I 1deahta della Na~10ne
una e intera, ricca, prosperosa, col~a_, f~rte, r.1spettata, temuta e, solo a queste cou.d1z1on~, a~1 tant~
clal C1impidoglio ora e s~111rr~ i:e1 sec_oh 9e1 secoh
italiano nna fiaccola d1 ci vilta e eh '1ta._ quel]' idealità smarrita la raccolse, e la colt1n1., e
]'adora il :'\azionalismo. :B in essa tutta la sua
dottrina, tutta la sua fede, la ragione ,;tessa clella
sun esistenza.
CAPITOLO SECONDO
LA D01"PRnL\
I.
N.\.7JIO~ ALISTA
Definizione del Nazionalismo.
1. Princìpii, propositi e atteggiamento del Na=
zionalismo.
Che cos<t è dunque il Nazionali,,nw'
Stato d' <tnimo su le prime, ciò è sentimento di
sdegno per gli a\'\ i li menti della dignità nazionale,
per la debolezza della coscienza irnzionale, per
r antica comune rintt11cia a un'opera di afforzamento e di accrescimento della grandezza nazionale; atteggiamento poi di rivolta contro tale stato
di cose, di reazione viva e animosa contro tutte
le correnti cli pensiero e contro tutte le !"orme di
azione intese <l. t1·ascurare o a più ancora di minuirP
o a totalmente clistrugg-ere la coscienza nazionale
(ciò è il sentimento della proficua eclo\'erosasolidarietà e collal>orazione collettiva negli individui
tutti <l.' una stessa razza politicamente costituita in
nazione), il Nazionalismo è divenuto a poco a poco
dottrina e, per ciò slesso, p~lrtito; ed esso è oggi
un complesso di priocipii, ajTermanti la superiorità
assoluta degli interessi e delle aspirazioni della
collettinità etnica e nazionale itali'],na su gli interessi e su le aspirazioni degli ùidicidui, delle fa·
miglie, degli aggruppamenti regionali, delle classi
clie la compongono, e di propositi, tendenti a far
profondamen{e sentire e ri8pettare tale SUfieriorità
:30
LA D<J'fTRJ:-;A NAi'.JO:-;Al.ISTA
a individui e a classi, col prer:ipuo fine della /orza,
della intangibilità e della precalenza della co~let
tir:ità etnica e nazionale italiana. nel ner:esSflr.zo. C:
sempre più vwo eonjlitto delle dtu:r~e eoltetllot~a
etnie/te e nazionali del mondo. Ciò,, 111 t.eor1.a
al meno, indipendenteme.nte da quale ~1 vogha n
forma politica od economica avente carattere esclu
si\'O di lotta di classi e per ciò assolutamente
interna, la quale non leda in nlc~n modo gli interf'ssi della collettività come tale m contrasto con
le altre collettività vicine o lontan.e. C~ue.sto \:uol
d ire che in teoria m\ssuna mutazione d1 reglme
nè alcu~a riforma' sociale, anche la .Più ardita e lè!
più radicale possi.bile, m~t~rebbe rn. null.a qu~1
principii come quei propos1t1. In teoria, .ciò è in
quanto dottrina, il Nazionalismo non .s1 _occupa
che della collettività etnica, della sua vitalità, del
suo prevalere, prescindendo dal modo col . quale
essa collettività ritiene opportuno as~et~are ~ .rar:iporti interni delle sin~ole c~assi. e dei smgoh rn.d 1vidui fra loro. In pratica, ciò è rn quanto pr:zrtito,
il Nazionalismo segue le direttiv~ seg~1ategh dulia
conformazione dei partiti già es1stent1, e . ass~n:ie
particolari atte~giame.nti. di ~otta ~~terminati .rn
lui dagli atte~g1amen~i d1 essi part1t~; e per ciò,
non necessariamente m quanto dottrma ma c.onserruentemente. in quanto partito, è mona~ch1co
antisocialista, anticlericale, antiradical.e, per 1~ fatto
che oggi in It.alia il. part!to repubblicano? 1~ ~o­
cialista, ~I ~lencale, Il radicale, sono, o. nei. fm1. o
nei mezzi, m un senf;o o nell a1tro, antmaz1onah.
2. Nazionalismo e patriottismo.
Molti affermano: « Il nazi0naforn10 110n ~ in
rondo clie il patriottismo. Non c' era bis~gno d1 u.n
nuovo partito per la proclamazione eh .un sentimento cosl antico e cosl generale. Tutti siamo patriotti )). Molti cl icono: « I nazionalisti pretendon~
di monopoli.uare il patriottismo, che in Yece è negli
DEI 1:-.1z10:-.1-: DEL NAZIOSALl>;;\iO
31
uomini <li tutti i partiti )>. <Juei molti sono natui·almente coloro che non conoscono il Nazionalismo,
o che non voqliono conoscerlo. Ma I' allermazione
potrebbe trarre molti <lltri in Prrore, e trattenerli
1lal venire a noi. Occorre per ciò, ed è facile, con rutarla, sebbene la definizione di :\'azionalismo da
noi data n1ostri da sè chiaramente la dil1erenza
fra il patriottismo e i I nazionalismo. Sarà ad og-ni
modo, della drfinizione, uu utile comento.
Comincio con due comparazioni.
Un uomo ama app;issionatamente una donna,
vive pensando a lei, ,;;e la vedesse in pericolo morale o materia le darebbe fìn la vita per salvarla;
ma non esce dello stHto sentimentale. f<: il patriottismo. Un a ltro uomo a1na pu1·e appassionatamente
quella donna, la vuole e la fa sua, vive con lei e
per lei, util<' a lei che a !-iUa volta gli è utile, la
tiene lontana da ogni pericolo; dallo stato sentimentale entra nello stato attivo ed dficente. È il
nazionalismo. L'uno e l'altro muovono dallo stesso
~tato sentimentale; ma il primo non ne esce, ed è
altruista e sterile, il sr•condo ne esce, ed è egoista
e fecondo.
l'n lavoratori', un funzionario, un ufficiale ama
la sua classe, s' affeziona al suo ufficio, ne parla
più di frequente e più volentieri che 1l' altro argomento, difende prnntamente e Yivamente i suoi
compagni o colleghi, la sua classe in genere, se li
oda vilipendere. I'<: il patriottismo. Un altro ama
e!rnalmente ];1 sua classe, favorisce con parole e
con opere fra i suoi membri una str etta solidarietà,
la vuol prevalente su le altre, magari a danno delle
altre, giunge all'odio per le altre. È il nazionalismo.
li nazionalismo è pratico là dove il patr iottismo
è teor ico; questo è sentimento là dove quello è
nzione. Azione, nascente da princtpii e da propositi.
Affer mando che il fiorire e il prevalere dell' interesse superiore dcli' organisrno superiore, ciò è
32
LA DOTTRIXA XAZIOXALIS'r,\
la Nazione, si traduce in un magg-ior liorirl' de,,li
ir~teressi. <li que!li che la compongono, vuoh• cSw
s1 cerchi da essi sempre e con ogni mezzo di far
trionf'~re qu~ll'interesse "'-Uperiore dcli' or·ga11i»mr1
super1orr prima che qualunque altr•i di classe regionale, individuale, anche eontro quelli di cl;1ssc
o regionali o individuali.
Afl~rm.ando la fatalità e la realtà. della lotta fra
l~ n'.'1z1on~. ,._uole che i cittadini e le classi tlelln
0iaz10ne italiana sentano la necessità della sua
forza e .della sua preparazione alla lotta, vogliano
proc~cc1arle quella for.za e quella preparazione, ape
rino 111 C0}1Se~uenza di quel sentire e di quel volere .
. li patr10thSrf!O è amore in potenza, il Naziona
ltsmo è amore m atto. li patriottismo è affezione
della terra, ~egli ~si, della lingua, delle tradizioni~
e s~lo u~a 1'!1maccia ~sterna contro tli esse e contr11
l_l;l hberta d1 c~sc puo eccitarlo a opera di difesa,
sia pu~e en~usiast1ca e generosa lino al sacrificio.
li _Naz~o~ah~n~o è attaccamento alla ~azione, A
S<?hdarieta v1,g!le e operosa della collettività. etnica
d1 e.;sa non a. solo a cuo1·e la difesa ma vuole an:
che ~· accre~cHi:ento .e il predominio, previene i
danm o pencoh_ elle ~I patriottismo può solo reprimere o t~nt~r d1 i:epr1mere. Il patriottismo è 1itilP
a.Ila patria .. il Naz1~n.alismo vuole che la :\azione
~.1~ utile a1 c1ttad111i, _e perciò \'UOle la Nazione
,,ra_n~le e forte economicamente, intellellualmente
pohticamente_; non soggetta perciò a li mi tazionÌ
della su.a.
azione nel
mercato
mon11 ·a1e
a 1. · ·
1
d
. .
.
"'l'ado
,...
1 imporre 11m1tazioni
alle altre . , 1 z1 111
. Ed'f}O.n è ve~o. che tutti siano putriotti, tutti i
~1tta '.111, ~ tut~i. 1 partiti., Il socialismo, che vuoli•
~1tt11ata"'l 1dealita sua cieli organizzazione di classi
11.1 !uobo della presente organizzazione di 113 _
z'.01~!· n?n solo n~n è nazionale, ma non è nè meno
pat1 iott1co. Non a ancora il coraggio di proclamarlo, ma, se. fos.se logico e coerente lo proch.me
l'ebbe. l I elencai 1smo che si fonda 'sul
. ' . 1.
cristiano della fratellanza
. . prmci
- de"'li·
..,
u 0 m1111
e neP11o
°
OEFINIZJON~
DEL
'<.·\ZIO:'\ALl~.\10
33
stesso tempo su la tendem:a tiella easta dei clericì
a prevalere su tutti i credenti nella Yita civile 1 e
per il quale la Terru. non è che una comune ed
unica ralle di transito che gli uomini trasersano
per essere assunti cittadini d' una sola città in
un'altra vita, non è nazionale e non può e»sere
patriottico. ~Oli à più il coraggio di proclamarlo
ma aneli' esso, se fosse coerente e logico, lo pro'.
clamerebbe. La massoneria che si fonda in apparenza sul principio cristiano e rivoluzionario dell'eguaglianza e della fratellanza fra gli uomini i11
reallà sul principio della. fratellanza e del mu'tuo
appoggio tra i suoi membri, senza preoccupazioni
cli nazionalità, anzi spes»o, in virtù de' suoi canoni
a danno cli una nazione, non è nazionale e no~
può essere patriottica. Non ebbe mai, uon avrà mai
il coraggio di proclamarlo, ma anch'essa, se fosse
coerente e logica, lo proclamerebbe. Tutti i cittadini che in qualche modo frodano lo Stato non
sono patriotti. Tniti i cittadini che trascurano gli
interessi dello Stato a loro confidati non sono patl'iotti. Tutti i cittadini eletti deputati che f,. voriscono eccessivamente, à. danno di altre regioni e
quindi dello Stato nel suo insieme, la propria regione, per conservarsene l'attacca.men lo, non sono
patriotti. Tutti i cittadini che sono al governo della
::\azione e ne danneggiano o anche solo non ne
migliorafilo le condizioni, o per inettitudine, o per
utile indi vi duale, o per utile d' un partito. non sono
patriotti. 11. capo d_i Stato,. e~etti v~ o erecl.it~rio, che
à a cuore li proprio prest1g10 o 1 prnpr1 mteressi
più di quelli della N'aziono che rappresenta non è
patriotta.
Il Nazionalismo è patriottismo e assai più che
patriottismo; è amore fattivo e fecondo del!' aggreoato nazionale; è coscienza nazionale; è, sopra
tutto, disciplina nazionale.
34
LA DOTTRl.\A :\AZIO:\ \ LIS'I',\
IL Etica degli individui e delle Nazioni.
J. Da/la lotta de/le specie a que/Ja de/le na·
zionalità.
Base fondamentale della dottrina è il principio
realistico che, data la limitatezza c!Pi bP11i forniti0li dalla terra rispetto ai suoi bi>:ogni, ciascun
p;polo tende ad assicurarsi mediante la lott<\, dr'>
è mediante la guerra, il dominio su gli altri JHl
poli per procurare a sé con il minimo LIJC'ZZO In
rnas~ima quota di sodisfazioue dr" propri l1isogui;
i11 altre parole, la constatazione del fatto che lntta
la storia della societù umana apparo rcgoh\ta dalla
legge immutabile della lotta di rnzza, d<>lPl'minata
a sua volta dalla lotta per I' esi~tenza. Ad essPr·e
pili esatti "i potrebbe dire che c'è una Pvoluzio110
nella storia di questa lotta: alla lotta delle specie
è seguita quella delle razze e a questa è succeduta,
e si è specialmente nel!' ultimo secolo affermata?
la lotta delle nazionalità, dopo la lunga pareute,1
individualistica dell'età di mezzo, rappresentata
dal desµotismo favorito dalla tradizione (cattolica.
non cristiana del diritto divino. Tale lotta apliare
dunque traverso i secoli umani come a Q:ra< o a
grado restringente il proprio campo d'azione,
mentre <a<'cr,·sce il numero dei campi d'azione>
stessi
Ed og-gi è la volta della lotta di naz ionalità, e non pare che sia prossima a cessare nè a
trasformarsi, secondo il processo storico su accennato, in un numero maggiore di lotte fra nuclei
minori. Certo, sempre per quel processo storico, è
a_ssurdo pensare a un capovolgimento di progr~s·
swne nel senso che dalla presente lotta d 1 naz10·
nalità s i possa pervenire all' amm·e mondiale> con
J' abolizione cl' ogni lotta. Questo assurdo è parte
ed è anima della dottrina socialista, e per ciò il
1-:TICA rmcu l:\Dl\"llll I L·. DFLLE NAZIONI
;);}
::\azionalismo più cht' da ogni altro dissente dal
partito che di tale dottrina A banditore, con metodi
- si badi ironia! - del tutto coinbatliYi, col mez.zo,
proprio, rii quella lotta che si dn\'rcbbe eliminare.
~.
La disposizione alla lotta.
:3. Così -.tando dunqw• le cose, il Naziu11alisn1u
ritiene antinazionali tutte le dottrine e tutti i pa1·titi che, miopi o solleciti solamente <li in leres;_i
cnmeri, trascurano o senz'altro avversano nel
popolo italiano la s11a uaturale e necessaria tendenza ad a!Terman;i co111e una delle colletti-vità
nazionali trr. cui nel!' età presente arde la lotta;
ritiene retorica vana la memoria P la glorificazio11e
dei fasti nazionali quando sia scompagnata dalla
\'olontà risoluta e chiara di emularli, e di accrescere e di afforzar1· per le lotte sempre crescenti
e sempre pili forti la vitalità della collettività nazionale; ritiene ed afferma e vnol far sentire agli
Italiani la verità che, ~e come mì1.ione essi no11
Y0gliono perire, debbono non già lrntlere a resistere contro il cozzo <\elle <lltre collettività nazionali in uno stato di inerte difesa (oh l'egoismo
gretto e 'i le del tr11ppo celebre piede di easa I ;
ma prendere parte a quella lotta col proposito, con
la volontà di vincrl"la, e per ciò provvedt're più
tosto ad aggredire che a difendersi rlalle aggressioni, la storia degli indh:idui con1e quella delle
11azioni dimostrando assai chiaro che, nove volte su
dieci, l' agg-rel"sore à ragione dell' aggr0dito ( 1).
( 1) « Ora non bisogn:i.
Ili are ire più.
Or;t hisogn}t: riforme soui>ili, per l:t giusti~ht; riforme
eoonomiche, per l:t forzn,; arm i, :i.rmi, armi, per la sicn·
reZtz.a.
E armi, non per d.ifen<lore, llnt pe1· offeucle1·e.
L'Italia non si difeucle che oflondcndo ».
Per Guglielmo Obercfan. XX tlecemhre
1882).
(CARDUCCI,
3t.i
LA DOTTRI:-;A '.\'aZJOX\.LIST,\
li Xaz1(1nalbmo dunque vuole sia fa \'11ri.ta 4ucsta disposizione alla lotta eon.. la ar!tu:i-ta della
vittoria 1 non fa altro e ta!1to. 1_l so~u~ltsmo. che
pure vuol partire da un prmc1.p10 ~11. lratellanit.t,
educando e fomentando tali' <l.1spo-.;1z1011e nel r1auardo della lotta fra le t.:lass1' : vuole :.:he. tale
~tata psicologico di _riisposizio11e alla . lotta, d 1 \.,,.
Jontà della lotta, sia permanente, ~m cr~·-.ce.11te:
prevalga su tut~e le.altre cure e le altn• a:spm1z1orn
e azion i d' orthne rnterno; 11on solo, ma ~utte le
Yi vifìc hi, le diriga, le reg-ga. l'er li~tta "?n s' 111ternle
solo, a nzi s'intende solo in pochi e.asi, la g11err:~
pr opriamente detta; a questa è. e v1drn tr non s1
debba ricorrere che quando le e1rr.:os/an..;re (o ren.~
dano utile o necessario; nella realla .l'ral1cu de i
rapporti inte rnazionali ~ma .~e n uot~ma p1:eparazione alla guerra e la mandestu rhspo_s1z1011e a
fa r la sono quasi sempr e più d 1e sullice.nt1 a tc:ne r_e
in rispetto le velleità oppositrici e r1valPggmnt1,
cosi come fra ind iYi<lui la forza e la. p e r rna n ent~
w inaccia di usarne bastano a crear e intorno :l eh!
quella poss.iede e quest.a e~erc.ita .u1'!' atmosl'c::ra d~
rispetto, e in oppositori e in rivali il propo-.;1to d1
(Jirar larqo per evitare conflitti o anclrP soltanto
~I iatribe Yiolente.
'.\. Etica degli individui.
Cade qui in accon1.:io di esn1uinare i punt i .di
co ntatto e i pun ti di discrepanza c he esistono lr<t
la psicologia individuale e la psicologia c he dir e m.o
etnica. Indiv idui e popoli, i nnanzi t utto, sono .guidati in cinscr m atto della loro esistenza dall' interesse propri o, specialmente economi co. E 8: ru1'!to
a frena re negli i ndividui le manifestazioni 1 s.t 1 ~­
tive, spesso bru tali, di tale tendenza son o sortt 111
t11tte le età sistemi etici o s i limitasser o a lle re ·
gioni s 11periori dell' astra'zione co me dottrin<' fil osofic he, o di scendessero da qu~lle nelle r egio ni. i~ ­
ferior i ·lella pra tica come relig ioni o leggi soctah.
ETICA DECl.l I NOJ\ llHJI E DEI.I.I-: :\'AZIO:\l
-
..
.,,
l":: noto i11 fatti che un po' le r eligioni, un po' l'educazione ,;;i seolastica che rarnilhire si sforzano
.Ji instillar urgli indiYiilui i senti nrr'nti dell' u niiltà,
della rassegnazione, cieli' assistenza vicendevole,
del disinteresse, drll a liberalità, magari clelJa più
generosa a bnegazione, magari del sacrificio. E <i
sussidio della teoria portano in carn po la pratica
1legli esem pi storici, leggendari, favolo>:i : e i pa11nicelli un poco meno caldi nPlle noYellette educative <' mor ali. lntendia1uoci be nr: approviamo che
,;ia così. Guai se non rosse co-.;'1 ! ì.\la d' altr a parte
l'iascuno cl i noi conosce a b<tstanza la ,-ita pe1·
poter ignor a re qua n to poco tutto ciò sia suffi·
cente a ronseguirc il fl 11e; qua n lo a ncora: dei na
tivi impuls i e deg li istinti bell uin i pl'evalga in noi
tutti su l' azioue puramente teo rica e per ciò s tesso
assai hlancla doli' opPra educativa. E, ancora, sarebbe bene da stabilire quanta fl<Hlc di tale oper a
tenda e g iovi a raggiungere i l fine mora le in sè e
per sè, e quan ta a evitare agli i11di\'idui il pericolo
di cader e sotto la sanzione pratica, roncr eta, sotto
le pene materiali, in som ma, clella kgge mor ale:
a prevenire, per dir la in una parnla, la repr e-.s ione. Gli uomini sono a11cor n in realtà assai poco
l'uno all'altro fratelli, se non forse come, secondo
il mito biblico, era Cai no ed Ahele.
La grande sollecitudine, l'esistenza medesima dei
rimedi non è di per sè ùenuncia più che su fficente
dcl tnale 9 Ora è ben noto quanto sfor zo a bbia11
sempre dovu to co mp iere tali ri medi non tanto pe r
eliminare - c he non ci riesci rono mai - quanto
per d iminuire e a tten ua re i l ma le; e pure, se i sis te mi filosofici ne er an •) del tutto s forniti , i sistem i
pr atici, ciò sono religioni e leggi, avevano a loro
servigio la forza fo 1·midabile della san zione morale
e quella a ncho pi1't temuta della repressione materiale: il cas tig o, ciò è, dello s pirito e del corpo ;
le r eligioni pe ne te mpor ali e un l uogo d i soffe renze e di punizione eter no, le leggi la priYazione
della liber tà « e h' è sì ca ra » con le carcer i, la
:3'ì
LA DOTTRIXA N \ZIONALISTA
privazione anche 1lella vit~. Che ;;e <l_cl al~un~•. ;;i
volesse sostenere essere tah pene su~re!1t1 f 1 111rerno di tutte le> religioni e le . carc:Prt <l1 .tutte le
nazioni sono troppo rreq.uent:ttl J?erchè s1 pos~a
fare simile asserzione), ciascuno riconoscerà facil
mente come ciò sia possibile pel solo f~tto clw
tali poteri deten"ono la forza (è notevole rn tanto
'lnche q11esto, che la forza si~ neces1:;ari<~ .P<'~ I.a
aiustizia a reprimere la forza. , e conl!' I md 1v1
~110 si c~ntenga, quando lo fa, nei limiti della leggi:
morale unicamente pel fatto che> es,,a sta sopra dt
lui ed è in grado di esercitare su lui la forza. J•:
riprova di ciò è rinche il fatto che, quando tale
l'orza è indrbolita, l'individuo o un grnppo d' indiYidui che !:ii senlono ad es-.;a superiori re«giscono
con la violenza e tendono ad impor,.;i acl essa,
l'ome nei periodi di rivoluzione.
.J-. Etica delle Nazioni.
~là r1uale forza, più o meno assoluta " più o
menu irresistibile, sta sopra i popoli~ i\essuna. Le
rl'Jigio11i ànno tentato di provvedervi con l'idea
a,, tratta tiella di dnit.\ giusta e vendicatrice; ma è
;i,-sai noto, io credo, quanto poco tale idea abbia
a-io\'ato ad eYitare fra i popoli la soluzione violPnta e alquanto semplicista dei loro conflitti: la
guerra. <~ualclw religione anzi ne à usato a dirittura Collie di un mezzo più efficace e più agevole
per imporsi; alcune vi ànno l'icorso per soverchiarsi reciprocamente. E non è necessario insistere su l'inutilità anche più evidente degli accordi
e degli arbitrati, giovevoli soltanto per i conllitli
d'ordine allatto secondario che non irritano, co111unque risolti, l'essenza profonda della vita e gli
interessi fondamentali dei popoli tra cni si manifestano.
E allora? Per la difesa dei propri interessi, per
l'affermazione della propria volontà i popoli uon
ùnno elle la /orza. Potrà. spiacere, ma è così. ll
lfflCA DEGLI IXDI\ HH I E DltLLE NA/:lONI
39
diritto internazionale non esiste. Esiste un com p_lesso. ~i nazioni, ~li in.teressi e le 1:orze delle quali
s1 eqmhbrano "e s1 equi valgono, gli wteressi e le
forze di alcL'.ne d.c>ll<' q.uali prevalgono, se I' equivalenza cessi. Chi va dr sotto, naturalmente è clii
è diminuito di valore; prevale chi è cresci'uto. I'.:
la storia quotidiana degli individui, delle associa·
zioni, dci popoli, degli imperi.
Grande è dunque la follia di coloro che preten.tlerebbero vedere i rapporti fra le _nazioni regolati dalle stesse norme che regolano 1 rapporti f'rn
gli individui, quando questi ultimi sono ancora
cosi generalmente in realtà., se pur nou se111pre in
apparenza, l'antitesi d'ogni teorica legge morale.
Ma anche qualora cos'1 11011 f'osse, anche se i rapporti f'ra gli individui fossero regolati da una ideale
e purissim<l legge 111ornlc, sa1·ebbc ciò sufficente a
stabilire che si1nilmeute accade o deve accadere
fra le nazioni ·> A rammarica.ri:ìi che ciò non accada, s·1, basterebbe, lo abbiamo Yeduto; ma non
sarebbe colposo I' opernre come se ciò accadesse?
Qual è il tribunale cui commettere la indiscutibile e giusta sanzione dell'opera dei popoli~
DO"\'e troverebbe esso, nella supposizione più
favorevole, la forza necessaria. ad esercitare efficacemente tale sanzione"
E che sarebbe in pratica tale /orza se non la
guerra mossa da una coalizione formidabile di popoli (tra loro non congiunti che da una certa similarità di interessi ) contro una minor coalizione
o contro un popolo solo riottoso a "Ottomettersi
alla sua volontà'~
E, in caso di conIJitti tali da. Aon implicare necessariamente la guerra, come si può credere c he
quel tribunale saprebbe o vorrebbe o potrebbe dirimerli dietro l'impulso di supremi principi morali
anziché secondo l'interesse dei detentori delJ<l,forza?
E poichè in grande maggioranza i giudici componenti quel tribunale cos'1 ipotetico sarebbero a
punto la voce rii essi detentori della forza, chi
..jQ
LA DOTTRl'\A '\AZIO'\ALISTA
e con che l'rntto li direbbe disllnrsti ~f' se11te11zi11 ...
sero conforme gli interessi dPi lor,, rnpprcsentuti
in Yece che secondo astratti principii di giustizia?
E chi saprebbe trattenersi dal dirli tnttlitori se
cos'1 non facessero~
E clii traccerebbe le 11odssin1e tavole della
legge morale internazionale ? E nnn I> ridicolo ere
dere o sperare che esse potrebbero av\'rrsar I' interesse dei più forti a pro dei più de bo Ii, solo l'nndandosi sopra la purezza di principii astratti?
E secondo quale filosofia, sc•condo quale dottrina,
secondo quale religione sarehhern qursti i11 . tn le
ipotesi formulati~
E dove le carceri, le multe, gli erg1istol i, le
µ-higl iottine per le nazioni 9
Dove, ari uso della scuola educati va delle na
zioni, gli esempi di disinteresse, di abnegazione,
di generosità.? In quale storia e in qualt• leggrndn ~
In quali lihri di novelle"
11 libro di leggende e di 110\'elle delle nazioni
t> il gran libro della Storia; e gli scrittori rii esso,
i _popoli umani,_ vi ànno scritto leggende e novellr>
rh v10lenzn e d1 terrore col ;::angue
III. Il pacifismo.
1. Il pacifismo intransigente.
Vu~le dunque il Nazionalismo sµingrre l'Italia
alla ''1_olenza, all'aggressione, a lla prepotenza sistemat1~a? J1woca per l' Italia uno stato pel'rnn·
nente di guerra~ Ignora i benefici della pace?
Neppure per sogno. Può riescirc cornodo sollanto a oppositori in mala fede al trionfo delle
c·11i idee é pro~cu<_> yellicare gl' i~tinti più egoistici
de' loro segu~c1, ~1prngere i Nazionalisti con foschi
umano ebbri
colori, clescnverh assetati di sano-ue
0
di vio lPnza, antr~po~agi, o, anche in peggio~ mala
fede, guerrafondai sistematici a profitto di perso-
IL f' \(li l"i\10
11
'!ali interes-.i, quali fornitori o az.ionisti di ditte
lornitrici dPll' eserèito e della marina.
ì'\oi sappiamo benis-.in1n i vantaggi della pace.,
ma anche S<lppiamo che sola è pace degna di
grandi popol\ quella f'onclata SII In forza che essi
P?Sseg~onn, sul _rbprtto che essi inspirano. Sappiamo 1 vantaggi dPl la pace, ma anche sappiamo
che sola 1\ fr11ttifern ai popoli quella pace che essi
sanno inipo1TP altrui con In loro l'orza serena s1,
ma consapr\'ole e per ciò dignitosa. Vngli~mo
questa pace, non quella che si dovesse conseguire
a prezzo di alcuna rinuncia, a prezzo della vil1à
e del disonore. E questa pace non si conserva che
mantenendo f're>;ca 1• intat1a, che rinnovollando e
accrescendo cli continuo ln propria forza.
Per questo "iamo aspr:i ment<' ed essenzialmente
antipaci fìsti, ciò è non contro In pace, ma contro
il p<1ciOsmo. Siamo co11tro il pacifismo perché lo
1·iconosciamo tendE>nza afTievolitrice di energie, smidollatrice di generazioni, castratrice di coscienz(
etniche r nazionali. Siamo contro il pacifismo perché é dottrina hn,..samentc lusingatrice d' istinti
egoistici individuali o di classe a danno <lei sentimento egoistico nazionale; e la vera, la profonda
differenziazione del partito nazionètlista dagli altri
partiti é appunto in ciò, che, mentre gli altri coltivano e tendono a far trionfar e l'egoismo di alcuna clas,:;e, esso coltiva e tende a far trionfare
l'egois mo della :\faz.ione, se111pre, in fondo, a vantaggio dei singoli egoismi delle singole classi.
Siamo contro il pacifismo perché mina o al meno
tende a minare quello spirito combattivo che è
insieme sentinelht ed espone nte <1ella coscienza n azionale; pP-rché instilla l'odi.o per le armi e per la
guerra in una efa in cui pare più che mai accendersi, e tradursi in armamenti e in gucna, lo spi·
rito di nazionalità delle altre stirpi; perché inducp.
alla trascuranza e, peggio, ali' abborimento della
preparazione, della disciplina, della vita mili1are
e alla trascuranza e ali' abhorrimonto degli istituti
LA DOTTRINA :\AZIOXALIST \
.12
nei quali esse si concretano: I' eserl"ito e la
IL
11111-
rina.
Siamo contro il pacifismo perché vuole la c0s1
detta Nazione armata là doYe noi pe11,..iamo e affermiamo che lattitudine alla vittoria :;i acquista
da un popolo solamente con la preparazione assidua e tenace alla lotta che dovra dar l~l vittoria, •'
chr la disciplina militare é eccelle11tr· :;cuoia di
dCY(nione al doYere, di sentimento nazion ale, cli
ordine mentale come pratico. Chi pa r.l a d i ozio
delle caserme dimentica volentieri l' ab icziOlll' al
coolica della taverna; chi ciancia di braccia sol
tratte al lavoro tace degli :;cioper i sist<'rnatici, e
ignora le condizioni igieniche, fisi11logichc e mo·
rali incomparabilmente migliori in cui quel!' un.u
per cento della popolazione che per cl ul• anni (>
levato al lavoro vien dalla caserma restituito ad
esso. E vediumo noi pure gli incoll\ enienti ciel presente ordinamento militare, e li rilevia1110; nia 11011
per farlo decadere nel concetto della nazione o per
<liminuigli fiducia in sé stesso o per scalzarne l··
basi, ma per correggerlo ove ci pare manchevoJr.,
ma per inalzarlo agli occhi dei cittadini, ma per
fortificarlo e .Pe~ p_erfezional'lo, acciocché me~lio,
sempre meglio sia idoneo all'ufficio che la '\azione>
gli commette.
2. li pacifismo transigente.
·'. paci ~sti, dirò s\"iluppando u11 COJH'etto d i
LU1g1 Valli, t~ntano spesso di conciliar'<' la loro
P!'opaganda con gli interessi presenti della nazione
chcendo c he la guerra é, si una cosa orribil e e
indegna . dell '. uomo, ma ciie' pe1' oT'a, qmtndo sia
nec~ssar1?, .bisogna farla. Questo compromesso è
J.Jer1colos1ss1mo, perché nel fatto c hi riti ene che
un'azione é orribile, indegna dell'uomo e prossi ma
ad e~sere role?at:;i fra le cose barbare, non può
compiere quell azione con lo slan<'io e con l' e11tu,..ias1110 necessari alla vitloT'ia. Non si può <lo-
PAC:-IF'IS~IO
mandare ud un uomo di gettar via la i;ua vita in
guerra dopo averlo intimamente persuaso che la
guerra è cosa infame e c he l'umanità più progredita ne avrà ribrezw ed orrore. E parimenti non
si può spinger·e un uomo a dai· la sua vita per la
patria, dopo a Yerlo accertato che la patria, o vincitrice o vinta, ,.;arà di lì a qualche tempo assorbita nella sognata unione universale dei popoli,
perchè l' uomo non allr·onta volontariamente la
morte se non per qualche cosa che sia o che gli
sembri immortale.
Il pacifismo dunque è pe,.ieoloso e, dal punto
d i vista dell' interesse etni co, immoT'ale, a nch e
quando accetta l'esistenza degli eser ci t i stanziali
come necessità transitoria e deprecabil e, giacché
sminuisce con ta l mezzo la forza ideale che è necessaria a sorreggere e a guidare gli eserciti, a
rc•ndere vittoriose le armi. Il Nazionalismo lo combatte per ciò con tutte le forze, con vinto c he lo
spirito guerre~co è non solo necessario a rendere
v ittoriosa la guerra, ma bnsta talora ad e\•i tare la
guerra stessa, a con!'<eguirc senza di essa i fìni di
un popolo, che altrimenti avrebbe do,·uto ricorrervi.
IY. La guerra.
1. La realtà della guerra.
Non meno de' r etori lacrin1osi se ntiamo noi
la tris.tizia .clella guerra , pur essendo
b en lontam dalle ipocnte tene rezze di certi umanitari c he inorridi scono ali' idea di spar<rere
il
0
sangue ~ei co.s·1 detti l'ratelli delle altre stirpi,
n:entre. rnn~gg1ano. a quello spa rso nei lor moti
r1voluz1çmar~, . sp~cial~ ente. ~e si tratti di capi di
s tato, d1 mm1stn o d1 pohz1otti. Noi non desideriamo s~arger:e il ~angue ~egli altri; ma vogliamo
esser e s1 forti e s1 temuti eia im p~clire che altri
Nazionalis~i
4.f
L.\ DOTTRl."A ;xAZIO:\ALISTA
Yenaa in casa nostra a spargere il nostro. E a
punto perché l'esperienza ci _most1:a chr chi f> fortP
e temuto e ali' occorrenza m111acc1oso P. nspettat<?
dagli altri che per ciò non pens~no a m119v~rgh
auerra a punto per questo vogliamo la ::\azione
furte e' temuta e in condizioni tali chf' niuno osi
Je<>acrmcnte r~inacciarla o farsene gioco; pc1·chè
sapJiiamo che ben rlifficilmente ~1emici egualmeut~
forti e risoluti vengono alle mam, quando entrnml11
ne risentirebbero conseguenze gravissi nie
Inoltre la guerra, la guerra detestata dalle
madri la !.rnerra con le sue furie e con i suoi
orrnri 'con Jc sue rovine e con le sue dcvnstazioni,
noi la' crediamo una troppo fatale nec0ssità della
Vita, e la giudichiamo, qual è, un troppo 1·eale .e
indiscutibile e ineluttabile fatto, per credere che 11
compianto e l'aborrimento degli uomini siano sentimenti bastevoli a creare il potere di evitarla. li
fil osofo Eraclito aveYa veduto anzi nella guerra
degli elementi la ragione stessa della Vita, quel!' Ern.clito L'ho à detto per tutti i secoli pi i'1 di una
parola di vita eterna.
cc Tutte le cose che si combattono s i u11i/icano.
La vera sapienza A dunque in ciò, nello scorger0
s0tto le fallaci apparenze l'unità dei contrari ».
cc Il ilio è t?iorno e notte, inYerno e e,;tate, guerra
<> pace, sazietà e fame ».
cc I contrari si uniscono; rlalle cose diverse nasce una stupenda armonia; e tutto à origine dalla
lotta ».
e< Con vien saperC' c he la guerra è comune a tuttP
le cose·. che la lotta è g iustizia, e che tutto nasce
pi<r mezzo dell a lotta >l.
cc La guerra è madre di tutte le cose ».
E lo studio delle forze e dei fenomeni naturali ci
dimostra assai chiaramente c ome non dall'amor e
ma dalla lo tta lutto ab bia principio e vita e accrescimento; ed è sempre lotta fra esseri diversamente forti; ed è sempre vittoria del più forte sul
più debole, del maggiore sul minore. E guerra,
LA Gl, EHRA
45
lotta, tlissid10 immanente e irriducibile è tutta la
storia degli uomini, che ne
. . . ,g-01·goglia sangue nei secoli;
auerra cli famiglie, di gruppi, di razze; guerra di
libertà, cl' idee, di religioni; ma sempre e solo e
per tutto guerra. La guerra, scrisse Emilio Zola, è
la Vita che non può essere senza la Morte.
:\è noi la <lesiclC'riamo; nè noi ce ne facciamo
O'li apostoli "\e itffermiarno la realtil, ne rileviamo,
~on l' esame de lla storia e delle leggi storiche la
inevitabilit:\. Diciamo ehc è la ragione della Vita,
la creatrice d ella Vita. (·i op poni amo co n tutte le
forze a quelli che, r ilevnndone il male, pretendono
di abolirla. Vogliamo fa r lacere la voce insensata
o disonesta di quelli elle illudono i semplici, sempre solleticando gli egoismi indivi duali, della possibilità di abolirla. Vogliamo che la Xazione, di
fronte a tale reallà necessaria, si disponga, poiché
occorre combattere, a combattere Yittoriosamente,
preparandovisi con l'esser e più forte, con l'essere
la più forte. La no,;tra 1lottrina è il corollario logico di un teorema, di una Yer1tà che brilla di luce
t ragica "·1, ma non per ciò meno vi YH e meno
eterna.
2. La morale della guerra.
Ma il nostro orro1·e per la g uerra non ci accieca fino al segno da impe1lirci di scorgere c10
c he, pur nella sua fatale e terriuile realtà, h
guerra à d i be llo e di Sttnlo. Addentrnte il vostro
sguardo ne.Ila Storia, la gran maest~a di c ui non
si vuol ud1re la voce solo da quolh che non la
conoscono ; vedrete che non pure essa è un' eterna
vicenda di lotte e di conquiste, ma che il vostro
interessamento e la vostr a ammirazione saranno
irresistibilmente a ttratti da quei g rup pi etnici, da
·16
LA DOTTRINA NAZIONALl'STA
quelle razze, d~, quei pop.ol.i che si 11wnifestnrono
pi Ìt r isoluti e pm combatn n.
.
.
Le epopee primitive tra~occ'.lno '.li en~ll"tasmo
per 0<>')i eroi delle età pre1stonche 1 quali con la
furza pren:Jse.ro,_ con la forza so1fr~ff~cero gl!
altri. I per10d1 eh decadenza delle st1rp1 e degli
stati sono distinti dall'indebolimento dello spirito
!..:t1erresco; i prriodi di ascensione clall' accrescimento di esso. r;li esempi di coloro che si sacrificarono per l' 11tile della collettività cui apparteneYano sono segnati nel libro d'oro di ci;\,.cuna ùi
quelle collettività a caratteri di fìamma. f•: stolto
dire che la guerra è la negazione ,Jella civiltà. f.:
invece il mezzo solo, terribile, inYincibil0 con c11i
11na civiltà si afferma e si impone. Altro mezzo
non e' è. Il trionfo clella civiltà non ha altro impulso che la forza, altra guida clic il coraggio,
altra Yia che l'avventura. (( La storia, scriss<'
I' Oriani, ben lungi dal consacrare I' inta11gibilità
di nessun popolo, ha sempre distrutti quelli che
non potevano entrare nel suo rlisegno ». Anc!iP
oggi, con ~ante leggi e <:on. tanti tribunali, cl~i ì
più forte s1 serve volentien della forza per 1mporre altrui la sua volontà. Santi ceffoni paterni,
quando non altrimenti sia possibile raggiungere
un alto fine di moralità nella ribellr prole! La
civiltà greca, il diritto cli Roma, la parola di Maometto, la dottrina della rivoluzione• francese, per·
dir solo ùei più val"ti movimenti di pensiero furono portati a torno e oppol'tunamente imposti
con aste e spade, con fucili e cannoni: con la
"11erra.
"' E parimenti è falso che la gurrra abbr11tisca
l'uomo, sia lo sfogo delle più basse e selvagge
passioni. È anche bella la gucrrn. I~ susci tatricc e
avvivatrice di alte e pure forze ideali, di alte e
pure _forze. at.tive. f~ scuola di <~ i si nte~esse, cli gcnp1·os1ti't, d1 più com patta comu1110ne d1 sentimen ti
fn1 cJa,.:si sociali che congiunge ; è sc11ola di virile
disciplina e di vibranti, feconde ener~ie; è scuola
47
sano di:,p r~gi~ del per!colo, di coscienza più
1 omple~sa e pnì mtensa dei problemi e della realtà
della v1t:1· l'n popolo, cl.1~ un improvviso pericolo
o un.a ptepotent<' necessita la guerra sollrvi e aY'~nt1 _co!11e u_n sol. uomo eontro la morte, nel nome
d1 alt1ss1me idealità e di altissimi interessi com 11 ni
~ bello ed è s~anrle, t1.in1entica i troppo parziali ~
1 troppo gretti mte1:c~s1 <'he lo sfibra vano in piccolPtte gare r rn 11m1!1 contese locali e di partito si
t·end~ de~no della contemplazione di quelle pili
~lite 1de'.l-htà e della r<'alizznzinne di quei più alti
lllteress1.
LA f,CEHRA
•!i
3. Cause ed effetti della guerra.
Se !1011 è degno di 1111 partito politico preoccu parsi solo delle questioni piccole dcli' ora che
passa, non è pur degno di lui rifugo-ir<' dalla 0cruerra
~er Ja sola rag~one dei tristi effr~tti che essa li per
!1 pu6. prod~r~lJ. Una guerra nnn comprende soltant<_> 11 periodo della ~ua esecuzione e quello im·
med1atal'.1~nte successivo 1·ecante necessariamente
con. sè pm o meno vaste crisi; comprende tutto i J
per10d~ della su;1 preparazione, che è talora di
decenni, talora .di se.coli ;_comprende il periodo non
~eno. lungo 1~e1 ::;~01. veri effetti. E se la guerra fu
v1tto.r10saè t'.1h effe~l1 lontani sono sempre di pro
~per1tà, d1 forza, <l1 grandezza. F. se la 0&uerra non
lu fatt_a o. fu _perdt!ta, tali effetti lontani sono sempre t!1 rl~Rag.10, cl~ debo lezza_, di soggezione. La
guerra cl Africa. d1 Yent' anm or sono e la mancata guerra di Tunisi insegnino.
.. La G_ermania e il Giappone, clur nazioni fra le
Jl!U ro:~1, ~ue. collettività etniche fra le più tenaci
e le Plll nt~h, .dalla guerra trassero la loro forza
e )a l<_>ro vitalità. Ed è st_o:iu p~r di ieri, questa;
e 10 ri cor do un uomo poht1co crnese il quale interrogato da me su quanto aveva veduto nella' sua
pe:manei:iza nel Giappone quale addetto di ambasciata prima dell::i guerra r11sso-giapponese, mi de-
LA DOTTRINA :\AZ((J:\ALIS J ,\
18
scriveva con quanto entusiasmo si rosse pr Pparato
ad essa quel popolo del!' estremo oriente, contro i
Russi diLevano di sparare i giovini quando !>i
esercitavano nei tiri al f.er,.,aglio; 11n russo dice\";tno, perfino!, di fumare quando 11ece11deYa110 un
sioar o !
°Ci sono molti. e si dichiarano liberali. e si cred1Jnu patriotti, i quali dicono ehe nel!' '81 e 11e11"~2
lItalia non doveva lasciar,.;i sfuggi re Tunisi e
lEgitto, ma che poteva bene nel l!Jl l a,.;tencr si
dal conquistare la Libia. Oh' no; gli antilibiri o
gli alibici di oggi non S(•J10 dic i figli diretti di
coloro cl1e nell' 81 e nell' 82 commisero ,.,) vprgognoso e si stolto atto di rinuncia; in Egitto e H
l' u~isi l'Italia non andò a punto perclié i padri
ragionavano allora come i figli oi·a. Se l'Italia
11on avesse occupato la Libia fr a dieci f'ra venti
anni, domani, quando essa si l·osse trov}~ta d'ogni
part~ cl.1iusa al .suo respi ro, e avesse dovuto espandersi o 111 Aluan1a o nell'Asia minore o a ltrove, no11
sarebherri mancati quelli che l'avrebber o allora disapprovata, dicendo che nel l!H 1, no, I' Jtal ia non
avrebbe dovuto lasciarsi sfun-gire la Libiil.
8 falso dunque che Ja gtferra faccia solo vittime, la pa~:e solo prosperità. Guerra e pace, vittime
". pr'?sper1là sono l'alterna vicenda <lei popoli, "
::;1 m1sura_n'? non già con la miope lente dcli' egoismo q uot~d1ano, <li partito o municipale, ma col
vasto ~ s1ntet~co sguardo che abbr accia I' ieri e il
dom~n1. La vita d_i un popolo non si misura a dece~m ma a .secoli. Perché tanto alto noi collo<'h1amo Cam1llo di Cavour nel nostro pens iero, se
non per. la dote._ eh' egli ebbe in sommo grado, di
lunr1.1-mira,nte, d1 pa zien te ma tenace e infati cabil e
tf!ssitore d una vasta t ela~ A lui, dopo cli' ei cadde,
doveva guard~~re, ~ suoi met0di adoLtal'e, la s ua
opera pr~segmre 11 partito liberale italiano. In
'ece le piccole e grette menti di molti liberali del
suo tempo non giudicarono avventata inuti le ri pl'ovevole quella spedizione di Crimea 'che pu1! do-
I ·\ GUl·.l{RA
49
ve"a essere la Jiietra fondamentale della laboriosa
ope1·a dell' 11nifìc11zio11e d' Italia·> Come gli uomini
e le ramiglie, cos'1 i partiti e i popoli che vivono
alla giornata sono pri\'i d'ogni forza e d'ogni vitalità, debbono adattarsi a rin unce vergognose e
perniciosi;::si me.
V. L'ora presente e il nostro dovere.
Non posso pas,;ar oltre sem.a ribattere un' alfor mazione eh' é pur carn a tanti, aucl1e liberali. Dicono essi : tutto ciò é forse vero, ed è nobile e
bello; ma in questi cinquaol' anni cli pace I' ltali>t
à fatto progressi econo111ici vertiginosi, che non
avrebbe fa tti senza tal peri odo di pace; e ad ogni
moclo, e non ostanti tali progressi, é tuttora troppo
povera e :\ a ncora troppi bisogni, per poter pensare a manifestazioni cl' imperialismo.
L'argomento A troppo ripetuto perché non si
g iudichi op portuno rispondervi.
· Ecco. 1.0 li nazionalismo non é l'imperialismo;
questo, se mai, non può essere che un' ultimo stadio, un ulteriore momento di qnello, come appa re
chiaro dalla definizione da noi data di Nazionalismo. Una nazione cosciente della propria forza,
sensibile dignitosa, fi n che duri la concorrenza,
la gara, ' la lotta fra le ~azioni, tende necessaria·
mente a imporre altrui la pr opria civiltà e la propria colt ura. Questo secondo momento non è che
logic,1 conseguenza del \>ri mo; il Nazionalismo ~erò
si limita a constatare i fatto, tendendo esclusivamente a far giu ngere I' Itali a._ elle ne . é ancor
tan to lontana, nella pienezza d1 quel primo momento.
2. 0 I cinquan t'anni (li pace . No n é vero. D<ll
1861 l' Italia à sostenuto tr e guerre. quella del 6(),
queila della prima impresa d'Africa, quella libica.
3.0 I pr oo-r essi eco nomici. Verissimi. E i naziona listi ne e'Sultano constatandoli. Ma essi furonc:
LA DOTTRli\A NAZIONALISTA
con,,;i>guiti non ostanti le tre guerre, e, comunque,
se poteYa la po"ertà di tempo addietro giustificare
Jr rinunce e le Yiltà, la prospe rità presente non 11'
può giustificare più. Chi. potendolo materialmente,
rinunzia a difendere i propri interes,.;i pro;.;simi e
futuri, e il proprio onore, è uu imbelle e un \'igliacco. I nazionalisti si dolgono che l'Italia $ia
~tata fino a tre anni fa imbelle e vile; non voi:diono che lo s ia oiù.
4.0 La Yertiginosità elci progre~si economici
delJ' Italia. ::\"on è dovuta alla pace, ché da cin
4uant' anni circa tutte le nazioni d' Europa sono
in pace. Se, in proporzione, è superiore a quella
dflle altre nazioni, ciò si deYc al fatto della ::;ua
recentissima unifìcazione, della sua recente partecipazione come unità etnica alla gara JelJe industrie e dei traffici con le altre unit~t etniche <lei
mondo.
::>. I~ certo che l'Italia non avrebbe fatto quei
progressi s~nza quella lunga paCP ! Abbiamo visto
1.:he sorta d1 pace fu; tre guerre in cinquant'anni;
rna come si può dimostrare che una <Yrande guerra
come la franco-prussiana, se fosse st~Ia vittoriosa,
rnin <l u ebbe reso tale prosperi fa anche maggiore·>
G. 0 La povertà e i bisogni presenti . Que,,;to argomento veramente contraddice a quello precedente deJJa prosperità· iua non importa. Ebbene:
i :\'azionalisti ritengor;o c l1e se]' Italia avesse fatto
rt su? ~empo ?iò che dove,a, I•) sarebbe costato un
assai lieve slor:t._o, ed essa aYrelJbe ora il posto
che le compet~, 11 posto che, se gli Italiani a\eSsero vera coscienza nazionale essi dovrebhero voler~ ~he ab_bia. Ma., poiché gi~nge tardi, i Nazio11,ahst1 v_oghono eh~. l'Italia ripari quanto più pnò,
s affr etti qu_a_nto prn può a prendere il suo posto,
con _un~ p~!Jtrca lungi-mirante, anche a prezzo di
s~c.r1fì~ 1. Ci son dei momenti nella vita degli in
d1~1du~ e c~elle famiglie, in cui qualunque sac!'iJìc10 s1 sostiene, anche i più ""ravi per J' onore per
111 salvezza, per il bene di ~om~ni. L'Italia 'non
0
L'ORA PRESLi\TE
l'
II . NO!::iTRO [)()VERE
!:>1
è che un individuo di fronte ad altri inclivid11i :
non è che una grande famiglia. N'el ferYorc delle
competizioni internazionali è qu('sto il momento,
ed è forse l'ultimo, di fare dci sacrifìci per il domani; »e pure il sacrificio sia doloroso, 'a fatto.
Che importa se di tal ::,acrifici0 solo i nostri figli
r11ccoglieranno il frutto·> La \'ita di una nazione, lo
ripeto, non '<i misura a decenni ma a secoli (1).
(1) « He 1rna Yolta, <lisse 1•3urico Corradini iu uno
de/ s uoj manidgliosi dis("or~i, fr:t t.anti stati in cui era-
vamo tlivisi , non ne aves:;i1110 :ivnlo neppure uno cl1e
volesse la guerr<t, n oi forse 11 011 saremmo or.a nua 1~a­
zio11e lihent e 1111::1, o L<ile sare 1111110 ~erto ID pegg1or
m\ldo che ont non sifimo. ~la uno pel' fortuna ue avemmo il Piemonte! l'ioooln, affrontò I' Anstria Vinto, dopo
po~hi anni mandò i suoi solclat•i a comhattere in Oriente.
(.;erto il soldatn che vincendo mo1't idla C.:eruaia, prima
di chiudere "li ooohi avrebbe piì1 di qualunque altro
potuto domaif:lare: - l'erC"hè, perdio, mi h~nno man.lato a morire <1ui ! - J'.<è anebb_e sap n~o nsponders1.
:\è avrehbe1·0 s:Lputo rii;pondergl1 quanti quegli aveva
lasciati nella piccola p:1tria lontana, il padre, la macl.re,
i fratelli. .,.li amici e tutti i suoi coetanei. Nè avrebbero
saputo risponcle rali gli stessi ministri del re che l'avevano mandato, ti~mne uno, Cavour, il quale sapeva ciò
che noi ora s:~ppiamo . ~apeva che quel!' a!omo_ d'un
atomo quel ll lllla ù' un nulla che er:1 la vita eh quel·
1' lllnde soldato clove\'a sacrificar si lnggiù, lontano lon tano fra altri ~ol<lati stranieri, contro altri soldati stn•nieri, perohè J)Oi anobe ~li_ qu~llo! <li quel null~ d'un
nulla raccolto d:wli eventi intnri, SI potesse, per 1 eterno
miradolo della st~ria, rnMeriare quella grande cosa ohe
cloveva essere la libertà cl ' Italia.
Io voglio dirvi ... che senza la guerra uoi 11011 saremmo.
Nè saremo m<ii quali i nostri yatlri ci v_edevano con gli
occhi deliri 8peranza, quando versavano 11 loro saogn_c.
Avre mo m~d corrisposto alla loro sper~nza e. tra.d1 t~
il nostro dovere. Il clo,'ere che anohe 1101 <ihb1amo d1
preparare in una patria mig liore una \'ita migliore :L
<1oloro ohe debhono nasoe1·e del nostro ~angue ». COR·
HA DINI, Il ~Vazionalismn italiano, png. 47·19; Milano,
Tre,·es, 1914.
l PHOBLE.\11 'AZIONAI.I
CAPITOLO
f'ERZO.
IL Pl{OGRA::.\fìl.à. DEL
I.
~AZIOXALIS:\TO
l problemi nazionali.
1. Come li intende il Nazionallsmo.
Cosi stabilita la valutazione dei valori etnici e
politici cl ella Nazione; stabilito ciò è: 4) che la
Xazione è il maggiore e più logieo anregato sueiale cui si possa pervenire; 11) che la Nazione,
oltre che I' urbs, è anche e sopra tutto la eivita1;,
Htle a dire risulta dalla collaborazione conrer{lentf'
e unanime de' suoi membri intesa al Yantaggio economico,_ 111orale, ci.vile della collettività loro, per il
,·aotagg10 economico, morale, civile dei singoli;
e) che se la ,Pa~ria ~uò essere in tutto o in parte
perduta, la i'l!azione ,, per natura 8na immanente
P indistruttibile; d) che la vita di una Nazione è
nec-essariamente lotta, cruenta o no e lotta assai
più di pr~''.a!enza che non di pura ~ semplice difl·sa; stab1lit1 questi principii fondamentali è O\'Vio
intendere come il Nazionalismo ciò è la 'dottrina
c_he da ta_li principii ~uove, c~ncepisca e voglia
nsolvere 1 pr oblemi nazionali. Li concepisce in fatti
CtJme as~olutamente preva lenti su qualunque pro !Jlema d1 qual ~rnque categoria o classe o aggregi-:t!o
11 qua.le non s ia che parte cieli' aggregato maggiore
o nazionale_; vuo le c?e la risoluzione di qu;tlunque
pr~blema d1 categona o di classe, nè solo la risol11z10ne ma anche solo la presa in cnn<>iderazione,
;);l
siano sul1ordi11<tte .-di' mtere,.se supe1·i0rc' dell' orga11ism() superiore. :'\on ammette quindi che alcun
partito possa din1enticare in akun momento della
sua vita e delh1 sua azione quell'interesse superiore;
non <tnmiette che alcun partito sia fine a sè stesso
e tenda a prevalere nella Na1.ione a rlanno della
~azione o anche soltanto indipendentemente dal
Yantaggio della N azionr; non ammette che nella
l'isoluzione d<'i problemi 11.i1.ionali la naturale tendenza di un partito nd affermare e a far trioufare i propri principii Pconornici o politici o religiosi giunga a soverchiare in nessun caso I' interesse drlla Nazione per il trio11f'o rii quei principii.
Vuole che sia eliminato ogni egoismo di classe <J
individuale per un beninteso altru i ~mo verso la Nazione, a Yantaggio rlell' egoismo della ì\'azione di
fronte agli egoismi delle a ltre :;-.:azioni. Abbiamo
già ripe1uto come e quanto il trionfo di questo
egoismo della ::'fazione si rifletta poi logicamente e
nece:;sariamente su i componenti, a protì1to rlelle
classi e degli individui.
2. La discipllna nazionale.
A questa mèta il ;'l;"azionalismo afferma che non
,::;i può pervenire se non instaurando una rigida
disciplina nazionale.
Disciplina ideale e disciplina pratica.
La disciplina idea!e è il subordinarsi spontane11
e pieno dei cittadini alla Nazione, il converger e
rlclle attività dei cittadini al centro unico del bene
della Nazione. J'i; i l sentimento dei doveri che soverchia la nozione tutta rlemocratica dei diritti. l'i:
un'etica tutta nuova e tutta '>pi rituale. B una magnifica e sublime religione laica. Per essa, come
ogni atto del credente'è o dovrebh' essere preceduto
da un tacito ma scrupoloso esame della conformità
rli esso alh,1. legge religiosa, orrni atto cleve essere
conforme alle prescrizioni cl€Ìla legge nazionale,
consonante con l' intC'resse nazionale. Il cittadino,
IL P!WGRA\l~IA DEL "/AZ!O\Al.!>;~10
I l'ROllL!"11 NAZIO"Ar,r
per cs::;a, ricorda a<l ogni btante di essere cittn.tli110
prima ;incora che funzionario o lavoratore o, in
generale, indi virluo; obbedisce alle c--igenze del
l'utilità clella :Nazione più e prima che a 411ell1'
della classe o dell' ufficio o del mesi iere suo; si
orienta in :somma tutto e costantemente Yt'rso la·
divinità concreta e imperiosa della >:azione.
La rli~ciplina pratica è la somma degli atti informati da quella disciplina ideale. f•: il rispelln
clrlla legge intesa non come espressione di un
<;overno ma come volontà e necessità della Nazione. l~ concezionr del Governo comi' clella logica integrazione del popolo de' cittad i oi (questi
e quello formano a punto in t'att: la Nazione) e
non pi1'1 come di un Ente lontano esoso r prepo
tente che si libri in un cielo inacèessibile. J!: concezione di ciascuna <lelle nornw e dr" re"olamenti
P'.trziali d'un' azien~a dello Stato o priv~ta come
1!1 r~ezzo nec'.ssar10 e utile a miglior·are quel1 azienda e, d1 conseguenza, lo Stato. I~ abito di
tn~tta1·e .~ rli consi~erare le persone note (' sconosciute prn. c_onw c1tt.adi11i, anzi concittarlini, che
come 11omrn1 estranei o indifferenti. lì: disposizione
a sopportare con sereoiti1, anzi a de«i<lerar di sopportare, nelle proporzioni determ inate dalla le()'o-e
il c11rico, ( $er\'izio militare tasse rii rette e intlir~tte'.
~abolle, ullìcio di gi.ur8:to, e~c.) deri"ante a ciascuno
1alle supreme ra~1orn della difesa del funzionnmento, dell'opera politica internazio~ale clello Stato.
. f.:a •!isciplina pratica rampolla direttamente dalla
II-.;c1pl.111a ideale; la disciplina ideale rampolla nl'cessar1amentc dalla nostra dottrina.
esterni e problerni interni f'ono tutti la ;,;tes$a cosa,
ciò è problemi nazionali. Per le nostrr premesse,
le condizioni interne di una :\azione ànno una ri"pondenza e un' ellìcenza dirett<1 su i rapporti <li
essa con le altre 11a1.ioni, come i rapporti suoi con
le altre nazioni si ripercuotono direttamente su le
suP condizioni interne. <Juestr ,.ono cam•e insieme
ed effetti di quel Ii.
Ciò è da ossenare specialmente per i moltissimi
che> afiermano dovert' lo Stato, prinia che a risolvere i problemi est('rni, provvedere a risolvere gli
in terni, dirnentic·ando elle es~o non è già un ente
isolato, la ''ita dc l quale in lui comincia, in lui
«olo si manif'e$ta, in lui solo è c ircoscritta e si
compie, ma un organismo in rapporto tlil'etto e
continuo con altri organismi, e che il rapporto è
senipre cli <lipendrnza quando non è di prevalenza,
economica o intellettuale o politica. Ed è strano
che i partiti cos'1 detti democratici ablJiano mostrato
<li intend<'re e di applicare pratic1trnente la loro
concezione dello Stato ro111e se questo, risolto il
problema del!' u11ificazionc nazionale, fosse divenuto
un ente affatto isolato ai cui componenti non incombesse che i I cò111pitn (li assettare i loro rapporti vicendevoli, proprio in questa età che i rapporti necessari fra le Nazioni sono divenuti cos·r
frequenti e cos·1 intimi, f'acilitand nli anche in mo<lo
notevolissimo le rapide comunicazioni lerrestri e
marittime e lo scambio dei capi tali. E noi vediamo
<iascun ministero rlegl i esteri accordare la sua
politica col tono della politica del ministero degli
ioterni che è quasi sempre anrhe presidente del
Consiglio; e vediamo gli atti del ministero degli
interni subordinati alle necessi tà nella politica
estera (ad esempio nella r epressione delle affer ma
zioni irredentisti che); e i problemi dell'esercito,
della marina, del!' emigrazione, delle colonie in
intimo legame con la politica estera. « Il fiorire
delle industrie all'interno con i relati vi benefici
dei salari e col relativo s,·iluppo della cosciem.a
:·t
Problemi In terni ed esterni.
F. 1\alla nostra (~ottrina consegue non meno necessar1a:nente c~e 1 problemi esterni sono la logica
rnte~!·az10ne. dei pro~Jlemi interni, e vicrver sa;
meg110, cli~ .1 prob!cm1 esterni ànno identica import-t nza degli rnterm; meglio ancora, che problemi
56
IL PROC,R \\l.\JA DEL
.-;,\ZJO'L\Ll~.\lfl
operaia li1•ende in g-r1rn parte dalla 111ani1•1·a cnn
la quale lo Stato "a difendere o imponi• i prodotti
dell'industria ste,.;sa fuori dei confini,<· la C';emrania
può farne fede. Il problema interno dell' agricullurn
è intimanH'nte conne,.;so alla nwniera c'Oli J.1 qualL•
lo Stato regola e protegge l' ernigrnziu11i: che t> 1J11
fatto interno. La stessa emigrazione c<111 una continua ingente importazione cli denaro nPll' Italia
meridionale può avere la parte maggiore nella ~o­
luzione del problema cos'1 detto interno dcl :\lrz ·
wgiorno e accelerare la sostituzione del contadi noproprietario al latifondista inerte » (1).
Xoi allermiamo dunque che i più grandi interr•ssi della Nazione, interni come esterni, si integrano, si fondono, si confondono, e che clelJIJono
da essa essere considerati e tentati di risolvere e
risolti non giù o non soltanto col fine di miglinrme
le condizioni degli individui e delle c]a:-;si, ma specialmrnte. con quello. di migliorare Jr cond izio11i
della Naz10ne stessa m quanto è i11 co11correnza,
in g-;1ra, in contrasto con le altre nazioni.
4. Problemi d'accrescimento.
E poiché il miglioramento delle co11dizioni rii
vita della Nazione si rh;olve praticamente in una
nece:-;sità di accrescimento di valore di essa, si
materiale che morale, al concetto realistico che è
ragione rlrll' aggregarsi in collettività che' fanno
g!! indivi<lu.i, dell'accrescimento del benexsere e per
e~<? d_ella .rt<:chezza, noi aggiungiamo un concetto
pm 1deahstwo ma, secondo la nostra dottl'ina,
~gual~ente fon~H:mentale e sostanziale, egual mente,
111 ultima anahs!,. realistico: quello del!' accrescimento del prestigio; ed entrambi subordiniamo a
un altro concetto che diventa t:osì cond izione asso(1) L. VAr.U, Che cosa è e ohe co&a ruoli· il X<1zimw
liHmo.
l•'irenze, Quattrini, 1911.
57
Iuta <lll'attuazionP rii quelli: l'accres<:imento della
ur.::a. Sul111rdinazio11e q11cs1a che non à più bisogno di es,..ere spiegata, dopo quanto già si è
esposto 111 tfJrno al no,..tro concetto della necessità,
per la '\;1zio1ll', della forza come primo ed essenziale elrnll'JJ(o di p1•e\ a lrnz,1, non soln, ma anclw
di 'iia.
II. L'accrescimento della forza.
1. La forza per la difesa.
E tempo d1e cessi il mal vezzo di considerare
le spese milit;1ri in genrrr com(' sprse improduttive.
Intanto, nel senso gret10 della parola, proclutth•e
non sarebbero nè pure le spese che ogni Stato
civile fa per consrrvare e migliorare il suo patrimonio arfr.;tico, e qu<'lln che profonde per abbellire
le sue città. ln oltre nessun possidente ritiene sprecati o troppi i denari eh' ei spende per assicurare
solidamen1e la porta e magari le finestre della sua
casa, e per acquistare casse forti resistenti ad ogni
astuzia e ad ogni violenza rii ladri.
Anche partendo, dunque, da questo assioma
della dUesa, si giun~e a conclu1iere che, quali
stromento della forza necessaria ad essa, l' esercit o e la flotta debbono essere armati e fayori ti
quanto più è possibile; debbono essere sacri. I
uittadini italiani debbono guar dare ad essi come
ai tutelatori dPIJe loro proprietà, delle loro famiglie,
della loro libertà, di tutto q11anto, come individui
e come collettività, posseggono.
In ciò, almeno teori camente, i Naziona listi si
trovano d'accordo anche con i pacifisti e con i
rad icali. In pratica però costoro, con la diffusione
delle idee umanitarie e antimilitariste, ingenerano
nei cittadini un senso di indifferenza, quando non
di ostilità, agli istituti militari della Nazione, e una
;-,x
IL PROGRAMM.\ DEL :-IAZIO:"<ALIS.\10
vi va ripulsione ad aumentare le spese 11ece,.,saric
ad essi, e un affettato disinteresse per tutti i pro
blemi che vi si riferiscono. I Nazionali,,ti in n'1'f'
vogliono che esercito e marina ,,;i ano oggetto di
amore per i cittadini, che i cittadini se ne Ol'C11pino come di cosa loro (che loro é in fatti), c:;tudino
le loro necessità, vogliano il loro perfeziona mi>nt11,
curino che quell'arma (esercito e marina sono per
la Nazione ciò che un'arma é per I' inrlhiduo) ,.;i;t
sempre, sia sempre più, sia sempre m1'~lio pronta
e adatta a servire efficacemen te.
Debbono i cittadini volere che Pser"ito e ma
rina corrispondano perfettamente ai IJi,.;ogni pPr
cui la Nazione li à creati e li. conserva, sì rispPtto
alle armi che rispetto agli uomini, sì rispetto al
funzionamento che rispetto allo spirito e nlla disciplina; ogni ufficiale, ogni soldato, ogni oggetto di
essi é uno dei pezzi delic:tti e indbpensabil i chi•
comporn;ono. il congegno dell' arml't; se uno solo
funzioni male o non funzioni, l'arma strssa non
funziona più. 111 vece essa deve funzionare sempre;
troppo tardi verrebbero le recriminazioni (e verrebbero, specialmente da coloro che alTettano trascuranza degli strumenti di lotta quando la lotta
non é imminente J se al!' orn del pericolo I' arma
rie,.,cisse inservibile.
2. La forza per l'offesa.
Ma non basta. Se esercito e marina dove,.;sero
servire solo alla difesa, in tutte le nazioni >;a1·ehbe1·0 inutili, giacché non ci Sètrebbe alcJno chr,
con l'offesa, renderebbe necessaria tale difesa.
_\rnmettendo la necessità della difesa si ammette
if!!plic~larnente la po~sibilità dell'offesa da parte
d1. altri. questo « altri >> (la Sio1'ia ce lo cl imostra,
e 11 conflitto recente tra Stati Uniti e Messico lo
r~nd~ anche più evidente) tro,•erà senipre la via
cli dunostrare che la sua ofTef'a era inevitabile,
urgente, f'anta; qtH'S!o cc altri » i Nazionalisti e
59
tutti µ;li uomini di buon senso ammettono cl te og""i
o clo.mani possa essere anche l' Italia (1 ).
'"'
S1 deve dun riue ammettere dagli Italiani che
un m_oryrnnto o. I' altrr> essi debbano per i loro sur:em1 mt~ress1 fare opeM di offesa. ::\e consegue
d1 nece,.,s1t;ì stre.tla:mente logica che essi, poichA
non al loro arb1tr10 sarà dato di scegliere tale
momento, debbano essere apparecchiati ad O(lni
i~tante, p~rmane11temente, ali' offesa. F. ne consegue
d1 necessità non meno strettamente loo-ica che la
conserva:-io0:e e il costante. perfeziona~ento degli
strumenti rii lotta non siano sufficenti ma sia
necessario 1111 rwereseimento costante :10n solo
'
.
ma a l m~n~ proporz1011ato
a I l'accrescimento
degli'
strumenti di lotta de lle altre nazioni. Dico al meno
perché, crescendo eventualmente gli interessi e il
t~rritorio del!' Italia più di .q.uello c~1e .in proporz10ne avessero a crescere gh rnteres,;1 e 11 territorio
delle altre nazioni, quell<L misura di accrescimento
dovrebbe necessar~amente essere superata.
. N~m occorre rilevare a q!-le~to pro.rosito qua nto
sia 1010pe .o bassamente ego1st1ca, e m ogni modo
punto ser ia, la bella teoria radicaleO'<>iante pur
testé, per il rlisonor~ n~stro, altamente"'proclamata
alla Camera, doversi gli armamenti limitare non
pure alla necessità della difesa nazionale ma a
dirittura alle condizioni finanziarie del I~ Stato
anzi del bilancio~
'
:R <)vvio che le .cousiderazioni fatte nel paragrafo preced~nte c~rca la forza per la difesa a
proposito Llell esercito e della marina ànno il lor
luogo a1.1che qui .. Esercito e marina debbono, in
una naz1011e cosciente e !'orte, essere sopra ogni
1,' ACCRESC'l\lENTO Dl-.LLA FORZA
, (1) B noto che g li stessi pacifi1:1ti italiani primi di essi
J~. T. Moneta, alln. proolaruazione della "Ue~rn it3.lo-turoa
(ed era guerra di o.Uesa) ùicbiara.rouo di approvare tal
gue:ra 001~e .necessaria all' ttalia, dissentendo in oiò dagli
altri pac1tist1 ... delle altre nazioni per i quali evidentemente tale ... necessità non e' l'r;~ !
!.il
IL PROGRA~DIA DEL :\,\ZJO:>.-\LISW1
L' ACCRESCl\lbNTo DELJ,A FORZA.
cosa eari ai cittadini; dchbono P>;Sel'e tali i11 Italia
E questo affetto. deve manifestarsi i11 un.a ,·igilanw
assidua. appass10nata, gelosa :;u quel li che ,.;0110
tutta la forza della ~azione: in entu:-iasrno ,.;incero
pel' le loro man if'e,_tazioni: in amorevole. nl<l_ inllessibile "everità verso le loro t!eficenze; 111 hberall'
offerta dei mezzi necessari al lol'n perfezionamento
od al loro accrescimento. Devono in snmma i cittadini considerarli e amarli e gloriarsene cosi comn
della pl'oprin forza muscolare, ddla propria agilità ed elasticità, della propria perizia nell'uso
dellt' armi si glorierebbe (nello stesso tempo che
pro\' vederebbe ad accl'escerlt>) un indiYiduo che
fosse costretto a vivere fr('.l gent<' senza leg-µ:e e a
far valere in ogni caso le proprie ragioni con la
forza.
E sar·ebbe anche da aggiungere che, rn0ntre
quel supposto indiYiduo cos'1 agirebbe sollanto per
un interesse egoistico e del tutto mnteJ'iak, la :-/azione opera, oltre che per un inter~sse dello stesso
ordine, per i nobilissimi interessi della coltura, della
lingua, cieli' arte, delle libere instituzioni proprie;
per l'interesse supremo, in fine, della civiltà.
degli u!Iìch1 li, anzi non la cani era ma la missione:
più rigorosa la loro ,,;celta (abolendosi l'avanzamento per an7.ianità l, più pro l'onda la loro coltura
pi.ù ce~~ur.at.a h~ loro vita, più semplice il loro ve~
st1re, prn r1g1do ti loro contegno· tutto ciò conofonto
al divieto assoluto rii appartene~e a qualsi1tsi s'òcietà
segn.'ta n no, politica o no: tutto ciò vivificato dn
un sentimento l'erl'Co di disciplina, meno di maniera
e più sostanziale, 111P110 :'pparente e più reale.
li(}
:~.
Lo spirito militare.
E µoichè il denaro è :;olo in parte il nel' bo della
guerra, essen<lo l'altra parte costituita dalla clisci
plina, dall'entusiasmo, dallo spil'ito militare, bi
sogna che queRt' ultimo sia più f'avorito in Italia.
L' impol'tanza dei problemi militari deve es;;ere più
spesso e meglio dal Governo fatta sentire ai cittadini,
rol mezzo di pubblicazioni e di conferenze, col mezzo
P-pecialmentc della scuola nella quale anzi dovrebbe
u \'ere il suo inizio la vita militare; dovrebbero P.ssere
più frequenti, anche se più brevi, e meno macchinosi
e complicati, i richiami delle classi congedate; do\l'ebbP essere reso obbligatorio fino a una certa età
il tiro :1 ><egno. E dovrebbe render :-;i più rimunerata f' nelln stesso tempo più severa In carriera
III. L'accresci mento del prestigio.
1. La politica estera.
I~ evidente, dopo le co ..e già. dette, come la forZ11
sia la soln dole adatta a conseguire il prestigio.
Ed è troppo naturale, perché occorra spendervi a
torno molte parole, che l'atteggiamento di una nazione nei rapporti con le altre nazioni corrisponda
al grado di forza di cui essa può disporre. Il suo
prestigio nel mondn del'iva a punto dall'atteggiamento che essa, in virtù della sua l'orza, può assllmere. Xei rapporti internazionali come nei rapporti
individuali ciascuno è stimato per quanto \'ale, é
tanto più stimato per <JUanto più vale. Stimato, ciò
è rispettato e temuto, "'e i rapporti, come avviene
fra le nazioni, ;;iano solamente rapporti di forza (1 ).
(1) Occorre a pemi accennare al sen timental ismo di
coloro ohe \'orrebbero far cleri nue tal prestigio della Nazione solo dalla su:' coltura. iutellettt1ale, dalla. sua in-te,
dn.lla sua scienzit. Già qnesLe oose eseroitn.no effettivo prest.igio soltanto qnando sono profonde e vitali, il cbe non
può avvenire iu n11a Nnr.ione decadente o decadnta. E
del resto 1' esperienza cliruosl,ra come non siano 1llai stato'
sufficenti 1t frenn.re alctrn at,to cli prepotenza cla pa.r te di
altr e nazioni. L' ammira1,io ne di Alessandro per la letteratu ra g r eca potè fargli ordinare che la casa di Pindaro
fosse rispettata ma nou fermarlo nella sua a,·auzata con-
''>
>~
IL
PROGRAM~IA
DEL
:\A%101\ALIS~IO
'
li modo di regolare i rappol'ti co11 le nitre nazioni è per una nazione la sua politu:a estera. Essa
è dunque in tanto efficace, utile, buona iu quanto
/:>dignitosa e risoluta; può essere in tanto dig-11ito;;a
e risoluta solo in quanto è fondata su la forza. Potrebbe altri dire: e su la sensibililà nazionale>. {'\o;
anche la sensibilità nazionale proviene i11 11lti111a
analisi dalla coscienza della fo1·za; chi è debole e
sa cli non poter reagire s' avyezza a poco a poco
ai !':Oprusi e alle offese da parte di chi è pili forte
di Jui; finisce per considerarle il tralta111ento unico
a cui à diritto e non le sente neppure più come
offci:ie e come soprusi; perde la sua ;;ensibilità ad
esse.
L' Italia, che non ebbe mai viva seusibililà nazionale perché non ebbe mai la forza, à fatto sempre
una politica estera r.eplorevole. La quale è da imputare non ai governanti che non avevano a sostegno
dell'opera loro la forza, ma alla Nazione che non
po!'sedeva la forza. Non possedeva la forza delle
armi e non possedeva la forza d'una grande e orgoaf im•a idealità da difendere e da far preYalere. On·
deggiava fra il sentimento che la spin<>eva verso
la Francia e l'utilità che la diri~eva v;rso la (~erq_nistatrice; e questo non è che uno <lei mille esempi che
sJ potrebbero recare. Un grande presti.,.io intellettuale
scompagnato dalla forza atta a difendorio è anzi l'esca
P!ù ghiotta dell~ cupidigie altrui. La campagna <l'Italia
<l1 Bonapinte e il proclama di questi al suo scalzf! esercito i!lse~nino. E si ricordi che il Filicaia angura\'a rhe
I' ltnlia fosse men bella o al men più forti!,
o,nde ussa.i piiL ti paventasse·. o assai
t amasse men ohi de) l110 bello a' rni
par che si stn1~ga, e rnu ti sfida a. morte.
E si rfrorùi, anche, l'ammonimento del l'inno di Garihnlcli:
~n. te~·ra dei fiori, dei t;HOni, dei carmi
ntonu, <Jll&l *'fa, ln. tetTa <lell armi.
1
L' ACl'HEf><"J.\IENTO DEL PHE!-<TIGIO
(i3
111a~ia; a\'J'ehl)(' .'·olulo essere con la Francia per
togliere ali' Austr1~ le ter~c sue 1~011 rcd.en~e, e a vrcbbe
'oluto essere con l Au$tr1a per 1mpcd1re il soverchio
crescere della preponderanza francese nel :Yleditcrraneo: ~on. pot~ niai proteggere eflicacemente la
µropria em1graza~ne, sì lasciandola ablJandonata a
s~ st~~sa, coni~ rn America, si consentendo che
~l.1ve,n!sse ~u91h ta, cl' u.na nazionP nemica, come a
I,u~1s1. Il chv1eto cl e111_1grz.zionc nel!' Argentina, nelJ Cruguay e nel Brasile, l'anno della <ruerra italot~rc~, parve un a1to cl' audacia e> di cor~"'"'io rnara' ighoso ..stupì, sbaln1:dl noi stessi prima èÌ1~ gli altri.
Era Il primo, dopo crnquant'anni di vita nazionale
;. p~r~, no_n era certo La le. da. cn11d 11r:e .a complica'.
zw111.g1.av1 ! Dalle supe~·i>e d1cl11araz10m d1 Guglielmo:
« r-:01 ~1 fare_mo avanti con le nostre armi lucenti .... >J
all aflermaz1011e nostra di voler conservare ad oani
COStO ]a race COn tutti, a C08{0 anefie della l'Ìltù
~'è un ab1ss~ s1iave.11 tevole. Sì, quanto ce n'è tra!~
!orza della Germama e la forza nostra.
Gli avvenimenti antichi e recenti ànno dimostrat~ a bastanza chiar o che l'Austria, a parte la
quest10ne del!' irredentismo, ci è meno fondament~lme1_1te e meno necessariamente nemica che In
1'ra~c1a.- Lo dimostrerebbero, ;;e non altro, i cento
co1mtat1 .franco-italiani che sorgono come i funo-h i
senza .c oncludere nulla; la sollecitudine dei rimgdi,
lo abbiamo osservato già, è la denuncia più evid~nt~ del male. L'Austria è anche per molte ragioni meno in condizione di nuocerci· la Francia
non lo. dimentichino i nepoti di Roma, è per noi
Cartagine. E à fatto di tutto, riu scendovi in gran
part~, per soppiantarci nell'oriente con la lingua,
c.'?n 1 commerci, perfino con la protezi one del culto.
C1 vuole soltanto la bolsa retorica e il disonesto
a!'f arismo radicale per non vedere ciò o per fingere
d1 non vederl o.
.Altrettanto è da dire dell' egualmente radical e
fìs1D?a del rispetto della nazionalità: che sarebbe
sentimento commendabile se comune ed efficentP
(j.I
IL PROGRA\n!A 01:.L NAZIO:\AL!S.\10
in tutti a:li altri S1ati, è sentimentali~mo ~ro~tesco
e vile di' fronte alla risoluta volontà d1 t11tt1 gh altri
"lati (non esclusa la Grecia che fa ln.nto rumore
pro domo sua 1 di 11on tener conto .alcu1.io <.lcll~ _nazionalità. '.'{oi diciamo che una uazwnal1tà a dmttC!
di essere rispettata solo in quanto. val~ e sa f~rs1
valere. '\oi diciamo che una rn11.10nalità meritamente è conculcala e tenuta in non cale quand~
non à in sè ::-te'Ssa vitalità sufficente ad afTerm.ar,.;1.
'\oi diciamo che è ridicolo fare gli onesti. e. 1 ge:
nerosi in una congrega di disonesti. e cli avHh: l\01
diciamo che è stupido preoccuparsi della n~z1ona­
Iità altrui quando altri conculca la n_ostra. m .casa
nostra. Dovrebbero pur ricorda re glt llaham ch!3
il primo e il più grande politico dei tempi modc~·m,
:'.'\icolò :\lachiavelli, à "critto in italiano, e à scritto
per loro, non per «il furor di lassù», non per «Il
tedeschi lurchi ».
Noi vo()'liarno dunque che il nostro valore nella
vit~ int•'rriazionale sia inalzato cli tanto, di quanto
fu per la debolezza e l?er le viltà antiche abbassato. Un popolo come il nostro non deve pcr~et:
tere che altri traffichi e disponga in Europa e. luor1
non '30ltanto a suo danno, ma nè pure senza il suo
intervento. I ministri degli esteri debbon? ess~re
uomi11i di lunga rista, oltre che abili <' ;1solut1 e
l'Prmi. Anche questioni che a un occhio n~1ope parrPbbero trascurabili poc::sono a vere i 11 segu 1to grande
importanza per noi.
2. L'irredentis mo.
Non ne parlerei, riferendomi anche per esso alle
cose dette or ora, se in Italia non fosse un problema cos·1 antico e cosi caratteristico. Nella deplorazione di questo male tutti i partiti, fuo r i ciel
socialista che se ne disinteressa e dcl clericale che
non ne parla, sono d'accordo. Per ciò sono possibili le si frequenti dimostrazioni, specialmente studentesche, anzi quasi solo studentesche, fatte per
L' ACCRESC'l\1ENTO ))El. PRE,.;Tl(,10
li:-'>
])l'Oteslare contro I' oypres~ione e la, prerotenza a~­
striaca e slava nel I renhno e nell Istria. Proprio
di questi giorni tutta Italia freme e risuona di proteste e di indignazione pc>r i ratti accaduti il prim11
<li maggio a Trie,.,tc. Ma il Nazionalic::mo non è piit
d'accorcio con gli altri partiti circa i rimedi.
Direi anzi che solo i I :'.'\ azionalismo propone nmedi; gli altri si limitano a ste;ili P. .retoriche de:
clamazioni che osano talora sp1ngers1 fino ad atti
pratici d.i ~ andalismo cont~·o..... i .cris.talli. d.t>i ~e­
"Ozi o di ribellione co11tro 1 soldati e 1 pohz10tt1. ..
ftaliani. ApproYiamo1 e desid.c,riamo rim~rn.ga vi.vo_,
il sentimento; ma d1sappro\'lamo ! modi m cui s1
manifesta. g pe1·ciò, mentre vogliamo che, con1e
l'alleanza con I' Italin non trattiene lAustria dal
perseguitare (a. ratti ) ,i r~o~tri fr'_atelli !rr~dei:it.i e
dal consentire che pr111c1p1 e d1g111~a:1. r1Umh ~
banchetto inneggino, e rendano pubblici 1 loro voti,
al ristabilimento del potere temporale, cos'1 I' alleanza non impedisca ai go ve1·nanti italiani di lasciare che i cittadi11i manife;.:tino ad alta voce al
meno il loro risentimento e il loro sdegno per tali
fatti· mentre dico, vogliamo ciò, anche vogliamo
che tale sent'irnento nobilissimo, anzi che in urli
e in vandalismi che la generazione preceden~e a
quella odierna . ~re<lilesse con:ie la ..generaz1on~
odierna li predilige, e come h prediligerà, se s.1
va avanti di questo passo, quella che nascer a
da essa, senzèl profitto e s~nz1~ risul.tato_ alcuno, si
traduca nella virile volonla d1 guarire il male nel
solo modo possibile: gettare su la bilancia ~ell' alleanza la spada di Brenno d'una . fo rz_a ù1 gran
lunga maggiore e del fermo prO{JOSito cli farne ~~o.
E vogliamo finalmente che per 1.rredenttsmo s wtenda l'aspirazione a favo r ire e a far ri spett~re la
lingua e .la nazionali tà nostra, e ad . ac9mstare
fina lmente iJ possesso, non solo dello r ei:p?m ancora
soggette all'Austria (secondo la tradizione del la
democrazia radi~ale )" ma anche . delle tc1:re SOf:;gette alla Francia ( :Nizza e Corsica) e eh quelle
fili
IL PROGRA;\1\IA OLL :\AZIO'\ALl>;:\10
L' ALCHL"'i('l\Jl.:0- ro 01· I . l'HESTl(;IO
soggette ali' lng-hilterra ( ;\lalta . L' irrede111isn11>
entra così a far parte del vasto prngram mn nazionalista rinYiD:orito e integrato.
Iure al sistcnia presente c11rrH• a 1111 siste111a eventualmente di' erso, l'Italia p1·m \'eda ad essere più
forte.
;;. Le alleanze.
Anche la questione delle alleanze si riferisce e
si connette intimamente alla forza, essendo il più
rlelicato e importante ufficio della politica. estera.
l · n• alleanza non è che un co11tratto ;:;ti pu lato su
la base di interessi comuni ai contraenti, non mai
sul sentimento. E dal contratto ciascuno dei contraenti deve cercar di cavare il maggior van laggio
11ossibile per sè, col minimo onere; la qual cosa
può av,·enil"e solo se egli sia avvednto e abile. E
del contratto egli deve ottenere che dall'altro contrnente siano rispettate rigorosamente le condizioni;
il che può avvenire solo se egli abbia la forza di
imporre tale rispetto. Se poi egli è più !'orte del]' altro sarà anche in grado di dettare più tosto
che di sopportare condizioni, sempre per il maggior
'antaggio proprio. Un'alleanza tra contraenti egualmente forti è egualmente utile ad entrambi; un' alleanza tra contraenti disegualmente !'orti è ad es:-;i
clisegualmente utile; il meno forte deve tollerare i
111aggiori oneri, il più forte ne ritrae i maggiori
'antaggi. Chi, più debole, s'allea con un più forte
deve. ra~segnarsi a patirne le prepotenze E'. i sof 'l'llSt. L alleanza cou chi è debole non è desiderata
da chi è_ !'orte; per conservarla, il più debole dev_e
necessariamente adattarsi a umiliazioni a cond1scenclcnze, a rinunce, a svantago-i pro'porzionati
alla propria debolezza.
'"'
Il Nazionalismo non à per ciò preferenze per una
o per un'altra politica d' alleanze· accetta il sistenm
01lierno solo in quanto ritiene éhe esso ne valga
qualunque. a l_tro, data la nostra debolezza; giudica
~he ~on. si risolverebbe in vantaggio maggiore per
I Italia 11 ~uo <'ntrare, nelle stesse condizioni, in
un altro sistema. Vuole in vece che, per dar YH-
IY. L'accrescimento della ricchezza.
l.
Accrescimento, non redistribuzione.
Il socialismo }t jlO!'tato a stato cl i teoria e di
quell' aspirazinne a una maggior giustizia
socia,Je che lravaglièJ sempre gli strati di popolazione economicamente inferiori, con il concetto
della redistribuzione dt!lla ricchezza e col negai·
valore al capitale per riconoscerlo soltanto al laroro.
Il prof. Rocco à già chiaramente dimostrato (1 )
che scarso vantaggio produrrebbe 11i lavoratori,
"e applicata, quella dottrina, \'enendo alla conclusione che con una diversa distribuzione del
reddito italiano sparirebbero alcuni pochi ricchi, ma tutti resterebbero egualn1ente poveri.
Il problema è perciò non cli clistrib11zione, 111a
di accrescimento. Quando un individuo o una famiglia à mezzi insufficenti ai bisogni, non si ar
rabatta tanto a ".tudiare il moclo di ripartirli
quanto a cercare di accrescerli. La stessa clas;;e dP1
dot~rina
(1) Op. cit., pa:t. 33-35: « .\nche :1ttdbuendo ai lavun l ai capitalisti ( diu·
mtlia_1·di. e mezzo annui), il reddito a11nuale dei l:woratori
(oggi d1 unàfoi in'ilia1·cli e mezzo) anmenterebbe solo dcl
22 per cento ». f1Jgliendo però cl<\ questa oifra il redditn
che ora va :ii capitalisLi ohe sono anche lavoratori, l' aumento si ridurrebbe al 14 per cento. « Ciò significa ch<·
hi mecUa del reddito dei lavoratori crescerebbe del H. per
cento; e quindi <lhe trn oper:iio, il quale ha oggi un red•lito di tre lire a l giorno, con l'attuazione del socia.lisow
avrebbe un redcli!o <li lire t.re e <Jnarantadue centesimi »n~tori ~utta quella parte che oggi
1):-\
IL Ptt01;1<A~l\IA DI·:1. \;AZIO:\".\l, b.\10
la vorntori, afferma11ilo le te(lrie ::-oci11 lisw, vuole con
la redistribuzione pro,·yedere a 1111 accrescimento
per sè stessa; e chiama questa una q11estio111• di
qiusti:;ia. 11 :\azionalisn10, trasportando la denon1iJ1azione cli prolc-taria dalla dm;sc alla Nazione,
tr.asp~rta a!1cl~e ;dia '.'\azione questn questione di
r;1w1ti•ta. ncl11erlendo1 per -.A, a pr1111rin Yl\11btgui11,
una redistrilm:;ione della ric('hl'zzn JJ1otJ11iale, "sape~1do ~hP ciò aYvantaggert•hbP rtnr·/,,. la classe
dei suoi laniratori a,;sni Joiù <'iie la rPdi,;trihu1.ìom•
della scarsa ricche;,za i11tema.
Per questo Enrico Corrarlini dissi' e"n la ft'lirr
quaryt11 ardita. frase già ricordata c·he il '\azionalii;;mo è 11 S<•ciulisrno dp));1 \azi•i11P ita
liana nel mondo
. E.d è.t~nto più, q11esta, per I' ltaliu. 1111a q11estio111'
d1 g1ust.1Zta, quanto piìr crPsce a111111al rne11tr la sua
popolaz1011e \qna:-i mezzo rnilioJJe di individui oani
anno), mc·11tre rimangono . . tazi111ial'i1• IP 1< ris(lrsè "
iJ,,J suolo, naturn Imente povero
Ora, cmnc ànno :-.en1pre p1•0,·,·ed11to, cnme prn,·~redono._ 1·0111e <l~bbono nrcessarian1t>ntr f'rrJ\ vedere
1 popoh ad esc1re di tal c:ondizionP : a !'i~olvere
lale. questione di giustizia ? Con )' emiqrr(:;1one e
t·~m 1 tratf1r:i. E q11e8ti si chiamarw anche e~ pan·
".ione ~0111mPrcialr, "quella può essere pacilic.a e di uiano d'opera, ed è. emig1·azio11e prnpr1a~entr detta, o armata, rd p espansione c11·
lnn raie.
. Sono que!:<ti i tre mezzi che il Nazionalismo al'lerma ~oli ~tti ad aCCl'escere la ricchezza 11azionalc;
e anchr _aflf'rma che soltanto sono tali f1Hando siano
sostenuti dalla forza.
'> L' em ig r azion e p acifica.
-'·
~on .occorre di mostrare che q uestu l'orma cl i
~m 1 ~raz10ne è 18: meno con veniente per chi la adott<l
come pe: I~ Nazione da cui l'esodo si verifica, sì dal
Jlllnto d1 vista lTl<lteriale, sì dal punto di yi-.ta mo-
l.' ,\Cl i(Jo:SCI\lE.'\'10 !•El.LA RICC'llEZZA
<iH
raie. :\laterialnicnte, gli cmip;rati \'C'ngono a tl'o'arsi, nel paese ove si trasportano, in una condizione di tollerali, anche se giungano utilissin1i
:1 li' industria (' ali' agricolturn ili esso; e sono sog!!etti alJe esigenze deJJa legge Che Yi impera, Senza
goderne i vantaggi. Di più, anr!andovi co,;ì alla
<'icca, sono esposti a delu~ioni, a ,;fruttamenti, a
,.;oprusi senza fìn1· e senza scampo. J<: moralmente
avviene anche peggio; si ,.;rnlono, nel paese che li
ospita, ,;tranieri ( l); f'P11to1w d'essere privi delln
consolazione che \'irne spontanea dal trovarsi rinniti in una collcttiYilà omogenea di simili. Quan10
al la Na.zione, il loro esodo significa per essa tilla
diminuzione del prop1·io valore etnico; que' suoi
figli sono po<'o o mollo o intrramente per es"a
perduti.
Il Nazionalismo per ciò, mentre si compiace clic·
le migliorate condizioni interne cicl i' Italia abbiano
ali' e~igrazione pacifica impedito di crescere proporz1onalmente aJ CTC'!':Cere della popolazione ( 0criacchè essa è più tosto diminuita che aumentata nell' ultimo decennio, nel quale pure la popolazio11e
riel Regno è cresciuta di un q11into, da trenta a
trentasei milioni), ritiene che materialmente e sopr"t
tutto moralmente sia preferibilr l'emigrazione armata, e YUOle clH' qur>stn giunga a sostituire quasi
111teramente quella
Di fronte prrò al fatto presente, ritiene e vuolr
che essa emigrazione sia opportunamente incanalata, g uidata, ::;ori·etta; vuo le che i cittadini d'Italia
siano fuori cl' Italia rispettati come appartenenti a
nna gran de ~<11.:ione, non con,;iderati spr egevoli
ayYenturieri <tffn mati e miserabili; vuole c he ne i
d tver si paesi le colon ie italiane r a pp resentino u rw
tl) Pur i.est.è, n. PMill:i. nell'occasione dell' anesto
ùel ladro clelln (;iocon1la, i Jn.,·orn.tori francesi. forse i11
no1?e dell' internn.zion n.lismo e della fratell anza proletaria. e levavano una vocf' di prot.esta <'Ontro l'uso <li
assn tnere 01wrai stra n iN·i ~
IL PH11<:1"( \\l\IA Dl'I• .'OA/.ICJS \ l ,IS.\10
711
dt> lle cJa,.;si più •morali i Ii e pi Ìl a pprr:zzalc· della
popolazio11P. stiunn deg11i:-si111a1uentc a fianco dell1•
al tri' colonie ... tr;111iere. La ~11P1Ta liliica
chi it
'issut11 un p11c11 a Il' estero lo :--a IJC'11c - à gi0Yat11
a quako,.;a; tua multo di più OL'l'Or re far": rna~giori
e sempre ruiidiori :ocuole, m iglior i servizi marÌtt ini i.
migli oramento del per::;on:i le com;olarr> e diplomn·
ticu. più vivo intervento t!ire1to d e l 1;0\'t>rno pat rio
1rngli interes,.;i e 11P.lle n1anif'0st;izio11i coloniali; e
.litro e altro ancora. giacchP gli stra 11if'rÌ ci giud i
c:in<1 più dalle colonie no::;tr c. l'111• po,.;snrw wdcre
e studiarP d i crmti1111•1, clie 11011 dall:1 nostra vih1
intf'rn a, la q 11 nle sfug-µ·p pilr f'ncil111r11lc alh loro
os!M'r \·;1 zio ne
I~ per lo meno pleonast ieu a q ne~l11 proposito
rieordar·e che anche qur t> in f'und n questione di
forza, come in tntti i prolJ le11 1i d 1 poi i tira 1•stf'r;1:
Il contegno d' uno Sta1o di frrm te· a 11 rrn naz ionaliti\
,-t raniera in Ps,,;n i m1uigrata A pro p11r1.ional•> ;1 I ri·
spetto e al timore che la :\azione madri> incute,
~1ila "u.a po.~sih1/tlri e a.Ila sua ntJ_lontr! rl.i p_r·11legge1:f'
111 og111 caso, cnn ogm rnc>zzo, 1 ,.;1101 hgli lontani .
.l. L' espansione commerc iale.
f.: a nc!1e questa una fo r za, sebbene I' rniz iath a
dr essa ,.;1a compito più to>,;to rlerrl i in d ividu i che
n1111 deJlo Stato. f~ tuttavia a bas~nza eviden te, i('
e r edo, che quanto più lo S tato è fo rte e• r icco di
pres~igi 0, ta nto maggior e s ia la s pinta, negli ind i:
~idur c~e ne suno parte, a d irige r e i loro procl ottr
111 paesi ove ~ an n o c he essi prodotti s a ranno pro.
!Ptt r, ap poggiati, fav oriti. Giacch é cl iffondendo 1
pr'.o ~otti J o~·o. in paesi s trani e ri, i ~ommercianti ~
g lt 111dustr iali vengono necessariamente a cr ear vi
i nter essi propri, i n contrast o con <r]i inter essi di
comm er cia n ti e di indus tr iali d ' altre naz ionalità,
e a nch~ del . paese stesso. Ora , come potrebber~
esser e m dotti a ciò se non fos;;er o certi che qu ei
loro in teressi sara n'n o r igor osam e nte, gelosamen te,
·
efficace mente tu te la ti dallo S tato•)
1,' AC<'RE8Cl~lf·:NTO DELLA 1-llCCllEZZA
71
I~
anche a IJa...,tanza noto C1Jn1e il co111 mer c io ,._j
·ondi in m isu ra fi n t r upp() g r a nde sul cred ito più
che . ., u] capi tai<'. comr. avviene "pecia.lmente della
(iermania; non è una ragione di più per r icon11scer<> che l'ope ra dello Stato è necessar ia·>
E l'ope ra dello Stato 11011 è fo rse possibile sol<1
se esso sia c ircondato d i largo, solido, irnpe1·ioso
prestig io, der h·an te a ::;na vo lta dalla notorietà de ll n
sua l'o rza e <lei suo p r o posito di usar la?
Baster ebbe, a rli111oslra re quan to possa Jo Stato
anche in questo cam po, r·ico rd are co me il lar go e
attiYissi m o co m me rc io delle ri tLà marinare italiane
del Med io evo traesse g ra11 parte d e ll a sua vitali tà
·da lle g ara n zie g iurid ic l1e, dai priv ilegi, d a ll e prcro~ati ve c he e::;se sen tiro no il hisog110 di acq uistars i
nel Levante, e c he sonn oggi a nco ra ba se fo nda m!·ntale, in Turc hia, in S iri a e in Ep:it1o, delle Cn
pitolazioni (1).
. E a ta.le "c~po lo Stato deve p r ovvedere a rnigl10ra r e 111 mis ura g-ran <l issima i nostri ser vizi
111arittim i, assolutamen te insnffice11ti o<>gi e pe1·
q11ant ità e per qualitit, ai bisogni 11011 pu~ ct'e1 com. (1) _Fu prim a b r epubhli "a oli A malli, ch e circa i I
mlle, 1m pcguau !losi 't. proruuo,·cre i n Egitto e i n Rir ia
1rn Yasto m ovime n to cli traffi co, otte nn e d i pote r stabilire
un os peda le e una chiesa a C:eru s:d e mm e . Se"uiro u o n e llo
s!csso per iodo <li tompo T r a ni e Venezia, ~h e o/temici·,,
,/Qx$e1·0.1wo~·l n:111a ~e inniolahili le loro 11~rno11r e 7,. forn àimorr..
e . a.ltri pnv1leg1 co nsoguir o no r ispe tto a.li ' a rumini stra z10no d ella g in sti~. i a; 4:l• lt n secol o clopo, Pisa otten eYa
d:tl sultano Saltth-ol-Dm ( il famoso ::>ahtdiu o} s imili pr iv1le~1,_ tra i ([Ua li ~ote".ol~ssimo e di g rande van taggio
per lei un cleor eto rn v1rf,n 'le i q uale i ·Pisani avrebbero
dovuto e~se1·e gi~1Ucati dai loro propr i concittadi11i. E tal e
oonv e nz1on.e st.1putò p iìt ta rdi, 11el qua,t,trocento, a.nobc
la repubhh?a _cli Ve n ezia oon Maometto II , p er la qnal e
«.11!' lllustnss1ma Seg noria de Ve n ezia babla libe rtiì in
-0~v1l ~eg~r et g o vern a r et j u slit.' n admini strnr insui so
' e uetmn1 rle o~ni 001111il ion »; t ale F irenze . tale an oh t>
A ll OOIH\.
.
-->
IL l"HOGRA.\l.\IA DEL .'\AZIO'IAI l>;.\10
1,' ACCHl:.SCl\lt:::'\TCJ OELL.\ IUCf"'llEZZA
nwrci11 che potrebbe e dovreblif Yerilkarsi cn1~
I' estPro se si prenclessPro altri provvecli111e11ti. ma
anche al comn1ercio odierno e perfino ,t)J' odierno
movimento dei passeggeri.
Sarebbe inoltre opportu110 che lo ...,tato moltiplicasse presso i Consolati gli addetti co111111Prciali
l'. oltre a renderla 111<lggiore, facessl' di veniJ·p più
1rat1ca111e11te utile, più positivamente intPr('ssante.
1'opera loro; e. <tnche, avesse pilt diretto contatto
con gli industriali e i commercianti italia11i '<tal1iliti a!l' estero o trafficanti co11 I' Pst ero, sì da us,.,ere
meglio edotto dei mezzi atti a intenf>ifìeare ~l i
seambi, e, con la propr ia assistenza 111ornl<· r fin
doYe. A possibile materiale, in f'ondf'rc nrnggiore
fìclucia e, sì, maggiore ardimeuto iu essi.
. Il com~ercio é arma potentissima. di penetrazione. e d .mfluenza, e crea per la Nazione clw lo
esercita, 111 paesi esteri, inte ressi f'or tisf>imi non
sol? . e~·rmo111 ici, ma an<.;he, a sapc>rn<· prolìtln re,
polit1c1.
Bi!'og~1a che la nostra bandier a, particolarmenti:
nel ~1ed1te:r3:neo, apparisca moltn pili spesso 11<'1
porti stra Ili en
. Ecl ·~ ri.ò l'opera dPI GoYerno può recare impul"°'
' 1goros1ss1mo, formidabile.
n quello di dignità;
a quello di acereseìmento etnico;
a quello di acc:rescimenlo della ricchezza.
H.isponde al criterio di giustizia perché, avendo
l'Italia un suolo ristretto e povero e una popolazione esuberante, la razza eh<.> la abita, numerosa
e f'econ1la <]ual P, à necessità di espandersi, alla
conquista di quella ricchezza che le t> negata dal
territolio 1 mentre dalla natura é stata concessa ad
altre razze assai meno feconde, o stazionari e, o a
rli r ittura in diminuzione e per ciò in decadenza),
con l'impadronirsi d i altri territori faYorevoli al
l'esercizio delle sue rnergie esuberanti.
. Rh; ponde al c ri terio cl i forza perché, nella lotta
mcessante e sto1·ica che abbiamo già dimostrato
essere il lievito e la legge della vita delle nazioni,
il dominio di retto ed efT'ettivo su diverse regioni
la mettr in r;rado di intralciare facilmente le CO·
municazioni, il vetto,agliamcnto, i movi menti in
genere rlell e nazioni con le quali "i trovasse in
lotta, <1;ssic11rando pc> r contr o a lei i vantaggi
de' quali priverebbe le altre. Basti per ciò l'esempio
del!' ~nghilterra che tiene le chiavi, fra l'altro, del
:\led1.terraneo con Gibilterra, Malta e Suez .
Risponde al criterio del prestigio per il fatto
~tesso che accresce la forza della Nazion e. Come
il presti~i o derivi ria.Ila forza abbiamo già detto
altr ove .1.n questo stesso capitolo. Ciò, poi, avYiene
tanto p1u nel J)l'esente periodo "torico, nel quale la
gar~ n_el colonizzar e è di venuta così aspra fra le
nazw~ 1 . .e 1.rnl quale il numero e l'importanza delle
colon ie fa Ln modo s) notevole da esponente della
fo r za di uno Sta to.
Ri spon ~le in qua rt o luogo al c r iterio di dignitù
per ché e vita agli e mi o-ra nti il <lisao'io del viv<'re
in t~rra stranie ra, il San n o dell ' css~re sottoposti a
~ egg1 st_ra nier e di fronte a lle quali essi à.nno t utti
1 doveri e n essun diri tto, la iattura di cad er tr a Jr
man i di s fr uttatori sagaci C' ra paci c he profi ttando
della loro inesper ienza l i spogl ino pm trattandoli
~
4. L ' emig raz ione armata o colonialism o.
Si capisce bene, dopo le premesse già post<·.
come ~uesta si~ la forma di em igrazione <' d1
espansione che· il Nazionalismo pred ilige e prnpugn~, come. quella che dell'em igrazione pacifici~
e clell espansione commerciale à tutti i van tagg1
~ed altri .mo~ti in pi ù) senza a veme a lcuno rlegli
1 ~ co n veme!1h · . Es~a é quella che meglio, in fatti,
r1:;ponde a1 en ter1 c he sono fondamento dell a rlot1r111a e del programma nazi onalista· e C'iò è:
a l c ri teric1 di giustizia·
'
a quello di forza;
'
a quello di prestigio;
7.j
IL PROGRA'.\1'lA DLL :-;
\ZJO;-;.~ LIS\I >
come bestie da soma. E <l questo proposito 11on .~
davvero necessario dilungarsi in cit;u fatti e i11
denunciare miserie; è troppo noto a tutti ormai
come l'emigrazione, non ostanti le notevoli sommt'
<li denaro che p:li emigrati inviano in Italia, sia
tutta una miseria, una dolorosa e vergognosa miseria che fa degli Italiani emigrati un Yero e proprio proletariato etnieo. :.Vlentre dunque i11,,;istia1110
a che la Nazioue senta il doverr· di proteggere
effìcacemente e <li trasformare ex imo le cn11d izioni
sopra tutto giuridiche t' ciYili degli ernigl'ati clie
vivono ora ali' estero, affermiamo che, anch<' dal
punto di vista della dignità degli e111igrati in genere e rii tutta la stessa Nazione sia, I' emigrazionr
armata, il solo mez~o opportuno a rlare i I neccs
sa.rio sfogo ali' esuberanza della popolazione contrastante con la necessariamente stazionaria po
vertà del territorio.
Risponde al criterio di accrescinientn et11it'o
perchè evita alla collettiYità etnica la dirninuzio111·
ca~~fonatale dal!' emigrazione quale a vYie1w ora.
È rn fatti ben noto come, pur troppo, per la leggi·
naturale dell' adattamento ali' ambiente e a11chc
nssai spesso per sottrarsi ai disagi, alle rlifficoltìt,
allo stato d'inferiorità morale o civile r, !!iul'idica
in cui vengono a trovarsi nei paesi stranieri, gli
emigrati italiani si snazionalizzino gra.lata111ente,
in particolar modo nei paesi ove la nostra emigrazione è stabile. Tale snazionalizzazione avYie11u
solo in pochi casi interamente, ma anche ove si veri
fichi solo in modo parziale rappresenta semprf' una
~ravissima diminuzione etnica. Ci sarebbe da sc1·i
vere un volume su questo argomento, e i fa1ti dcl
citare sono innumerabili. ~Ia io debbo limitarmi
ad accennare e a ri cordare; e del resto altri ànno
già detto in proposito cose ben tristi e messi in
rilievo fatti .ben vergognosi: tristi e vergognosi,
certo, per g h Italiani ali' estero, ma tristi e vergognosi altrettanto per la Nazione. Non occorre naturalmente insistere sul concetto che l' emig1·azione
L' ACCRESCIMENTO DELLA RICCHEZZA
7':,
armata permetterebbe in vece agli Italiani di escire
d' Italia .~enza esci re della Nazione; voglio però
aggiungere che ciò sarà accrescimento non soltanto
etnieo ma altresi nazionale, giacchè, oltre a permettere e a favorire ncgl i emigrati la consenazione de' caratteri di razza, conserverà anche a
loro la qualità <li cittadini, ciò è di membri vivi
e cooperanti con gli altri r!Pllu ~azione, a tutto
vantaggio, oltre che di loro, <li questa.
Risponde da ultimo al criterio di accrescimento
de lla ricchezza (c'è bisogno di spiegarlo'?) perchè
aggiunge al capitalr nazionale non solamente i
frutti (anzi parte minima clei frutti) di parte dcl
capitale nazioualr d'altri paesi, ma a dirittura
que!::to capitale nazionale stes,,;o: e genera in oltre
più attiYa operosità, e più ardite e feconde iniziative, e più facili e più sicuri scambi.
Per tutte queste ragioni noi affermiamo che
l' rmigrazione armata o espan~ione coloniale è il
mezzo ehe le Nazioni ànno più efficace, più utile, più
agevole per l'accrescimento della. propria forza, del
proprio valore etnico f' della propria ricchezza (1).
E affermiamo che rsso è. per una Nazione forte,
un diritto e un rlovere.
f<: un diritto, oltre che per la legge naturale
della prevalenza del più forte, percbè è il solo
mezzo di espansione che le consenta di serbare tutta
la propria integrità etnica e politica.
(1) Alcuno osserva con obiezione troppo superficiale_:
« Sia, ma territori liberi da conquistare non ci sono. E
già, tutto pre30 ». Terdto1·i liberi da conquistare, osserYa.
giustamente a questo proposito il Hoooo nell' op usco lo
già citato, « non oc ll'l sono stati mai; e liberi non era.n o
neppure i territori che costituiscono oggi l'immenso impero britannico o 11 impero coloniale della Francia. I.e
nazioni forti e progressive non conquistano territori liberi, ma territol'i occupati da nazioni in decadenza. E di
di questi, e rioohissirui, ve ne sono oggi molti, ma molti
nel mondo. E non aggiungiamo altro ».
ili
li
PROGRA~1MA
DEL
NAZIO:\All~\10
f•: un dm ere perché essa contrihuiscc cos'1 :t
mettere in \'alore territori abbandn11ati o isolati o
uegletti obbligandoli, sia pur con Ja Yiolenza. a
entrare' nel circolo ampio e fecondo della d viltìi e
tiella Storia.
Es.;;a contribuisce così, esercitando quel "uo diritto e adempiendo <1 quel suo dovere•, ali' incremento e al miglioramento della 'i la mondiale.
('OXOLU:-;roxE
Tale, per rapidi accenni, la dottri11a; tale il programma del Nazionalismo. Ln. dottrina potrebbe
sussistere teorict\ment0 per "è stessa, essendo la
generica sostituziolle clel concetto realistico, recondn
e preciso di Nazione quale espressione della realtù
storica e politica 1ir·Psrntc> al sentimento Yago e
inerte della patria: il programma consiste nella
-Oecluzione della dottrina nel campo della pratica,
nel!' indirizzare l'azione in conformità delle constatazioni e delle affermazioni della dottrina. Ed à,
anche il pro~ram111a, valore teorico e assoluto, in
quanto con es"o noi ci riferiamo a tutte le collettività etniche e politiche vitali e rigogliose, ncm
<i;lle fiacch<' e decadenti; à Yalore pratico e contingente, in quanto noi noveriamo tra le prime 1;1
c_olletti\·ità etnica e politica, ciò è la Nazione, italiana. Xon convenire co11 noi nella parie pratica e
contingente del programma, quando di esso si accetti la parte teorica e assoluta, e quando si accetti
la dottrina, è riconoscere una inferiorità presente
o consentire a una in!'r1·iorità futura della Nazione.
. Ora noi neghiamo I' in l'eriorità presente; vog liamo
impedire l'inferiorità futura della Nazione italiana .
. Per questo il Nazionalismo è sorto, per questo
s'impone.
E non è sorto artificialmente per volontà di pochi desiderosi di novità o di chiasso: non s' im pone artificialmente per interesse di molti avidi cli
emergere o di prevalere.
78
IL PHOGR \\DIA DEL NAZION'\LIS\ll>
L~
sorto per nece,;sità storica e politica con1e uu
fenomeno spontaneo e logico a cui le condizioni
complcs,;i "e della \'Ìta nazi on a IP ernnn propizie·~
;.e' impo1w perché le condizioni complrssive e della
Yita 1rnzionale doi,evano produrlo.
f.: un frutto, un portato, una conseguenza diretta
della realtà ;;torica P politica presentr rlella vita
i nternazionalr, e in pari icolare modo del la vita
nazionale.
I~ motore d' aee,.eseimento là tloYe il Risorgi11iento ru motore diforma::;ione; \iene logica111e11te
e necessariamente dopo quello, col quale à cornunr,
l'origine: il sentimento della coscienza nazionale.
~ I i si permetta un'espressione matematica: sta al
l'accrescimento, come il Risorgimento sta alla forn1azione; vuole e prepara laccrescimento come il
Risorgimento volle e preparò la formazione.
E, come il Risorgimento, à per riescire i due
mezzi che Giuseppe Mazzini additò: l'educazione
11azionale e l'insurrezione. Educazione nazionale, ciò è creazione, intensificazione, coor<lina11lento rlella coscienza nazionale; insurrezione, ci<•
è opera audace, attività concreta, lotta della :Nazione tra e contro le altre nazioni.
Il Nazionalismo è educazione nazionale.
L' insurrezione, conseguenza rii e;;sa, !:'arà opera
òella ~azione.
FrNE