Al presidente del Consiglio comunale E p.c. a tutti i consiglieri
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Al presidente del Consiglio comunale E p.c. a tutti i consiglieri
Al presidente del Consiglio comunale E p.c. a tutti i consiglieri RISPOSTA alla mozione del consigliere Dagonfo. Considerato… Considerato… Tenuto conto Visto… Visto… Tenuto conto… Considerato… Amicus Dagonfo (qui me benigne salutavit), sed magis amica veritas Rilevo che il consigliere Dagonfo ha ambizioni di dare indirizzo al Governo nazionale, travalicando nettamente le sue prerogative di consigliere comunale. Lo fa con una sintassi e una grammatica qua e là irrispettose. La sequela delle premesse iniziali ha del surreale: 1) “Dato atto [a chi?] … che lo scenario è radicalmente mutato rispetto … e necessita intervenire con urgenza… per ripristinare piena governabilità…” Non tocca ai Comuni. 2) “Ritenuto che … occorre invertire repentinamente le direttive del governo …” Non spetta ai Consigli comunali. 3) “Ritenuto … che non sia proponibile ed accoglibile una risposta dei territori …” Certo, facciamo rispondere le nuvole! 4) “Considerato … assenza di reddito minimo [dunque il consigliere Dagonfo è favorevoli al reddito di cittadinanza. Gioisca il consigliere Biancon!] … vincoli illogici del patto di stabilità…” [ma mi risulta che si possa agire in deroga al patto di stabilità qualora due o più comuni si fondano. Leggi: Città del Piave] 5) “Atteso … (mare nostrum) … (triton) sono concentrate sul solo, inefficace …” Salvare vite umane è del tutto inefficace, secondo certi parametri. 6) “Ritenuto … non sia percorribile la soluzione proposta dal ministero dell’interno…” [ovvero di rispettare i trattati firmati da un certo Castelli…] Quindi il consigliere Dagonfo passa a chiedere alcune cose piuttosto singolari, se non proprio discutibili. Chiede di “approvare la … mozione e conferire mandato al Sindaco affinché svolga, nelle sedi opportune, tutte le iniziative necessarie al fine di evitare lo “smistamento” dei profughi/clandestini nel territorio di Musile di Piave”. Cioè chiede che il Sindaco faccia una cosa contro la vigente legge. Si noti la subdola identificazione “profughi / clandestini” tanto cara alla Lega. Chiede di “garantire che gli accordi tra Ministero…” Ma chi è il soggetto di quel “Chiede di garantire”? Evidentemente, in base alla sintassi, è il medesimo consigliere. Ebbene, se se la sente, il consigliere Dagonfo garantisca pure… Ci sono altre due o tre questioni sulle quali intendo tornare. Ma vorrei dare inizio alla mia risposta nella maniera più chiara e onesta e amichevole possibile. A Ventimiglia si sta consumando l’ennesima limitazione alla libera circolazione delle persone sul suolo d’Europa. Quei ragazzotti neri che vivono da giorni sugli scogli vogliono raggiungere un parente, un amico, vogliono arrivare nel paese in cui hanno un contatto grazie al quale inizieranno una nuova vita. La Francia, dal canto suo, sta rispettando l’accordo di Schengen… e pure quello di Dublino. Il primo regolamenta la libera circolazione di uomini e merci, il secondo regolamenta il diritto di asilo in Europa. Il regolamento scritto a Dublino nel 2003 e nel 2008 stabilisce che la domanda di asilo è di competenza dello Stato in cui il richiedente asilo ha fatto ingresso in Europa. Oggi la Lega Nord miete consensi contro i migranti, ma molti dei suoi elettori non ricordano (molti non l’hanno mai saputo) che nel 2003 e nel 2008 furono i simpatici leghisti Maroni e Castelli a firmare a nome dell’Italia. In assenza di canali d’ingresso “regolari”, perché cancellati dalle politiche di riduzione dei flussi migratori, alle persone non rimane altro che tentare la fortuna salendo a bordo dei tristemente noti barconi. La collocazione geografica dell’Italia rende il nostro paese “la zattera d’Europa” e, in base agli accordi di Dublino, è la nazione che deve accogliere i richiedenti asilo e pronunciarsi riguardo alla loro richiesta. È molto più sensato quello che sta tentando di fare il Governo, cambiando con i partner europei le regole in corso. Le ragioni per cui i paesi membri dell’UE non trovano una soluzione efficace risiedono essenzialmente nel timore dei governi nazionali di dover affrontare impegni economici rilevanti. Da noi le amministrazione di un certo colore (verde!) sono indotte (sempre per calcoli economici) a rincorrere pseudoscorciatoie razziste e intolleranti, in realtà più esibite che credute; ma occorre prestare attenzione al fatto che, se gli slogan razzisti o xenofobi fanno guadagnare un rapido consenso, la ripetizione ossessiva dei medesimi finisce per produrre convinzioni patologiche in chi ha una coscienza critica meno sviluppata. In Italia, sta passando il messaggio che i migranti portano malattie contagiose come la scabbia e la tubercolosi (un po’ come succedeva nei confronti dei meridionali al Nord negli anni Cinquanta), mentre studi recenti ci dicono che la riacutizzazione è da attribuire principalmente al peggioramento delle condizioni di vita e dei tagli alle spese sanitarie. A tal proposito voglio anche ricordare che il Veneto (similmente alla California e altri paesi…) attualmente consente ai genitori di non far vaccinare i figli, cosa che potrebbe portare a un ritorno di malattie tipo poliomielite o difterite (cose serie, non come la scabbia…)… che poi verrebbero attribuite agli immigrati, quando in realtà si tratta di virus e batteri presenti comunemente e che grazie alle vaccinazioni erano innocui ma che oggi (specie negli USA) stanno riprendendo vitalità e che potrebbe riprendere vitalità anche da noi. Ripeto e riassumo: la quasi totalità di quei profughi/clandestini (secondo l’equazione leghista) sugli scogli di Ventimiglia (e tutti quelli sui barconi nel Mediterraneo) scappa dalla guerra e dalla povertà! Ed ora una piccola nota storica A.U.T. È noto ai più da dove nasca l’attuale situazione di crisi. Senza star lì a ripercorrere l’abusata categoria (al centro di antiche controversie ideologiche ma storicamente dimostrabili) dell’imperialismo americano e della Nato che innesca la guerra nei territori in cui successivamente la diplomazia fa insediare governi fantoccio, ricordiamo solamente che la situazione caotica in Libia (tanto per citarne una recente) è figlia della guerra fatta scoppiare nel 2011 dalla Nato. Agli Usa, alla Nato non importava nulla di “liberare” i libici dalla dittatura di Gheddafi quanto piuttosto poter aumentare gli interessi legati allo sfruttamento delle riserve petrolifere e di gas, che fino al 2011 erano appunto sotto il controllo del governo libico, che osava opporsi al predominio delle multinazionali concedendo loro ristretti margini di guadagno. Contemporaneamente, la Nato, gli Usa, la Cia finanziavano e armavano i gruppi islamici che si opponevano al governo Gheddafi (gruppi considerati fino a quel momento terroristici), tra cui figurano le prime cellule dell’attuale Isis, che potevano destabilizzare il paese. C’è da riconoscere che l’allora Presidente Berlusconi – che aveva pochi mesi prima baciato la mano santa dell’uomo di Tripoli, dimostrando di tenere all’alleanza dell’uomo che gli garantiva di bloccare (anche con la violenza, certo!) gli scafisti e i migranti sulle coste libiche – non avrebbe voluto eliminare un tale prezioso alleato; in fondo, con Gheddafi, gli interessi italiani sul petrolio libico erano abbastanza consolidati. B. fu preso in contropiede dall’intervento di Stati Uniti e Francia, e fu costretto a dare il proprio assenso alla missione che portò alla morte di Gheddafi e generò instabilità nel paese; ma furono i grandi gruppi di interesse legati a Eni, Unicredit, ecc. ovvero legati alla Troika e alla Nato che spinsero affinché si entrasse in guerra; e sono gli stessi soggetti che poi fecero cadere Berlusconi e misero al suo posto Monti. L’instabilità in quei luoghi oggi sta provocando l’esodo forzato e l’ecatombe degli immigrati nelle coste del Mediterraneo. Qualche superficialotto (penso, scusatemi, all’ineffabile Santanchè) scaglia i propri strali contro le “primavere arabe favorite dalla Sinistra”, critica che, risibile per se stessa, induce a chiedersi se sia umano desiderare le dittature per gli altri popoli per continuare a garantire gli interessi del proprio. Ma mi sa che quelli della Santanchè son discorsi di plastica. A Musile lo scorso inverno arrivò la sconcertante delibera “anti-ebola”, poi fu la volta della strumentale “marcia contro la violenza”; oggi arriva il comunicato del consigliere Dagonfo. E sempre sembra prevalere il messaggio intollerante, escludente per alimentare le paure della gente nei confronti di chi è straniero. Non è di competenza del Comune “evitare lo smistamento” a Musile (quanti profughi toccherebbero a Musile? Dieci? O meno?) né, soprattutto, richiedere ai privati di evitarlo, in nome di un presunto “interesse della collettività”. Se è vero che esiste per l’Italia il problema del continuo sbarco di migranti, è altrettanto vero che è più utile proporre un modo nazionale per cercare di gestire la situazione (ma per questo abbiamo deputati e senatori profumatamente pagati) anziché chiudere gli occhi e gridare “al lupo! al lupo!”. L’unico punto accettabile della mozione del Consigliere Dagonfo è laddove si dice che le spese che i Comuni dovessero affrontare per far fronte alle eventuali emergenze connesse all’arrivo di qualche profugo dovrebbero derogare dal patto di stabilità. Ma se ricordiamo bene, i comuni che si fondono possono derogare dal Patto di stabilità. Chiedo allora che si usino questi pochi mesi di legislatura traballante per avviare un utile percorso che porti alla fusione di Musile con San Donà nella Città del Piave (vedrete che anche Fossalta e Noventa si accoderanno). Infine mi rivolgo al consigliere Dagonfo con tutta la mia amicizia: abbandoni la trita e fumosa paccottiglia ideologica… di bassa Lega. Possiamo (io, lui… tutti) far di meglio. Carlo Dariol Per l’estensione del presente pezzo ringrazio Alberto D’Andrea, Marco Fantuz, Silvia Mamprin, Alessandro Calderan.