Il Quartino n.1 – maggio 2004 - Associazione Vicentina Malattia di
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Il Quartino n.1 – maggio 2004 - Associazione Vicentina Malattia di
18 maggio 2004 - N° 1 Direttore editoriale: Leonilde Grigoletto Proprietà: ASSOCIAZIONE VICENTINA MALATTIA DI PARKiNSON Via Mercato Nuovo 41 36100 VICENZA tel 0444963246 Autorizzazione del tribunale di Vicenza: 8 maggio 2003 n° 1049 stampa in proprio Direttore responsabile Piero Erle IL PUNTO DEL DIRETTORE . GROSSE NOVITÀ AL CONVEGNO Leonilde Grigoletto Dott. Giampietro Nordera Eccoci ancora. Sono trascorsi alcuni mesi dall’uscita della prima edizione straordinaria che siglava la nascita del ns. notiziario. Oggi il “Quartino” è riempito nuovamente e può proporre ai suoi lettori i percorsi e gli esiti del lavoro dell’Associazione, i nuovi progetti da realizzare ed alcune interessanti novità che giungono ad animare le speranze di tutti noi. Veramente apprezzabile è il successo del Tai Chi, disciplina oggi di gran moda, ma che presso la ns. Ass.ne è già praticata da 20 “atleti” sotto l’esperta guida del maestro Pier Luigi Nicolazzo. Segnaliamo con soddisfazione un grande successo tutto vicentino: la Giunta regionale, su interessamento del ns. Presidente Bruno Cappelletti, ha approvato, nella seduta del 30.12.2003, una importante delibera che prevede l’inserimento del costo del neurostimolatore cerebrale nel tariffario di prestazioni delle ULSS. Tale impianto sarà pertanto rimborsabile per i pazienti che si sottoporranno alla terapia chirurgica, che nel Veneto viene eseguita solo a Vicenza. L’ottimismo e la fiducia si aprono a nuovi orizzonti. Nei prossimi mesi, è prevista la sperimentazione a livello mondiale di un nuovo farmaco giapponese. Il dott. Nordera, nell’intervista cortesemente concessaci e di cui diamo una sintesi in questo numero, ci anticipa la notizia e i ragguagli. Ricordiamo a tutti che sabato 29 maggio avrà luogo, presso la sede dell’Associazione Vicentina Malattia di Parkinson, il terzo congresso di informazione scientifica; è attesa una grande presenza di soci, simpatizzanti e tecnici. In sesta pagina pubblichiamo un’immagine familiare e significativa: sulla copertina del loro libro, due personaggi assolutamente in sintonia, anche se “non sempre paralleli”contro il Parkinson. Il volume, pubblicato da Lampi di Stampa, in vendita nelle librerie e reperibile anche in Internet al sito www.lampidistampa.com., è il fiore culturale all’occhiello della nostra Associazione. -1- La diffusione della malattia di Parkinson che, se ieri sembrava riservata solo all’età avanzata, oggi colpisce anche in età giovanile, spinge medici e pazienti alla ricerca di cure sempre più innovative e al raggiungimento di risultati che i media puntualmente diffondono e spesso enfatizzano. Le speranze che si accendono nei malati non dovrebbero rimanere effimere né incerte. Nel convegno che si terrà presso la sede dell’Associazione il 29 maggio p.v. tale problematica, ricca di interrogativi e, pensiamo, di risposte sarà trattata ed approfondita. Il Dott. Nordera, che ha accettato gentilmente la ns. intervista, ci anticipa in anteprima le novità e risponde ad alcuni quesiti che saranno tra gli argomenti del convegno. D.:E’ vero che la ricerca offre grandi novità? Quali e in che campo? R.: La novità principale è una nuova medicina molto promettente, sintetizzata da una ditta giapponese leader nel settore dei farmaci attivi sul sistema nervoso. Essa agisce sui tempi di azione della levodopa, in quanto ha la capacità di mantenerne costante l’effetto, evitando la fase di caduta della stessa, che crea grandi disagi agli ammalati. Il controllo terapeutico si prospetta completo e costante sia di giorno che di notte, consentendo anche di eliminare i movimenti involontari (discinesie) così disturbanti e disabilitanti, che caratterizzano la fase avanzata della malattia. Si tratta di una medicina che ha un meccanismo d’azione nuovo rispetto agli ultimi ritrovati D.: A che stadio è la sperimentazione? R.: Sta iniziando ora la fase finale di sperimentazione su pazienti. Sono previsti 240 volontari nel mondo. D.: Che rapporto c’è tra la medicina degli ultimi ritrovati e l’operazione chirurgica? (continua a pag. 7) L’ARTE MARZIALE CINESE CI AIUTA NELLA GUERRA CONTRO IL PARKINSON IL TAI CHI PER IL PARKINSON (Dott. Luigi Bartolomei) Premessa: devo confessare la mia profonda ignoranza per le filosofie orientali e per le pratiche ginnico/marziali che da esse traggono i loro principi. Ho scritto queste righe sul TAI CHI avvalendomi delle informazioni ricevute… e sbirciando qualcosa in internet. Le esperienze e le difficoltà quotidiane che i pazienti mi comunicano hanno fatto il resto. Et voila, questo è il risultato. Nei soggetti sani il movimento è una complessa continuità di gesti che si fondono l’uno con l’altro; in altro modo si può dire che la fine di un gesto non è altro che l’inizio del gesto successivo. Alcuni movimenti che ripetiamo nella nostra giornata, vengono eseguiti pressoché automaticamente: pensate ad esempio la flesso estensione dei piedi sincrona con i movimenti del braccio quando, mentre si guida l’auto, bisogna cambiare le marce premendo il pedale della frizione e staccando il piede dal pedale dell’acceleratore, o, meglio ancora, il camminare. Questi movimenti, che vengono imparati, in epoche diverse, nel corso della nostra vita, sono considerati, dal grande neurofisiologio inglese Sherrington, addirittura dei riflessi che lui chiamava secondari perché, a differenza degli altri (primari), questi sfruttavano vie nervose che passavano per i neuroni della corteccia cerebrale. Il malato di Parkinson perde tutta una serie di automatismi e di fluidità motorie, e, talora, anche la continuità d’azione cognitiva (ragionamento) presenta delle interruzioni. Tutto diviene discontinuo. Ogni movimento, che prima della malattia era eseguito senza nemmeno pensare, si trasforma in una serie di segmenti di azione tra essi separati, che obbligano il malato a pensare, a riflettere, a ricominciare il gesto e poi ad eseguire il gesto successivo e così via fino a realizzare il movimento voluto. In sostanza il malato di Parkinson lotta contro una segmentazione del movimento. Riconoscendo questa condizione, egli può cercare una personale strategia per un nuovo comportamento, pensare al futuro in positivo e cercare gli strumenti per opporsi il più possibile all’”imprigionamento” che può verificarsi per la progressione della malattia. La tecnica del Tai Chi appare particolarmente adatta per offrire al malato di Parkinson il concetto di continuità, che non è semplice da comprendere per la mentalità occidentale e che potrebbe diventare la strategia vincente per migliorare la propria vita. In origine, in Cina, in epoca feudale, il Tai Chi era una tecnica di autodifesa, un’arte marziale, che nei secoli successivi diventò una disciplina psicosomatica ed uno sport popolare. In Cina tale tecnica è stata introdotta nei programmi scolastici dal 1925 ed insegnata dai professori di ginnastica. I suoi principi di base sono la continuità del movimento: inizio, incremento, decremento, l’alternanza di Yin e Yang (questi termini possono essere tradotti, secondo la nostra visione occidentale,nel concetto di equilibrio, di dualità inscindibile e necessaria tra forza e debolezza, bene e male, destra e sinistra, alto e basso, ecc.). Esso è quindi più di una tecnica fisica, è una pratica che tende ad unire l’uomo con gli elementi dell’ambiente. Tutti gli elementi del Tai Chi si basano sull’equilibrio Yin/Yang che sono all’interno dei movimenti o delle singole parti del corpo. Quando si parla di piedi o mani in movimento, si parla di pieno o di vuoto (pieno è Yang, vuoto Yin). (continua a pag.7) -2- LO SPAZIO DELLA CREATIVITÀ Qualcuno pensa che il Parkinson limiti le capacità creative o la sensibilità artistica? Le capacità di Virgilio sono note universalmente e riconosciute da consessi molto più quotati del nostro, Didi non ci sorprende più perché già conosciamo le sue poesie che sa recitare con un meraviglioso slancio coinvolgente a dispetto del Parkinson. E guardate cosa riescono a fare Dolores che trasforma i sassi in dolci gattini o in fiori delicati e Girolamo che dipingendo, con uguale bravura paesaggi e nature morte, ha ormai una così vasta collezione che ci piacerebbe vedere esposta in una mostra. I GATTI DI DOLORES I QUADRI DI GIROLAMO -3- LE POESIE DI DIDI Come insegna il Tai Chi, anche Didi ci propone una riflessione poetica sulla linearità e sulla circolarità del movimento che è vita. Fluisce la luce del sole creatore del tempo e dell’esistere di ciascuno, fluisce il disegno dell’aquilone dalla mano ingenua e sapiente dell’uomo bambino. STRISCE DI SOLE Strisce di sole riaccendono il mattino e il mio cuore. Tutto si rinnova in un lento fluire lineare. Gioco di specchi in scatole cinesi Il giorno ci porta il sole, e un altro ancora AQUILONI Bimbi tendono al vento gli aquiloni, docili uccelli nelle loro mani per la prima volta. Tutto si rinnova in un lento fluire lineare Prendere e passare il testimone il destino dei destini Fino a che la parca continuerà a filare Il tempo che rimane? Conservare fino all’ultimo la smania odissea e la gioia di imparare, di sperimentare di comprendere e scoprire: Insaziabile sete intellettuale Irresistibile conquista dell’amore Oltre le porte d’ ATLANTE ESTRATTO DAL LBRO DI VIRGILIO E BRUNO CAPITOLO 2 IL MOVIMENTO (IL CAMPO MARZO E LA MARATONA DI NEW YORK) CORO - Le vittime del Parkinson possono e devono ribellarsi contro il mostro che vuole continuamente sopraffarle usando i mezzi che la scienza medica mette loro a disposizione. Le pillole sono le razioni K di questa guerra che non ha quartiere. Questi novelli Davide devono lanciare le pietre acuminate passate loro. Ma è importante la strategia che deve accompagnare questi gesti perché nulla è impossibile, neanche le azioni che sembrano le più irrealizzabili. Alzare il piede per una perfetta deambulazione, riprendere la marcia dopo che i piedi si sono improvvisamente inceppati, infilarsi un indumento, anche se a prima vista sembra impossibile, devono ritornare gesti di routine. La nostra volontà è una catapulta che, se armata a dovere, provoca devastazioni nel campo nemico. Il mostro Golia cadrà a terra stordito. Il Parkinson risorgerà e si avventerà di nuovo contro la sua vittima ma Davide avrà l'orgoglio di dire: "Golia, per una volta, ti ho battuto". L'arma segreta non è altro che il movimento fatto in qualsiasi forma, con buona assiduità. NUMERO 2 - Ho scelto il Campo Marzo come mio campo di battaglia e ne consumo i peripli con inesauribile volontà, sentendo alle mie spalle il mostro digrignare. Lui teme in sommo grado il movimento, allora accelero l'andatura, corro, salto e sento l'infame schiattare di rabbia in questo mio personale ippodromo. Trotto, galoppo, invento stranissime cadenze, mi trasformo in cavallo, in pony, in gazzella, in zebra. Alcuni amici miei si offrono di fare l'andatura, mi offrono il braccio come prezioso traino. Le persone che incrocio mi guardano con occhi malinconici, fingono anche di non vedermi, pochi mi sorridono. In questo immenso spazio verde si radunano gli extracomunitari divisi per etnie. Arabi, Indiani, Tailandesi e Africani al mio passaggio applaudono, mi sembra che mi incitino gridando "bravo". I miei piedi si infiammano, il sangue benefico si scioglie come fosse nell'ampolla di S. Gennaro e inforcate le scarpe alate di Mercurio, brandendo il mio bastone come un caduceo, mi lancio all'attacco del mostro. Lungo la Ceriola sono fioriti tre meravigliosi alberi di Giuda. Sempre lungo questo fossato, dove un tempo andavamo anche a pescare e che una siepe ora immonda separava dai prati, stanno morendo delle bellissime piante assediate dall' edera. Mandate qualcuno a fare pulizia, uccidete il morbo che le fa morire. CORO - Mentre 2 si inorgogliva delle sue prestazioni, l si intestardiva nell'esibire una performance sbalorditiva assolutamente fuori dell' ordinario per uno colpito dal morbo. NUMERO 1 - Da tempo la Maratona era entrata nei miei sogni di sportivo e mi ero ormai convinto che prima o poi ne avrei fatta una. La consideravo un'impresa quasi obbligatoria per chi ama gli sport di resistenza. Ma una corsa di 42 chilometri e 195 metri non si può prendere alla leggera e per me ormai sembrava fuori da ogni logica. -4 - Il morbo di Parkinson aveva stroncato anche questo mio progetto. Non so cosa mi spinse di più, il mio spirito sportivo o la voglia di dimostrare a me stesso di essere ancora vivo. Non mi rassegnai e cominciai a pensare di ribellarmi. Fu una decisione meditata. Avevo constatato che il passo di corsa mi riusciva abbastanza bene e che con la giusta terapia ed un attento allenamento riuscivo a tenere sotto controllo le anomalie che la malattia mi procurava. Ne parlai a mia moglie ed insieme, con grande entusiasmo, tra la perplessità dei medici, (tra i quali mio fratello cardiologo e medico sportivo che non finiva di raccomandarmi la massima prudenza) decidemmo di andare alla maratona di New York. La grande sfida era stata lanciata. Fu così che, dopo un lungo e faticoso allenamento, ancora incredulo ed un po' impaurito, mi trovai in attesa del colpo di cannone all'inizio del ponte Giovanni da Verrazzano. La sensazione era fantastica. L'atmosfera era carica d'entusiasmo, mi trovavo nel mezzo di una multietnica folla di 34.000 persone d'ogni tipo che copriva tutto l'orizzonte. Gente di tutti i colori, di tutte le razze, di tutte le età, belli e brutti, ricchi e poveri, atletici e mingherlini, tutti accomunati da un grande entusiasmo, da una carica che si sentiva nell' aria e che sembrava moltiplicare le energie di ciascuno. Quando dopo il colpo di cannone mi trovai sul ponte (lungo tre chilometri) nel mezzo di quella marea di gente, mi resi conto che stavo vincendo una battaglia contro il maledetto morbo e mi commossi. Trattenni le lacrime che sembrava mi volessero scendere dagli occhi e trasformai la smorfia di commozione in un sorriso di gioia. Il sostegno del pubblico fu meraviglioso. Durante tutto il percorso due ininterrotte e interminabili ali di folla mi incitavano come fossi io il vincitore. Così fanno con tutti, dal primo all'ultimo. All'inizio mi gridavano "dai che ce la puoi fare" ed alla fine, quando mi vedevano stanco, mi incoraggiavano: "dai che ormai ce l'hai fatta"; le orchestrine, al mio passaggio, al minimo cenno di saluto, intonavano qualche pezzo di musica travolgente; i bambini mi porgevano le mani con le dita aperte e si illuminavano di gioia se a mia volta con la mano aperta "battevo il cinque"; quel leggero tocco e la gioia che traspariva da quegli occhi mi davano la suggestione di un ulteriore apporto energetico che mi aiutava a sopportare la fatica che col passare dei chilometri diventava sempre più grande. L'esperienza della maratona si concluse magnificamente. Nonostante un forte acquazzone che ci inzuppò tutti mentre mi avviavo a compiere il trentesimo chilometro e nonostante la crisi che inevitabilmente, prima o poi, prende quasi tutti i maratoneti, anche i campioni, riuscii a portare a termine la gara in un tempo per me onorevole. Anche all'arrivo ebbi un momento di commozione ma, benché fossi notevolmente stanco, mi sentivo fortissimo e soddisfatto. Avevo inferto al morbo un colpo tale che per ventiquattr'ore mi parve di non sentirlo nemmeno fiatare. Questa esperienza consolidò in me la teoria del grande potere terapeutico dello sport di gran fondo contro il Parkinson. E fu allora che pensai per la prima volta di portare ad altri la mia testimonianza. Incoraggiato dal risultato continuai su quella strada e da allora ho fatto sei maratone: tre di Venezia, una a Berlino e Milano ed ancora una volta a New York. Ma la più bella, la più entusiasmante, la più coinvolgente resta quest'ultima, quella della Grande Mela, dove l'atmosfera ti fa sentire un eroe già appena metti il piede sul suolo americano. La seconda volta, nel 2000, come avevo visto fare ad altri durante la mia prima partecipazione, avevo scritto il mio nome sulla maglietta. In tal modo la folla di spettatori mi incitava chiamandomi per nome e sembrava più che mai che fosse venuta lì appositamente per me. -5- CI HANNO ASCOLTATI LETTERA DELL’ASSESSORE REGIONALE FABIO PRESIDENTE CAPPELLETTI GAVA AL NOSTRO Venezia, 14/01/2004 Egregio Presidente faccio seguito alle Sue note dell'agosto e settembre scorsi relative al problema dei neurostimolatori cerebrali per la terapia del Parkinson. Come Lei probabilmente saprà, a seguito delle Sue segnalazioni ho attivato gli uffici regionali perché trovassero una soluzione alla problematica prospettata, assolutamente meritevole di attenzione. Gli uffici hanno attivato un Gruppo di lavoro composto da neurologi, neurochirurghi e neuroradiologi che ha elaborato tre protocolli di selezione dei pazienti e i criteri organizzativi dei centri che effettuano impianti di stimolatori intracerebrali I risultati cui è pervenuto questo Gruppo di lavoro sono confluiti in una delibera che la Giunta Regionale ha approvato nella seduta del 30.12.2003 e che troverà in allegato a questa mia. Come potrà vedere la Giunta ha deliberato anche che vada riconosciuta, a favore dei centri che effettuano impianti di stimolatori una valorizzazione di € 16.000,00 aggiuntiva rispetto al DRG. Auspicando di aver risposto, con questo provvedimento, alle esigenze da Lei rappresentate e ringraziando La ancora per la segnalazione, Le invio i più cordiali saluti. Fabio Gava HANNO SCRITTO DI NOI ARTICOLO DEL GIORNALE DI VICENZA DI GIOVEDÌ 1 APRILE 2004 «Sono il primo presidente di questa Associazione, ma mi auguro anche di essere l’ultimo: se nel giro di 12 anni potremo annunciare che è arrivata la medicina di cui si parla e che è in grado di sconfiggere il nostro nemico, il morbo di Parkinson, allora sarò felice di poter sciogliere questa Associazione ». Un forte applauso ha salutato le parole di Bruno Cappelletti, presidente dell’ Associazione Vicentina Malattia di Parkinson, all’assemblea tenutasi nei locali della parrocchia di S. Giuseppe (dove ha sede l’Associazione). Un’assemblea che, come accade sempre, è stata una festa. L’occasione era la tradizionale ’festa del baccalà, come spiega Monica Buganza, altra anima dell’ Associazione che riunisce i parkinsoniani (a sua volta applaudita assieme a Patrizia Sanson e alla direttrice del giornalino dell’ Associazione Leonilde Grigoletto). E i discorsi hanno ben presto lasciato spazio al pranzo e alla musica, capace di fare una sorta di magia: la danza sulle note ha sempre il potere di sconfiggere il morbo. «I parkinsoniani quando ballano non danno più alcun segno della malattia», sorride Monica Buganza. E certo proprio l’ Associazione riesce a fare questo miracolo di trasformare un male che in genere spinge all’isolamento, in un’occasione di festa vissuta insieme. «Siamo più numerosi dell’anno scorso - commenta il presidente Cappelletti - e resta più che mai il nostro impegno a combattere la malattia». L’Associazione - che cura sempre anche l’informazione e la divulgazione dei progressi scientifici nella lotta al Parkinson - può vantare due successi notevoli. Il primo è l’aver ottenuto che la Regione riconosca nel tariffario degli interventi pagati dal sistema pubblico il costoso intervento di impianto di neurostimolatori, praticato principalmente nell’Ulss di Vicenza, che sono in grado di stimolare il sistema nervoso centrale alla produzione di dopamina e quindi di combattere la malattia. Il secondo risultato è il ricorso alle tecniche del Tai Chi cinese, «che stanno dando risultati sorprendenti nella nostra battaglia contro il morbo. C’è anche una tesi di laurea che sta approfondendo i risultati del Tai Chi per la cura del Parkinson. E personalmente posso testimoniare – conclude Cappelletti, fisico d’atleta che non finisce di stupire per come combatte il Parkinson - che grazie al Tai Chi, dopo due anni sono riuscito a praticare di nuovo lo sci di fondo con il passo pattinato e sono arrivato secondo nella gara tra dirigenti d’azienda. Non so se sia più la terapia o la volontà ma questi sono i risultati». -6- COS’È IL TAI CHI (TAIJIQUAN) (Maestro Pierluigi Nicolazzo) Le radici del Taijiquan si affondano nella storia antica del popolo cinese e fanno parte della sua eredità culturale e filosofica. Questo coinvolgimento spirituale è il motivo della definizione "meditazione in movimento". Basato sull'antica tradizione Taoista del Taiji, che vede negli opposti Yin (negativo) e Yang (positivo) l'origine di tutte le cose, il Taijiquan è sicuramente un'arte marziale, ma è soprattutto, un metodo che assicura il miglioramento e la conservazione della salute. La compenetrabilità di Yin e Yang forma sempre un'unità, che si bilancia tra l'aumento di uno e la diminuzione dell'altro, coesistendo sempre e comunque. Non è facile comprendere l'unione tra mente e corpo di questa disciplina psicofisica, soprattutto per il mondo moderno, abituato a ritmi frenetici che non permettono di fermarsi a riflettere, il Taijiquan può essere paragonato ad un viaggio nello spirito che ha inizio nella ricerca del movimento. Per praticare occorre rallentare e rilassare movimenti e respirazione, cercando di giungere ad una calma interiore e da questa, ad una maggiore consapevolezza di sé, sia come entità fisica che spirituale. Nella medicina tradizionale cinese l'enorme considerazione per questa disciplina, che riequilibra il corpo con la mente e lo spirito con la natura, ha permesso che il Taijiquan divenisse un metodo terapeutico molto stimato, in particolare per patologie che coinvolgono il sistema nervoso, donando tranquillità ed autocontrollo motorio e mentale. Riassumendo le tante qualità del Taijiquan, possiamo citare la migliore destrezza e coordinazione motoria dovuta alla consapevolezza del movimento, l'aumento degli atti respiratori, il massaggio degli organi interni ed il rilassamento attivo del cervello. (continua da pag. .2) IL TAI CHI Per esempio un piede è pieno se il peso del corpo poggia in gran parte o totalmente su di esso. Ripartire ugualmente il peso sui due piedi è considerato un grave errore. In questo modo non c’è più una distinzione tra pieno e vuoto e ne conseguirà l’immobilità e quindi gli spostamenti non potranno avvenire con agilità. Trovate in questo qualche analogia con il “freezing”, con la “start exitation”, con le difficoltà nella marcia, che molti di voi conoscono purtroppo molto bene?. I maestri di Tai Chi insegnano che i movimenti devono essere eseguiti circolarmente; non che i movimenti debbano formare un cerchio perfetto ma che il pensiero retrostante al movimento sia quello di un cerchio. L’idea del cerchio è proprio quella di continuità. I movimenti si susseguono senza interruzione. La respirazione avviene allo stesso tempo dei movimenti. Il Tai Chi quindi permette al malato parkinsoniano, anche in fase avanzata, di imparare un’igiene di vita che gli suggerisce ritmo, apertura verso il mondo, variazioni delle strategie d’esecuzione e respirazione. Il Tai Chi diventa quindi una vera arma, non più nel senso di arte marziale contro un avversario fisico, ma per l’acquisizione di una forza contro la discontinuità della vita delle fasi ON-OFF, dei blocchi ecc. che la terapia medica, da cui non si può prescindere, non sempre è in grado di risolvere. (continua da pag. 1) GROSSE NOVITÀ R.: L’una non esclude l’altra. Certamente la chirurgia non risolve tutti i problemi e diventa una valida opportunità per il paziente che accetta di affrontarne i rischi. Se il nuovo farmaco dovesse avere successo l’alternativa chirurgica non sarebbe così necessaria. D.: Quali saranno i tempi di sperimentazione e di diffusione? R.: Certamente non prima di tre anni. D.: Ci dica qualcosa sulle recentissime scoperte nel campo genetico riportate sulle prime pagine di tutti i quotidiani. R.: A questo punto si conoscono ben 13 geni significativi per la malattia di Parkinson con varie localizzazionI nei cromosomi. D.: Questo può cambiare qualcosa nel futuro degli ammalati? R.: Certamente. Gli studi della bioingegneria sono volti all’ottenimento di una rimodificazione di vari geni la cui alterazione causa la malattia. D.: Tempi? R.: Stretti, nel senso che la ricerca è molto attiva in questo settore che rappresenta la nuova frontiera per la terapia di gran parte delle patologie delle malattie conosciute. -7- Sabato 29 maggio 2004 TERZO CONVEGNO: LA MALATTIA DI PARKINSON CONOSCERLA PER COMBATTERLA LE NOVITÀ – NUOVI METODI DI CURA Le novità nella cura del Parkinson Presentazione Monica Freschi Buganza Segretaria dell’Associazione Vicentina Malattia di Parkinson Saluto ai convenuti Ing. Bruno Cappelletti Presidente dell’Associazione Vicentina Malattia di Parkinson Dott.Giampietro Nordera Responsabile dell’unità operativa di neurologia di Villa Margherita Arcugnano (VI) L’aggiustamento terapeutico e l’impostazione dei parametri di stimolazione nella fase successiva all’impianto degli stimolatori Dott.Tiziana Mesiano Stato dell’arte nella chirurgia del Parkinson ed esperienza del Centro di Vicenza Dott. Massimo Piacentino Neurochirurgo presso l’Ospedale San Bortolo di Vicenza Aiuto dirigente dell’unità operativa di neurologia di Villa Margherita Arcugnano (VI) APPELLO RIVOLTO A CHI CONDIVIDE I NOSTRI OBIETTIVI L’ASSOCIAZIONE VICENTINA MALATTIA DI PARKINSON nasce dall’idea di un gruppo di ammalati, familiari e amici che sentivano la necessità di un reciproco sostegno. La data dell’atto costitutivo dell’Associazione è 28.10.2002. Il nostro obiettivo principale è migliorare la qualità di vita di malati e familiari con qualsiasi mezzo e la nostra speranza più ambiziosa è la sconfitta totale della malattia di Parkinson. Incoraggiamo i malati ad uscire allo scoperto e a dichiarare guerra alla malattia senza vergognarsi del loro stato: in questo modo essi acquisiscono sicurezza e diventano più combattivi; non si lasciano andare ma si convincono che la determinazione e la volontà possono aiutare a frenare l’avanzamento della malattia. Questo è forse il nostro maggiore successo. Come hanno scritto di noi, siamo riusciti a trasformare il motivo di dolore e di sofferenza in occasione di incontro, di aggregazione e talvolta anche di festa. Siamo oggi circa cento associati e partecipiamo quasi tutti con assiduità alle attività sociali. Ci incontriamo spesso con diverse modalità ed obiettivi. Periodicamente organizziamo incontri conviviali, con musica e danze; nella nostra sede si svolgono regolarmente incontri di malati e di familiari con la psicologa. Abbiamo predisposto vacanze e soggiorni terapeutici in strutture specializzate. Finora abbiamo promosso tre congressi di approfondimento medico scientifico che hanno visto ampia partecipazione di medici, di operatori del settore e di un folto, interessato pubblico. Sicuri dei benefici derivanti dalla pratica assidua del movimento fisico, continua con successo, presso la nostra Associazione, il corso di Tai Chi iniziato da alcuni mesi. Attenti all’evoluzione della medicina e della ricerca, promuoviamo e sosteniamo la sperimentazione anche con una personale disponibilità. Tutto ciò è il frutto dell’impegno e del lavoro di pochi volontari. I risultati ottenuti ed il coro di consensi che stiamo raccogliendo ci spingono a continuare con immutato grande entusiasmo. Anche un’associazione O.N.L.U.S. come la nostra che non ha fini di lucro e che può far affidamento sull’aiuto spontaneo e gratuito del lavoro di amici e simpatizzanti, deve sostenere molte spese e non può non fare i conti coi costi di gestione che, più crescono le iniziative, più si fanno pesanti. Oggi le riserve accumulate all’inizio delle attività stanno calando mentre l’entusiasmo che ci sostiene con immutata intensità ci suggerisce nuove idee. Se non riusciremo ad incrementare il gruzzolo delle nostre risorse, saremo costretti a rinunciare a qualche importante iniziativa. È per questo che chiediamo un contributo ad amici, conoscenti e a tutti quelli che condividono i nostri obiettivi e che ritengono utile la nostra attività. L’aiuto può essere dato promuovendo il tesseramento di simpatizzanti (chiunque può diventare socio sostenitore versando una quota di iscrizione libera) o semplicemente facendo un’offerta. I VERSAMENTI SI POSSONO FARE DIRETTAMENTE ALL’ASSOCIAZIONE IN SEDE (MARTEDÌ E GIOVEDÌ DALLE 10.00 ALLE 12.00) O SUL CONTO CORRENTE NUMERO: 81000002 - ABI 08590 - CAB 11801 BANCA DEL CENTRO VENETO CREDITO COOPERATIVO FILIALE 13 - P.ZA MATTEOTTI -VICENZA -8-