legge - il cambiamento che vogliamo vedere.
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legge - il cambiamento che vogliamo vedere.
Associazione Comuni Virtuosi Valutazioni sull’Accordo ANCI-CONAI in scadenza al 31 marzo 2014. [email protected]. Si riporta il documento di analisi e proposta inviato a tutti i Comuni per eventuale sottoscrizione. a) b) c) d) e) f) g) Valutazioni sull’Accordo ANCI-CONAI in scadenza al 31 marzo 2014 Aggiornamento Dossier e di modifica Contributo Ambientale CONAI (CAC) Modalità di verifica della qualità del materiale conferito Parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del CONAI Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili h) Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento i) DOSSIER j) Proposte per agevolare la riduzione degli imballi k) Articoli correlati Entro l’autunno l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) deve ridefinire i termini degli accordi con il CONAI, il consorzio che rappresenta tutti i consorzi di filiera degli imballaggi. Questo accordo, se profondamente rivisto, potrebbe portare ingenti risorse economiche ai comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti. Per fare chiarezza sulla gestione degli imballaggi nel nostro Paese e proporre le necessarie modifiche dell’Accordo Anci-Conai l’Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, in collaborazione con la ESPER, (Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti), ha elaborato uno specifico dossier che entra nel merito dei conti del settore, e indica proposte che potrebbero portare rilevanti risorse economiche ai comuni in un momento di crisi come quello che gli enti locali stanno attraversando. I comuni italiani si trovano infatti in condizioni di grande difficoltà: da un lato i continui tagli dei trasferimenti di stato e regioni rendono sempre più difficile garantire livelli minimi di servizi per cittadini, dall’altro le norme di indirizzo dell’UE e nazionali, anche nel settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la necessità di raggiungere obiettivi minimi di intercettazione e riciclo di materia dai rifiuti. Questi servizi hanno evidentemente dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi per vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle bollette di famiglie e imprese. Di fatto i nostri Enti Locali si trovano ad affrontare con scarsissime risorse e strumenti una situazione di massima difficoltà su cui non hanno la possibilità di incidere a monte nel processo di formazione dei rifiuti da imballaggi (i Comuni non possono infatti influenzare le modalità di consumo e progettazione degli imballaggi o rendere obbligatorio il vuoto a rendere). Gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso e il 55-60 % in volume della spazzatura che si produce ogni anno in Italia. Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un contributo denominato CAC (Contributo Ambientale Conai) che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi. Sono cifre importanti, che dovrebbero essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate, contribuire concretamente a diminuire la bolletta dei cittadini. Ma delle centinaia di milioni di euro all’anno che vengono incassati dal Sistema Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni e queste risorse spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si occupano delle preselezione di tali flussi. Considerando l'ultimo dato disponibile riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero beneficiato di circa 297milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che al netto di tali costi rimanga circa la metà ai comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813 milioni di euro (di cui i Comuni hanno ricevuto il 37% , quindi poco più di un terzo degli introiti totali del 2011). Il Direttore generale del Conai Walter Facciotto in una recente intervista, afferma che "nel 2012 i ricavi sono stati poco più di 500 milioni di euro di cui 312 sono andati ai Comuni ed è l'85% e non il 37% come riportato nel dossier dell'ACV" omettendo di dire che, in realtà, tra le entrate dei consorzi ci sono anche i ricavi per la vendita dei materiali e le quote versate dai soci che nel 2012 ammontavano a circa 250 milioni di euro. Nel 2012 quindi ai Comuni è andato circa il 42 % del totale degli introiti (il 5 % in più rispetto al 2011). Riteniamo che un sistema che opera senza scopo di lucro come il Conai non dovrebbe avere alcuna difficoltà a riconoscere ai Comuni sia i maggiori costi di raccolta (interamente e non solo per il 20 % come dimostrato dall’ISPRA e dalla nostra Associazione) che i ricavi per la cessione del mercato di quanto conferito ai Consorzi di filiera. Nel resto d'Europa i contributi versati dalle imprese sono infatti molto più elevati e comprendono il rimborso dei costi di preselezione. Solamente allineando i contributi nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarà possibile sostenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Se si aumentano le quote di riciclo e si crea un mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti prospettive occupazionali. Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese. In realtà la situazione attuale -determinata anche dall'assenza di legislazioni adeguate che incentivino l'utilizzo dei materiali post consumo e altre misure- non sta rispondendo alle necessità del comparto del riciclo indicato da più parti come un settore trainante della Green Economy. Hanno infatti chiuso negli ultimi anni 7 imprese che si occupavano del riciclo del PET la plastica più pregiata e ben 9 cartiere che utilizzavano prevalentemente carta da macero. Per quanto riguarda la produzione di imballaggi si sta assistendo ad un aumento della loro complessità che determina delle criticità di gestione, dalla fase di corretta differenziazione nelle case fino a quelle successive di raccolta- selezione-riciclo. Soprattutto per quanto riguarda la plastica sono le stesse associazioni di riciclatori, come Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato soprattutto all'impatto estetico, a discapito della riciclabilità, una possibile minaccia al raggiungimento degli obiettivi di riciclo europei. Da qualche anno importanti quantitativi (in costante aumento) di plastiche nobili vengono dirottate nella frazione del plasmix (plastiche miste) a causa di etichette coprenti o additivi opacizzanti invece di andare verso un riciclo meccanico eco efficiente. E' evidente che appelli al mondo della produzione a livello volontaristico, che l'ACV sta portando avanti con un'iniziativa denominata Meno Rifiuti più Benessere in 10 mosse, non possano essere risolutivi senza l'attivazione di una leva economica a monte che indirizzi il mercato verso scelte aziendali di packaging sostenibile. In quanto al fatto che, secondo dichiarazioni del Direttore del Conai Walter Facciotto, ma anche di esponenti dell'Anci, i Comuni siano liberi di gestirsi autonomamente il materiale vendendolo al miglior offerente -approfittando delle finestre di entrata e uscita previste dall'accordo-, va evidenziato che tale elemento favorisce esclusivamente il sistema Conai che può trattenersi i ricavi del contributo ambientale per la gestione di quegli stessi imballaggi di cui però non rimborsa neppure i soli costi di raccolta. Cosa invece che accade all’estero secondo quanto stabilito dalle direttive europee di riferimento. Rispetto all’affermazione di Facciotto, ribadita anche da Filippo Bernocchi delegato Anci per i rifiuti ed energia, secondo cui “il Conai fa più degli obiettivi previsti dalla legge” è proprio l’ente che ha il compito di validare i dati forniti dal Conai -e non la nostra associazione- a smentire questa affermazione. Nell’ultimo rapporto ISPRA si legge infatti che, a causa “dell’incompleta e parziale informazione fornita dal Consorzio Conai... l’ISPRA non è in grado di monitorare in maniera efficace il ciclo di gestione dei rifiuti di imballaggio, validando i dati trasmessi dal CONAI, e soprattutto di verificare il raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio fissati”. Il dossier contiene anche diverse proposte che l’Associazione Comuni Virtuosi intende sottoporre all’attenzione degli altri comuni italiani, all’ANCI e al Governo, affinché diventino punti irrinunciabili del nuovo accordo ed azioni da mettere in campo a livello nazionale per sostenere ed incentivare le attività di prevenzione dei rifiuti da imballaggio. Una lettura attenta dei dati e delle esperienze in corso negli altri Paesi della Comunità Europea suggeriscono che ampi miglioramenti a beneficio non solamente dei Comuni ma di tutta la filiera del riciclo sarebbero possibili ripartendo diversamente i costi del sistema. Al Governo si chiede di assumere le decisioni necessarie a modificare radicalmente una situazione che, oltre a rivelarsi insostenibile per gli enti locali, mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari di uso efficiente delle risorse e la conseguente creazione di un indotto occupazionale del riciclo che il momento di profonda crisi economica richiede. Qualora le nostre richieste venissero accolte il nostro paese potrebbe fare volentieri a meno di tre record europei: quello del maggior consumo procapite di imballaggi per bevande, quello del contributo ambientale versato dalle imprese più basso in assoluto ed infine quello dei corrispettivi per il rimborso dei costi di raccolta degli imballaggi notevolmente più bassi rispetto a quelli rilevati in Francia, Spagna, Portogallo e Belgio. AGGIORNAMENTO A distanza di poco più di due mesi dalla presentazione in Conferenza Stampa a Palazzo Montecitorio del nostro Dossier abbiamo raccolto alcuni commenti alle nostre proposte rilasciati da rappresentanti del Conai e di Anci agli organi di stampa. Per controbattere a queste affermazioni che testimoniano un tentativo di difesa delle condizioni dell'accordo in scadenza abbiamo redatto uno specifico documento che dimostra la fondatezza delle nostre richieste sulla base di dati concreti ed evidenze legislative. Nel documento si trova la nostra replica sui seguenti punti: l'interpretazione da parte del Conai sui maggiori oneri da destinare ai Comuni per la RD degli imballaggi e l'affermazione da parte del Conai che i corrispettivi riconosciuti attualmente coprano per intero tali maggiori oneri a carico dei Comuni. l'affermazione del vice-presidente del Consorzio Comieco Piero Capodieci che ribadisce che non è compito del consorzio orientare gli stili di consumo ed esclude quindi l'opzione di modulare il CAC a seconda della riciclabilità degli imballaggi per indurre le aziende a progettarli secondo i principi dell'ecodesign. Raccomandiamo l'ascolto/visione dell'intervento di Capodieci (fuorionda incluso) per capire come è nato il Conai e su come (sempre secondo Capodieci) le aziende reagirebbero qualora il CAC si avvicinasse alla media europea. Mentre abbiamo già replicato circa il presunto errore in percentuale del peso degli imballaggi che ci viene attribuito in questo post, non intendiamo replicare alle altre affermazioni gratuite poichè si commentano da sole. Vogliamo piuttosto invitare il Dott. Capodieci e i dirigenti del CONAI che concordassero con la sua visione, a misurarsi e ad adeguarsi alla consistente fetta di aziende (e non solamente multinazionali) che sta cercando di smarcarsi dal vecchio modello del "Business as usual" e non unicamente per motivi ambientali. Il modello economico su cui l'Europa ha deciso di puntare con la gestione di Potočnik, Commissario all'Ambiente, è basato su un'economia «rigenerativa, circolare, socialmente inclusiva e responsabile», capace di «ispirare stili di vita sostenibili nei consumatori, informandoli e incentivandoli, usando le più recenti intuizioni dell'economia comportamentale». Sarebbe interessante sentire dalle stesse imprese se si ritrovano, oggi, nella descrizione che di loro fa il vice-presidente Comieco e se approvano la gestione che il Consorzio fa dei loro contributi. l'affermazione da parte del Direttore del Conai e del delegato Anci per i rifiuti ed energia che ad un aumento del CAC corrisponderebbe un aumento del prezzo dei prodotti e che la possibilità di gestire autonomamente il materiale raccolto dai Comuni per venderlo al miglior offerente sia un vantaggio a loro esclusivo beneficio... l'affermazione da parte del Conai, di esponenti dell'ANCI (e non solo) sul fatto che il Conai “ faccia più degli obiettivi previsti dalla legge LEGGI IL DOSSIER E SOTTOSCRIVI LE NOSTRE PROPOSTE DI MODIFICA Per fare sentire la voce dei Comuni abbiamo bisogno di essere in tanti, chiediamo pertanto agli ENTI LOCALI: Comuni, ma anche Provincie e Regioni di sottoscrivere le nostre proposte contenute nel DOSSIER Analisi dei risultati ottenuti dal sistema Conai e proposte di modifica dell’accordo, tramite l'invio di una mail alla casella di posta: [email protected]. Indicare nella mail i riferimenti dell'Ente Locale che sottoscrive e i riferimenti di contatto di cui dovremo tenere conto per l'invio degli aggiornamenti correlati all'iniziativa. 1) Il Contributo Ambientale CONAI (CAC) In Italia è stato costituito il sistema Conai-Consorzi filiera che si attribuisce il merito di aver introdotto il Contributo ambientale (CAC) più basso d’Europa. Nonostante tale vantaggio per i produttori italiani di imballaggi, che avrebbe dovuto rendere meno costosi almeno i prodotti alimentari nazionali su cui incide moltissimo il costo dell’imballaggio, l’Italia è diventata in pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di Livello dei Prezzi (PLI) più elevato in Europa. Parallelamente le tariffe per la raccolta dei Rifiuti Urbani in Italia, su cui incidono in particolare i costi della raccolta degli imballaggi, è invece aumentato in media del 57 % nel solo periodo 2001-2010. Il contributo ambientale in Italia è oggi mediamente quattro volte inferiore rispetto agli altri Pesi europei e l’incidenza del CAC sul costo finale dei prodotti al consumo è irrisoria (in media lo 0,01 % del prezzo di vendita Il confronto con il resto d’Europa dimostra, ad esempio, che in Francia chi produce imballaggi in carta e cartone deve versare 160 euro a tonnellata di contributo ambientale per rimborsare i Comuni francesi dei costi per la gestione a fine vita di tali imballaggi (tale contributo incide per il 0,4 % sui costi al consumo). In Italia il contributo è invece di 6 euro a tonnellata ed incide per lo 0,015 % sui prezzi al consumo. Nonostante questa differenza che dovrebbe rendere tali prodotti leggermente meno costosi in Italia, si è potuto verificare che i prezzi al consumo in Francia, a parità di prodotto ed imballaggio, sono perfino più contenuti. Inoltre in Francia per i contenitori poliaccoppiati non facilmente riciclabili è stato introdotta una penalizzazione che raddoppia l’incidenza del contributo e, al contrario, per quelli che introducono varianti per rendere più semplice il riciclaggio viene riconosciuto un bonus che dimezza il contributo. L’obiettivo non può più essere quindi di produrre tanti imballaggi (quindi in definitiva maggiori costi per i consumatori e servizi di raccolta) con un contributo ambientale basso ma, come accade nel resto d’Europa, di penalizzare gli imballaggi inutili e difficilmente riciclabili facendo pagare un contributo ambientale diversificato in relazione al reale impatto economico ed ambientale dell’imballaggio che, una volta trasferito quasi interamente ai comuni (almeno il 92 % come in Francia e non solo il 37 % come in Italia) copra realmente i costi delle raccolte e contribuisca a contenere le bollette dei cittadini. Proposta Riconoscendo che la crisi ha comportato una minore immissione al consumo di imballi ed un minor gettito per il Contributo Ambientale Conai, si ritiene che questo mancato introito non debba penalizzare i Comuni che sostengono i costi per i servizi di raccolta e rischiano di non ricevere un corrispettivo adeguato alla spesa sostenuta (nel 2011, in media, solo un terzo dei costi delle raccolte era sostenuto dai corrispettivi Conai per un campione in cui veniva raggiunto il 35 % di RD mentre nei Comuni dove si raggiunge il 65 % di RD il tasso di copertura dei costi è pari al 20 % circa). È evidente che la compensazione dei costi delle RD deve essere allineata a quella degli altri paesi europei (adesso è pari a un terzo di quella portoghese e la più bassa in assoluto tra quelle dei paesi esaminati) deve provenire sia da una maggiore riduzione dei costi di struttura del sistema Conai che da un deciso aumento del CAC che deve essere commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio e favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi costi ambientali energetici ed economici. Da parte sua il Conai ha sempre affermato di aver ridotto i costi del contributo ambientale dovuto dalle aziende per non metterle in difficoltà in questo periodo di crisi e perché, altrimenti, in caso contrario i costi sarebbero stati spalmati sui consumatori finali. Si allinea su questa posizione anche Filippo Bernocchi, delegato ANCI per rifiuti ed energia quando replica alla nostra richiesta di una rimodulazione del CAC affermando che un aumento dello stesso "si scarica sempre sul consumatore nel momento in cui acquista il prodotto". Quindi, "quando si suggerisce di aumentare i soldi destinati ai Comuni triplicando il Cac vuol dire inventare una nuova tassa da un miliardo". Rispetto a questa tesi va chiarito e ribadito che stiamo parlando di un aumento applicabile su cifre irrisorie. Attualmente il CAC incide su una fattura di 10.000 euro di materiale da imballaggio con 7 euro. Se il CAC venisse commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi (penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio), le uniche aziende che potrebbero veder salire leggermente i costi di produzione sono quelle che immettono in commercio imballaggi difficilmente riciclabili. Così come avviene in altri paesi le aziende verrebbero però in presenza di una leva economica incentivate ad andare verso una progettazione degli imballaggi sostenibile. Con questo sistema le aziende che investono nell' ecodesign otterrebbero finalmente un parziale riconoscimento economico ai propri sforzi (grazie alla riduzione del CAC) mentre, con il sistema attuale, non vengono incentivate a sviluppare tali attività virtuose. La mancanza di una leva economica è solamente uno dei fattori che ha contribuito ai risultati deludenti registrati dal lavoro del Conai in tema di prevenzione degli imballaggi. Sono infatti aumentati del 4% gli imballaggi immessi al consumo dal 2000 al 2011 (e perfino del 9 % per quanto riguarda gli imballi più problematici secondo l’UE cioè quelli in plastica). Alcuni operatori del settore hanno infatti evidenziato che la scelta del legislatore di porre in capo al Conai l’elaborazione ed applicazione del Programma generale per la prevenzione della formazione dei rifiuti di imballaggio non poteva produrre effetti diversi da quelli poi ottenuti poiché si affidava l’organizzazione delle iniziative per la riduzione del consumo degli imballaggi monouso proprio ad un Cda composto quasi totalmente da rappresentanti delle imprese che producono imballaggi a perdere e che non potevano quindi evitare di tutelare innanzitutto gli interessi delle aziende che li avevano nominati. Non è probabilmente un caso se il Conai si è subito dichiarato contrario anche solo all’ipotesi di introdurre anche in Italia l’obbligo del cauzionamento per le bevande». 2) Modalità di verifica della qualità del materiale conferito È necessario assicurare che la fase di valutazione qualitativa del rifiuto conferito dai Comuni sia effettuata con la massima indipendenza, correttezza e trasparenza da un soggetto terzo e individuando precise modalità di campionamento dei materiali. Oggi le verifiche vengono effettuate da soggetti scelti unicamente dai consorzi di filiera. Proposta Le verifiche sulla qualità dei materiali devono essere effettuate da un soggetto terzo in grado di garantire le parti (Comuni e Consorzi) 3) Il parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del CONAI Le principali entrate dei Consorzi Conai sono determinate dai Contributi Ambientali sugli imballaggi, dalla vendita dei materiali ritirati e dalle quote di adesione versate dalle imprese consorziate. Il ricavo totale del sistema Conai risulta pari a 813 milioni di euro nel 2011 e quindi i circa 297 milioni circa realmente riconosciuti ai Comuni nello stesso anno rappresentano circa il 37% degli introiti totali del 2011. Il resto (circa i due terzi) viene trattenuto dai Consorzi di filiera e del Conai per pagare le proprie attività istituzionali ed operative. Per operare un confronto tra quello che si verifica in Italia e la situazione francese, pur nelle differenti modalità di gestione del ciclo degli imballaggi, si può esaminare l’ultima relazione del Consorzio Eco Emballages pubblicata nel novembre 2012 e relativa al consuntivo 2011. In Francia rispetto agli introiti totali del Consorzio la percentuale girata agli enti locali per rimborsare i costi della raccolta differenziata è pari al 92 %, ovvero circa il 70% degli effettivi costi di raccolta sostenuti dalle amministrazioni locali. L’impegno del Consorzio Ecomballages con il nuovo accordo Bareme E è di arrivare a coprire l’80 % dei costi ed estendere a tutta la Francia la raccolta di tutte le tipologie di imballaggi in plastica (attualmente si raccolgono prevalentemente contenitori per liquidi). Proposta Si chiede di triplicare l’entità dei contributi CONAI operando una progressiva riduzione dei costi operativi e di struttura del sistema Conai ed un riallineamento del CAC (ora siamo al 25 % circa della media europea). Nel 2007 il CAC medio europeo risultava infatti pari a 126 €/t un livello circa quattro volte superiore a quello italiano pari a 34 €/t (si veda grafico successivo). In controtendenza rispetto agli altri paesi europei (dove la crescita dei quantitativi di imballaggi recuperati ha naturalmente determinato anche un aumento dei CAC) il costo medio del CAC italiano è inoltre diminuito dal 2010 in poi. 4)Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili Oggi il Conai intercetta i soli imballaggi per la raccolta della plastica. Questo vincolo ha escluso per anni dal riciclo piatti e bicchieri di plastica (ammessi solo dal maggio scorso) e continua ad escludere le posate di plastica così come vasi, giocattoli, grucce e decine di altre tipologie di materie plastiche che invece sono e sarebbero riciclabili e sono attualmente considerate “scarti”. Proposta Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente riciclabili partendo da oggetti che già i cittadini conferiscono “per errore”con gli imballaggi di plastica. In questa direzione si è mosso Bloomberg sindaco di New York che ha recentemente esteso la raccolta della plastica a beni di plastica rigida come giocattoli e articoli casalinghi. 5) Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento La gerarchia sui rifiuti privilegia il recupero della materia rispetto all’incenerimento. Oggi molte esperienze nazionali che operano nel recupero della materia dimostrano la fattibilità e la convenienza ambientale ed economica del riciclo rispetto all’incenerimento. Si ritiene indispensabile incentivare la filiera del recupero della materia e non finanziare l’incenerimento dei rifiuti. Proposta Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento (operato quasi sempre all’estero) , e destinare i contributi a sostegno di cicli chiusi di recupero della materia con particolare attenzione alle frazioni plastiche residue che in Veneto e Toscana hanno già dimostrato la loro efficacia anche per quanto riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro. Trattamento e recupero degli imballaggi in plastica nel 2011 e 2012 Fonte http://www.liuc.it/cmgenerale/ingegneria/cm/upload/Bertazzoli.pd DOSSIER Analisi dei risultati ottenuti dal sistema Conai e proposte di modifica dell’accordo Sommario Il contesto normativo ed operativo europeo di riferimento 3 Le condizioni introdotte nell’ultimo accordo ANCI-CONAI 9 Il parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del Conai 14 Le iniziative del Conai per il recupero energetico degli imballaggi 20 Il reale stato di salute dell’industria del riciclo ed i conflitti di interesse in atto 21 Proposte di revisione dell’accordo Anci-Conai da sottoporre anche al Governo Nazionale 29 Scarica l'elenco completo delle nostre 10 proposte di revisione dell'accordo. ALLEGATO: PROPOSTE PER AGEVOLARE LA RIDUZIONE DEGLI IMBALLI 31 Scarica l'allegato con le proposte di riduzione. Scarica il Dossier completo>> e/o la Sintesi>> ARTICOLI CORRELATI ( vai nel sito: http://www.comunivirtuosi.org ) - Rifiuti, una miniera d’oro che i Comuni dimenticano >> - Un Appello congiunto al presidente dell’ANCI Piero Fassino da ATOR e Associazione Comuni Virtuosi >> - Polemica Ator-Conai al convegno sulla governance dei rifiuti di Beinasco torinese - "Nuovo accordo ANCI-CONAI 2014-2018:la situazione in Provincia di Torino" > - "Nuovo accordo ANCI-CONAI 2014-2018: riforma o conservazione?" >> - Ai Comuni più risorse dalla differenziata >> - Ci dite da che parte state? >> - Si fa presto a dire Green Economy >> - 2014 anno Ue della Green Economy, Realacci raccontaci quale piano per l'Italia - Interrogazione Nuti-Vignaroli: Conflitti di interesse accordo ANCI-CONAI, Orlando intervenga >> - Se l’industria italiana del riciclo muore >> - L'ACV è contraria alla chiusura di un accordo ANCI-CONAI al ribasso >> - Chi più inquina più paghi, anche nel mondo del riciclo >> - Rifiuti, ecco chi frena e impedisce il cambiamento >> - Lettera aperta di un imprenditore del riciclo ai cittadini >> - Campagna Accordo Quadro Anci Conai: aggiornamento e considerazioni >> - Gestione rifiuti: a quando la liberalizzazione del settore? >> - Anche Parma aderisce alla nostra campagna! >> - Risposte concrete >> - Le nostre precisazioni al Conai >> - Anomalie nel sistema CONAI, liberalizzare il settore >> - Il grande consenso ricevuto sulle proposte del Dossier dimostrano che l’accordo Anci-Conai va completamente riscritto >> - La crisi del riciclo (della plastica) in Italia >> - Lettera aperta al Presidente Fassino >> - Rifiuti, i Comuni Virtuosi: «Soldi al riciclo e non agli inceneritori» >> - Il nostro Dossier arriva in Parlamento >> - Resoconto della Conferenza stampa di presentazione del nostro dossier per un “nuovo Accordo Anci-Conai” >> - 10 proposte per migliorare il riciclo in Italia >> - Il riciclo in Italia conviene? 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