legge - il cambiamento che vogliamo vedere.

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legge - il cambiamento che vogliamo vedere.
Associazione Comuni Virtuosi
Valutazioni sull’Accordo ANCI-CONAI in scadenza al 31 marzo 2014.
[email protected].
Si riporta il documento di analisi e proposta inviato a tutti i Comuni per eventuale sottoscrizione.
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
Valutazioni sull’Accordo ANCI-CONAI in scadenza al 31 marzo 2014
Aggiornamento
Dossier e di modifica
Contributo Ambientale CONAI (CAC)
Modalità di verifica della qualità del materiale conferito
Parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del CONAI
Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente
riciclabili
h) Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento
i) DOSSIER
j) Proposte per agevolare la riduzione degli imballi
k) Articoli correlati
Entro l’autunno l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) deve ridefinire i
termini degli accordi con il CONAI, il consorzio che rappresenta tutti i consorzi di filiera
degli imballaggi. Questo accordo, se profondamente rivisto, potrebbe portare ingenti
risorse economiche ai comuni per finanziare i servizi di raccolta dei rifiuti.
Per fare chiarezza sulla gestione degli imballaggi nel nostro Paese e proporre le
necessarie modifiche dell’Accordo Anci-Conai l’Associazione Nazionale Comuni
Virtuosi, in collaborazione con la ESPER, (Ente di Studio per la Pianificazione
Ecosostenibile dei Rifiuti), ha elaborato uno specifico dossier che entra nel merito dei
conti del settore, e indica proposte che potrebbero portare rilevanti risorse economiche ai
comuni in un momento di crisi come quello che gli enti locali stanno attraversando.
I comuni italiani si trovano infatti in condizioni di grande difficoltà: da un lato i continui
tagli dei trasferimenti di stato e regioni rendono sempre più difficile garantire livelli
minimi di servizi per cittadini, dall’altro le norme di indirizzo dell’UE e nazionali, anche
nel settore della raccolta differenziata, indicano correttamente la necessità di raggiungere
obiettivi minimi di intercettazione e riciclo di materia dai rifiuti. Questi servizi hanno
evidentemente dei costi importanti che, se non compensati da adeguati corrispettivi per
vendita degli imballaggi, rischiano di ricadere unicamente nelle bollette di famiglie e
imprese. Di fatto i nostri Enti Locali si trovano ad affrontare con scarsissime risorse e
strumenti una situazione di massima difficoltà su cui non hanno la possibilità di incidere
a monte nel processo di formazione dei rifiuti da imballaggi (i Comuni non possono
infatti influenzare le modalità di consumo e progettazione degli imballaggi o rendere
obbligatorio il vuoto a rendere).
Gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso e il 55-60 % in volume della spazzatura
che si produce ogni anno in Italia. Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato,
il produttore versa ai consorzi un contributo denominato CAC (Contributo Ambientale
Conai) che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la
raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi. Sono cifre importanti, che
dovrebbero essere destinate a coprire i costi di raccolta e, se ben utilizzate, contribuire
concretamente a diminuire la bolletta dei cittadini.
Ma delle centinaia di milioni di euro all’anno che vengono incassati dal Sistema
Conai, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni e queste risorse spesso non
entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per
pagare le piattaforme private che si occupano delle preselezione di tali flussi.
Considerando l'ultimo dato disponibile riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero
beneficiato di circa 297milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che al netto di
tali costi rimanga circa la metà ai comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema
Conai di 813 milioni di euro (di cui i Comuni hanno ricevuto il 37% , quindi poco più di
un terzo degli introiti totali del 2011).
Il Direttore generale del Conai Walter Facciotto in una recente intervista, afferma che
"nel 2012 i ricavi sono stati poco più di 500 milioni di euro di cui 312 sono andati ai
Comuni ed è l'85% e non il 37% come riportato nel dossier dell'ACV" omettendo di
dire che, in realtà, tra le entrate dei consorzi ci sono anche i ricavi per la vendita dei
materiali e le quote versate dai soci che nel 2012 ammontavano a circa 250 milioni di
euro. Nel 2012 quindi ai Comuni è andato circa il 42 % del totale degli introiti (il 5
% in più rispetto al 2011). Riteniamo che un sistema che opera senza scopo di lucro
come il Conai non dovrebbe avere alcuna difficoltà a riconoscere ai Comuni sia i
maggiori costi di raccolta (interamente e non solo per il 20 % come dimostrato
dall’ISPRA e dalla nostra Associazione) che i ricavi per la cessione del mercato di
quanto conferito ai Consorzi di filiera.
Nel resto d'Europa i contributi versati dalle imprese sono infatti molto più elevati e
comprendono il rimborso dei costi di preselezione. Solamente allineando i contributi
nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarà possibile sostenere una gestione
efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Se si aumentano le quote di
riciclo e si crea un mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti
prospettive occupazionali. Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in
Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente
in tutto in tutto il Paese.
In realtà la situazione attuale -determinata anche dall'assenza di legislazioni adeguate che
incentivino l'utilizzo dei materiali post consumo e altre misure- non sta rispondendo alle
necessità del comparto del riciclo indicato da più parti come un settore trainante della
Green Economy. Hanno infatti chiuso negli ultimi anni 7 imprese che si occupavano
del riciclo del PET la plastica più pregiata e ben 9 cartiere che utilizzavano
prevalentemente carta da macero.
Per quanto riguarda la produzione di imballaggi si sta assistendo ad un aumento della
loro complessità che determina delle criticità di gestione, dalla fase di corretta
differenziazione nelle case fino a quelle successive di raccolta- selezione-riciclo.
Soprattutto per quanto riguarda la plastica sono le stesse associazioni di riciclatori, come
Plastic Recyclers Europe, che identificano in un marketing orientato soprattutto
all'impatto estetico, a discapito della riciclabilità, una possibile minaccia al
raggiungimento degli obiettivi di riciclo europei. Da qualche anno importanti quantitativi
(in costante aumento) di plastiche nobili vengono dirottate nella frazione del plasmix
(plastiche miste) a causa di etichette coprenti o additivi opacizzanti invece di andare
verso un riciclo meccanico eco efficiente. E' evidente che appelli al mondo della
produzione a livello volontaristico, che l'ACV sta portando avanti con un'iniziativa
denominata Meno Rifiuti più Benessere in 10 mosse, non possano essere risolutivi
senza l'attivazione di una leva economica a monte che indirizzi il mercato verso scelte
aziendali di packaging sostenibile.
In quanto al fatto che, secondo dichiarazioni del Direttore del Conai Walter Facciotto,
ma anche di esponenti dell'Anci, i Comuni siano liberi di gestirsi autonomamente il
materiale vendendolo al miglior offerente -approfittando delle finestre di entrata e uscita
previste dall'accordo-, va evidenziato che tale elemento favorisce esclusivamente il
sistema Conai che può trattenersi i ricavi del contributo ambientale per la gestione di
quegli stessi imballaggi di cui però non rimborsa neppure i soli costi di raccolta. Cosa
invece che accade all’estero secondo quanto stabilito dalle direttive europee di
riferimento.
Rispetto all’affermazione di Facciotto, ribadita anche da Filippo Bernocchi delegato
Anci per i rifiuti ed energia, secondo cui “il Conai fa più degli obiettivi previsti dalla legge” è
proprio l’ente che ha il compito di validare i dati forniti dal Conai -e non la nostra
associazione- a smentire questa affermazione. Nell’ultimo rapporto ISPRA si legge
infatti che, a causa “dell’incompleta e parziale informazione fornita dal Consorzio Conai...
l’ISPRA non è in grado di monitorare in maniera efficace il ciclo di gestione dei rifiuti di
imballaggio, validando i dati trasmessi dal CONAI, e soprattutto di verificare il raggiungimento
degli obiettivi di riciclaggio fissati”.
Il dossier contiene anche diverse proposte che l’Associazione Comuni Virtuosi intende
sottoporre all’attenzione degli altri comuni italiani, all’ANCI e al Governo, affinché
diventino punti irrinunciabili del nuovo accordo ed azioni da mettere in campo a livello
nazionale per sostenere ed incentivare le attività di prevenzione dei rifiuti da
imballaggio.
Una lettura attenta dei dati e delle esperienze in corso negli altri Paesi della Comunità
Europea suggeriscono che ampi miglioramenti a beneficio non solamente dei Comuni
ma di tutta la filiera del riciclo sarebbero possibili ripartendo diversamente i costi del
sistema.
Al Governo si chiede di assumere le decisioni necessarie a modificare radicalmente una
situazione che, oltre a rivelarsi insostenibile per gli enti locali, mette a rischio il
raggiungimento degli obiettivi comunitari di uso efficiente delle risorse e la conseguente
creazione di un indotto occupazionale del riciclo che il momento di profonda crisi
economica richiede.
Qualora le nostre richieste venissero accolte il nostro paese potrebbe fare volentieri a
meno di tre record europei: quello del maggior consumo procapite di imballaggi per
bevande, quello del contributo ambientale versato dalle imprese più basso in assoluto ed
infine quello dei corrispettivi per il rimborso dei costi di raccolta degli imballaggi
notevolmente più bassi rispetto a quelli rilevati in Francia, Spagna, Portogallo e Belgio.
AGGIORNAMENTO
A distanza di poco più di due mesi dalla presentazione in Conferenza Stampa a Palazzo
Montecitorio del nostro Dossier abbiamo raccolto alcuni commenti alle nostre proposte
rilasciati da rappresentanti del Conai e di Anci agli organi di stampa.
Per controbattere a queste affermazioni che testimoniano un tentativo di difesa delle
condizioni dell'accordo in scadenza abbiamo redatto uno specifico documento che
dimostra la fondatezza delle nostre richieste sulla base di dati concreti ed evidenze
legislative.
Nel documento si trova la nostra replica sui seguenti punti:

l'interpretazione da parte del Conai sui maggiori oneri da destinare ai Comuni per
la RD degli imballaggi e l'affermazione da parte del Conai che i corrispettivi
riconosciuti attualmente coprano per intero tali maggiori oneri a carico dei
Comuni.

l'affermazione del vice-presidente del Consorzio Comieco Piero Capodieci che ribadisce che
non è compito del consorzio orientare gli stili di consumo ed esclude quindi l'opzione di
modulare il CAC a seconda della riciclabilità degli imballaggi per indurre le aziende a
progettarli secondo i principi dell'ecodesign.
Raccomandiamo l'ascolto/visione dell'intervento di Capodieci (fuorionda
incluso) per capire come è nato il Conai e su come (sempre secondo
Capodieci) le aziende reagirebbero qualora il CAC si avvicinasse alla media
europea. Mentre abbiamo già replicato circa il presunto errore in percentuale del
peso degli imballaggi che ci viene attribuito in questo post, non intendiamo
replicare alle altre affermazioni gratuite poichè si commentano da sole. Vogliamo
piuttosto invitare il Dott. Capodieci e i dirigenti del CONAI che concordassero
con la sua visione, a misurarsi e ad adeguarsi alla consistente fetta di aziende (e
non solamente multinazionali) che sta cercando di smarcarsi dal vecchio modello
del "Business as usual" e non unicamente per motivi ambientali.
Il modello economico su cui l'Europa ha deciso di puntare con la gestione
di Potočnik, Commissario all'Ambiente, è basato su un'economia «rigenerativa,
circolare, socialmente inclusiva e responsabile», capace di «ispirare stili di vita
sostenibili nei consumatori, informandoli e incentivandoli, usando le più recenti
intuizioni dell'economia comportamentale».
Sarebbe interessante sentire dalle stesse imprese se si ritrovano, oggi, nella
descrizione che di loro fa il vice-presidente Comieco e se approvano la gestione
che il Consorzio fa dei loro contributi.


l'affermazione da parte del Direttore del Conai e del delegato Anci per i rifiuti ed
energia che ad un aumento del CAC corrisponderebbe un aumento del prezzo dei
prodotti e che la possibilità di gestire autonomamente il materiale raccolto dai
Comuni per venderlo al miglior offerente sia un vantaggio a loro esclusivo
beneficio...
l'affermazione da parte del Conai, di esponenti dell'ANCI (e non solo) sul fatto
che il Conai “ faccia più degli obiettivi previsti dalla legge
LEGGI IL DOSSIER E SOTTOSCRIVI LE NOSTRE
PROPOSTE DI MODIFICA
Per fare sentire la voce dei Comuni abbiamo bisogno di essere in tanti, chiediamo
pertanto agli ENTI LOCALI: Comuni, ma anche Provincie e Regioni di sottoscrivere le
nostre proposte contenute nel DOSSIER Analisi dei risultati ottenuti dal sistema Conai
e proposte di modifica dell’accordo, tramite l'invio di una mail alla casella di
posta: [email protected]. Indicare nella mail i riferimenti dell'Ente Locale
che sottoscrive e i riferimenti di contatto di cui dovremo tenere conto per l'invio degli
aggiornamenti correlati all'iniziativa.
1) Il Contributo Ambientale CONAI (CAC)
In Italia è stato costituito il sistema Conai-Consorzi filiera che si attribuisce il merito di
aver introdotto il Contributo ambientale (CAC) più basso d’Europa. Nonostante tale
vantaggio per i produttori italiani di imballaggi, che avrebbe dovuto rendere meno
costosi almeno i prodotti alimentari nazionali su cui incide moltissimo il costo
dell’imballaggio, l’Italia è diventata in pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di
Livello dei Prezzi (PLI) più elevato in Europa. Parallelamente le tariffe per la raccolta
dei Rifiuti Urbani in Italia, su cui incidono in particolare i costi della raccolta degli
imballaggi, è invece aumentato in media del 57 % nel solo periodo 2001-2010. Il
contributo ambientale in Italia è oggi mediamente quattro volte inferiore rispetto agli
altri Pesi europei e l’incidenza del CAC sul costo finale dei prodotti al consumo è
irrisoria (in media lo 0,01 % del prezzo di vendita
Il confronto con il resto d’Europa dimostra, ad esempio, che in Francia chi produce
imballaggi in carta e cartone deve versare 160 euro a tonnellata di contributo ambientale
per rimborsare i Comuni francesi dei costi per la gestione a fine vita di tali imballaggi
(tale contributo incide per il 0,4 % sui costi al consumo). In Italia il contributo è invece
di 6 euro a tonnellata ed incide per lo 0,015 % sui prezzi al consumo. Nonostante questa
differenza che dovrebbe rendere tali prodotti leggermente meno costosi in Italia, si è
potuto verificare che i prezzi al consumo in Francia, a parità di prodotto ed imballaggio,
sono perfino più contenuti. Inoltre in Francia per i contenitori poliaccoppiati non
facilmente riciclabili è stato introdotta una penalizzazione che raddoppia l’incidenza del
contributo e, al contrario, per quelli che introducono varianti per rendere più semplice il
riciclaggio viene riconosciuto un bonus che dimezza il contributo.
L’obiettivo non può più essere quindi di produrre tanti imballaggi (quindi in definitiva
maggiori costi per i consumatori e servizi di raccolta) con un contributo ambientale
basso ma, come accade nel resto d’Europa, di penalizzare gli imballaggi inutili e
difficilmente riciclabili facendo pagare un contributo ambientale diversificato in
relazione al reale impatto economico ed ambientale dell’imballaggio che, una volta
trasferito quasi interamente ai comuni (almeno il 92 % come in Francia e non solo il 37
% come in Italia) copra realmente i costi delle raccolte e contribuisca a contenere le
bollette dei cittadini.
Proposta
Riconoscendo che la crisi ha comportato una minore immissione al consumo di imballi
ed un minor gettito per il Contributo Ambientale Conai, si ritiene che questo mancato
introito non debba penalizzare i Comuni che sostengono i costi per i servizi di raccolta e
rischiano di non ricevere un corrispettivo adeguato alla spesa sostenuta (nel 2011, in
media, solo un terzo dei costi delle raccolte era sostenuto dai corrispettivi Conai per un
campione in cui veniva raggiunto il 35 % di RD mentre nei Comuni dove si raggiunge il
65 % di RD il tasso di copertura dei costi è pari al 20 % circa). È evidente che la
compensazione dei costi delle RD deve essere allineata a quella degli altri paesi europei
(adesso è pari a un terzo di quella portoghese e la più bassa in assoluto tra quelle dei
paesi esaminati) deve provenire sia da una maggiore riduzione dei costi di struttura del
sistema Conai che da un deciso aumento del CAC che deve essere commisurato in base
alla effettiva riciclabilità degli imballaggi penalizzando fortemente le frazioni
perturbatrici del riciclaggio e favorendo gli imballaggi totalmente riciclabili con bassi
costi ambientali energetici ed economici.
Da parte sua il Conai ha sempre affermato di aver ridotto i costi del contributo ambientale dovuto
dalle aziende per non metterle in difficoltà in questo periodo di crisi e perché, altrimenti, in caso
contrario i costi sarebbero stati spalmati sui consumatori finali. Si allinea su questa posizione
anche Filippo Bernocchi, delegato ANCI per rifiuti ed energia quando replica alla nostra richiesta
di una rimodulazione del CAC affermando che un aumento dello stesso "si scarica sempre sul
consumatore nel momento in cui acquista il prodotto". Quindi, "quando si suggerisce di aumentare
i soldi destinati ai Comuni triplicando il Cac vuol dire inventare una nuova tassa da un miliardo".
Rispetto a questa tesi va chiarito e ribadito che stiamo parlando di un aumento applicabile su cifre
irrisorie. Attualmente il CAC incide su una fattura di 10.000 euro di materiale da imballaggio con
7 euro. Se il CAC venisse commisurato in base alla effettiva riciclabilità degli imballaggi
(penalizzando fortemente le frazioni perturbatrici del riciclaggio), le uniche aziende che potrebbero
veder salire leggermente i costi di produzione sono quelle che immettono in commercio imballaggi
difficilmente riciclabili.
Così come avviene in altri paesi le aziende verrebbero però in presenza di una leva economica
incentivate ad andare verso una progettazione degli imballaggi sostenibile. Con questo sistema le
aziende che investono nell' ecodesign otterrebbero finalmente un parziale riconoscimento
economico ai propri sforzi (grazie alla riduzione del CAC) mentre, con il sistema attuale, non
vengono incentivate a sviluppare tali attività virtuose.
La mancanza di una leva economica è solamente uno dei fattori che ha contribuito ai risultati
deludenti registrati dal lavoro del Conai in tema di prevenzione degli imballaggi. Sono infatti
aumentati del 4% gli imballaggi immessi al consumo dal 2000 al 2011 (e perfino del 9 % per
quanto riguarda gli imballi più problematici secondo l’UE cioè quelli in plastica). Alcuni operatori
del settore hanno infatti evidenziato che la scelta del legislatore di porre in capo al Conai
l’elaborazione ed applicazione del Programma generale per la prevenzione della formazione dei
rifiuti di imballaggio non poteva produrre effetti diversi da quelli poi ottenuti poiché si affidava
l’organizzazione delle iniziative per la riduzione del consumo degli imballaggi monouso proprio ad
un Cda composto quasi totalmente da rappresentanti delle imprese che producono imballaggi a
perdere e che non potevano quindi evitare di tutelare innanzitutto gli interessi delle aziende che li
avevano nominati. Non è probabilmente un caso se il Conai si è subito dichiarato contrario anche
solo all’ipotesi di introdurre anche in Italia l’obbligo del cauzionamento per le bevande».
2) Modalità di verifica della qualità del materiale conferito
È necessario assicurare che la fase di valutazione qualitativa del rifiuto conferito dai
Comuni sia effettuata con la massima indipendenza, correttezza e trasparenza da un
soggetto terzo e individuando precise modalità di campionamento dei materiali. Oggi le
verifiche vengono effettuate da soggetti scelti unicamente dai consorzi di filiera.
Proposta
Le verifiche sulla qualità dei materiali devono essere effettuate da un soggetto terzo in
grado di garantire le parti (Comuni e Consorzi)
3) Il parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del
CONAI
Le principali entrate dei Consorzi Conai sono determinate dai Contributi Ambientali
sugli imballaggi, dalla vendita dei materiali ritirati e dalle quote di adesione versate dalle
imprese consorziate. Il ricavo totale del sistema Conai risulta pari a 813 milioni di euro
nel 2011 e quindi i circa 297 milioni circa realmente riconosciuti ai Comuni nello
stesso anno rappresentano circa il 37% degli introiti totali del 2011. Il resto (circa i due
terzi) viene trattenuto dai Consorzi di filiera e del Conai per pagare le proprie attività
istituzionali ed operative. Per operare un confronto tra quello che si verifica in Italia e la
situazione francese, pur nelle differenti modalità di gestione del ciclo degli imballaggi, si
può esaminare l’ultima relazione del Consorzio Eco Emballages pubblicata nel
novembre 2012 e relativa al consuntivo 2011. In Francia rispetto agli introiti totali del
Consorzio la percentuale girata agli enti locali per rimborsare i costi della raccolta
differenziata è pari al 92 %, ovvero circa il 70% degli effettivi costi di raccolta
sostenuti dalle amministrazioni locali. L’impegno del Consorzio Ecomballages con il
nuovo accordo Bareme E è di arrivare a coprire l’80 % dei costi ed estendere a tutta la
Francia la raccolta di tutte le tipologie di imballaggi in plastica (attualmente si
raccolgono prevalentemente contenitori per liquidi).
Proposta
Si chiede di triplicare l’entità dei contributi CONAI operando una progressiva riduzione
dei costi operativi e di struttura del sistema Conai ed un riallineamento del CAC (ora
siamo al 25 % circa della media europea).
Nel 2007 il CAC medio europeo risultava infatti pari a 126 €/t un livello circa quattro volte
superiore a quello italiano pari a 34 €/t (si veda grafico successivo). In controtendenza rispetto agli
altri paesi europei (dove la crescita dei quantitativi di imballaggi recuperati ha naturalmente
determinato anche un aumento dei CAC) il costo medio del CAC italiano è inoltre diminuito dal
2010 in poi.
4)Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici
effettivamente riciclabili
Oggi il Conai intercetta i soli imballaggi per la raccolta della plastica. Questo vincolo ha
escluso per anni dal riciclo piatti e bicchieri di plastica (ammessi solo dal maggio scorso)
e continua ad escludere le posate di plastica così come vasi, giocattoli, grucce e decine di
altre tipologie di materie plastiche che invece sono e sarebbero riciclabili e sono
attualmente considerate “scarti”.
Proposta
Estendere e riconoscere ai comuni i contributi per tutti i materiali plastici effettivamente
riciclabili partendo da oggetti che già i cittadini conferiscono “per errore”con gli
imballaggi di plastica. In questa direzione si è mosso Bloomberg sindaco di New York
che ha recentemente esteso la raccolta della plastica a beni di plastica rigida come
giocattoli e articoli casalinghi.
5) Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato all’incenerimento
La gerarchia sui rifiuti privilegia il recupero della materia rispetto all’incenerimento.
Oggi molte esperienze nazionali che operano nel recupero della materia dimostrano la
fattibilità e la convenienza ambientale ed economica del riciclo rispetto
all’incenerimento. Si ritiene indispensabile incentivare la filiera del recupero della
materia e non finanziare l’incenerimento dei rifiuti.
Proposta
Eliminare qualsiasi voce di spesa del sistema CONAI destinato
all’incenerimento (operato quasi sempre all’estero) , e destinare i contributi a sostegno
di cicli chiusi di recupero della materia con particolare attenzione alle frazioni plastiche
residue che in Veneto e Toscana hanno già dimostrato la loro efficacia anche per quanto
riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro.
Trattamento e recupero degli imballaggi in plastica nel 2011 e 2012
Fonte http://www.liuc.it/cmgenerale/ingegneria/cm/upload/Bertazzoli.pd
DOSSIER
Analisi dei risultati ottenuti dal sistema Conai e proposte di modifica dell’accordo
Sommario








Il contesto normativo ed operativo europeo di riferimento 3
Le condizioni introdotte nell’ultimo accordo ANCI-CONAI 9
Il parziale riconoscimento dei maggiori oneri della RD ai Comuni da parte del
Conai 14
Le iniziative del Conai per il recupero energetico degli imballaggi 20
Il reale stato di salute dell’industria del riciclo ed i conflitti di interesse in atto 21
Proposte di revisione dell’accordo Anci-Conai da sottoporre anche al Governo
Nazionale 29
Scarica l'elenco completo delle nostre 10 proposte di revisione dell'accordo.
ALLEGATO: PROPOSTE PER AGEVOLARE LA RIDUZIONE DEGLI
IMBALLI 31
Scarica l'allegato con le proposte di riduzione.
Scarica il Dossier completo>> e/o la Sintesi>>
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