Appunti Federico Fubini, `La via di fuga` Storia di

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Appunti Federico Fubini, `La via di fuga` Storia di
Appunti
Federico Fubini, ‘La via di fuga’
Storia di Renzo Fubini
Sono stato invitato a parlare alla presentazione del libro con l'autore all’Università Bicocca. Il libro
intreccia tre vicende, la vicenda di Renzo Fubini, del degrado politico-sociale di Catanzaro, delle
allucinazioni nazistoidi o comunque nazionalistiche in Grecia. La connessione è la crisi.
Nella crisi gli uomini reagiscono hirschmanianamente: lealtà, voce, exit... Ma c’è una quarta via, la
negazione della realtà, la via di fuga.
Tralascio qui la Magna Grecia (Atene - Calabria) e resto sulla vicenda di Renzo Fubini.
Renzo Fubini, prozio dell’autore, nasce nel 1904, sullo sfondo della comunità ebraica di Torino. Nel
1570 un Abraham Levi apre una filiale di banca in località Fubine nel Monferrato, rientra a Torino ed
essendoci già un banco Levi, il suo lo chiama Fubinorum. Dietro la foto di famiglia ci sono cinque
secoli di banco di pegni. Il bisnonno Riccardo cambia mestiere e va a fare l'insegnante di diritto negli
istituti tecnici. Dice Federico Fubini che gli ebrei postunitari si buttano compulsivamente sulla cultura.
A tre generazioni dal 1848 a Torino sono un terzo dei docenti di giurisprudenza e un terzo di medicina.
Renzo Fubini si laurea con Luigi Einaudi, nel 1939 gli chiede una raccomandazione per una borsa della
fondazione Rockefeller. Sullo sfondo il regime che prima si attesta su quota 90, poi butta giù i salari a
più non posso, poi chiederà l'oro per la patria. Una lezione alla Bocconi in modo criptico mostrerebbe
un certo distacco dalla politica economica del regime. Ma l'anno prima, 1938, Fubini consegna la
scheda con cui autodenuncia le origini ebraiche, e due settimane dopo è fuori dall'insegnamento a
Trieste, uno dei 98 che dovrà lasciare l'università per le leggi razziali. A Trieste Fubini era stato
relatore di Albert Hirschman sul Franco Poincaré, altro episodio di irrealismo valutario. Qui è un buon
punto. Il debito britannico passa dal 33% al 144% del pil dal 1914 al 1920, quello francese anche di più
quello tedesco oltre il 300%. Allucinazione della normalità. Forse Hirschman si era rivolto a Renzo
Fubini via Sraffa? Non si sa. Anche Sraffa era allievo di Einaudi. Hirschman viene bocciato
ingiustamente a un esame, tre professori insorgono: Luzzatto Fegiz, Mario Pugliese e Renzo Fubini.
Quanto basta per sospetta solidarietà sionista. Hirschman capisce l'aria che tira, va in Francia e da lì
negli Stati Uniti con la borsa Rockefeller, salva la pelle e ci regalerà tutto ciò che sappiamo.
Torniamo indietro nel tempo. Nel 1925 il Regno Unito è rientrato nel gold standard, e qui c'è una
buona pagina del libro sul fatto che per i signori della moneta del tempo, ma anche per Mussolini, i
cambi 'forti' erano pilastri di civiltà. Ne derivava la deflazione. Cambio alto implica deflazione e salari
più bassi per riguadagnare la competitività, la cosiddetta 'svalutazione interna', che richiese la
complicità della Federal Reserve nel tenere basso il tasso di interesse e quindi il dollaro, e favorire così
la bolla di Wall Street che sarebbe così esplosa nel 1929: storia un po' semplificata ma non inesatta.
Renzo a Londra si trova immerso nella disputa fra Hajeck e Keynes. Da che parte stesse Einaudi gli
doveva essere ovvio. Renzo Fubini scopre degli appunti delle lezioni sulla insostenibilità del debito
europeo verso gli USA e fa una analogia con la situazione europea attuale, della Grecia in particolare,
di nuovo la via di fuga dell'irrealtà. L'anno prima Renzo Fubini è negli USA. Assiste al fallimento di
migliaia di banche. Ha venticinque anni e si è già staccato mentalmente da Einaudi (ma non dalla
deferenza) e i grandi professori americani non lo impressionano. Il viaggio è con Attilio da Empoli,
padre del Domenico che ho conosciuto a Roma e autore della voce sulla Treccani1 (Cosciani era stato
allievo di Renzo a Trieste). Il punto di dissenso con Einaudi è la detassazione dei redditi da capitale per
la tesi della doppia tassazione. Insomma Renzo Fubini non ama i rentiers.
Mussolini risponde alla Grande Depressione ampliando il sistema corporativo, disoccupazione,
protezionismo. Einaudi, nelle sue corrispondenze all'Economist, dimostrerebbe che il costo della
burocrazia è un terzo dell'export. Nel 1932 Renzo fa il professore in istituto tecnico commerciale a
Bari, ma viene ternato per un concorso di Scienza delle finanze a Messina: ricorso dei candidati fascisti
e bocciati, Einaudi difende i suoi (Fasiani, Fubini, Ricca Salerno). Ed Einaudi scrive una lettera
all'eccellenza Mussolini. E i familiari di Fubini scrivono ad Einaudi un telegramma di ringraziamento
per il 'nobile intervento'. Ma Renzo Fubini si sente insicuro, nel 1934 lascia la Scienza delle finanze per
la storia del pensiero economico, pare su consiglio di Einaudi. ‘I giudizi molto sfavorevoli che Ella ha
avuto più volte occasione di manifestare sul mio conto’, scrive a Einaudi. Ma Einaudi lo rassicura. e
qui torniamo al questionario sulla razza (ma perché il pronipote va avanti e indietro, boh?).
Nel 1938 la persecuzione degli ebrei in Germania è esplosa platealmente, Renzo Fubini chiede una
seconda borsa alla Rockefeller Foundation, chiede anche appoggio a Einaudi, cita antifascisti come
referenze (Attilio Cabiati unico non ebreo che lascia l'università per protesta contro le leggi razziali),
presenta un certificato della scuola ebraica di Milano che promette di assumerlo al rientro. La borsa è
rifiutata. Einaudi era chiaramente il riferimento della fondazione Rockefeller in Italia. Tutti gli altri
economisti ebrei salvano la pelle trovando posti in Argentina, Turchia, Brasile. Che cosa non va per
Fubini? Non va che si affida a Einaudi, che chiaramente non lo sostiene più fino in fondo: una lettera di
Einaudi a Rosenstein Rodan, ebreo allo UCL, vergata in tono talmente cauto da indurre lo stesso a
rispondere che Renzo Fubini non è bravo, quindi non si vede perché debba andare allo UCL. Francesco
Forte, successore dal 1961 di Einaudi a Torino, intervistato, legge la lettera e dice ‘ma avevano
litigato?’
Il capitolo XVI si intitola ‘La trappola’. Nel 1942 Renzo Fubini si sposa con Marisetta Treves (come è
vissuto fra il 1938 e il 42?? Probabilmente insegnavano tutti e due in scuole per licenziati dal regime).
Nel 1943 parla di indipendenza dell'India con il quattordicenne Luciano Segre, collabora sotto
pseudonimo sempre con una rivista di Einaudi, la rivista di storia economica, foto con la figlia Bice ad
Alassio dopo 8 settembre, sorridente... Ma il 7 febbraio 1944 la polizia italiana di Aosta lo arresta in un
convento di Ivrea. Lettera anonima di delazione, a maggio è a Fossoli, campo di smistamento - e ancora
la famiglia si rivolge a Einaudi per avere notizie - a maggio 23 è ad Auschwitz, matricola a-5410, forse
deceduto per esaurimento a luglio. Nel 1946 la famiglia scrive ancora ad Einaudi già governatore della
Banca d’Italia e futuro Presidente della Repubblica, per raccomandare la vedova, per farle avere una
sistemazione come insegnante.
1
http://www.treccani.it/enciclopedia/renzo-fubini/